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Essere bigender


Divine

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vorrei aprire un topic sul bigenderismo, ho cercato già sul forum e mi sembra che non ci sia perciò lo apro.

 

Leggendo ho visto che qui sul forum ci sono almeno un paio di utenti che si definiscono bigender. Vorrei avere delle testimonianze, mi piacerebbe sapere quand'è che una persona dovrebbe iniziare a chiedersi se è bigender e se secondo voi il bigenderismo si presenta prevalentemente in soggetti bisessuali.

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Le persone bigender sono quelle in cui la parte maschile e femminile sono forti allo stesso modo creando così nel soggetto un disagio perchè ad es. se io sono biologicamente donna ma sono bigender vuol dire che dentro di me oltre alla parte femminile ce n'è anche una maschile che ha bisogno di essere sfogata e riconosciuta. A volte può capitare anche di sentirsi a disagio con il proprio corpo perchè magari se io donna mi sento in alcuni momenti maschio vorrei poter avere anche un corpo maschile. A differenza del transessuale che sa cosa desidera essere, il bigender si sente sia maschio che femmina ma è per così dire "intrappolato" in un corpo unico quindi il soggetto non si sente mai pienamente in equilibrio con se stesso.

 

Il bigenderismo si riflette poi anche nelle relazioni amorose, può capitare ad es. che una donna bigender ami il proprio uomo non solo come donna ma anche come uomo.

Edited by Divine
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Icoldibarin

Non credo che l'oscillanza fra identità di genere sessuale sia relazionata in qualche modo alla bisessualità.

Dalla mia scarsa informazione credo che si manifesti per la maggior parte nelle persone in fase di transizione non ancora completata.

Probabilmente quando ci si identifica talune volte con un sesso (spesso quello a cui tende la transizione quando si è felici) o con un altro (sovente quello da cui è iniziata la transizione quando si è più malinconici) più o meno consapevolmente dovremmo accorgerci di essere oscillanti.

 

Ma i membri del forum che si riconoscono in questo dovrebbero essere molto più utili di me. :)

 

Le persone bigender sono quelle in cui la parte maschile e femminile sono forti allo stesso modo creando così nel soggetto un disagio perchè ad es. se io sono biologicamente donna ma sono bigender vuol dire che dentro di me oltre alla parte femminile ce n'è anche una maschile che ha bisogno di essere sfogata e riconosciuta.

Però in questo modo si rischia di confondersi con l'androginia (o più romanticamente con le persone due spiriti) dove di solito la persona non si trova in disagio per la propria condizione semmai per come viene vista dalla società (Similmente e in misura maggiore per quanto avviene con l'omosessualità). Nell'androgino caratteristiche maschili e femminili convivono nello stesso corpo contemporaneamente. Un bigender (termine che non mi piace granché) si sente uomo o donna o androgino a seconda di vari fattori e mai contemporaneamente. (Sempre a quanto ne so io)

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ma nei transessuali il genere prevalente è quello verso cui si sta transitando quindi in un certo senso la scelta è stata fatta. Il bigender invece vorrebbe essere entrambi i sessi, o in fase alternata o nello stesso momento. O mi sbaglio??

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Icoldibarin

Dipende dalla fase della transizione suppongo. Non credo che chi abbia oscillanza fra identità di genere voglia essere sia maschio che femmina, anzi evidentemente la scelta, come dici tu, è già stata fatta. Solo che in determinati momenti si sente più maschio o più femmina anche cambiando linguisticamente il modo di parlare di sé.

Affrontare questi argomenti dal punto di vista di non ci è mai passato è comunque molto difficile.

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Non credo che chi abbia oscillanza fra identità di genere voglia essere sia maschio che femmina, anzi evidentemente la scelta, come dici tu, è già stata fatta. Solo che in determinati momenti si sente più maschio o più femmina anche cambiando linguisticamente il modo di parlare di sé.

 

sì la scelta c'è ma è momentanea. La differenza con il transessuale è che il transessuale fa una scelta decisiva, per la vita. Il bigender non la può fare perchè ora vorrebbe essere maschio, ora vorrebbe essere donna. E' questo che crea il tormento.

 

Vorrei anche sapere, visto che ognuno di noi ha una parte maschile che femminile, qual è il limite superato il quale si può iniziare a parlare davvero di bigenderismo.

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Silverselfer

... chiedo preventivamente scusa perché su certi discorsi finisco sempre per urtare la sensibilità altrui.

 

Il bigentarismo potrebbe avere qualcosa a che vedere con il/la travestito/a?

 

Comunque il fatto che ognuno di noi contenga in se anche l'altro sesso è biologico oltre che psicologico. In fondo il corpo maschile proviene da una metamorfosi di quello femminile ... e non sto a fare il solito esempio delle cernie. Al contrario il corpo femminile contiene in sé un corpo maschile inespresso. Insomma, credo che sia persino "ovvio" che ci siano delle contaminazioni di genere.

 

Glisso sul discorso psicologico ... è un terreno troppo "ambiguo" per me. Resto però della convinzione che questa smania di catalogazione, di misurare tutto e regolare in modo geometrico e quindi simmetrico ogni aspetto della sessualità umana, al fine di poterla finalmente controllare e rendere rassicurante, è lo stesso meccanismo che paradossalmente porta i "normali" a definire gli altri "anormali" perché numericamente inferiori statisticamente parlando.

 

Sai che noia se tutti avessimo un cartellino d'identificazione sessuale e grazie a quello frequentassimo solo quelli delle nostra parrocchia .... mi sto infilando nei soliti discorsi queer ... meglio non finire definitivamente OT. Passo e chiudo.

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Non può non avere a che fare col travestitismo:

non abbiamo molti altri modi per esprimere

un genere diverso da quello biologico...

Anche se il travestitismo in senso stretto

è un feticismo sessuale (come vestirsi in latex).

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Sinceramente (e lo dico da ex persona confusa e che ha fatto un percorso con una psicologa proprio incentrato sul genere) è una cosa che più di tanto non concepisco.

 

Mi spiego meglio.

Esiste, nella psiche, il concetto di identità, che è la rappresentazione mentale di sè stessi.

Nei transessuali la propria identità contiene anche la consapevolezza di essere del sesso opposto rispetto a quello di nascita. Però anche nel loro caso questa identità è ben formata e anzi, ritengo che spesso proprio nelle persone transessuali l'identità sia molto forte, così tanto forte da mandarli contro tutto e tutti (compresa la natura che li ha fatti nascere del sesso percepito come sbagliato). Tant'è che esistono i famosi bambini transessuali, che già a 3 o 5 anni si scontrano con il resto del mondo asserendo di essere del sesso sbagliato.

 

Ma credo che in generale il concetto di identità di una persona tenda a non modificarsi troppo nel tempo. Una persona che invece ha oscillazioni molto forti, e parlo anche di giorni o ore, in cui si sente più una cosa o più l'altra, forse ha un problema con la propria identità piuttosto che con il proprio genere.

 

Io sono donna, ma ciò non mi impedisce di amare le arti marziali o il fare sesso anale attivo sul mio partner maschio.

Ma qui entra in gioco il problema degli stereotipi di genere; una persona può odiare essere del proprio genere per una svariata lista di motivi, e questo può essere uno dei motivi che influiscono sulle problematiche legate all'identità di genere.

 

Io ad esempio come donna, mi sento una cittadina di serie b, e limitata; questo è un pensiero inconscio, e non ci posso fare più di tanto. Ma è uno dei motivi che influiva riguardo al fatto che "mi sentissi" maschio, nel mio periodo di confusione.

 

 

Insomma, è un discorso complesso.

Spero che nessuno si senta offeso da quello che ho detto. :-/

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Icoldibarin

Resto però della convinzione che questa smania di catalogazione, di misurare tutto e regolare in modo geometrico e quindi simmetrico ogni aspetto della sessualità umana, al fine di poterla finalmente controllare e rendere rassicurante, è lo stesso meccanismo che paradossalmente porta i "normali" a definire gli altri "anormali" perché numericamente inferiori statisticamente parlando.

Quanto detto è senza dubbio vero. L'identificazione in una categoria va bene finché si è consci che i suoi confini sono artificiosi e finché non ci si sente limitati da essa. Andare oltre è un inutile etichettatura delle persone, e come recitava la frase di Warhol che avevo in firma fino a qualche tempo fa "le etichette sono per i barattoli, non per le persone".

 

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Io sono donna, ma ciò non mi impedisce di amare le arti marziali o il fare sesso anale attivo sul mio partner maschio.

 

Questo è il solito problemone del definirsi queer. :D

Per quale motivo devo sentirmi maschio se amo le arti marziali

o sentirmi femmina se amo vestirmi di pizzi rosa confetto?

Non è che forse sono io che mi faccio condizionare da ciò che la Società vuole che io faccia?

E quindi se faccio una certa cosa, allora sono "un po' di quel genere che in questa società fa quella cosa"?

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Silverselfer

Una persona che invece ha oscillazioni molto forti, e parlo anche di giorni o ore, in cui si sente più una cosa o più l'altra, forse ha un problema con la propria identità piuttosto che con il proprio genere

 

... e se non fosse un problema? Il concetto di problema è legato a quello dello sbagliato, errato ... esiste quando questo va a cozzare con una problematica biologica, come nel caso della transessualità, la quale per forza di cose, per essere risolta, si deve ricorrere a una "cura" attraverso artifici medico chirurgici. Ma il riferimento è uno schema biologico maschio - femmina chiaramente delineato nella nostra specie. In un certo senso, un senso molo lato, è anche una soluzione intuitivamente facile da applicare. Altra storia, ovviamente, sono gli effetti indotti da una natura "sbagliata" sulla psiche dell'individuo.

 

Se si sta parlando di travestismo, credo che questo non sia riconducibile a un "errore" di genere. Se ne parlassimo in termini di "problematica" dovremmo ricorrere a degli schemi che non sono più quelli biologici, ma sociali e morali e basta così. Piuttosto verrebbe da definire il travestismo come un'attitudine sessuale. In quanto tale non può essere che mossa per un piacere di essere e provare piacere nel farlo ... altrimenti uno mica lo farebbe.

 

Penso al professionista che la sera si veste da donna e va a battere sul marciapiede (sto estremizzando), non lo fa perché si sente costretto in un corpo maschile.Lo fa perché ... magari gli piace così tanto trattare le donne da puttane, che alla fine ci gode ancora di più a sentirsi egli stesso una di loro. Sì, credo che sia un transfert che abbia molto a che vedere con il feticismo.

 

Insomma, credo e potrei benissimo sbagliarmi, che non si tratti di individui in cerca di una nuova identità, ma un temporaneo scambio di genere molto legato alle proprie esigenze sessuali. Che poi, quando si desidera entrare nel ruolo sessuale opposto al proprio, quasi sempre si trasferisce su se stessi il desiderio che li attrae proprio dell'altro sesso - tacchi alti, autoreggenti o che so ... capelli voluminosi. Lo stesso poi fanno le donne, inseguono il prototipo di maschio che piace loro, e in genere anche questo segue stereotipi come tatuaggi o ... perché no "arti marziali".

 

Io la vedo come qualcosa che possa appartenerci più di quanto non pensiamo possa essere possibile ...

 

NB: No Almadel non ho detto che mi vestirei da donna per andare battere su un marciapiede ...

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Non vorrei dire una sciocchezza, vista la mia totale inesperienza sul fenomeno bigender e sul fenomeno transessuale.

Però ho qualche esperienza sui disagi psichici che toccano crisi di personalità come in alcuni casi bipolarismo e schizofrenia in varie forme.

Mi scuso anticipatamente se vado ad offendere qualcuno, o se vado ad affrontare cose con troppa leggerezza.

 

Non voglio certo accusare un bigender di essere un malato, tuttavia avere una ciclica (non necessariamente con un periodo prefissato, ma con chiari passaggi dall'uno all'altro stato in riconoscibili e limitati periodi di tempo) variazione critica della propria identità sessuale con ricadute su come poi ci si approccia con l'ambiente può suggerire in effetti una qualche forma di "oscillazione dell'umore" che vada a incidere particolarmente sull'asset sessuale della propria personalità.

 

Sarebbe da verificare, da parte di Divine, se ci sono aspetti ambientali, (cambi di stagione, attività fisica più o o meno marcata, oscillazioni di peso, caldo, freddo, luce, ombra, stress ) che sembrano avere delle "risonanze" con gli stati maschili e femminili della propria identità sessuale momentanea.

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Certo se l'alternativa al ritenersi condizionato dalla società

e quindi queer è la schizofrenia, pur intesa nel senso più

sfumato possibile e senza fraintendimenti polemici, meglio queer.

 

Detto questo c'è la possibilità di ipotizzare un sottogruppo di persone trans

ma non vedo correlazione alcuna con l'orientamento sessuale

 

Questa tendenza ad esagerare-moltiplicare i termini : bi-gender, genderqueer

gender fluid, gender neutral...

 

...secondo me esprime ( questo sì ) un certo disagio psicologico

 

L'uso del termine bi- ( cioè la fissazione del binarismo di genere ) nell'ipotesi

di una vagheggiata bisessualità originaria, che riguarderebbe tutti e non solo

le persone trans non credo sia utile a nessuno.

 

Non è utile alla società a cui interessa il binarismo di genere e relega la bisessualità

originaria ad ipotesi scolastica-teorica e quindi può ignorare questo termine, senza

difficoltà alcuna.

 

Non è utile al soggetto interessato che drammatizza nel binarismo di genere sociale questa

oscillazione, laddove converrebbe smorzarla

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ho letto i vostri commenti.

In effetti pensavo anche io, ieri, riflettendo, a quello che dice @@Silverselfer e cioè che il fatto di percepire il fenomeno come un problema deriva indubbiamente da come noi ci rapportiamo all'ambiente e alla società.

Un bigender percepisce il suo modo di sentirsi come un disagio perchè queste due personalità sono in conflitto. Ma perchè sono in conflitto? Perchè a volte magari la donna vorrebbe essere riconosciuta socialmente come un uomo o un uomo come una donna, e credo che per un uomo sia ancora più difficile. E a quel punto poi o sbrocchi e stai male o cerchi di viverla diversamente, in maniera più serena. Tanto l'operazione non te la puoi fare visto che oggi ti senti così e domani no.

 

A sto punto è importante secondo me trovare un compromesso per vivere bene questa propria natura senza sentirsi troppo intrappolati nel proprio corpo e in una società improntata sul binarismo e la dicotomia.

 

Non è utile al soggetto interessato che drammatizza nel binarismo di genere sociale questa

oscillazione, laddove converrebbe smorzarla

 

e come si fa a smorzare? più che smorzare secondo me si può solo cercare di vivere la propria natura in maniera più tranquilla, magari anche ironica, non so. Il che in un certo senso significa "mettersi l'anima in pace e viverla come meglio si può". Non voglio fare saggezza spicciola ma francamente non vedo altre vie di uscita, altre soluzioni, se non appunto l'eterna insoddisfazione, ma come prospettiva non è un granché.

 

@@korio : ho aperto questo topic per avere degli spunti e riflettere meglio su me stessa perchè ho sempre pensato che il mio "non darmi pace" e "non trovare mai un equilibrio" derivasse dalla bisessualità ma alla fine ho capito che non è la bisessualità a darmi problemi, perchè quella la vivo fin troppo bene, ma è come mi sento io con me stessa. Sarebbe interessante vedere se i bigender hanno una natura oscillante anche in altri contesti.

Edited by Divine
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Lo si può fare solo in un modo, per ora noto, contestando il binarismo di genere

imposto dalla società all'individuo.

 

E' il binarismo di genere, che presuppone si debba essere o A, o B ( maschio

femmina ) e quindi ne peggiore dei casi Trans cioè necessariamente in

transizione da A a B

 

e Perchè? In primo luogo perchè non può esistere un C, in secondo luogo

perchè un terzo stato può essere solo transitorio da A a B. Tanto è vero

che l'associazione psicologi colloca il queer nel sottoinsieme trans

 

Eppure ci sono persone che hanno una identità intermedia che non si

sentono bene nè in A, nè in B e giustamente risolvono sul piano dei ruoli

di genere e del modo di vivere una propria identità diversa.

 

Lo fanno in un contesto sociale, storico e culturale che però li avversa

 

Perchè sia gli etero sia i gay, sia le lesbiche, sia i bisex, tutti in realtà rafforzano

il binarismo di genere.

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@@Hinzelmann , @@Divine , non era e non è mia intenzione relegare il fenomeno del bigenderismo a una patologia perchè non rientra in canoni precisi duali. Sono il primo, da bisessuale, a ritenere che non c'è un genere e non ci sono paletti fissi.

 

Tuttavia una ipotesi è tale perchè ci permette di riflettere e non è opportuno scartarla perchè è "scomoda" o fastidiosa in quanto richiama un disagio.

E in questo caso, è chiaramente un fenomeno che ha natura minimamente schizofrenica, in quanto è una caratteristica, per ammissione di Divine, non permanente ma oscillante, nella quale per ragioni non meccaniche in un dato momento compare la prevalenza di una identità maschile o femminile dominante, identità che non si esplica solo in un gusto o nell'accendersi di fantasie più o meno spiccate, ma in un netto cambio di modalità di pensiero.

Inoltre, nel caso di una ciclotimia o di una lieve schizofrenia, non stiamo parlando di un disagio invalidante ne di un qualcosa che (sotto certi livelli) ha bisogno di essere curato. Semplicemente diviene una caratteristica sulla quale tener conto e regolarsi. Se Divine dovesse scoprire, analizzando meglio la sua situazione, che l'essere più "uomo" corrisponde con i periodi invernali (o estivi) o con l'esposizione alla luce, giusto per fare un esempio, da quel momento in poi sarà arricchita dalla informazione e non certo impoverita.

E se invece, e non è il caso di Divine, ma lo potrebbe essere di altre persone, il fenomeno comporta un problema serio di disagio personale, avere degli strumenti in più di valutazione aiuteranno lo specialista che ci metterà le mani.

Edited by korio
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Quel che io sottintendevo è che C può essere percepito

come oscillazione fra A e B, proprio perchè non è C, ma

un movimento fra due cose percepite come altro da sè.

 

D'altronde anche la transessualità pur con una direzione

univoca è intesa come movimento da A a B e catalogata

come "disturbo" se non "malattia" della identità.

 

La differenza è che nel secondo caso io voglio diventare B

mentre nel primo caso vorrei poter essere C

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in effetti quella di @@Hinzelmann potrebbe essere la soluzione, cioè pensare a un terzo genere e mi sa che qualcosa del genere è accennato nelle teorie queer (per lo più in riferimento agli intersessuati). E come dice lui stesso però, se ho capito bene, si potrebbe essere C ma di fatto l'incontro tra A e B non c'è perchè queste due identità sono sempre percepite come distinte (anche se alcuni sostengono che in certi soggetti bigender le due identità possono coesistere nello stesso momento). Aggiungo inoltre che quando compare l'identità opposta rispetto a quello che biologicamente si è, si arriva anche ad odiare se stessi e il corpo in cui si è nati, come spesso accade ai transessuali. Finchè non torna l'altra identità.

Edited by Divine
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@@Hinzelmann quel che dici è giusto fino a che C è uno stato stabile e desiderato. Faccio l'esempio nel mio piccolo nella bisessualità, che conosco: nel mio caso, come di altri, esiste uno stato C di desiderio sessuale nel quale non esiste una preferenza o una avversione per un sesso, ma si è "compatibili" con entrambi i sessi, se pure però ogni volta che si sta con qualcuno tocca "non soddisfare" uno dei due aspetti.

 

Nei casi descritti da @@Divine invece, come ben dice nell'ultimo intervento, la persona si trova temporaneamente, e per un periodo temporale limitato (definito?), ad avere caratteristiche non coerenti con il proprio corpo in maniera profonda, andando quindi ad incidere sulla propria identità, e invece in un altro periodo temporale limitato a vivere in maniera coerente con la propria identità di nascita. Lo stato C non è ne stabile ne desiderato. Ne di fatto esistente, visto che non c'è una definizione di se "un pò uomo e un po' donna".

 

Il sospetto secondo me di una forma schizofrenica o bipolare secondo me rimane.

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Probabilmente non si può escludere che vi siano anche dei conflitti o dei

disturbi, in alcuni individui, non so se si possa parlare però addirittura di

due personalità distinte o piuttosto di un disturbo del pensiero o dell'umore.

 

Restringiamo il campo a tutti coloro che hanno problemi di identità di

genere in presenza di disturbi psichici. Saranno alcuni, non tutti.

 

Lo stesso concetto di "disforia", per rimanere al semplice e limitandoci a

wikipedia, viene ritenuto da alcuni all'esito di una osservazione clinica

una alterazione dell'umore caratteristico degli "stati misti"

 

Quindi può porsi l'analogia fra bipolari e transessuali, quanto alla disforia

si tratterebbe solo di non generalizzare e di chiarire che il problema riguarda

solo l'umore ed incide potenzialmente su tutti

 

Più complesso il problema se il disturbo non riguarda solo l'umore, ma la volontà

o il pensiero ( schizofrenia ) Ma a questo punto il paragone potrà reggere

se si restringe il campo di indagine a persone con problemi di identità di

genere che manifestino forme di disorganizzazione del pensiero

 

In questo caso bisognerà vedere se c'è psicosi ( lo stato C non esiste è un

prodotto delirante di una malattia psichiatrica ) oppure no

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secondo me a questo punto forse bisognerebbe vedere una casistica di persone bigender, vedere un po' come vivono questa cosa e se si riscontrano oscillazioni anche nell'umore o in altre circostanze (tipo il prendere decisioni ecc.). Purtroppo però non trovo materiale :(

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Quante se ne inventano.

Per come la vedo io in ognuno di noi c'è sia una parte maschile che femminile, ma non credo che questo sia un buon motivo per inventare etichette e terminologie a go-go.

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@HardCandy. si infatti come ho già sottolineato in ognuno di noi esistono queste due parti ma generalmente non sono in conflitto. Nei bigender sì

 

Mhm non saprei, un po' di conflitto credo ci sia sempre. Se sono una donna devo apparire femminile cercando di reprimere la mia parte maschile e viceversa se sono un uomo.

Ma forse ti riferisci più ad un conflitto interiore, il fatto che entrambe le parti vogliano emergere in ugual modo.

In qualunque caso tutte 'ste etichette non portano a niente. Secondo me i bisessuali sono perennemente in bilico fra un genere e l'altro, lo noto su me stessa, sono fissata con trucco e cose varie ma poi ho la mentalità da uomo, forse basterebbe che smettessimo di chiederci cosa siamo limitandoci a conoscere chi siamo.

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Secondo me i bisessuali sono perennemente in bilico fra un genere e l'altro, lo noto su me stessa, sono fissata con trucco e cose varie ma poi ho la mentalità da uomo

 

ecco... infatti è per questo che all'inizio ho chiesto se il bigenderismo appare maggiormente nei soggetti bisessuali ma è emerso, giustamente, che anche nei transessuali c'è questa componente però i transessuali sanno a quale genere appartengono cioè il loro conflitto è tra corpo e genere ma volendo possono "risolverlo" con cure ormonali; nei bigender non transessuali questo fenomeno non si risolve. Inoltre credo che in alcuni soggetti le oscillazioni possono essere più forti e frequenti che in altri.

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di solito si dice genderqueer, ovvero la persona che si identifica in entrambi i sessi, o nessuno dei due, o un terzo sesso, oppure rifiuta completamente la concezione binaria M/F

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oddio aspè , pensavo di aver capito invece mi sa che non ho capito.

 

se i bigender e i genderqueer sono la stessa cosa, i genderfluid cosa sono?

 

i genderfluid non sono quelli che oscillano tra maschile e femminile?? io pensavo che i bigender fossero i genderfluid...

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ci sono due piani da analizzare

 

modifica del corpo: non transizione, transizione, transizione parziale

 

identità mentale: maschile, femminile, altro

 

quell' "altro" dell'identità mentale viene spesso definito come genderqueer. quindi in teoria anche bigender dovrebbe essere nel calderone non binario di genderqueer.

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