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Si celebra oggi la giornata del coming out


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Oggi è la giornata del coming out o, per usare la terminologia inglese – visto che la giornata nasce negli USA – è il Coming Out Day. Tale giornata è stata celebrata la prima volta l’11 ottobre 1988. La data fu scelta in quanto si trattava del primo anniversario della seconda marcia nazionale su Washington per i diritti delle lesbiche e dei gay, tenutasi appunto l'11 ottobre 1987.

 

http://www.queerblog...-del-coming-out

 

Mi piace pensare che, in italiano, CO stia per Coraggio e Orgoglio, orgoglio di essere ciò che si è e coraggio di fregarsene se a qualcuno non sta bene.

Edited by wasabi

A me non piace pensare nè al coraggio nè all'orgoglio. Mi piace pensare che l'orientamento sessuale sia solo un dettaglio di una persona. Questa era di Coming out visti come atti coraggiosi o di grandi rivelazioni o liberazioni mi deprime parecchio, ma capisco che sia naturale che la comunità debba passare ancora (quanto?) per questa fase. Dopotutto purtroppo sono ancora molti i gay che non fanno CO e/o ne fanno parziali e/o non sono nelle condizioni sociali/economiche di poterlo fare.

 

Io vorrei ricordare questo giorno ricordando che il mio CO con il resto del mondo l'ho vissuto come un'enorme scocciatura. un po' come se dovessi fare la fila alle poste o un noiosissimo colloquio di lavoro. Mi sono divertito a fare i primi 3-4 con gli amici fidati, ma dopo realizzai di quanto era scocciante e ingiusto dover spiegare tutto a tutti. Fatto il CO famiglia e resto degli amici ho detto a quelle 2-3 persone di spargere la voce visto che io non posso mica ripetere lo stesso discorso a tutti nè è un problema mio se hanno domande, dubbi o curiosità.

 

Senso di liberazione?In realtà no, mi sono sentito solo più sincero verso tutti e utile verso la comunità, ma forse perché grazie al cielo non è cambiato davvero nulla non mi sono sentito più libero o di essermi tolto chissà quale peso. Se un gay può liberarsi facilmente del peso dicendo "sono gay" a me risulta ancora più complicato perché quando dici che ti piacciono ANCHE gli uomini la gente (quella poco aperta di mente) ti etichetta come gay e non come bisex. Il risultato è che mi sento 'sporco' in quanto sono passato da "etero" a "gay", ma vorrei che TUTTI accettassero che sono bisex e invece la mia condanna è avere a che fare anche con il bi-scetticismo e non c'è CO per noi bisex che facciano capire alle persone la nostra natura. Me ne frego?Ovvio, ma è comunque umiliante e frustrante non essere creduti o accettati per quello che davvero si è. Invidio tantissimo i gay perché loro il CO significa per forza essere creduti ed accettati per quello che si è.

 

Ritornando al discorso di prima, essendo bisessuali magari si ha un'altra concezione e visione del mondo, e in fondo inconsciamente c'è la rassicurazione che se la parte omosessuale dovesse andare male, deludere o non fosse accettata o vivibile si potrebbe comunque benissimo vivere ed essere felici amando una donna. Vi supplico di NON strumentalizzare quest'affermazione, sto maldestramente tentando di spiegare che forse un bisex sà che nei peggiori dei casi ha comunque un'altra strada (ossia l'altro sesso) per essere felice. Per questo, sarò anche di parte, ma trovo che il CO di un bisex abbia ancora più forza di quello di un gay.

 

Quello che davvero non capisco è perché certi gay continuano a vivere nell'ombra e auto-ingannarsi e auto-punirsi vivendo una vita a metà. Se il CO di un bisex è da apprezzare, quello di un gay è quantomeno vitale e l'unica strada per appropriarsi di una certa felicità totale e completa.

Quello che davvero non capisco è perché certi gay continuano a vivere nell'ombra e auto-ingannarsi e auto-punirsi vivendo una vita a metà. Se il CO di un bisex è da apprezzare, quello di un gay è quantomeno vitale e l'unica strada per appropriarsi di una certa felicità totale e completa.

 

Per questo parlavo di coraggio e orgoglio, perchè sono ciò che ti dà la spinta a dire: "Non voglio vivere una vita a metà, voglio vivere pienamente ed essere felice, senza inutili sensi di colpa e amandomi per quello che sono".

 

Anche a me piacerebbe vivere in un mondo in cui non servisse nessun particolare coraggio per vivere il proprio orientamento sessuale alla luce del sole, in piena libertà, ma questo mondo è ancora lontano, o forse è all'orizzonte, ma c'è ancora tanto da fare per renderlo realtà.

Edited by wasabi

Che si viva il proprio CO come un atto di coraggio e orgoglio, o come una scocciatura che ci si toglie, appartiene alle sfumature psicologiche delle persone, e sono fatti irrilevanti. Il fatto è che, al di là di sé stessi, intendo delle proprie personali reazioni, tutti i gay e i bsx sono d'accordo nel considerare il CO come un atto necessario, che ha certamente richiesto una preparazione, un impegno, e innegabilmente una difficoltà anche (maggiore o minore a seconda degli ambienti sociali e umani: a volte la difficoltà può essere estrema, altre volte meno, in pochi casi minima): ora vincere una difficoltà, un interdetto sociale, un ambiente ostile, richiede coraggio e orgoglio, come ben dice @wasabi.

L'importanza del CO è di aspetto SOCIALE.

Essere out significa dare visibilità alla comunità, sfatare i luoghi comuni che ci vogliono tutti macchiette dalla vocina stridula e sculettanti, dal carattere isterico e instabile (oddio, su questo alcuni distinguo sarebbero doverosi :D ), significa accrescere il senso di appartenenza, aiutando chi tentenna a non sentirsi una goccia nel mare ma uno dei TANTI omosessuali.

 

Io oggi farò il mio omaggio concreto al C.O.D. 2012 andando in palestra con la T-shirt del Coordinamento del Torino Pride:

 

topride.jpg

Per questo, sarò anche di parte, ma trovo che il CO di un bisex abbia ancora più forza di quello di un gay.

 

Quello che davvero non capisco è perché certi gay continuano a vivere nell'ombra e auto-ingannarsi e auto-punirsi vivendo una vita a metà. Se il CO di un bisex è da apprezzare, quello di un gay è quantomeno vitale e l'unica strada per appropriarsi di una certa felicità totale e completa.

 

Guarda, io sono gay e sono daccordissimo con queste affermazioni.

Per la prima: sì, deve essere parecchio fastidioso dire a una persona "sono così" e poi essere definiti con aggettivi che non ci appartengono, diciamo che mentre per noi gay il CO è un atto che coincide (dall'esterno) con l'inserimento volontario nella "sfera sociale" degli omosessuali, quello di un bisex va' a creare (sempre visto da un interlocutore estraneo alle dinamiche) uno stato quantomeno confusionale, per il semplice fatto che, ad oggi, ancora non esiste uno spazio ampiamente accettato per collocare socialmente i bisessuali. Aggiungi la necessità di una locazione sociale per ogni individuo in ogni ambito della propria vita e ottieni la situazione attuale dove il bisessismo vive come "sottosfera" omosessuale..ovviamente si parla sempre nell'immaginario collettivo. ^^ Colpa degli etero? dei gay? dei bisex? no, di tutti e 3.

Per la seconda: Sì è di importanza vitale. Credo però che educazione, cultura e esperienze personali possano far oscillare ampiamente tempi, target e dinamiche di questi CO, molto più che non in quelli bisex, trattandosi di azioni appunto vitali :)

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