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Essere bigender


Divine

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Conosco Bauman, e sinceramente il concetto di liquidità mi preoccupa e non direi che il bigenderismo sia qualcosa di positivo per una persona (non parlo della bisessualità, parlo del bigenderismo). Nel senso, ci sono dei limiti entro cui lo definirei sano.

Tutti abbiamo un lato femminile e maschile. E possono anche stare alla pari. Ma il problema, è quando uno dei due lati crea scompensi alla persona, e questo è grave. Non lo definirei mai un genere.

Se oggi mi sento maschio e domani mi sento femmina, domani rischio di andare in collisione con il mio corpo e con la mia percezione di me stesso e della mia identità?

Il problema non è se una persona dice che oggi vuole vestirsi da maschio e domani da femmina, o vuole comportarsi culturalmente e socialmente da maschio o da femmina, ognuno fa quel che meglio crede.

Se il maschio oggi si sente di genere femminile e sta bene con quel genere, e l'indomani si sente maschile e sta bene con quell'altro genere, tutto sommato, che problemi ci sono?

Ma secondo me è quel discorso conflittuale che me lo fa vedere più come un qualcosa di irrisolto, come un'identità probabilmente che necessita di un supporto per definirsi.

Non dico che poi una persona non abbia lo stesso quel suo lato femminile e maschile forti in entrambi i modi, ma magari coesi anziché in conflitto sarebbe meglio.

La persona comunque è una sola ed è necessario unirla anziché dividerla.

"Bi-" non deve dare l'idea di divisione, specie in campo di identità. L'identità è unica, anche se fatta di tante facce.

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Baumann applica il suo discorso sulla identità fluida alla sfera del genere?

Lo chiedo perchè lo ignoravo

 

Ci muoviamo in un terreno ambiguo, cioè non è che stiamo parlando di persone

come Dalla che rifiutavano di definirsi, ma di persone a cui vanno strette certe

definizioni e quindi ne generano di continuo altre, cercando una definizione propria

 

Questa proliferazione di definizioni, secondo me riflette un disagio nei confronti

delle definizioni "ufficiali"

 

La domanda che mi pongo io è: da dove nasce questo disagio? La risposta

a cui io sono arrivato attualmente, del tutto provvisoria e precaria è: dal

binarismo di genere

 

Applicato a quale sfera? Dove il binarismo di genere determina disagi?

Non nei ruoli sociali o nel modo di vestirsi e comportarsi, rispetto a cui

è passato il concetto che la donna può essere maschile, ma a letto.

 

Ovviamente le identità deboli vengono maggiormente problematizzate,

nessun maschio etero o donna etero si pone problemi identitari per il

fatto di far sesso in un certo modo o di avere delle preferenze particolari.

 

Il problema di identità nasce nella ragazza, magari un po' maschile che

si sente donna mentre fa sesso con le donne e si sente maschio mentre

fa sesso con un maschio ed è attratta potenzialmente da donne e uomini.

 

La stessa donna che fa le stesse cose ma è etero, cioè alterna rapporti

sessuali e sentimentali con maschi diversi che la attraggono per motivi

diversi, tutti questi problemi non se li fa.

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Se una F biologica mi venisse a dire che è bigender perché ama la meccanica, sa programmare bene con il computer e guarda tutti i giorni DMAX gli risponderei che dovrebbe aprire la sua mente e smetterla di considerare certe cose solo maschili o solo femminili, ma se una F biologica mi venisse a dire che, qualche volta, quando fa l'amore con il suo ( o la sua ) partner vorrebbe possedere gli organi genitali del sesso opposto per penetrarla, beh.. allora lì le direi, si.. forse hai ragione, sei davvero bigender.

Ho riflettuto molto su questa cosa e sono arrivata alla conclusione che, probabilmente, più che con le caratteristiche personali di una persona ( cosa mi piace fare, quali sono i miei hobbies, come ragiona il mio cervello? ) l'essere bigender abbia a che fare con l'attrazione sessuale, con le fantasie sessuali, insomma, nel modo in cui istintivamente si vuole fare sesso. Ci sto ancora lavorando, comunque.. spero di scoprire altro a riguardo.

Spesso mi sono chiesta se fossi bigender, perché non mi trovo e non raramente mi sono trovata molto femminile. Mi piacciono cose generalmente attribuite a comportamenti maschili: mi piacerebbe imparare a suonare la batteria, imparare arti marziali, adoro giocare ai videogames (anche quelli più cruenti), quando capita qualche rara occasione in cui devo indossare un vestito elegante opto per camicia,pantaloni e cravatta e comunque non mi vesto mai in modo granché femminile. E come Alex. stessa ha detto, mi è anche capitato di desiderare, a letto, di assumere il ruolo di "penetrante" (pardon, non trovo un termine più elegante e/o meno azzeccato). A tal proposito mi sono chiesta anche se fossi transgender, senza ancora saperlo, ma il mio corpo mi piace così com'è, non desidero meno seno o di avere organi sessuali maschili, quindi ho escluso questa ipotesi.

Ho quotato il post di Alex. anche perché, pur essendo completamente sensato il suo ragionamento per quanto riguarda le ragazze, non riesco a trovare una corrispondenza nei maschi: se una ragazza che desidera penetrare (e rinnovo le mie scuse per il lessico) è da considerare bigender, i maschi gay a cui, per preferenza o non, capita di essere passivi (penetrati) sono allora da considerare tutti bigender?

Secondo me quel che dice Alex. sulle fantasie sessuali è giusto, ma deve essere completato, appunto, anche da un'analisi dei comportamenti che non riguardano il sesso (vestiario, hobbies, ecc...)...

 

Ad ogni modo penso che buona parte della chiave della questione mi è risultata chiara quando mi son chiesta "sono bigender perché non sono abbastanza femminile?" Femminile o maschile sono termini convenzionali adottati dagli stereotipi della società, quindi immagino che anche la definizione di bigender, a questo punto, lo sia.

 

E son d'accordo anche con quanto dice Alex. in un post successivo a quello che ho quotato poco sopra, ovvero che distinzioni tra bigender, genderqueer e altri -gender sanno molto di cavolata. Una volta un mio caro amico mi chiese (così, per filosofeggiare un po') se mi considerassi una donna o una ragazza: gli risposi che non lo sapevo (è risaputo che conoscere se stessi è una delle cose più difficili al mondo), e che mi bastava considerarmi "essere umano". Ripensando a quell'episodio, credo che per me valga la stessa cosa anche per la mia identità sessuale.

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i maschi gay a cui, per preferenza o non, capita di essere passivi (penetrati) sono allora da considerare tutti bigender?

 

No, perchè il binarismo di genere è maschilista e quindi non agisce in modo simmetrico

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bigender, genderqueer e genderfluid.

Ma esistono veramente delle persone che si definiscono come tali?

Io ho l'impressione che esistono più studi e etichette che persone reali che si trovano in situazioni così "limite" e confuse.

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ho citato Bauman solo per il discorso sull'identità, lui non parla di genere nel suo libro, parla solo del concetto di dentità che lui considera un'invenzione dettata dal nostro bisogno di sicureza. @@dreamer_ sì esistono persone che si definiscono così.

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Baumann applica il suo discorso sulla identità fluida alla sfera del genere?

Lo chiedo perchè lo ignoravo

ignoro anche io. Sessualità, personalità, società fluide. Il genere non credo.

 

 

@@Divine il fatto che l'identità sia "costruita" per necessità di sicurezza non significa che a livello di identità psicologica una persona la utilizzi come strumento o che questa sia una finzione.

Poi c'é anche da dire che Bauman è un filosofo, e tra poco si inizia a filosofeggiar senza paura ;)

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Penso, ma non è che lo conosco benissimo, che Baumann ci debba

aiutare a tematizzare proprio questo fenomeno di continua fioritura

di identità parcellizzate.

 

Nuove identità nazionali, sempre più piccole e asfittiche etc.

Applico il discorso alla nazionalità, perchè lo vedo come un ripiegarsi

su piccole comunità, piccole vicinanze e certezze ( la slovacchia, la scozia

i fiamminghi ed i valloni la padania etc )

 

Ma il binarismo di genere non è qualcosa di piccolo, il piccolo - che nasce

dall'insicurezza - lo vedo più nella proliferazione relativa al genere di definizioni

prive di un loro rigore logico, legate a percezioni soggettive che mettono a disagio.

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  • 5 months later...

Salve a tutti, è da un po' che seguo questa discussione - ancora prima di iscrivermi qui! - e visto che mi identifico come bigender (female-bodied) mi piacerebbe dare una testimonianza, anche se avendo solo sedici anni non ho ancora avuto l'opportunità di esprimermi fino in fondo. Riscrivo qui quello che avevo postato nell'altro topic:
Per quanto mi riguarda ho un corpo esageratamente femminile e sto ancora cercando modi per camuffarlo e per quanto possa sembrare superficiale l'aspetto esteriore conta moltissimo perché nel momento in cui io sento di essere un uomo e vedo che non riesco ad eliminare i miei tratti femminili vado in crisi e pur definendomi generalmente come entrambi i generi essi sono due entità separate e deve esserci o l'uno o l'altro; per cui quando mia sorella per esempio mi dice di bilanciare le due cose, magari indossando indumenti da uomo in modo femminile, io rifiuto. Uno si veste per rispecchiare come è dentro ma spesso sono anche gli stimoli esterni che influiscono. Esempio sciocco, ultimamente ho avuto dei problemi per conto mio e non ho badato al mio vestiario e non avendo messo degli indumenti che avessero un vero significato ho semplicemente liquidato il tutto come fase intermedia. Ovviamente queste cose variano a seconda dei casi, per esempio io sono in cura per via di un problema di cui soffro che - questo è un mio riconoscimento obiettivo - è la struttura del mio bigenderism. Ora sinceramente mi fa un po' specie parlarne perché arrivo adesso e queste sono cose un po' personali - preferisco mantenere un po' di distacco, però è comunque una testimonianza che magari può aiutarmi e aiutarvi a capire meglio...
A questo punto è doveroso dire una cosa: il bigenderism è puramente legato all'umore ma ci tengo a precisare che non tutti i bigender soffrono di patologie strane! Nel mio caso si tratta di vere e proprie estremità nell'umore e spesso capita che un genere si identifichi in una fase piuttosto che in un'altra ma effettivamente entrambi attraversano tutte le fasi. (io ne ho 4)
Se tra le fasi A, B, C e D le caratteristiche dell'uomo che c'è in me sono basate su A non significa che lui non attraversi anche le fasi B, C e D, stessa cosa per la donna. Queste quattro estremità - ripeto, questo è semplicemente il mio caso - tendono a distanziare molto le due 'persone' in me e quindi anche il conflitto. Faccio spesso delle ricerche in proposito e a quanto pare stanno conducendo diversi studi neurologici che in effetti includono alcune malattie come origine del fenomeno, però è pur vero che esistono bigender sani quindi sulle origini non saprei che dire. Tuttavia suppongo che anche questo vari da persona a persona. Ovviamente l'idea di maschio e femmina è un qualcosa di creato dalla società e forse non esiste un vero binario, ma il bigender sente veramente molto il distacco tra queste continue oscillazioni da un opposto all'altro...
Tutte le cose che potevo dire certamente le ho dette, ora non so quanto ancora dovrei pronunciarmi perché avendo ancora la boccuccia sporca di latte non posso nemmeno permettermi di affermare troppe cose e prenderle per vere senza studiarci su xD Personalmente io per imparare a convivere lo uso come base degli sketch della mia stage persona (eh?) e ci ironizzo molto su. Sto facendo un percorso con i vari dottori per riflettere anche su questa condizione: ci stiamo concentrando più sugli switch e combinazioni varie tra A, B, C e D piuttosto che sul cambiamento del mio genere.
Più che altro il mio vero problema sono le persone al di fuori che non colgono la difficoltà del bigender e pensano che sia metà uomo e metà donna, un po' androgino insomma, piuttosto che due vere e proprie identità scisse e in conflitto tra loro. Una cosa molto brutta che mi capita spesso è che le persone confondano l’identità di genere con l’orientamento sessuale: io amo le donne e quando io mi sento uomo loro mi identificano come donna gay mentre quando sono donna sono troppo femminile per essere lesbica. In pratica si aggrappano allo stereotipo della donna omosessuale che deve essere per forza mascolina, cosa che a me-uomo dà oltremodo fastidio.
Inoltre ci sono anche i disagi del transgender, con la differenza che il transgender una volta cambiato sesso trova la pace con sé stesso mentre il bigender ha il bisogno di ritornare al suo genere di origine e quindi non può affrontare un’operazione. La condizione bene o male si riflette sugli altri allo stesso modo dei transgender, solo che è un terreno talmente ambiguo che spesso non viene nemmeno identificato, ma comunque le persone vicine al bigender nei momenti di scambio rimangono colpite. Un mio amico per esempio mi considera e mi considererà sempre ‘la sua sorellina piccola’ ed ogniqualvolta che io affermo di essere anche un ragazzo lui pensa che sia un mio scherzo e spesso offende involontariamente la mia virilità dicendo che è inesistente e visto che sono represso mi fa stare ancora più male. Non lo biasimo per questo, forse se riuscissi ad esprimermi mi prenderebbe più sul serio, ma sono talmente volubile che è molto difficile prendere una decisione! A causa dei vari switch A/B/C/D che avvengono di continuo faccio fatica a decidere come arredare una stanza o come vestirmi perché c’è un continuo e vorticoso afflusso dell’atmosfera. Spero che la situazione si evolva man mano che troverò modo di esprimermi. :)

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@BiGGì

 

a me sembra che la fai un po' facile quando dici che il genere è solo una convenzione sociale. Io credo che questo tipo di affermazione dipenda da quello in cui noi crediamo.

 

una persona che crede che dio ha creato la specie uomo forse argomenta diversamente.

 

una persona che crede nell'evoluzione biologica crede che gli uomini siano i discendenti di altre specie animali e il discorso sul genere nel regno animale è molto più limitato che nella specie umana in quanto gli animali si pongono certamente meno questioni esistenziali degli umani.

 

vorrei chiederti:

 

sai se tutti i bigender si sentono sempre attratti dallo stesso genere di persone quando sono nella fase "uomo" e nella fase "donna" come è il tuo caso o ci sono bigender che ad esempio da uomo si sentono attratti dalle donne e viceversa da donna si sentono attratti da uomini ?

Edited by marco77
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La cosa della convenzione sociale l'ho detta fondalmente più per il ruolo che la gente attribuisce ai generi che all'imposizione di due generi separati. Certo, i ruoli delineano meglio l'identità e i generi ma un po' limitano, nel senso che non è che se mi piace il rosa allora sono per forza una donna e se sono un uomo vengo considerato effemminato, cose del genere... Era più un attacco agli stereotipi che altro.

Per l'attrazione ogni caso è diverso, e ci sono un sacco di combinazioni. Magari me-uomo è etero e me-donna è gay, come nel mio caso, oppure il contrario, oppure entrambi bisessuali o uno solo bisessuale e l'altro etero o omo. Oppure ancora entrambi omosessuali, tipo me-uomo è gay e me-donna anche. Non c'è una vera regola, anche se non conosco altre persone bigender di cui poter confrontare le esperienze...

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Non ho capito bene la discussione: posto che transessuale e transgender esprimono 2 condizione diverse, che differenza ci sarebbe tra bigender e transegender?

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@@BiGGì , trovo molto interessante la tua testimonianza. Non sono molto preparata sull'argomento e quindi sono molto curiosa di saperne di più da chi vive questa situazione direttamente.

Nella mia ignoranza non ho ben capito cosa intendi quando parli di "switch", quindi immagino di passaggi da uno status a un altro. E' qualcosa di simile a ciò che accade a chi ha un disturbo di personalità multipla? O comunque rimani "tu" in ogni caso, ma improvvisamente cambia il genere in cui ti percepisci? E come/quando avviene lo switch?

 

Poi mi piacerebbe capire meglio - e questo potrei chiederlo anche solo a un transgender, non per forza a un bigender, ma intanto ci sei tu e ne approfitto... :) - cosa significhi esattamente sentirsi uomo (o donna). Cioè, faccio proprio fatica a immaginare cosa si percepisce, cosa si pensa, cosa si sente nel momento in cui si dice "io ho un corpo da donna ma mi sento uomo (o viceversa)". Perché io ad esempio, che sono donna fisicamente e non sono transgender, farei fatica a dirti che "mi sento donna". Cioè boh, io mi sento io, e so di avere un corpo da donna, ma ecco, non riesco a focalizzare cosa dovrei percepire o pensare per sentirmi donna o uomo.

 

Non so se mi sono spiegata, e probabilmente è una cosa molto difficile da descrivere, ma se ti va di provarci... 

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@penna, non ti pare che c'entri con l'Esterno?

L'abbigliamento, l'arredamento della stanza,

mi "considerano troppo femminile" od "offendono la mia virilità".

 

Per me "sentirmi uomo" non si contrappone a "sentirmi donna".

Semmai si contrappone a "sentirmi ancora bambino".

 

Se mi fossero piaciute "le bambole" invece de "le macchinine";

se mi piacesse "lo shopping" invece de "il calcio"

potrei dire che rispecchio più il ruolo di genere femminile di quello maschile.

Ma - in primo luogo - di bambole, macchinine, shopping e calcio

devo dire che non me ne è mai importato nulla

e - in secondo luogo - considero tali ruoli di genere

totalmente irrilevanti ai fini della mia auto-identificazione.

 

Non mi sentirei bigender se domani andassi a fare la caccia al cinghiale in tutù rosa

come effettivamente non si sento bigender quando lavo i piatti in mimetica.

Tutta la consapevolezza della mia identità di genere è nel compiacimento

per quello che ho in mezzo alle gambe. Il resto è performance.

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@@Almadel Non posso darti torto, ma per un bigender la "performance" conta moltissimo e alla fine è una delle cose su cui si concentra di più. In fondo è semplicemente un tentativo di espressione che se fallisce lo fa sentire male. Fondamentalmente questo è perché il bigenderism è un fenomeno piuttosto raro o comunque poco conosciuto (perfino nel mondo LGBT sono difficili da trovare) e la consapevolezza di non essere presi sul serio a livello sociale - come tutti gli altri, del resto - tende a portarli a un'esagerazione (poi vabbè, lasciamo stare il mio caso perché lì l'esagerazione è proprio nel carattere, ohibò!) e a un'esasperazione dei due opposti...Però sì, l'esterno conta; e il fattore "essere considerati bambini" effettivamente c'è, anche se in modo diverso. Nel mio caso visto che nessuno prende in considerazione il mio io maschile mi sento come un ragazzino di serie B, come uno che non è abbastanza uomo per potersi mischiare con gli altri e mi rendo conto che paradossalmente sono reso infantile e irreale dalla mia stessa performance. In più aggiungiamo che anche fisicamente il mio massimo è riuscire a somigliare a un bambino, vedo che comunque gli 'altri' ragazzi sono un passo più avanti rispetto a me perché il mio corpo non mi consente un processo di "evoluzione" verso l'essere un vero uomo, a meno che non inizi un percorso di transizione che però mi costringerebbe a rinunciare al mio io femminile...Quindi me-uomo ufficialmente non esiste, ma se qualcuno lo prende in considerazione lo liquida come un capriccio o una bambinata tipo "quello ha il giocattolino e io no!" (suona ambiguo, ma il doppiosenso è solo una felice coincidenza LOL) piuttosto che come una condizione reale.

 

@@penna Nei bigender che soffrono di disturbo da personalità multipla molto probabilmente è così - della serie parte Gigino, torna Gigetto che non sa cosa sia successo nel frattempo -, ma sinceramente non mi posso pronunciare su questo. Io soffro di un disturbo dell'umore (non mi è stato comunicato esattamente il nome clinico perché hanno detto che "tanto non serve, perché un nome non cambia niente, sai già qual è il problema", però ormai abbiamo acclarato che il problema è quello -> l'efficienza dei medici <3 Troppa, guarda. ) che potrebbe essere l'origine del mio bigenderism così come potrebbe semplicemente esasperarlo ancora di più, non è molto chiaro. Tuttavia anche nei soggetti sani dipende dall'umore, semplicemente uno si sveglia una mattina e PUFF! Si sente uomo o donna. Poi certo, si reprime uno e l'altro "assiste", non so se questo possa essere considerato un fattore da personalità multipla.

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Devo dire che per quanto io sia la persona più supportive del mondo per quanto riguarda identità di genere non mainstream e non binarie (ho litigato l'altro giorno con mia sorella sulla scorrettezza della frase 'le persone che hanno la vagina sono femmine'), anche per me a livello personale è difficile percepire il bigenderismo come 'problematica seria', mi scuso per l'inadeguatezza dell'espressione.

 

Mi spiego meglio: un individuo genderqueer passa in modo fluido da un genere all'altro, non si identifica in un genere particolare, si comporta come si sente a seconda del momento e si appropria dei ruoli o se ne libera quando preferisce, come Jiz Lee (pornostar genderqueer che ha imposto il 'they' come pronome singolare per i genderqueer nel circolo erotico americano).

Cos'è che porta un bigender ad avere una definizione più netta, a sentirsi così, o solo uomo o solo donna, senza mai sentire le parti coincidere, mescolarsi? Mi sembra (al contrario del genderqueer, che rifiuta il binarismo, bigender nel nome stesso sembra reclamarlo, rafforzarlo) quasi un'esagerazione di come ci sentiamo tutti noi, tutti i giorni, un po' meno o un po' più appartenenti al nostro ruolo a seconda di quello che facciamo o al desiderio del momento. Oppure, seguendo l'altra faccia della medaglia, sembra un'intrattabile disforia fluttuante che in quanto tale non può essere trattata come la classica disforia di genere, e quindi vada accarezzata con palliativi quali il travestitismo.

 

Probabilmente molte di queste considerazioni sono causate da un mio disagio interiorizzato verso mondi che conosco meno, verso nuove etichette, e magari svanirà con il mio impegno nell'essere più inclusiva: non si è mai perfetti e non si finisce mai d'imparare nel mondo della giustizia sociale.

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Credo di aver capito - correggimi se sbaglio - che tu abbia detto che c'è del maschile e del femminile in tutti e quindi l'esasperazione da parte del bigender si rivela futile. Sul primo punto concordo senza dubbio, ma c'è una piccola grande differenza che vorrei far notare: mentre le altre persone hanno "un po' di" da ambedue le parti, il bigender sente 100% da tutte e due le parti che sono in conflitto, altrimenti sarebbero semplicemente delle persone androgine che hanno trovato il loro equilibrio riuscendo a pareggiarle. Ovviamente per tutte le persone c'è il momento in cui si sente di tendere più verso un'estremità piuttosto che a un'altra, ma è un discorso diverso per quanto riguarda la percezione intima del proprio genere e della propria identità.

Su un certo versante potremmo perfino vedere l'androginia e il bigenderismo come due cose opposte, mentre l'androgino riesce a mettere d'accordo i suoi 'due spiriti', il bigender sente proprio la necessità di essere scisso in due per poter raggiungere l'apice dell'essenza (?) maschile/femminile proprio perché sono in conflitto ed entrambi molto prepotenti. Nel momento in cui uno prevale si palesa il più possibile. Anche se, certo, penso sia anche una questione di carattere, magari per un'altra persona bigender potrebbe essere diverso, personalmente per quanto mi riguarda l'alternanza è il fattore chiave, ci sarebbe da trovare altre persone per parlare a questo proposito...

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Sì, però nessuno si è degnato/a di rispondere alla mia domanda sulla differenza tra bigender e transgender

sono un po' offeso  :cry2: 

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Il bigender sente di avere entrambi i generi, come racconta biggì, cambiando da un momento all'altro.

Il transgender, più diffuso, sente di essere di un genere solo, quello opposto al suo genere biologico.

 

Giusto?

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@@BiGGì , quindi tu concordi con quanto dice Almadel riguardo a cosa significhi "sentirsi uomini" (o donne)?

Cioè, quando dici che ti senti uomo è perché senti di aver voglia di vestirti da uomo o giocare a calcio? (tanto per dire..)

O c'è qualcos'altro?

 

Me lo chiedo perché il mondo è pieno di donne che, in alcuni ambiti della vita, hanno preferenze e comportamenti che la nostra cultura considera maschili, eppure non molte di loro dicono di "sentirsi uomini", tantomeno aspirano a un cambio di sesso.

Quindi? E' solo una questione di gusti e comportamenti, o cambia qualcosa nella percezione di se stessi?

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Concordo sul fatto che gli stimoli esterni, chiamiamoli così, contino molto, perché confermano o stravolgono l'identità che si ha sul momento e anche sul paragone uomo/bambino inteso però come un disagio perché non si riesce ad arrivare alla condizione desiderata.

Sono d'accordo anche sul "Essere vestito in tuta mimetica mentre lavo i piatti/in tutù rosa mentre sono a caccia non mi fa sentire bigender", perché alla fine sono cose che non determinano l'identità. Al contrario piuttosto che cercare di mostrare le due intere facce di proposito - ovviamente se io ho voglia di andare a caccia mentre mi sento femminile sono liberissima di farlo ma non mi sento bigender se svolgo un'attività prevalentemente maschile in un vestito femminile perché io mi sento donna sul momento - bensì ad alternarle. Il crossdressing è semplicemente l'arte di esprimersi per cercare di trovare la pace fino al prossimo scambio. Su questo aspetto potrebbe essere visto come "palliativo per la disforia di genere" come diceva Ariel, termine che sebbene non mi piaccia moltissimo direi che rende. Dobbiamo inoltre far presente che ci sono infinite combinazioni tra il sesso del momento con altri fattori per esempio le attività come abbiamo appena detto ma anche l'orientamento sessuale o una certa estremità nel carattere.

 

@@prefy scusami, mi era sfuggita la tua domanda! Comunque sì, c'è una semplice differenza tra transgender e bigender: mentre nei primi il conflitto è dato dal fatto di avere un corpo che non rispecchia la propria identità, negli altri si sente un conflitto tra le due identità che lottano fra loro, per questo i transgender si sentono bene con se stessi una volta completata la fase di transizione mentre i bigender non possono affrontare un'operazione in quanto poi ritornerebbero sulla loro decisione.

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Perdonami, ma quello che si sente di appartenere al genere opposto non era transessuale?

Cioè io ricordo che anni fa Luxuria non si definiva transessuale ma, appunto, transgender in quanto diceva di convivere con entrambe le identità, è cambiato qualcosa nella terminologia?

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Non sono esattamente sicurissimo/a di ciò che dico - correggetemi in caso, per favore -, ma non era che per transgender si intende chi si sente l'opposto del proprio sesso biologico a prescindere da se e come abbia fatto il percorso di transizione mentre per transessuale si indica la transizione completa?

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Più o meno è così.

 

Diciamo che il transgender non ha bisogno della transizione chirurgica

per sentirsi " a posto" con la sua identità di genere;

mentre il transessuale ha un obiettivo concreto che è il "cambio definitivo".

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Ah, bene, grazie mille per la precisazione! Con tutti questi termini un po' mi confondo... ^^''

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io sono un uomo e ora mi chiedevo se avessi seni e genitali femminili se vorrei cambiarli. non credo lo farei, anche se è facile fare ipotesi e parlare così. per me si tratta di prendersi come si è anche se per altri può essere naturalmente diverso.

 

il mio ragionamento è: sono attratto dagli uomini e offro loro c iò che ho: se ho organi femminili offro loro questi e se li ho fattezze maschili offro loro pure queste.

 

un'altra osservazione che mi viene in mente è: se si abolisse il genere maschile e femminile per essere tutti di genere neutro (mantenendo naturalmente ognuno le proprie caratteristiche sessuali come seno e organi genitali) ma tutti vestissimo allo stesso modo (non vestiti da donna o da uomo) e ci si potrebbe semplicemente sposare e stare in coppia tra persone che si scelgono secondo i propri gusti in cui nessuno farebbe commenti come si sentirebbero i bigender ?

 

molto meglio perchè ora l'unico problema sarebbe che ogni tanto magari vorrebbero altri organi sessuali e petto ?

 

altra cosa:

 

credo che se ci sentiamo uomo o donna dipenda molto anche dagli ormoni maschili o femminili che abbiamo così pure forse il mostro comportamento duro o aggressivo rispetto a uno più dolce.

 

come bigender fate queste riflessioni col medico per vedere se eventualmente un cambiamento ormonale indotto artificialmente potrebbe aiutare ?

Edited by marco77
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Temo di non aver capito, cambio ormonale per concludere cosa? Stabilizzare o scegliere uno dei due generi?

Il binario uomo/donna nel senso di "esistono cose solo da uomo e cose solo da donna" di per sé è una cosa artificiale ed a tratti anche ingiusta, però a volte è necessario per identificarsi. Il bigenderism rafforza molto le differenze tra le due cose proprio perché è un rapporto conflittuale e se nessuna delle due estremità esistesse più come concetto probabilmente si impazzirebbe perché definirsi così è più difficile. Mettiamo però che non ci sia mai stato un concetto di uomo o donna, un bigender sarebbe comunque spaccato in due perché un giorno sente di avere un certo ruolo piuttosto che un altro, però lasciamo un attimo stare questa cosa perché i ruoli di ciascuno sono molto contestabili. A prescindere da tutto questo ci si trova a proprio agio nel corpo del sesso effettivo od opposto a seconda dell'umore. La disforia di genere si manifesterebbe anche se i due parametri di "genere" non fossero definiti, credo...

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Quindi mi state dicendo che il termine transgender si è parzialmente sovrapposto a quello di transessuale , su Wiki, però sotto tale termine è ricompreso anche il significato che gli attribuivo io: una visione dei sessi e dei generi fluida, in pratica un sinonimo di bigender o sbaglio?

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@BiGGì

 

capisco quel che scrivi. io però da uomo non so identificare cosa mi fa sentire uomo e forse questa cosa che ci identifica con un genere la capiscono solo i trans i i bigender. per gli altri è naturale sentirsi come si è e non ci si fa pensieri su questo.

 

forse se tu avessi meno ormoni sessuli avresti meno desiderio di essere uomo o donna ma è una mia speculazine che mi viene così.

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