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Claustrofobia - consiglio


Fantom

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Prendo i mezzi pubblici per 4-5 ore al giorno, l'ho fatto per anni ma ultimamente ho un problema: le sensazioni che provo sono dapprima rabbia, dovuta al fatto che per fare 30Km di spostamento dalla provincia alla città devo cambiare tre mezzi, tra tempo di attesa, coincidenze, ritardi ecc. perdo tempo, fatica, e accumulo stress. Poi a questa sensazione di rabbia si aggiunge la depressione dovuta alla rassegnazione a qualcosa di ineluttabile, che non posso evitare, ma devo sopportare!

Risultato? Mentre viaggio sui mezzi pubblici e mi trovo schiacciato dalla folla, avverto una sensazione come se stessi in gabbia, e impossibilitato a uscire (ad es. treno fermo sui binari in attesa del segnale di via, bus fermo nel traffico) mi sento soffocare, sento il cuore aumentare vertiginosamente i battiti, vorrei uscire ma essendo bloccato lì mi agito e mi sento male. Il fatto di non poter far nulla tranne aspettare mi terrorizza.

Queste sensazioni mi prendono 3-4 volte al giorno, durano 3-5 secondi e poi finiscono.

Successivamente si è sviluppata una fobia non tanto per il restare intrappolato, quanto per il non riuscire a controllare questo mio problema, e che possa peggiorare seriamente.

Come se non bastasse mi capita anche di notte mentre dormo, ad un certo punto mi sveglio e trovandomi nel buio mi sento soffocare dal buio stesso, e come prima... cuore che aumenta i battiti, iperventilazione... panico. Se accendo la luce mi passa, e devo addormentarmi con la luce accesa.

Allora, prima di andare da uno specialista e assumere pericolosi ansiolitici, che secondo me peggiorerebbero la situazione, la soluzione migliore sarebbe la più semplice: soffro negli spazi chiusi e affollati dove non ho il controllo? Non ci entro!

Prendere una bella moto (ad avercela!) e correre anziché infilarmi in un bus costipato di gente, mi scaricherebbe in un attimo tutta l'ansia e la sensazione di prigionia (ho già provato facendomela prestare ed effettivamente è così) anziché cercare di "curarmi" per riuscire a sopportare un qualcosa a cui sono diventato altamente intollerante.

Qualcun altro ha questo problema? come ne siete usciti?

Edited by Fantom
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Ciao! Non sono un medico né ho mai sofferto di problemi simili, però per qualche anno ho vissuto il tuo travaglio da pendolare.

Tutti i maledetti giorni delle superiori, mi alzavo alle 6.30, prendevo un autobus alle 7 e arrivavo alle 8.15 a scuola. Le lezioni iniziavano alle 8 e io mi beccavo sempre il professore che mi diceva: non è possibile che arrivi in ritardo sempre, ogni settimana ti va via un'ora di lezione, ecc... Al che io non me ne sono mai stato zitto e comunque ci ho sempre rimesso, nonostante mi alzassi prima di tutti.

Ma questo non era niente in confronto al primo anno e mezzo di università, quasi 2 ore e mezzo per arrivare in autobus.

Alla fine, stremato, i miei hanno deciso di comprarmi una macchina. Ci metto comunque un'ora ma la sensazione è che comunque hai più libertà. L'autobus ti vincola ai suoi orari, alle mille problematiche che la gente dà al conducente, alle tappe forzate che deve fare. Tutto questo ti stressa, è perfettamente normale.

 

Insomma, quello che ti voglio dire è che, se hai un mezzo proprio, come hai già potuto constatare tu stesso, la musica cambia, i tempi si dimezzano. Anche se trovi traffico la mattina, pazienza, sempre meglio che trovarsi nel traffico su un autobus, no? :)

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Mentre viaggio sui mezzi pubblici e mi trovo schiacciato dalla folla, avverto una sensazione come se stessi in gabbia, e impossibilitato a uscire (ad es. treno fermo sui binari in attesa del segnale di via, bus fermo nel traffico) mi sento soffocare, sento il cuore aumentare vertiginosamente i battiti, vorrei uscire ma essendo bloccato lì mi agito e mi sento male. Il fatto di non poter far nulla tranne aspettare mi terrorizza.

 

Ciao Fantom,

un occhio, giustamente, non allenato a certe cose vede il problema negli spazi chiusi.

 

Ma quel pullman non è un pullman. E' la tua vita attuale.

Lascia perdere l'idea degli psicofarmaci, inizia ad informarti sul concetto del "down shifting", perchè di quella gabbia che tanto ti crea frustrazione tu le chiavi le hai già: spesso però abbiamo una bilancia dei pro e dei contro nel fare cambiamenti talmente arrugginita da non mostrarci il reale valore delle cose.

 

Insomma, spesso dimentichiamo che noi, dentro, siamo liberi, e possiamo portare questa libertà al di fuori.

Magari in questo periodo non puoi fare a meno di questo tran tran, ma proviamo a porci degli obiettivi futuri, dei punti di arrivo sereni e liberi da stress a cui puntare.

 

Un po' come i bambini che accumulano i soldini nel salvadanaio appiccicandoci sopra l'immagine del giocattolo che desiderano avere, no?

 

Quella gente, quella folla, non ha il potere di schiacciarti. Anzi, guardala, goditela, considerati diverso da loro, vedila come un continuo confronto, renditi conto giornalmente di che cosa non vuoi diventare, e quella che prima vedevi come una causa di stress ora potresti vederla come una "palestra dello spirito di volontà". Insomma, tutto ciò che apparentemente fa fastidio e fatica, alla fine serve per rafforzare, un po' come il bilanciere di una palestra!

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La folla non è mai il problema, è una ripercussione sul problema in sè. Sciolto quello, sciolto tutto. Se ci si focalizza sulla folla è come tappare una valvola di una pentola a pressione che prima o poi butta vapore da altrove.

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Allora, prima di andare da uno specialista e assumere pericolosi ansiolitici, che secondo me peggiorerebbero la situazione (...)

In che modo gli ansiolitici pensi che possano peggiorare la situazione?

Sappi solo che non sono gli unici farmaci che hanno indicazione per le fobie, al di la' di un'eventuale psicoterapia che ti sarebbe suggerita da uno specialista.

 

Affronterei ancora la mia paura per desensibilizzarmi, passo dopo passo. C'è tanta gente che ha fobie di questo tipo e possono essere risolte, con un po' di volontà e d'aiuto. :)

Edited by HeLoves
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Grazie per gli interventi, ora rispondo ad ognuno.

 

GhostHunter77[/color]' timestamp='1354104461' post='626978']

Ma quel pullman non è un pullman. E' la tua vita attuale.

è questo quello che mi preoccupa, che non voglio che sia, e che mi causa tutto questo

GhostHunter77[/color]' timestamp='1354104461' post='626978']

Quella gente, quella folla, non ha il potere di schiacciarti. Anzi, guardala, goditela, considerati diverso da loro, vedila come un continuo confronto, renditi conto giornalmente di che cosa non vuoi diventare, e quella che prima vedevi come una causa di stress ora potresti vederla come una "palestra dello spirito di volontà". Insomma, tutto ciò che apparentemente fa fastidio e fatica, alla fine serve per rafforzare, un po' come il bilanciere di una palestra!

Godermi la folla? ma se ho voglia di bruciarla col lanciafiamme! :) Io mi sono stufato di fare il virtuoso che si rafforza nel tempo e trae forza dalla sopportazione, la mia pazienza ha un limite come in tutti gli esseri umani, non voglio diventare un santo (San Fantom? :o ) questi disturbi secondo me sono un campanello di allarme che mi dicono che sono arrivato al limite.

 

Ma non è che il problema è la folla?

Comunque, ma una macchinetta gpl o diesel no?

pure tu ciai ragione :)

 

In che modo gli ansiolitici pensi che possano peggiorare la situazione?

perché hanno ben noti effetti collaterali, e non risolvono i miei problemi di ansia perché sono derivati dal sopportare troppo alcune situazioni sfavorevoli

 

GhostHunter77[/color]' timestamp='1354104461' post='626978']

inizia ad informarti sul concetto del "down shifting", perchè di quella gabbia che tanto ti crea frustrazione tu le chiavi le hai già: spesso però abbiamo una bilancia dei pro e dei contro nel fare cambiamenti talmente arrugginita da non mostrarci il reale valore delle cose.

Questo lo trovo interessante.

Il down shifting l'ho già praticato in passato, purtroppo mi ha complicato le cose, facendomi perdere di vista i miei obbiettivi/interessi che già ho ridimensionato con mio rammarico

Come scrissi in passato sul forum, sono uno che fatica molto per ottenere piccoli risultati. (questo paragonandomi a quello che vedo negli altri)

 

Quest'ultimo passo mi ha fatto venire in mente uno spunto per alcune considerazioni filosofiche:

C'è un problema sociale, tutti ci facciamo il culo per arrivare ad uno standard (posizione, potere, ricchezza, amanti) e chi parte svantaggiato rimane lì in bassa posizione, e allora non si sente all'altezza degli altri con conseguenti sensi di colpa ecc.

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Ovviamente non conosciamo il contesto, non so se studi o lavori, e soprattutto non siamo a conoscenza dei tuoi obiettivi ed interessi. Quindi noi forniamo opinioni in base a un discorso generale, certo che se i traguardi posti sono alti, è dura per forza l'arrampicata.

 

Il problema dello standard di cui parli diventa comunque un problema se lo facciamo diventare noi tale, se rimaniamo invischiati in quel malato meccanismo sociale di cui parli. Davvero essere all'altezza degli altri significa avere i suoi soldi o un lavoro di pari grado? Perchè cercare il potere a tutti i costi? E dopo che sei "uguale" (nei tuoi parametri) agli altri, che ti cambia?

 

Io ho diversi amici che fanno lavori semplicissimi, che hanno un diploma, che a volte rimangono senza lavoro... e sono persone realizzate. Quindi non è che "tutti ci facciamo il culo e chi patre svantaggiato non si sente all'altezza con sensi di colpa". Ci sono mille modi di farsi il culo e di apprezzare il punto in cui si è arrivati, invece di guardare con ansia sempre in un avanti che neppure esiste.

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Amo questi mega OT :)

@ Mi accontento delle risposte generiche, non ho voglia di scrivere su un forum pubblico quello che faccio e il mio personale contesto. Ho sintetizzato un po' troppo il discorso e così sembra che faccia allusione all'arrampicata sociale, ma così non è. Pardon per il mio modo criptico di scrivere.

Seguo le mie passioni, i miei traguardi non sono poi così alti, sarebbero sotto la media di questo forum.

Se sono realizzati i tuoi amici non è detto che lo debbano essere tutti, c'è una data motivazione, strettamente legata alla propria personalità.

Edited by Fantom
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io ti consiglio di andare da uno psichiatra per una terapia. Gli attacchi di panico e le fobie in generale non sono cose che spariscono da sole e ci vuole una terapia. è importante non aspettare troppo perchè col tempo possono diventare croniche. Un mio amico soffre da 20 anni di attacchi di panico e paure varie fuori dalla sua abitazione e se lui avesse avuto una terapia prima forse oggi avrebbe molti meno problemi.

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Se sono realizzati i tuoi amici non è detto che lo debbano essere tutti, c'è una data motivazione

 

Infatti, è proprio per quello che, non sapendo i retroscena della tua vita, è molto difficile rispondere :D

 

io ti consiglio di andare da uno psichiatra per una terapia.

Ti rendi conto di quello che hai appena scritto, vero? Stai consigliando ad una persona che non conosci di andare da uno specialista. Medicalizzare il tutto a tutti costi purtroppo è un andamento sempre più diffuso, ma dobbiamo renderci conto che certe cose, se insorgono, sono fisiologiche e segno di qualche problema che certamente medico non è.

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GhostHunter77[/color]' timestamp='1354392199' post='628063']

Ti rendi conto di quello che hai appena scritto, vero? Stai consigliando ad una persona che non conosci di andare da uno specialista. Medicalizzare il tutto a tutti costi purtroppo è un andamento sempre più diffuso, ma dobbiamo renderci conto che certe cose, se insorgono, sono fisiologiche e segno di qualche problema che certamente medico non è.

 

gli attacchi di panico sono un problema medico che vanno affrontati con lo specialista giusto (psichiatra) e non vanno presi sottogamba perchè "tanto passano". aspettare e non far nulla può far peggiorare o far cronicizzare il problema mentre affrontare il problema con lo specialista giusto può risolvere il problema.

Edited by marco77
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Ti rendi conto di quello che hai appena scritto, vero? Stai consigliando ad una persona che non conosci di andare da uno specialista. Medicalizzare il tutto a tutti costi purtroppo è un andamento sempre più diffuso, ma dobbiamo renderci conto che certe cose, se insorgono, sono fisiologiche e segno di qualche problema che certamente medico non è.

diciamo che una persona che a un certo punto si ritrova disadattata dal suo contesto lavorativo/sociale e che sviluppa delle reazioni fisiche e psichiche di avversione si trova in una situazione fisiologica se è avvenuto un evento che è tale da poterlo giustificare. Questo è il mio punto di vista.

 

Ora, io giustamente domanderei a Fantom questo: cosa è cambiato rispetto a quando non aveva questa ansia, questa fobia, queste, chiamiamole, sensazioni.

Perché viviamo nell'era dello stress ed è si fisiologico che a un certo punto ci si stanchi della routine ma bisognerebbe comprendere il contesto di inserimento, cosa che se Fantom preferisce non raccontarsi (e ci sta) in un forum pubblico, è impossibile fare.

Per il resto anche io suggerirei di rivolgersi a uno specialista o anche al suo medico di famiglia (se si fida di lui) perché la salute resta sempre un concetto di benessere psicofisico per cui non ci vedo incoerenza né inappropriatezza nel consigliare a una persona di prendere in considerazione un eventuale consulto medico.

 

Pardonne per la risposta Ghost pure rivolta al tuo post. Espongo il mio punto di vista poi ovviamente possiamo non trovarci d'accordo. (;

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gli attacchi di panico / fobie e depressioni sono disturbi psichici non rari per i quali è indicato andare da uno psichiatra. se si va e non c'è bisogno lo psichiatra dice che è tutto a posto e manda a casa chi l'ha consultato, altrimenti se necessario si può iniziare una terapia.

 

le depressioni possono sparire anche da sole nel tempo senza una terapia, gli attacchi di panico e le fobie no, per questo in ogni caso è meglio andare da uno specialista.

 

importante è sentirsi a proprio agio con lo psichiatra da cui si è in cura, per questo se non c'è simpatia reciproca è meglio cambiare psichiatra.

 

consultarsi col proprio medico di famiglia è pure una buona idea.

Edited by marco77
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Nessun problema Heloves, tanto sono consapevole che tu sai che se mi espongo lo faccio con cognizione di causa. Vedendo come la psichiatria pubblica si muove, c'è un forte rischio di peggiorare la situazione di Fantom. Comunque per ora lui non sta dicendo che quel pullman lo evita, ma che lo vorrebbe fare, perchè quel bus alla fine indica tante cose che a lui stanno strette. Se egli stesso riesce a creare una via alternativa, ecco che va bene perchè non si tratta di evitamento del fine, ma di evitamento di un mezzo: l'obiettivo verrebbe comunque raggiunto. Stare bene non significa aver le capacità di poter fare tutto nella vita, ma di essere soddisfatto e sereno di ciò che si fa. Si interviene se Fantom soffrisse il disagio di non poter piu' prendere un bus e si crucciasse per questo.

 

Il medico di famiglia spesso non è preparato a certi discorsi e tende a dare una benzodiazepina qualora inizi ad odorare un disturbo d'ansia, pensando che se curi la materia grigia, anche lo spirito se ne sente sollevato. Per carità, chi pensa che siamo solo macchine di ciccia troverà questo metodo corretto, io penso che i problemi visibili siano solo sintomi di altro, e non è sedando il paziente che quell'altro si risolve.

 

Poniamo che il medico di base preferisce mandarlo dallo psichiatra per togliersi il problema: innanzitutto è uno spreco di denaro pubblico chiedere consulti non necessari, con la conseguente formazione di code infinite per prenotarsi. In secondo luogo lo psichiatra di norma ragiona sul fatto che, se sei stato mandato da lui, qualcosa deve darti. Una benzodiazepina, un SSRI, qualcosa di base te lo prescrive, anche per pararsi le spalle. Perchè lo fa? Semplicemente perchè fisicamente NON HA TEMPO per ascoltare i suoi problemi, non in una struttura pubblica, e quindi non puo' intraprendere un discorso sul vero problema. In secondo luogo se il paziente decide di fare una pazzia, poi risalgono al nome del dottore che l'ha lasciato andare senza prescrivergli nulla. Insomma, non neghiamocelo, è vero che se vai da uno specialista, tanto più dell'ambito della mente, vieni spesso etichettato come malato a priori ( a tal punto da far cadere la responsabilità di un gesto del paziente allo stesso dottore) anche se poi noi nell'ambiente siamo i primi a dire che non è così. Mentendo a noi stessi.

 

Il mio non è un discorso di antipsichiatria, semplicemente ci sono degli step che andrebbero rispettati prima di giungere a casi estremi. Il logos è la prima medicina e quella bisogna ricercare.

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GhostHunter77[/color]' timestamp='1354494500' post='628559']

Si interviene se Fantom soffrisse il disagio di non poter piu' prendere un bus e si crucciasse per questo.

....

innanzitutto è uno spreco di denaro pubblico chiedere consulti non necessari, con la conseguente formazione di code infinite per prenotarsi.

 

è bene intervenire fintanto che il disagio è piccolo. aspettare e trovarsi magari domani con un disagio maggiore o cronico non trovo sia una buona idea. Dire di non andare dal medico per non sprecare denaro pubblico non è pure corretto se c'è un motivo valido per andare dal medico e secondo me in questo caso il motivo c'è.

 

come sta messa la psichiatria italiana io che sono svizzero non lo so. Per una qualsiasi cura psichiatrica in ogni caso però è importante che ci siano dei colloqui tra paziente e terapeuta e che non si dia una medicina in 5 minuti e rivedere il paziente dopo un mese per altri 5 minuti.

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Sarà importante, ma non è così. La prassi è la terapia farmacologica, e poi la revisione della stessa dopo un mese. Tu davvero metteresti un caro amico che avesse bisogno, in una situazione del genere?

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solo una terapia farmacologica non è il massimo. per avere i risultati migliori in psichiatria ci vogliono colloqui terapeutici e terapia farmacologica con uno psichiatra competente e con cui ci si sente a proprio agio.

 

se lo stato non lo paga io sono dell'idea che forse dovrebbe pagarselo lui (anche se beninteso non è giusto) perchè la vita è la sua e se vive meglio chi ci guadagna è lui.

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Dici bene, purtroppo è la formazione quella che manca. In Italia per gli psichiatri non c'è formazione al dialogo terapeutico. Ho rinunciato di base proprio ad intraprendere quella carriera a favore di quella psicoterapica proprio per questo motivo, con la cognizione di causa di esser stato dentro l'ambiente per 2 anni per la tesi di laurea. Sono letteralmente scappato il giorno dopo della discussione tesi.

Su carta lo psichiatra può fare psicoterapia, ma sai, su carta anche io posso fare operazioni chirurgiche avendone la abilitazione, e ti assicuro che è meglio che non lo faccia. Idem per loro. Bizzarrie di legge.

Non voglio generalizzare: esistono ottimi psichiatri che si sono presi la doppia specializzazione per avere basi psicoterapeutiche che antepongono all'uso del farmaco, ma quando ti affidi alla mutua non puoi sapere che preparazione abbia chi hai di fronte.

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il problema di molti psicologi è che sono contrari per principio ai farmaci e molti pazienti non vengono curati in modo opportuno proprio perchè vanno dallo psicologo invece che dallo psichiatra e non ricevono farmaci per questo.

 

una combinazione che può funzionare bene è andare dallo psicologo e se c'è necessità integrare con farmaci dati dal medico di famiglia (ci sono dei medici di famiglia che conoscono bene i farmaci per problemi psichici). Lo psicologo però non deve essere per principio contrario ai farmaci e consigliare di rivolgersi al medico di famiglia per i farmaci se necessario.

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Il punto è che nessuno qui ha citato gli psicologi: mica sono solo loro ad esser contrari ad un uso improprio di certi farmaci.

Solo che per conoscere reali rischi e benefici è logico si debba essere nel settore, altrimenti si pensa che il farmaco sia cosa buona e giusta, un po' come le statine per il discorso colesterolo. Scavi e scopri poi la triste realtà di un giro di case farmaceutiche.

 

Comunque, nel caso, psicologo e medico di base dovrebbero lavorare in sinergia altrimenti si causa solo un gran casino al paziente. Sempre che il MDB sappia gestire correttamente e propriamente una terapia psicofarmacologica monitorandola nel tempo.

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GhostHunter77[/color]' timestamp='1354622053' post='628836']

mica sono solo loro ad esser contrari ad un uso improprio di certi farmaci.

 

l'uso improprio in ogni caso non va. alcuni psicologi però sono contrari per principio al farmaco e anche questo non va.

Edited by marco77
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  • 1 month later...

Riprendo questo mio topic  :D

Non sono stato dal medico l'ansia sui mezzi pubblici è diminuita, anche se non scomparsa del tutto, mentre il senso di soffocamento che avevo di notte credo sia dovuto a un piccolo problemino di respirazione (ho cambiato cuscino e dormo sempre in posizioni strane  :D )

Rileggendo ora gli interventi credo che abbia assolutamente ragione @GhostHunter77

 

 

io penso che i problemi visibili siano solo sintomi di altro, e non è sedando il paziente che quell'altro si risolve

 

non è claustrofobia, ma un'ansia derivata da problemi sociali in generale, causata dalla mia vita passata, unita al senso d'inferiorità e di odio che provo nei confronti di tutti. (che evidentemente sui mezzi affollati in uno stato di sopportazione, si amplifica)

In altre parole mi sento uno sfigato inutile e allontanato da tutti, e sono soffocato dai miei tentativi di diventare migliore di quello che sono, tentativi che faccio per riuscire a impormi sugli altri pur non avendo i mezzi (non posso competere con ricchi, figli di papà ecc...)

Non sò se sono stato chiaro.

Forse sbaglio a misurare l'amicizia e i rapporti sociali con l'empatia, e a confrontarmi tramite i risultati che si ottengono sul lavoro e non con quello che si è...

 

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