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Vivere nell'ombra, ancora..


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Non so perchè mi accingo a raccontarvi di me, forse leggere le altre storie mi ha spronato o forse ho solo bisogno di qualcuno con cui parlarne e che possa capire. Spero solo di non annoiarvi :)

 

Ho sempre ritenuto inutile fare coming out, senza mai capire la sua valenza nel giudizio o nella considerazione di una persona. Cosa significa "per me sei sempre la stessa persona"? In che senso essere omosessuali può cambiarmi agli occhi di un volto amico? Questo perchè ho sempre vissuto la mia omosessualità come qualcosa di sondato, di esistente, alla cui consapevolezza sono arrivato alle prime "esplosioni di ormoni" e al primo approccio alla sessualità, quando ho capito che potevo pensare all'amore non solo immaginandomi al fianco di una persona dell'altro stesso, come le convezioni sociali e l'abitudine mi avevano insegnato. Per me, dunque, l'omosessualità non è stata una scoperta, uno sconvolgimento e perciò l'ho sempre "vissuta" nel modo più naturale possibile. Ecco perchè per lungo tempo ho pensato che non dovesse essere una scoperta nemmeno per le persone che mi circondavano, le quali se mi conoscevano davvero potevano capirlo da sé, naturalmente, come si capisce che sono una persona timida, affettuosa, o che ne so, che i miei capelli sono di un determinato colore.

In che instabile illusione ho vissuto e ho creduto per lungo tempo! Quando ho iniziato per davvero a confrontarmi con altre persone, quando ho intessuto rapporti di vera amicizia con alcune persone ho capito che la situazione era molto più prosaica e pragmatica di quella che mi ero prefigurato. Provavo ( e provo ancora ) un senso di noia, di fastidio, quando mi chiedono tutti : "E la ragazza? Bella questa qui, eh? Ma qual è il tuo tipo di donna ideale?". è in questi momenti che scatta la voglia di urlare a squarciagola: "Ca***, sono gay, ma non si vede?! Non ti accorgi che guardo solo i ragazzi e che se mi passa anche la ragazza più figa del pianeta non la filo di liscio?". E allora? Allora col tempo ho capito, e ora ne sono più che consapevole, che essere gay è un dato di fatto per me, ma non per gli altri, che per vivere liberamente e senza veli devo fare io dei passi avanti, devo io aprirmi agli altri. A volte penso che potrei vivere nell'ombra per sempre, o perlomeno ancora per lungo tempo, ma mi rendo conto di quanto sia difficile reprimere tutto dentro, stare sempre attento a ponderare le parole quando si parla di certi argomenti; quanto sia difficile anche nelle piccole cose: nell'affermare che un ragazzo è bello, ha fascino, che vorrei starci insieme. Ma la cosa più difficile e più brutta consiste nella difficoltà ad avvicinarmi a ragazzi gay, che non mi guardano neanche lontanamente da quel punto di vista: sarebbe una notizia shock sapere che io sono gay, non si nota nemmeno lontanamente a differenza della gran parte (e questo, a discapito di quello che si può pensare, va a mio svantaggio, ne sono sicuro).

E allora perché non lo faccio? Perchè non lo dico? è difficile, sì, e lo è ancora di più perché si tratta di una cosa che per me è data per scontato, direi di un'inevitabile condizione esistenziale. A sfavorirmi è sicuramente l'ambiente (che qui non si rivela il più adatto con la sua mentalità bigotta e provinciale) però anche questa è una mezza scusa perchè a scuola mia c'è una certa libertà a riguardo, ci sono moltissimi omosessuali e hanno una vita normalissima, sono accettati e amati da molti.

Per ora solo due mie care amiche sanno della mia omosessualità, e a entrambe l'ho detto in momenti in cui stavo male per motivi vari, sentivo un macigno di cui liberarmi e loro mi hanno compreso e accettato, anzi non ha rappresentato altro che un rafforzamento della nostra amicizia. Seppure una di loro, la mia migliore amica, con cui ho rapporto stupendo ma a volte anche altalenante, non sembra aver accettato appieno e a volte mi sento "deluso" da lei. Nel senso che quando siamo in pubblico e si parla di amore&co. spesso parla di ragazze a cui associarmi, quando potrebbe benissimo sorvolare l'argomento, e un paio di volte quando le ho detto: "ricordati che..." mi ha risposto: "beh, le cose possono sempre cambiare ;)!". Ehm, no, le cose non possono cambiare, tesoro.

 

Okay, ho scritto fin troppo, non so nemmeno se leggerete o risponderete, ma scusate lo sfogo, ci voleva :)

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https://www.gay-forum.it/topic/20076-vivere-nellombra-ancora/
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Ho sempre ritenuto inutile fare coming out, senza mai capire la sua valenza nel giudizio o nella considerazione di una persona. Cosa significa "per me sei sempre la stessa persona"? In che senso essere omosessuali può cambiarmi agli occhi di un volto amico?

 

Solo a me non hanno detto mai quella frase ?? O_o

 

Cmq devi capire che non tutte le persone danno "per scontato" certe cose anche se magari lo si capisce al 99% e te lo posso assicurare perché è successo anche a me. Nessuno poi ti obbliga a fare CO se non te la senti, non sarà ancora il momento giusto anche se come hai detto tu l'hai fatto con due amiche (ok era perché stavi male, ma lo hai fatto). Come dici tu per vivere più serenamente la propria omosessualità bisogna fare per primi il primo passo. Però non capisco che cosa tu voglia fare. Vuoi continuare questo ? Vuoi cambiare ?

Prima di tutto, specifico che quando parlo di fare coming out mi riferisco particolarmente ad amici, e non alla mia famiglia. Non riesco a immaginare come possa prenderla, cosa cambierebbe (se davvero cambiasse qualcosa). E a discapito del paficifo rapporto che ho con i miei genitori, non riuscirei ad aprirmi così tanto a loro,i quali cerco sempre di tenere lontani dai miei problemi e dalla mia vita privata.

E alla risposta che mi fai non saprei rispondere, perchè non lo so bene nemmeno io, onestamente. Ci sono delle persone che devono sapere, e prima o poi lo sapranno, ma questo non cambierebbe molto. Forse aspetto di andare all'università, di andare via da questo paese così da poter conoscere persone dai più ampi orizzonti. Ma molto più probabilmente dipende da me, da un blocco interno e non esterno. A volte vorrei semplicemente avere la sfrontatezza e la sicurezza di certi ragazzi, che non si fanno problemi d'alcun tipo a mostrarsi per quello che sono, costi quel che costi. Ma ciò riguarda problemi caratteriali e personali, e forse si tratterebbe di cambiare più me stesso che non una specifica condizone.

Sicuramente il fatto di andare all'università e di cambiare luogo ti gioverà molto. Le persone hanno una mentalità più aperta, poi gli studenti universitari non sono più i ragazzi delle superiori, è gente, in teoria, più matura. Cmq non correre, c'è tutto il tempo, io per esempio ho fatto CO per la prima volta nel 2010 al terzo anno di università xD

In che instabile illusione ho vissuto e ho creduto per lungo tempo! Quando ho iniziato per davvero a confrontarmi con altre persone, quando ho intessuto rapporti di vera amicizia con alcune persone ho capito che la situazione era molto più prosaica e pragmatica di quella che mi ero prefigurato. [...] E allora? Allora col tempo ho capito, e ora ne sono più che consapevole, che essere gay è un dato di fatto per me, ma non per gli altri, che per vivere liberamente e senza veli devo fare io dei passi avanti, devo io aprirmi agli altri.

 

 

Questa è la cosa importante che hai capito e che ti ha fatto uscire da una situazione di auto-inganno. Ora sei un pezzo avanti. Ma non ti devi accontentare, e devi andare avanti. Già ora, a scuola, puoi cominciare ad affermare te stesso, ad essere - non subire. All'amica dille quello che hai detto a noi, e cerca anche altri amici: non ce n'è nessuno, ma proprio nessuno?

 

In ogni caso ora devi fare un piano, avere chiari i tuoi obbiettivi. Andartene dalla provincia, andare in città a fare l'Università: io punterei molto su questo. Ma non rimandando dentro te stesso anche un'analisi, e un dialogo con te stesso (e con altri) che ti dia più coraggio.

 

Punta ancora sulla tua volitività, sul tuo voler-essere (e dire, e fare), perché si sente che ce l'hai, anche parecchio, ma che lo hai a lungo imbottigliato, tenuto tappato.

Non so perchè mi accingo a raccontarvi di me, forse leggere le altre storie mi ha spronato o forse ho solo bisogno di qualcuno con cui parlarne e che possa capire. Spero solo di non annoiarvi :)

 

Ho sempre ritenuto inutile fare coming out, senza mai capire la sua valenza nel giudizio o nella considerazione di una persona. Cosa significa "per me sei sempre la stessa persona"? In che senso essere omosessuali può cambiarmi agli occhi di un volto amico? Questo perchè ho sempre vissuto la mia omosessualità come qualcosa di sondato, di esistente, alla cui consapevolezza sono arrivato alle prime "esplosioni di ormoni" e al primo approccio alla sessualità, quando ho capito che potevo pensare all'amore non solo immaginandomi al fianco di una persona dell'altro stesso, come le convezioni sociali e l'abitudine mi avevano insegnato. Per me, dunque, l'omosessualità non è stata una scoperta, uno sconvolgimento e perciò l'ho sempre "vissuta" nel modo più naturale possibile. Ecco perchè per lungo tempo ho pensato che non dovesse essere una scoperta nemmeno per le persone che mi circondavano, le quali se mi conoscevano davvero potevano capirlo da sé, naturalmente, come si capisce che sono una persona timida, affettuosa, o che ne so, che i miei capelli sono di un determinato colore.

In che instabile illusione ho vissuto e ho creduto per lungo tempo! Quando ho iniziato per davvero a confrontarmi con altre persone, quando ho intessuto rapporti di vera amicizia con alcune persone ho capito che la situazione era molto più prosaica e pragmatica di quella che mi ero prefigurato. Provavo ( e provo ancora ) un senso di noia, di fastidio, quando mi chiedono tutti : "E la ragazza? Bella questa qui, eh? Ma qual è il tuo tipo di donna ideale?". è in questi momenti che scatta la voglia di urlare a squarciagola: "Ca***, sono gay, ma non si vede?! Non ti accorgi che guardo solo i ragazzi e che se mi passa anche la ragazza più figa del pianeta non la filo di liscio?". E allora? Allora col tempo ho capito, e ora ne sono più che consapevole, che essere gay è un dato di fatto per me, ma non per gli altri, che per vivere liberamente e senza veli devo fare io dei passi avanti, devo io aprirmi agli altri. A volte penso che potrei vivere nell'ombra per sempre, o perlomeno ancora per lungo tempo, ma mi rendo conto di quanto sia difficile reprimere tutto dentro, stare sempre attento a ponderare le parole quando si parla di certi argomenti; quanto sia difficile anche nelle piccole cose: nell'affermare che un ragazzo è bello, ha fascino, che vorrei starci insieme. Ma la cosa più difficile e più brutta consiste nella difficoltà ad avvicinarmi a ragazzi gay, che non mi guardano neanche lontanamente da quel punto di vista: sarebbe una notizia shock sapere che io sono gay, non si nota nemmeno lontanamente a differenza della gran parte (e questo, a discapito di quello che si può pensare, va a mio svantaggio, ne sono sicuro).

E allora perché non lo faccio? Perchè non lo dico? è difficile, sì, e lo è ancora di più perché si tratta di una cosa che per me è data per scontato, direi di un'inevitabile condizione esistenziale. A sfavorirmi è sicuramente l'ambiente (che qui non si rivela il più adatto con la sua mentalità bigotta e provinciale) però anche questa è una mezza scusa perchè a scuola mia c'è una certa libertà a riguardo, ci sono moltissimi omosessuali e hanno una vita normalissima, sono accettati e amati da molti.

Per ora solo due mie care amiche sanno della mia omosessualità, e a entrambe l'ho detto in momenti in cui stavo male per motivi vari, sentivo un macigno di cui liberarmi e loro mi hanno compreso e accettato, anzi non ha rappresentato altro che un rafforzamento della nostra amicizia. Seppure una di loro, la mia migliore amica, con cui ho rapporto stupendo ma a volte anche altalenante, non sembra aver accettato appieno e a volte mi sento "deluso" da lei. Nel senso che quando siamo in pubblico e si parla di amore&co. spesso parla di ragazze a cui associarmi, quando potrebbe benissimo sorvolare l'argomento, e un paio di volte quando le ho detto: "ricordati che..." mi ha risposto: "beh, le cose possono sempre cambiare ;)!". Ehm, no, le cose non possono cambiare, tesoro.

 

Okay, ho scritto fin troppo, non so nemmeno se leggerete o risponderete, ma scusate lo sfogo, ci voleva :)

credo che non sia obbligatorio fare coming out, nel senso che dipende anche dalla persone cui ti riferisci...con i miei familiari non l'ho mai fatto peché so che la pensano all'antica, ma con gli amici l'ho sempre fatto apertamente, anche se non da subito e questo mi ha aiutato a sentirmi più libero di esprimermi...in fondo non è necessario dire soltanto a qualcuno che bel ragazzo quello lì come ci vorrei stare insieme per essere felici...la cosa più importnate è vivere i propri sentimenti senza vergogna...

Sì, immagino :) ma capisco che qualcuno pensi ciò, "che c'è qualcosa da cambiare". Se solo vivessero la cosa in prima persona, capirebbero e cambierebbero opinione, smettendo di fare affermazioni su argomenti e condizioni che conoscono poco o nulla.

 

vuole esprimersi, come tutti, non meno degli etero.

Esatto, è forse quello che ora sento di più: esprimermi, affermarmi e voler trovare il coraggio per farlo, abbandonare una volta per tutte i miei timori e le mie titubanze. Sono anche consapevole che, come ogni cambiamento e miglioramento, necessito di tempo e sono convinto che un giorno ce la farò.

 

Grazie a tutti per l'incoraggiamento :)

 

Esatto, è forse quello che ora sento di più: esprimermi, affermarmi e voler trovare il coraggio per farlo, abbandonare una volta per tutte i miei timori e le mie titubanze. Sono anche consapevole che, come ogni cambiamento e miglioramento, necessito di tempo e sono convinto che un giorno ce la farò.

 

Grazie a tutti per l'incoraggiamento :)

 

E' bello che tu voglia affermare te stesso perché ci sono persone che non vogliono farlo per una serie di motivi, primo tra tutti la paura! Ma vedrai che secondo me appena inizierai l'università e cambierai città riuscirai tranquillamente ad essere te stesso in tutto e per tutto!! Dai tempo al tempo :D

davvero un bella storia :)): la cosa più importante è che tu sia assolutamente consapevole di chi sei e che tu lo dia per scontato...poi il resto verrà col tempo. Non c'è un momento preciso in cui devi per forza fare CO; ognuno ha il suo trascorso e tu probabilmente devi ancora arrivare a quel momento. Sei ancora alle superiori quindi per quel che mi riguarda sei già avantissimo considerando che io ho cominciato a fare CO a 22 anni!! Vedrai che capirai da solo quando sarà il momento opportuno; ad un certo punto non reggerà manco più una sola scusa e allora ti lascerai andare. In bocca al lupo per tutto!:)

Bè, io ho iniziato a 23, se è per questo (anzi, più verso i 24). Nessuna fretta, ma non prendertela se non ci arrivano da soli; magari ci sono arrivati (per me, ad esempio, è stata così con quasi tutti i miei parenti più stretti e alcuni amici di infanzia), ma non te lo dicono per non offenderti! Anche le battutine o i continui riferimenti alle ragazze possono essere un modo (antipatico) di punzecchiarti e cercare di sondar il terreno!

Sì, mia sorella mi punzecchia spesso con frasi del genere e penso che forse l'abbia capito un po'. Ma di certo nè lei è tanto ardita da dirmelo direttamente, nè sono di certo io pronto per dirglierlo.

Comunque, dalle vostre testimonianze mi accorgo di non essere così in ritardo come pensavo. Aspetterò con più tranquillità il momento giusto :)

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