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Essere bigender


Divine

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@@prefy più che come sinonimo il bigenderism viene considerato una "sottocategoria" visto che compare una fase di transizione perlomeno interiore alla quale si ovvia col crossdressing, volendo.

 

@ Hai ragione, sinceramente io non so ancora cosa rispondere sul cosa determini che uno si senta uomo o donna... A parte per il discorso del corpo, intendo; è una cosa istintiva e forse proviene dal concetto di donna e uomo che abbiamo noi...Sul momento mi è difficile capire, non è una cosa che ti svegli una mattina e dici "sono uomo, sono donna". Ti ci senti, ma poi lo capisci giusto quando arrivi ad interagire con gli altri. Semplicemente è questione di come si vuole essere considerati sul momento. Un bigender tiene molto a queste cose perché non potendo avere un unico percorso da seguire per ottenere ciò che vuole ma avendo l'anima perennemente biforcata deve dimostrare il distacco e a volte esagera al punto che spesso sembra strano, innaturale o addirittura pazzo, ma è solo per esprimere il suo disagio. Forse è il rafforzamento stesso delle due estremità che ci dà una maggiore definizione anche se ci fa male - e come se fa male. Purtroppo mi è abbastanza difficile descrivere anche perché penso sia una cosa prevalentemente istintiva... Inoltre bisogna anche considerare che magari le complicazioni possono essere legate alla mia malattia e forse certe cose che non sono chiare a me perché non so quando si tratta di poli e quando di generi...Ci sarebbe da intervistare un soggetto che non ha sintomi di malattie...

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@BiGGì

 

ci si potrebbe chiedere come ci sentiremo se passiamo 25 anni da soli su un'isola deserta. ci sentiamo solo una persona sola o anche un uomo o una donna, cioè senza gli altri perdiamo la consapevolezza del nostro genere ? mah.....

 

riguardo alle malattie: quel che è una malattia dipende anche da come si definisce una malattia. potrei definirla in modo che il sentirsi uomo, donna o bigender sia una malattia....

 

potrei immaginare una società totalitaria in futuro da qualche parte composta solo di donne che partoriscono clone di se stesse (cioè solo donne) e che quando per disgrazia una di queste donne è un trans che si sente a disagio perchè si sente uomo viene considerato malato e si tenta di curarlo in qualche modo.

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Il fattore malattia si vede da se e come avvengono gli scambi, o comunque se c'è proprio un qualcosa nella persona che causa il distacco che porta al bigenderism che porta di nuovo al distacco.

Ovviamente non servono gli altri per definire chi siamo, ma non si può fare a meno di interagire con le persone e questo influisce molto sul nostro comportamento, semplicemente perché si vuole esplicitare la propria condizione. Come non so, per esempio nei film quando uno non dice niente ma sospira insistentemente affinché poi una persona gli chieda quale sia il problema e se ne interessi. Il bigenderism non porta ad un percorso, è praticamente l'essere eternamente combattuti, per questo si lavora molto su ciò che viene trasmesso e che viene recepito dall'esterno, è l'unico modo per dare conferma a parer mio...

Per quanto riguarda il tuo esempio della società di sole donne sì, penso che potrebbe accadere una cosa del genere...

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ancora una domanda:

 

l'accettare di essere bigender non significherebbe accettare di essere uomo e donna in momenti diversi e per questo accettare che il proprio corpo non può corrispondere in uno dei due generi a quel che si vorrebbe essere. fa parte della condizione di bigender in un qualche modo.

Edited by marco77
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Non solo fa parte della condizione ma è anche uno dei punti chiave! Infatti è proprio da qui che nasce il disagio.

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il bigender sente 100% da tutte e due le parti che sono in conflitto, altrimenti sarebbero semplicemente delle persone androgine che hanno trovato il loro equilibrio riuscendo a pareggiarle. O

 

 

Mi sembra una posizione insostenibile, con tutta la solidarietà e la

comprensione che si possa dare.

 

Mi pare la posizione di una persona che di fatto ritiene l'androginia

la fluidità ; la possibilità di risolvere sul piano di performance o la

transizione, tutte soluzioni che in qualche modo squalificherebbero

uno dei due poli: maschio e femmina, che di fatto vengono "naturalizzati"

cioè sottratti alla possibilità di una reazione di tipo individuale ( visto che

sul piano sociale l'identità deve essere una: o maschio o femmina ; la reazione

al disagio deve essere individuale, ma non può esserci se naturalizzo il gender  )

 

Al di là di qualunque dibattito teorico, non vedo uno sbocco ad una

situazione del genere

 

Mi definisco Bigender, perchè non voglio transizionare, perchè le

performance non mi bastano, perchè la fluidità mi restituisce immagini

inadeguate ( un mezzo maschio, un bambino ) etc.

 

e desidererei essere un vero maschio ed una vera femmina

cioè un maschio naturale ed una femmina naturale 

 

Ecco, per me è come se io dicessi: desidererei poter volare...

è un desiderio legittimo, per carità, ma inattuabile.

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Praticamente sì, è questo! Complimenti per averlo spiegato così bene, mi ci impappino spesso pure io... ^^''
 

Oh, piccola parentesi: magari un giorno potremo cambiare corpo a piacimento, chi lo sa, e sarebbe una figata assurda! Anche se, certo, il disagio viene da due persone compresse in un corpo solo ma non credo che se ci fosse la possibilità di avere due corpi vi si troverebbe tanto giovamento, forse perché gli altri magari pensano che sono io e c'è un'altra persona che è la mia versione genderbender che però non sono io (<- ragionamenti post-verifica di francese, LOL)... Mi sa che ce la prenderemmo nel didietro comunque XD

 

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Dream_River

Alla quarta pagina di questo thread, l'unica cosa che mi sembra chiara è che se semplicemente si rifiutassero le distinzioni di genere, si vivrebbe tutti molto meglio (soprattutto per chi, come i bigender, può sentirsi inquieto per questa sua identità indistinta)

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Mah, da una parte è giusto però le etichette servono a farci comprendere un po'. Non è detto che tutti gli uomini abbiano un certo carattere, siano fatti in un certo modo e ci siano delle attività che solo loro possono svolgere (e così via anche per le donne), però un po' penso se ne abbia bisogno. Non bisogna dire che tutte le rose sono rosse, ma tutte hanno un tipo di forma e i petali in un certo modo come per esempio non posso dire che tutte le persone che vengono dalla Svezia sono bionde con gli occhi azzurri ma ho tracciato una linea generale per cui mi è più facile identificarle...Vabbè, non s'è capita una ceppa di quello che volevo dire quindi basta paragoni astrusi: semplicemente le etichette sono lo strumento che da sempre ci aiuta a comprendere le cose in tutti i campi, fare etichette è giusto ma la cosa sbagliata è prenderle per vero pensando che ci siano solo quelle e credere che tutti siano fatti con lo stampo, è da qua che nascono gli stereotipi. Le etichette alla fine sono cose generali ed ovviamente una persona che è fatta di più etichette ha delle combinazioni diverse e per ogni individuo si deve fare separatamente un'indagine approfondita considerando le condizioni generali o comunque che hanno una definizione.

Perlomeno questo è il mio punto di vista, da bigender sto perennemente in conflitto tra due identità che forse sono troppo convenzionali ma riesco a inquadrarle. Se non ci fosse ufficialmente nessuna estremità lo sentirei comunque ma non mi saprei orientare e potrebbe essere pure peggio. Ammetto che è un paradosso, ma la vita dei bigender è SEMPRE un paradosso, per questo impazziscono.

Dopo questa me ne vado.

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Ripeto, qui secondo me il problema non è tanto che ci siano le etichette, piuttosto credere che i dati che "definiscono" le etichette - che sono generali e probabilmente frutto di statistiche - siano tutto ciò che c'è da comprendere. è come se dicessi "Questo è il mio cane, quello è il tuo", il cane generalmente è fatto in un modo ed ha la sua struttura ma ci sono un sacco di razze che differiscono fra loro per caratteristiche che variano, e anche due cani di razza uguale hanno caratteristiche diverse, c'è quello col pelo lungo e quello pelo corto, quello con la zampa lunga e corta, gli incroci ecc. ... Ovviamente io ho fatto l'esempio del cane e l'ho spostata su un fattore fisiologico per renderlo più esplciito, ma pure per quanto riguarda la persona in ambito sociale, sessuale, comportamentale eccetera ci sono infinite etichette - che poi alla fine sono concetti ed elaborare concetti è sacrosanto, il fatto che la gente sia tanto stupida da adoperare il dono divino di classificare le cose per discriminare è un'altra faccenda - che si possono combinare in infiniti modi diversi dando origine a infiniti risultati diversi, infatti ogni persona è unica e non possiamo prendere i concetti come assiomatici nel senso che sono universali e da un'unica sfaccettatura, sono solo dei parametri per dare un nome alle cose e non necessariamente per giudicarle.

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  • 1 year later...

Sono d'accordo Divine. Se la società non ci imponesse alcun concetto di "normalità" nè i conseguenti giudizi per incasellare l'amore fra persone adulte consenzienti saremo tutti piú sereni.

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  • 1 month later...

ciao Norberto, su quale mio post sei d'accordo? :)

 

Biggì, innanzitutto ti faccio i miei complimenti perché per avere 16 anni sei molto consapevole della tua condizione e vedo che la analizzi attentamente.

 

Io sinceramente penso che questa situazione di conflitto possa anche cambiare col tempo; te lo dico sia perché l'ho visto su me stessa, sia perché l'ho percepito tramite altre testimonianze e persone che conosco: sembra che non ci sia un solo modo di sentirsi bigender ma che ci si possa sentire in modi diversi nel tempo, tant'è che diverse persone bigender poi negli anni si definiscono semplicemente queer perché mantengono queste oscillazioni tra il maschile e il femminile ma senza avere sempre quella sensazione insopportabile di conflitto, di "o bianco o nero", che caratterizza il bigender in senso stretto.

 

Credo comunque che la fase di conflitto sia importante e necessaria perché è proprio attraverso questo conflitto che molte persone si rendono conto di  quanto (e se) stanno bene nel proprio corpo (sfido tutti i bigender del mondo a non essersi mai posti la domanda "e se cambiassi sesso?")

Edited by Divine
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  • 9 months later...

Certo se l'alternativa al ritenersi condizionato dalla società

e quindi queer è la schizofrenia, pur intesa nel senso più

sfumato possibile e senza fraintendimenti polemici, meglio queer.

 

Detto questo c'è la possibilità di ipotizzare un sottogruppo di persone trans

ma non vedo correlazione alcuna con l'orientamento sessuale

 

Questa tendenza ad esagerare-moltiplicare i termini : bi-gender, genderqueer

gender fluid, gender neutral...

 

...secondo me esprime ( questo sì ) un certo disagio psicologico

 

L'uso del termine bi- ( cioè la fissazione del binarismo di genere ) nell'ipotesi

di una vagheggiata bisessualità originaria, che riguarderebbe tutti e non solo

le persone trans non credo sia utile a nessuno.

 

Non è utile alla società a cui interessa il binarismo di genere e relega la bisessualità

originaria ad ipotesi scolastica-teorica e quindi può ignorare questo termine, senza

difficoltà alcuna.

 

Non è utile al soggetto interessato che drammatizza nel binarismo di genere sociale questa

oscillazione, laddove converrebbe smorzarla

 

quando si nomina la T, come quando si nomina la G, si fa riferimento a un mondo infinito e variegato

io sono di identità di genere totalmente maschile, e stabile nel tempo.

 

Il mondo dei genderqueer, genderfluid, bigender, è molto variegato.

C'è chi si percepisce di un genere intermedio tra uomo e donna, di un terzo genere, di nessun genere, chi rifiuta i generi, chi invece oscilla nei periodi della vita.

Alcuni di questi sono in percorsi medicalizzati, magari parziali, altri no.

 

Penso che l'ostacolo piu grosso dei fluid sia quello di non essere accettati nella loro cangianza.

Praticamente ti accettano (relativamente) se cambi sesso, o se vivi la tua identità di genere stabilmente (anche senza transizione),

ma non se sei cangiante

 

praticamente il genere è cosi "importante" che viene richiesta "coerenza".

è una cosa su cui riflettere

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