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La polizia italiana apre agli omosessuali e si mostra attenta alle tematiche GLBT


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A parlare è il prefetto e vice capo della Polizia Francesco Cirillo.

Per fortuna anche in questo paese c'è qualche rigurgito di buon senso, civiltà e modernità di pensiero e vedute.

Ce ne fossero altre di persone così, davvero lodevole.

Altro che i vari Giovanardi, Buttiglione e altri catto politici di vecchia scuola.

 

Poliziotti e gay, perché no?

 

di Tommaso Cerno

Sì agli omosessuali in divisa. E corsi anti-discriminazione per educare gli agenti. Il prefetto Francesco Cirillo lancia una rivoluzione nelle questure. Ed era ora

 

Stavamo in questura per denunciare un'aggressione, ci avevano presi a schiaffi in mezzo alla strada, ma i poliziotti facevano i sorrisetti e si davano le spintarelle. Allusioni, frasi ambigue. Come gli sbirri dei film". Gliel'hanno spiattellato in faccia così, senza giri di parole, i militanti di GayLib, un'associazione di omosessuali di centrodestra che ha sede a Trento.

 

Era il luglio 2010 e, dall'altra parte del tavolone di legno, in un salone di rappresentanza del Viminale, erano seduti il capo della Polizia Antonio Manganelli e il suo vice Francesco Cirillo. Gli sbirri con il grado più alto là dentro. E dev'essergli tornato in mente proprio la scena di qualche film col Munnezza, quelli con le battutacce sui froci e la "Madama" a sirene spiegate: "Ma oggi i tempi sono altri e così Manganelli ed io ci siamo chiesti cosa potessimo fare per queste persone: se dire due parole di circostanza sul rispetto dei gay, come a volte si fa, e tanti saluti. Oppure prendere in mano la situazione e fare qualcosa di concreto. Per gli omosessuali, certo, ma anche per portare le forze di polizia nel terzo millennio", racconta a "l'Espresso" il prefetto Cirillo: "E' così che è nato l'Oscad". Una sigla in più nel Dipartimento di Pubblica sicurezza, che non è rimasta stampata su una porta. Significa "Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori", ne fanno parte anche i carabinieri ed è guidato dal vice direttore generale della Pubblica sicurezza, che dirige un comparto interforze: dall'anticrimine alla polizia postale, al servizio centrale operativo fino alla polizia di frontiera. Una task force, che l'Europa già pensa di copiarci.

 

Sembra di stare a New York quando si parla con poliziotti e carabinieri dell'Oscad. Non dicono gay, ma Lgbt, proprio l'acronimo che utilizza la comunità lesbica, gay, bisex e trans. In un anno e mezzo hanno avviato una vera e propria rivoluzione negli uffici delle forze di polizia. "Abbiamo due obiettivi, uno interno e uno esterno. Quello interno è cancellare l'immagine della polizia manganello e machismo, l'altro è prevenire e combattere ogni traccia di discriminazione, omofobica e non tra le nostre donne e i nostri uomini", spiega Cirillo: "Prima dell'Oscad di questi problemi si discuteva poco e forse ce ne siamo accorti in ritardo. Ma adesso le cose stanno cambiando rapidamente: qui non esiste il "don't ask, don't tell", non c'è discriminazione nella carriera, né nei rapporto interpersonali", assicura il vice di Manganelli. Essere gay nella polizia di oggi è una cosa normale, così come è normale che i poliziotti gay facciano parte dell'associazione Polis Aperta che riunisce gli omosessuali delle forze dell'ordine".

 

Potrebbe sembrare uno slogan, ma dati alla mano, negli uffici della Polizia di Stato e dei carabinieri da qualche mese le cose stanno cambiando. Sono partiti i corsi di formazione e sui banchi ci finiscono praticamente tutti, dai dirigenti in giù. "Si comincia dai capi, per arrivare fino ai più giovani perché l'esempio da noi conta molto", aggiunge il prefetto Cirillo. Tanto che i primi seminari sull'antidiscriminazione e l'omofobia si sono tenuti negli istituti dove la Polizia forma i futuri dirigenti: la scuola superiore di Polizia, la scuola interforze di perfezionamento e la scuola ufficiale dei carabinieri. E così oggi gli omosessuali, anche nella polizia e nei carabinieri, vivono meglio di una volta.

 

"Basta guardare i bambini nelle scuole, hanno uno spirito nuovo, che sta a significare che l'Italia di oggi è così. Hanno legami stretti anche fra etnie diverse, ci mandano un messaggio chiaro. E che siamo noi che dobbiamo imparare da loro".

 

Una rivoluzione interna, insomma, che serve poi allo scopo principale delle forze di polizia: combattere il crimine sulle strade. E, nel caso dell'Oscad, combattere e battere ogni forma di discriminazione. Morti e feriti. Botte e coltelli. Un fenomeno in aumento e difficile da circoscrivere. La matrice può essere diversa. Razzismo, politica, bullismo. Ma una costante rende le vittime ancora più vittime: "Spesso i gay hanno paura di denunciare un'aggressione omofoba, magari in famiglia o sul lavoro nessuno conosce il loro orientamento. Questo rende difficile dare la caccia ai criminali. E' qui che l'Oscad sta dando buoni risultati. Abbiamo una mail, un fax e una linea telefonica e siamo in contatto costante con chi svolge le indagini", spiega Cirillo: "Gay, lesbiche e trans devono sapere che a quel telefono risponderanno agenti preparati. E questo romperà il velo del silenzio".

 

Da quando l'Oscad è in funzione sono arrivate 239 segnalazioni, una ogni due giorni. In oltre cento casi è stato rilevato un reato. E si è potuto precedere. "Il primo bilancio parla di 40 arresti per crimini contro persone che hanno subito diverse forme di discriminazione sia omofobica, sia razzista o religiosa. Arresti che molto probabilmente non ci sarebbero stati", continua il prefetto. E la statistica indica che l'allarme cresce. Dopo la matrice razziale, infatti, c'è quella omofobica. E nel 2012 supera il 23 per cento dei casi. A volte l'Oscad smaschera pure i falsi. Come nel caso di Varese, qualche settimana fa. Un gruppo di gay ha denunciato un'aggressione in discoteca e gli esperti del Viminale sono entrati in azione: "Abbiamo scoperto che l'orientamento sessuale non c'entrava. Erano stati i gay a provocare". Succede anche questo.

 

http://espresso.repu...e-no/2183377//1

Edited by Akcent
freud_sucks

ma veramente esistono poliziotti/carabinieri gay??

 

potranno pure "aprire" le reclute ai gay ma la mentalità di un mondo come quello militare rimarrà sempre eterosessista e nessun arruolato, per quanto gay, dirà mai della propria omosessualità

Bellissima notizia!!! Mi pare una splendida iniziativa perchè parte dall'interno... anche se ci vorrà del tempo darà i suoi frutti e, già ora come ora, il messaggio è importante!

 

@@freud_sucks ma certo che esistono! perchè non dovrebbero esserci? Sii fiducioso! E' con piccoli passi che si arriva al grande cambiamento.

ma veramente esistono poliziotti/carabinieri gay??

 

 

Io ne conosco alcuni tra polizia, carabinieri e anche esercito italiano.......e come si direbbe sono assolutamente 'insospettabili', e forse questo li aiuta e li ha aiutati a convivere nella loro professione.

Ilromantico

La piccola parentesi sul smascherare anche i falsi se la potevano risparmiare!Suona un po' fuori luogo.

 

 

Io da ragazzino sapevo di alcuni poliziotti gay (parenti di amici o di conoscenti) ed erano anni più 'sperimentali' di questi, figuriamoci ora quanti ce ne saranno!:)

 

E' un ottima iniziativa e sono veramente contento di questa nuova apertura nella polizia italiana.

La piccola parentesi sul smascherare anche i falsi se la potevano risparmiare!Suona un po' fuori luogo.

 

Invece la trovo ottima, serve a far capire che bisogna tutelare sì le 'diversità' o minoranze o come le si voglia chiamare, che siano di matrice sessuale, etnica, religiosa o altro.

Allo stesso tempo però non deve diventare uno 'stumento' da difesa a ricatto o furbizia. Per cui se c'è qualcuno che ha 'giocato' pro domo sua con il fattore omosessualità per pararsi il posteriore, beh bene che vengano smascherati ..... serve per tutelare anche chi subisce realmente discriminazioni.

Edited by Akcent
  • 4 weeks later...

Purtroppo qualche troglodita continua a esserci come sempre, ecco come si esprime il fratello dell' "onorevole" Gasparri del PDL, che è un vice comandante dei carabinieri.

Tra l'altro cosa c'entri parlare di carabinieri gay con la pedopornografia, rimane un mistero.

A me queste frasi e allusioni manco velate sembrano di una gravità incredibile, specie perchè escono fuori da chi istruisce carabinieri e da chi è fratello pure di un noto senatore.

Che vergogna.

 

 

Il fratello di Gasparri: "Indegno essere gay e carabinieri"

 

Mercoledì 27 Giugno 2012

 

Clemente Gasparri, fratello del capogruppo Pdl al Senato, ha espresso disprezzo per i carabinieri gay durante una lezione sulla pedopornografia in qualità di vice comandante dell'Arma

 

È fratello di Gasparri, quello del Pdl, ma soprattuto è un generale e vicecomandante dei carabinieri, il Clemente Gasparri protagonista di una vicenda emersa dalle pagine de Il Fatto Quotidiano. Durante una lezione sulla pedopornografia che stava tenendo agli allievi della Scuola Carabinieri, ha dichiarato: "Ammettere di essere gay, magari facendolo su un social network, come un graduato della Guardia di Finanza, non è pertinente allo status di Carabiniere". Secondo Gasparri, infatti, "l'Arma è come un treno in corsa, i passeggeri sono vincolati, prima di scendere, alla responsabilità di lasciare pulito il posto occupato. Gli ufficiali del Ruolo Speciale che fanno il ricorso, i giovani ufficiali dell’applicativo che fanno istanze per avvicinarsi alla famiglia, gli omosessuali che ostentano la loro condizione, sono in sintesi tutti passeggeri sciagurati dell’antico treno, potenzialmente responsabili della sporcizia o del deragliamento".

 

Insomma, il generale vorrebbe anche in Italia una legge simile a quella da poco abolita negli Stati Uniti: il divieto di coming out per i militari. Un provvedimento utile secondo chi vede l'omosessualità indecorosa per un servitore dello Stato.

 

A ribellarsi è stata l'associazione radicale Certi Diritti che oltre a scrivere una lettera all'ufficio antidicriminazioni della presidenza del Consiglio, ha provveduto anche affinché i parlamentari radicali - primo firmatario Maurizio Turco - presentassero un'interrogazione urgente al ministro della Difesa. Nel testo si chiede "quali immediate azioni intenda intraprendere (il ministro, ndr) per accertare se detti fatti corrispondano al vero e, in tale caso, sanzionare l'autore del gravissimo gesto anche attraverso la sospensione precauzionale dal servizio del generale Clemente Gasparri che con il suo comportamento avrebbe leso innanzitutto la dignità e la reputazione dell'Arma dei carabinieri e della stragrande maggioranza di essi".

 

http://www.gay.it/ch...arabinieri.html

Edited by Akcent

Gli risponde un finanziere che fa parte tra l'altro di polisaperta, l'associazione che in Italia raggruppa gli agenti delle forze dell'ordine omosessuali.

 

 

"Caro Generale sono militare e gay. Lei indietro di decenni"

 

 

L'Appuntato Scelto della Guardia di Finanza Marcello Strati scrive al Generale Gasparri secondo il quale dichiarare di essere gay non si addice ad un Carabiniere. Polis Aperta: "L'Europa si indigna"

 

 

"Buongiorno Generale, non so se sono io il “graduato” della Guardia di Finanza a cui si riferisce nel suo discorso che ha “ammesso” (come se si trattasse di una colpa) di essere gay. Forse sì o forse no, chissà. In ogni caso, caro Generale, eccomi qua, Appuntato Scelto della Guardia di Finanza Strati Marcello in servizio nel Corpo da 26 anni, attualmente a Como, al Gruppo di Ponte Chiasso, fiero di appartenere alle Fiamme Gialle. Servo il mio Paese con onestà e senso del dovere. Ah, dimenticavo, sono omosessuale".

Inizia così la lettera aperta che Strati scrive al vice comandante generale dell'Arma dei Carabinieri e Generale di Corpo d'Armata Clemente Gasparri, fratello dell'ex ministro Maurizio, che qualche giorno fa aveva dichiarato che "ammettere di essere gay, magari facendolo su un social network, come un graduato della Guardia di Finanza, non è pertinente allo status di Carabiniere".

stratiF1.jpg"Ho “ammesso” questa vergogna (perché Lei, Generale, sembra considerarla tale) - continua Strati che è stato il primo finanziere ad aver raccontato la vita da gay in caserma - già da parecchio tempo. In caserma sanno di me da circa 12 anni e, Le sembrerà strano, ma pare che ai colleghi e soprattutto ai miei Superiori gerarchici non interessi proprio nulla del mio orientamento sessuale. E’ per questo che nell’anno del Signore 2012 mi ha fatto impressione leggere certe affermazioni da parte del Vice Comandante di una delle più importanti Istituzione della nostra Repubblica, l’Arma dei Carabinieri. Cosa vuol dire, che “ammettere di essere gay non è pertinente allo status di Carabiniere”? Io non vado in giro con un cartello appeso al collo con su scritto “omosessuale” nè quando mi presento dico “piacere, sono l’App. Sc. Strati e sono gay”.

"Le sue affermazioni - prosegue l'appuntato scelto - ci riportano indietro di decenni. Il suo “consiglio” a non palesare il proprio orientamento sessuale è un macigno che cade in testa a quei militari che magari dopo tanta fatica e sofferenza interiore avevano deciso di uscire alla luce del sole. Di essere e di vivere finalmente la loro vera natura senza dover più fingere di essere quello che non sono. Sperando di essere giudicati non per chi si portano a letto o per chi amano ma solo in quanto buoni militari".

Strati spiega poi di far orgogliosamente parte di Polis Aperta, l'associazione che raggruppa gli appartenenti alle Forze dell'Ordine e Forze Armate gay e invita il generale a incontrare l'associazione assicurandogli che "si troverà di fronte ad un Carabiniere come tutti gli altri, con gli stessi pregi e gli stessi difetti. Non impedisca ad un suo militare di amare".

stratiF3.jpg"Nessuno dovrebbe vergognarsi di quello che è - conclude Strati -. Io non sono fiero di essere gay, così come non sarei fiero di essere etero. Io sono fiero di essere quello che sono. Punto. Non so se la Sua posizione sia condivisa dal Comandante Generale dell’Arma ma spero vivamente di no".

Ed è proprio da Polis Aperta che sono giunte parole di forte critica alle posizioni di Gasparri giudicate "gravissime".

"Come rappresentanti delle forze di polizia - dice la presidente di Polis Aperta, Simonetta Moro - ci interroghiamo sulla coerenza di tali affermazioni con gli obbiettivi dell' Oscad (l'osservatorio contro gli atti discriminatori, al quale partecipano polizia e carabinieri, ndr) e ci chiediamo come una persona gay possa essere motivata a denunciare un crimine subito per il proprio orientamento sessuale presso una caserma dei Carabinieri, sapendo che una delle figure apicali dell'Arma stessa giudica tale condizione come sporca e vergognosa".

stratiF2.jpg"Ci auguriamo che l'Arma dei Carabinieri e il Ministero della Difesa prendano una posizione chiara al riguardo e censurino le parole espresse dal generale Gasparri - continua Moro -. Polis Aperta è in questi giorni a Dublino, dove una sua delegazione è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica Irlandese in occasione della VI Conferenza della European Gay Police Association (Egpa - rete europea di Polizia di cui Polis Aperta fa parte). Il Presidente dell'Egpa, Herman Renes, della Polizia Nazionale Olandese, informato dell'accaduto, ha condiviso il nostro disappunto esprimendo il suo appoggio incondizionato nel contrasto a questo tipo di affermazioni omofobiche ed auspicando una ferma presa di posizione da parte delle autorità italiane".

 

 

http://www.gay.it/channel/attualita/33901/Caro-Generale-sono-militare-e-gay-Lei-indietro-di-decenni.html

Tale Gasparri ne ha avute anche per i carabinieri suicidi, insomma si erge sul piedistallo e critica tutto e tutti.

 

 

 

Suicidi tra i carabinieri. I parenti denunciano il vicecomandante generale dell’Arma Gasparri

 

 

Roma, 4 lug – I familiari del capitano dei carabinieri Giuseppe Panariello, suicidatosi a Brescia lo scorso 5 giugno, hanno presentato una denuncia penale contro il vicecomandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale Clemente Gasparri. La denuncia prende spunto dai fatti narrati il 23 giugno 2012 in un articolo del “Fatto Quotidiano” titolato “L’altro Gasparri: Gay sì, ma è vietato dirlo”. Lo riferisce GrNet.it, il sito web di informazione su Sicurezza, Difesa e Giustizia.

Secondo quanto riportato dal quotidiano, durante un intervento pubblico presso la scuola ufficiali dei Carabinieri, il generale Gasparri avrebbe rivolto parole ingiuriose nei confronti dei militari morti suicidi, arrivando ad affermare che «chi si è dato alla morte lo ha fatto senza motivo, senza dare o lasciare spiegazioni. Come si può affidare a queste persone psicolabili la sicurezza delle nostre comunità nazionali?». Secondo i denuncianti, il riferimento alla vicenda del Capitano PANARELLO sarebbe palese, attesa la vicinanza temporale (due settimane), il ruolo di comandante ricoperto dal militare suicida e la vasta eco suscitata dalla sua vicenda. L’ufficiale, infatti, aveva invano lamentato il senso di impotenza e di frustrazione determinato dal fatto di non essere, da mesi, più destinato ad alcuna mansione e costretto all’inattività nonostante la propria vivida carriera, anche operativa.

Pertanto i congiunti hanno chiesto alla Procura ordinaria della Repubblica ed a quella militare di Roma di perseguire il vicecomandante generale per diffamazione.

I denuncianti sono assistiti dagli avvocati Giorgio Carta e Francesco Desideri. Riferisce l’avvocato Carta, ex ufficiale dell’Arma, che «le affermazioni del generale Gasparri hanno sconcertato il mondo militare e sono state aspramente criticate da moltissimi carabinieri, tanto da suscitare la reazione delle associazioni di categoria e finanche del COCER che pure, da troppo tempo, non dava segni di vita in difesa dei propri rappresentati. Il Capitano Panariello ha altri due fratelli nell’Arma e, sebbene abbia suggerito loro di non esporsi personalmente in questa denuncia, sono testimone della loro grande amarezza per le affermazioni fatte dalla seconda carica della Benemerita». «Con la denuncia presentata – aggiunge l’avvocato Desideri – si chiede altresì di fare chiarezza sui fenomeni di richieste anomale che lo stesso generale ha menzionato, allorché, durante la prolusione incriminata, aveva fatto riferimento a non meglio precisate richieste di raccomandazione per i concorsi da ufficiale dell’Arma. Si chiede in sostanza alle Procura interessate di verificare, quantomeno, se tali accadimenti siano stati fatti oggetto di doverosa ed adeguata denuncia alle competenti autorità».

 

http://news.liberoreporter.eu/?p=33499

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