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cosa fa di un uomo un Uomo?


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e siamo punto e a capo :D

 

per farla breve, da quel che ho capito, l'Uomo (u maiuscola) non esiste? oppure lo sono in pratica tutti (donne comprese)?

sinceramente non vedo vie di mezzo leggendo tutte le risposte, o semplicemente la cosa è soggettiva ma allora non si può parlare di Uomo in assoluto e tutta questa discussione sembra finire in un niente!

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Ragazzi non ci prendiamo in giro, sappiamo tutti quali sono i comportamenti da uomo e l'aspetto medio di un uomo, e quali no.

Senza andare a cercare comportamenti estremi (tipo uomini che ruttano in pubblico e bestemmiano, o uomini che si truccano e si vestono da donna) un esempio di comportamento da uomo è vestirsi in modo maschile, curarsi senza esaperare (esempio di esasperazione sono le sopracciglia fatte ad ali di gabbiano), e parlare da uomo (no falsetto e stronzate simili per capirci).

"Non ci prendiamo in giro" è un modo di dire che lascia intendere che si sa bene di cosa si parla, non ti ho detto che mi stai prendendo in giro per qualche motivo :-) Detto questo io ho inteso che il topic parlasse del concetto di "uomo" come sesso aspetto e comportamenti...quello dell'esempio che porti può anche un uomo per gli aspetti un sopra elencati, ma sarà un uomo disonesto, poco serio, sfaticato ecc.

Non è che comportamenti ignobili fanno cambiare sesso e/o comportamenti ad un genere, potremmo citare assassini/e che sono uomini/donne al 100% come sesso, aspetto e comportamento, ma che al contempo sono appunto persone ignobili e criminali...

bisognerebbe prima di tutto decidere di cosa si parla:

uomo vs donna (diciamo mascolinità)

uomo vs bambino (maturità)

uomo vs animale

uomo vs spirito(?) che potrebbe essere stato il discorso della tua prof: l'uomo prova passioni terrene (esemplificato nella frase forse infelice)

 

e poi non troveremo comunque una risposta che ci soddisfi tutti. :)

@@ben81 ma la mia domanda era in generale e comprendeva tutti gli aspetti, tu hai preso in considerazione la virilità che è un aspetto importante per un uomo però se dici ad uno un po' effeminato che non è uomo ti sbrana :D

 

e poi non troveremo comunque una risposta che ci soddisfi tutti. :)

esattamente!

bisognerebbe prima di tutto decidere di cosa si parla:

uomo vs donna (diciamo mascolinità)

uomo vs bambino (maturità)

uomo vs animale

uomo vs santo che potrebbe essere stato il discorso della tua prof: l'uomo prova passioni terrene (esemplificato nella frase forse infelice)

 

e poi non troveremo comunque una risposta che ci soddisfi tutti. :)

 

Sì, infatti.

Ciascuno ha risposto un po' alla domanda che preferiva :)

Ma la sociologia e la biologia non hanno già risposto a questa domanda?

 

Genere Maschile (identità di genere):

  • Autopercezione di appartenere al genere maschile e comportamenti modellati in tal senso.

Sesso Maschile:

  • Cromosomi X,Y [da cui vengono fuori tutte le caratteristiche estetiche (come il pene o la massa muscolare) e ormonali]

Ruolo Maschile:

  • Varia in base a: contesto culturale, periodo storico

Non si può semplificare la faccenda tenendo conto solo di uno di questi 3 fattori. Ad esempio si potrebbe asserire che il

maschio ha in genere una "maggiore stabilità emotiva", ma questa affermazione sarebbe valida solo per gli

ambiti sesso maschile e ruolo maschile (visto il fatto che l'uomo non subisce periodici sconvolgimenti ormonali che hanno

come conseguenza determinati comportamenti) ma non sarebbe valida per una donna biologica che invece appartiene al

genere maschile.

 

 

Un giudizio di valore basato sul ruolo sessuale non sempre è assoluto ma relativo ad un determinato contesto storico e sociale.

Così come un giudizio basato su un fenotipo biologico (ad esempio la peluria) è anch'esso riduttivo perché si limita al solo ambito

del sesso.

 

Il maschio è il prodotto di genere maschile + sesso maschile. Nel caso non ci sia questa somma si è in presenza di un malessere

che deve essere curato facendo ricongiungere il sesso con il genere (transessualità). Cosa diversa è invece la situazione bigender dove la

soluzione non c'è ma è la persona stessa che deve scegliere in quale sesso si trova più a suo agio.

 

Il ruolo maschile è invece solo funzionale a far si che la percezione esterna dei nostri simili corrisponda agli altri due elementi sopra citati,

ma essa non dice assolutamente nulla sul fatto che siamo di sesso o genere maschile.

privateuniverse

Credo che la domanda vada intesa nel senso di "cosa rende un uomo virile".

In questo senso, la risposta che trovo più condivisibile è quella di dreamer, quando dice:

 

Il concetto base del uomo è "vir" la forza, che nella donna è più una solennità statuaria. Forza intesa come forza fisica, da cui deriva l'idea dell'uomo dominante, violento e a scudo dei propri cari, ma anche come forza caratteriale, da cui deriva l'idea dell'uomo autorevole, responsabile e solido nelle proprie convinzioni.

 

(Non a caso, il mio ideale di uomo è il rugbista. :D)

 

A quest'elenco aggiungerei la capacità di soffrire senza lamentarsi, quella di affrontare il rischio e il pericolo e, in generale, quella di plasmare il mondo secondo le proprie convinzioni e la propria volontà.

 

Psicologo83 ha detto qualcosa di simile quando ha affermato:

 

Un vero uomo è quello che si prende le responsabilità delle proprie azioni (no scarica barile), quello autosufficiente che si sa prendere cura di sé e delle persone che ama (no bamboccione).

 

Però trovo che sia dreamer, sia Psicologo83 cadano in contraddizione.

Il primo quando afferma che

 

Mi sembra inutile precisare che la stra-grande maggioranza delle caratteristiche fisiche siano ininfluenti alla definizione di "uomo" o "maschio".

 

Mi pare difficile sostenere che l'idea di forza possa essere completamente dissociata da quella di forza fisica, soprattutto se prima si fa riferimento a un'idea archetipica. Caso mai, la forza caratteriale può essere considerata una forma complementare dell'idea di forza; ma, nell'archetipo, non possono essere disgiunte.

 

E, infatti, non lo sono neanche nell'immaginario degli omosessuali, che non a caso, in non pochi casi, diventano fan accaniti della palestra; il che è un modo, per l'appunto, per conformarsi a un'idea piuttosto precisa (e anche rozza) della virilità, per trasmetterla e per ostentarla. Per non parlare di ciò che comunemente s'intende con la parola "effeminato": cioè, modi fisici tipici delle donne associati a un comportamento considerato genericamente femminile.

 

 

Quanto a Psicologo83, quando afferma che

 

Vero uomo è l'onesto e il rispettoso verso gli altri. Vero uomo è chi ascolta con il cuore prima che con le orecchie.

,

 

beh, afferma un punto di vista del tutto personale; ma, diciamo la verità: i maschi non sono esattamente rinomati per queste caratteristiche, né nell'immaginario, né nella pratica (e questo indipendentemente dall'orientamento sessuale).

 

Alquanto singolare l'opinione di Almadel:

 

al Vero Maschio piace scopare

(quasi sempre si traduce con "gli piacciono le donne")

In generale direi che "gli piace godere":

energia sessuale, robusto appetito, alcol e tabacco.

 

A parte ovviamente che de gustibus, ma nell'idea di virilità, e quindi anche di "forza", c'è anche quella di controllo, non soltanto sugli altri ma anche su di sé, magari in vista del raggiungimento di un obiettivo superiore. Storicamente l'edonista e l'uomo che stravizia sistematicamente non credo siano mai stati considerati esempi di virilità; caso mai, sono stati considerati dei debosciati.

 

C'è un ultimo aspetto, riguardo a quel che hanno detto sia Almadel, sia la professoressa di bradipo: la virilità, contrariamente a quanto hanno sostenuto entrambi, è stata spesso associata anche all'omosessualità. Questo era particolarmente vero nell'antichità: all'epoca si riteneva normale che l'esuberanza sessuale di un maschio avesse come oggetto anche altri maschi. Nel mondo greco-romano il maschio non era necessariamente promiscuo, ma era, questo sì, necessariamente attivo. Non a caso, ad Atene era ritenuto indispensabile, per un ragazzo, avere un amante adulto, ma questa situazione non poteva protrarsi oltre il passaggio all'adolescenza; mentre a Roma era ritenuto niente affatto disdicevole, per un uomo, avere rapporti anche con altri uomini, a condizione di non essere passivi (di conseguenza, erano malviste le coppie di uomini).

Da notare che il criterio per cui l'uomo doveva essere attivo, e la donna passiva (e viceversa: l'essere passivi rendeva un uomo non più "vir", e l'"attività" della donna la rendeva una mostruosa) portava a ritenere inaccettabili certe pratiche (come in cunnilingus) anche tra uomini e donne.

 

Se poi invece vogliamo parlare di cosa, per noi, è "maschile", io direi che, per me, lo è un insieme di attributi che si possono sintetizzare nella "solidità". Dal mio punto di vista, è "maschile" una persona "consistente" e senza fronzoli.

Per intendersi, il palestrato che si pavoneggia in spiaggia o che si concia come una diva in passerella per una sfilata di moda dal dubbio gusto, per me, è poco maschile quanto un effeminato; comunque sono criteri che non ho mai applicato con rigidità (uno dei miei pochi partner era decisamente effeminato).

A parte ovviamente che de gustibus, ma nell'idea di virilità, e quindi anche di "forza", c'è anche quella di controllo, non soltanto sugli altri ma anche su di sé, magari in vista del raggiungimento di un obiettivo superiore. Storicamente l'edonista e l'uomo che stravizia sistematicamente non credo siano mai stati considerati esempi di virilità; caso mai, sono stati considerati dei debosciati.

 

Non so se tu reputi più virile Abramo o Conan il Barbaro;

se sia più virile il controllo delle proprie pulsione o l'essere selvaggio.

privateuniverse

Non so se tu reputi più virile Abramo o Conan il Barbaro;

se sia più virile il controllo delle proprie pulsione o l'essere selvaggio.

 

Fai due esempi estremi; e comunque Conan il Barbaro non è un dipinto come un dissoluto o un crapulone neanche nei fumetti.

Hai ragione.

In realtà mi riferivo più alla dialettica "controllo/sfrenatezza"

 

I Nani di Tolkien bevono botti di birra, mentre gli elfi no.

Il Secchione della Classe non fuma sigarette

e via così.

 

Almeno nella mia percezione

- visto che è virile la "propensione al rischio" -

gran parte dei riti di iniziazione maschi nell'adolescenza

- quando non prevedano qualcosa di cruento -

prevedono una ritualità di alcol o droga.

privateuniverse

Hai ragione.

In realtà mi riferivo più alla dialettica "controllo/sfrenatezza"

 

I Nani di Tolkien bevono botti di birra, mentre gli elfi no.

Il Secchione della Classe non fuma sigarette

e via così.

 

Almeno nella mia percezione

- visto che è virile la "propensione al rischio" -

gran parte dei riti di iniziazione maschi nell'adolescenza

- quando non prevedano qualcosa di cruento -

prevedono una ritualità di alcol o droga.

 

Credo che non sia considerato "da maschi" non fare una cosa per vigliaccheria o per una paura irrazionale.

Per esempio: Clint Eastwood è assolutamente un non fumatore, ma credo che nessuno lo considererebbe un uomo "poco virile" per questo (senza contare che, sia nella vita reale sia per i personaggi che ha intepretato, simboleggia vari tratti della mascolinità com'è sempre stata intesa, dall'aspetto alla prestanza fisica, dalla capacità di usare la violenza e la forza se necessario al senso dell'onore e alla lealtà, dall'appetito sessuale all'indipendenza di giudizio, fino alla capacità di prendere le parti del più debole di proteggerlo).

 

Anzi, mi viene in mente che, storicamente, è stato considerato di solito "virile" non chi ha usato la violenza indiscriminatamente, ma chi è stato in grado di usarla, anche a scopi di protezione dei deboli.

 

E mi viene in mente anche un'altra cosa: che "virile" e "virtù", almeno nelle lindue indoeuropee, hanno la stessa etimologia (non vorrei prendere un granchio, spero che qualcuno esperto di lingue possa confermare o smentire). Il che la dice lunga sulle idee, anche sbagliate, che questo sottintenderebbe (superiorità dell'uomo sulla donna, identificazione del maschio con l'uomo come specie, connotazione positiva degli aspetti fisici e caratteriali tipici dei maschi e negativa, o positiva solo in via subordinata, degli aspetti fisici e caratteriali considerati tipici delle donne, e così via).

 

L'idea prevalente di mascolinità comprende anche il concetto di "dominio", di "potenza": il che significa anche essere arbitro delle proprie scelte. In questo senso, non credo sia comunemente considerato "maschile" né colui che si astiene dal piacere, né chi vi si abbandona indiscriminatamente.

@privateuniverse

Per esempio: Clint Eastwood è assolutamente un non fumatore, ma credo che nessuno lo considererebbe un uomo "poco virile" per questo (senza contare che, sia nella vita reale sia per i personaggi che ha intepretato, simboleggia vari tratti della mascolinità com'è sempre stata intesa, dall'aspetto alla prestanza fisica, dalla capacità di usare la violenza e la forza se necessario al senso dell'onore e alla lealtà, dall'appetito sessuale all'indipendenza di giudizio, fino alla capacità di prendere le parti del più debole di proteggerlo).

 

Sì, ma il suo personaggio - che è un vero simbolo di virilità -

fuma praticamente in tutti i suoi film.

"Clint Eastwood ha solo due espressioni: con la sigaretta e senza"

diceva Sergio Leone.

 

Tra il Cavaliere (che combatte in difesa dei deboli) e il Brigante (che se la prende coi deboli)

possiamo dire di preferire il primo al secondo; ma non necessariamente che il secondo sia "meno virile".

So che non è una risposta, ma pensavo adesso che non è cosa si fa o come si fa che distingue una cosa fatta da un uomo o da una donna. è qualcosa di sotterraneo, che si sente. Due esempi banali sulla stessa azione: pensate ad un cuoco e a vostra madre che preparano da mangiare. O a un papà o una mamma che spingono un passeggino (per rifarsi al discorso della paternità introdotto da qualcuno sopra). Fanno le stesse azioni, ma si sente che sono fatte in modo diverso, o almeno, per me è così.

  • 3 months later...
  • 2 weeks later...

Dare una risposta è sicuramente impresa ardua, partendo dal fatto, come hanno sottolineato in molti, che è troppo indistinto il campo o il rapporto di cui si parla. Per me, io distinguo tra maschio, uomo, zotico.

Con maschio penso si possa intendere l'aspetto precipuo del sesso maschile, diciamo pure la componente animale e tutti i comportamenti genuinamente affini.

Con Uomo penso si cerchi di definire un individuo che raccolga in se oltre al genere e all'identità di genere, tutta una serie di virtù particolari quali possono essere onestà, lealtà, forza (intesa come coraggio e determinazione), e via discorrendo. A questo concetto però non vedo antitetico quello di Donna (che può essere onesta, leale, forte, eccetera, ma che si caratterizza per altre virtù particolari), né che l'Uomo abbia dei gusti o altre caratteristiche più tradizionalmente femminili (magari ricama e si depila, ma non per questa non è uomo).

Con zotico intendo ciò che spesso è scambiato per virile o maschio, ma in realtà non lo è: volgarità nel parlare, ruttare sconvenientemente, bere e fumare ogni oltre dire, scopare dalla mattina alla sera. Non è né virile né da uomo, è solo un ammasso di maleducate viziosità.

Fondalmentalmente è una questione di biologia comportamentale .

L'umanità si è evoluta con ruoli differenti tra i sessi anche in ciò che non riguarda direttamente la sessualità, che pure è importante.

Non si può ridurre tutto alla cultura e comunque non esiste una vera differenza tra cultura e natura.

essere un Uomo vuol dire comportarsi con dignità, forza e determinazione. Almeno nel senso inteso da quella frase. In realtà tante donne sono 'piu uomini' di tanti maschi...

Edited by Loup-garou
Eliminato quote integrale del primo post

@ : gli ormoni maschili inducono, secondo alcuni studi, un'inclinazione verso un certo tipo di

comportamenti atteggiamenti. Sappiamo che molte in culture distanti fra loro si sono sviluppati

modelli maschili e femminili affini. Possiamo davvero dire che non esista una "base" genetica

(o archetipica) alla figura maschile?

 

Mi pare difficile sostenere che l'idea di forza possa essere completamente dissociata da quella di forza fisica, soprattutto se prima si fa riferimento a un'idea archetipica. Caso mai, la forza caratteriale può essere considerata una forma complementare dell'idea di forza; ma, nell'archetipo, non possono essere disgiunte.

 

Sì, penso tu abbia ragione :)

@ : gli ormoni maschili inducono, secondo alcuni studi, un'inclinazione verso un certo tipo di

comportamenti atteggiamenti. Sappiamo che molte in culture distanti fra loro si sono sviluppati

modelli maschili e femminili affini. Possiamo davvero dire che non esista una "base" genetica

(o archetipica) alla figura maschile?

 

 

 

Sì, penso tu abbia ragione :)

 

è un discorso complesso...la chiave potrebbero essere i tranSessuali, inteso quelli che prendono ormoni.

la questione è.... alcuni trans dicono di essersi piu' lasciati andare a comportamenti tipici del genere d'elezione,

dopo l'inizio della transizione e il (spesso contestuale) coming out.

Ma potrebbe essere una suggestione, o una liberazione...

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