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Grande successo degli atleti GLBT alle Olimpiadi di Londra


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Fabio Castorino

Sui soli 23 atleti GLBT dichiarati che hanno partecipato alle Olimpiadi di Londra, ben 10 hanno vinto medaglie: una percentuale altissima! Gli atleti gay e lesbiche si sono portati a casa quattro ori (come la Giamaica di Bolt!), un argento e due bronzi. E' chiaro che se tutti i gay fossero dichiarati, potremmo sfidare Cina e Stati Uniti per la supremazia olimpica!

 

http://www.sbnation.com/london-olympics-2012/2012/8/12/3237963/nine-gay-olympians-win-medals-in-london-tying-jamaica-and-iran-for

 

http://www.gay.it/channel/attualita/34111/Medaglie-Rainbow-gli-atleti-gay-che-hanno-vinto-a-Londra.html

 

 

 

 

Ecco i nomi, la nazionalità e lo sport degli atleti GLBT medagliati:

 

ORO: Seimone Augustus, USA, Basket.

ORO: Carl Hester, Regno Unito, Dressage.

ORO: Marilyn Agliotti, Carlien Dirkse van den Heuvel, Kim Lammers, Maartje Paumen, Paesi Bassi, Hockey su Prato.

ORO: Megan Rapinoe, USA, Calcio.

ARGENTO: Judith Arndt, Germania, Ciclismo.

BRONZO: Edward Gal, Paesi Bassi, Dressage.

BRONZO: Lisa Raymond, USA, Tennis.

DoctorNievski

Non ero a conoscenza di questa lista e me ne compiaccio moltissimo. ^^

 

Ovviamente il dato è sottostimato, soprattutto se si nota che questi atleti più "out", sono tutti di Paesi dove l'omosessualità non è stigmatizzata (anzi, in Paesi civili dove esistono dei dirirtti per le coppie omosessuali).

 

Il cavaliere Olandese (Edward Gal), aveva fatto bippare il mio radar - probabilmente perchè non mi dispiace.. XD

http://www.queerblog.it/post/22287/aumenta-il-numero-di-atleti-apertamente-gay-alle-prossime-olimpiadi

 

Tempo fa avevo letto questo articolo qui. C'era pure Mitcham ma non è arrivato alla finale.

Purtroppo ancora nessun italiano.

 

ORO: Seimone Augustus, USA, Basket.

ORO: Carl Hester, Regno Unito, Dressage.

ORO: Marilyn Agliotti, Carlien Dirkse van den Heuvel, Kim Lammers, Maartje Paumen, Paesi Bassi, Hockey su Prato.

ORO: Megan Rapinoe, USA, Calcio.

ARGENTO: Judith Arndt, Germania, Ciclismo.

BRONZO: Edward Gal, Paesi Bassi, Dressage.

BRONZO: Lisa Raymond, USA, Tennis.

 

curioso che sono tutte donne gareggianti in sport piuttosto mascolini, a parte due uomini che hanno gareggiato entrambi nel dressage

umh mi sa un poco troppo di luogo comune, o forse è permesso dichiararsi solo agli atleti gay che gareggiano in specialità tali da confermare i luoghi comuni?

Ma le discipline sportive non sono tutte «piuttosto mascoline»? A parte il pattinaggio, non a caso detto artistico,

e qualche altra cosa: ma storicamente e tecnicamente tutti gli sport sono maschili. Il che non vieta che atlete

donne vi abbiano apportato il loro proprio stile: una etero come Lea Pericoli e una lesbica come

Martina Navratilova nel tennis.

 

A mia onta devo dire che ignoro cosa sia il dressage? Qualcuno me lo spiega?

Nemmeno io ne ero a conoscenza! Secondo me testimonia che noi omosessuali abbiamo doti che mancano agli eteroXD E' poco da fareXD

 

Ma come? Non siamo uguali omo ed etero? Vuoi dire che siamo davvero "diversi"??? ;)

 

@Isher: il dressage è roba di cavalli... in cui il cavallo sembra più gayo del fantino :)

Ma le discipline sportive non sono tutte «piuttosto mascoline»? A parte il pattinaggio, non a caso detto artistico,

e qualche altra cosa: ma storicamente e tecnicamente tutti gli sport sono maschili. Il che non vieta che atlete

donne vi abbiano apportato il loro proprio stile: una etero come Lea Pericoli e una lesbica come

Martina Navratilova nel tennis.

 

A mia onta devo dire che ignoro cosa sia il dressage? Qualcuno me lo spiega?

 

beh però basket, calcio e hockey su prato mi sembrano sport particolarmente maschili

il dressage è una specie di balletto fatto insieme al cavallo :tender:

ok la spiegazione forse è un poco approssimativa ma rende l'idea :uhsi:

Edited by conrad65

Ma ce ne sono anche tanti altri, particolarmente maschili: se ci pensi, li puoi elencare anche tu.

Forse le lesbiche non hanno (ancora) accesso ad essi, però.

 

Comunque il tuo commento mi sembra eccessivamente, e ingiustamente, severo. La prima scrittrice

lesbica della modernità - «prima di lei c'è solo Saffo», disse una volta Monique Wittig, mi sembra: ed è

enormemente, e tragicamente, vero - scrisse nel suo romanzo ua storia che si concludeva sul ricordo

e su una sommessa, pudica, dolorosa esaltazione di tutte quelle donne mascoline (lesbiche, evidentemente)

che durante la prima guerra mondiale dettero un enorme apporto di aiuto e sostegno nelle ausiliarie caricandosi

di lavori pesanti, da uomo, - niente a che vedere con quelle deliziose crocerossine, esili e incantevoli, che si

innamorano e si sposano poi con il protagonista maschile del film in cui se ne celebra l'immagine.

 

Così queste lesbiche non fanno altro che riflettere la realtà della nostra epoca. Una cosa è la realtà dominante,

una cosa sono gli stereotipi. Tra le due cose, peraltro, c'è anche una medaglia d'oro, d'argento o di bronzo....

Fabio Castorino

E' chiaro che uno dei problemi principali è la difficoltà di accesso degli uomini gay agli sport di squadra maschili, mentre le lesbiche nelle squadre femminili non hanno questo problema: a Londra c'erano lesbiche dichiarate nelle squadre di basket, calcio, hockey su prato, pallamano, beach volley di diverse nazioni e nessun gay dichiarato nelle corrispondenti squadre maschili degli stessi sport. Gli unici sport in cui erano presenti gay maschi erano il dressage e i tuffi.

Edited by Fabio Castorino
Fabio Castorino

Carl Hester, oro nel dressage.

 

 

CarlHesterx600.jpg

 

 

 

 

 

La squadra di hockey su prato olandese, dove sono presenti ben 4 lesbiche dichiarate.

 

DutchHockey.jpg

Edited by Fabio Castorino

Grazie a Scorza e Conrad per la spiegazione di che cosa sia il dressage: sembra carino! La foto postata da Fabio Castorino è molto parlante, e sarei d'accordo con la sua spiegazione circa l'accesso a sport di squadra mascolini per i gay.

 

Sulle 7 madaglie GL, 5 sono di lesbiche, 2 per i gay.

Dei 23 atleti dichiarati, quanti sono gli uomini e quante le donne?

Ovviamente come al solito qui i problemi sono due: Quanti sono

gli atleti gay che partecipano e quanti sono quelli dichiarati.

 

Basta pensare al caso di Mitcham. Ha vino l'oro a Pechino 2008

ma non è mai riuscito a trovare uno sponsor, quando quasi tutti

gli altri tuffatori che non hanno vinto niente lo sponsor lo hanno

ottenuto. Ed è pure un bellissimo ragazzo!

 

Non è solo un problema di omofobia all'interno dello sport, è una

questione di soldi.

Basti dire che nel Regno Unito ci sono più militari dichiaratamente

gay che sportivi professionisti.

Purtroppo è vero

 

Ed è paradossale dover constatare quanto il mondo della comunicazione

pubblicitaria sia implicitamente omofobo, ma è così.

 

Tanto è vero che mi pare di poter constatare che sia più facile trovare

dei CO in sport "poveri" rispetto ad altri potenzialmente ricchi.

 

Ovviamente non lo dico per svilire chi ha fatto CO....ma certo il povero

Mitcham ha finito quasi per rappresentare un effetto "boomerang" perchè

il suo CO non è certo stato ben recepito, quando e come sarebbe realmente

servito ( cioè nei fatti e non solo a parole )

Mah, più che di omofobia nel mondo della comunicazione

pubblicitaria parlerei di omofobia in generale dei consumatori.

Lo scopo dei pubblicitari è vendere, quindi cercano uno sponsor

che faccia vendere. Non è colpa loro se la gente non vuole comprare

roba pubblicizzata da un gay.

 

Comunque sì, la vicenda di Mitcham è stata probabilmente

scoraggiante per molti atleti gay.

 

E infatti la differenza fra gli atleti dichiarati del 2008 e quelli del 2012

è molto poca.

Beh ma gli etero da gay dichiarati come Armani o Dolce e Gabbana

comprano....

 

Per questo ho ipotizzato che essendoci un problema specifico con il

"gay testimonial" ci sia un problema di comunicazione.

 

Ovviamente il produttore gay è per sua natura meno esposto rispetto

al prodotto che vende, di quanto non possa accadere al testimonial,

quindi incide maggiormente anche l'omofobia dei consumatori, tuttavia

pare vi sia proprio un problema di comunicazione commerciale.

 

Non assolverei i pubblicitari così sbrigativamente, perchè

quando si tratta di fare scenette con attori che fanno i gay

prevalentemente con effetti comici o di sorpresa facile ci usano.

Silverselfer

La bitto lì .. e se ci fossero meno coming out perché gli atleti gay, pur volendo vivere la propria sessualità alla luce del sole, non vogliono diventarne delle bandiere da coverboy/girl? Perché nello sport, ogni genere di sport, è risaputa la presenza di ragazze/i gay, ma quasi per difenderli dalla bramosia politica di farne delle bandiere, amici e colleghi si fanno paladini della loro privacy.

 

Cecchi Paone vi dice niente?

 

* il dressage è un sport assurdo.

C'è una certa differenza tra i tre gay maschi dichiarati e le presenze segnalate da grindr nel villaggio olimpico :)

Alla fine Mitcham aveva trovato come sponsor l'Aussiebum, ma immagino che il rischio di rimanere a casa a causa del mancato sponsor sia stato pesante e ne abbia pagato conseguenze nei risultati.

Facile pensare che altri, specialmente se meno famosi, non vogliano correre lo stesso rischio.

 

* il dressage è un sport assurdo.

 

il dressage esteticamente è molto bello ma secondo me "non può essere uno sport olimpico"

non voglio svilirlo in alcun modo ma se portiamo il dressage alle olimpiadi, allora va anche bene la formula uno o la danza classica :sisi:

o, perché no, gli scacchi

Fabio Castorino

Oltre che Aussiebum, alla fine Mitcham ha trovato come sponsor anche Telstra, una compagnia australiana di telefonia.

 

http://www.queerblog.it/post/4822/laustraliana-telstra-e-lo-sponsor-di-matthew-mitcham

 

 

Quello del mondo pubblicitario è un discorso a parte, molto complesso. Anche se un'azienda non è omofoba, deve tenere conto che tra i potenziali consumatori ci sono anche molti omofobi e quindi non può esporsi. Se anche la Philips fosse completamente in mano ai gay, non potrebbe mai scegliere un omosessuale dichiarato per pubblicizzare il suo nuovo rasoio elettrico, perché sa che condannerebbe il prodotto al fallimento.

Fa sempre piacere vedere che la realtà olimpica è costellata da qualche caso di gay dichiarato, però credo che il problema della scarsità di CO non sia legata allo sponsor o all'immagine, piuttosto al fatto che a qualche olimpionico gay interessi non oscurare il suo merito sportivo con sterili pettegolezzi. Dopotutto a me, se avessi le capacità e la grinta di arrivare fino alle olimpiadi, interesserebbe che la gente mi ricordasse esclusivamente per qualche medaglia vinta o postazione conquistata non per il mio orientamento sessuale...

Non ho dati e neppure conoscenze sufficienti per pronunciarmi sulla questione «omofobia del mondo della comunicazione e omofobia dei compratori: quale viene prima?», ma credo che la prima ci metta del suo, agisca come un a priori: il terrore che l'omosessualità funga come fatto dissuasivo diventa un elemento incontrollabile (e non so come potrebbe essere verificato empiricamente, del resto).

privateuniverse

In realtà Mitcham alla

se portiamo il dressage alle olimpiadi, allora va anche bene la formula uno o la danza classica :sisi:

o, perché no, gli scacchi

 

Perché, cos'hai contro gli scacchi?

Vuoi che ti lanci contro il mio terribile alfiere camponero? :D

 

A parte questo, vorrei farei il sapientino supponente anche su questa storia.

 

Dunque, ecco la mia sentenza. :D

 

Io noto soprattutto due cose.

 

Primo: in proporzione, i casi di atlete lesbiche dichiarate son molto più numerosi di quelli di atleti gay. Non c'è soltanto la lista che avete messo, o quella delle medaglie. Nel tennis, per esempio, ci sono sempre state molte lesbiche dichiarate: a parte la Navratilova, Hana Mandlikova, Jana Novotna, Billie Jean King, Amélie Mauresmo, tanto per fare qualche nome (non seguo più il tennis da molto tempo ma sicuramente ce ne sono molte altre). Tennisti gay a me non vengono in mente.

 

Io direi che giocano due fattori. Paradossalmente, in un mondo maschilista le lesbiche pongono meno problemi rispetto ai gay. Inoltre, il mondo dello sport è tendenzialmente di destra e fascista (parole di Panatta, non mie).

 

C'è un'altra considerazione. Anni fa lessi un libro sulle cause dell'orientamento omosessuale (è un libro di venti-trenta anni fa) in cui si sosteneva che il più importante fattore predittivo dell'orientamento sessuale fosse la "non conformità al ruolo di genere". In altri termini, erano con più probabilità omosessuali i maschi che, da bambini, prediligevano attività diverse da quelle considerate tipicamente maschili (tipo la lettura invece di giocare a baseball o a calcio, e io ero tra costoro) e le femmine che prediligevano attività diverse da quelle considerate tipicamente femminili (ora, prendetelo come un aneddoto, ma una volta ho conosciuto una ragazza lesbica americana, lei giocava a calcio e sapeva sparare con il fucile e mi raccontò che il padre aveva educato lei come un maschio e il fratello come una femminuccia, lei era lesbica e il fratello gay). Ora, lo sport è un'attività "mascolina", per cui sarebbe ragionevole aspettarsi che le lesbiche vi siano sovrarappresentate allo stesso modo in cui i gay sono sovrarappresentati, che so, tra gli stilisti.

 

La cosa buffa è che, se vogliamo, gli sportivi dichiarati finiscono per confermare gli stereotipi. Le donne lesbiche sembrano fare sport in cui la componente prettamente atletica è molto forte. Se penso agli sport in cui ci sono gay dichiarati, a parte il caso del dressage (chissà se non è il caso di fare anche qualche considerazione di tipo sociologico, e comunque http://www.glbtq.com...questrians.html), mi vengono in mente i tuffi: Louganis, Mitcham, Matthew Helm (altro australiano), David Pichler; diversi pattinatori artistici (io stesso ne conosco uno, guarda caso). A quanto sembra, ci sono sport in cui i gay sono più numerosi: equitazione (che, a quanto pare, è un ambiente ad alta densità di gay), pattinaggio artistico, tuffi, nuoto, la cui caratteristica comune è che sono sport non di contatto e/o in cui la componente "artistica" è importante (ma allora, come mai niente nella ginnastica artistica?).

 

Ci sono anche delle eccezioni: un paio di rugbisti, qualche giocatore di football americano, di pallacanestro o di baseball.

 

http://www.glbtq.com...sports_gay.html

 

C'è un'altra cosa.

Sicuramente non avrà vaidità generale, ma diversi degli atleti gay e lesbiche che ho citato avevano una caratteristica in comune: una certa fragilità caratteriale.

La Navratillova è l'esempio più evidente: nonostante sia stata una delle prime tenniste donne a insistere sulle doti atletiche, oltre che tecniche (che, nel caso della Navratilova erano notevoli, e mi ricordo che, all'epoca, era una delle poche, e delle prime, tenniste ad avere un gioco "da uomo", molto basato sul servizio e volée), era anche nota per avere una certa tendenza a venir meno nei punti importanti. La Novotna, che come tennista ricordo benissimo, soffriva della stessa debolezza. Se vogliamo anche Mitcham è stato un caso simile: non so se sia mai capitato che un olimpionico di tuffi non sia neanche riuscito a qualificarsi per le finali alle olimpiadi successive.

 

A questo punto abbasso il ditino da saputello. :D

Edited by privateuniverse

Altro che saputello: hai scritto un post eccellente, oltre che molto informato e convincente.

 

Direi che il primo punto lo hai dimostrato molto bene, sia con la prima che con la seconda considerazione: secondo me in entrambi i casi hai toccato il punto, e dato il quadro giusto alla discussione. La prima (in un ambiente maschilista le lesbiche pongono meno problemi dei gay) è luminosamente vera; la seconda (che spiega la preponderanza delle atlete donna sugli atleti maschi) è pure molto limpida e convincente.

 

Il secondo punto (l'effetto-rimbalzo che una simile situazione provoca) dice molto bene quello che cercavo di dire nel mio post io.

 

Fai bene a far rilevare come il cerchio non si chiuda perfettamente e ci siano eccezioni.

 

Non sono in grado di apprezzare le notazioni sull'elemento emotivo/sforzo, ma quanto hai detto della Navratilova e della Novotna sarebbe facilmente spiegabile in termini di Minority Stress, se si pensa all'enorme sforzo che le virtuose tenniste lesbiche avranno pur dovuto fare non solo e non tanto per entrare nel mondo dello sport, ma per adeguare il proprio essere (se mi è permessa questa formula stenografica) a un mondo che non è solo mascolino, è proprio di maschi; e per entrarci da Stelle.

 

Credo che un discorso a parte meriterebbe il tennis. In base alle vostre conoscenze, in base ai reportages che ne sono fatti sulla stampa e nei media, in base a ciò che sentite dire, come vengono trattate (o ignorate?) le lesbiche? Quali sono gli attributi di stile (stile sportivo) che vengono esaltati nei tennisti, maschi? Mi sembra che nel tennis manchi quell'elemento di mascolinità elementare che è proprio di altri sport, che ci siano altri elementi stilistici, che quindi possa forse essere un terreno d'incontro potenzialmente neutro tra i due orientamenti.

 

Sarà che se vedo una bella ragazza penso subito che sia lesbica ma per me quelle medaglie sono anche poche, credo di aver visto più lesbiche in queste olimpiadi che all'europride 2011.

E per quanto la ragazza di Tom Daily possa essere carina, pensavo fosse lui il tuffatore dichiaratamente gay.

privateuniverse

In realtà, leggendo in giro su internet per vedere se quel che sapevo io era vero, ho scoperto che un grande tennista del periodo tra le due guerre, l'americano "Big" Bill Tilden, era gay, e che fece una finaccia: ostracizzato perché gay, con un paio di denunce per corruzione di minorenne, morì solo e povero in canna.

 

Per parlare del tennis, caro Isher: io mi ricordo bene come giocavano sia la Navratilova, sia la Novotna; all'epoca il tennis in tv si vedeva in chiaro, e i tornei del Grande Slam coincidevano con le sessioni di esami, per cui spesso per fare pausa mi mettevo a guardare le partite e intanto rimuginavo su quello che avevo studiato. Sia la Navratilova, sia la Novotna avevano uno stile di gioco brillante e "maschile" nel senso che avevano un ottimo gioco a rete (il che le rendeva anche molto belle da vedere), soprattutto la Navratilova, che era famosa per questo. Non vorrei sbagliare perché le conosco poco e la mia memoria si è indebolita, ma credo che anche la King e la Mandlikova avessero quello stile di gioco. Prima che i nuovi materiali permettessero un gioco molto più potente e aggressivo anche da fondo campo, questa era una prerogativa dei maschi e del gioco "maschile" direi (ma Conchita Martinez, un'altra tennista della quale mi sono ricordato che era lesbica, non giocava così).

 

La tua considerazione sullo stress da minoranza è interessante e, probabilmente, fondata. E' vero che, per come me li ricordo, i giocatori da "servizio e volée" erano più brillanti, ma anche più irregolari, come spesso avviene; ma la Navratilova cambiò residenza e nazionalità per poter vivere pienamente il suo orientamento sessuale, e queste cose un peso dovevano avercelo. Inoltre era cecoslovacca, e questo complicava ancora di più le cose perché, fino ai tardi anni Ottanta, in tutti i paesi del blocco sovietico, formalmente, l'omosessualità era un reato (unica eccezione la Repubblica Democratica Tedesca, che la depenalizzò intorno alla metà degli anni Ottanta mi pare). Certo, un conto erano la DDR o la Cecoslovacchia e un altro la Romania, la Bulgaria o la Polonia, ma penso che essere omosessuali in un paese comunista non dovesse essere facile. Per Mitcham io sono convinto che lo stress da minoranza un peso ce l'abbia: mi sorprese vederlo vincere alle Olimpiadi del 2008 e mi sembrò l'eccezione che conferma la regola, tanto che ci avrei scommesso che a queste Olimpiadi avrebbe sfigurato.

 

Sul tennis...direi che quel che dici ha una sua rilevanza. Il tennis non è uno sport da "macho", a differenza, per esempio, del calcio, del baseball e, in misura ancora maggiore, della pallanuoto, dell'hockey su ghiaccio, del football americano o del rugby, che sono sport nel quale il contatto fisico è estremamente duro (basti vedere i fisici di chi ci gioca); anche perché è uno sport individuale, e ho quest'idea che gli sport individuali siano più da solitari che da gente fissata. Non direi che c'è uno stile di gioco più "maschile" di altri, in quello sport, almeno per gli uomini (considera che sono anni che non lo guardo più in tv). Però, per le donne, la diversa costituzione fisica, la differenza di forza fisica, faceva sì che un certo tipo di gioco dalle donne fosse relativamente poco praticato. Per giocare a rete, per esempio, ci vuole un servizio potente, caratteristica più facile da trovare negli uomini che nelle donne (almeno allora: ho visto che le Williams, alle Olimpiadi, servivano a una velocità piuttosto notevole, intorno ai 180 km/h se non erro, impensabile vent'anni fa).

 

Comunque, questa è una lista tratta da wikipedia: http://en.wikipedia....er_sportspeople.

 

Qualche piccola notazione.

 

Ci sono 81 maschi (più 4 bisessuali) e 74 femmine (più 8 bisessuali). La suddivisione per sport, che risente del fatto che la maggior parte viene dai paesi nordici, conferma un po' gli stereotipi, per cui le lesbiche sono un po' delle virago e noi gay un po' delle mammolette ;). Tra le lesbiche, la presenze sono: calcio 16, tennis 9 (e manca la Martinez), hockey su prato 6, hockey su ghiaccio (!), pallacanestro e golf 5, atletica 5, pallamano, softball (!) e hockey su ghiaccio (!!) 3, pattinaggio, pugilato e ciclismo 2, sci, sci di fondo, biathlon, nuoto, lacrosse, ippica, arti marziali, mountain bike, alpinismo, canottaggio, rugby, football, scherma, pallavolo e altri 1.

 

Per i gay: pattinaggio artistico e/o danza su ghiaccio 12, football 8, calcio 7, nuoto 6, equitazione e lotta 5, tuffi, atletica e rugby 4, culturismo, atletica, tennis 3, pallavolo, pallacanestro, hockey su ghiaccio, lacrosse e ginnastica 2, sollevamento pesi, pugilato, pattinaggio, hockey su prato, ciclismo, cricket, bowling e pallanuoto 1.

 

Notare la prevalenza degli sport di squadra tra le lesbiche e quella degli sport individuali tra i gay. ;)

Edited by privateuniverse

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