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Mhm non saprei, un po' di conflitto credo ci sia sempre. Se sono una donna devo apparire femminile cercando di reprimere la mia parte maschile e viceversa se sono un uomo.

Ma forse ti riferisci più ad un conflitto interiore, il fatto che entrambe le parti vogliano emergere in ugual modo.

In qualunque caso tutte 'ste etichette non portano a niente. Secondo me i bisessuali sono perennemente in bilico fra un genere e l'altro, lo noto su me stessa, sono fissata con trucco e cose varie ma poi ho la mentalità da uomo, forse basterebbe che smettessimo di chiederci cosa siamo limitandoci a conoscere chi siamo.

 

Comunque, no, non è vero. Non tutti i bisessuali sono in bilico tra un genere e un altro. I bisessuali hanno interesse per entrambi i sessi, ma almeno per quanto mi riguarda e per molte mie conoscenze, è ben chiara la propria identità. Io di femminile ho veramente solo il "farmi gli affari degli altri"

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Come al solito si confonde l'identità di genere con l'orientamento sessuale. La bisessualità e il bigenderismo non hanno niente a che fare, il primo è un orientamento sessuale associato alle persone che provano attrazione per persone di entrambi i generi, mentre il bigenderismo è, per così dire, una condizione la quale fa sentire una persona appartenente ad entrambi i generi, maschile e femminile, contemporaneamente o a fasi alterne.

A coloro che hanno associato il bigenderismo a patologie psichiatriche GRAVI non voglio rispondere, non voglio prendere neanche in considerazione una tale offesa, nonostante mi renda conto che chi l'ha detto non fosse intenzionato ad offendere, sia chiaro.

Voglio invece rispondere a coloro che hanno detto che ogni persona ha dentro di se caratteristiche che possono essere considerate maschili o femminili per cui il termine bigender non ha senso, addirittura non ha motivo di esistere. Se una F biologica mi venisse a dire che è bigender perché ama la meccanica, sa programmare bene con il computer e guarda tutti i giorni DMAX gli risponderei che dovrebbe aprire la sua mente e smetterla di considerare certe cose solo maschili o solo femminili, ma se una F biologica mi venisse a dire che, qualche volta, quando fa l'amore con il suo ( o la sua ) partner vorrebbe possedere gli organi genitali del sesso opposto per penetrarla, beh.. allora lì le direi, si.. forse hai ragione, sei davvero bigender.

Ho riflettuto molto su questa cosa e sono arrivata alla conclusione che, probabilmente, più che con le caratteristiche personali di una persona ( cosa mi piace fare, quali sono i miei hobbies, come ragiona il mio cervello? ) l'essere bigender abbia a che fare con l'attrazione sessuale, con le fantasie sessuali, insomma, nel modo in cui istintivamente si vuole fare sesso. Ci sto ancora lavorando, comunque.. spero di scoprire altro a riguardo.

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ma se una F biologica mi venisse a dire che, qualche volta, quando fa l'amore con il suo ( o la sua ) partner vorrebbe possedere gli organi genitali del sesso opposto per penetrarla, beh.. allora lì le direi, si.. forse hai ragione, sei davvero bigender.

Ho riflettuto molto su questa cosa e sono arrivata alla conclusione che, probabilmente, più che con le caratteristiche personali di una persona ( cosa mi piace fare, quali sono i miei hobbies, come ragiona il mio cervello? ) l'essere bigender abbia a che fare con l'attrazione sessuale, con le fantasie sessuali, insomma, nel modo in cui istintivamente si vuole fare sesso.

 

ma lo sai che pure io ci stavo a pensare a sta cosa???? che forse si deve vedere da come si fa sesso e da cosa si preferisce....

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bigender, genderqueer, genderfluid sono tutte identità intermedie tra quella maschile e quella femminile,

mentre, come dice divine, bisessuale e pansessuale sono orientamenti sessuali, e non c'entrano nulla.

 

presto tornero' con maggiori dettagli su bigender, genderqueer e genderfluid.

se non erro genderfluid sposta la sua definizione e percezione nel tempo, bigender si percepisce di entrambi i generi

e genderqueer è quella "famiglia" di identità non binarie (quindi anche chi si percepisce di entrambi i generi, o di nessuno dei due, o del terzo genere etc etc...quindi è un termine "ombrello").

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Ma far meno caso alle etichette e più alla persona non sarebbe meglio? Ciò che ritengo importante è che non si faccia confusione tra genere e orientamento, poi tutte le varie sfumature tra genderfluid, bigender, crossgender e cavolate varie le lascerei perdere. Tanto non esisterà mai un termine che possa calzare a pennello con un gruppo di persone, ogni persona è singola a se stessa. Conosco altri bigender ma con me non hanno niente a che fare, non solo per le cose che non riguardano l'identità, ma spesso anche nel modo di vivere il loro bigenderismo. Capisco che alcuni termini possano aiutare a capire meglio le cose, ma troppi, come in questo caso, mettono solo ulteriore confusione nella testa di coloro che se ne intendono poco.

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Se una F biologica mi venisse a dire che è bigender perché ama la meccanica, sa programmare bene con il computer e guarda tutti i giorni DMAX gli risponderei che dovrebbe aprire la sua mente e smetterla di considerare certe cose solo maschili o solo femminili, ma se una F biologica mi venisse a dire che, qualche volta, quando fa l'amore con il suo ( o la sua ) partner vorrebbe possedere gli organi genitali del sesso opposto per penetrarla, beh.. allora lì le direi, si.. forse hai ragione, sei davvero bigender.

 

Ma perché questa distinzione tra i due casi? Su che cosa è fondata? Su niente, solo tu conferisci maggiore importanza al secondo caso, ai fini di un bigenderismo, per una tua soggettiva percezione della cosa.

 

Ma credete veramente di essere i primi, non dirò nella storia del mondo, ma nella storia di questa povera Italietta, a fare fantasie sessuali del genere?

 

E uno sarebbe bigender perché fa tali fantasie?

 

Mi viene da ridere...

Edited by Isher
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Comunque, no, non è vero. Non tutti i bisessuali sono in bilico tra un genere e un altro. I bisessuali hanno interesse per entrambi i sessi, ma almeno per quanto mi riguarda e per molte mie conoscenze, è ben chiara la propria identità. Io di femminile ho veramente solo il "farmi gli affari degli altri"

 

Non dico verità assolute, quella è una mia osservazione in base ai bisessuali che conosco.

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Ma perché questa distinzione tra i due casi? Su che cosa è fondata? Su niente, solo tu conferisci maggiore importanza al secondo caso, ai fini di un bigenderismo, per una tua soggettiva percezione della cosa.

 

Ma credete veramente di essere i primi, non dirò nella storia del mondo, ma nella storia di questa povera Italietta, a fare fantasie sessuali del genere?

 

E uno sarebbe bigender perché fa tali fantasie?

 

Tanto per citarne uno, non è Freud stesso a ipotizzare il complesso dell'invidia del pene?

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Come al solito si confonde l'identità di genere con l'orientamento sessuale. La bisessualità e il bigenderismo non hanno niente a che fare, il primo è un orientamento sessuale associato alle persone che provano attrazione per persone di entrambi i generi, mentre il bigenderismo è, per così dire, una condizione la quale fa sentire una persona appartenente ad entrambi i generi, maschile e femminile, contemporaneamente o a fasi alterne.

A coloro che hanno associato il bigenderismo a patologie psichiatriche GRAVI non voglio rispondere, non voglio prendere neanche in considerazione una tale offesa, nonostante mi renda conto che chi l'ha detto non fosse intenzionato ad offendere, sia chiaro.

Voglio invece rispondere a coloro che hanno detto che ogni persona ha dentro di se caratteristiche che possono essere considerate maschili o femminili per cui il termine bigender non ha senso, addirittura non ha motivo di esistere. Se una F biologica mi venisse a dire che è bigender perché ama la meccanica, sa programmare bene con il computer e guarda tutti i giorni DMAX gli risponderei che dovrebbe aprire la sua mente e smetterla di considerare certe cose solo maschili o solo femminili, ma se una F biologica mi venisse a dire che, qualche volta, quando fa l'amore con il suo ( o la sua ) partner vorrebbe possedere gli organi genitali del sesso opposto per penetrarla, beh.. allora lì le direi, si.. forse hai ragione, sei davvero bigender.

Ho riflettuto molto su questa cosa e sono arrivata alla conclusione che, probabilmente, più che con le caratteristiche personali di una persona ( cosa mi piace fare, quali sono i miei hobbies, come ragiona il mio cervello? ) l'essere bigender abbia a che fare con l'attrazione sessuale, con le fantasie sessuali, insomma, nel modo in cui istintivamente si vuole fare sesso. Ci sto ancora lavorando, comunque.. spero di scoprire altro a riguardo.

 

Alex, non so se sei bigender, tuttavia non mi pare che il desiderio di avere gli organi genitali dell'altro sesso sia sufficiente per definire una fluttuazione dell'identità sessuale personale, come non lo è avere il travestitismo. O forse sono forme lievi di una identità sessuale più sfumata.

Credo che ci sia qualcosa in più, però non vivendo il fenomeno non posso certo definirlo al meglio.

 

Io ho fatto riferimento a quanto descritto da Divine. Se leggi quello che ha scritto, lei sente un disagio nella situazione, alterna dei momenti in cui si sente uomo e momenti in cui si sente donna

 

Il discorso che ho fatto sul possibile collegamento con forme di bipolarismo o di schizofrenia non vogliono essere offensive, per carità, e non credo e spero che le parole che ho scritto, molto prudenti e molto definite, non siano lette come offensive, sono però ipotesi fondate qualora una persona abbia la consapevolezza di sentirsi internamente come un maschio in certi momenti e femmina in altri momenti, andando a cambiare fortemente il proprio punto di vista, la modalità di confrontarsi con l'ambiente circostante, definendo anche magari sensazioni di gusto e di preferenza e modi di valutare ricordi approcci e relazioni differenti a seconda della modalità in cui si è nel giorno. Mi immagino ad esempio che ci siano relazioni con delle persone che, se si è in fase maschile o femminile, sono vissute in maniera differente: per fare un esempio molto banale e stereotipato giusto per comprenderci l'amica Clara con cui si va a fare shopping o con cui condividi l'estetista la chiami quando sei in fase femminile e non la chiami quando sei in fase maschile, se sei in fase maschile magari fumi di più o di meno di quando sei in fase femminile, etc.

 

Definire un collegamento, non significa però definire un qualcosa di grave, o etichettare come pazzia o sbarellamento l'essere bigender. Ne significa una volontà di eradicare la questione in senso negativo, andando a proporre una "cura" per una caratteristica della propria vita. Invece, serve a dare degli strumenti differenti di azione soprattutto laddove quella che è una caratteristica diventa per qualcuno un serio problema di vita.

 

In altre parole, se uno vive bene la sua situazione, problemi non ce ne sono affatto. Se uno invece percepisce la cosa come problematica, se vive una situazione di panico o di disorientamento nei periodi di transizione, allora approcciare alla cosa come un potenziale disagio può aiutare a trovare un punto di equilibrio.

 

Mi scuso però ancora e ancora se qualcuno ha letto e legge quel che ho scritto come offensivo. Vuole solo essere un contributo e un punto di vista, che può essere scomodo, e forse anche sbagliato, ma su cui riflettere un secondo in più non credo faccia male.

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@@korio ho capito perfettamente cosa intendevi, meglio adesso piuttosto che come ti eri espresso in precedenza. Si purtroppo il rischio che qualcuno possa arrivare a dichiararsi bigender per l'invidia del pene, perché ha patologie psichiatriche particolari, non lo posso e non lo voglio escludere, ma allo stesso tempo mi sembra assurdo dire che TUTTI i bigender hanno patologie mentali che li portano a definirsi tali ( e non è il tuo caso, lo so ) e che tutti i bigender in realtà non lo sono ma sono solo invidiosi del pene per la teoria Freudiana.

 

Come te consiglio alle persone che la vivono male di fare una bella terapia dalla psicologa per capire quali sono le cause di tale frustrazione e possibilmente trovare un modo per sentirsi meglio. Questo non significa che finita la terapia la persona non si definisca più bigender, ma forse può aiutarla a vivere questo aspetto di se in maniera più leggera e rilassata. Io questa cosa sono riuscita a farla da sola, ma non è stato un cammino facile, per niente.

 

@@Isher mi dispiace che tu mi abbia risposto con quel tono, forse mi sbaglierò, ma mi sembrava un po' troppo aggressivo e arrogantello. Io sto cercando, guardandomi dentro, di capire questa parte di me, non ho le risposte di tutto in mano, è una ricerca personale che sto facendo per capirmi maggiormente e dal momento che non è facile mettersi così in gioco mi aspetterei come minimo un po' di rispetto da parte vostra, piuttosto che uno sputare sul "lavoro" degli altri, altrimenti sinceramente preferisco ritirarmi e non scrivere più in questo topic, come in realtà avevo deciso di fare e avevo comunicato anche a @@Divine , sinceramente sono stanca della cattiveria e dell'arroganza che alcune persone ci mettono nel rispondere in questo forum.

 

Purtroppo alle tue affermazioni non posso rispondere in maniera soddisfacente, solo chi c'è dentro conosce la differenza tra l'essere appartenente ad un solo genere e avere fantasie sessuali e sentirsi appartenenti ad entrambi e di conseguenza avere stimoli sessuali "in due direzioni". Non credo ci sia neanche un modo abbastanza chiaro per spiegarlo, questa differenza esiste, c'è.. ma temo che sia percepibile solo per chi la vive.

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@@Isher mi dispiace che tu mi abbia risposto con quel tono, forse mi sbaglierò, ma mi sembrava un po' troppo aggressivo e arrogantello. Io sto cercando, guardandomi dentro, di capire questa parte di me, non ho le risposte di tutto in mano, è una ricerca personale che sto facendo per capirmi maggiormente e dal momento che non è facile mettersi così in gioco mi aspetterei come minimo un po' di rispetto da parte vostra, piuttosto che uno sputare sul "lavoro" degli altri, altrimenti sinceramente preferisco ritirarmi e non scrivere più in questo topic, come in realtà avevo deciso di fare e avevo comunicato anche a @@Divine , sinceramente sono stanca della cattiveria e dell'arroganza che alcune persone ci mettono nel rispondere in questo forum.

 

Purtroppo alle tue affermazioni non posso rispondere in maniera soddisfacente, solo chi c'è dentro conosce la differenza tra l'essere appartenente ad un solo genere e avere fantasie sessuali e sentirsi appartenenti ad entrambi e di conseguenza avere stimoli sessuali "in due direzioni". Non credo ci sia neanche un modo abbastanza chiaro per spiegarlo, questa differenza esiste, c'è.. ma temo che sia percepibile solo per chi la vive.

 

A me non sembra di essere stato aggressivo, Alex., e nemmeno arrogantello. Mi dispiace tuttavia di averti dato questa impressione. La distinzione tra i due casi che hai ipotizzato non mi sembra fondata, ecco tutto: e mi sembra che tu stessa lo ammetta, in certo modo, nella seconda parte della tua risposta.

 

Anche le proliferazioni di etichette che tu avevi ricordate (genderfluid, bigender, genderqueer) mi lascia molto perplesso, perché esse riposano - per me - sull'errore concettuale di elevare delle determinazioni qualitative, delle sensazioni, delle sfumature a vera e propria identità. Lo dico anche a , che molto probabilmente non la penserà come me, ma vi domando: non vi sembra (starei per dire: non vi viene il sospetto?) che tale proliferazione nuoccia, e pure parecchio, a stabilire e a far penetrare un concetto rigoroso e afferrabile di transgender nella cultura e nell'epistemologia contemporanea?

 

Come se le identità eterosessuali fossero fatte con lo stampino, e tutti i membri di quella categoria non abbiano delle oscillazioni paragonabili a quelle che voi elevate a identità. Come se le persone omosessuali non avessero analoghe oscillazioni.

 

Questo sciame di differenze elevate a etichette o categorie fa sì poi, dal punto di vista politico, (che pure è un problema da avere presente), che vi disperdete in uno sciame di differenze, facilmente smontabile, alle quali si può facilmente rivolgere l'accusa di scambiare lo stato d'animo (quella verità interiore che tu, Alex., dici non può essere espressa ma solo sentita da chi la prova - e che è in realtà...la verità di ognuno, omo, etero o transgender che sia) per genere, o quale che sia la parola da usarsi. E questo è il minimo che si può obiettare: credo che la critica potrebbe essere molto più radicale.

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isher attenzione: io sono transgender. Non sono bigender, genderfluid, genderqueer, queer.

Certo studio e leggo la teoria queer, studio e leggo le identità intermedie e anche gli orientamenti sessuali intermedi,

le espressioni di genere non binari...perchè ne ho la passione, perchè sono contro il binarismo sociale,

e lo sarei anche se non fossi transgender, anzi....è una "Lezione" che dovrebbe recepire il mondo cisgender e/o etero.

 

Non credo che l'esistenza di persone genderqualcosa faccia confusione su noi transgender.

altrimenti sarei come i gay che pensano che i bisessuali facciano confusione e quindi "è meglio che si definiscano etero o gay".

 

Ma poi io uso transgender e transessuale secondo una delle convenzioni vigenti:

tranSessuale transiziona di sesso, transgender di genere.

In entrambi c'è un "Movimento" che compie la persona. o corporeo, o sociale, verso il genere d'elezione.

Il "Velato" che di fatto assume l'identità coerente con l'organo genitale di nascita magari è "disforico" ma

di fatto non ha "transizionato" in nessun senso.

 

Io più che il queer, il truccato ambiguo dei locali, l'ammiccante, l'androgino, il queerqualcosa....

trovo nocivo il trans velato.

Tutte quelle ragazze , etero o lesbiche, che vivono nelle liste ftm dicendo "se potessi" e poi

neanche al proprio partner confidano cio' che sono realmente.

E alla fine la visibilità transgender (e anche transessuale, ma transessuali ce ne sono di piu) ricade

sugli unici coglioni visibili.

Ma questo è un problema di tanti mondi. anche dei bisessuali, e immagino, di chi ha identità intermedie (genderqueer,

bigender, genderfluid..).

 

Voglio fare invece un chiarimento su ruoli e identità.

Una ragazza che ama mettersi i boxer e il dopobarba non è transgender.

E' una ragazza che rompe i RUOLI, ma la sua identità è femminile. E' felice di chiamarsi carmela,

è felice di essere nell'intimita' col suo partner o sua partner "carmela", ama il suo corpo e i suoi genitali,

anche nel caso desiderasse avere rapporti in cui penetra (quello è parte del ruolo anch'esso).

Se questa gente si definisce transgender sbaglia, oppure c'è qualcosa di piu' profondo che non vuole ammettere.

Nell'essere transgender o transessuali c'è comunque una "disforia". Che poi sia vissuta bene, che si ricerchi un equilibrio

anche con la razionalità...capita, per fortuna.

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dipende. se un "bigender" compie una transizione (sessuale o di genere), rientra comunque nell'ombrello della famiglia "transgender".

 

pero' la domanda è: cosa cambia della sua vita un bigender rispetto a un cisgender?

i ruoli? gli atteggiamenti? il vestiario? assume comportamenti androgini?

 

vi è una "transizione" (medica o non medica) verso l'androginia?

 

non so queste cose perché non ho mai conosciuto dei bigender

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Grazie della tua risposta precisa e articolata, .

 

Il realtà la mia domanda era molto semplice, e probabilmente ha anche il difetto di essere una domanda fatta 'dal di fuori', e verteva sulla comprensibilità di tutte queste distinzioni da parte dell'ambiente sociale in cui tutti viviamo. Lo dico perché persone a vario titolo appartenenti all'universo queer si trovano, su questo forum, a dover continuamente spiegare agli altri il significato e le distinzioni di una serie di etichette, e a rimproverarli di operare confusioni (il che segnala l'esistenza di un problema di comprensione e comunicazione), e allora mi domandavo se non fosse più produttivo insistere non sulla proliferazione e disseminazione, in polemica col binarismo, ma cercare, in polemica col binarismo, di far passare la tripartizione: maschile, femminile, transgender (usando quest'ultimo termine come termine-ombrello).

 

Tutto il resto che dici mi sembra molto interessante, acuto, e lo condivido.

 

Tornando invece a qualche post fa, e alla terminologia (che però non è solo una questione di termini), genderfluid mi sembra avere senso solo in termini di autopercezione del proprio vissuto nel tempo, quindi a mio parere è un termine improprio, perché tutti gli altri non fanno entrare questo tipo di percezione-valutazione e giustamente ne prescindono (se non lo facessero, allora si potrebbe applicare il suffisso fluid a tutto - ma non ci si guadagnerebbe niente, se non una incomprensibilità collettiva), mentre su genderqueer avrei delle obiezioni di tipo più corposo: non è possibile non appartenere a nessun genere, e se tizio sente o si dice di non appartenere a nessuno dei due, lo potrà anche dire, ma non è detto che tale sua asserzione debba valere come principio di intelligibilità, che è la condizione di base richiesta all'imposizione dei nomi.

 

Detto più semplicemente, e anche in modo che non suoni intollerante, questi termini hanno una portata più che altro aggettivale, non sostantivale: mentre maschio, femmina (e transgender, nella mia ipotesi) sono dei sostantivi e per essi vale il principio di realtà: nessuno li nega, o può negarli, perchè indicano realtà.

 

Certo, per tutto ciò che è trans, l'autopercezione e il modo di sentirsi sono essenziali. Anche per il maschile e femminile, si potrebbe ribattere: ma il parallelo sarebbe ingannevole, perché, se è ovvio che chi è maschio si deve sentire tale, è però altrettanto vero che al genere maschile corrisponde un corpo, al genere femminile corrisponde un (altro) corpo. E' l'assenza di un corpo, dato, come terzo o altro, che rende il mondo trans diverso, e genera tante incomprensioni. Qui c'è una aporia, una situazione problematica, sulla quale bisogna arrestarsi. E' qualcosa cioè che pone un problema, e (proprio perché è tale) dovrebbe porlo a tutti.

 

In ogni caso, se questo è vero, ne segue che non è tanto il binarismo culturale, il nemico, ma il binarismo dei corpi, il problema, perché esso diventa immediatamente, nella sua stessa enunciazione, anche avalutativa, da principio oggettivo, strumento di esclusione.

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per me tutto quello che non è cisgender (ovvero cio' in cui c'è armonia tra sesso genetico e genere mentale) è transgender.

che poi si transizioni, non si transizioni, lo si faccia in parte,

che poi ci si identifichi parzialmente col sesso opposto, o totalmente, o non ci si identifichi coi generi, o col terzo genere, o con entrambi...

si tratta sempre di "non cisgender"

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La questione della transessualità può avere due motivazioni diverse, presenti anche contemporaneamente in alcuni soggetti.

1. Vi è talvolta un rifiuto del proprio corpo biologico, che si rigetta senza appello, sentendolo istintivamente "sbagliato". A volte ciò può arrivare ad un rigetto del proprio corpo, in particolare riferito ai propri genitali e alle parti del corpo che in genere distinguono i due sessi biologici (che poi non sono esattamente due, perché la natura a volte ci mette davanti all'intersessualità, che può essere vista come un terzo sesso biologico).

2. Come seconda motivazione che può portare alla transizione vi è il disagio rispetto alla propria condizione sociale di essere uomo o donna. Non vi è quindi un disagio riguardo al proprio sesso biologico, nei confronti del proprio pene o vagina, ma il rifiuto è rivolto agli stereotipi sociali di genere.

 

In questo senso credo sia fondamentale la distinzione fra sesso, che è un concetto strettamente biologico, e genere, che invece altro non è se non una distinzione sociale, che porta con se tutta una serie di aspettative e di condizionamenti. Solitamente chi prova disagio solamente nei confronti del proprio genere e non nei confronti del proprio sesso biologico, preferisce adottare definizioni meno polarizzate in senso maschile o femminile. Ci può essere chi si definisce contemporaneamente uomo e donna (bigender), chi al di là di queste definizioni (genderqueer) con diverse sfumature. Chi invece si trova a disagio nei confronti del proprio sesso biologico, in generale, tende a definirsi transessuale. Ora, la domanda che ci si può fare è: quanto può il disagio nei confronti del proprio sesso biologico dipendere da un disagio sociale? Quanto influiscono le aspettative sociali per il mio essere definito uomo o donna nel mio rifiuto del mio corpo biologico?

 

Le risposte a queste domande dovrebbero essere relegate alla sfera individuale di ognuno. In ogni caso, anche se tutte le persone transessuali facessero dipendere il proprio disagio nei confronti dei rispettivi sessi biologici alle aspettative sociali di genere, ciò non autorizzerebbe a pensare questo disagio come "formale" e superabile con una buona dose di meditazioni filosofiche e percorsi psicologici vari.

La realtà in cui le persone transessuali sono inserite, che purtroppo è una realtà sessista e binaria, ha un ruolo fondamentale nella loro vita. E' facile astrarre la condizione di un transessuale in una disquisizione filosofica, far notare che ciò che è da cambiare non è tanto il loro essere maschio o femmina, ma sono piuttosto gli stessi concetti di mascolinità e di femminilità. In pratica però, quando un transessuale si ritrova a mostrare il tesserino della biblioteca per prendere in prestito un libro, stiamo pur certi che il bibliotecario al 99% non avrà fatto queste riflessioni e gli rivolgerà uno sguardo indagatore, magari rimproverandolo di dover prendere in prestito i libri con la sua tessera e non con quella di sua sorella.

 

Insomma, la questione non è facilmente comprensibile per un transessuale e lo è ancora meno per un cisgender. Il confine tra transessualità e transgenderismo è sottile e a volte precario, e l'unica conclusione che possiamo trarre da tutto ciò è che alcune persone decidono di ribellarsi alle definizioni sociali di maschile e femminile, altre invece decidono di farle proprie e transizionare. Questa è una questione totalmente empirica, e come fatto empirico debbe essere considerato e rispettato. Sono sicuro che un transessuale abbia preso molto bene in considerazione tutte queste riflessioni spicciole che ho riportato qui, e che abbia riflettutto più volte nel corso della propria esistenza sull'opportunità del trangenderismo prima di arrivare ad una decisione così impegnativa e radicale come quella di cambiare sesso. Per questo motivo, la cosa più importante da fare è quella di imparare a rispettare le posizioni di ognuno e credo che portare avanti discorsi di questo tipo su questo forum possa essere una grande opportunità di educazione sociale per ogni utente. Spesso all'inizio non è facile capire le varie distinzioni tra transessualità, transgenderismo, ecc. e sono comuni errori come "la trans" riferito ad un trans FtM, per esempio. E' però importante che queste nozioni fondamentali vengano apprese da tutti noi, per evitare a delle persone che già debbono combattere contro tutto e tutti ulteriori episodi di involontarie offese.

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  • 3 weeks later...

Ok, leggo solo ora questa discussione.

Io mi definisco bigender/genderfluid/genderqueer o comunque vogliate chiamarmi.

Non sono una malata mentale.

Sono una persona che a seconda dei momenti, ho periodi (che possono durare ore, giorni o addirittura ANNI) in cui mi identifico, totalmente, in un sesso invece che un altro. Ad esempio, ho avuto un periodo anni fa in cui per tipo due anni sono stata malissimo con il mio corpo, e mi sarei suicidata pur di non continuare ad avere le tette. Poi ho avuto un altro periodo in cui era l'esatto opposto, e sono stata superfelice del mio corpo femminile. E poi la cosa si e' sempre ripetuta in modo alternato, e continua tuttora.

Aldila' degli stereotipi di genere (se volessimo riferirci solo a quelli, saremmo tutti bigender) e del sesso (come dice Alex, anche a me capita di soffrire alcune mancanze fisiche), e' proprio la sensazione di non riuscire proprio ad esprimere mai se' stessi, manca sempre qualcosa.

Purtroppo e' una cosa molto difficile da spiegare a chi non la vive e ora non sono abbastanza concentrata per scrivere, approfondiro' in futuro.

In ogni caso: esistiamo anche noi, e ci meritiamo lo stesso rispetto di tutti gli altri, senza insinuazioni su patologie psichiatriche varie.

 

 

pero' la domanda è: cosa cambia della sua vita un bigender rispetto a un cisgender?

i ruoli? gli atteggiamenti? il vestiario? assume comportamenti androgini?

 

vi è una "transizione" (medica o non medica) verso l'androginia?

 

 

non so queste cose perché non ho mai conosciuto dei bigender

(scusate il quote strano ma non so farlo in una modifica!)

 

Intendi cosa cambia esteticamente?

Beh, il ruolo sessuale sicuramente, puo' essere una volta in un modo, e la volta seguente esattamente l'opposto.

Gli atteggiamenti, credo siano dovuti a stereotipi culturali, pero' purtroppo in questo mondo ci siamo cresciuti tutti quindi si', effettivamente assimilandoli anche gli atteggiamenti cambiano parecchio.

Il vestiario e' la cosa forse piu' palese, io sono capace di andare in giro in tacchi e gonna cosi' come in pantaloni larghi, scarpe da skate e reggiseno superspiaccicante.

All'esterno, data l'ignoranza sull'argomento, appaio semplicemente come una persona eclettica per quanto riguarda i gusti, a cui piace vestirsi in modo particolare e cambiare look continuamente. Quindi un bigender non credo sia cosi' riconoscibile.

 

Per quanto riguarda la transizione, c'e' chi preferisce non fare nulla (come me, e credo come la maggior parte, perche' cosi' almeno uno dei due generi percepiti ha un suo corpo "integro"), e c'e' chi decide di prendere ormoni ma solo fino a un certo punto, o di fare degli interventi senza prendere ormoni, per diventare il piu' neutro possibile o al contrario il piu' "fisicamente bigender" possibile. In Italia non ho mai conosciuto bigender che hanno fatto parti di transizioni o altro, quindi non saprei.

Edited by araas
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Una persona che in determinate circostanze si percepisce come maschio ed in altre come femmina. Non è un sinonimo di ermafrodita né di persona androgina nel quale caratteristiche maschili e femminili convivono ma non si alternano a seconda degli stati umorali.

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Sono una persona che a seconda dei momenti, ho periodi (che possono durare ore, giorni o addirittura ANNI) in cui mi identifico, totalmente, in un sesso invece che un altro. Ad esempio, ho avuto un periodo anni fa in cui per tipo due anni sono stata malissimo con il mio corpo, e mi sarei suicidata pur di non continuare ad avere le tette. Poi ho avuto un altro periodo in cui era l'esatto opposto, e sono stata superfelice del mio corpo femminile. E poi la cosa si e' sempre ripetuta in modo alternato, e continua tuttora.

 

credo che questa sia la definizione migliore di questo modo di essere. e nel comportamento, nel carattere, sentivi dei cambiamenti?

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  • 2 months later...

a chi pensa che l'identità sia un concetto fisso e monolitico consiglio vivamente di documentarsi tramite letture di sociologia e antropologia culturale affinchè capisca che l'identità è un processo in continuo divenire e non un qualcosa da cui si entra e si esce.

potete iniziare con Intervista sull'identità del sociologo Z. Bauman.

 

anche quando si parla di disturbi di identità ecc ecc sappiate che sono tutte cavolate perchè l'identità in sè e per sè non esiste come qualcosa di fisso. una persona bigender, transgender o genderqueer secondo me è molto più credibile di un cisgender.

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