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purospirito

Nell'ambito delle attività del Circolo di cultura omosessuale - Mario Mieli, un "nutrito" gruppo di forumini partecipa attivamente alla rassegna cinematografica di proiezioni a carattere Queer.

 

In evidenza il sito dell'attività : http://www.moviemieli.eu/

Dove potete trovare le informazioni inerenti e le date delle proiezioni con titoli e descrizione dei film.

 

Il luogo delle attività è ovviamente la sede stessa del Circolo, sita in via Efeso 2A.

L'appuntamento si tiene ogni mercoledì a partire dalle 19:30. La proiezione è preceduta da un consistente aperitivo, preparato con cura e con amore da due ragazzi dell'organizzazione, molto simpatici e con alte capacità culinarie. In questo tempo, quindi, c'è modo per conoscersi e scambiare opinioni o fare quattro chiacchiere da corridoio!

 

Dopodiche si da il via alla proiezione con una prima presentazione del film, note sul regista e sugli interpreti. Nel frattempo viene indetta una riffa che ogni settimana vede estratti ricchi premi.

 

Per chiunque volesse partecipare, siamo lì ad attendervi, con gioia e giubilo, offrendo sempre un bicchiere di vino e l'immancabile sorriso di Zigulì.

 

Allora buona visione.

...in aggiunta al sorriso di Zigulì, c'è anche la meno gradita faccia da culo della sottoscritta. :dancing:

 

Tornando seri, sottolineo che per poter partecipare ad ogni attività del Mieli, e quindi anche a questa, è necessario tesserarsi.

Costo tessera mensile: 3€

Costo tessera annuale: 20€

purospirito

Ringrazio la mia precisa e avvenente segretaria per essere come al solito tempestiva e puntuale!

Brava, stasera ti do il cioccolatino.

 

Il film che sarà oggetto di discussione questa sera, sì perchè dopo ogni proiezione c'è un piccolo dibattito di confronto, si intitola:

Amore in sciopero. Nel link potete trovare tutte le informazioni inerenti e prendere visione degli orari.

 

Mi piacerebbe, qualora lo vogliate, di potere portare anche qui la discussione, a mente fredda per i partecipanti, con coinvolgimento per quelli da casa, per poter confrontarci sui temi e le modalità con cui vengono trattati nei film e gli spunti di riflessione che danno.

Sono i soliti temi è vero, ma un film ti lascia, di solito, delle emozioni che ti trasportano sull'onda emotiva e ti vien voglia di confrontarti.

 

Allora per chi volesse l'appuntamento è stasera alle 19:30 alla sede del CCO.

Bravo @purospirito, hai dimenticato però di aggiungere, aggettivi quali: simpatico, bono, intelligente e tagliente XD

Quella faccia di cu...oricino di @@Bea inizia a venire meno! Vieni più spesso brutta stronza @@rohs ha bisogno di te!

 

 

Ieri son dovuto andare via prima... come è finito il film (che non mi è piaciuto molto, ma si lasciava guardare) ?

Per @Silverserfer2 credo sia stato il film della sua vita, l'ho visto commosso!

SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII ahahah me lo ha detto stamattina Andrè :D

sta parlando quello che vince i biglietti al Mucca :-P

 

Anyway...

in modalità bimbo minkia antipatico, saltellando e cantando:

"io vado a vedere il film di Ozpetek e voi noooo

pa pa pe ro"

purospirito

Nuovo appuntamento mercoledì 4 aprile.

 

Verranno proiettati 2 episodi di 2 differenti serie tv di largo successo che riguarderanno il tema del mondo del lavoro e di alcune circostanze a volte spiacevoli con le quali ancora si devono fare i conti!!!

messermanny

Aggiorno io in ritardo per mancanza di Puretto.

Ieri è stato proiettato "Addio mia concubina".

Film cinese, del 1993. Ne consiglio la visione a chi vuole un'opera dalla forte spinta dadaista.

 

La trama:

 

La storia inizia nel 1924, quando Douzi, bambino figlio di una prostituta, viene lasciato dalla madre alla scuola di recitazione dell'Opera di Pechino, diretta dal maestro Guan. Qui, Douzi fa amicizia con Laizi e Shitou. L'allenamento è molto duro e severo, e Douzi viene destinato ad interpretare ruoli femminili, cosa che si rivela non facile per il bambino. Douzi riesce comunque a dimostrare un grande talento nella recitazione. Questa notorietà però lo porterà ad essere violentato da un vecchio signore a casa del quale si esibisce. Shitou e Douzi crescono e diventano dei famosissimi attori dell'Opera di Pechino, recitando sempre insieme; Shitou assume il nome d'arte di Duan Xiaolou, mentre Douzi diventa Cheng Dieyi. La parte che li ha resi famosi e che interpretano è Addio mia concubina, in cui Xiaolou interpreta il re Xiang Yu, il cui esercito è stato sconfitto dalle truppe Han e che si trova ora accerchiato da queste, e Dieyi la sua concubina Yu Ji che, pur di rimanergli fedele fino all'ultimo, si uccide con la spada del suo re. Dieyi è chiaramente innamorato di Xiaolou, ma il suo amore non gli viene corrisposto; anzi, quest'ultimo si sposa con la prostituta Juxian, scatenando una forte gelosia in Dieyi. Fra i tre personaggi si hanno quindi relazioni complesse, a volte di vicinanza, a volte di scontro, a seconda del contesto storico in cui si trovano. Devono fronteggiare prima l'arresto di Xiaolou da parte dei giapponesi, che intanto avevano invaso la Cina, in quanto si era rifiutato di recitare davanti a loro; Dieyi riesce a farlo liberare esibendosi per gli invasori. Ripristinata la Repubblica sotto il Kuomintang, Dieyi dovrà rispondere delle accuse di tradimento proprio per quell'esibizione, accusa che porterà alla sua condanna; comunque, nel 1949 Pechino viene conquistata dal Partito Comunista Cinese (che nello stesso anno assume il potere in Cina) e Dieyi viene liberato. La relativa calma che si viene ad instaurare dura poco: l'amante di Dieyi (un nobile) viene giustiziato ed, inoltre, il nuovo regime è ostile rispetto alla forma d'arte interpretata dai due attori per motivi ideologici, e Dieyi viene allontanato dalla compagnia teatrale. Ancora più drammatici sono gli avvenimenti della Rivoluzione culturale nel 1966, quando l'intera compagnia teatrale, compresi Dieyi e Xiaolou, vengono derisi e processati pubblicamente dalle Guardie rosse; spinti l'uno contro l'altro, si tradiranno a vicenda e Xiaolou ripudierà Juxian, portandola al suicidio. L'ultima scena avviene a seguito della liberazione di Dieyi e Xiaolou nel 1976; recatisi in un teatro buio e con un solo spettatore di cui si sente solo la voce, interpreteranno per l'ultima volta Addio mia concubina. Proprio come nella storia raccontata, in un momento in cui il re-Xiaolou è distratto, la concubina-Dieyi gli sfila la spada e si uccide veramente tagliandosi la gola.

 

 

Prendo le redini del topic dicendo quelle che sono le mie impressioni, che ieri mi son tenuto per me:

Il film è una lezione di storia, fondamentalmente si esce dalla sala - se non con una vaga idea della storia contemporanea cinese - perlomeno con una considerazione in più.

Essendo una lezione di storia, la videocamera è usata in modo dadaista, non è funzionale al racconto in certi aspetti ed i primi piani della concubina si ripetono fin troppo spesso, e nonostante il soggetto interessante, annoiano o almeno ti fanno chiedere: E mo che centra?

Alla fine dopo 3 ore, comunque sia ben spese, arriva l'agognato finale. Sputtanato all'inizio, ne bene o nel male.

Ma ripeto, è una lezione di storia.

 

 

... E manco una scena di kung-fu ç_ç

 

 

@Dogville: La tizia alla fine è la miglio dell'attore che fa il Re, se te lo fossi scordato :-P

Mi è piaciuta molto la prima parte del film.

Fa notare la severa disciplina orientale, ai limiti del disumano per noi poretti europei.

Il finale iniziava a stancarmi perché effettivamente era un po' troppo lungo il film.

Ottima la scelta di fare tutto un percorso storico incentrato nella vita dei protagonisti.

La concubina era praticamente @@purospirito :D

 

... E manco una scena di kung-fu ç_ç

Ma c'era no tante acrobazie :D
Silverselfer

Il film è stato bellissimo ... non ne sono certo, ma secondo me la versione che ci hanno proiettato era una copia ridotta per il pubblico occidentale. Ecco, tre ore vi fa capire che il cinema cinese non ha subito l'influenza americana e soprattutto non tiene conto dei ritmi moderni e quanto si può liquidare in quattro sequenze, lo tratta in lunghi, silenti fermi immagine d'interminabili quarti d'ora.

 

Ho un debole per l'opera cinese, di cui è chiaro il diverso rapporto con gli accordi musicali, in quanto non avendo sillabe, si sviluppa in maniera totalmente diversa ... quindi gli "ooooooiii ... mo .. ci, o... ooo... i" ci suonano alieni ai nostri orecchi abituai al do re mi fa sol ...

 

Quello che mi ha particolarmente colpito è stato il capovolgimento culturale che ha sempre visto la cina dominare sul giappone, invece nel film si mostra come alla vigilia del nazi fascismo nipponico, la cina fosse in pieno marasma culturale, con le spinte nazionalistiche interne che separavano la Manciuria mandarina dal resto dell'antico regno cinese ormai in disfacimento.

 

Il cuore della trama non era la tematica gay che ci volevano propinare. Il protagonista, la concubina, cioè l'attore che la interpretava, era certo omosessuale e nella sua pure chiara verità di cui tutti abusavano, nessuno lo riconosceva come tale. Stop. La tematica gay finiva qua. Il resto era pregno della paura di affermare se stessi e dell'accettazione del proprio destino.

 

Direi che il succo era proprio l'inevitabilità della propria fine e quanto sia dannoso rifiutarla. L'attore che sbaglia le strofe della concubina quando lei dice di essere monaca e ormai dimentica del proprio essere di ragazza che si sente donna / ragazzo che si sente donna; la puttana che cerca di diventare madre ma alla fine non è degna dell'amore di un marito che la spinge al suicidio; ma anche del bambino pezzente che trangugia le agognate mele candite per cui voleva diventare attore prima d'impiccarsi perché non sarà mai attore senza prendere le legnate del maestro; fino al bambino raccolto per strada da morte certa, si rivelerà il carnefice del suo salvatore. Tutto ci dice che non c'è scampo al proprio destino, lo stesso che la concubina accetterà nel momento che compirà il gesto che lo spartito gli impone, estraendo la spada del suo re e sgozzandosi.

 

Sì, mi piace il cinema cinese.

purospirito

Alla fine del film di questa sera c'è stato un boato di sgomento ... quando si è scoperto che l'assassino era il maggiordomo ...

 

Per fortuna che sullo schermo c'era lo score del minutaggio ... se non sono finito catatonico lo devo a quel delizioso acciottolare di granelli di noia ...

 

La morale del film? Le benzedrina degustata con del vino del 59 fa diventare bisex ... e la poliomielite dopo tutto non sarebbe stata tutto quel gran flagello se non avesse causato l'avvento del Telethon che a sua volta ha salvato la vita a quella str... di ragazzina ...

messermanny

Il film di ieri sera era incentrato sul fatto che una relazione omosessuale tra due personaggi famosi potesse portare a determinate conseguenze se scoperta, tra cui la fine della carriera, ricordiamo che è ambientato in america negli anni '50.

 

Il perché venga catalogato "GLBT" viene scoperto verso la fine, tanto che uno si chiede prima: Ma, perché 'sto film sta qua?

In compenso la tematica omosessuale non è dominante, è solo la "goccia che fa traboccare il vaso", un vaso già rigonfio di eccessi, vite portate allo stremo e Star in declino in cerca di soldi tra interviste nonché di sesso tra giornaliste.

 

La regia è... bha.

Il film viene affrontato come un romanzo, raccontato da una voce fuori campo, quella della giornalista. Intervallata da flashback (Che dovrebbero dare senso visivo alle parole della tizia) e da parti nelle quali ci troviamo nel presente (Tempo nel quale la giornalista sta scrivendo il suo libro proprio su questo caso).

La cosa divertente è che i flashback sono troppo lunghi e non aggiungono pressappoco nulla alla voce fuori campo, che non ci da una traccia, ma bensì ci fornisce proprio indicazioni esatte. Questo ci "ammazza" la gioia di goderci il contributo filmato.

Il ritmo nel compenso è tenuto su ritmi bassi/medi, ed è forse proprio questa la pecca, oltre la voce fuori campo troppo descrittiva.

 

Il cliché del maggiordomo, ancora una volta, non viene superato.

Jordanintheforum

Prima di tutto vorrei dire che è stato un piacere per me partecipare al cineforum! bella esperienza, gente come si deve (finalmente) e sicuro tornerò =D (mi dispiace per voi ma vi siete beccati il tornato Jordan hahaha..pero Jordan non è troppo nome da tornado..chiamiamolo uhmmm Tornado Nancy haha :P) Cmq anche io avrei qualcosa da dire sul film... allora io penso che Atom Egoyan, dopo il parziale 'detour' di Ararat, torna ai suoi temi preferiti: l'ambiguità della vita, la ricerca della verità sin dall'inizio votata al fallimento, il tentare di rimuovere, sapendo già di non riuscirci, le apparenze di cui gli esseri umani si rivestono per non scoprirsi (nella sua visione) desolatamente 'nudi'. Cosa di meglio allora del mondo dello spettacolo con i suoi lustrini e con i suoi doppifondi dell'anima? Intrigante sin dal titolo ('lie' sta per 'mentire' e 'giacere' quindi il titolo può essere letto sia come "Dove si trova (giace) la verità" oppure "Dove la verità mente") con questo film il regista di Exotica e di Il Dolce Domani riaffronta le proprie (ormai quasi ossessive) domande sull'esistenza. Lo fa con uno stile che è ormai talmente personale da affascinare anche quando, come in questo caso, una parte della 'possibile' verità diviene prevedibile attorno a metà film.

 

 

 

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si è un copia e incolla xD

Silverselfer

tre palle vorrai dire .. mi sono sentito crescere la terza quando Alice nel paese delle meraviglie si è attaccata alla pippa del bruco magico.

 

Nb: Caramellina oramai capisco in che stato umorale mi trovo solo se ti guardo in faccia ...

  • 3 weeks later...

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