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I soldi nella coppia.


penna

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Cos'è tutto quest'accanimento contro i mantenuti xD ! Io, francamente, non ci troverei nulla di male nell'essere un mantenuto, anzi, sarebbe una gran bella vita :P, altro che realizzazione personale eccetera... ci si potrebbe dedicare completamente a se stessi, alla propria famiglia, e alle proprie passioni, senza rotture di scatole o gravi preoccupazioni ! Inoltre, se il partner fosse particolarmente e dico "particolarmente" ricco, diciamo, per quantificare, ricco abbastanza da possedere un attico sul central park di un migliaio di metri quadri, (ed è l'unico caso in cui io stesso opterei per questo stile di vita xD) non mi sentirei come se lo stessi "sfruttando"... di certo la differenza non la farebbero le poche centinaia di migliaia di dollari che spenderebbe per mantenermi XD !

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Sono sempre casi limite,  mosche bianche, eccezioni che confermano la regola...qui parliamo di gente normale, operai, commessi, impiegati, autisti, muratori, ecc.... è chiaro che per un miliardario non sarebbe un problema mantenere un compagno o una compagna, ma camperebbe lui stesso di rendita, attorniato da collaboratori e persone che lavorano per lui e per la sua famiglia, come nell'esempio portato da me prima

 


p.s. il top sarebbe vivere di rendita, stare entrambi a casa, ed accudire i figli, sempre se vogliamo rimanere su casi limite.

 

 

tutto cio' rimane però fantascienza per le persone "normali"

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Allora. Intanto un po' mi spiace che si sia arrivati alla deriva, come al solito e da una discussione molto interessante di come si preferisce suddividere i soldi nella coppia, si è arrivati ad accusare i mantenuti, chiamandoli scrocconi e quant'altro.

Per il resto, posso aggiungere che in una coppia in cui si ha una così forte divisione di mio e tuo, non riuscirei a starci. Non riuscirei a dividere le bollette con la mia ragazza, nello stesso modo in cui faccio ora con i miei coinquilini. Non concepirei nemmeno l'idea di doverle prestare o di dovermi far restituire dei soldi. Non ho mai sentito di mariti che prestano soldi alla moglie e poi se li fanno restituire o viceversa. E se ci sono, sono ben felice di non far parte di quel matrimonio.

I soldi per me sono nostri dal momento che abbiamo deciso di voler condividere l'esistenza e per me sarebbe triste vivere la coppia dividendo, invece che condividendo.

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Condivido con @Madoka, tra l'altro come già detto credo che spesso da fuori si veda il mantenuto come un poco di buono, mentre nella coppia potrebbero esserci ragioni che non si ha voglia di andare a spiegare in giro.
Io per la famiglia di mio marito sono una mantenuta bella e buona, perché da quando siamo andati a vivere insieme io non ho mai lavorato. Per loro semplicemente io me ne sto a casa a far nulla (e mi rendo conto che la pensano così perché la prima domanda che fanno ogni volta è "Cristina ha trovato lavoro?"), perché non sanno i motivi per cui effettivamente me ne sto a casa (e nemmeno li hanno mai chiesti). Se li sapessero sicuramente cambierebbero idea, son problemi loro alla fine se vogliono considerarmi una mantenuta, ma di certo non fa piacere sentirsi spalare merda gratuita addosso proprio perché già potrebbe essere una situazione difficile di suo e sentirsi dare della sanguisuga dagli altri non è certo un complimento.

Tra l'altro rimango della ferma convinzione che se una persona si fa sfruttare e mantiene qualcuno che semplicemente non ha voglia di andare a lavoro per rimanere a casa a farsi i fatti suoi (nell'ipotesi di Ben in cui quel qualcuno fa un lavoro umile) allora sarebbe lui da incolpare, non esclusivamente la persona che decide di farsi mantenere. Insomma uno è *stronzo* se si fa mantenere, ma anche chi lo mantiene un po' *pirla* è.
 

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Ho convissuto per quasi 3 anni, inizialmente sostenuto dai miei genitori(studente fuori sede), poi ho trovato lavoro: inizialmente il mio ex guadagnava il doppio di me e le spese di casa erano divise non a metà ma 1/4 io e 3/4 lui; le spese personali erano totalmemente divise, non volevo assolutamente intaccare ulteriormente il suo stipendio.

Quando i due stipendi sono diventati identici, abbiamo iniziato a dividere tutto a metà, passioni personali escluse.

Tornassi indietro rifarei tutto uguale? sinceramente no, troppe volte mi son sentito dire "metto io i soldi per tutto", nonostante lavorassi 40 ore alla settimana guadagnando una miseria; quando ho deciso di rompere la convivenza mi son sobbarcato tutte le spese residue in modo da "ripagare" quel debito: questa suddivisione delle spese lo ammetto, è stata una delle tante cause del logorio della relazione.

Dividere tutto a metà mi sembra la scelta più giusta e corretta, non riuscirei mai a fare il "mantenuto" senza sentirmi a disagio e sarei a disagio anche avendo con me un mantenuto a tempo indeterminato: ovviamente questo varia da coppia a coppia, da situazione a situazione, ma se entrambi hanno la possibilità di lavorare, non vedo perchè uno dei due debba campare alle spalle dell'altro.

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Lasciando perdere le derive del topic, il discorso resta interessante.

Se vogliamo allargarlo un po', mi vien da dire che, effettivamente, il matrimonio è nato con una funzione prevalentemente economica. Era accettabilissimo, fino a poco tempo fa, considerarlo anche un "affare".

Adesso siamo diventati romantici e questo punto di vista ci fa rabbrividire, tuttavia alla maggior parte delle persone (e dei partecipanti a questo topic) sembra ancora accettabilissimo che, nella coppia, le finanze siano condivise. Così, tanto per buttare lì uno spunto, mi chiedo se non sia un retaggio culturale di allora, qualcosa che ci è rimasto da quel tipo di impostazione, e che ci fa sembrare ovvia la condivisione dei beni.

 

Un altro punto "sociologicamente" interessante è il ruolo della donna non lavoratrice. Leggevo recentemente una teoria secondo cui la società industriale, per come è organizzata, presuppone e impone che la donna non lavori: semplificando, per consentire al maschio di lavorare per tutte quelle ore, con la flessibilità e la disponibilità a spostarsi richiesta dal mercato del lavoro, bisogna che qualcun altro - la donna - si occupi della casa, della famiglia, e in più rinunci eventualmente a possibilità di lavoro per favorire la carriera del marito, che magari ha trovato un lavoro migliore là dove lei, al contrario, non può lavorare.

Il caso di Northern mi pare emblematico in questo senso.

 

Riporto questo punto di vista perché, per quanto generico e soggetto a eccezioni, mi sembra sottolinei un aspetto che talora rimane sullo sfondo: cioè che certe scelte non sono libere decisioni individuali, ma in qualche modo scelte "forzate" dal mercato del lavoro, da un contesto più grande di noi, che non controlliamo.
Questo forse limita la responsabilità individuale, e la possibilità di identificare il mantenuto come "scroccone".

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Non lo so penna, quello che so è che non ho mai pensato a me stessa, in termini di "realizzazione" in base al fatto che sono una donna. Mi piace pensarmi come persona, quindi la teoria che mi vuole addossare un ruolo in quanto portatrice sana di due cromosomi X, escludendo tutto quello che sono realmente, per me è allucinante.

Ma in effetti mi rendo conto che sia applicabile a diverse persone che conosco, come sia possibile però limitare se stessi così mi sfugge. Nel senso che se è qualcosa che vuoi fare a me va benissimo, è sentirsi addosso qualcosa in quanto donna che mi meraviglia.

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Nel senso che se è qualcosa che vuoi fare a me va benissimo, è sentirsi addosso qualcosa in quanto donna che mi meraviglia.

 

 

Beh, credo che a volte sia molto difficile distinguere che cosa sia una scelta libera e cosa sia dettato dai condizionamenti sociali. Spesso le aspettative degli altri e della società si mescolano con le proprie e diventa difficile sbrogliare la matassa. Occorre una grande capacità di analisi su se stessi.

 

I gay, forse, tra tanti svantaggi giuridici e burocratici, hanno il vantaggio di non subire particolari condizionamenti sociali riguardo alla gestione della propria coppia e di essere quindi più liberi di ritagliarsela come meglio credono.

Edited by wasabi
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Beh, credo che a volte sia molto difficile distinguere che cosa sia una tua scelta libera e cosa sia dettato dai condizionamenti sociali. A volte le aspettative degli altri e della società si mescolano con le tue e diventa difficile sbrogliare la matassa.

Questo è ovvio, per sapere cosa si vuole bisognerebbe prima conoscere se stessi e tante decisioni che si prendono vengono prese quando si è molto giovani e poi diventa difficile cambiare le cose.

Ma quello che voglio dire è l'idea di percepirsi in quanto donna invece che in quanto persona (unica tra pari). L'altro giorno alle manifestazioni contro il femminicidio intervistarono una donna che disse "io sono qui in quanto donna". Ah. Perchè? Io sono qui in quanto essere umano, in quanto esponente della società civile, se uccidevano gli uomini allora protestavi in quanto cosa? Forse sono io che non ci arrivo.

Edited by Viola77
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Intanto c'è appunto da dire che se non avessero avuto mogli casalinghe che si occupavano di famiglia e figli, molti uomini in passato non avrebbero potuto dedicarsi alla carriera come hanno fatto. Quindi non per forza il mantenuto è uno scroccone.

Per il resto la tua domanda penna è molto interessante. Non so quanto la società mi abbia influenzato nelle mie idee, ma io credo poco. La voglia di condividere non nasce dal fatto che mi sembrerebbe assurdo il contrario, perché è giusto così. Mi nasce solo da sentimenti personali. Mi piace l'idea che in futuro potremo avere soldi nostri con i quali sorpravvivere, con i quali coltivare le nostre passioni e anche con i quali coltivare ognuna i suoi interessi. Io dico solo che spendere un sacco di soldi per la mia passione fotografica e allo stesso tempo vedere che la mia compagna non può permettersi di fare nulla di extra, mi renderebbe solo infelice e non riuscirei nemmeno più a godermi le mie di passioni, non riuscirei più a godermi nulla.

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Ma quello che voglio dire è l'idea di percepirsi in quanto donna invece che in quanto persona (unica tra pari).

 

Il mio discorso non era diretto a considerare le donne "solo" in quanto donne, ovviamente, sarei la prima a non riconoscermi in un discorso del genere.

Semplicemente, è innegabile che l'essere donne - come l'essere gay, giovani, vecchi, del nord o del sud, bianchi o neri, tettone o piatte - ha un'influenza su come la società ci vede e ci considera, sulle possibilità che ci offre, su cosa ci sembra accettabile per noi e cosa no.

La teoria che ho riportato metteva semplicemente in evidenza che la società ha tradizionalmente assegnato alle donne il ruolo di quella che, se necessario, sacrifica le sue possibilità di carriera a vantaggio del marito; questo è considerato più "normale" del caso contrario.

 

Questo scenario è comunque in evoluzione e si sta senz'altro modificando, il ruolo della donna non è più così definito e, come dice @@wasabi , i gay hanno forse il vantaggio di avere schemi meno definiti per i ruoli di ciascuno nella coppia.

Ciò costringe a una maggiore negoziazione delle scelte, e all'apertura di topic come questo :D

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Ma quello che voglio dire è l'idea di percepirsi in quanto donna invece che in quanto persona (unica tra pari). L'altro giorno alle manifestazioni contro il femminicidio intervistarono una donna che disse "io sono qui in quanto donna". Ah. Perchè? Io sono qui in quanto essere umano, in quanto esponente della società civile, se uccidevano gli uomini allora protestavi in quanto cosa? Forse sono io che non ci arrivo.

 

 

Certo, è la stessa cosa che vive un gay, che partecipa a manifestazioni o prende determinate posizioni in quanto gay e non in quanto essere umano genericamente. Capisco quello che dici, ma è inevitabile che la società ci veda e ci giudichi in base anche a cosa rappresentiamo, perchè è un'esigenza irrefrenabile (fastidiosa fin che vuoi) quella di schematizzare e di ingabbiare in "ruoli" gli esseri umani e questo ci condiziona, volenti o nolenti.

 

Per il resto, ancora una volta, condivido in pieno ciò che dice Madoka:

 

La voglia di condividere non nasce dal fatto che mi sembrerebbe assurdo il contrario, perché è giusto così. Mi nasce solo da sentimenti personali. Mi piace l'idea che in futuro potremo avere soldi nostri con i quali sorpravvivere, con i quali coltivare le nostre passioni e anche con i quali coltivare ognuna i suoi interessi. Io dico solo che spendere un sacco di soldi per la mia passione fotografica e allo stesso tempo vedere che la mia compagna non può permettersi di fare nulla di extra, mi renderebbe solo infelice e non riuscirei nemmeno più a godermi le mie di passioni, non riuscirei più a godermi nulla.

Edited by wasabi
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Il caso di Northern mi pare emblematico in questo senso.

 

Certo, però non è il mio caso quello che tu hai descritto, io non sono a casa in quanto "donna" che segue la carriera del marito. Se avessi trovato io lavoro lui avrebbe seguito me senza troppi problemi e sarebbe rimasto lui a casa, semplicemente ha trovato lavoro prima lui di me.

 

Anche perché in realtà ormai nel 2013 vedo parecchi casi, anche tra conoscenti, della donna che decide di continuare la carriera e dell'uomo che rimane a casa a crescere i figli, anche se mi son sempre chiesta come vedano gli altri questa determinata scelta.

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Io, dal canto mio, non avrei problemi a mantere il mio compagno e non lo considerei uno scroccone. Credo ovviamente che la cosa piu` equilibrata sia condividere il condivisibile, ma se dovessi avere necessita` mi farebbe molto piacere che la persona che amo contribuisca per il mio benestare. Io a volte non voglio neanche che mi vengano restituiti dei soldi prestati ad amici, figuriamoci la persona della quale sono innamorato. Un po` come fanno i genitori coi figli... Visto che una coppia e` anche una famiglia... Sopratutto se si opta per la scelta della convivenza.

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Ah. Perchè? Io sono qui in quanto essere umano, in quanto esponente della società civile, se uccidevano gli uomini allora protestavi in quanto cosa? Forse sono io che non ci arrivo.

 

 

forse se uccidevano gli uomini lei non ci sarebbe stata alla manifestazione.  :wizard:

 

purtroppo le persone si muovono quando qualcosa riguarda loro, come già scrissi e venni contestato per questo sul tema dei matrimoni gay.

 

 

I gay, forse, tra tanti svantaggi giuridici e burocratici, hanno il vantaggio di non subire particolari condizionamenti sociali riguardo alla gestione della propria coppia e di essere quindi più liberi di ritagliarsela come meglio credono.

 

da qualche parte lessi di uno studio che affermava che una differenza tra le coppie gay ed etero è che le coppie etero si formano prevalentemente tra persone dello stesso "certo sociale" mentre per le coppie gay questo fatto non c'è e non si guarda (o si guarda meno) al mestiere che l'altro fa o a quanti soldi ha....

Edited by marco77
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Anche perché in realtà ormai nel 2013 vedo parecchi casi, anche tra conoscenti, della donna che decide di continuare la carriera e dell'uomo che rimane a casa a crescere i figli, anche se mi son sempre chiesta come vedano gli altri questa determinata scelta.

Lei una virago, madre snaturata, e lui un mammo succube della moglie ;)

Già a me la parola mammo fa venire l'orticaria, eppure quante volte si sente dire per indicare i padri che fanno i padri, come se la parola padre non fosse sufficiente.

Io non credo nei ruoli, ho fatto scelte in quanto genitore, nessuna in quanto donna. Spero tutte in base a quello che sono, sarà che ogni persona è diversa e unica, dividere compiti e ruoli in base a due sole scelte è assurdo.

 

 

Marco, è esattamente quello che ho pensato io. E non si va da nessuna parte così.

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Noi conviviamo da 4 anni.

Quando eravamo in affitto dividevamo rata e bollette, bom.

La spesa non era contemplata, nel senso che "chi esce prima dal lavoro fa la spesa", senza poi fare i conti a casa.

Da quando ho comprato casa praticamente non è cambiato nulla, se non una scrittura privata dal notaio (lui viene pagato con rimborsi spese, pertanto non ha accesso a un mutuo....w l'italia), in cui in caso di mia dipartita la casa va a lui.

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