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Fassbinder


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A trent'anni dalla morte, apro una discussione per sapere cosa ne pensate di questo regista prolifico, originale e discusso, ma forse caduto un po' nel dimenticatoio.

 

Negli anni Settanta e Ottanta se ne parlava molto, ma credo che siano in pochi a conoscerlo oggigiorno.

 

La curiosità per Fassbinder mi venne dal fatto che, quand'ero bambino e adolescente, di lui si parlava molto, ma con i suoi film, con la loro durezza, ho sempre avuto un rapporto problematico. Da una parte, anche se può sembrare strano, mi hanno sempre affascinato i titoli dei suoi film: "Nessuna festa per la morte del cane di Satana", "Tutti si chiamano Alì", "Il diritto del più forte", "Attenzione alla puttana santa", "In un anno con tredici lune", "L'amore è più freddo della morte", "Il mercante delle quattro stagione", "La paura mangia l'anima". Ho visto alcuni dei suoi film: "Le lacrime amare di Petra von Kant", "Il matrimonio di Maria Braun", "Querelle", "Un anno con tredici lune", "Roulette cinese".

 

Di questi, "Il matrimonio di Maria Braun" è quello che mi è piaciuto meno. "Querelle" lo vidi da ragazzo, una ventina d'anni fa, e ne rimasi scioccato; è un film che, sostanzialmente, credo di aver capito poco. "Le lacrime amare di Petra von Kant" mi colpì molto, anche se non posso veramente dire che sia uno dei miei film preferiti, forse per la lunghezza e per l'essenzialità della messa in scena, quasi teatrale.

 

"Roulette cinese" è un altro film duro e impietoso, ma che ho apprezzato sempre di più con il passare del tempo.

 

Stranamente, dei film che ho ho visto "Un anno con tredici lune" è forse quello che preferisco, perché rappresenta uno stato d'animo di smarrimento, quando a volte ci si sente travolti dalla vita, incapaci di sapere cosa fare, nel quale mi sono spesso riconosciuto.

 

Ma l'opera di Fassbinder che mi piace di più è un film per la tv dal titolo "Voglio solo essere amato"; la storia di un uomo che, cresciuto in una famiglia fredda, con un padre aggressivo e severo, si carica di lavoro e di debiti per comprare in continuazione oggetti alla moglie, in un'ansia smodata di conquistarsene l'affetto (peraltro senza che ce ne sia bisogno, perché lei comunque lo ama). Di fronte alla rovina, il protagonista finisce per uccidere il padre in un impeto di rabbia allorché questi gli nega un prestito.

 

E voi, che ne pensate?

 

E cosa ve ne sembra di una delle tematiche centrali di Fassbinder: l'amore come dominio, come relazione in cui il più debole si mette alla mercè del più forte ed è destinato a soccombere?

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Fassbinder (come Privateuniverse sa) è uno dei mie registi preferiti. Lo considero grandissimo e in quel torno di anni rappresenta una punta di espressione della modernità di estrema intensità. Fondamentale è anche, per me, la sua omosessualità, che gii ispira diversi film, due dei quali, Querelle e Le lacrime amare di Petra von Kant, sono, per me, i film o tra i film più belli e sconvolgenti che abbia mai visto.

 

Ricordo l'emozione immensa quando uscì Querelle,la cui visione fu vietata, inizialmente: io lo vidi a una proiezione organizzata da un'Associazione culturale. Non gli vollero conferire il premio a Venezia, per ragioni di omofobia culturale, ma il presidente della giuria, Alain Resnais se non mi inganno, dichiarò che era il film che meritava il premio e uno dei grandi film della storia del cinema.

 

Le lacrime amare di Petra von Kant dipinge la relazione amorosa nella sua massima crudezza di rapporto di dominio. Era un tema dell'avanguardia di allora, che affondava le sue radici nella cultura filosofica degli anni immediatamente precedenti. Essendo il rapporto amoroso un rapporto di dominio, di uso, di mercificazione, porta alla distruzione chi in esso si dà: la rappresentazione dell'immane sconfitta della protagonista ha però, per Fassbinder, una funzione catartica, non all'interno del film stesso (sebbene), ma presso lo spettatore, che, messo di fronte all'insopportabile, dovrà maturare il bisogno di rovesciare questo tipo di rapporto, questo modo di amare, e coltivare l'utopia. Fassbinder mi è immensamente caro per la radicalità, la rigorosa chiarezza, il nitore, con cui ha coltivato queste tematiche.

 

Il suo cinema è in realtà variissimo, ma una costante è il nesso tra sesso, potere, una certa volgarità (ma il termine è eccessivo) dell'azione nel mondo coronata da potere e successo, dotata anche di attrazione e, appunto, carica erotica, il che ne spiega l'elemento irresistibile, del tutto analogo a quello dei meccanismi economici. Era questo un cinema che sapeva ancora parlare (e con Fassbinder in maniera profonda, scavata, di grande radicalità) di quei meccanismi che, si pensava, attentano il mondo moderno. Oggi invece se ne tace, anche perché nessuno avrebbe niente da dire, e tutto si consuma nel suo farsi: c'è sempre minore spazio per la riflessione come per una teoria critica della societè e, anche, dell'amore.

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Ovviamente tranne già nominato "Le lacrime amare di Petra von Kant" che hanno visto tutte le lesbiche secondo me :-), se no sbaglio hanno fatto pure l'opera lirica omonima, ho visto e ho apprezzato moltissimo " Veronica Voss"

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Di Fassbinder ho visto molto poco anche perchè preferisco altre tematiche quando si tratta di film.. e forse l'aver iniziato con "Il matrimonio di Maria Braun" mi ha rallentato un poco nel visionare altri suoi lavori - non è che mi sia piaciuto più di tanto.. Comunque spulciando tra la sua filmografia ho pescato un interessantisimo film per la tv diviso in 2 puntate, "Il mondo sul filo".. Un fantascienza-psicologico con tema la realtà vituale - in pratica è tratto dallo stesso racconto che ha ispirato il più recente "Il tredicesimo piano".. Per il resto ho già da un po e ancora da vedere, "Despair" con Dirk Bogarde e mi piacerebbe pure recuperare in futuro la serie a più puntate "Berlin Alexanderplatz" commentata molto positivamente per quel poco che ho letto in giro..

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Fassbinder (come Privateuniverse sa) è uno dei mie registi preferiti.

 

Anfatti. :)

 

Ricordo l'emozione immensa quando uscì Querelle,la cui visione fu vietata, inizialmente: io lo vidi a una proiezione organizzata da un'Associazione culturale. Non gli vollero conferire il premio a Venezia, per ragioni di omofobia culturale, ma il presidente della giuria, Alain Resnais se non mi inganno, dichiarò che era il film che meritava il premio e uno dei grandi film della storia del cinema.

 

"Querelle" lo vidi in videocassetta poco dopo che mio padre comprò il videoregistratore, una ventina d'anni fa. E' stato uno dei film che mi hanno turbato di più; ricordo che mi sentii a disagio per tutto il film, una sensazione superata soltanto da "Salò o le 120 giornate di Sodoma" di Pasolini (al terzo posto, "Le notti selvagge" di Collard, che per l'uso dei colori mi ricorda un po' "Querelle"). Sebbene fossi ancora adolescente mi ricordo vagamente anche le polemiche che accompagnarono l'uscita di "Querelle".

E' un film che resta per me, a distanza di anni, incomprensibile, ma un po' meno dopo quello che hai scritto a proposito di Fassbinder in generale. Nel mio caso è anche emblematico di quel che trovo difficile nella cinematografia di Fassbinder, un regista che m'incuriosisce e che, per certi versi, mi affascina, ma che non posso fare a meno di considerare lontano da me anni luce.

 

Le lacrime amare di Petra von Kant dipinge la relazione amorosa nella sua massima crudezza di rapporto di dominio. Era un tema dell'avanguardia di allora, che affondava le sue radici nella cultura filosofica degli anni immediatamente precedenti. Essendo il rapporto amoroso un rapporto di dominio, di uso, di mercificazione, porta alla distruzione chi in esso si dà: la rappresentazione dell'immane sconfitta della protagonista ha però, per Fassbinder, una funzione catartica, non all'interno del film stesso (sebbene), ma presso lo spettatore, che, messo di fronte all'insopportabile, dovrà maturare il bisogno di rovesciare questo tipo di rapporto, questo modo di amare, e coltivare l'utopia. Fassbinder mi è immensamente caro per la radicalità, la rigorosa chiarezza, il nitore, con cui ha coltivato queste tematiche.

 

E' senz'altro così, sia per il film, sia per Fassbinder in generale. "Le lacrime amare di Petra von Kant" è forse il film di Fassbinder che mi ha attratto di più. Tuttavia, è uno di quei film per i quali riesco a provare più ammirazione che affetto (tra i film recenti che ho visto un effetto simile me l'ha fatto "Il nastro bianco" di Haneke). Indubbiamente Fassbinder descrive certe dinamiche in maniera cruda e senza infingimenti; ma forse è difficile affezionarsi a chi dice la verità, soprattutto se sono verità spiacevoli, anche sullo spettatore.

Non a caso, la ragazzina di "Roulette cinese" alla fine finisce uccisa.

 

Il suo cinema è in realtà variissimo, ma una costante è il nesso tra sesso, potere, una certa volgarità (ma il termine è eccessivo) dell'azione nel mondo coronata da potere e successo, dotata anche di attrazione e, appunto, carica erotica, il che ne spiega l'elemento irresistibile, del tutto analogo a quello dei meccanismi economici. Era questo un cinema che sapeva ancora parlare (e con Fassbinder in maniera profonda, scavata, di grande radicalità) di quei meccanismi che, si pensava, attentano il mondo moderno. Oggi invece se ne tace, anche perché nessuno avrebbe niente da dire, e tutto si consuma nel suo farsi: c'è sempre minore spazio per la riflessione come per una teoria critica della societè e, anche, dell'amore.

 

Non conosco Fassbinder abbastanza per dire se sia vario come dici. Di certo, Fassbinder è stato prematuramente accantonato: ion fondo, a parte i cinefili, chi si ricorda più di lui? Una sorte che per me lo accomuna a Bergman, un altro regista centrale negli anni Sessanta e Settanta e, forse, un po' dimenticato (e con cui pure ho un rapporto controverso); ma anche a Pasolini o ad Antonioni. Il cinema di Fassbinder, in particolare, possiede un'asprezza che lo rende difficile da apprezzare allo spettatore di oggi, formatosi in un clima completamente diverso da quello degli anni Sessanta e Settanta. Del resto, un pensiero radicalmente critico della società contemporanea, oggi, non credo esista più o, se esiste, dev'essere molto emarginato; e il cinema, così come le altre arti, ne risente.

 

Possono venirmi in mente singoli film che affrontano ancora con una franchezza paragonabile il mondo delle relazioni interpersonali e sociali, o magari entrambi: "Il ragazzo con la bicicletta" dei Dardenne, "Nella società degli uomini" di LaBute, certi film di Loach e di Winterbottom; ma, in effetti, in Fassbinder è un tema centrale, variamente sviluppato, con una consistenza impensabile in qualsiasi altro film.

 

Comunque grazie per quel che hai scritto, sono cose alle quali non avrei mai pensato.

Edited by privateuniverse
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