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è morto Lucio Dalla


SaintJust

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Sarebbe interessante vedere i testi di queste canzoni di Dalla

in cui emergerebbe l'omosessualità, personalmente riesco solo

a citare "Ciao Te" ( Ciao a te e a tuo figlio finocchio...)

 

Comunque direi che il compagno di Dalla abbia fatto notizia, oltre

l'articolo di Serra sui gay cattolici :

http://www.internazionale.it/opinioni/claudio-marcelli/2012/03/05/povero-marco/

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Devo dire che questo articolo che hai postato mi è piaciuto molto. Anche perché riassume molto bene cosa penso riguardo alla questione del suo compagno.

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Devo dire che questo articolo che hai postato mi è piaciuto molto. Anche perché riassume molto bene cosa penso riguardo alla questione del suo compagno.

 

Cioè che assolvi la stampa per chiamare il compagno di Dalla suo stretto collaboratore?

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Io mi sono abituato a credere che la mancanza di rispetto

ce l'abbiano le persone che umiliano al livello di "amico" un compagno.

 

Dal momento che Dalla ha avuto quasi 70 anni per fare coming out e non ha voluto farlo mi sembra che il suo compagno stia solamente continuando a rispettare questa sua decisione e di conseguenza dovrebbero fare anche i giornali. Non sto dicendo che sono favorevole agli omosessuali che si nascondono, sia chiaro, ma non sono neanche per lo sputtanamento pubblico senza il consenso della persona interessata, insomma si al coming out ma assolutamente no all'outing.

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AndrejMolov89

Da un lato sono d'accordo con l'articolo, dall'altro mi lascia un po' l'amaro in bocca. Forse l'utilizzo del termine collaboratore è molto riduttivo. Avrei optato per la parola generica "compagno" che non necessariamente indica una relazione amorosa, ma anche un rapporto amicale stretto.

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Cioè che assolvi la stampa per chiamare il compagno di Dalla suo stretto collaboratore?

 

Beh si,

CO non lo ha mai fatto, è stata una sua scelta, e non vedo perchè smerdarla appena morto.

Si chiama rispetto, alla faccia di tutti quei cretini che gridano allo scandalo.

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Cioè che assolvi la stampa per chiamare il compagno di Dalla suo stretto collaboratore?

 

No, non assolvo nessuno. E non mi sembra che chi ha scritto l'articolo stia assolvendo nessuno. Lui stesso inizia dicendo quanto profondamente ingiusto è il fatto che la stampa chiami Marco "stretto collaboratore" di Dalla.

Sarà che l'ho letto con un occhio diverso, ma più che un assolvere la stampa, nell'articolo ci ho letto una riflessione nel non fare coming out e le conseguenze di questa scelta.

Dalla, per mille ragioni sue, ha deciso di non farlo mai. E questa è una delle conseguenze. Se avesse fatto CO e presentato il suo compagno come tale, credo che tutti avrebbero chiamato le cose con il proprio nome. Ma il primo a non farlo è stato Dalla.

E per carità, ognuno è liberissimo di fare ciò che vuole, ma quello che facciamo ha delle conseguenze.

 

Poi mi viene anche da riflettere su una cosa. Ma se io da vivo non mi sono mai voluto identificare come omosessuale, siete così sicuri che vorrei che ciò avvenisse da morto? Io ho i miei dubbi. E non parlo solo di Dalla nello specifico ora.

 

In tutto questo Marco mi sembra la vittima. Che per stare con l'uomo che amava ha accettato la condizione di "caro amico". Sono scelte. Che però hanno conseguenze.

 

Credo che la responsabilità ovviamente non sia solo loro, anzi. Non è certo colpa loro se ancora oggi in Italia è così difficile dichiararsi e chiamare le cose con il proprio nome, anche quando sono evidenti. Loro in tutto questo hanno una piccola parte di responsabilità, ma ce l'hanno. Hanno fatto la loro scelta.

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Dalla conviveva da 8 anni con questa persona

o lui rimaneva nell'ombra e partecipava al funerale

come un amico qualunque oppure doveva esistere

una parola per definirne il ruolo.

 

Patroni Griffi ha adottato il suo compagno

Zeffirelli idem...hanno scelto un istituto che

il codice civile prevede, l'adozione del maggiorenne

e quindi la parola c'è: "figlio"

 

Stabilito che Dalla non ha fatto ricorso a questo istituto

la scelta di rimanere nell'ombra stava al suo compagno.

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No, non assolvo nessuno. E non mi sembra che chi ha scritto l'articolo stia assolvendo nessuno.

 

Lo dice testualmente: «però mi sento di assolvere la stampa».

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Hai fatto bene a far notare che ho travisato il senso ultimo dell'articolo. Però quello che penso io mi pare di averlo spiegato. E senza dubbio mi trovo molto più d'accordo con lui che non con chi attacca la stampa.

 

Dalla non ha mai chiamato il suo compagno come tale. Quindi perché dovrebbero farlo dei giornalisti dopo che è morto? I primi a non farlo sono stati loro due. E come già ho scritto, se lui non si voleva dichiarare omosessuale da vivo (cosa del tutto legittima tra l'altro, scelte sue) cosa vi fa pensare che lo volesse da morto?

 

Allora la vedo così: o siamo critici con Dalla, Marco e la stampa oppure assolviamo tutti quanti.

E per critici intendo dire critici verso Dalla in quanto omosessuale. Non in quanto uomo o in quanto artista.

 

Io l'articolo così l'ho inteso.

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privateuniverse

Roma - «I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. È il simbolo di quello che siamo, c’È il permissivismo purché ci si volti dall’altra parte». Lo ha detto Lucia Annunziata nel corso di “In 1/2 h” su Rai3.

 

Leggi l'articolo completo: «Funerali di Dalla, ipocrisia sui gay» | Speciali |Il SecoloXIX

 

Una volta tanto la Annunziata ci ha preso in pieno.

 

E anche Busi, pur inutilmente abrasivo, come al solito, e offensivo nei confronti di una persona che comunque È morta, non ha tutti i torti.

 

Ma io non voglio soffermarmi su Dalla, nel caso specifico.

 

Quello che rilevo È l'atteggiamento della chiesa cattolica.

 

Sotto il profilo della teologia morale, dagli omosessuali la chiesa cattolica esige la rinuncia alla sessualità e una vita casta. Per la chiesa cattolica l'omosessualità È un "disordine morale grave", cito testualmente da un documento di vent'anni fa curato dall'allora prefetto dell'ex Sant'Uffizio Ratzinger.

 

Sotto il profilo delle politiche pubbliche, la chiesa cattolica deplora qualsiasi forma di riconoscimento pubblico delle coppie dello stesso sesso.

 

Ma, oltre a tollerare, e spesso a coprire, l'omosessualità di propri membri del clero, che magari all'ombra di questa protezione frequentano allegramente anche i locali, e non per andarci a bere un drink e fare quatto chiacchiere, la chiesa cattolica È indulgente verso quegli omosessuali che, pur vivendo privatamente come tali, con tanto di relazione e tutto il resto, restano nel suo seno, contribuendo a legittimarne l'autorità. Quella stessa autorità che poi la chiesa cattolica usa, per esempio, per fare pressione sui politici perché l'affettività delle coppie dello stesso sesso sia ignorata.

 

Certo, se uno È famoso può permettersi anche di essere cattolico e gay.

 

Ad averla pagata cara sono tutti gli altri, che magari non sono nati a Bologna e che famosi non lo sono di certo e non lo saranno mai.

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privateuniverse

Quello di Serra è un commento intelligente, ma discutibile (lasciamo perdere la compostezza: mettersi a piangere in pubblico la morte di una persona cara non è propriamente un atteggiamento composto).

 

E' una cerimonia che, per quel poco che ho capito, è stata all'insegna del "si sa, ma non si dice" e del far finta di niente.

 

Si sa che è il compagno ed è come se fosse un vedovo; ma non si dice. Però lo si lascia capire. Senza dirlo.

 

Si sa che essere omosessuali è cattolici è una contraddizione stridente, e che questo richiederebbe maggiore intransigenza, coerenza e serietà da ambo le parti; ma, a parte un avvertimento su come ci si dovrebbe accostare all'Eucaristia, si fa come se niente fosse. Fa come se niente fosse l'omosessuale che fa la comunione, e fa come se niente fosse la chiesa che gli consente di farlo, come individuo, mentre spinge perché i suoi simili rimangano nell'ombra.

 

Alla fine in molti dobbiamo accettare, o subire, dei compromessi, e non sono certo io che posso scagliare la prima pietra.

 

Ma questo sguazzarci, nel compromesso, che Serra coglie con molta acutezza, non è che mi faccia proprio fare salti di gioia.

 

Questo è il punto forse più debole dell'argomentazione di Serra: l'ipocrisia non sta solo nel dire una cosa e farne un'altra, ma in questo dire e non dire, fare quel che non si dovrebbe in quanto cattolici ma anche non farlo alla luce del sole.

 

Purché il ruolo della chiesa cattolica, alla fine, sia riconosciuto.

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Beh, ragionevolmente l'eredità di Dalla andrà ai cugini, non

alla persona che ha avuto un ruolo nel funerale cattolico, questo

è opportuno precisarlo.

 

Questo funerale cattolico è una novità, per questo se ne è parlato molto.

 

Se non ho capito male si è deciso di affiancare al compagno il confessore di Dalla

scelta che sicuramente ha un chiaro significato simbolico.

 

Il contrasto fra norma e applicazione in senso teologico la chiesa lo risolve in effetti

attraverso la pratica della confessione, che scioglie le contraddizioni e gestisce

i conflitti, come se fosse un piccolo tribunale della coscienza

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Tutte le cose che sono saltate fuori nell'ultima settimana mi hanno fatto passare dal non avere nessuna opinione sulla persona di Lucio Dalla (non sapevo neppure che era gay) ad averne una mi sa un po' bassina rispetto alla media...

Sarà che essendo una persona d'altri tempi, anche il suo modo di vivere la propria omosessualità è stato "d'altri tempi" fino alla fine: non dichiararsi mai pubblicamente, non rivendicare nè prendere posizione su nulla, non fare mai niente per squarciare il velo di omertà che i media ti hanno costruito intorno... la perfetta vita vip-velata.

Però voglio dire... il funerale cattolico con dedica finale del convivente in lacrime, questa figura del confessore che aleggia sul tutto... mamma mia che tristezza che mi mette! Mi da l'idea di una persona che non ha mai avuto la forza d'animo o la chiarezza di intelletto necessarie per risolvere delle contraddizioni che, più che stridere, urlano.

 

Che gli confessava al confessore?

"Sono innamorato di un altro uomo, ci convivo e ci vado a letto"

"Pentitene e chiedi perdono a Dio"

E la volta dopo era ancora uguale? Ogni volta così? Una roba da ospedale psichiatrico.

Lo ripeto ancora: che tristezza!

 

PS: ah, poi che livore continuare a leggere dappertutto sto ritornello della privatezza sacrosanta della vita sessuale. Che è ok che non si sapesse, che è giusto e buono viversela in semisegretezza, che la sfera sessuale è una cosa privata, che uno "non è certo obbligato" ecc ecc

Ahò! Sveglia! Qua si sta parlando di vita SENTIMENTALE! Una vita sentimentale vissuta in maniera "privata" prospera quanto un vaso di fiori tenuto nella semioscurità.

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