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Il progresso rende più felici?


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Il titolo è parzialmente fuorviante, leggete prima di postare

 

 

Se la felicità deriva dalla soddisfazione di una mancanza, sia essa a livello fisico o psicologico, bisogna anche tenere conto che una volta soddisfatto un bisogno l'essere umano fa scivolare il bisogno ora soddisfatto in secondo piano e si concentra su un'altra mancanza. Questo "tendere" continuo dell'uomo verso la propria felicità è una costante appurata.

Trasportando il ragionamento a livello di una società intera mantiene la propria validità, difatti il progresso umano si struttura come una spirale che, seppur evolvendosi, riporta la società ciclicamente a tentare di soddisfare l'una o l'altra mancanza, nella stessa apparente condizione di infelicità. Nonostante la risoluzione di una mancanza notevole possa soddisfare moltissimi individui per lungo tempo, è inevitabile che il valore di qualcosa di ormai acquisito si perda con il tempo rendendo nuovamente la società in generale insoddisfatta (alle volte persino per la ri-presentazione della stessa mancanza).

Il progresso umano appare quindi come un tentativo continuo di soddisfazione di una mancanza momentanea della collettività.

Escludo il progresso prettamente tecnologico perché anche se è il frutto della necessità di soddisfazione, coinvolge anche la curiosità individuale e lo scambio di conoscenze fra individui e società. Inoltre la scienza ha dimostrato per ora un andamento più lineare, progredendo con maggiore o minore velocità ma raramente dimostrando un'evoluzione inconcludente.

In questo quadro la mia domanda è: come mai la società non punta a progredire soddisfando le mancanze più basilari e istintivi dell'individuo (affetti, sicurezza, senso di appartenenza etc etc ) che potrebbero garantire una soddisfazione più solida e duratura, invece che costringere l'individuo, magari soddisfatto in altre mancanze più complesse, ad una ricerca più difficile di soddisfazioni di mancanze basilari?

 

{sono certo che sia piuttosto astruso il modo in cui ho posto l'argomento, se non capite o vi accorgete che ho saltato qualche spiegazione necessaria, fatemelo notare}

Link to comment
https://www.gay-forum.it/topic/19528-il-progresso-rende-pi%C3%B9-felici/
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come mai la società non punta a progredire soddisfando le mancanze più basilari e istintivi dell'individuo (affetti, sicurezza, senso di appartenenza etc etc ) che potrebbero garantire una soddisfazione più solida e duratura, invece che costringere l'individuo, magari soddisfatto in altre mancanze più complesse, ad una ricerca più difficile di soddisfazioni di mancanze basilari?

 

Premesso che la società progredisce (ed è progredita) anche in quei campi che tu hai citato,

quali sono quei bisogni che tu reputi meno basilari e più inutili?

Non credo di averti ben capito, ma credo, forse a torto, che quelli che tu indichi come bisogni primari e basilari (affetto ecc) non possano venire dal progresso, o meglio non dal progresso che intendiamo noi.

Nessuno può inventare il modo di averli, sono cose che non possono partire dalla società (intesa come gruppo di persone) ma dal singolo individuo...

 

(ma, in sostanza, il titolo che c'entra?)

Non riesco a capire perché fai «la società» il soggetto di una serie di cose di cui parli nel tuo post: la ricerca della felicità, la soddisfazione

di bisogni, il tendere verso mete, etc.

 

Sono i singoli individui che ricercano la felicità, o non la ricercano, che tendono a un fine, etc.

Va bene, Altair, ma dreamer_ parla di soddisfazione di bisogni quali «gli affetti». E' palese che questo bisogno non lo soddisfa

la società per noi, ma se c'è mai bisogno di cui un individuo è titolare, quello è la conquista di affetti.

 

Inoltre come si realizza tale costruzione collettiva di mezzi, atti a migliorare certi desideri o a dar voce a determinati aspetti? In modo

assai particolare, non come individualità coscienti che si riuniscono insieme (questo è un piccolo gruppo, non certo la società,

concetto quasi inafferrabile e spesso "gonfiato" nel senso di divinizzato, entificato), ma come un movimento anonimo, di cui nessuno

è e si sente titolare. Esiste, ed è ben potente questo effetto (non lo voglio affatto negare), ma è il Genere che agisce, non l'Individuo.

 

Quindi quale mai volizione, intenzione, prestare al Genere? Certamente una di natura diversa da quella che è propria di me te e lui, in

quanto Soggetti. Quì c'è lo iato, che dreamer_ non pone, e invece dovrebbe porlo, mentre all'inizio del suo post ragiona come se

l'estensione dal piano del tendere del singolo uomo a quello della società nel suo insieme fossero la stessa cosa, potessero configurarsi

ed esprimersi nello stesso modo.

Direi che è una fortuna che la Scienza e la Società

- le due cose alle quali dai il nome di "Progresso" -

non punti a soddisfare le nostre esigenze di

"affetti, sicurezza e senso di appartenenza" -

altrimenti saremmo in 1984 di Orwell :)

 

Al Progresso puoi chiedere diritti civili per te e il tuo fidanzato,

non puoi chiedere un fidanzato.

Puoi chiedere una cura per la polmonite di tua madre,

ma non puoi chiedere una famiglia.

O internet per conoscere gente e un aereo per andarla a trovare;

ma non puoi mica pretendere degli amici.

 

Se invece intendi dire che non capisci perché

negli anni Settanta facevi venti pezzi in catena di montaggio

e mantenevi tua moglie e i tuoi tre figli

e adesso invece - che in fabbrica nello stesso tempo ne fai duemila -

vivi ancora con mamma e papà; non ti so rispondere.

Il progresso è un avanzamento complessivo che pur

nel suo paradigma illuminista o positivista lineare sconta

la possibilità di arretramenti parziali ( ed anche dei vinti

definitivi dei disadattati nel senso evidenziato ad esempio

da Verga )

 

Pesa molto, credo, sull'idea comune di "progresso" il

presupposto che esso sia una "evoluzione" della specie,

della umanità. Si proietta cioè su progresso sociale, l'idea

scientifica evoluzionistica.

 

Ed è a questo punto che una serie di pensatori moderni

sollevano obiezioni e posizioni scettiche, ma contrapporre

il benessere spirituale dell'individuo rispetto allo sviluppo della

tecnica fa molto Spengler ( e se del caso si mirasse a questo

direi non si possa essere d'accordo )

 

Il motivo economico per cui siamo passati dall'artigianato

al fordismo ed al post-fordismo, c'è, esiste. Che in questo

passaggio il valore del lavoro sia andato erodendosi, avvantaggiando

il pubblicitario ed il designer rispetto al manifattore è indiscutibile.

Questo è un discorso diverso, certamente l'operaio in catena di montaggio

appare oggi uno sconfitto dalla storia.

 

Questo per non parlare dell'obsolescenza programmata, o altri aspetti

legati al mondo della produzione, che di fatto testimoniano uno spostamento

della dialettica sul piano della tutela del consumatore ( mi riferisco alla famosa

causa contro la Apple per l'ipod costruito apposta per non durare più di 18 mesi )

 

Stabilere cosa in questo complesso sia un aspetto contraddittorio del nostro

modello di progresso e cosa invece non lo contraddica, non è però facile, nè

immediato.

- le due cose alle quali dai il nome di "Progresso" -

non punti a soddisfare le nostre esigenze di

"affetti, sicurezza e senso di appartenenza" -

altrimenti saremmo in 1984 di Orwell

 

Questo non è vero, o meglio, è vero che il raggiungimento di tali

obiettivi spetta solo ed unicamente al soggetto ma il progresso sia

tecnico che sociale ci fornisce dei mezzi per raggiungerli com migliore

facilità, in questo si intende il progresso (che non è un percorso evolutivo

a senso unico, su questo siamo tutti d'accordo).

 

Come hai detto tu grazie ad internet posso mettermi più facilmente in contatto

con le persone che amo aiutandomi a coltivare certi affetti, grazie ai mezzi

di trasporto posso raggiungerli più velocemente e così via.

 

Anche la società produce mezzi atti a raggiungere tali scopi (anche se non sempre

questo processo è volontario), si creano e progrediscono le religioni, le ideologie, i

costumi di una società: tutti dispositivi, spesso inconsci, che ci aiutano a raggiungere

proprio quei bisogni che sono più squisitamente individuali.

Ciao dreamer, io il tuo discorso l'ho capito e credo che felicità e progresso siano due cose che sembrano non poter legarsi ma invece in qualche modo riesco a vedere il nesso. Intanto col progresso la soddisfazione dei bisogni primari dell'uomo è stata ampliata, grazie appunto ad una migliore qualità di vita. Però capisco che tu ti riferisca a quei bisogni effimeri che invece si son creati a causa del progresso. Quel senso di insoddisfazione che nell'uomo di oggi aleggia, nonostante egli abbia una vita buona, cibo, lavoro, casa,....Purtroppo devo informarti che c'è un modo subdolo di far nascere questi bisogni effimeri nelle persone, e ciò lo si fa tramite i mass media. Le persone col progresso non sono più persone nella società ma sono diventate "consumatori" e su questo ci ha giocato quella classe aziendale che fa dell'economia e del marketing la sua ragione di essere. Infatti è successo che l'uomo sia diventato all'improvviso incontentabile, ma non perchè i suoi bisogni primari non sono soddisfatti, no, piuttosto perchè ogni giorno gli fanno nascere un diverso bisogno da soddiisfare, a suon di soldi e acquisti, e che se non viene soddisfatto gli procura frustrazione. Così mentre sei nella tua comoda casa, mangi un pranzo appetitoso e magari hai anche una persona con te che ami, ecco che ti viene in mente che dovresti avere quella cosa, quell'oggetto, quel preciso prodotto, a tutti i costi, che ne senti il bisogno, che gli altri ce l'hanno e solo tu non ce l'hai,.....Ecco che una semplice idea s'innesta nella tua mente, e anche se il giorno dopo tu hai comprato quella cosa ti senti lo stesso insoddisfatto, perchè non era un bisogno che nasceva da una tua esigenza interiore ma ti è stato creato, senza che nemmeno te ne accorgessi.

Ecco perchè molte persone dicono che si stava meglio prima, per via di tutto quello che c'è in giro, che un uomo desidera continuamente, che magari non riesce ad avere con la conseguenza di sentirsi vuoto e frustrato, senza conoscerne bene il motivo. Sono dei bisogni "innaturali" quelli che si vengono a creare (ciò di cui parlava un pò Max per intenderci) e che fanno scattare il desiderio di possesso, un desiderio smodato di avere, avere e avere piuttosto che di essere. E' questo che il progresso ha portato con sè e se la felicità è più difficile da ottenere è anche per questo motivo. Ovviamente la mia speigazione è personale, prendila con le pinze. E' un argomento però sul quale ho riflettuto molto negli ultimi anni, facendo anche ricerche su internet e specialmente sulle leggi del marketing, che purtroppo governano la nostra società attuale, e chi non vi è dentro non conosce certi meccanismi che ogni giorno vengono usati a scapito di tante persone che credono alla felicità.

E' come se un vigile ti indicasse una strada piuttosto che un'altra, mentre tu guidi verso una direzione precisa. Bè, immagina che quel vigile compaia non fuori, per strada intendo, ma dentro di te stesso, e faccia di tutto per farti andare in una direzione opposta a quella che tu avevi scelto. Ecco, questo è solo un esempio per farti capire cosa succede.

ahah.. no intendevo qualcosa di più serio. Parlo di comodità che stanno cambiando le regole del gioco. L'essere umano ha scavalcato le stesse sue regole di sopravvivenza per cui ogni individuo sopravvive e si riproduce portanto avanti target dannosi per la specie..

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