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C'è o non c'è qualcosa che invidiate agli eterosessuali?


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... la totale libertà di essere senza rappresentare

 

Bella espressione Enrico!

Sì, forse questa è una delle maggiori differenze: un eterosessuale non sente affatto, salvo casi rari, un suo ruolo di rappresentanza della eterosessualità.

(La mancanza di leggerezza di cui parla @@Isher la avverto anch'io, ma l'ho sempre percepita come la possibilità di avere

una vita "per forza" più ricca, e non mi è mai pesata. Probabilmente è che sono più giovane. :))

 

«per forza» rende bene l'idea XD.

 

Anch'io l'ho sempre avvertita così, la mia vita, solo recentemente mi sono reso conto che il contraltare di questa situazione è quello di non

poter mai pensare solo a una cosa.

 

E' un po' il discorso che facevo a @@schopy: lui vuole dedicarsi completamente alla filosofia, ma non potrà mai dedicarsi completamente alla

filosofia, soltanto, perché i suoi pensieri (le sue cure, i suoi interessi) dovranno «per forza» sempre andare anche ad altro. E questo altro lui

non potrà mai considerarlo come meno importante della filosofia, o almeno come poco importante, perché l'esistenza dell'omofobia nel mondo,

gli omosessuali imprigionati o messi a morte in 104 stati del mondo, la mancanza di diritti costituzionali in ancora buona parte del mondo

occidentale, sono cose che per un gay avranno sempre pari importanza rispetto a qualsiasi suo altro altissimo interesse (e se per caso non

la avessero, non sarebbe bene per lui in quanto gay, sarebbe anzi molto male).

 

Questo - prescindendo dalla questione della «leggerezza», che è ancora un'altra cosa - era quello che intendo dire con «maggiore disposizione

all'universale».

 

Per carità, è e resta una ricchezza (per chi è riuscito a trasformarla in una ricchezza: non dimentichiamo chi non ci è riuscito, o ha difficoltà

a riuscirci), ma è una situazione data, costitutiva. Detto altrimenti, è una nostra differenza. Siamo per una cultura delle differenze, vogliamo le

differenze, quindi nominiamole - lo dico a chi nega di averne alcuna: è un'affermazione ridicola.

 

E poiché si tratta di differenze, necessariamente plurali (oggettivamente: perché davvero non ce n'è solo una; e soggettivamente: perché ognuno,

a seconda di come è fatto, dell'età che ha, del lavoro che fa, etc., ne sentirà di diverse), non si tratta nemmeno di ridurle a unità - "è questa" -

anche se qualche denominatore comune lo si può senz'altro trovare.

privateuniverse

Con il passare degli anni vedo i miei nipoti diventare adolescenti o andare all'università, sento i miei colleghi chiedersi che scuola dovrebbero fare i loro figli alle superiori mentre anni fa li sentivo parlare dei figli che andavano alle elementari, penso alle persone che ho consociuto anni fa che avevano figli piccoli, figli che ora devono essere già grandi.

 

Invidio agli eterosessuali, oltre a molte altre cose che sono state dette prima, da Isher, Aquarius, penna (la possibilità di vivere un'adolescenza "normale", la facilità di conoscere altri potenziali partner anche nella vita quotidiana, etc.) anche il fatto di poter avere relazioni produttive di frutti che sopravviveranno anche ad un'eventuale fine della relazione, e persino, fisicamente, a loro stessi. La vita è passato, presente, futuro, e nella vita di un eterosessuale esistono tutte e tre queste dimensioni, almeno potenzialmente; nella vita di un omosessuale, uomo o donna che sia, questo non è possibile: una relazione tra due persone dello stesso sesso non potrà mai essere autosufficiente, per motivi biologici intrinseci.

 

Noi non lasceremo niente dietro di noi, se non una sequenza, più o meno lunga, di orgasmi.

 

Le nostre relazioni, per quanto durature, muoiono con noi.

E' un po' il discorso che facevo a @@schopy: lui vuole dedicarsi completamente alla filosofia, ma non potrà mai dedicarsi completamente alla

filosofia, soltanto, perché i suoi pensieri (le sue cure, i suoi interessi) dovranno «per forza» sempre andare anche ad altro. E questo altro lui

non potrà mai considerarlo come meno importante della filosofia, o almeno come poco importante, perché l'esistenza dell'omofobia nel mondo,

gli omosessuali imprigionati o messi a morte in 104 stati del mondo, la mancanza di diritti costituzionali in ancora buona parte del mondo

occidentale, sono cose che per un gay avranno sempre pari importanza rispetto a qualsiasi suo altro altissimo interesse (e se per caso non

la avessero, non sarebbe bene per lui in quanto gay, sarebbe anzi molto male).

 

Vista da quest'angolazione questo pensiero calzerebbe senza grinze su qualsiasi target di popolazione che subisce discriminazioni, difficoltà economiche, costrutti sociali vincolanti

@privateuniverse

 

Però tu sei in una situazione di famiglia molto migliore della mia: hai, appunto, dei nipoti. Pensaci, a quanto puoi realizzare con loro,

come zio: amicizia, rapporto di aiuto e confidenza, di formazione culturale, tua acquisizione di un ruolo ricco con loro: la scelta è vasta.

Io non ho nipoti. La mia vita, su questo fronte, sarà svantaggiata rispetto alla tua. La tua situazione, dalla quale tu trai solo motivo di

sconsolazione, ha in sé anche una ricchezza.

 

Vista da quest'angolazione questo pensiero calzerebbe senza grinze su qualsiasi target di popolazione che subisce discriminazioni,

difficoltà economiche, costrutti sociali vincolanti

 

Ma questo non rende meno reale la mia situazione, né d'altra parte la loro.

 

E se questa dovesse essere putacaso una consolazione, vale la stessa risposta, oggettivamente: ci si consola di qualcosa che, bon gré

mal gré, si subisce. D'altronde, soggettivamente, io non cerco affatto consolazioni: un po' perché le trovo ridicole, un po' perché respingo

il concetto stesso di consolazione - preferisco allora quello di abitudine.

privateuniverse

@privateuniverse

 

Però tu sei in una situazione di famiglia molto migliore della mia: hai, appunto, dei nipoti. Pensaci, a quanto puoi realizzare con loro,

come zio: amicizia, rapporto di aiuto e confidenza, di formazione culturale, tua acquisizione di un ruolo ricco con loro: la scelta è vasta.

Io non ho nipoti. La mia vita, su questo fronte, sarà svantaggiata rispetto alla tua. La tua situazione, dalla quale tu trai solo motivo di

sconsolazione, ha in sé anche una ricchezza.

 

 

(Aperta parentesi fuori tema)

Tranquillo: se può consolarti, con i miei nipoti non c'è niente di quel che dici.

Li ho chiamati "nipoti" solo per comodità; in realtà sono piuttosto "i figli di mia sorella", avrebbe reso meglio l'idea del (non) rapporto che abbiamo.

(Chiusa parentesi fuori tema)

 

:)

privateuniverse

Vista da quest'angolazione questo pensiero calzerebbe senza grinze su qualsiasi target di popolazione che subisce discriminazioni, difficoltà economiche, costrutti sociali vincolanti

 

Nel caso dei gay c'è un di più.

 

Non so se hai presente la battuta.

 

"Che differenza cè tra un negro e un omosessuale?" "Se sei negro non hai bisogno di dirlo a tua madre."

 

Ecco: nel caso dell'omosessuale direi che c'è il peso della doppia vita, la fatica di accettarsi per quel che si è, di scendere a patti con ciò che questo comporta da un punto di vista sociale. Chi fa parte di una minoranza oppressa o discriminata, come potevano essere gli ebrei secoli fa, o i negri negli Stati Uniti (e in altri paesi), o gli zingari in Europa orientale, o altre minoranze in altri paesi, è discriminato, ma appartiene anche ad una comunità che condivide il suo status. Il ragazzo che si scopre omosessuale in un contesto ostile è in una condizione di isolamento e di sdoppiamento ("cosa penserebbero i miei genitori, i miei amici, i miei compagni di scuola, se lo sapessero?") ma, al tempo stesso, la sua condizione non gli garantirà automaticamente l'integrazione in una rete di persone che ne condividono la condizione. Primo, perché con quella comunità dovrà comunque entrare in contatto, comunque esponendosi; secondo, perché non è affatto detto che riuscirà ad integrarvisi. Le modalità di integrazione nella "comunità gay", contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono estremamente rigide. Anni fa come t'integravi? Andando per saune, battuage e locali con dark room, suppongo. E se non te la sentivi?

 

E' la "clandestinità", per di più scatenata da qualcosa che ha a che fare con la sfera intima della personalità, che costituisce una miscela esplosiva. Il paragone che mi viene in mente è quello con i moriscos e i marrani nella Spagna del Cinquecento: la necessità di praticare solo segretamente e in privato qualcosa in cui si crede (o di manifestare quel che si è), con il rischio del tradimento da parte dei propri "simili" e della riprovazione sociale.

 

Mi ricordo che questo mi appesantiva drammaticamente quand'ero adolescente o giovane (e, in minor misura, anche dopo): gravava come un macigno su qualunque altra cosa facessi, sia per dovere (la scuola, l'università), sia per piacere.

 

Non so se Isher si riferisse a questo, ma io lo interpreto così.

 

Credo però che sia molto diverso (e migliore) per chi, oggi, ha sedici o vent'anni, rispetto anche solo a vent'anni fa; anche se, per molti, il problema persiste, pur essendo meno grave, perché le possibilità di incontrare altri gay sono molto maggiori, c'è più accettazione e, comunque, se ne parla di più.

Se non ho frainteso Isher indicava come un membro di una comunità discriminata cresca con dei desideri di rivalsa, di interesse e di risoluzione che competeranno con altri interessi..

In questo caso mi spieghi cosa c'entra il confronto gay/nero?

Mah, procreare si può ancora. Si può donare il seme e ci si può accordare per una fecondazione assistita. Non è una strada banale, ma almeno in linea teorica si può.

In linea teorica si può anche adottare, non in Italia, ma altrove si.

 

Ovviamente sottintendevo la possibilità di farlo senza spendere migliaia e migliaia di euro

e senza scontrarsi con barriere normative, etiche e sociali.

Ovviamente sottintendevo la possibilità di farlo senza spendere migliaia e migliaia di euro

e senza scontrarsi con barriere normative, etiche e sociali.

 

Certamente. Infatti l'ho collegato alla mia risposta dopo. Non è tanto una mancanza di possibilità, quanto il fatto che, come minoranza, ci troviamo sempre sopra ad ogni cosa un "carico" aggiuntivo, a volte superabile a volte no, ma con il quale comunque dobbiamo fare i conti.

Mi piacerebbe vivere in un mondo che non mi mette automaticamente, per il solo fatto di far coppia con un altro del mio sesso, questo ostacolo in più davanti alla strada, indipendentemente dall'altezza dell'ostacolo.

Scarlet.Witch

Sinceramente, non invidio nulla degli etero.

 

Anzi, il più delle volte mi sembra che il discorso sia stato inverso (parlo per esempio personale): veniamo invidiati perchè in certi ambienti se non sei gay manco vieni accettato (il mondo della moda, per esempio). Amano la nostra estrosità, la nostra capacità di andare avanti nella nostra lotta contro la discriminazione, e il non arrenderci mai.

 

L'unica cosa che forse potrebbe interessarmi è la possibilità, come diceva un altro utente, di andare in giro per le strade di qualunque città, mano nella mano, senza l'aver milioni di occhi addosso ed essere giudicati come degli appestati. Qui in Italia ciò non è concepibile, almeno per il momento.

Tranquillo: se può consolarti, con i miei nipoti non c'è niente di quel che dici.

Li ho chiamati "nipoti" solo per comodità; in realtà sono piuttosto "i figli di mia sorella",

avrebbe reso meglio l'idea del (non) rapporto che abbiamo.

 

Ma allora sei tu che sei un po' chiuso, o taccagno in affetti!

A meno che i figli di tua sorella siano infrequentabili oppure non ti calcolino :)

 

No, non mi consola, non era per lagnarmi per me stesso, che ti avevo detto che, da quel punto di vista, tu sei messo meglio di me.

privateuniverse

A meno che i figli di tua sorella siano infrequentabili oppure non ti calcolino :)

 

Come diceva Quèlo..."la seconda che hai detto". ;)

(D'altra parte, cosa ti aspetteresti, che ti dicessi che sono taccagno in affetti? :D)

Secondo me la leggerezza non è prerogativa degli eterosessuali, ma di un certo tipo di persone. Ci sono migliaia di gay che sono leggerissimi da far schifo. XD

Edited by Loup-garou
Eliminato chilometrico quote del primo post...
NamelessDreamer

Io invidio agli etero soltanto la maggiore semplicità con cui possono vivere la loro vita, il non dovere fare CO con gli amici, il non dover spiegare nulla ai propri genitori. Inoltre non sono discriminati in campo lavorativo o accademico soltanto per la loro sessualità, possono stringere la mano al loro partner anche nei più sperduti paesini italiani senza temere di essere presi a pugni. Si, molto probabilmente hanno una vita più semplice...

 

...ho detto semplice, non bella :maninlove:

Sono assolutamente d'accordo, stavo per scrivere qualcosa di simile ma mi ha preceduto @@NamelessDreamer. Inoltre sono d'accordo anche con @@Ariel sull'essere rappresentativi di un'intera comunità.

Edited by Loup-garou
Eliminato quote integrale del post precedente

E' un po' il discorso che facevo a @@schopy: lui vuole dedicarsi completamente alla filosofia, ma non potrà mai dedicarsi completamente alla

filosofia, soltanto, perché i suoi pensieri (le sue cure, i suoi interessi) dovranno «per forza» sempre andare anche ad altro. E questo altro lui

non potrà mai considerarlo come meno importante della filosofia, o almeno come poco importante, perché l'esistenza dell'omofobia nel mondo,

gli omosessuali imprigionati o messi a morte in 104 stati del mondo, la mancanza di diritti costituzionali in ancora buona parte del mondo

occidentale, sono cose che per un gay avranno sempre pari importanza rispetto a qualsiasi suo altro altissimo interesse (e se per caso non

la avessero, non sarebbe bene per lui in quanto gay, sarebbe anzi molto male).

 

E allora si vede che per me come gay le cose van molto male...

non mi si fraintenda, chi un po' mi conosce sa che pure ho dedicato attenzione a questi temi,

come fanno persone che solo siano un po' civili, gay o no.

 

Non volevo usare il discorso dell'interesse per la filosofia

per far la parte di quello che si occupa di cose "alte" o se la tira, sia mai,

solo io vorrei che il mio essere gay non mi "imprigionasse" troppo.

 

Per me poi non ha molto senso parlare di comunità gay.

Ho pochi amici gay, per caso, perché ho costruito

le mie amicizie indipendentemente dall'orientamento sessuale altrui.

 

Forse tra qualche anno acquisirò una consapevolezza che ancora non ho,

e magari capirò questi discorsi...

Nameless Dreamer ha sintetizzato anche il mio pensiero.

Più che incontrare facilmente un gay nella mia città (effettivamente il problema c'è,ma già sapere che nelle grandi città italiane è già un'altra cosa fa star meglio) ciò che mi dispiace vedere ancora in Italia è l'omofobia dilagante e soprattutto il non poter far determinate cose come tener la mano al proprio patner per strada,baciarti liberamente per strada perché se lo si facesse probabilmente una volta o l'altra qualche omofobo lo trovi che nel peggior dei casi ti fa le feste.

Invidio anche sempre in Italia il discorso che molti hanno preso,dell'esser discriminati sul posto di lavoro. Del non poter adottare o concepire artificialmente figli.

Il non esser riconosciuti come coppia ma come abominio della società dalla maggior parte.

Poi il dover preoccuparsi di dover dire che sei omosessuale a tizio e a caio perché si sa che in un certo tipo di società l'omosessualità è considerata sempre come il diverso.

Mi da parecchio fastidio l'esser considerata come il diverso. Ok le differenze ci sono,ma se si incominciasse a non marcare troppo la diversità dell'omosessualità,penso che le cose potrebbero andar molto meglio.

Quindi concordo su parecchi di voi sul problema della ''leggerezza'' o spensieratezza che vuoi o non vuoi,gli eterosessuali vivono su certi aspetti.

Si sa che l'adolescenza è un periodo fatto di tumulti,ma per un gay bè vanno aggiunte molte più preoccupazioni.

Io sarà che forse sto idealizzando parecchio la situazione al di fuori dell'Italia,in paesi europei più avanti e pro all'omosessualità..ma cerco di vedere la situazione migliore,positivamente e credo che prima o poi in Italia avverrà anche lo stesso. Non so tra quanto ma a poco a poco si ovviamente lottando e sensibilizzando su certi modi di pensare.

Siamo una minoranza è vero e probabilmente sarà sempre così,ma sarò io ad avere idee troppo utopistiche ma l'ideale sarebbe per me rivoluzionare la società. Cambiarla in meglio non fissando paletti su

la coppia normale deve esser eterosessuale

la famiglia deve esser fatta da uomo donna perché posson dar vita a futuri figli

 

è proprio il concetto marcato spesso del diverso. Spero di esser spiegata ._.

Ma non fatevi la fantasia che all'estero sia tanto meglio, non idealizzate troppo. Per il resto da bsx gli etero li vedo troppo spensierati e "semplici", non mi fanno nessun'invidia sinceramente :)

E allora si vede che per me come gay le cose van molto male...

non mi si fraintenda, chi un po' mi conosce sa che pure ho dedicato attenzione a questi temi,

come fanno persone che solo siano un po' civili, gay o no.

 

Ma no, Schopy :-) Io volevo solo dire che se un gay si estrania troppo da tematiche gay (e non è il tuo caso)

ne scapiterà, perché, se c'è un aspetto per cui vale ancora l'odiata espressione 'condizione gay', è il seguente:

che se non ti nutri tu di cose gay (notizie, incontri, tematiche, cultura etc.), la società te ne passa poco o niente,

almeno in Italia, e così i giornali e la tv. E i luoghi di lavoro (in cui tu ancora non sei).

 

Non volevo usare il discorso dell'interesse per la filosofia

per far la parte di quello che si occupa di cose "alte" o se la tira, sia mai,

 

Non hai affatto dato questa impressione, ti assicuro.

D'altra parte, dedicarsi a una cosa come la filosofia, o la musica, o altra roba del genere,

richiede moltissime energie e moltissimo tempo: è un dato di fatto.

 

solo io vorrei che il mio essere gay non mi "imprigionasse" troppo.

 

Anche questa è un'esigenza legittima. Soprattutto perché tu la esprimi in maniera misurata.

Posto che il nostro essere gay ci richiederà sempre un qualcosa di più e aggiuntivo rispetto agli etero,

è importante identificarlo e sapere come e quanto vogliamo corrispondere ad esso (e bisogna

corrispondere ad esso, poco o tanto che sia: questo è quel che io penso).

 

Forse tra qualche anno acquisirò una consapevolezza che ancora non ho,

e magari capirò questi discorsi...

 

E' probabile che si tratti soprattutto di esperienza, e non a caso la mia sensazione, quella che mi ha fatto aprire

questo topic, è per me stesso molto tardiva: è una constatazione cui sono giunto, e, come dicevo, non riguarda

un fatto avvertito come onnipresente, ma che ogni tanto fa capolino, ed emerge. E non potrebbe non emergere,

secondo me, perché è un dato oggettivo, legato alla differenza tra essere gay ed essere etero - quand'anche

questa differenza sarà avvertita in modi soggettivamente diversi dalle persone (e le risposte al topic lo mostrano).

NamelessDreamer

Ma non fatevi la fantasia che all'estero sia tanto meglio, non idealizzate troppo.

 

Su questo devo dissentire. In alcuni Stati gli omosessuali se la passano decisamente meglio, dire il contrario significherebbe negare l'evidenza! Poi è ovvio, l'omofobo lo incontri in Italia così come in Canada o in Norvegia... lì però i gay sono più... tutelati! Se nel nostro paese vieni preso a bastonate al centro di Milano solo perché non nascondi il fatto di essere omosessuale, la gente (ancor prima della legge) anziché condannare riesce a trovare mille giustificazioni irrazionali!

Sembrerà banale, ma gli invidio tutti quei diritti che gli sono riconosciuti come coppia e che non sono riconosciuti a noi.

Gli invidio il fatto che se si vogliono sposare possono tranquillamente farlo in Italia.

E nonostante l'idea di vivere all'estero mi ha sempre molto stuzzicato, ancora prima di scoprirmi lesbica, mi fa rabbia sapere che la possibilità di sposarmi nel mio paese non ce l'ho, anche se volessi.

ma la famiglia la invidiate proprio? la famiglia tradizionale mulino bianco?

Non è tanto la famiglia mulino bianco composta da mamma, papà, figlio maggiore e figlia minore che suscita "invidia" secondo me, è più lo status di coppia riconosciuta. In Italia non è possibile al momento e questa cosa mi manca. Non vorrei essere come la famiglia del mulino bianco ma almeno sullo stesso livello!

Mi riferivo al fatto che senza dubbio all'estero è un altro mondo rispetto all'Italia, ma da un altro punto di vista non mi è parso di vedere che le cose siano così rosee e paradisiache. Al di là di una società più tollerante, di diritti di coppia e di mille altre cose (che l'Italia purtroppo si sogna) nemmeno all'estero c'è la Terra Promessa. Cambiano solo le percentuali al ribasso, ma i problemi sono anche quelli che si hanno in Italia, più rari ma possono sempre presentarsi. Ci tenevo solo a puntualizzarlo perché mi sembra che a volte si idealizzi un po' troppo l'estero, tutto qui :)

Guarda invidiare è una parolona...bhe,banalmente,vorrei più tolleranza e se noi stessi non "normalizziamo" l'omosessuaità c'è poco da fare in italia. Anche se sono la prima a vederlo è molto difficile...per il resto ho imparato ad esssere fiera del mio essere ma manca il corraggio per raccontarlo.

BruisePristine

non è invidia, più che altro è una mancanza!

in ogni caso mi sarebbe piaciuto poter avere in futuro dei figli, essere considerato "normale" senza l'ansia che ci portiamo dietro di qualche possibile aggressore omofobo...

e inoltre la facilità con cui un etero riesce a conoscere qualcuno del suo sesso opposto e costruire qualcosa.. e perchè no, anche il matrimonio non butterei via.

insomma vorrei essere considerato una persona di seria A e non B.

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