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Perché leggere i classici


grandguignol

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grandguignol

Ehm... So che prima del gayforum.tv esisteva già un altro forum... Quindi è molto probabile che questo topic esistesse già... Però vorrei proporlo, o riproporlo... Anche perchè nei vari topic ho letto che alcuni di voi leggono CLASSICI...

(Quindi non odiatemi...  :look:)

 

Che rapporto avete coi classici? Ne leggete? In che misura? I vostri preferiti? Ma sopratutto...

Cos'è un classico?

 

Inizio riportando le bellissime definizioni che Calvino offre all'inizio del suo saggio "Perchè leggere i classici":

 

1- I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: "Sto rileggendo..." e mai "Sto leggendo..."

 

2- Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.

 

3- I classici sono libri che esercitano un'influenza particolare sia quando s'impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.

 

4- D'un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.

 

5- D'un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.

 

6- Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.

 

7- I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sè la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sè la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).

 

8- Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sè, ma continuamente se li scrolla di dosso.

 

9- I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi nuovi, inaspettati, inediti.

 

10- Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani.

 

11- Il "tuo" classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.

 

12- Un classico è un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.

 

13- E' classico ciò che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può farne a meno.

 

14- E' classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l'attualità più incompatibile fa da padrona.

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moderncrusader

cos'è un classico? Un testo che può benissimo rappresentare un manifesto del nostro passato, che dovrebbe essere conosciuto e letto da tantissime persone!

Io non sono proprio un patito dei classici, anche se comunque li leggo spesso... In fondo, ne possiamo ricavare sempre degli insegnamenti quanto mai attuali!

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Ho modificato il titolo della discussione per non confonderla con un'altra simile, che a sua volta ho denominato "classici antichi".

 

E già il fatto che io abbia dovuto rifare questi titoli è indicativo.

 

Fino al secolo scorso i "classici" erano i greci e i latini, non altro. Adesso, come è giusto che sia, l'area semantica di questa parola si è allargata a comprendere anche opere moderne e contemporanee di straordinaria importanza.

 

In linea di massima potremmo dire, sintetizzando Calvino (sublime, come sempre!), che un classico è un'opera eterna, sempreverde, intramontabile, che ha sempre qualcosa da dire a tutti, in ogni luogo e in ogni epoca.

 

Faccio però due osservazioni.

 

La prima è che la parola "classico", proprio a causa della sua evoluzione, si porta dietro un sapore di "antichità", non privo di una connotazione negativa in un mondo come quello attuale, che cambia freneticamente, esalta il consumo immediato, rigetta tutto ciò che è "antico"... Il che è un paradosso, dato che per "classico" intendiamo una cosa che, seppur antica, è sempre attuale.

 

La seconda osservazione riguarda il retaggio di relatività che comunque rimane nell'ambito della definizione. L'idea di "classico" cambia da contesto a contesto. Esempio: sono appena stato a dirigere il "Don Giovanni" di Mozart in Francia e un giornalista d'oltralpe ha scritto che quello di Don Giovanni è uno dei miti fondamentali per l'umanità, come Faust, Don Chisciotte e Robinson Crusoe (!). Ammetto di essere rimasto stupito: dopo  Don Giovanni e Faust, con tutto il rispetto per De Foe, i primi a venire in mente a me sarebbero stati Amleto e Ulisse... Se i "classici" sono relativi da un paese all'altro, figuriamoci che succede da un individuo all'altro... Lo dico per rimarcare l'importanza che secondo me ha, nella formazione di una persona, il poter seguire un itinerario privato di letture: guidati ma non costretti dalla cultura "istituzionalizzata".

 

Questo aspetto traspare molto bene dalle definizioni di Calvino che, non a caso, pongono l'accento sulla capcità del "classico" di dialogare con diverse epoche, diversi luoghi, diversi individui, diverse culture.

 

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  • 4 weeks later...
Guest Anubis
Che rapporto avete coi classici?

 

Penso buono, trovo molto stuzzicante tradurre i classici latino-greci poichè sembra di disegnare una mappa del tesoro, soprattutto quando si tratta di un testo filosofico, che sebbene ti fa soffrire alla fine la gioia è immensa.

 

Ne leggete?

 

si

 

In che misura?

 

direi normale, che misura si può dare alla lettura

 

I vostri preferiti?

 

ti giuro, vai in biblioteca e guarda ogni singolo libro, per me tutti i libri "seri"(secondo me è meglio disquisire prima su quali sono i libri buoni e quali no, poichè per me tutti i libri buoni sono classici)

 

Ma sopratutto...Cos'è un classico?

 

Citerei prima di tutto Goethe:

 

"Colui che non sa darsi conto di tremila anni rimane nel buio e vive

alla giornata"

 

Chi può comprendere comprenda.

 

Infine do un giudizio personale. Secondo me è vero quello che sostengono alcuni nichilisti, nei classici gli insicuri uomini del presente cercano le loro certezze. Poichè per avvalorare una tesi molti letterati cercano conferme nel passato, ma il passato non dovrebbe essere rispettato come tale?

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