Jump to content

Con le mani nella terra


Icoldibarin

Recommended Posts

Icoldibarin

V'erano i tempi in cui alle persone svogliate si diceva "Vai a zappare la terra!"

Alcune mie riflessioni e letture di questo tempo e soprattutto l'attuale situazione economica e sociale mi fanno invece sempre più pensare che tornare a mettere le mani nella terra sia una buona idea, spesso necessaria.

Per chi come me è nato e cresciuto in città è però difficile possedere le conoscenze e abilità necessarie per cercare di lavorare con l'agricoltura e l'allevamento di animali.

Questo topic vuole quindi raccogliere idee ed suggerimenti per chi avesse voglia di mettere le mani in pasta e soprattutto per raccogliere le idee di chi le mani in pasta ce le ha già.

Personalmente ho una moderata intenzione di partecipare ad un campo si lavoro di Libera, dove imparare quanto in una settimana è imparabile. Dovrebbe essere solamente l'inizio, ma da qualche parte bisogna pur iniziare, no?

Link to comment
Share on other sites

privateuniverse

A me sembra una buona idea, ma non vorrei che avessimo un'immagine edulcorata di cosa significhi una vita in campagna.

 

Non so se conosci i libri di Simone Perotti.

 

Che studi hai fatto?

Link to comment
Share on other sites

Io l'anno scorso ho coltivato un orto con mio padre, è stata una bellissima esperienza; sono stato a contatto con la natura, ho imparato a coltivare, ad annaffiare, ho fatto molta attività fisica, ho poi visto nascere, crescere ed in fine mi sono nutrito di ciò che avevamo coltivato con le mie stesse mani, e ti dico che si prova una soddisfazione assurda (soprattutto nel farli mangiare agli altri!)  :)

 

Poi ho intensificato il rapporto con mio padre (che non era negativo, ma neanche il classico bel rapporto che c'è tra padre-figlio); e, seguendo gli orari di annaffiamento, zappatura (non credo che zappatura esista, però rende xD) mi alzavo presto la mattina per poi uscire di nuovo nel tardo pomeriggio, godendomi così albe e tramonti. 

 

Io avevo degli zii a Milano (ora si sono trasferiti vicino Pavia) che affittavano annualmente un piccolo ma sufficiente appezzamento di terra per coltivarlo, per cui potresti pensare a qualcosa del genere; non so se ci sono dei corsi per imparare a fare l'agricoltore, perciò mi fermo qui.

 

 

PS Se servono suggerimenti su coltivazioni chiedi pure.

Link to comment
Share on other sites

Non capisco se intendi la cosa come uno svago un pò naif, come ad esempio Fornero che coltiva l'orto, oppure come possibile lavoro. Se volessi buttarti nell'agricoltura come lavoro, a meno di non fare lo stagionale, ma non il massimo della vita, ti servono un capitale iniziale notevole e la volontà di non avere mai ferie, soprattutto se sono presenti anche animali, alzarti all'alba, e coricarti tardi. Inoltre considera che ormai anche l'agricoltore è nei fatti un tecnico specializzato, io solo a studiare la chimica dei fosfati di volata rimasi stupefatto della mole di informazioni da conoscere per usare il giusto fertilizzante.

Link to comment
Share on other sites

Non so qual'è l'idea che icoldibarin si sia fatto dell'agricoltura, ma c'è un motivo per cui tutti la rifuggono: vivere come produttore primario è un lavoro faticoso, senza pause e particolarmente mal pagato. Inoltre senza una grossa somma iniziale è molto difficile avere un ritorno economico soddisfacente, dato che la concorrenza consiste in aziende su larga scala e multinazionali. Il "potere" di un contadino è il risultato di quanto terreno possiede.

Curare le proprie piante e crescere un orto è estremamente gratificante, perché manca tutto il lato pesante derivato dal fare della coltivazione il proprio lavoro. Non credo siano nemmeno paragonabili.

Link to comment
Share on other sites

vidi un servizio televisivo tempo fa su un agricoltore bio ed era interessantissimo. ma moltissimo lavoro e conoscenze e alla fine è un lavoro pesante renumerato poco credo, se non c'è veramente la passione e qualcuno che ti insegna il lavoro si arrischia di fare un buco nell'acqua.

Link to comment
Share on other sites

devi conoscere qualcuno con una azienda agricola e farti diversi mesi a vitto ed alloggio..

 

purtroppo in italia il settore primario (che dovrebbe appunto essere PRIMARIO) é allo sbando, complice il malgoverno e le stronzate della ue.  Si potrebbero fare tanti di quei posti di lavoro e far girare dei bei soldi per tanti, invece é tutto tasse e burocrazia e regolamenti assurdi.

 

Se comunque riesci a conoscere quelli giusti e ci sai fare sappi che agricoltori ed allevatori si lamentano da sempre e lavorano sodo, ma portano spesso a casa soldi buoni.

 

Da me chi ha la terra e un po di macchine solo per quello ha giá un bel vantaggio se nn vuole un lavoro fisso: d'estate si mette il grano ed il mais o alla peggio si taglia il fieno (30 euri a ballone), d'autunno ci si riposa e si ara (casomai), di inverno si spala la neve per il comune, di primavera si fan pascolare un po di bestie...

 

purtroppo chi non ha esperienza e comunque lavora da subordinato deve avere fortuna e conoscenze, ma il lavoro non é male e si fa sempre meno fatica che stare giornate davanti al pc lavorando di cervello (SE si lavora di cervello)..

Link to comment
Share on other sites

Credo che il lavoro di agricoltore sia un lavoro nobile e sopratutto di prima necessità. Il problema è che ha ereditato la fama di lavoro da incolti perché i contadini erano e spesso ancora oggi sono ignoranti. Se a una persona piace questo lavoro, però, non si dovrebbe precludere la scelta. Bisogna però pensare che lavorare come agricoltore è molto pesante.

Link to comment
Share on other sites

Icoldibarin

A me sembra una buona idea, ma non vorrei che avessimo un'immagine edulcorata di cosa significhi una vita in campagna.
Non so se conosci i libri di Simone Perotti.
Che studi hai fatto?

Certo, una delle prime cose che ho da fare è demolire il mito e vedere se oltre resta qualcosa di buono per me.

No, non conosco Simone Perotti, ma la pagina sua di Wikipedia mi ha già fatto venir voglia di leggere qualcosa, hai dei consigli?

Sto finendo, a fatica e con poca voglia, la triennale universitaria in informatica.

 


Io l'anno scorso ho coltivato un orto con mio padre, è stata una bellissima esperienza; [...] non so se ci sono dei corsi per imparare a fare l'agricoltore, perciò mi fermo qui.

 

La tua sembra una bella esperienza, in realtà prima di coltivare qualcosa (seriamente) per conto mio pensavo sia necessario farsi le ossa lavorando per terzi, anche perché prendersi in carico da subito un terreno, anche piccolo, senza avere l'idea di dove partire (e dove voler arrivare) mi sembra un po' prematuro.

 


Non capisco se intendi la cosa come uno svago un pò naif, come ad esempio Fornero che coltiva l'orto, oppure come possibile lavoro.

Ti darei volentieri una risposta ma debbo confessarti che per ora non la ho, intano voglio sporcarmi un po' le mani e capire gradualmente quale collocazione dare a questa attività (e se dargliela).

 


Curare le proprie piante e crescere un orto è estremamente gratificante, perché manca tutto il lato pesante derivato dal fare della coltivazione il proprio lavoro. Non credo siano nemmeno paragonabili.

Questo è un aspetto che ho considerato, ma è bene precisarlo. Non ci sono comunque due estremi netti, si può passare dall'orticello sul balcone per svago a un attività che permetta di distribuire le eccedenze del proprio fabbisogno. In mezzo ci stanno tante soluzioni intermedie. Questo è il momento in cui inizio a porgermi delle domande, a cui tenterò gradualmente una risposta.

 


vidi un servizio televisivo tempo fa su un agricoltore bio ed era interessantissimo. ma moltissimo lavoro e conoscenze e alla fine è un lavoro pesante renumerato poco credo, se non c'è veramente la passione e qualcuno che ti insegna il lavoro si arrischia di fare un buco nell'acqua.

Vero è, ieri però leggevo una frase di Mark Twain che mi ha fatto pensare un po': "Fra vent'anni non avrai rimorso tanto per le cose che hai fatto, quanto per quelle che avresti potuto fare".

 


Credo che il lavoro di agricoltore sia un lavoro nobile e sopratutto di prima necessità. Il problema è che ha ereditato la fama di lavoro da incolti perché i contadini erano e spesso ancora oggi sono ignoranti. Se a una persona piace questo lavoro, però, non si dovrebbe precludere la scelta. Bisogna però pensare che lavorare come agricoltore è molto pesante.

Già, ma è ora di invertire la rotta, spesso sono i giovani che hanno studiato e sono cresciuti in città che si avvicinano alle campagne. Io mi sento un po' nella situazione di chi vuole scalare il K2 ed ha le scarpe coi tacchi. Non una situazione idilliaca, ma un tentativo di capire dove posso e voglio arrivare.

 

Una prospettiva che mi è sembrata interessante è quella di cercare un lavoro od un lavoretto in un agriturismo con mansioni generiche e tuttofare, sfortunatamente la mia zona è una delle cinture più densamente popolate d'Europa e quindi sarebbe richiesto uno spostamento non indifferente se non la necessità di risiedere buona parte della settimana in loco, complicando le cose.

Link to comment
Share on other sites

@@Icoldibarin non hai un appezzamento di terreno? Perché non crei tu il tuo lavoro? Potresti cominciare con un piccolo orto e vendere privatamente, per tastare con mano la vita da contadino. Buttati sul bio, è un settore in crescita.

Link to comment
Share on other sites


"Fra vent'anni non avrai rimorso tanto per le cose che hai fatto, quanto per quelle che avresti potuto fare".

 

se ti senti attratto da questa professione informati bene e prova se ritieni che fa per te.

Link to comment
Share on other sites

Icoldibarin

@Icoldibarin non hai un appezzamento di terreno? Perché non crei tu il tuo lavoro? Potresti cominciare con un piccolo orto e vendere privatamente, per tastare con mano la vita da contadino. Buttati sul bio, è un settore in crescita.

Sfortunatamente no, non ho un appezzamento di terreno vivendo in condominio. Alcuni comuni limitrofi affittano dei piccoli lotti a tariffa agevolata, ma se non erro vengono dati esclusivamente a pensionati con basso reddito. Pensa che davanti a casa mia fino a qualche anno fa c'erano parecchi orticelli abusivi, ora ne è rimasto solamente uno (la società proprietaria del terreno ha chiesto lo sgombero, ma il rimasto è stato salvato dall'usufrutto visto che lo occupava da più di vent'anni). Quanto rimane è una piccola striscia incolta, piena di erbacce e di bassa vegetazione infestante, in effetti non si capisce perché questo terreno ora recintato non venga dato in affitto, allo stato delle cose è completamente inutile e degradato.

Link to comment
Share on other sites

molti si sono abituati ad avere la penna in mano, ad avere una mano cosi curata da "dottore"  quando poi dovrebbero veramente anda a zappa la terra <_< 

Link to comment
Share on other sites

Dalle mie parti i piccoli produttori stanno scomparendo tutti, resta qualche privato con l'orticello ma persone oltre i 50 anni. I giovani non passano neanche nell'orto per paura di sporcarsi, e credo che anche altrove non sia diverso. Io ho diversi appezzamenti di terreno ed in parte li abbiamo anche alienati, ma sono tutti incolti, mi mettono tristezza a guardarli così. Gli alberi da frutto avvolti dai rovi sono morti, i vigneti li abbiamo fatti tagliare, le botti del vino rotte a colpi d'ascia, le attrezzature buttate a ferro vecchio.

Resta l'oliveto e il mandorleto che faccio curare ai miei zii anziani.

Sono uno che si rimbocca le maniche ma mi sono dovuto arrendere, ho cercato di imparare, da piccolo stavo sempre dietro a mio nonno per "rubare" i segreti ma non ce l'ho fatta.

Quando andavo all'università avevo fatto anche un'orticello, la sera quando tornavo dalle lezioni lo curavo e mi distraevo, poi con i ritmi frenetici ho dovuto abbandonare anche quel poco.

Ora a 30 anni  faccio fatica anche a mantenere in ordine il giardino e mi chiedo come facessero i miei nonni a tenere ettari di terreno coltivati.

Link to comment
Share on other sites

Icoldibarin

Di cosa ti occupi invece adesso? Hai pensato di prestare a qualcuno il tuo terreno in disuso?

Link to comment
Share on other sites

@@Icoldibarin Mi occupo di progettazione in ambito civile, il problema che non ci sono persone che hanno voglia di lavorare la terra in un terreno ci va un pastore ogni tanto a pascolare, in un'altro a volte mi chiedono se possono tagliare il fieno ma in maggioranza sono io che devo pagare per tenerli puliti e ora che si è aggiunta anche l'IMU la cosa sta diventando insostenibile.

Link to comment
Share on other sites


Questo è un aspetto che ho considerato, ma è bene precisarlo. Non ci sono comunque due estremi netti, si può passare dall'orticello sul balcone per svago a un attività che permetta di distribuire le eccedenze del proprio fabbisogno. In mezzo ci stanno tante soluzioni intermedie. Questo è il momento in cui inizio a porgermi delle domande, a cui tenterò gradualmente una risposta.

 

Nelle zone di campagna è un'usanza piuttosto comune vendere le proprie eccedenze (se consistenti) in nero. Persone che possiedono o ereditano qualche ettaro di terra e, non considerandolo un lavoro (non è abbastanza redditizio) ma una passione, passano i propri prodotti ad associazioni caritative o a rivenditori in nero. Es. Il marito della mia prof di latino, anch'egli professore si definiva "un contadino, ed un professore di italiano nel tempo libero" e devolveva il ricavato dei suoi campi ad una mensa per i senzatetto.

Link to comment
Share on other sites

privateuniverse
Certo, una delle prime cose che ho da fare è demolire il mito e vedere se oltre resta qualcosa di buono per me.

No, non conosco Simone Perotti, ma la pagina sua di Wikipedia mi ha già fatto venir voglia di leggere qualcosa, hai dei consigli?

Sto finendo, a fatica e con poca voglia, la triennale universitaria in informatica.

 

Purtroppo sono studi non attinenti e questa è una difficoltà.

Di Perotti ti consiglio il programma che ha curato qualche mese fa su RAI 4 o RAI 5, non ricordo bene.

Una mia amica fa parte di un'associazione che coltiva collettivamente un orticello. Magari c'è qualcosa di simile nella tua città?

Quel che hanno detto gli altri è giusto; il problema è che i prodotti agricoli sono soggetti alla tendenza allo schiacciamento del prezzo sui costi di produzione e alla legge di Engel.

Link to comment
Share on other sites

coltivare la terra è un lavoro duro e impegnativo

soprattutto la presenza di animali lo rende massacrante, le mucche vogliono essere munte tutte le mattine all'alba anche a Natale e Capodanno e non c'è verso di far loro cambiare idea :hm: se non lo fai sono capaci di muggire ininterrottamente come la sirena della polizia :asd:

da soli è difficilmente concepibile, ci vuole una famiglia numerosa o qualcosa di simile a una "comune" per organizzarsi in turni

ma non è impossibile, anzi secondo me è una cosa molto sensata e che può appassionare, occorre fare qualche esperienza e non è difficile (ad esempio per chi ama la montagna e gli animali si può fare l'esperienza nelle malghe http://www.amamont.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=12&Itemid=50 )

lessi tempo fa questo libro http://libri.terre.it/libri/collana/1/libro/80/Terra.-In-campagna-un%27altra-vita-%C3%A8-possibile

ma un'esperienza è meglio di mille libri

Link to comment
Share on other sites

Il lavoro nei campi è duro e c'è poco da girarci attorno, tuttavia si sta registrando un ritorno dei giovani alla campagna, complice sia la crisi che la voglia di abbandonare la città per una vita più sana ed un ambiente più pulito. Se ti senti in grado secondo me fai benissimo.

 

http://www.lastampa.it/2012/08/22/cronaca/economia/la-crisi-spinge-i-giovani-in-campagna-8FmyQZ4FhBYjQfDWndpLkI/pagina.html

http://www.ivg.it/2013/01/crisi-i-giovani-liguri-ritornano-allagricoltura-barbagallo-il-settore-puo-dare-molte-soddisfazioni/

 

Inoltre ci sono molte opportunità come quelle legate all'agricoltura biologica e alle microaziende che danno prodotti di qualità, se uno è capace può fare anche ottimi guadagni.

Link to comment
Share on other sites

Mah, i genitori di mia zia hanno una grande azienda agricola:

vasti campi di tabacco e cento mucche da latte.

Le mungitrici sono automatiche dagli anni ottanta

e con un normale trattore una o due persone

fanno svariati ettari di campi.

 

Suppongo che si mettano "le mani nella terra"

solo quando si zappa un orto.

Link to comment
Share on other sites

Io penso che istituire una comune agricola lgbtq sarebbe un'esperienza rigenerante per l'intero movimento. Un modo per uscire dal ghetto e per entrare nel sociale, riemarginando le ferite più purulente della globalizzazione finanziaria.

Temo però che l'omosessuale contemporaneo non abbia molta dimestichezza con la terra. E che vi sia anche un problema psicoanalitico insormontabile per i gay, perché si tratterebbe di superare l'Edipo fecondando la madre (Gaia) ...

Edited by akinori
Link to comment
Share on other sites

privateuniverse
Temo però che l'omosessuale contemporaneo non abbia molta dimestichezza con la terra.

 

Certo, la concentrazione di gay fra gli stilisti, i ballerini o i traduttori probabilmente è più alta che fra gli agricoltori.

Però, quando ancora frequentavo gayromeo (ho ancora un profilo ma non lo consulto quasi più), curiosando tra i gruppi mi ricordo di essermi imbattuto in un gruppo di contadini. Erano tedeschi e s'incontravano, una volta al mese avevano un tavolo riservato in un locale. E' tipico dei tedeschi, organizzarsi e fare sistema; in questo sono molto più intelligenti di noi.

 

Tornando a @icoldibarin: potresti provare a metterti in contatto con i gruppi della Città in transizione, che spesso coltivano orti urbani; certo, non è la stessa cosa che intendi tu, però potresti incontrare persone che condividono questo tuo interesse.

 

Certo, non credo sia proponibile un ritorno all'agricoltura tradizionale, e non per snobismo; c'è un motivo se le zone più benestanti sono sempre state le città, tranne che in tempo di guerra o di carestia, e se le persone tendono a lasciare le campagne quando vogliono migliorare il loro tenore di vita, in ogni epoca e in ogni luogo. Tuttavia ci sono forme nuove di agricoltura, come la permacoltura, che potrebbero essere di maggiore interesse per uno come te (e, magari, anche per uno come me).

Link to comment
Share on other sites

Non la trovo una grande idea quella di tornare alla terra. Il fatto è che oggi, sopravvivere da piccolo agricoltore, è praticamente impossibile.

Link to comment
Share on other sites

AndrejMolov89

Allora per quanto nutra diversi dubbi su Mercalli, ha trattato l'argomento in varie salse nei suoi libri nell'ottica di un vivere ecosostenibile. Potresti provare  aleggere qualcosa per farti un idea anche di come fare una coltivazione ecosostenibile e ridurre al minimo gli sprechi. 
 L'idea di fondo è affascinante, la vita cittadina non è molto soddisfacente per mancanza di un contatto diretto con la natura e i suoi cicli, diciamo che il ritorno alla terra è anche un modo per riavvicinarsi a qualcosa che è essenziale e magari capire la profonda importanza delle risorse naturali. :D

Link to comment
Share on other sites

Si, ma un conto è la terra come hobby, un conto la terra come unico mezzo di sostentamento. E nella seconda cosa non c'è niente di idilliaco. Per non parlare del fatto che pur volendolo, oggi, sarebbe molto difficile riuscire a mantenersi così (a meno che non si lavori o si possieda una grossa azienda).

Link to comment
Share on other sites

Io penso che istituire una comune agricola lgbtq sarebbe un'esperienza rigenerante per l'intero movimento. Un modo per uscire dal ghetto e per entrare nel sociale, riemarginando le ferite più purulente della globalizzazione finanziaria.

 

 

a me sembra un'idea interessante, anche se forse preferirei una comune "mista" aperta a tutti

 

 Tuttavia ci sono forme nuove di agricoltura, come la permacoltura, che potrebbero essere di maggiore interesse per uno come te (e, magari, anche per uno come me).

 

 

leggete questo, è un ordine :uhsi:

 

rivoluzione_paglia-354x500.jpg

 

(il cittadino non perde mai il vizio di approcciare la terra dal lato sbagliato, ovvero a partire dalla libreria)

Link to comment
Share on other sites

Icoldibarin

Grazie a tutti per i consigli ricevuti. Come ben vedete dalle vostre obiezioni ci sono delle difficoltà che vanno affrontate e delle domande a cui dover tentare una risposta.

Io penso che istituire una comune agricola lgbtq sarebbe un'esperienza rigenerante per l'intero movimento. Un modo per uscire dal ghetto e per entrare nel sociale, riemarginando le ferite più purulente della globalizzazione finanziaria.

Temo però che l'omosessuale contemporaneo non abbia molta dimestichezza con la terra. E che vi sia anche un problema psicoanalitico insormontabile per i gay, perché si tratterebbe di superare l'Edipo fecondando la madre (Gaia) ...

Ma questa è un ottima idea! Si potrebbe passar dal seminare i campi a seminar...

Scherzi a parte è un'idea interessante a meno che non diventi un ghetto, in particolare serve ritrovare un contatto fra le persone potenzialmente interessate ad un modo di vivere diverso. Da soli si può fare poco, insieme molto di più.

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...