korio Posted June 27, 2012 Share Posted June 27, 2012 In realtà, non c'è bisogno di avere sistemi ottimizzati per avere una macchina intelligente. Un uomo con deficit parziali o totali nell'acquisizione dei dati è comunque "autocosciente". Non è una questione dei modi o della precisione in cui sono inseriti i dati. Più che altro è nella proprietà di costruire delle relazioni tra i dati e tra ciò che è in memoria a costituire il primo tassello del rapporto fra "se stessi" e "ambiente". @Frattaglia, non demordere. A mio parere invece questa discussione va proprio verso la realizzazione di una spiritualità. Di fatto, quel che si è detto finora è che un sensore di movimento molto sofisticato. o una calcolatrice, può essere "cosciente" se la coscienza è una proprietà emergente dall'elaborazione delle informazioni. Ma una delle più importanti tesi contro la IA e il test di Turing è questo: supponiamo che io costruisca una macchina che riesca a tradurre convenientemente i simboli cinesi in frasi in italiano. Supponiamo che riesca a farlo in maniera accettabile secondo il test di Turing, ovvero, preso un traduttore cinese/italiano e presa la macchina, si danno ad entrambi le stesse frasi e si verifica la traduzione, se nessuno è in grado di distinguere in maniera statisticamente soddisfacente chi è la macchina e chi è l'uomo, allora la macchina ha superato il test di turing. Ma mentre per l'interprete si può dire che "parla cinese", lo si può dire anche della macchina? e la risposta è di fatto "no", perchè la macchina in questione non "parla", ovvero, non è in grado di costruire autonomamente un discorso. E qui è uguale: avere una capacità comparabile di elaborare un sub-insieme di dati, avere degli strumenti di autogestione dei dati, può permettere alla macchina di arrivare ad uno stato di elaborazione così raffinata da dire che sta "pensando". Ma ha coscienza? Possiamo ragionevolmente accettare che l'intelligenza sia un processo emergente la capacità di elaborare informazioni e ricordi, ma siamo proprio certi che la coscienza sia un processo emergente la capacità di intellegire? O, in altri termini, la percezione che noi abbiamo di noi stessi è solo comparativa con il mondo esterno, o c'è di più? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
conrad65 Posted June 27, 2012 Share Posted June 27, 2012 Una grossa limitazione deriva dagli strumenti di input e di processamento dell'input che abbiamo (o meglio non abbiamo). In realtà, non c'è bisogno di avere sistemi ottimizzati per avere una macchina intelligente. Un uomo con deficit parziali o totali nell'acquisizione dei dati è comunque "autocosciente". Non è una questione dei modi o della precisione in cui sono inseriti i dati. Più che altro è nella proprietà di costruire delle relazioni tra i dati e tra ciò che è in memoria a costituire il primo tassello del rapporto fra "se stessi" e "ambiente". il punto sollevato da squall86 secondo me invece è centrale: non è questione semplicemente di precisione del dato, è proprio questione di "ricchezza" del dato, senza la quale si perde l'informazione e quindi la semantica non si può in alcun modo ricostruire se un occhio sintetico non è in grado di rilevare i contorni, le ombre, i colori con tutte le sfumature, questo limita a tal punto l'interazione con la realtà che non si innesca più l' "anello intelligente" (ok non so come meglio dirlo), in sostanza non si innesca il fenomeno della mente Io credo di voler abbandonare questo discorso perchè se continuo con questo ragionamento rischio di diventare atea... probabile, del resto Dio è sicuramente ateo Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
korio Posted June 27, 2012 Share Posted June 27, 2012 @conrad65, forse hai ragione, tuttavia ciò significherebbe che un uomo cieco è meno cosciente di un uomo che ci vede, in quanto privo della totalità della ricchezza del principale dei sensi. Non c'è tuttavia rilevanza del fatto che una persona cieca sia meno autocosciente. Da un punto di vista computazionale, quello che rende il sistema "complesso" è cosa ci si fa con i dati, non quale livello di approssimazione si ha nell'acquisizione dello stesso. Faccio un esempio: sostituiamo l'ipotetico organo di percezione meccanico "insufficiente" con una banca dati molto ampia descrittiva dell'ambiente circostante con ricchezza di dettagli e in un formato computabile dalla macchina; in altre parole, supero il problema fisico del "sensore inefficiente" e descrivo vettorialmente un ambiente, così come avviene ad esempio nei video giochi più moderni. In questa maniera, la parte "computativa" della macchina può accedere in maniera indiretta ad un sistema complesso e sufficientemente descrittivo dell'ambiente. Ora, la semantica può essere ricostruita perfettamente e ci sono tutte le informazioni, come in effetti avviene nei giochi attuali, in cui addirittura è descritta la fisica degli oggetti e quindi il mondo "virtuale" è dinamico e coerente. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
conrad65 Posted June 27, 2012 Share Posted June 27, 2012 (edited) però se tu descrivi vettorialmente un ambiente, levi alla macchina le castagne dal fuoco perché risolvi a priori il problema fondamentale che è quello del riconoscimento e della classificazione da questo punto di vista non c'è intelligenza perchè la macchina non è "costretta" a fare ipotesi sulla realtà della sua percezione (che diamine è), non deve classificarla per analogia con cose già conosciute, allargando la sua base di conoscenze e dunque innescando un processo di apprendimento, infine non deve giocarci a livello simbolico per elaborare una strategia di azione e poter raggiungere un determinato scopo tu gli dici che quello è un oggetto, gli descrivi accuratamente le sue proprietà, gli indichi i modi possibili di elaborarlo questo può ingannare me (test di Turing ok) ma non è intelligenza e secondo me non è neanche coscienza, è descrizione di un mondo chiuso invece la coscienza si realizza nel costruire nuovi mondi mentali come lo si vede? se tu proponi alla macchina un obiettivo creativo, che presupponga la definizione e l'uso di alcune proprietà non descritte a priori nell'oggetto (ammesso che tu abbia i mezzi per fare una cosa del genere) la macchina probabilmente fallirebbe nel raggiungere quell'obiettivo, in sostanza "morirebbe" Edited June 27, 2012 by conrad65 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
FreakyFred Posted June 27, 2012 Share Posted June 27, 2012 In realtà io sono panpsichista. Non credo affatto che la coscienza, intesa come problema dei qualia, sia una proprietà emergente. Credo che non sia neanche una proprietà ristretta a determinate categorie di enti. Penso che sia piuttosto la proprietà fondamentale e strutturante di tutto l'esistente. La coscienza umana, con le sue ricchezze e la sua potenza, è semplicemente un'alta espressione (probabilmente non la più alta) di questo sostrato fondamentale di tutto ciò che è. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
squall86 Posted June 28, 2012 Share Posted June 28, 2012 Fintanto che diremo "io credo che la coscienza sia" e non potremo dire "gli psicologi e scienziati hanno prove empiriche che dimostrano che la coscienza sia" non potremo mai creare macchine coscienti, in quanto non sappiamo cosa sia la coscienza. Io non credo nell'aleatorità degli eventi/comportamenti/cose ... io credo piuttosto che ogni evento/cosa/persona sia definita da un insieme immenso di variabili. Ogni sistema/evento/cosa/persona interagisce con altri sistemi/eventi/cose/persone con ancora un numero immenso di variabili, il chè crea un sistema talmente caotico da non essere predicibile (almeno con le nostre attuali tecniche)... eppure se fossimo in grado di considerare ogni singola variabile dalla microscopica alla macroscopica potremmo descrivere qualsiasi cosa come input/output. Ora, se le cose stessero così, chi ci vieta di pensare che il nostro cervello e la nostra mente non sia altro che una black-box che dato uno stimolo produce un output e che riesce ad apprendere secondo schemi ben definiti? Anche se questi schemi sono ben definiti essendo altamente complessi portano immancabilmente ad un comportamento di tipo non predicibile a priori e quindi sembriamo essere più intelligenti di macchine che invece sono ben predicibili come output... eppure se fosse appunto una questione di mera complessità? Il problema è che non possiamo osservare tutto anche perchè nel microscopico ricadremmo nella fisica quantistica dove ahimè non è possibile determinare lo stato di particelle se non previa osservazione (ma se osserviamo stiamo modificando le condizioni iniziali dell'esperimento.. vedi paradosso del gatto di Schrodinger http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_gatto_di_Schr%C3%B6dinger). In questo micromondo possiamo solo dare stime di probabilità... e quindi siamo fregati e costretti a descrivere tutto con modelli statistici (e quindi non deterministici). Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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