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Lo Strano Magico Caso dell'Omo Zucca


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Dopo "Una Runa per Ania", comincio un nuovo piccolo racconto!

Prendo libera ispirazione dal mese in corso e, visto che io adoro quasi in maniera maniacale la festa di Halloween, vorrei giungerci con qualcosa di magico e divertente!

 

 

Lo Strano Magico Caso dell'Omo Zucca

 

 

Correva l'anno 1919..

Il vecchio continente cercava di arginare le dolorose perdite di una guerra sanguinaria e, in ogni dove, le nazioni erano contese fra il vecchio e il nuovo, il passato e il futuro, la magia e la scienza.

In un piccolo sobborgo dell'ancora arretrata Scozia viveva un giovane e alquanto gracile ragazzo dai lineamenti eh sì scarni e assai precari ma con un cuore grande e attraente come i grandi occhi verdi che, fin troppo spesso, brillavano fra le lacrime di una vita ingiusta e difficile.

La di lui famiglia, stanca di tanta povertà, ancor più fattasi gravosa dalla guerra e per l'infruttuoso guadagno dal loro vender zucche e ortaggi vari, tentava in ogni modo di far del giovane Jack la loro speranza più radiosa, un affare economico di profittevole portata, un felice convolo a nozze, un sugello per un domani migliore.

 

I numerosi tentativi si erano dimostrati puntualmente disastrosi.

Una baronessa d'altri tempi non si ritenne sufficientemente attratta da una creatura così effimera. Nonostante la notevole differenza d'età, ella preferì un futuro da vecchia zitella piuttosto che da maritata con un simile uomo.

La volta seguente toccò ad una giovincella di borghesi origini che, seppur non notevolmente su con gli agi economici, mostrava essere comunque un appetibile affare matrimoniale. Jack ubbidì, seppur di malavoglia, ancora una volta a frequentarla e a rendersi assai piacente seppur con un dono di natura a dir poco inconsistente. Nelle due uniche occasioni in cui questi ebbe l'opportunità di accompagnarla in dolci momenti di sociale frivolezza egli si rivelò incapace di sostenere una dura e mascolina conversazione. Tutto ciò che gli importava erano i libri, i racconti di giovani avventurieri, di tutto ciò rappresentasse una fuga e detestava un qualsivoglia contatto fisico. Proprio in occasione del loro secondo appuntamento svoltosi in onor della tanto edulcorata caccia alla volpe presso la residenza di Lord McDughal, la giovane futura duchessa si fermò sotto un copioso rivolio di foglie penzolanti da un grosso salice piangente e, con un fare che Jack trovava "pittoresco" si sistemò l'abito prima, i guanti poi e assunse un'aria da preziosa attesa ad occhi chiusi e con un leggero accenno portato in contorno da due labbra color ciliegia.

Il gracile giovanotto la guardò con aria preoccupata e nauseata. Pensava di dover far qualcosa per dovere, un bacio, un lieve tocco.

Come fare? Trovava tutto ciò disgustoso e orripilante. Eppure la ricca ragazza appariva bella e dolce in quella posa plastica e pomposamente ricavata da una stuola di tende che egli immaginava sdrotolarsi e chiudersi per occludere la leziosa scenetta. Tentò di immaginare qualcosa di diverso. Un gatto? No.. turbante.. Una patata? No.. irriverente.

Fu così che, nel lungo perigrinare fra i pensieri, la frustrata in attesa socchiuse prima un occhio e poi aprì entrambi arrabbiata: Jack era sparito! Dissolto.

 

Dopo innumerevoli casi come questo, la famiglia di Jack, profondamente delusa e adirata per le cocenti delusioni, chiese aiuto ad un vecchio saggio locale il quale consigliò una profonda chiacchierata con Lady O'Ripilliae.

Quest'essere era tanto famoso quanto orrendamente disgustosa. Versava le arti magiche più oscure e si diceva fosse potente in sortilegi d'amore e di vendetta.

Fu così che Alenia e il marito Shoen decisero di tentare un ultimo disperato appiglio.

Essi conoscevano assai bene la fama di perfidia circondante quella potente fattucchiera: un sortilegio era un debito che occorreva pagare di persona e immantinente. La violazione del patto avrebbe ritorto la tremenda magia su chi l'avesse richiesta e non adempiuta. Eppure tanto era l'incapacità di accettare lo stato delle cose che essi si trovarono, una sera di un piovosissimo Ottobre, seduti su delle sedie rancide e scricchiolanti, davanti ad una donna brutta come la loro paura d'essere maledetti e in un teatrino scuro e putrido dove scompariva, in un angolo, la tiepida figura di Jack. L'unica cosa che risaltava erano i suoi grandi occhi e il testone che tanto pareva pesargli nell'attesa.

 

"Dunque, - scricchiolava la vecchia attraverso la scorticata cancellata dentaria - è vero ciò che ho capito? Volete che io ponga il più potente dei sortilegi su quest'essere, vostro figlio?"

 

"Vede, sua magnific.. ehm.. sua malvagit.. signoria.. - balbettava Shoen - Nostro figlio è malato.. non prova alcun interesse per le donne e noi abbiamo un disperato bisogno che si accasi.. che a lui piaccia o meno. "

"Ma è impedito, vede.. - intervenne la moglie perentoria - Non è che noi lo amiamo meno per questo, ma è un dolore grande non vederlo attento per una possibile sposa.. adesso che è riuscito ad avere un leggero, timido rapporto con la figlia di Lord Roland, sarebbe il caso che egli spezzi la nostra sfortuna e mariti la di lui figlia!"

 

"Miei poveri, poveri signori.. - rispose eloquente la fattucchiera - "Ciò che mi chiedete è per me di facile compito.. - e i due sorrisero - MA, questo non significa che il prezzo da pagare possa essere per voi di uguale carico! - e i genitori di Jack si strinsero preoccupati - Farò ciò che devo ma in cambio io voglio tutto il vostro raccolto dell'anno e, - sottolineò rallentando - SE vostro figlio violasse l'incantesimo disobbedendogli, egli diventerà parte del mio salario, egli diverrà parte del vostro raccolto a me dovuto! Tramuterò vostro figlio in qualcosa che io possa divorare! - e Jack pensò, con un terrore macabro, a cosa potesse mai diventare che quella bocca riuscisse ancora a sminuzzare fra quegli arruginiti ingranaggi.

 

Nonostante gli ormai stanchi no del ragazzo e i disperati tentativi di farli desistere, lo sciocco e speranzoso parentame sugellò il patto con una disgustosa cerimonia: due lumache schiacciate nei propri pugni e trasferite con le dita a mo' di firma su di un foglio di tela rattrappito. Un leggerò bagliore attraversò gli occhi scavati e rugosi della perfida strega e, stringendo in un pugno secco e ossuto il foglio arrotolato contente il suggello ella lo disintegrò in un luminoso crepitio senza mai distogliere lo sguardo da Jack che intanto evitava di guardarla per la cotanta bruttezza.

 

Quella sera la famigliola parzialmente felice tornò alla propria umile dimora nella cieca consapevolezza che ogni sventura sarebbe presto finita sull'altare di un elegante e salvifico matrimonio.

Edited by Aquarivs
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Eheh.. già.. diciamo che è anche cosa certa il fatto che verrà trasformato ;D

 

Eh, tu Fax.. -.- non mi pronuncio neanche! Se ci fosse una trasposizione cinematografica ti proporrei come fattucchiera v.v

L'Inganno

 

Passarono molto in fretta i primi giorni di quel freddo Ottobre e Jack continuava a sperare che i propri genitori demordessero alla vista della di lui condizione sempre più precaria e sconsolata. Di contro invece la signora Skull attribuiva all'ansia e all'emozione quelle facce sempre pallide e anemiche e ai silenzi sempre più cupi del proprio figlio e più volte, conversando col marito, terminava le proprie frasi con: "quando sarà giunto quel momento gli passerà".

Arrivò molto in fretta il fatidico giorno in cui i genitori di Jack avrebbero dovuto presentare ufficialmente il malandato alla famiglia della futura disgraziata consorte che, per un macabro scherzo del destino, era di una bellezza sconfinata e raggiante ma perfida come la cattiveria più pura, e probabilmente era questo il motivo per il quale non era stata promessa ancora a nessun uomo.

La spacciata emozione di Jack lo fece diventare verde un paio di volte durante le conversazioni con i propri neosuoceri. Il fasto che lo circondava mentre se ne stava seduto in una sedia fin troppo enorme per quel corpo gracile lo intimoriva anche più dello sguardo pungente della fidanzata che intanto lo guardava come se volesse scovare una qualche malattia tramite la vivisezione oculare.

Il giovane dalla testa enorme se ne stava fermo e rigido a guardare uno ad uno tutti i commensali sperando, nella conta, di vederli sparire all'improvviso.

La madre della sposa aveva uno sguardo ancor più rigido della figlia, accompagnato da un adunco naso importante che sembrava spaccare l'aria a metà quando questa si girava a guardare i presenti. La voce era stridula e pedante e Jack continuava ad associarla al rumore cigolante di una vecchia porta malandata.

Il marito di quest'ultima era piuttosto insignificante e basso. Decisamente rotondo ai fianchi pareva più interessato alle leccornie servite in tavola piuttosto che alla vendita della propria figlia che intanto se ne stava lieta a contemplare le condizioni adoranti della famiglia di Jack davanti a tanto ben di dio.

 

C'era un terzo invitato che però non si espresse mai durante tutta la cena. Se ne stava seduto dall'altro capo del tavolo esattamente davanti alla sorella e di essa replicava tutta la bellezza in un morbido capello bruno e due occhi color dell'ambra più intensa. Il suo strano silenzio davano a tanta beltà un tocco di dolcezza che alla futura sposa mancava. Probabilmente, pensava Jack, se solo aprisse bocca suonerebbe come queste due papere starnazzanti..

 

Quando la cena fu terminata i padroni di casa invitarono gli astanti a recarsi presso il loro magnificente salotto in modo che questi potessero gongolare ancora un po' nel mostrare i fasti dovuti alla di loro condizione di superiorità.

In vero tutto appariva grottesco e preoccupante. Grosse corna spuntavano dalle mura attraverso animali morti e impagliati per la gioia di chi li aveva catturati e piccoli mattoni fuoriuscivano da diversi punti in cui l'intonaco era stato volutamente rimosso e intorno ai quali grandi travi di legno tagliavano il tetto da parte a parte incoronando il tutto con grossi e pomposi lampadari sui quali decine di candele fluttuavano accese.

Gli invitati si sedettero ai propri posti adeguatamente disposti secondo le più malvage delle intenzioni: i due ragazzi dovevano star vicini, conversare privatamente ma sotto l'occhio vigile degli aristocratici giudici.

 

"Dalla vostra pallida condizione, eppure, traspare un certo fascino, sapete?" esordì la promessa.

"Pallida condizione?" - chiese timido in risposta al primo sparo di cattiveria.

"Sì - aggiunse - siete in vero abbastanza bello ma il vostro stato pare essere dettato da tanta dovizia alla lettura.. o forse al raccolto dei vostri genitori?"

"No.. decisamente alla lettura - rispose Jack che non volendo creare problemi finse di ignorare il velato attacco.

"Lo avrei dovuto immaginare! Guardate le vostre mani.. - e in un fare disinvolto la scaltra lo prese per mano - Non sono mica mani di un fabbro o di un contadino queste.. sono così curate e morbide.."

"Oh, grazie lo avete notato? - rispose felice del complimento Jack - E non è mica facile soprattutto quando devo aiutare mio padre nei campi, senza spezzarmi qualche unghia!"

La ragazza intorvidì. "Ehm.. - prese a parlare cercando un altro succulento appiglio - e cosa fate quando non impersonate un gracile contadino?" e attese lasciando nuovamente la mano di Jack con aria snob.

"Dipende.. alle volte dò una mano a mia madre con le faccende di casa, sono bravo nella cucina e nel rammendare tessuti sapete? Qualche volta ho pure pensato che la mia vocazione fosse fare il sarto!" espresse con un fare esaltato ma tramutandolo subito in uno meno vispo allorchè la ragazza l'ebbe guardato ancora una volta con uno sguardo di disapprovazione..

"Ma ditemi.. - proseguì Jack tendando di riprendersi - quali sono nuovamente i nomi dei vostri parenti? Credo di ricordare solo quelli dei vostri genitori" concluse sperando di saper qualcos'altro sul giovane silenzioso.

"Oh! Che sfacciato! Non occorre un così tanto giro di parole per dire che non siete interessato a me!" rispose seria la ragazza attirando l'attenzione di tutti.

 

In fretta e furia quest'ultima si alzò stizzita dirigendosi verso l'ampia veranda che portava in giardino. Finalmente poteva compiere una qualche scenata e Jack pareva avercela portata come da programma. I genitori di questi gli fecero segno con le mani di seguirla e provare ad essere gentile e non rovinare tutto.

Del resto ogni cosa dipendeva da lui.

Fu così che, lasciando le camere interne, Jack la seguì di corsa verso l'esterno gettando un ultimo sguardo verso quell'attraente giovane che, per un breve istante lo contraccambiò con un sorriso appena accennato.

 

"Aspettate.." - gridò Jack giunto nei pressi del giardino.. ma la ragazza pareva essersi dissolta nel nulla.

Tutto intorno era buio e assai difficile da distinguersi. Una grossa luna pareva in serie difficoltà da nubi consistenti e minacciose e Jack continuava a guardarsi intorno avendo come unico punto di rifermento una flebile luce proveniente dalla veranda. Stanco di aspettare tornò brevemente sui propri passi e, vicino all'ingresso vi trovò il giovane in attesa.

 

"Sa.. salve" - borbottò Jack. "Mi spiace per aver urtato la sensibilità di vostra sorella.. avete visto per caso dove si è diretta? Mi piacerebbe potermi spiegare.."

 

Ma il ragazzo non fiatava. Il silenzio mostrato per tutta la serata continuava anche adesso. Perchè?

Jack lo guardò interessato e in cerca di una risposta, anche se non molto sicuro fosse alla domanda appena fatta.

Il ragazzo gli si avvicinò ulteriormente e gli sorrise. La sua bellezza pareva essersi triplicata. Jack credeva d'aver fatto la conoscenza di quell'eroe che aveva sempre immaginato con gli occhi della fantasia quando, in preda alle incessanti letture, idealizzava i protagonisti delle amate avventure.

Come la sorella poco prima, questi gli prese la mano. Jack non trovò la cosa sconveniente nè pericolosa ma forse solo un pizzico.. curiosa.

Passarono pochi istanti prima che, in quel tacito silenzio il giovane dagli occhi color dell'ambra gli si accostasse accanto poggiando la propria guancia su quella di Jack che intanto sentiva il cuor esplodere come un tamburo impazzito. Fu in quel momento che le due bocche si incontrarono in un lungo, casto bacio.

 

"Che storia è mai questa?" disse la ehm.. quasi promessa sposa con un tono secco e scandalizzato

 

Jack si allontanò immediatamente da quel giovane e borbottò solo un paio di parole: "scusatemi.. vi cercavo ed ho incontrato vostro fratello.."

 

"Mio fratello? Io non ho mai visto quest'essere in vita mia! Un estraneo e un pervertito nel mio giardino! Mai tanta insolenza mi ha sconvolto!" E urlando come una pazza rientrò in casa spargendo in lungo e in largo la buona novella.

Jack poteva udire i toni fin da fuori la veranda. I propri genitori erano sbigottiti e devastati. L'orrore si era insinuato negli occhi di Alenia mentre il marito scardinava la mascella per la delusione.

Il pervertito era paralizzato. Non riusciva a capire. Era successo tutto in fretta. Era stato bello e adesso.. un disastro.

Si voltò in cerca di colui il quale aveva creduto essere per tutto il tempo parte di quella pomposa famiglia ma questi si stava dissolvendo come vapore scomparendo, in pochi istanti nel nulla.

 

Fra lo stupore e lo spavento di Jack apparve la perfida O' Ripiliae dinnazi al giovane.

Essa rideva, rideva di un riso malvagio e compiaciuto..

 

"E' finita Jack.. I piani della tua famiglia sono svaniti.. è ciò che volevi anche tu, nevvero? Vedila così.. ti ho salvato da un destino crudele.."

 

"Perchè mi avete fatto questo?" chiese Jack con voce spezzata.

"Perchè c'è sempre un prezzo da pagare.. e il vostro è questo.. Prima che scocchi la mezzanotte del 31 Ottobre verrò a prende ciò che mi spetta. Intanto tu, piccolo mio.. matura!"

 

E detto ciò ella scomparve mentre le ultime copiose lacrime solcarono una pelle che diventava arancione rapidamente e i grandi occhi di Jack si allargavano in ampie bocche nere e cave e le tristi labbra divennero poco dopo un freddo e arcigno sorriso.

La Soluzione

 

"Non c'è scampo Shoen! Quell'essere malefico ci porterà via ogni cosa!"

"Via Alenia, ci deve pur essere una soluzione! Se magari parlassimo nuovamente con.."

"Sei matto?" - lo interruppe bruscamente - "Ha visto nostro figlio.. fare.. avere.. è una cosa che non può nemmeno dirsi sconveniente!"

"Se trovassimo qualcun altro disposto.. - diceva piano l'altro - "Non lo so.. magari.."

"In due settimane??" - diceva incalzando la moglie - "Dimentichi che nostro figlio somiglia ad una radice? Chi potrebbe mai innamorarsi di una zucca?"

 

E nel silenzio della sera Jack scandiva ogni attimo in ascolto di quelle dure parole.

Si sentiva in colpa.. perchè non poteva essere diverso?

Chi avrebbe potuto mai amare una zucca?

Chi avrebbe potuto mai amare lui in genere?

Non c'era stato tempo per capire l'importanza di quei momenti. L'aver dato un bacio ad un altro uomo non era al centro della discussione. Non era importante nè rilevante. Quello che pareva essere il grave problema era ciò che la sua famiglia stava per perdere. Del resto, poche ore prima, avrebbero voluto venderlo come una vacca alla sagra del villaggio. Non aveva mai avuto possibilità di parola sulla questione, perchè avrebbe dovuto averla adesso, proprio ora che era diventato la causa di ogni male?

Fu così che Jack smise nuovamente di pensare a se stesso e ripercorse ogni singolo sbaglio commesso.

Guardava la propria immagine debolmente riflessa sul vetro di una finestra malconcia, vedeva solo un gran testone arancio e le proprie dita, adesso ridotte a granulosi grovigli verdi, ripensando agli odiosi commenti di quell'anatra iraconda..

Probabilmente, se avesse potuto, avrebbe, in quell'istante, pianto disperatamente.

 

La sera seguente e quella dopo ancora proseguirono sulla scia delle precedenti. Le discussioni andavano avanti ma Jack continuava ad esserne tenuto a parte, rintanato in una camera che i propri genitori parevano aver dimenticato e che egli custodiva gelosamente come una tana.

Accadde, la quarta sera, che il padre di Jack rientrò in casa con una furia immane e un sorriso raggiante sbattendo la porta dietro di lui:

 

"Alenia, ho delle buone notizie finalmente!" - e Jack lo udì dalla propria camera mentre davanti ad uno specchio lucidava la propria zucca.

"Oh dio.. " - esclamò quest'ultima lasciando cadere in terra una pesante pentola di ceramica - "Dimmi che riguarda Jack!"

"Assolutamente sì!" - rispose l'altro prendendole le braccia senza nemmeno pensare al disastro che si era appena formato in terra - "Sono riuscito a farmi ricevere da Lord Roland finalmente!" - e Jack strappò di scatto una foglia dal tronchetto che aveva sulla testa imprecando sottovoce.

"Oh dio!" ripetè Alenia quasi non riuscisse a dire altro per l'ansia.

"Hanno detto sì, hanno detto sì! Lord Roland darà sua figlia in mano al nostro!"

"Ma.. ma com'è possibile? Jack.. in quelle condizioni.."

"Oh, ho spiegato tutto! Sanno che Jack tornerà "normale" quando il matrimonio avrà luogo!"

"Sì ma non capisco.. perchè dovrebbero farlo? Hai promesso loro in cambio qualcosa?" - chiese Alenia preoccupata.

"Due cose in effetti, ma ti piaceranno entrambe!" - e Jack smise di ravanare il ceppo correndo dietro la porta ad origliare quelle voci che, in quella nuova testa, rimbombavano fastidiosamente. "Il matrimonio si farà subito, non appena avremo sistemato tutto.."

"Va bene, e poi?" chiese la moglie apprensiva.

"Jack dovrà dare loro un nipote entro il primo anno altrimenti il matrimonio verrà sciolto ed ogni nostro bene diverrà loro.. "

"Ah ecco! Da un padrone ad un altro!" commentò ironica e spiazzata l'altra.

"Bene che dovrà essere all'incirca il doppio di adesso.." finì il marito guardandola come pronto ad un'imminente esplosione.

 

Alenia non proferì parola. Stette zitta per un bel po' quella sera e, pulendo in terra, iniziò a rimuginare su quest'ancora di salvezza che si era paventata loro. Jack dal canto suo non riusciva a credere alle proprie orecchie che, in effetti non c'erano più. Matrimonio e figli. La sua situazione era peggiorata di nuovo anche adesso che pareva impossibile. Ma sarebbe ritornato normale! E i suoi genitori forse avrebbero smesso di considerarlo un mostro..

 

Sì, andava fatto! "L'arancione mi sbatte.." pensò Jack prima di schiantarsi sul letto inerme.

Edited by Aquarivs

Passarono alcuni giorni ancora prima che la situazione prendesse una piega più seria.

In quei momenti i genitori di Jack lo avevano costretto alla qualunque.

Doveva spezzare quel maleficio e per far ciò occorreva che egli arrivasse fino al fatidico sì senza intoppi. Questo significava il dover dimostrare la sua piena partecipazione e volontà nel mettere in piedi questo matrimonio.

Le discussioni più pesanti vertevano sulla sposa:

 

"No! E' una Befana dai fianchi larghi!" si ostinava a dire Jack.

"Meglio!" - puntualizzava la madre - "Significa bei figli e numerosi!"

"Ma io non voglio delle fotocopie isteriche di quella donna!"

"Zitto Jack" - interveniva a tacere il tutto il padre determinato.

"Jack non mettere le gambe accavallate! Non sta bene! Mantieni una posa dignitosa per un uomo!" - punzecchiava Alenia-

"Ma quale uomo? Mi hai visto? Sono una pianta di zucchine! Io non distinguo le mie braccia dalle mie gambe!"

"Sì ma sembra comunque che tu abbia il bustino che dobbiamo portare noi controvoglia!" Mostrati rilassato ma composto!" - imbeccava mentre sdrotolandogli le radici e i verdi nodi che gli penzolavano dappertutto lo rimetteva in una posa più composta.

"Comincio ad abituarmi a questo corpo.. guarda mamma, " - e Jack si sistemò un ramo di foglie come fosse una indumento intorno al collo in una posa richiesta al gentil sesso - "Sembra che io abbia una sciarpa.

 

Alenia cadde con la faccia tra le mani in un segno di amara rassegnazione.

 

"Forse dovrei fumare come fai tu papà.." - aggiunse Jack mentre lo guardava con quegli enormi occhioni vuoti

"Ma vuoi mica prender fuoco?" - replicò Shoen adirato.. - "Ma non c'è l'hai un cervello in quella testa!"

"Che pretendi.. lo sai che è vuota!" - rispose la madre ancora in una mesta disfatta.

 

Quando venne il tempo di organizzare il vivo del matrimonio, Alenia, Shoen e Jack andarono presso la residenza di Lord Roland per poter ultimare i preparativi e fare in modo che i rispettivi figli potessero trovare un modo per andare d'accordo e convolare a nozzi riparatrici ma felici.

La ragazza non dimostrava alcuna collaborazione. In apparenza dava vita alle più false delle recitazioni ma quando si trovava in momenti di assoluta riservatezza, sola con Jack, quest'ultima iniziava un rituale di movimenti snob che la testa di zucca imitava alla buona mentre lei non lo guardava.

Quel giorno in cui le rispettive famiglie si incontrarono ancora Jack si trovava seduto in silenzio nel salotto mentre gli organizzatori dell'ingrato destino soggiornavano nella veranda del famoso delitto dove, tra l'altro, si sarebbe tenuta la cerimonia.

Fu allora che Demetria si alzò di scatto riponendo il copioso libro che stava leggendo accanto al vegetale e salì per le scale in direzione della propria camera. Jack che non aveva voglia di unirsi ai cerimoniali, incuriosito dall'idea di vedere il resto della casa, la seguì.

La parte superiorie, benchè meno vistosamente arredata era altresì lussuosa. Jack si muoveva lento all'ombra del suo farfuglio di foglie e gemme guardando la sagoma della ragazza che invece si muoveva veloce avanti a lui.

 

La seguì fino all'ingresso della di lei camera alla porta della quale si fermò, La osservava, seduta sul suo sgabello finemente intersiato rovistare i propri capelli davanti ad uno specchio intarsiato anch'esso come il resto del mobilio presente.

Demetria improvvisamente sciolse la ricca acconciatura sbuffando come annoiata ed esausta. I lunghi capelli si sparsero ovunque e con le mani accolse una fronte piena di pensieri.

 

Jack ebbe per la prima volta la terribile sensazione di non essere il solo prigioniero in tutta quella triste storia.

 

"So che sei lì.. sento il rumore del tuo fogliame.." - disse la ragazza senza voltarsi. "Non ti hanno mai detto che non è educato spiare una donna in camera propria?"

"Scusami.. volevo vedere il resto di questa enorme casa" - replicò imbarazzato Jack.

"Troppo enorme.. ma a te cosa importa? Non mi sposi per avere tutto questo?

"In vero vorrei solo la tua stanza.. è bellissima!" rispose per spezzare il tono la zucca.

Demetria non rispose.. eppure accennò ad un lieve sorriso mentre dalla finestra un chiacchiericcio genitoriale insistente risaliva fin su alle loro orecchie..

Il Piano

 

In quella giornata, in quella stanza, Jack e Demetria parlarono parecchio.

Le loro anime si aprirono parola dopo parola rivelando due immagini di un medesimo specchio. Nessuno dei due voleva quel matrimonio. Nessuno dei due aveva un rapporto ideale con i proprio genitori. Demetria era una donna.. e come tale valeva poco più di un lussuoso mobilio da tramandare, in questo caso, ad un'altra buona famiglia in modo che il fasto e il prestigio potesse essere mantenuto.

Come Jack, anche Demetria era "strana". Non che ella si fosse mai interessata ad altre sue coetanee, ma la ragazza era fin troppo diversa da tutte le altre. Amava leggere più di ogni altra cosa, conosceva più di quanto sette generazioni Roland avessero mai potuto conoscere, interveniva fin troppo spesso in discussioni dalle quali le donne venivano usualmente tenute a parte mentre consumavano le loro chiacchiere in pizzi e merletti.

Ella odiava il proprio destino tanto quanto Jack. Era proprio per questo che aveva, volta dopo volta, vanificato ogni sforzo compiuto dai signori Roland irritando i pretendenti e le loro famiglie, mostrandosi irrispettosa, isterica, spesso pazza.

 

"Quindi è per questo che mi hai trattato così male.." - chiese riflettendo Jack che intanto era penetrato nel cuore della fortezza oscura e se ne stava seduto in un angolo di un pomposo e immenso lettone.

"Non prenderla sul personale.. Dovevo farlo Jack. Mia madre sarebbe impazzita se, anche questa volta, fosse stata colpa mia.. invece mi hai praticamente messo davanti ad una possibilità inaspettata"

"Hai visto cos'è successo comunque.." - rispose Jack amareggiato.

"Non avevo idea di cosa avessero fatto i tuoi genitori, Jack. Non immaginavo nemmeno cosa potesse significare per te che non avresti mai voluto avere una donna accanto.. - riprese Demetria che intanto si era alzata a chiudere la finestra nel vano tentativo di zittire lo starnazzo del parentame.

"Io.. " - rispose la testa di zucca - "Non lo so.. è qualcosa che ho sempre saputo ma che non ho mai capito.. "

"Quel ragazzo era davvero bello comunque.. come non capire.." - intervenì la ragazza sorridendogli. Jack si sentì sollevato. Per la prima volta i suoi pensieri non erano soltanto i propri. Le incomprensibili sensazioni che non aveva mai avuto il coraggio di guardare in faccia erano al centro della discussione senza alcuna vergogna.

"Non so nemmeno chi fosse. Cioè.. era quella maledetta strega. Hai visto cosa mi ha fatto? Finirò per l'essere servito in un piatto.. .. beh spero una vellutata di zucca.." - riprese cambiando il tono - "mi piace come suona.. è sofisticata!" - e i Demetria rise di cuore a cotanta inventiva.

 

"Finiremo con lo sposarci comunque.. che razza di matrimonio.." continuò la ragazza irritata. "Non fraintendermi, so che sei un bravo ragazzo ma non ho intenzione di passare il mio futuro senza.. rapporti.. - rimpinzò Demetrià - Cioè.. a questo non intendo rinunciare! Maluccio andrebbe bene.. ma niente no!" - e questa volta fu il turno di Jack per le risate spensierate.

"Come ne usciamo?" - aggiunse quest'ultimo.

"Non lo so.. ma una soluzione deve esserci!" - rispose Demetria illuminandosi. "Cioè, la letteratura è piena di questo genere di storie.. c'è sempre un antitodo al veleno, un rimedio ad un maleficio!"

"Sì, ma io non sto mica distesa in una bara o in un letto!" sospirò Jack gettandosi morbidamente sul letto quasi volesse distendere in un colpo l'immensa chioma bionda che non aveva.

"Scusa.. perchè dovresti essere tu quella addormentata? Qua la donna non sono io?" - borbottò Demetria. -"Quella zucca è pulita? Il copriletto è ricamato a mano!"

"Certo che lo è!" - rispose Jack.. "Prima di diventare un piede di carota avevo dei denti bellissimi e dei capelli sempre in ordine io.. "

"Me lo ricordo.. vagamente.." - rispose l'altra prendendolo in giro. - Ad ogni modo, l'unico modo che abbiamo per scoprirlo e mettere le mani sul materiale di quella megera! Una volta trovato il maleficio fatto su di te dovremmo capire come toglierlo!"

"Oh per tutti i rapanelli, come pensi di avvicinarti a quell'essere? Fa paura solo a vederla" - chiese Jack sorpreso all'idea.

"Per favore! Cosa può fare più di questo? Farti venire un'infestazione da parassiti?" - incitò Demetria propositiva mentre Jack si grattava lo zuccone già al pensiero - "Tra due giorni io e tu usciemo per una passeggiata riappacificatrice.. è l'unico modo per potersi vedere con il loro consenso. Fuggiremo dal parco e andremo a cercare quello che ci serve!"

"Riappacificatrice? E quando avremmo litigato?" - chise curioso Jack

 

"Mammaaa Papàà" - urlò Demetria all'improvviso spalancando la finestra. - Quel maniaco spaventapasseri è entrato in camera mentre mi stavo cambiandooo!!" - e Jack svenne nuovamente sul letto shockato.

L’irruzione

 

 

Non passò molto tempo che l’impavido piano preventivato da Demetria venne messe in atto da una coppia assai strana quanto inusuale.

Quando ormai il sole era sceso da un pezzo, in mezzo ad un celo cupo e rumoroso, le due losche figure che tanto avevano finto di incontrarsi per una piccola fuga d’amore uscirono leste dal parco all’ingresso del quale attendevano pazienti i genitori della donzella e corsero passando attraverso stradine secondarie verso il colle sul quale abitava la vecchia megera.

Poco prima di giungervi si trovarono d’innanzi uno spettacolo assai inquietante e che Jack aveva già in parte visto allorché vi era giunto la prima volta con i propri genitori la notte in cui questi strinsero l’assurdo patto.

Una sfilza infinita di tombe si perdeva a vista d’occhio in ogni dove, chiusa prigioniera di una lunghissima recinzione in ferro arrugginito e irto di spuntoni e rivoli in ammassi di ferraglia scura.

Una piccola chiesa, simile più ad una baracca, se ne stava accasciata in un angolo poco fuori dalla vista della cima collinare e dietro essa l’intera boscaglia pesante ne chiudeva l’orizzonte.

Quando furono d’innanzi a tanto orrido spettacolo Demetria si arrestò di colpo. La paura, a lei cosa sconosciuta, la prese di colpo paralizzandole le gambe mentre Jack, già stato sottoposto ad un simile scenario, era avanzato diversi passi avanti a lei, inoltrandosi tra i defunti, prima di accorgersene.

 

“Andiamo!!” – non c’è molto tempo! – le disse lo zuccone.

“Quando mi è venuto in mente questo piano non pensavo certo di dover mettere piede in un posto del genere!” – replicò la ragazza.

“Ok.. cosa dovremmo fare?” – e Jack attese un po’ prima che Demetria.. guardandosi in giro, si decidesse a muovere i primi passi.

 

Da lontano si scorgeva di già una delle piccole sganasciate finestre completamente illuminata dando uno scorcio ad un mobilio alquanto logoro e consumato dallo sporco. Quando questi si furono sufficientemente avvicinati si chinarono al di sotto del legnoso davanzale della stessa tentando di trovare un modo per entrare:

 

“Jack, tieni bassa questa testa enorme!” – bisbigliava perentoria Demetria – “Ti si vede la cima della zucca dalla finestra!! -

“Oh cielo.. non ho ancora preso l’abitudine con le misure!” –rispose lesto l’altro.

“Dici che è là dentro?” – domandava la ragazza guardandosi intorno completamente avvolta dal buio. – Ehi sto parlando con te!”

“Eh sì ti sento.. ti sto ascoltando!” – replicò Jack

“Si ma guardami almeno mentre ti parlo!” – riprese Demetria.

“Ma ti sto guardando!”

“Oh cielo.. non si capisce niente con questi buchi che hai per occhi!” – rimbeccò la ragazza mentre lanciava un occhio all’interno della casa.

 

Intanto dalla porta sul retro la vecchia O’Ripiliae prese per uscire in cerca di qualche radice da usare per una dei soliti suoi malefici.

 

“Sta uscendo Jack”! – intimò Demetria.

“Oh mio dio.. che facciamo adesso?” – sussurrava Jack mentre cominciava a sporgere lo zuccone oltre il davanzale.

“Direi di entrare! Guarda.. il sopra della finestra è aperta. Infilaci la mano e prova ad aprire la serratura qua in fondo!”

“Perché devo farlo io?” – interruppe Jack

“Perché hai delle braccia che sembrano spaghetti, per non dire che sono lunghi un kilometro!” rispose Demetria spingendolo all’azione.

 

In pochi istanti Jack calò il lungo braccio destro all’interno della finestra attraverso l’alta apertura e mentre stava per farne scattare la serratura O’Ripiliae fece per entrare. Lo zuccone tirò fuori il braccio e scese lesto sotto la finestra dove stava prima imprecando:

 

“Oh per tutte le carote messicane, guarda! Mi sono spezzato un unghia!”

“Ma se hai dei broccoli per dita? Come fai a sapere qual è l’unghia?” – replicò Demetria

“Tesoro, “ – rispose l’altro” – Se ci tenessi alla manicure te ne accorgeresti anche senza guardare!”

 

Intanto la strega riuscì nuovamente sull’esterno della casa e, in un attimo di coraggio, i due entrarono veloci sgattaiolando nella stanza accanto dove stavano accatastati tutti gli orrendi strumenti che la megera usava per i propri riti malefici. Una pila di libri era disposta su una mensola e su alcuni pianerottoli in pietra che scendevano nel sottosuolo inoltrandosi in una cantina.

Spulciando velocemente e con l’ansia alle spalle i due ravanarono in ogni dove con una fretta e una difficoltà non indifferente. Ogni minuto poteva essere fatale.

Jack prese a scendere verso lo scantinato dando un occhio a tanti dei titoli posti uno sull’altro:

 

“Rimedi per la povertà” – “Strumenti e nozioni d’arte oscura” – “Filtri e Compendi di Chimica elementare” – “Formule per la vita eterna in condizioni di radiosità” (e jack sorrise pensando al fatto che O’Ripiliae non avesse di certo trovato modo di applicare quest’ultimo tomo).

Quando fu sufficientemente sceso in profondità egli intravide una sagoma seduta su una sedia malconcia. Dapprima saltò per aria, rovesciando qualche libro e scatenando gli sguardi minacciosi di Demetria che intanto aveva finito di rovistare ogni dove, poi scese avvicinandosi a quell’essere seduto e immobile. Con suo sommo stupore egli lo conosceva!

Lo aveva già incontrato!

Lo aveva già visto la sera dello scandalo!

O’ Ripiliae stava seduta ferma davanti a lui? O questo era davvero un uomo in carne ed ossa?

Mentre egli si avvinava per sincerarsene anche Demetria lo seguì sotto guardandosi alle spalle terrorizzata.

 

“Oh mio dio! – esclamò sussultando

“Shhh” – disse Jack piano – “Credo sia vero.. intendo.. bello come il sole ma vero!”

“E’ proprio quel ragazzo che ho visto quella sera?” – aggiunse avvicinandosi anch’essa mentre il giovane intrappolato nello scantinato manteneva gli occhi chiusi dal dolore provocato dalla morsa delle corde intorno alle di lui braccia.

“E’ lui.. lo riconoscerei tra mille..” – rispose jack mentre gli occhi arcigni tentavano invano di diventare dei cuoricini sotto lo sguardo di disappunto della ragazza.

 

In quell’istante, mentre i due se ne stavano con il viso appiccicato al meraviglioso dormiente dal piano di sopra arrivò un rumore di porta chiusa e una voce al seguito: “Tesoro.. è giunto il momentooo”

Il giovane si svegliò all’istante sgranando quei meravigliosi occhi di fronte agli astanti che, di soprassalto caddero all’indietro.

O’Ripiliae giungeva lenta verso di loro.. intorno nessuna fuga pareva possibile!

  • 3 weeks later...

No il seguito c'è ma al momento sono praticamente a migliaia di km dal forum.. non mi riesce di starvi dietro.. ;( sorry..

Continuerò molto presto. anche perchè nella mia testa il racconto è bello che finito.. lol

  • 1 month later...

Come promesso, ecco il seguito.

Chiedo Venia per aver interrotto il racconto ma solo ora ho un attimo di tempo per collegarmi al sito.

 

Pubblico il l'episodio che precede l'epilogo. Quanto prima pubblicherò anche l'ultimo episodio:

 

Amore a prima Ampolla

 

Nel febbricitante momento in cui i tre udirono la voce di O’Ripiliae tremarono dallo spavento!
L’essere malefico e orripilante stava per scoprirli inflagranti sulla scena dell’ancora insoluto rapimento di quell’essere angelico dal quale Jack non riusciva a scostare i buchi neri mentre quest’ultimo, convinto d’essere ancora alle prese con un’altra delle torture della carnefice cominciò, terrorizzato alla vista di quell’ortaggio su due piedi, a urlare: “Basta! Basta! Ti prego!”

Demetria, già agitata e in cerca di una rapida soluzione prima che sopraggiungesse l’arpia, si infuriò per tutta quell’agitazione che la povera vittima stava legittimamente mettendo in scena:

 

 

“Se il tuo spasimante qui non fa un po’ di silenzio faremo una fine ancora più veloce del previsto!” – sussurrava minacciosa guardando la testa di zucca.
“Oh Spasimante!” – rispose unendo le mani in segno di commozione l’uomo dalle dita di broccoli.
“Basta, aiutoo!” – urlava quell’altro.
“Senti, sveglia testa di rapa!” – riprese la ragazza prendendolo per un braccio – Trova una finestra o una porta dalla quale possiamo uscire!”
“Io sono una zucca!” riprese Jack in modo distinto e signorile aggiustandosi le ricciolute cime verdi che gli uscivano dalla giacchetta guardando il terzo che intanto, tra un urlo e un altro credeva d’impazzire.

“Ci dev’essere qualcosa qui che possiamo usare contro di lei!” ansimava agitata Demetria. “Che ne so, una pozione, guarda qui ce ne sono tante.. che c’è scritto qua? Passione trav..”
“Aiutooo, basta.. chi siete voi??!” – sovrastò il ragazzo col vocione un po’ troppo tuonante e traditore.

 

 

Fu in quel momento che, la ragazza, nel disperato tentativo di farlo stare zitto, prese la bottiglia che aveva adocchiato, contenente uno strano liquido purpureo e gliene scaravento il contenuto addosso.
In effetti ottenne il risultato sperato. Cadde un momentaneo silenzio sul quale regnava solo una specie di canticchio malefico: “adesso arrivoo.. adesso giunge la festa.. cosa cadrà se non la tua testaa” proveniente dal piano di sopra.
Jack si precipitò dall’amato cercando di asciugarlo alla buona con rimasugli di stuole sparse per la stanza:

 

 

“Ma sei matta!” -ruggì a voce bassa. “Potrebbe essere una pozione letale! Potrebbe farlo diventare, che ne so.. una carota per quanto ne sappiamo!”
“Tu.. – accennò il ragazzo dai grandi occhioni attraenti ancora gocciolanti di uno strano succo rossastro. “Tu.. oh.. ma sei meraviglioso.. oh.. amore mio sei venuto a salvarmi!” – aggiunse felice e raggiante mentre Jack credeva di svenire.
“No! A quanto pare è diventato un finocchio!” - ribattè Demetria – Beh.. è sempre un ortaggio, no? – aggiunse quando Jack l’ebbe guardata perplesso.

 

 

In fretta e furia la testa di rapa iniziò a slegare il ragazzo che intanto lo osservava in mera contemplazione e devozione mentre Demetria cercava di afferrare tutto quello che poteva essere d’aiuto. In quell’istante l’occhio le cadde su una piccola vetrinetta alta quanto due palmi e pareva chiusa a chiave. Dai piccoli vetri sporchi si intravedeva l’etichetta di una piccola pozione che recitava: “Rifundo” – Tutto torna com’era. Con gli occhi sgranati per la gioia tentò di afferrarla ma questa era incatenata al muro e chiusa con un grosso lucchetto che arrugginito penzolava su un lato.

 

 

“Maledizione, Jack! Ho trovato quello che ci serve ma è chiuso a chiave!”
“La chiave ce l’ha la vecchia strega!” sussurrò il ragazzo all’orecchio di Jack facendogli l’occhiolino ammaliante lasciando Demetria a bocca spalancata.
“Che hai trovato?” – chiese Jack che intanto slegava le di lui caviglie rosse per il tormento dato loro dai legacci stretti da giorni.
“C’è una pozione qua dentro.. a quanto pare riporta tutto allo stato originario.. se riuscissimo a prenderla e fuggire via!”
“Su quel davanzale lì dietro c’è un piccolo bollitore. Là dentro c’è una sostanza che quell’essere ha usato per stordirmi i sensi..” – riprese il ragazzo prendendo lo zuccone di Jack tra le mani e aggiunse addolcendo il tono: “Potresti usarla su di lei e salvarci tutti, mio eroe..” e Demetria alzò gli occhi al cielo mormorando qualcosa.

 

 

Il piano sembrava essere stato velocemente delineato!
Fu così che il giovane attese seduto sulla medesima sedia e Jack si nascose nell’ombra poco dietro le scalinate mentre Demetria attendeva nervosa in fondo alla stanza tra scatole, cianfrusaglie inutili e ferraglie decrepite gettando un occhio alle scale e alla finestra che, rifugiandosi, aveva scoperto essere proprio lì, poco vicino, nascosta da quell’ammasso di inutilità.
Quello che accadde negli attimi successivi fu rapido e quanto mai confusionale.
La strega, arcigna e malefica s’era inoltrata nella stanza pronta a tramutare il bellissimo giovinetto in un bel cosciotto di tacchino quando Jack le si era mostrato dietro in tutta la sua imponenza spaventandola.
Quando questa ebbe girato le spalle all’adone per osservare Jack e confrontarvisi egli le scaraventò la pozione contenuta nel bollitore. Questa gocciolò per pochi istanti per terra.. poi si irrigidì su quella che era divenuta una statua in carne e ossa lasciando cadere in terra il miscuglio da essa preparato per il lauto banchetto.

 

 

“Adesso, Jack.. prendile la chiave! La chiave!”
“Io??” disse Jack notando come questa fosse appesa al collo tramite una catenina e si infilasse sinuosa tra i due seni rattrappiti della ormai meno temibile fattucchiera.
“Muoviti! Non sappiamo mica quanto duri questo stato!” – incalzava l’altra che intanto usciva dal suo pertugio.
“Vieni tu a metterci la mano là dentro! Bleah!” ed intanto la strega pareva iniziare a fare qualche smorfia convulsa. “Oh.. Cesù! Non dormirò per chissà quante notti!” e volgendo lo sguardo, lentamente le sfilò la collana dal collo inceppando non poche volte in quell’ammasso di capelli crespi e sporchi. “Bleah.. tieni, eccola!”

Afferratola, Demetria la usò per aprire immediatamente la piccola vetrinetta dalla quale ne estrasse la pozione mentre piccole scintillanti saette iniziarono a vorticare in tutta la fredda stanza.

“Cosa succede?” – disse la ragazza guardandosi intorno
“Credo.. ehm.. che O’Ripiliae sia sveglia là dentro.. anche se non si muove” – e la strega mosse gli occhi repentinamente in direzione della zucca. “Come non detto! Si muove!!” Scappiamo!!

 

 

Forti scariche elettriche camminavano per tutto il perimetro mentre la megera cominciava a dare segni di veglia. Le scale erano divenute impraticabili per l’enorme quantità di energia che ella stava scatenando e i tre ragazzi si erano radunati sul fondo terrorizzati. Nel tentativo di scappare, Demetria iniziò a scaraventare via tutto ciò che ostruiva l’accesso alla finestra che aveva visto dapprima facendosi aiutare dagli altri due:

“Tieni Jack.. questa è più prudente che la tenga tu finchè non scopriamo come usarla” Ed infilò la boccetta appena rubata dentro la zucca di quest’ultimo che intanto si faceva spazio verso la fuga.
Ad un passo dal lavoro compiuto la malefica strega si destò completamente rivolgendo lo sguardo terribilmente adirato verso i fuggitivi che intanto stavano scavalcando la finestra.

Per ultimo fuggì lo zuccone che, più di una volta, sentì delle forti scariche elettriche lungo la schiena. Mentre essi correvano freneticamente verso il pendio della collina, fra alberi secchi e tombe in rovina, il giovane tornato in libertà si arrestò bruscamente con ancora le braccia tese verso l’orizzonte, intrappolato come per incanto da una forza incontrastabile.
Jack, che lo seguiva a ruota, si voltò con la consapevolezza che fosse stata l’arpia a fermarne la fuga.


Ella, in effetti, giungeva loro senza alcuna fretta mentre la cima di rapa si guardava intorno in cerca di un aiuto.

Demetria pareva già lontanissima, quasi invisibile giù per il sentiero, quando egli comprese di dover combattere da solo, una volta per tutte.

 

 

“E’ finita mio bel rapanello..” diceva lenta e ridendo. “Lo so.. la vita è stata ingiusta con te. Un amore strano il tuo.. tu preso dai tuoi simili, uomini.. forse perché poco amato da tuo padre e tua madre che ti hanno venduto per un matrimonio che potesse quietare le loro coscienze..”
“Non sono cose che la riguardino! Considerando anche la pochezza della sua anima! Cosa ne sa lei dell’amore, brutta com’è suppongo non abbia mai avuto occasioni romantiche!” rispondeva l’altro sarcastico e pieno di paura mentre con un braccio si parava a difesa di un ragazzo quasi sconosciuto.
“Beh.. pochi discorsi. Adesso taci!” e la strega alzò l’ossuto e malconcio braccio per dar sfogo alla propria magica collera sollevando in piedi i due malcapitati che, senza pietà soffocavano per la morsa.

Come un doloroso lampo, una pesante lapide le si schiantò in testa sotto la furia di Demetria che senza alcuna speranza tentò di fermarla.

 


La vecchia cadde in terra senza opporre alcuna resistenza mentre la giovane portò le mani alla bocca esclamando: “Oh mio Dio! L’ho uccisa!”

I due ragazzi, liberi dal giogo nemico, caddero in terra rotolando lungo il fianco della collina schiantandosi uno sull’altro nei pressi di una solitaria pietra funeraria.
Jack che ne sormontava il groviglio di arti, fango e pietre si sollevò appena per controllare che il ragazzo stesse bene. Questi lo guardava da sotto ancora adorante:

“Stai bene? Credo di essermi rotto qualche ramo!” – chiese sorridendo a stento Jack.
“Sì mio salvatore! Sto bene qui accanto a te” – rispose l’altro ancora in preda al sortilegio.

 

 

In quell’istante scesero delle copiose lacrime dalle immense cavità di Jack, delle dorate e dense lacrime chimiche.
La boccetta all’interno dello zuccone s’era frantumata nell’urto e ciò che conteneva si stava riversando in ogni dove dentro la sua testa e ne veniva fuori copiosamente dagli occhi bagnando il viso del protetto che, sotto di lui lo guardava con uno sguardo che, via via, mutava dalla gioia all’incomprensione.. dall’amore folle allo sgomento. Il suo sortilegio era finito al contatto con la pozione, e Jack lo comprese in quello stesso istante.

 

 

“Sei tornato te stesso, non è così?” chiese la zucca visibilmente dispiaciuto
“Credo di sì.. cioè.. credo che l’effetto della pozione sia finito” – rispose l’altro continuando a guardarlo negli occhi.
“Mi dispiace.. per quello che ti è successo.. e che tu abbia dovuto avere a che fare con me..”
“Cos’hai che non va? Sei bellissimo..” – replicò il giovane sorprendendolo.
“Eh.. non pensavo ti potesse piacere una zucca.. quindi non avresti nulla da ridire sul mio testone o sulle mie mani rachidiche? – chiese Jack
“Beh.. per tutto quello che hai fatto, sì sei bellissimo.. ma non credo il tuo testone sia un problema ormai.. sei bello fuori tanto quanto dentro adesso.. – concluse l’altro prendendogli la mano e portandola davanti ai suoi occhi.

 

 

Era umana! In carne ed ossa! Niente più colori verde marcio, niente più noduli e intrecci, niente più teste vuote e occhi spenti: Jack era tornato umano, espressivo, innamorato, e follemente se stesso come mai prima d’ora.

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