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Andare a vivere in un piccolo paese


Fabius81

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Da qualche tempo, per ragioni di lavoro, sto frequentando sempre di più i piccoli (e piccolissimi) centri della mia regione, più ci vado e più trovo un ambiente molto diverso e più alla mano rispetto alla città, al di la della scomodità per alcune cose, che con un auto si risolve, dall'aria più pulita, all'avere meno traffico, alla gente che quando entri in un bar o in un negozio è gentile, trovo che si viva molto meglio rispetto ad una città medio-grande.

Il mio desiderio sarebbe quello di trasferirmi in uno di questi centri, appena riesco economicamente, con massimo 1500-2000 abitanti, qualcuno di voi vive in questi piccoli paesi? Come ci si vive rispetto alla città? Dietro alla facciata di gentilezza c'è la mentalità ancora bigotta e arretrata, che ci emarginerebbe da tutti?

In generale condividete una scelta di questo tipo (di norma molti fanno l'opposto).

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Guarda, io sto in un paese di 5000abitanti, ma sto leggermente fuori, quindi forse sono fuori range, però posso assicurarti che ci sono pregi e difetti come in tutto!

E' bello perchè ho la campagna intorno, l'orto, gli alberi, vari animaletti (da molti tipi di uccelli, a pavoni, asini, mucche... non io, i viciniXD), i vicini con cui si pratica il baratto o prestiti di varia natura, i capitelli dove si fa il rosario tutte le sere (è maggio e non posso muovermi a una certa ora senza gli strali delle nonnine!), un aria abbastanza pura, e potrei andare avanti ancora...

Ma... le persone sono sì amichevoli, ma tutti sputtanano tutti (è divertente in un certo sensoXD) sorridendosi fuori e Dentro (soprattutto)la Chiesa , non ci sono servizi per me fondamentali tipo una libreria, e, soprattutto la mentalità è chiusa ( anche se poi ne capitano di tutti i colori e alla fine c'è sempre un nuovo scandalo che fa dimenticare il precedenteXD).

In conclusione: l'erba del vicino sempre più verde!

PS paradossalmente mi piace stare dove stoXD vivere in appartamento mi darebbe ansia temo!

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Io ci vivo, o meglio mi sto trasferendo dalla città in paese ed è incredibile come, da semplice "numero" che sei quando vivi in città, diventi una persona all'interno di una comunità. La qualità di vita è differente: a mio parere è nettamente migliore, ma capisco di non avere 18anni e di non necessitare per forza le "luci della città".

 

Tornare a casa dal lavoro e mettermi a togliere le erbacce, circondato solo da campi e minilepri, è tutta un'altra cosa dall'infilarmi in un appartamento in mezzo all'asfalto. Ho ovviamente la fortuna di aver potuto fare questo salto di vita, per di più vivo fuori paese e non mi tocca un'eventuale mentalità bigotta (sempre che ci sia).

 

Insomma, la fiera del paese, il borgo antico medievale, l'odore di stufa in inverno, la caffetteria che ti stupisce con meravigliose cioccolate e brioches a prezzi che ridicoli è dir poco, la vecchia drogheria col parquet in legno e le pareti intrise di odore di caffè, caramelle e detersivi... e soprattutto casa mia, senza condomini, senza vicini... il silenzio... Fabius, se lo vuoi veramente, fallo e basta, ne gioverà la tua salute psicofisica!

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Beh credo che la nozione di piccolo centro sia relativa, per me anche Milano

è una bella cittadina e quando son stato recentemente a Firenze mi ha stupito

quanto fosse silenziosa e poco trafficata.

 

Personalmente provengo da una zona residenziale quindi verde e tranquillità non

mi mancano ed il bello di Roma è proprio questo, ci sono delle veri e e proprie oasi

nel bel mezzo della città.

 

Certo il paese ha tutto un'altro fascino ma so per esperienza che la vita per i gay lì

non è proprio il massimo, anzi è la morte civile. Ora come ora preferisco la grande città.

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Sì, la vita di paese per un gay può essere la morte civile, effettivamente sì. Io vivo in un paese vicino Roma nel quale però c'è continua confluenza di romani: vengono ad abitarci o a passarci il weekend, quindi diciamo che non è un paese chiusissimo. Oltretutto ormai conta quasi 20.000 abitanti, quindi...resta il fatto che per chi ha molti interessi e chi vuole vedere/vivere/fare altro vivere in paese può essere limitante.

Parlando per me, a volte mi piacerebbe venire a vivere nella grande città e magari lo farò pure, ma tutte le volte che vengo a Roma, quando ritorno, mi sento distrutto: il ritmo, l'ambiente, i rumori, il caldo, la frenesia che c'è nella metropoli sono completamente diversi da quelli di un paese e fra i due contesti c'è una cesura nettissima, questione proprio di abituarsi a ritmi diversi...quando sono in città mi capita proprio di rimpiangere la calma, il verde, la frescura, i prati, la vita a misura d'uomo, la quantità di parcheggi :D...io vivo da sempre in paese e proprio NON sono abituato ai ritmi della città, ed è qualcosa che accomuna anche altri miei concittadini. Per chi vive nelle metropoli sembrerà una scemenza, ma diventa proprio una questione "biologica". L'ideale è collocarsi in paesi ben collegati, di media grandezza, vicini ma lontani dalle città. Una via di mezzo, insomma. Poi ci sono persone che proprio non potrebbero mai abituarsi al clima e al contesto paesano per una serie di cose...non mi sento per niente di dargli torto perchè i contro della vita di paese ci sono eccome...

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Leonardo86

Un piccolo paese immerso nella campagna va bene per chi ha raggiunto la vecchiaia e non per persone giovani o omosessuali secondo me

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Io abito in un paese di 2500 persone, ed è il più grande dei dintorni!

Zona turistica, quindi non un paese di "contadinotti".

A livello pratico è vero, ti devi spostare per molte cose che in città ti sembrano normali. Un centro commerciale degno di questo nome non ce l'ha nemmeno Trento, bisogna andare a Brescia. Un ristorante etnico (cinese, mica greco) lo trovi a un ora di macchina. Lasciamo perdere bar, locali o discoteche friendly...

Sulla mentalità verso i gay non so, non essendo out con nessuno se non con pochi amici. Certo la gente non si fa problemi a far commenti poco carini, ma come sempre si tratta di quello che passa la tv, e dargli tutti i torti...

Credo, come dice anche @@GreenLamb che un gay dichiarato sarebbe la notizia del giorno, prima di essere superato da una storia di corna o un incidente col trattore :) se ci si conosce (come ci si conosce nei paesini) non credo che i rapporti, magari dopo un inizio titubante, cambino molto. Se eri un bravo ragazzo con la testa a posto lo sei ancora, se eri uno stronzo lo sei ancora (ecco, avrebbero un epiteto in più da dirti, questo sì).

Poi ti dico un ultima cosa: nascere nel paesino è una cosa, trasferirsi la vedo molto diversa...

 

@@Altair e @@privateuniverse : morte civile nel senso che vieni emarginato, ostracizzato, bruciato sul rogo? Si muore prima di noia. :)

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scorza, morte civile nel senso che non hai molte opportunità di confrontarti col mondo gay, nè di conoscere molte persone, non cresci, non evolvi in quel senso...la noia trovo sia una cosa più interiore e personale, a mio parere, se si è curiosi e si coltivano molte passioni non se ne viene sovrastati, si può essere annoiati anche in una grande città (anche se è più difficile, certamente XD)

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Sì, la noia non era riferita in generale, ma al vivere una vita "gaia". Il problema davvero non è la gente che ti guarda male, è che non puoi fare niente di "sociale" (è non parlo solo di locali, ecc. ma proprio di trovare un ambiente favorevole per scoprirti, "accettarti", esprimerti).

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Poi ti dico un ultima cosa: nascere nel paesino è una cosa, trasferirsi la vedo molto diversa...

 

 

ecco questa è una cosa cui talvolta ho pensato: secondo me, se non sei nato in un piccolo paese, trasferircisi è l'anticamera dell'emarginazione

sarebbe come essere adottato in una famiglia a trenta o quarant'anni, mi pare impossibile

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privateuniverse

Sulla mentalità verso i gay non so, non essendo out con nessuno se non con pochi amici.

 

Detto questo, detto tutto.

 

Certo la gente non si fa problemi a far commenti poco carini, ma come sempre si tratta di quello che passa la tv, e dargli tutti i torti...

Credo, come dice anche @@GreenLamb che un gay dichiarato sarebbe la notizia del giorno, prima di essere superato da una storia di corna o un incidente col trattore :) se ci si conosce (come ci si conosce nei paesini) non credo che i rapporti, magari dopo un inizio titubante, cambino molto. Se eri un bravo ragazzo con la testa a posto lo sei ancora, se eri uno stronzo lo sei ancora (ecco, avrebbero un epiteto in più da dirti, questo sì).

Poi ti dico un ultima cosa: nascere nel paesino è una cosa, trasferirsi la vedo molto diversa...

 

@@Altair e @@privateuniverse : morte civile nel senso che vieni emarginato, ostracizzato, bruciato sul rogo? Si muore prima di noia. :)

 

In tutti i paesi c'è il frocio, o la lesbica, del villaggio.

Quasi sempre fa folklore.

Poi dipende, è vero quel che dici (e oggi non è più come trent'anni fa): molto dipende da chi sei tu, e non è che ti mandano sul rogo, almeno nel centronord.

Nella mia regione un paese di montagna di mille abitanti al confine dell'Umbria per molti anni ha avuto anche un sindaco gay; e un sindaco gay dichiarato, non uno di quelli che "si sa (nell'ambiente o fuori) ma non si dice", con tanto di intervista al compagno (di sedici anni più giovane).

Però, se vuoi incontrare qualcuno che fai, lo porti a bere un caffè al bar del paese? Oppure te lo porti a casa, con i vicini che il giorno dopo ti chiedono chi era quel tipo che è venuto a dormire a casa tua?

E quanti gay puoi conoscere?

Non è neanche tanto una questione di essere discriminati: i paesini sono fatti per le coppie con bambini, non sono adatti neanche ai single, credetemi. Una coppia ha anche altri strumenti di integrazione: i figli che vanno a scuola, per esempio. Ma se sei un single che neanche ci lavora finisci per fare la vita dell'isolato. E poi la gente è amichevole solo apparentemente: la principale occupazione delle persone, in un paese, è sparlare degli altri. I rapporti sono forzati, i rancori e le invidie sordi e duri a morire.

 

 

PS A meno che non ne colonizziamo uno, di paese o di cittadina; un po' come hanno fatto in certi posti negli Stati Uniti.

Sarebbe fantastico, no? Verrebbero meno tutti i problemi di locali e di socializzazione forzata, sarebbe tutto più semplice. :D

Edited by privateuniverse
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Per un gay vivere in un paese è la morte civile. :(

 

In una frase hai descritto esattamente la situazione.

Si possono vedere tanti pregi ma da quello non se ne esce.

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privateuniverse

Non so conrad, io conosco entrambe le realtà.

 

La soluzione migliore? Una città media, tra i ventimila e i duecentomila abitanti direi. Ha i pregi delle grandi (cinema, teatri, sport, collegamenti, posti per uscire, anonimato) e quelli delle piccole (fruibilità, qualità della vita), senza avere i difetti di nessuna delle due (la congestione e l'ingestibilità delle grandi, la ristrettezza delle piccole).

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Allora... io potrei quasi andare controcorrente.

Abito, da sempre, in provincia. Anche da quando sono andato a vivere da solo mi sono solo trasferito in un altro comune ma sempre di 3000-4000 persone.

Sono a pochi km da un paese decisamente più grande che conta 36mila abitanti e di fatto non manca nulla, dai centri commerciali alle palestre, piscine, ecc ecc.

Da alcuni anni, soprattutto da quando la mia vita ha svoltato verso la gayezza, ho spostato la mia vita privata a Torino, che considero la mia città d'adozione.

Già ci orbitavo per lavoro, ma ora lì ho gli amici con cui esco regolarmente, le mie serate si svolgono al 95% a Torino, ecc ecc ecc.

Il mio ex mi prendeva sempre in giro dicendo che abitavo in "culonia" e un po' mi spiaceva, ma a conti fatti quando sono sereno mi rendo conto che questo è il mio ambiente...

Torino ha tutto, è vero, ma non sono ancora pronto per non vedere più le montagne ad un passo fuori dalla finestra, per avere il silenzio totale di notte, il fresco di notte d'estate...

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Detto questo, detto tutto.

Be'. mi sono svegliato a 34 anni e da pochi mesi. Quelli a cui dovevo dirlo l'ho detto. E ho detto che quando avrò la fortuna di poter presentare qualcuno come "compagno" non mi farò problemi a farlo. Per ora sono solo io, e quindi la cosa è privata. Lo stesso avei fatto se fossi nato a Milano (tranne, forse, avere più amici a cui dirlo).

 

D'accordo sul discorso che "non è un paese per gay (o per single)" a livello di socializzazione.Ma qualcosa si può fare anche in paese (dalla filodrammatica al coro, al corso sportivo ai vigili del fuoco (se ce ne fossero di bombabili :-) ) )

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Torino ha tutto, è vero, ma non sono ancora pronto per non vedere più le montagne ad un passo fuori dalla finestra, per avere il silenzio totale di notte, il fresco di notte d'estate...

 

Hai centrato il punto! Io non c'ho le montagne, solo un lago XD, ma per me è la stessa cosa...prima o poi penso che dovrò fare il grande passo, però.

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privateuniverse

Il mio desiderio sarebbe quello di trasferirmi in uno di questi centri, appena riesco economicamente, con massimo 1500-2000 abitanti, qualcuno di voi vive in questi piccoli paesi? Come ci si vive rispetto alla città? Dietro alla facciata di gentilezza c'è la mentalità ancora bigotta e arretrata, che ci emarginerebbe da tutti?

In generale condividete una scelta di questo tipo (di norma molti fanno l'opposto).

 

Fabius81, quel che conta è che la condivida tu, che sia quel che vuoi tu.

 

In generale non farti ingannare dall'apparente gentilezza della gente dei paesi: viverci è un'altra cosa. Ma viverci da adulti è diverso, e molto meglio, che crescerci da gay e, in generale, crescerci da irregolari. In tedesco c'è un modo di dire: Stadtluft macht frei, l'aria della città libera. Libera in tutti i sensi: libera i non conformi, non soltanto i gay.

 

Ma se questo è ciò che desideri, se desideri una vita tranquilla (per certi aspetti; ansiogena per altri), prova. Leggo dal tuo profilo che abiti in Liguria: Genova non può mai essere troppo lontana, e poi c'è il resto del nord.

 

Lo stesso avei fatto se fossi nato a Milano (tranne, forse, avere più amici a cui dirlo).

 

No guarda, a questo non ci credo proprio. ;)

Ma, a proposito di Сasper o di Fred, la vostra situazione è molto diversa: voi vivete in un piccolo paese, ma vicino a una grande città. La gran parte del nord, della Toscana e del Lazio è a poche decine di chilometri al massimo da una grande città. Voi potete sempre dire, come fa Casper, abito in paese ma per uscire vado a Torino/Milano/Genova/Bologna/Firenze/Roma/Padova (e anche Fabius81 probabilmente potrebbe farlo; anche se con il tempo non diventa poi tanto facile rimettersi in macchina la sera per uscire dopo una giornata di sbattimenti vari, e magari fossero quelli sessuali).

 

Vivere in un piccolo paese di regioni di vera provincia come l'Umbria, le Marche, l'Abruzzo, il Molise, la Basilicata, la Calabria o la Sardegna è ben diverso.

 

http://www.youtube.com/watch?v=yTqihXBhchE

Edited by privateuniverse
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Sembra sia passato il concetto che il paese debba per forza essere lontano anni luce da una città e dai suoi servizi: sicuramente alcuni casi sono realmente così ma dipende da dove si vive.

 

Condivido perfettamente ciò che ha appena scritto Casper, d'altronde il mio paese dista 20 minuti d'auto da Torino e casomai volessi andare a cena fuori, prendo e parto. Non si tratta di rinunciare alle comodità quanto di acquisirne altre: il bello è anche andare in città ma con la sicurezza di tornarsene a dormire col suono dei grilli ed il freddo notturno anche d'estate.

 

Poi è ovvio che l'Italia sia talmente lunga da presentare diverse tipologie di paesi, alcune delle quali non potrei neppure reggere io. Ed è anche ovvio che non tutti abbiamo la stessa età: magari avessi 20 anni anche io cercherei il movimento e le uscite ad ogni costo; quando però esci da anni ed anni, dopo un po' vuoi anche altro.

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Vivere in un piccolo paese di regioni di vera provincia come l'Umbria, le Marche, l'Abruzzo, il Molise, la Basilicata, la Calabria o la Sardegna

...il Trentino...

 

scorza, il 14 maggio 2012 - 22:39 , ha scritto:

Lo stesso avei fatto se fossi nato a Milano (tranne, forse, avere più amici a cui dirlo).

 

No guarda, a questo non ci credo proprio.

 

parliamone. non credo che il posto dove si nasce influisca così tanto (ovviamente non si potrà mai avere controprova). E non do nemmeno tutta questa importanza alla famiglia (anche se ha la sua importanza). Prima di tutto è una questione di carattere. O a Milano gli introversi o i timidi non esistono?

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privateuniverse

Il Trentino è ai margini del nord, per questo non l'ho citato; e poi è turistico, la gente è abituata a vedersi passare davanti forestieri.

 

Certo che a Milano i timidi e gli introversi esistono: te lo dice uno che per alcuni anni ha lavorato in una grande città e non ha fatto niente (il poco che ho fatto l'ho combinato in provincia, pensa te). C'è gente che si trasferisce in una grande città, magari all'estero, e si ritrova sola e povera perché la vita in città costa. Ognuno ha il suo percorso personale.

 

Ma in una grande città la gente è più varia, e i condizionamenti sono minori. E' più facile incappare nel gay dichiarato compagno di scuola, o amico di amici, o collega di lavoro. In provincia le cose non stanno così, e anche questo pesa in un modo che persino tu che, a differenza di me, hai capito tardi cosa volevi, secondo me non puoi neanche immaginare (così come io sono convinto che, se fossi cresciuto in una città, e non in un piccolo centro di provincia, la mia vita sarebbe stata molto diversa e meno problematica).

 

La pressione all'omologazione e al conformismo che si esercita nei paesi è enormemente minore rispetto alla città, persino a una città, che so, di trentamila abitanti. E, per un gay (ma non solo: si può essere eccentrici anche sotto altri aspetti, per esempio per gli interessi intellettuali), questo è un elemento importante, pesante.

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Mi sembra che ci siano delle visioni troppo estreme... condivido che il paese è più per adulti e anziani proprio perchè i problemi di socializzazione per le persone "diverse" sono piuttosto marcati (ma anche risolvibili tutto sommato come diceva @@scorza ), ma arrivare a dire la morte civile è esagerato. Io che ci sono nato sono felicissimo della mia infanzia tra giochi all'aperto, biciclettate, passeggiate in campagna (da noi si dice andar par scavazza in tel campXD), della solidarietà con i vicini, della gente che ti saluta sempre e ti chiede "Ma ti di chi situ?" cioè di che famiglia sei e poi si perdono a dirti che conoscevano parenti remoti quando erano piccoli e cose del genere. Credo che mio figlio lo vorrei educare in un posto così, ma ricordandogli sempre che c'è molto altro fuori dalle quattro mura del paese (da noi si dice che quelli dei minuscoli paesini a fianco sono oltre la doganaXDXD), e che bisognerà uscirne per vivere nuove esperienze, come hanno fatto con me i miei.

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della gente che ti saluta sempre e ti chiede "Ma ti di chi situ?"

 

Davvero si dice anche in Veneto?! Ma allora anche voi siete italiani! :D

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Ho vissuto più di un anno a Bassano del Grappa

e ogni giorno speravo che la Morte venisse a prendermi.

Torantpo da mammà (anche se per poco) sono andato in psicoterapia

e la psicoterapoeuta mi ha chiesto: "Ma perché non ti sei suicidato? Io l'avrei fatto!"

Era una brava ragazza: una seduta in più e le avrei offerto da bere.

 

Io ti consiglio di farlo. Trasferisciti. Io non avrei accettato diversi consigli:

tanto imparerai da solo che genere di scambio hai fatto.

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Se è ciò che desideri Fabius cambia, potresti rimanere sconvolto di come sia bella la vita di campagna. Io mi ci sono trasferito col mio compagno e mi sono trovato benissimo.

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Io ti consiglio di farlo. Trasferisciti. Io non avrei accettato diversi consigli:

tanto imparerai da solo che genere di scambio hai fatto.

 

Aho, Almadel, tante prodezze di fronte ai maghrebini plaudenti, totale libertà nell'esprimerti e poi ti fai fermare così da due vegliarde di paese che ti disapprovano brandendo un ferro da calza? Non dovrebbe essere una sfida andare contro la sonnolenta staticità di un paese, anzichè evitarla a priori?

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Non ho nulla contro le vecchine del paese,

neanche nessun problema di omofobia.

Semplicemente mi sono trovato da un giorno all'altro

isolato e senza amici e senza voglia di farmene.

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ciao Fabius, io vivo in un paese di poco più 2000 abitanti e posso dirti che almeno da me la mentalità è molto ottusa sia riguardo l'omosessualità sia altre situazioni. purtroppo qst paeseini, per quanto possano garantire una tranquillità abitativa, sono "scomodi" per il modo di pensare e vedere le cose senza conoscerne le situazioni. forse il problema sarà il mio paese visto che è situato in prov di caserta, una zona non ancora affacciata al nuovo mondo, per così dire. ho vissuto per qualche tempo a roma ed in altre città e ti posso garantire che nei grossi centri, oltre ad avere un'apertura mentale nei nostri confronti, non guardano al fattore sessuale, ci considerano persone e basta. quindi il mio consiglio è quello di scegliere una città che abbia una grossa densità di abitanti o rientri nella media di quai centri con 10.000 persone, in modo che sarai visto come un ragazzo e non in altre sfere della vita privata.

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allora io sono abruzzese, vivo in un paese di 6000 abitanti ma ho abitato anche 4 anni a l'aquila, 3 anni a perugia e un anno a genova. posso dire che in alcune realtà come l'aquila e perugia ho vissuto quell'ambiente paesano per cui non ho sentito molto la mancanza del paese ma a genova ho trovato un ambiente completamente diverso.

 

sono tornata a vivere nel mio paese da un anno e sinceramente solo dopo tante sofferenze lo riesco ad apprezzare così tanto. Nei paesi non ci si sente mai soli... ma comunque dipende da quello che uno sta cercando. a me per ora va bene così e se trovassi una stabilità economica non me ne riandrei per niente al mondo.

Edited by Divine
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