Jump to content

Fiat via dall'Italia


mitomane2

Recommended Posts

Allora, apro questo topic in seguito a una discussione tra me e mio padre...

 

Secondo me Marchionne fa bene a spostare gli stabilimenti via dal territorio Italiano per un semplice motivo, gli stabilimenti Italiani gli costano troppo e producono meno di quelli degli altri paesi, se la Fiat avrebbe solo stabilimenti Italiani a quest'ora sarebbe già fallita, non ce ne faciamo nulla di una casa automobilistica sul lastrico, quindi concordo con Marchionne, la colpa di tutto questo non è della Fiat, ma dello Stato Italiano e degli Italiani (non tutti logicamente), dello Stato Italiano per il semplice motivo che chiede troppe tasse per un lavoratore, un imprenditore deve dare lo stipendi all'operaio e poi le tasse allo Stato per quell'operaio che sono più alte dello stipendio, poi, si sa la mentalità degli Italiani è stata e rimarrà sempre quella del pigro, che non ha voglia ne di studiare, ne di lavorare, ma solo di guadagnare... non dico che tutti gli Italiani sono così ma la maggior parte lo è sempre stata...

 

Sarò molto lieto di sentire i vostri pareri...

Link to comment
Share on other sites

Volkswagen produce in Germania e paga gli operai il doppio (netto) in busta paga, si tiene gli operai fino a 70 anni e vende comunque. La verità non è che la Fiat non ha un problema di costi bensì un problema di tecnologia cinese che vuole vendere a prezzi tedeschi. Forse farebbe meglio ad investire in innovazione che a disinvestire nel Paese

Link to comment
Share on other sites

sul fatto dei costi delle auto concordo con te....

mettiti nei panni di un imprenditore, cosa fai, lasci gli stabilimenti in un Paese dove gli operai costano troppo e producono meno oppure vai dove succede l'esatto contrario?????

Link to comment
Share on other sites

Siamo alle solite, la Fiat si dice in crisi e minaccia chiusure. Lo Stato per evitarlo sgancerà soldi per non far perdere posti di lavoro e loro continuano ad andare avanti. Ci si son comprati la Crysler con questio sistema. Vuoi scommettere che salteranno fuori maxi incentivi per acquistare auto? Ma io col cavolo che in vita mia comprerò mai Fiat. Imparassero prima a fare macchine valide invece di giocare sul nazionalismo. Io ho solo due dipendenti e ho incavolature quasi tutti i giorni perchè non ce la faccio a stare dietro al continuo cambio di normative ed alle continue pendenze economiche. Ne salta sempre fuori una!!! Da questo punto di vista capisco chi trasferisce le produzioni all'estero perchè da noi i sindacati sono diventati partiti populisti che combattono il datore di lavoro con continue richieste senza dare quasi nessun obbligo ai dipendenti che sembrano avere una mare di diritti e rendono i datori di lavoro loro schiavi. Fanno quel che vogliono tanto è quasi impossibile lincenziarli. Non si capisce proprio che dipendenti e datori di lavoro dipendono l'uno dall'altro e che dovrebbero lavorare in sintonia invece di combattersi!

Edited by Fenix73
Link to comment
Share on other sites

concordo pienamente con te su tutto... i sindacati dovrebbero tutelare i lavoratori non il lavoratore, che è diverso....

 

PS

ti prego quando scrivi rileggi quello che hai scritto, alcune parole è difficile capirle...

Link to comment
Share on other sites

PS

ti prego quando scrivi rileggi quello che hai scritto, alcune parole è difficile capirle...

 

 

Sorry, ma sono al lavoro ein un momento di punta e scriva fra un cliente e l'altro...

Link to comment
Share on other sites

Il problema non è la Fiat, ma la mentalità degli italiani : siamo eccessivamente esterofili e spesso crediamo che quello che viene dall'estero sia meglio dei prodotti nazionali.

I francesi ed i tedeschi (specie questi ultimi) invece tendono ad acquistare quasi solo roba nazionale, e non è detto che la qualità sia migliore, anzi.

Oltretutto adesso la Fiat sta producendo anche modelli con ottimo rapporto qualità/prezzo, vedi la 500.

Link to comment
Share on other sites

La FIAT ha prodotto anche schifezze inenarrabili....però xD

 

E quando eravamo nazionalisti ( vedi fascismo ) ci sono dei

disgraziati che sono andati in guerra su dei carri armati FIAT

che praticamente erano scatole di sardine, rispetto a quelli

degli altri paesi.

Link to comment
Share on other sites

Oltretutto adesso la Fiat sta producendo anche modelli con ottimo rapporto qualità/prezzo, vedi la 500.

 

Una media di 13.000 euro (ma arriva a 17.000) per un monopattino coperto ti sembra poco?

Link to comment
Share on other sites

Mercante di Luce

Fiat ha preso tantissimo dallo stato italiano (e dagli italiani).

Alfa Romeo gli fu venduta dall'IRI per una cifra ridicola quando era stata negata la cessione a Ford per cifre decisamente più congrue. Era la fine degli anni '80.

La verità è che Marchionne non vuole affrontare i problemi, ma li vuole semplicemente elidere. Non può criticare un modus operandi quando FIAT stessa si è servita di questo ed è stata bandiera di clientelismi vari per anni e anni. Da buon fautore della mentalità italiana Marchionne vuole prendere la strada più facile.

Citare la 500 come un'auto dall'ottimo rapporto qualità prezzo è assurdo.

Posto che viene costruita in Polonia, è un'automobile dal prezzo incredibilmente superiore ai contenuti, come tutte le automobili di tendenza (Mini, A3 ecc). Panda -che ha esattamente la stessa meccanica- è un'auto dal buon rapporto qualità prezzo.

Link to comment
Share on other sites

La 500 non mi sembra un modello con ottimo rapporto qualità/prezzo.

I motori sono gli stessi della Panda e alcuni della Punto.

Per il segmento che è costa anche tanto perché è una questione di brand.. come la mini.

La panda.. manco a parlarne costa tanto, soprattutto la versione nuova a metano che dobbiamo prendere per cambiare la vecchia auto di mia madre.. eppure solo la Fiat fa citycar con impianto a metano integrato.. oltre alla Tata..quindi ovviamente se ne approfittano.

Gli italiani purtroppo sono come i politici.. attaccati al lavoro/poltrona... pretendono più soldi e meno lavoro.. e i sindacati non fanno altro che dar man forte al lavoratore pigro.

 

Quindi ben venga che Marchionne espatri del tutto la Fiat.. poi sarebbe anche la volta buona di avere modelli con più qualità e a un prezzo più ragionevole.

Edited by yalen86
Link to comment
Share on other sites

Mercante di Luce

A livello di prezzo mi permetto di dissentire.

Sicuramente non siamo più ai tempi che quasi ti tiravano dietro le FIAT tra sconti, prezzi bassi e compagne rottamazione varie.

Ma non sono neanche più allo stesso livello le auto proposte.

FIAT s'è fatta un pessimo nome proprio grazie a queste auto di cartapesta.

Oggi le FIAT sono prodotti piuttosto nella media proposti a prezzi abbastanza nella media.

Link to comment
Share on other sites

La FIAT può ovviamente andare dove vuole,

semplicemente deve restituire tutti i soldi

che i cittadini italiani hanno speso

perché continuasse a produrre nel nostro Paese.

Link to comment
Share on other sites

Ho un distributore di metano e sono aggiornato sulla questiione; esistono molte possibilità. Specialmente su opel e volkswaghen e qualcosa su Mercedes per la fascia alte. chiuso OT

Link to comment
Share on other sites

FIAT è il plastico esempio di come la longa mano dello stato a lungo andare non è solo dannosa per i contribuenti ma anche per chi si abbevera alla fonte dei finanziamenti pubblici.

Ricostruire la storia tra Stato italiano e la casa automobilista sarebbe lunghissimo, però reputo che dire che gli Agnelli abbiano fatto più politica che imprenditoria sia una verità lampante a chiunque.

 

Premettiamo che Fiat il naturale ridimensionamento in Italia di Fiat annunciato da Marchionne non è legato al costo del lavoro o alle tasse, se non in minima parte, ma al fatto che il mercato dell'auto in Europa ha avuto una fortissima contrazione, e difficilmente in futuro si riavrà un'espansione paragonabile a quella che dagli anni cinquanta ci ha accompagnato sino alle soglie del duemila, visto che oramai l'Europa, quanto meno quella occidentale, in tale mercato credo abbia raggiunto ormai la saturazione. Fiat manterrà certo dei presidi in Europa per garantire la sua posizione di mercato, ma è logico che ormai gli sbocchi principali siano altri(il mercato su americano ad esempio), e come la maggior parte delle multinazionali privilegia la produzione delle merci direttamente nei mercati che le assorbiranno, se non si parla di prodotti di alta gamma o dall'elevato contenuto tecnologico.

Ora senza iniziare la tiritera di richiedere indietro i soldi dati a Fiat, avendo ormai perso il cavallo(gli americani, più furbi, l'hanno messo in chiaro sin dall'inizio), iniziare la disamina degli scarsi investimenti in R&S del gruppo, o l'impietoso paragone con le aziende automobilistiche tedesche(per inciso Opel e audi se non erro, o Mercedes, hanno annunciato esuberi di 2500 posti in Germania), la differenza dalla vecchia gestione Fiat è che dall'avvento di Marchionne, in realtà un pelo prima da quando gli aiuti di stato cessarono per imposizioni europee(fatta eccezione per la rottamazione decisa dal governo berlusconi IV), Fiat ha iniziato a ragionare in ottica da azienda multinazionale quale è, fattore accentuato dall'acquisto di Chrysler, e giustamente sceglie le strategie che meglio fanno all'azienda, strategie che è liberissima di scegliere. Ora io mi auguro che anche lo stato italiano inizi ad operare da stato occidentale quale dovrebbe essere, informandosi sulla questione, esaminando se sono possibili accordi con l'azienda per salvaguardare il più possibile la produzione, ma senza intervenire con fondi a pioggia o prestiti più o meno perduti.

La verità è che FIAT con in qualche maniera è cresciuta il nostro stato non ancora(non abbiamo piani industriali, nessun piano energetico, rigidità su ridigita, burocrazia da stato sovietico, ecc...), quindi rispondendo a Mitomane, sì la FIAT ha tutto il diritto di spostare la produzione e di gestire le riorganizzazioni del gruppo come meglio crede, ciò non toglie però che FIAT sia stata, almeno sino ad ora, un'azienda fallimentare che si è mantenuta in vita succhiando alle mammelle dello stato, perchè veniva fatto credere "Ciò che fa bene a FIAT fa bene all'Italia", quando in realtà era esattamente l'opposto(basti pensare le barriere poste all'ingresso ad altri produttori automobilistici nel paese).

 

P:S:7Mi scuso per eventuali errori ma non avevo voglio di rileggere ^^

Link to comment
Share on other sites

la FIAT ha un problema di prodotto: si era ripresa quando si era rimessa a fare automobili, ma adesso....

Marchionne sarà un grande manager ma di automobili non capisce una minchia, Montezemolo da questo punto di vista lo surclassava

e da quando ha lasciato la presidenza FIAT hanno sbagliato un modello dopo l'altro

Edited by conrad65
Link to comment
Share on other sites

Citare la 500 come un'auto dall'ottimo rapporto qualità prezzo è assurdo.

Posto che viene costruita in Polonia, è un'automobile dal prezzo incredibilmente superiore ai contenuti, come tutte le automobili di tendenza (Mini, A3 ecc). Panda -che ha esattamente la stessa meccanica- è un'auto dal buon rapporto qualità prezzo.

 

Infatti rapportavo la 500 ad altre auto "di tendenza" più o meno della stessa gamma, i vari modelli della Mini (sia la berlina che la giardinetta), o il nuovo marchio DS della Citroen o il nuovo Maggiolino della Volkswagen costano di più. E' un'utilitaria per una fascia di utenza medio-alta, e dentro è fatta bene come rifiniture e tutto, allo stesso livello della Mini (pur costando meno). Non l'ho guidata perchè come molti sanno non ho la patente, ma ci ho viaggiato da passeggero.

 

Allargando il discorso oltre il mercato automobilistico : il "made in Italy" esiste ancora secondo me, il problema è quello che già negli anni '70-'80 veniva chiamato il "pericolo giallo", ovvero i prodotti provenienti prima dal Giappone, poi da Cina, Corea, Hong Kong e adesso addirittura dall'India.

L'Europa deve specializzarsi in prodotti di alta qualità, essendo il mercato economico ormai appannaggio dell'estremo oriente, l'abbigliamento è l'esempio più lampante, chi vuole vestiti di qualità compra italiano/francese/inglese ecc... chi vuole risparmiare compra cinese, ma la differenza c'è e si vede.

Link to comment
Share on other sites

Mercante di Luce

Infatti rapportavo la 500 ad altre auto "di tendenza" più o meno della stessa gamma, i vari modelli della Mini (sia la berlina che la giardinetta), o il nuovo marchio DS della Citroen o il nuovo Maggiolino della Volkswagen costano di più. E' un'utilitaria per una fascia di utenza medio-alta, e dentro è fatta bene come rifiniture e tutto, allo stesso livello della Mini (pur costando meno). Non l'ho guidata perchè come molti sanno non ho la patente, ma ci ho viaggiato da passeggero.

 

Allargando il discorso oltre il mercato automobilistico : il "made in Italy" esiste ancora secondo me, il problema è quello che già negli anni '70-'80 veniva chiamato il "pericolo giallo", ovvero i prodotti provenienti prima dal Giappone, poi da Cina, Corea, Hong Kong e adesso addirittura dall'India.

L'Europa deve specializzarsi in prodotti di alta qualità, essendo il mercato economico ormai appannaggio dell'estremo oriente, l'abbigliamento è l'esempio più lampante, chi vuole vestiti di qualità compra italiano/francese/inglese ecc... chi vuole risparmiare compra cinese, ma la differenza c'è e si vede.

 

Certo che costano di più, sono tutte auto di fascia superiore!

La 500 è una segmento A, DS3 e Mini segmento B, Maggiolino addirittura segmento C!

In più la Mini ha anche contenuti unici nella sua categoria per quanto riguarda la tecnica, come le sospensioni posteriori a ruote indipendenti.

Link to comment
Share on other sites

Ahahah!!! Sì, anche io sono rabbrividito con quel verbo!!!

 

Ma ora veniamo al dunque... prima di andare oltre nelle vostre raffinate riflessioni, chi di voi lavora o conosce DAVVERO il mondo auto, inteso dei costruttori (di auto e componentistica)?

Link to comment
Share on other sites

Premettiamo che Fiat il naturale ridimensionamento in Italia di Fiat annunciato da Marchionne non è legato al costo del lavoro o alle tasse, se non in minima parte, ma al fatto che il mercato dell'auto in Europa ha avuto una fortissima contrazione, e difficilmente in futuro si riavrà un'espansione paragonabile a quella che dagli anni cinquanta ci ha accompagnato sino alle soglie del duemila, visto che oramai l'Europa, quanto meno quella occidentale, in tale mercato credo abbia raggiunto ormai la saturazione. Fiat manterrà certo dei presidi in Europa per garantire la sua posizione di mercato, ma è logico che ormai gli sbocchi principali siano altri(il mercato su americano ad esempio), e come la maggior parte delle multinazionali privilegia la produzione delle merci direttamente nei mercati che le assorbiranno, se non si parla di prodotti di alta gamma o dall'elevato contenuto tecnologico.

Ora senza iniziare la tiritera di richiedere indietro i soldi dati a Fiat, avendo ormai perso il cavallo(gli americani, più furbi, l'hanno messo in chiaro sin dall'inizio), iniziare la disamina degli scarsi investimenti in R&S del gruppo, o l'impietoso paragone con le aziende automobilistiche tedesche(per inciso Opel e audi se non erro, o Mercedes, hanno annunciato esuberi di 2500 posti in Germania), la differenza dalla vecchia gestione Fiat è che dall'avvento di Marchionne, in realtà un pelo prima da quando gli aiuti di stato cessarono per imposizioni europee(fatta eccezione per la rottamazione decisa dal governo berlusconi IV), Fiat ha iniziato a ragionare in ottica da azienda multinazionale quale è, fattore accentuato dall'acquisto di Chrysler, e giustamente sceglie le strategie che meglio fanno all'azienda, strategie che è liberissima di scegliere. Ora io mi auguro che anche lo stato italiano inizi ad operare da stato occidentale quale dovrebbe essere, informandosi sulla questione, esaminando se sono possibili accordi con l'azienda per salvaguardare il più possibile la produzione, ma senza intervenire con fondi a pioggia o prestiti più o meno perduti.ro

La verità è che FIAT con in qualche maniera è cresciuta il nostro stato non ancora(non abbiamo piani industriali, nessun piano energetico, rigidità su ridigita, burocrazia da stato sovietico, ecc...), quindi rispondendo a Mitomane, sì la FIAT ha tutto il diritto di spostare la produzione e di gestire le riorganizzazioni del gruppo come meglio crede, ciò non toglie però che FIAT sia stata, almeno sino ad ora, un'azienda fallimentare che si è mantenuta in vita succhiando alle mammelle dello stato, perchè veniva fatto credere "Ciò che fa bene a FIAT fa bene all'Italia", quando in realtà era esattamente l'opposto(basti pensare le barriere poste all'ingresso ad altri produttori automobilistici nel paese).

 

Interessante e plausibile analisi. Potrebbe veramente essere come dici. E di sicuro se si vuol far soldi si devono mettere da parte i sentimentalismi...

Link to comment
Share on other sites

Risultati pratici: in piena recessione Fiat + Chrysler in USA ha aumentato i profitti. http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-07-31/fiat-utili-151443.shtml?uuid=AbT0MHHG

 

L'Italia, e più in generale l'Europa, sono in recessione, non c'è interesse per il mercato Italiano, piccolo e in caduta libera. La strategia della Fiat è stata, da qualche anno, di muoversi in lidi più proficui e in mercati più interessanti. E' prevedibile un futuro salto in Cina, consolidata la posizione in USA, magari con l'acquisto di partecipazioni in marchi locali.

 

Bisogna rassegnarsi che per una multinazionale che si rispetti, l'Italia è solo il luogo dove vengono fatti i prodotti di nicchia e di punta, vedi Ferrari, e dove si hanno delle fabbriche che costano troppo per la produzione che hanno. Dovendo investire in innovazione, preferiscono farlo in luoghi dove la gestione dei costi del lavoro sia più chiara e meno soggetta a turbolenze politiche.

 

La valutazione su Marchionne è sui numeri. L'azienda FIAT negli ultimi anni è uscita dalla crisi e ora è in crescita, il debito cala, gli utili sono in aumento, le quote di mercato globali sono in aumento. La 500 è un gioiellino, che vi piaccia o meno, non differente dalla mini minor come costi e progetto marketing, e ha fatto un buon successo di mercato considerando la crisi.

 

Riguardo la qualità globale dei prodotti, tutte le macchine europee, dello stesso settore e fascia di prezzo, sono più o meno simili, e del tutto inferiori alle macchine asiatiche, questo oramai da molti anni.

Link to comment
Share on other sites

privateuniverse

Fiat ha preso tantissimo dallo stato italiano (e dagli italiani).

Alfa Romeo gli fu venduta dall'IRI per una cifra ridicola quando era stata negata la cessione a Ford per cifre decisamente più congrue. Era la fine degli anni '80.

 

Aggiungo che è da un pezzo che Marchionne getta fumo negli occhi con il progetto Fabbrica Italia, i cui dettagli non sono mai stati chiariti nonostante le reiterate richieste della FIOM-CGIL; ricordo una puntata di "Report" di diversi mesi fa sull'argomento e, da lettore del Manifesto, l'annuncio di Marchionne per me non è affatto una sorpresa, perché su quel giornale era stato ampiamente previsto. Nel frattempo, Marchionne ha perseguitato gli operai dell'unico sindacato che ha chiesto di vedere le carte, pretendendo, con la solita arroganza della FIAT, l'impunità di fronte alle leggi, e ha aperto una breccia sul fronte dei diritti dei lavoratori, appoggiato dai sindacati compiacenti (FIM-CISL e UILM-UIL), che finora gli hanno tenuto bordone.

 

Inaccettabile anche l'inazione del governo, a cominciare dai ministri Passera e Fornero (per non parlare dei loro predecessori berlusconiani Sacconi e Romani), che hanno lasciato fare a Marchionne i suoi comodi senza mai convocarlo e chiedergli dettagli.

 

Se la FIAT non è produttiva il motivo è l'incompetenza di manager strapagati, non la presunta pigrizia dei dipendenti. Mi ricordo di aver letto che la FIAT intendeva trasferire a Torino la produzione di veicoli energivori come i suv: una scelta suicida, tenuto conto che l'Italia è in crisi economica e con una prospettiva di lungo termine di aumento dei prezzi del petrolio. La scarsa competitività della FIAT non è un problema di oggi: l'Italia ha sempre avuto un disavanzo nella bilancia commerciale con l'estero dei mezzi di trasporto, e le quote di mercato della FIAT sono andate stabilmente calando nel corso del tempo (oggi sono intorno al 30 per cento mentre, all'epoca della vendita dell'Alfa Romeo, mi ricordo che erano vicine al 50 per cento). Non è vero che, negli altri paesi, non si acquistino auto straniere: chiunque sia stato in Francia, in Germania, in Gran Bretagna o in Spagna si sarà reso conto che, quale che sia la diffusione delle auto straniere, le FIAT non sono certo quelle che si vedono di più. Si vedono molte più auto tedesche in Francia o auto francesi in Germania che auto italiane, in entrambi i paesi.

 

La FIAT, come la Alcoa, ha ricevuto, nel corso degli anni, ingenti aiuti dal governo italiano come portabandiera dell'industria automobilistica del nostro paese. I suoi dirigenti, e soprattutto i suoi azionisti, hanno una responsabilità nei confronti del nostro paese; tanto più che sono in debito nei confronti degli italiani.

 

Ora non possono prendere armi e bagagli e andarsene con la scusa del profitto, e un governo serio dovrebbe fare qualsiasi cosa per impedirglielo.

Edited by privateuniverse
Link to comment
Share on other sites

Il profitto non è una scusa, è la base di qualunque attività imprenditoriale, e più in generale si qualsiasi lavoro, altrimenti faremmo tutti beneficenza.

Ad ogni modo @privateuniverse, tralasciando le molte cose dette che non condivido, in primis il parallelismo tra Alcoa e Fiat che sono situazioni molto diverse, cosa potrebbe fare un governo, all'interno di una parvenza di diritto e nella cornice delle regole comunitarie, se non offrire nuovamente nocivi aiuti di stato, che per di più dovrebbe saper bene mascherare, che sono i fautori di questa incresciosa situazione.

Ad ogni modo la crisi di sovrapproduzione non è solo un problema dell'Italia, dove per di più si è tornati ai livelli precedenti agli anni sessanta rispetto alle auto vendute, ma in generale l'Europa ha un 35% di sovra-capacità produttiva da riportare in linea, con l'unica differenza che i tedeschi non molleranno l'osso, essendosi mossi con un decennio di anticipo rispetto ai concorrenti europei.

Ora come ora sarebbe auspicabile, da parte di una classe politica previdente, porsi il problema se il sistema di trasporti attuali, incentrato sulle automobili(in italia la media era tre per ogni patentato se non ricordo male), sia non solo ambientalmente sostenibile, ma anche economicamente sostenibile...ma in Italia è chiedere troppo.

Link to comment
Share on other sites

privateuniverse

Il sistema di trasporti attuale è stato incentrato sulle automobili anche per fare un favore alla FIAT.

 

La crisi del mercato automobilistico esiste, ma esisteva anche quando la FIAT annunciò il programma Fabbrica Italia, in nome del quale ha imposto il suo ricatto ai dipendenti di Pomigliano d'Arco. Restano i dati di fatto fondamentali, che non sono "affermazioni da non condividere": lo strutturale disavanzo commerciale con l'estero dell'Italia nel settore dei mezzi di trasporto, sintomo che la FIAT non è mai stata in grado di essere competitiva; l'incapacità della FIAT di competere sui mercati europei, attestata dal fatto che le quote di mercato della FIAT sui principali mercati europei sono di gran lunga inferiori a quelle degli altri costruttori concorrenti stranieri (del resto, io sono stato in Gran Bretagna, in Francia, in Germania, in Croazia, in Spagna e, come chiunque altro può constatare, in Germania si vedono molte più Renault che FIAT, in Francia si vedono molte più Opel che FIAT, in Gran Bretagna si vedono molte più Peugeot che FIAT, e così via); la continua perdita di quote di mercato della FIAT in Italia, nonostante le sia stato permesso di fagocitare il resto dell'industria automobilistica italiana (prima la Lancia, poi l'Alfa Romeo) a prezzi stracciati.

 

Tu non puoi ricordare le polemiche che, credo nel 1987, accompagnarono i tentativi dell'IRI di vendere l'Alfa Romeo. L'IRI, allora guidata dalla Ford, fu praticamente costretto a fare marcia indietro su un accordo con la Ford e costretto a vendere l'Alfa Romeo alla FIAT; con i risultati che tutti abbiamo sotto gli occhi, a prezzi di favore. La FIAT mobilitò i suoi servi nella stampa e nella politica (non dimenticare che, all'epoca, un membro della famiglia Agnelli era parlamentare per il PRI, e che in passato un altro membro della famiglia era stato eletto senatore nelle liste della DC), argomentando che bisognava tutelare l'industria nazionale etc. etc. Per una cronaca di quelle vicende, ti consiglio di dare un'occhiata al libro di Alan Friedman "Tutto in famiglia".

 

Il parallelo con l'Alcoa un fondamento ce l'ha, perché anche all'Alcoa sono stati fatti ponti d'oro per consentirle di rilevare l'industria italiana dell'alluminio, che a lungo era stata sotto controllo pubblico.

 

Sia gli Agnelli, sia la Alcoa, sono due esempi, fra i tanti che si potrebbero fare, di capitalismo predatorio, fatto di profitti per pochi a spese dei molti.

 

Fosse per me, io nazionalizzerei entrambe.

Edited by privateuniverse
Link to comment
Share on other sites

Può anche trasferirsi, ma ci comprerebbe le sue auto se non ci fossero gli italiani? La FIAT è da un pezzo che non esisterebbe, questo perché non produce veicoli, produce pezzi di latta su ruote, prodotti alquanto scadenti.

Link to comment
Share on other sites

la colpa di tutto questo non è della Fiat, ma dello Stato Italiano e degli Italiani (non tutti logicamente), dello Stato Italiano per il semplice motivo che chiede troppe tasse per un lavoratore, un imprenditore deve dare lo stipendi all'operaio e poi le tasse allo Stato per quell'operaio che sono più alte dello stipendio, poi, si sa la mentalità degli Italiani è stata e rimarrà sempre quella del pigro, che non ha voglia ne di studiare, ne di lavorare, ma solo di guadagnare... non dico che tutti gli Italiani sono così ma la maggior parte lo è sempre stata...

 

A parte la faccenda della "mentalità del pigro" degli Italiani, smentita ogni giorno, ogni ora da milioni d'imprese, di professionisti e di dipendenti e che semmai vale per una parte non piccola dell'amministrazione pubblica e per la massima parte dei politici e dei loro portaborse, per il resto hai senza dubbio ragione, anche se quella del costo diretto del lavoro è solo una parte e forse neppure la maggior parte dell'onere assurdo che grava sulle imprese ed in generale su chi lavora in Italia.

 

Qui bisogna mettersi in testa che o si cambia registro completamente, ribaltando le cose come sono oggi oppure andremo diritti verso la rovina di gran parte delle imprese, specialmente di quelle che devono competere con ile imprese estere, e quindi verso un ampliamento grave della disoccupazione con diminuzione notevole del reddito medio degli Italiani ed aggravamento delle sacche di povertà.

 

Non è possibile un'impresa debba aspettare anni per avere una risposta certa e definitiva (non necessariamente positiva, s'intende) dall'amministrazione ad una domanda di nuovo insediamento produttivo, di ampliamento, di cambiamento.

Non è possibile che, grazie al "gioco" di indetraibilità, indeducibilità, redditi presunti, redditi figurativi, quando non addirittura vere e proprie minacce di persecuzione fiscale, un'impresa si ritrovi ad essere in perdita dopo aver pagato le imposte o addirittura a dover pagare le imposte reddito benché sia in perdita secca!

Non è possbile che una causa giudiziaria per ottenere il pagamento d'un creditovduri decenni così che anche quando ti daranno ragione nel frattempo molto probabilmente il debitore sarà morto o fallito o semplicemente avrà chiuso.

Non è possibile che da Brescia a Milano, una delle autostrade più trafficate d'Italia, ogni mattina si debba andare a passo d'uomo per i ritardi biblici nell'aprire nuove arterie di viabilità.

Non è possibile che gli enti contribuitivi neghino il Durc (documento necessario per lavorare in edilizia) alle imprese per somme ridicole rispetto al monte dei contributi pagati e per di più per errori di registrazione commessi dagli enti stessi.

Non è possibile che le imprese e i professionisti siano costretti a fare non solo gli esattori ma addirittura i revisori dei conti dei propri clienti e fornitori, pena la responsabilità solidale nel pagamento di imposte e contributi, a causa dell'inettitudine dell'amministrazione pubblica ad eseguire gli accertamenti.

Questi sono pochi esempi che mi vengono in mente, ma potrei farne decine, soprattutto in campo fiscale e amministrativo, che è il mio lavoro.

 

E qualcuno si meraviglia che Marchionne e gli azionisti di riferimento della Fiat cerchino altri luoghi, diversi dall'Italia, dove insediarsi per produrre?

Io mi meraviglierei del contrario!

Ma chi glielo fa fare non solo alla Fiat, ma a qualunque impresa o anche professionista che possa andarsene altrove, di rimanere in un paese dove, a parte l'onerosità di imposte e contributi e tributi vari ed alla scarsità se non nullità di servizi efficienti, se dici che vuoi investire un miliardo di euro, ti presentano una lista di desiderata, in buona parte gravosissimi se non assurdi, quando in qualsiasi altro paese non dico extraeuropeo, ma anche europeo (si pensi alla Svizzera che non è certo un paese inquinato o dove i lavoratori sono trattati con la frusta) ti fanno al contrario i ponti d'oro per ottenere l'insediamento?

E sia ben chiaro che la colpa non è solo di certi sindacati dei lavoratori che perseverano in un massimalismo degno di miglior causa, ma anche se non soprattutto dell'amministrazione pubblica e della classe politica intese in senso lato, nazionali e locali.

 

Certo poi c'è qualcuno che vuol pontificare (come Della Valle) dall'alto d'una produzione di lusso con margini che i produttori di autoveicoli non vedono nemmeno col binocolo e per beni che comunque hanno un costo unitario minimo rispetto al reddito medio degli Italiani: penso che chiunque, se non sia proprio alla fame, possa permettersi di comprare un paio di scarpe Tods se gli piacciono senza troppo pensare a confronti di prezzi, condizioni, dilazioni.

Molti meno sono quelli che possono permettersi di comprare un'autovettura senza stare troppo a guardare.

Senza contare che poi un produttore di scarpe può facilmente subappaltare all'esterno la produzione quando gli ordini crescono, senza assumere dipendenti che poi, in caso di calo degli ordini, continuano inderogabilmente a costare e sono difficili da licenziare non solo per le leggi e per la loro interpretazione, ma anche solo per l'immagine dell'impresa.

 

Insomma se vogliamo che le imprese continuino a produrre in Italia dando lavoro agli Italiani, vediamo di rendere loro la vita meno difficile con assurdità fiscali e amministrative degne d'una perversa mente barocca.

Se invece vogliamo continuare su questa strada, non meravigliamoci che né Italiani né tanto meno stranieri investano un euro qui!

 

Volkswagen produce in Germania e paga gli operai il doppio (netto) in busta paga, si tiene gli operai fino a 70 anni e vende comunque. La verità non è che la Fiat non ha un problema di costi bensì un problema di tecnologia cinese che vuole vendere a prezzi tedeschi. Forse farebbe meglio ad investire in innovazione che a disinvestire nel Paese

 

Che il costo del lavoro sia alto anche altrove, quanto meno in Europa, è vero, ma è anche vero che noi abbiamo problemi gravissimi di onerosità complessiva del sistema paese, specialmente ma non solo in campo tributario e fiscale.

E' ovvio che un imprenditore capace, prima di andare a produrre in Cina o in India o dove il costo del lavoro è bassissimo, metterà in conto la minor produttività e capacità dei lavoratori.

Ma è anche ovvio che non c'è solo la Cina o l'India, ma anche molti paesi dell'Europa dove gli oneri tributari e contributivi sono minori o se anche non sono minori offrono un "abitat" migliore alle imprese.

Qui le prendono a calci in culo, rendetevene conto, a calci in culo! e le poche che si salvano il culo sono quelle che lavorano in settori protetti dalla concorrenza esterna od estera oppure che semplicemente se ne fregano di leggi, regolamenti, interpretazioni, licenze, permessi, concessioni, perché sono... sommerse!

Link to comment
Share on other sites

Per me la fiat può andarsene dall'Italia a patto che: Restituisca tutti i soldi allo stato italiano; Marchionne non possa più mettere piede nel suolo italiano. Sinceramente di un'azienda che produce rottami e va avanti a ricatti, possiamo farne a meno.

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...