wasabi Posted August 1, 2012 Share Posted August 1, 2012 http://www.queerblog.it/post/23009/e-morto-gore-vidal-per-primo-parlo-di-omosessualita-nel-romanzo-la-statua-di-sale Era infastidito dalle sue bugie necessarie. Come desiderava dire a tutti esattamente quello che era! A un tratto si domandò cosa sarebbe successo se ogni uomo come lui fosse stato naturale e onesto. La vita sarebbe stata senz’altro migliore in un mondo dove il sesso venisse considerato come quelcosa di naturale e non spaventoso, e gli uomini potessero amare gli uomini naturalmente, secondo la loro inclinazione, proprio con la stessa naturalezza con cui amavano le donne. Ma anche mentre era seduto a tavola, meditando sulla libertà, sapeva che era pericoloso essere un uomo onesto; e alla fine gli mancò il coraggio. Così scriveva Gore Vidal ne La statua di sale (1948), uno dei primi romanzi a trattare il tema dell’omosessualità. Ora Gore Vidal è morto, a 86 anni, e ci lascia in eredità dei libri bellissimi, come questo o l’audace e inattesa commedia satirica transessuale Myra Breckinridge (1968) di cui è stato scritto “donna Trionfante, prototipo di una nuova genia di esseri dotati di intelligenza superiore, bellezza indiscutibile, ambizioni altissime e di una fantasia smisurata che non si contenta di vagheggiamenti”. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Icoldibarin Posted August 1, 2012 Share Posted August 1, 2012 È sempre peccato che debba scoprire questi grandi personaggi quando se ne fa l'elogio funebre. Comunque, meglio tardi che mai. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Fabio Castorino Posted August 1, 2012 Share Posted August 1, 2012 Ora leggerò entrambi i libri! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
wasabi Posted August 1, 2012 Author Share Posted August 1, 2012 La statua di sale, in particolare, mi ispira, dovrò leggerlo! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Christopher Posted August 1, 2012 Share Posted August 1, 2012 Mi è dispiaciuto conoscere questo scrittore solo dopo la sua morte. Mi ha sorpreso di sapere di un libro, "La statua di sale", sul tema omosessualità scritto in quegli anni e mi ha incuriosito molto. Domani vedo di andare a comprarlo, ero proprio alla ricerca di un nuovo libro. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted August 1, 2012 Share Posted August 1, 2012 Credo di aver incrociato Gore Vidal due anni in un sottopassaggio della stazione di Bologna; era con un ragazzo giovanissimo. Non sono mai riuscito a farmi un'idea di lui, né come scrittore né come personaggio pubblico. Ho l'impressione che nelle sue prese di posizione politiche ci fosse un tocco di snobismo; certe cose, dette da lui che veniva da una famiglia di altissimo lignaggio, avevano il sapore della provocazione. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Silverselfer Posted August 1, 2012 Share Posted August 1, 2012 Neanche io ho letto "la statua di sale" ... beh, potremmo aprire un topic nella sezione libri e proporre una lettura collettiva. Sarebbe un bel modo di commemorare uno scrittore, no? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Krad77 Posted August 2, 2012 Share Posted August 2, 2012 Oh. Non ci posso credere. Mi viene da piangere. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
GreenLamb Posted August 2, 2012 Share Posted August 2, 2012 @@Silverselfer mi sembra un'ottima idea! Anche a me ispira molto questa lettura! Grazie @@wasabi XD Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted August 2, 2012 Share Posted August 2, 2012 Oh. Non ci posso credere. Mi viene da piangere. Conoscevi Gore Vidal? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Krad77 Posted August 2, 2012 Share Posted August 2, 2012 Non di persona certo, però come personaggio pubblico da tanto tempo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted August 2, 2012 Share Posted August 2, 2012 Bene. Perché non ce ne parli un po' e non ci dici che ne pensi, visto che qui, a quanto pare, lo conosciamo tutti poco? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Krad77 Posted August 3, 2012 Share Posted August 3, 2012 Mah non so per me era una persona molto intelligente che si era dichiarata quando nessuno, praticamente, lo faceva (credo che Lisa Simpson in una puntata lo definisse "l'unico gay dichiarato di quegli anni"). Sono stati persone come lui, Edmund White, Quentin Crisp, Harvey Milk, James Baldwin a fare da apripista ed a diffondere il concetto che l'omosessualità è una condizione di vita valida e giusta e accettabile quanto l'eterosessualità. Penso sappiate già che Al Gore è un suo lontano cugino... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted August 3, 2012 Share Posted August 3, 2012 Credo di aver incrociato Gore Vidal due anni in un sottopassaggio della stazione di Bologna; era con un ragazzo giovanissimo. Non sono mai riuscito a farmi un'idea di lui, né come scrittore né come personaggio pubblico. Ho l'impressione che nelle sue prese di posizione politiche ci fosse un tocco di snobismo; certe cose, dette da lui che veniva da una famiglia di altissimo lignaggio, avevano il sapore della provocazione. Improbabile, pare che non tornasse in Italia da sette anni: dalla morte del compagno. A me ha lasciato sempre un certo scetticismo il suo essere padre di ogni complottismo: ma è indubitabile che lo facesse in maniera più seria dei complottisti nostrani. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted August 3, 2012 Share Posted August 3, 2012 Penso sappiate già che Al Gore è un suo lontano cugino... Non solo Gore. Era anche cugino di Jimmy Carter, che fu presidente degli Stati Uniti dal 1977 al 1981. Improbabile, pare che non tornasse in Italia da sette anni: dalla morte del compagno. Non è esatto. Non viveva più in Italia e aveva venduto la sua villa di Ravello; ma questo non significa che, da allora, non abbia messo più piede in Italia. Per esempio, in quest'articolo, che contiene un'intervista fattagli quando Vidal aveva 81 anni, si parla di un testo tratto dalla seconda parte della sua autobiografia che Vidal avrebbe letto il successivo 21 giugno a Massenzio. http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/08/01/news/gore_vidal_il_ritorno-40120711/ Chissà se il tizio che ho incrociato era proprio lui. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
quint Posted August 3, 2012 Share Posted August 3, 2012 Se ne va un grande intellettuale, senza dubbio. Uno dei primi e pochi a vivere serenamente la sua omosessualità e altrettanto serenamente a parlarne. Poi, lo ammetto, alle ultime tre pagine de La statua di sale non sapevo se scoppiare a ridere o incazzarmi, ma, insomma, nessuno è perfetto. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted August 4, 2012 Share Posted August 4, 2012 Comunque, sul Manifesto di giovedì a Vidal erano dedicate la seconda e la terza pagina. E' anche per questo che sono abbonato a quel giornale. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted August 10, 2012 Share Posted August 10, 2012 Dall'Economist Gore Vidal Eugene Louis “Gore” Vidal, novelist, essayist and public intellectual, died on July 31st, aged 86 Aug 11th 2012 | from the print edition “MAN of letters” was not how Gore Vidal described himself. He preferred “famous novelist”. Both terms were equally passé. There was a time when wise men, like his beloved Montaigne, wrote essays that people discussed, and a time when American novelists worth the name—Twain, Hawthorne and Melville, rather than the dwarfish fetus-faced Capote or the oafish Mailer—wrote books that the public actually read; but that was long ago. Mr Vidal, a man whose persona breathed east-coast aristocracy, found civilisation crumbling all around him, and roared his indignation. He needled America for decades, first from a Greek revival mansion on the Hudson and then, over 50 years, from high semi-palaces he called home in Rome and in Ravello. He was an ancient both in thought and predilection, inspired by classicism even more acutely than the founding fathers he revered. Plato was his companion, and “the Agora” his word for the braying marketplace of public taste. Suetonius’s “Twelve Caesars”, he said, persuaded him to be an essayist. His closest avatar was probably the emperor Julian in his novel of 1964, the noble lonely pagan against the Galileans, for whom he fashioned “one last wreath of Apollonian laurel to place upon the brow of philosophy”, before the barbarians smashed the gates. Indeed there was, in his gilded youth, the air of an “archaic Apollo” about him, as one admirer sighed to another in his memoir “Palimpsest”. Therein, as on ancient parchment, he scratched and then erased the names of all the people he had met but never wanted to know—save Jack and Jackie Kennedy, step-relations, whose names he dropped whenever he could. He wrote 25 novels, some forgettable, others of sweeping scale and scope, in which factual “memoirs” of great men were intercut with asides by onlookers. A stout cluster, covering the history of the Republic from Aaron Burr to Lincoln to the Golden Age, made his name, but never established him as a literary insider. Because he chose not to worship at the altar of middle-class marriage, because he wrote freely about homosexual experience (notably in “The City and the Pillar” in 1948), the New York Times would not review his books for years, and others followed. This irked him not at all, except financially. He became a temporary adventurer in television and in Hollywood, producing the screenplays for “Ben Hur” and “Suddenly Last Summer” and five Broadway plays. His explorations of “faggotry” in the literary world were wide-ranging. They led him to an unsatisfactory night with Jack Kerouac in the Chelsea Hotel, to delicate examinations of pornography with André Gide, to courtship with Christopher Isherwood. Yet he loathed the word “gay”, felt that human beings were essentially bisexual (a theme pursued in his wildly Bacchic send-up of pornography, “Myra Breckinridge”) and found that this world, too, was one in which he loitered on the edge. Strawberries with Sitwell Politics could have been his game: with Senator Thomas Gore as his grandfather, it was in the blood. He had strong opinions, left-wing for a WASP, opposing all foreign wars, decrying the gap between rich and poor, and lamenting the growth of a “national security state” where once had stood a free republic. In 1960 he ran unsuccessfully for Congress in New York’s 29th district. After that, he sniped from the sidelines. Ronald Reagan was “a triumph of the embalmer’s art”. Of George W. Bush, he said: “Monkeys make trouble.” With William F. Buckley, his right-wing nemesis, he disputed so ferociously that, in a better age, it would have gone to pistols. But writing was his métier from the first. At 14 he had read all of Shakespeare and changed his name to Gore, rather than Gene, because it sounded literary and fine. He already knew, at St Alban’s in Washington, that he sprang from a famous line. Once his mother had remarried to Hugh Auchincloss, wealth was added to fame. He was always at ease in high society, supping on strawberries and lobster with Edith Sitwell and helping Princess Margaret rescue bees from the “grubby” Windsor swimming pool. He was equally cool in the spotlight, joshing with Paul Newman and charming Greta Garbo in Hollywood, before becoming a regular with Johnny Carson on “The Tonight Show”. Behind the glassy smile there was, he assured people, yet more ice. He was a tremendous hater, with the bile of his lively essays reserved especially for America’s decline into a country of amnesia and hypocrisy, liars and cheats. Love, he would say, was “not my bag”. This was not strictly true. He lived for 53 years in a chaste, sexless relationship with Howard Austen, but there had been a different, deeper love some years before. This was for Jimmie Trimble, a schoolmate at St Albans: a baseball player to his bookish self, Sparta to his Athens, and in every way that “other half” of which Aristophanes spoke in Plato’s “Symposium”. Trimble was killed at Iwo Jima. Mr Vidal dedicated “Palimpsest” to him, and arranged to be buried close. For all his stern rationality, sometimes he could not help calling out Jimmie’s name; and each time the wind seemed to rise and caress the cheek of the “last famous novelist” in America, and the last true Augustan in the world. http://www.economist.com/node/21560234 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
teorema Posted August 19, 2012 Share Posted August 19, 2012 un lutto grave per la cultura Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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