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Asessualità


cambiapelle

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Anni fa, quando ero appena iscritto, avevo aperto un topic identico, http://www.gay-forum.it/forum/index.php/topic/5926-asessualit%C3%A0/ potete leggere di un ragazzo che si è definito asessuale nel topic, ma che qualche tempo, beh, diciamo che di sicuro non lo era.

Poi dire che la sessualità non è un instinto nell'uomo mi sembra un discorso poco correlato al mondo reale.

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Quel topic evidenziava il problema pratico a cui avevo fatto cenno

prima io...cioè come relazionarsi con un gay omoromantico giovane

il quale sostenga di essere asessuale, perchè turbato dalla

"ipersessualizzazione" del mondo gay.

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Non sto esprimendo nessuna considerazione personale

sulla condizione dell'asessualità, che non conosco

e che francamente non saprei come interpretare.

 

Dico solo che alcuni discorsi che vengono fatti

manifestano la stessa struttura logica dell'omofobia.

Come ad esempio quello sull'istinto alla sessualità,

troppo simile a quello sulla eterosessualità e sulla riproduzione.

O il fatto che io non debba farmi influenzare da come si autopercepisca

la piccola minoranza portatrice di questa differenza,

mentre dovrei badare alla Scienza, che ci considerava disturbati fino a ieri.

Un discorso analogo a chi sostiene che la depatoligizzazione dell'omosessualità

derivi da una scelta politica che di scientifico non avrebbe nulla...

 

E questo strano modello nominalistico sull'orientamento sessuale

che si riferisce solo al genere del corpo da cui siamo attratti

semplicemente perché in tal modo è definito a priori.

Quando mi pare chiaro che la locuzione "orientamento sessuale"

abbia senso solo in quanto funzionale alla comunicazione.

"Funzione" che potrebbe essere utile anche a un asessuale, forse.

"No, mamma, non sono strano. Sono asessuale devi accettarmi e basta".

 

Che l'identità omosessuale esista anche in quanto figlia di una storia brutale, è vero.

Ma questo è un dato culturale, non è un dato scientifico.

E' emersa da una dialettica così come potrebbe emergere anche quella asessuale.

 

Forse invece sono solo ragazzini e ragazzine spaventate dalle relazioni,

ancora incapaci di conoscere il proprio corpo e quindi di condividerlo.

Persone spaventate dall'idea della contaminazione,

onanisti compulsivi o sublimatori della loro sessualità.

 

Forse sì.

Ma ogni volta che penso sia un disturbo o una sviluppo incorretto

del rapporto tra la coscienza del proprio corpo e la coscienza dell'altro,

non posso fare a meno di pensare a quanti facili psicologismi

sono stati fatti intorno al concetto di omosessualità.

 

Per questo vorrei una teoria più forte

contro la definizione dell'asessualità come orientamento.

Perché alla domanda se sono attratto da maschi o da femmine

non potrei rispondere "da nessuno"? Perché dovrei giustificarmi?

 

Al gay omoromantico giovane - @@Hinzelmann -

che sostenga di essere asessuale, si può rispondere

esattamente come si risponde al gay immaturo

che si definisca bisessuale...

La cosa migliore sarebbe non rispondergli.

In fondo la frase "E' solo una fase" è diventata un po' logora.

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Non sto esprimendo nessuna considerazione personale

sulla condizione dell'asessualità, che non conosco

e che francamente non saprei come interpretare.

 

 

E allora di cosa stai scrivendo?

 

Cioè tutti abbiamo una conoscenza relativa del fenomeno tuttavia

mi pare che uno sforzo interpretativo vada fatto

 

Loro stessi si distinguono in Eteroromantici, Omoromantici, Biromantici

cioè si ricollocano in quello stesso schema a tre ( che peraltro non esclude

dalla sua definizione la componente emotivo-affettiva...salvo che loro preferiscono

nettamente l'uso di "romantico" rispetto ad "omo-affettivo" )

 

Restano i "sublimatori" che però, se sublimano, una attrazione sessuale ce l'hanno

ed è pure individuata e quindi non vorranno essere presi in giro, tuttavia saranno

pur sempre etero,gay o bisex...

 

Cioè non capisco come un discorso del genere possa stare in piedi, al di là del fatto

che certamente le stigmatizzazioni negative: donna frigida, maschio impotente, esistevano

ed esistono da ben prima della teoria degli orientamenti sessuali e della psicologia moderna e

forse esisteranno ancora, nonostante tutto, ma fanno riferimento alla identità sessuale ( oggi

diremmo di genere )

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Giusto per far chiarezza: la mia amica manifestava sintomi di autismo e ansia sociale fin da piccola, quindi da prima che si manifestasse alcun istinto sessuale, che semplicemente non si è mai manifestato in attrazione per altre persone, o cose.

Si potrebbe avvicinarla a livello psicologico, a mio parere, ad un Edward Gorey, un illustratore anche lui 'casto' e disinteressato al sesso e alle interazioni umane più adulte.

 

Devo dire che la mia conoscenza di queste persone tinge la mia opinione, che non può che essere a favore del garantire a queste persone la dignità di definirsi come preferiscono e di conquistarsi un angolino di mondo.

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Mi sfugge ancora capire perchè delle persone che vivono una situazione da loro riconosciuta e condivisa all'interno di una comunità, debbano essere interpretate in maniera così bizzarra da persone che, non vivendo situazioni analoghe, non possono capire effettivamente che succede.

 

Sono asessuati, sono genere-romantici? Bene, chiamiamoli così, se vogliamo approfondire chiediamo a loro. Lo sforzo interpretativo va fatto con la loro guida e spiegazione e interpretazione del vissuto, non certo su pezzi di parole e sui termini "etero-romantico" e su accoppiamenti a concetti es. di "frigidità" che sono più che altro medici e magari non c'entrano nulla.

 

Questa mania della etichettatura obbligatoria all'interno di schemi e casistiche limitate è terribile. E' la stessa cosa della bisessualità, del bigenderismo e, uscendo da questo forum, l'atteggiamento di molti etero verso i gay.

 

Nel mio piccolo, e nel ristretto perimetro del valore della mia opinione, dissento fortemente.

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Sisisi, ma andiamo piano.

Non voglio che la mia provocazione sia uno spunto di polemica.

Quello che tutti - credo - vorremmo, è solo un percorso per affrontare

un tema che potrebbe non essere semplice da decodificare.

 

Possiamo scegliere due strade.

Ridurre l'asessualità a una tappa che conosciamo

e interpretarla secondo le nostre formazioni

("Sei un bimbominkia del cazzo e non ti hanno ancora scopato bene;

fatti un giro in mezzo alle mie gambe e poi mi dici se sei ancora asessuale")

possiamo procedere secondo analogie rispetto alla nostra condizione

("No, non è una fase. No, non ho nessunissimo disturbo. Sto bene così.

Che io abbia pulsioni romantiche o meno, la mia identità sessuale è nel rifiuto della sessualità").

Ma con un po' di immaginazione si possono pensare ad altre chiavi interpretative

(castità, sublimazione, autismo, ricerca di Sé...)

 

E' chiaro che il fenomeno comprenderà molteplici declinazioni.

E il nostro imbarazzo nasce dal fatto che il Casto, l'Immaturo, il Sublimato e il Problematico

- sotto la stessa bandiera ed etichetta - si offrono a noi come "complessità".

E - prima di aver interrogato le loro singolarità - una interpretazione univoca e totale ci sfuggirà sempre.

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privateuniverse
Mi sfugge ancora capire perchè delle persone che vivono una situazione da loro riconosciuta e condivisa all'interno di una comunità, debbano essere interpretate in maniera così bizzarra da persone che, non vivendo situazioni analoghe, non possono capire effettivamente che succede.

 

Scusa, ritieni che soltanto chi appartiene a un gruppo possa parlare di sé stesso e del gruppo cui appartiene, e che le autorappresentazioni debbano per forza essere oro colato?

 

Questa mania della etichettatura obbligatoria all'interno di schemi e casistiche limitate è terribile.

 

E' chiaro che il fenomeno comprenderà molteplici declinazioni.

E il nostro imbarazzo nasce dal fatto che il Casto, l'Immaturo, il Sublimato e il Problematico

- sotto la stessa bandiera ed etichetta - si offrono a noi come "complessità".

E - prima di aver interrogato le loro singolarità - una interpretazione univoca e totale ci sfuggirà sempre.

 

Però, in fondo, a porre questo problema non è proprio la pretesa di ricomprendere quelle che sono, in definitiva, varianti individuali, le quali sottendono un approccio alla sessualità non necessariamente patologico, ma comunque difforme dalla norma, in un orientamento sessuale specifico?

 

Forse la forzatura la commette, appunto, chi pretende di costruirsi un gruppo sotto un'etichetta comune, e non chi contesta quest'approccio.

 

E' ovvio che, se io mi sento un marziano perché non vivo le mie pulsioni sessuali allo stesso modo della quasi totalità delle persone che mi circondano, sarò ben contento di condividere questa mia anomalia con altri che vivono esperienze simili, di poterne parlare per rendermi conto che, magari, non sono l'unico a (non) provare certe cose, che non sono un mostro.

 

Ma, nel momento in cui questa diventa una casella, un orientamento sessuale in cui riconoscersi, questo non rischia di tradursi in una forzatura? La creazione del concetto di "asessualità" come un orientamento sessuale analogo e speculare rispetto all'eterosessualità e all'omosessualità non rischia di essere fuorviante, di diventare prescrittiva anziché descrittiva?

 

Queste sono le mie perplessità e credo che, in qualche misura, siano anche quelle di @@Isher e di @Hinzelmann.

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privateuniverse
Mi sfugge ancora capire perchè delle persone che vivono una situazione da loro riconosciuta e condivisa all'interno di una comunità, debbano essere interpretate in maniera così bizzarra da persone che, non vivendo situazioni analoghe, non possono capire effettivamente che succede.

 

Scusa, ritieni che soltanto chi appartiene a un gruppo possa parlare di sé stesso e del gruppo cui appartiene, e che le autorappresentazioni debbano per forza essere oro colato?

 

Questa mania della etichettatura obbligatoria all'interno di schemi e casistiche limitate è terribile.

 

E' chiaro che il fenomeno comprenderà molteplici declinazioni.

E il nostro imbarazzo nasce dal fatto che il Casto, l'Immaturo, il Sublimato e il Problematico

- sotto la stessa bandiera ed etichetta - si offrono a noi come "complessità".

E - prima di aver interrogato le loro singolarità - una interpretazione univoca e totale ci sfuggirà sempre.

 

Però, in fondo, a porre questo problema non è proprio la pretesa di ricomprendere quelle che sono, in definitiva, varianti individuali, le quali sottendono un approccio alla sessualità non necessariamente patologico, ma comunque difforme dalla norma, in un orientamento sessuale specifico?

 

Forse la forzatura la commette, appunto, chi pretende di costruirsi un gruppo sotto un'etichetta comune, e non chi contesta quest'approccio.

 

E' ovvio che, se io mi sento un marziano perché non vivo le mie pulsioni sessuali allo stesso modo della quasi totalità delle persone che mi circondano, sarò ben contento di condividere questa mia anomalia con altri che vivono esperienze simili, di poterne parlare per rendermi conto che, magari, non sono l'unico a (non) provare certe cose, che non sono un mostro.

 

Ma, nel momento in cui questa diventa una casella, un orientamento sessuale in cui riconoscersi, questo non rischia di tradursi in una forzatura? La creazione del concetto di "asessualità" come un orientamento sessuale analogo e speculare rispetto all'eterosessualità e all'omosessualità non rischia di essere fuorviante, di diventare prescrittiva anziché descrittiva?

 

Queste sono le mie perplessità e credo che, in qualche misura, siano anche quelle di @@Isher e di @Hinzelmann.

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@privateuniverse, sarà una "forzatura"?

E' possibile: ma lo è per loro come per noi e per gli etero.

E nessuno di noi ha una magica griglia ermeneutica

per separare salute e nevrosi in ciascuna categoria.

 

Quello però che ci viene richiesto è di dire

che esiste una omosessualità sana come una eterosessualità sana

e probabilmente persino una asessualità sana.

 

Pur nelle mie poche esperienze positive con i bisessuali

ho - quantomeno nella testa - un modello di bisessualità positiva.

E vedo quanto i singoli vi si avvicinino o vi si allontanino.

 

Tale modello esiste per gli asessuali? Almeno teorico?

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cambiapelle

Scusate non ho seguito il topic per qualche giorno e non ho letto le risposte , volevo solo dire che in questo momento sto parlando con loro sul tema della masturbazione ed é interessante constatare che , anche se alcuni di loro la praticano per bisogno fisico ( soprattutto i maschietti) , in molti dicono di non provare piacere . Mi piacerebbe capire se non provano piacere perché disinteressati al sesso in generale oppure se sono asessuali perché non provano piacere

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Avverto la fame, lo stimolo fisico che mi dice

che mi devo nutrire, quindi bisogna mangiare

ma tratto l'azione del mangiare come una mera

assunzione di cibo, mentre altri si mettono a cucinare

dei manicaretti e scelgono ciò che più gli piace.

 

Fatta l'analogia direi che in persone del genere 

l'impulso sessuale vi sia, lo avvertono a livello di

sensazione, come si avverte la fame o la sete, quindi

è percepito come esistente.

 

L'esperienza sensoriale che ne traggono però è

insoddisfacente, pare non esserci il gusto del piacere

erotico. Il punto è che questo passaggio coinvolge

profili soggettivi, mentali, emotivi, non facilmente precisabili

che peraltro servono anche -attraverso la memoria ( se l'esperienza

è soddisfacente ) -ad alimentare ulteriormente lo stimolo attraverso

il desiderio.

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@privateuniverse

 

Io credo che, in mancanza di una conoscenza specifica sull'argomento, quando si parla di cose di cui si conosce poco bisogna usare cautela, altrimenti si finisce per toccare argomenti in maniera grottesca, stereotipata e molto superficiale. Non sono un fan del "visto che ho potere di parola posso esprimere una opinione su qualunque argomento anche senza che mi curi di approfondirla o di verificarla, tanto chissenefrega siamo su un forum", anche se devo ammettere che il forum pullula di persone che seguono questa logica a mio parere molto opinabile.

 

Non credo ci sia differenza fra le affermazioni "i gay sono malati depravati" "i bisessuali non esistono" "gli asessuati sono donne frigide e maschi impotenti", così come non c'è differenza nel trattare con superficialità e direi anche con malcelata superiorità chi vive una situazione di differenza percettiva rispetto a voi, alla stessa maniera per cui si ritengono gli omofobi tali quando parlano con malcelata superiorità dei gay.

 

Credo che la migliore cosa che possiate fare, se volete parlare di asessualità, è iscrivervi al loro forum e confrontarvi con loro, come sta facendo @@cambiapelle , senza fare i sensazionalisti per cui cambiapelle viene qui e dice "ehi sapete si masturbano!" e voi "eh già deprivazione, come chi mangia senza aver piacere del cibo è bulimia sessuale etc".

 

Ripeto: nel mio piccolissimo dintorno della mia opinione, disapprovo fortemente questo atteggiamento, così come l'ho disapprovato in altri temi analoghi.

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1) No, non si perdono niente. Non più di quanto si perdano i passivi a infilarlo o gli attivo a prenderlo.

 

Da versatile mi pare una gran perdita nella vita :asd:

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privateuniverse
@privateuniverse, sarà una "forzatura"?

E' possibile: ma lo è per loro come per noi e per gli etero.

E nessuno di noi ha una magica griglia ermeneutica

per separare salute e nevrosi in ciascuna categoria.

 

[...]

 

Tale modello esiste per gli asessuali? Almeno teorico?

 

Per me vale l'analogia che fai con i bisessuali: così come tu ritieni che esistano esempi "positivi" di bisessualità, ma che, non per questo, chiunque si descriva come "bisessuale" lo sia necessariamente, allo stesso modo ritengo che ci possa essere un'"asessualità" non dico non patologica, ma non sintomatica di una disfunzionalità, ma che questo non valga per tutti coloro che si dichiarano tali.

 

Io credo che, in mancanza di una conoscenza specifica sull'argomento, quando si parla di cose di cui si conosce poco bisogna usare cautela, altrimenti si finisce per toccare argomenti in maniera grottesca, stereotipata e molto superficiale. Non sono un fan del "visto che ho potere di parola posso esprimere una opinione su qualunque argomento anche senza che mi curi di approfondirla o di verificarla, tanto chissenefrega siamo su un forum", anche se devo ammettere che il forum pullula di persone che seguono questa logica a mio parere molto opinabile.

 

Non credo ci sia differenza fra le affermazioni "i gay sono malati depravati" "i bisessuali non esistono" "gli asessuati sono donne frigide e maschi impotenti", così come non c'è differenza nel trattare con superficialità e direi anche con malcelata superiorità chi vive una situazione di differenza percettiva rispetto a voi, alla stessa maniera per cui si ritengono gli omofobi tali quando parlano con malcelata superiorità dei gay.

 

Considerato che il mio rapporto con la sessualità è sempre stato alquanto problematico io non credo, in questo caso, di parlare di "cose che conosco poco". So dell'esistenza dell'AVEN da molti anni.

Eppure, se anche il mio desiderio sessuale si azzerasse completamente (e, per quel che può valere, ti assicuro che non sono molto lontano da questo punto), non per questo riterrei utile, per comprendermi meglio, appiccicarmi un'etichetta simile.

La questione rilevante non è se una persona possa, legittimamente e non patologicamente, non provare desiderio sessuale.

La questione, per come la vedo io, è se quest'elemento, preso isolatamente, possa ritenersi fondativo di un orientamento sessuale, cioè essere considerato una manifestazione della sessualità umana tale da accomunare, pur nelle sue varianti, un gruppo di persone.

 

Nel modo in cui lo interpreta e lo definisce l'AVEN, secondo me, no.

 

La somiglianza che mi viene in mente è quella con gli Alcolisti Anonimi. Prescindendo dal fatto che l'alcolismo è, questo sì, una patologia, elemento che non è rilevante in questo contesto, è senz'altro vero che gli alcolizzati abbiano problemi comuni e che le cause di un problema del genere possano essere simili da un individuo all'altro, al punto da spingerli ad associarsi. Tuttavia, non so quanti di noi definirebbero gli alcolizzati una categoria sociale definibile in base a questa caratteristica.

Edited by privateuniverse
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Il mio intervento voleva essere ed è meramente descrittivo

 

1) una persona che si masturba è una persona che avverte

    lo stimolo sessuale ( lo sente a livello cosciente, lo percepisce

    come sensazione ) sui profili ormonali-biologici non ho competenze

    a dire niente, prendo atto del fatto che -in questi-uno stimolo sensoriale c'è.

 

2) l'esperienza sensoriale che ne viene tratta è giudicata ( da questa

    persona ) insoddisfacente. Qui come dicevo il problema si complica

    perchè il "gusto del piacere erotico" coinvolge le emozioni, la immaginazione

    un complesso di attività mentali del tutto soggettive

 

3) La memoria del piacere o in questo caso del non-piacere costituisce

    un archivio ed un deposito che la mente utilizza anche per creare i desideri

    ( è il ricordo dei dolci mangiati che mi rende goloso ) o nuovi desideri e quindi

    probabilmente è in grado pure di spegnerli ( nel corso della vita....possono

    intervenire esperienze negative anche su persone sessuali che spengono o

    affievoliscono il desiderio...quindi mi pare plausibile estendere a loro lo stesso

    discorso )

 

Una persona asessuale, che si autodefinisca per tale sulla base di quanto riferito,

è diversa dalle persone sessualmente attive nei punti 2-3, ma ragionevolmente nel corso degli

anni anche nel punto 1) perchè lo stimolo sessuale non viene alimentato dai desideri

( se non addirittura avversato ) e quindi tende a spegnersi. Se vogliamo possiamo presumere

che nel corso della vita il lavoro dei desideri aumenti in proporzione a cali ormonali...fino a

spegnersi infine in ognuno di noi ( persona sessualmente non più attiva )

 

La differenza potrebbe stare solo nel fatto che una persona sessuale, ti "attacca un

bottone" sulla propria vita sessuale ed affettiva -presumiamo infelice o comunque finita

male - per spiegarti perchè è diventato casto, mentre l'asessuale sarebbe meno disposto

a parlarne ( vuoi perchè la propria castità è precoce, vuoi perchè il giudizio complessivo

viene assolutizzato e non contestualizzato )

 

Non mi pare che dire questo sia offensivo

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Un gay meccanicamente proverebbe piacere lo stesso ad usar la vagina piuttosto che un ano. Così come meccanicamente un gay solo passivo non può esistere (a meno di patologie specifiche), in quanto la stimolazione nervosa sul pene produce inevitabilmente un effetto sensoriale di piacere.
Stesso discorso per cui i solo attivi non esistono, in quanto la prostata ce l'hanno tutti. Allargando il discorso, vale anche per gli etero.


Così il mondo è meccanicamente predisposto a una pura bisessualità.

 

Quello che determina il "piacere" è l'associazione fra lo stimolo corporeo (qualunque esso sia), e il fantastico erotico personale, ovvero l'associazione con una stimolazione vissuta come positiva. Per capirsi un individuo che non ha fantasie relative alla stimolazione della prostata avrà, nella sollecitazione della stessa, una sensazione che verrà vissuta come fastidio o disagio, e non come piacere, nonostante la risposta nervosa e l'effetto possa essere collocato nella stessa categoria del "piacere". Equivalentemente, una persona che associa una stimolazione anche dolorosa o una costrizione con il proprio fantastico erotico (ad esempio una scossa elettrica ai testicoli), troverà piacevole, anche estremamente piacevole una pratica che altre persone categorizzeranno come fastidiosa e disagevole o dolorosa.


Se vogliamo @@Hinzelmann , il genere sessuale (limitandosi esclusivamente al sesso e non alle potenzialità relazionali) è una questione di fantastico erotico, che può essere più o meno "indirizzato" da una predisposizione personale ma che fondamentalmente trova la sua origine nella costruzione dei "valori" di piacere, ovvero nell'apprendimento/esperienza/educazione. 


La differenza di genere sessuale, è di tipo mentale, comportamentale, percettiva. Da questo punto di vista, @@privateuniverse ritenersi asessuato rientra perfettamente in un genere sessuale, il quale si presenta come estremo.

Non credo si possa paragonare una asessualità di questo tipo alla "semplice" riduzione del desiderio sessuale.

 

Nel caso di un calo del desiderio, fino a un suo annullamento (cosa che mi è accaduta in vari momenti della mia vita, per periodi non brevi), non legato a problematiche fisiche generali, si tratta di una forma depressiva in quanto, di fatto, non sono intaccate ne le fantasie sessuali, ne l'attrazione almeno superficiale per gli individui. Quello che scende è la libido ed è una caratteristica appunto tipica di un periodo di depressione.

 

E' differente invece il caso in cui è la fantasia sessuale, ad essere assente, o è assente un processo associativo fra la stimolazione meccanica e nervosa dovuta ad un atto sessuale di qualunque tipo (dalla masturbazione alla sollecitazione della prostata), e processi di associazione con il fantastico erotico che è fondamentale nel piacere.

 

Quindi, non c'è nulla di incomprensibile in un individuo che trova nella masturbazione un processo di "sfogo fisico" associato a una meccanicità senza un valore particolare di piacere. Penso che sia capitato a tutti di masturbarsi senza soddisfazione o addirittura di far sesso senza provare un particolare piacere o coivolgimento e vedersi li a fare un atto meccanico il cui piacere è dubbio. 

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privateuniverse
La differenza di genere sessuale, è di tipo mentale, comportamentale, percettiva. Da questo punto di vista, @privateuniverse ritenersi asessuato rientra perfettamente in un genere sessuale, il quale si presenta come estremo.

Non credo si possa paragonare una asessualità di questo tipo alla "semplice" riduzione del desiderio sessuale.

 

Nel caso di un calo del desiderio, fino a un suo annullamento (cosa che mi è accaduta in vari momenti della mia vita, per periodi non brevi), non legato a problematiche fisiche generali, si tratta di una forma depressiva in quanto, di fatto, non sono intaccate ne le fantasie sessuali, ne l'attrazione almeno superficiale per gli individui. Quello che scende è la libido ed è una caratteristica appunto tipica di un periodo di depressione.

 

E' differente invece il caso in cui è la fantasia sessuale, ad essere assente, o è assente un processo associativo fra la stimolazione meccanica e nervosa dovuta ad un atto sessuale di qualunque tipo (dalla masturbazione alla sollecitazione della prostata), e processi di associazione con il fantastico erotico che è fondamentale nel piacere.

 

Quindi, non c'è nulla di incomprensibile in un individuo che trova nella masturbazione un processo di "sfogo fisico" associato a una meccanicità senza un valore particolare di piacere. Penso che sia capitato a tutti di masturbarsi senza soddisfazione o addirittura di far sesso senza provare un particolare piacere o coivolgimento e vedersi li a fare un atto meccanico il cui piacere è dubbio. 

 

Se penso alla persona che conosco, e che a mio parere rientrerebbe nella definizione di "asessuale", il punto è proprio questo: credo che, nel suo caso, non sia solo venuto meno il suo desiderio sessuale, ma che l'idea stessa di una relazione (nel suo caso, con una donna) sia uscita dal suo immaginario, sia per lui inconcepibile, priva di senso e di rilevanza; e, con essa, anche l'idea di una relazione sessuale.

 

Si può anche dare il caso di una persona nel cui immaginario questa possibilità non sia mai neanche entrata. Tuttavia, mi pare molto difficile identificare una posizione del genere, ipso facto, come un orientamento sessuale, senza alcuna indagine su cosa abbia portato il singolo a questa situazione (un punto che, se non erro, è stato sollevato da @Isher); tanto è vero che, a quanto ne so, le stesse persone che s'identificano come tali finiscono per identificare una serie di sottocategorie.

 

Ancora meno mi sembra possibile, su queste basi, identificare, su questa base, un elemento comune di consistenza sufficiente ad accomunare un gruppo di persone che pure condividano una tale condizione.

 

Più in generale, come si può definire un'identità collettiva in termini di mera assenza? A me pare molto problematico. Mi viene in mente la famosa frase di "Anna Karenina" di Tolstoj, sui matrimoni felici che si assomigliano tutti mentre ogni matrimonio infelice lo è a modo suo. E' un po' lo stesso motivo per cui, mentre chi professa una fede religiosa generalmente tende a riconoscersi in una confessione religiosa, l'ateismo non ha la stessa forza unificante, e in tutti i paesi le organizzazioni che raggruppano gli ateisti generalmente raccolgono soltanto una piccola minoranza di chi condivide quella posizione.

 

Insomma, a me pare molto dubbio che si possa parlare dell'asessualità come di un vero e proprio orientamento sessuale, che abbia senso farlo.

 

(Personalmente, a me fa pensare anche che questo tipo di approcci, guarda caso, provengano sempre dagli Stati Uniti, come, sperando di non dire stupidaggini perché ne parlo quasi solo per sentito dire, il comportamentismo in psicologia e il funzionalismo in sociologia).

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Ma se hanno scelto di darsi un'identità collettivo, ci sarà un motivo no?

Avranno delle questioni su cui confrontarsi, 

magari della battaglie politiche o culturali da fare insieme...

Magari non sono un "orientamento sessuale",

ma vogliono sentirsi una "comunità"....

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Un collante potrebbe essere costituito da un "nemico"

sia esso reale o immaginario, ritenuto però vero e quindi

unificante.

 

Ma questo sarebbe un minimo comune denominatore solo

politico

 

Vedo che ci tengono molto alla visibilità contro una società

ipersessualizzata, che li cancellerebbe, ritorna la mia ipotesi

sulla "società ipersessualizzata"

 

Ecco la differenza rispetto agli anni '50...cioè rispetto ad

un passato in cui la dimensione sessuale delle vite private

era meno esibita, ostentata, mostrata, rispetto ad oggi. O

forse era solo giustificata eticamente, smorzata ( per quanto

come io stesso dicevo....il maschio impotente o la femmina

frigida fossero additati, erano maldicenze popolari )

 

Però, detta così sembra quasi una questione di senso

comune del pudore...di autocensura, manca una qualsiasi

analisi ( piaccia o non piaccia ) nè vedo come potrebbero

produrla visto che si sottraggono alla dimensione sessuale

ab origine.

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privateuniverse
Ma se hanno scelto di darsi un'identità collettivo, ci sarà un motivo no?

Avranno delle questioni su cui confrontarsi, 

magari della battaglie politiche o culturali da fare insieme...

Magari non sono un "orientamento sessuale",

ma vogliono sentirsi una "comunità"....

 

Credo che, in effetti, sia l'unica spiegazione logicamente plausibile.

 

Vedo che ci tengono molto alla visibilità contro una società

ipersessualizzata, che li cancellerebbe, ritorna la mia ipotesi

sulla "società ipersessualizzata"

 

Ecco la differenza rispetto agli anni '50...cioè rispetto ad

un passato in cui la dimensione sessuale delle vite private

era meno esibita, ostentata, mostrata, rispetto ad oggi. O

forse era solo giustificata eticamente, smorzata ( per quanto

come io stesso dicevo....il maschio impotente o la femmina

frigida fossero additati, erano maldicenze popolari )

 

E' sicuramente così.

Nella società attuale sono, inevitabilmente, degli outcast.

In altri contesti non lo sarebbero o non lo sarebbero stati.

 

Però, detta così sembra quasi una questione di senso

comune del pudore...di autocensura, manca una qualsiasi

analisi ( piaccia o non piaccia ) nè vedo come potrebbero

produrla visto che si sottraggono alla dimensione sessuale

ab origine.

 

Questo ha a che fare con la perplessità che avevo espresso nel mio primo intervento: l'idea che, per integrare certi aspetti, anche contraddittori, anche problematici, nella propria personalità (ammesso e non concesso che sia possibile integrarli, che sia possibile "superarli", e che non siano destinati a rimanere un dato costantemente non risolto nella propria vita), sia sufficiente darsi l'etichetta giusta.

 

Certo, riconoscersi in una "comunità" è una possibile risposta al proprio senso d'isolamento; ma temo che, in questo caso, finisca per essere una risposta incompleta, non risolutiva e, in quanto tale, illusoria, nel momento in cui è uno strumento di negazione di un problema che non dovesse essere riconosciuto come tale anche qualora, in effetti, ci fosse realmente un problema.

Edited by privateuniverse
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La perplessità per "non esperienza vissuta" del fenomeno è qualcosa che è noto, comprensibile, ma non per questo meno errata.


Anche gli etero ci guardano con perplessità nell' "assenza di apprezzamento per le donne", con tutto quel che ne consegue in termini di scardinamento del concetto di famiglia, di paternità e così via.

 

Riguardo alle "cause": come ci sono gay e lesbiche che possono far risalire la "causa" del loro orientamento a fenomeni più o meno marcati di "imprinting sessuale" nell'età infantile (dal parente pedofilo alla madre troppo assillante alla figura del padre assente e mitizzata etc), ci saranno asessuati che hanno avuto nella loro infanzia delle cause similari, chessò una demonizzazione del sesso, una esperienza di umiliazione, etc.

 

Ma come per i gay e le lesbiche alla fin fine si scopre che le cause sono "concorrenti", ma dietro c'è una predisposizione in se, forse anche negli asessuati c'è una predisposizione a se.


Credo che sia giusto e corretto mantenere la definizione di "genere" o "orientamento" sessuale, anche se l'orientamento è di tipo negativo.

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Dream_River
si proprio come chi è ateo, ha un proprio credo alla fine (il nulla o la scienza), come un cattolico, un buddista, un kamikaze... 

 

 

Un po' come dire che anche i ciechi hanno la vista, semplicemente "vedono solo buio"... :rabbi:

 

Comunque, per quanto mi riguarda gli asessuali mi fanno pena, ma almeno anno il pregio di essere discreti e di non andare a rompere le scatole agli altri. Quindi contenti loro, contenti tutti.

Edited by Dream_River
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@Dream_River

 

Scusa se te lo dico, ma se a te qualcuno ti viene a dire che come culattone gli fai pena ma che almeno hai il pregio di essere discreto e non andare a rompere le scatole agli altri, saresti contento?

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Dream_River
@Dream_River

 

Scusa se te lo dico, ma se a te qualcuno ti viene a dire che come culattone gli fai pena ma che almeno hai il pregio di essere discreto e non andare a rompere le scatole agli altri, saresti contento?

 

Lo inviterei a parlarne con il mio leader spirituale di riferimento:

 

2gxmyjs.jpg

 

Come penso farebbe giustamente qualsiasi asessuale al quale andassi a dire cosa penso di lui (cosa di cui non ho alcun desiderio)

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Io credo che l'asessualità sia relativamente un problema. Lo diventa quando il "funzionamento" della persona cala in maniera drammatica perché non riesce ad avere relazioni, ha difficoltà sociali eccetera.
Ma questo può accadere solo per l'asessualità (che per inciso, per me è un termine da verificare, perché se scegli l'asessualità non sei asessuale, non ha senso)? No, questo avviene per gli schizoidi, casi particolari di autismo (oddio, nell'autismo l'aspetto peculiare non è di certo la sessualità).

Se una persona sta bene senza fare sesso e non ne avverte il bisogno, mi viene in mente Sheldon Cooper - un esempio molto divertente per sdrammatizzare - che problema c'é?
Però ecco, difficilmente l'asessualità la immagino come una caratteristica a sé stante, perché si può presentare in alcuni disturbi di personalità e il funzionamento globale della persona non dipenderebbe solo dall'astensione dalle pratiche sessuali.

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Sul loro sito americano c'è questo sondaggio sulla libido i cui risultati sarebbero:

 

57% ho una libido ; 33% no ; 9% non so ;

 

frequenza della libido: da giornaliera a settimanale 37% meno che settimanale 13%

rara 19% mai 25% non sicuro 5% ;

 

la percentuale cala dal 33% al 25%....se ci si limita alla frequenza temporale, ma c'è

un buon 50% abbastanza in linea con una libido ordinaria

 

Come ti comporti?

 

mi masturbo 44,9% faccio sesso 0,57% una delle due 3,41% aspetto che passi 17%

non provo libido 29,5% altro 4%

 

Il 48,8% ha quindi una attività sessuale ( anche se il 25% risale a 29,5% se la domanda

implica un comportamento sessuale ) anche se certamente più che altro non relazionale.

 

La loro comunità mi pare avere due problemi, il primo è che alcuni sostengono

che i veri asessuali non dovrebbero provare libido, da qui la nascita anche di gruppi

esclusivi non libidoist ; il secondo è che per altri bisogna distinguere i veri asessuali

da coloro che hanno dei problemi sessuali ma si dichiarano asessuali.

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Dream_River

Siamo al parodistico.

 

Da una parte, dei sagaioli

 

Dall'altra, un gruppo di estremisti fuori di testa che finge che l'essere umano non abbia una libido, come fingere che gli esseri umani non abbiano e gli occhi, e si vantano dalla loro mancanza di libido come si potrebbe elevare la cecità a virtù!

 

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@Hinzelmann

Su un sito americano (ipotetico) della comunità omofaba, potrebbe uscire questo articolo:

 

c'è questo sondaggio sulla omosessualità i cui risultati sarebbero:

 

57% le persone dell'altro sesso non mi piacciono ; 33% posso valutare una reazione con gente dell'altro sesso ; 9% non so ;

 

frequenza del desiderio eterosessuale: da giornaliera a settimanale 37% meno che settimanale 13%

rara 19% mai 25% non sicuro 5% ;

 

la percentuale cala dal 33% al 25%....se ci si limita alla frequenza temporale, ma c'è

un buon 50% abbastanza in linea con un desiderio eterosessuale normale.

 

Come ti comporti?

 

mi masturbo 44,9% faccio sesso 0,57% una delle due 3,41% aspetto che passi 17%

non provo libido per persone dell'altro sesso 29,5% altro 4%

 

Il 48,8% ha quindi una attività sessuale normale ( anche se il 25% risale a 29,5% se la domanda

implica un comportamento sessuale ) anche se certamente più che altro non relazionale.

 

La loro comunità mi pare avere due problemi, il primo è che alcuni sostengono

che i veri gay non dovrebbero provare libido per gente dello stesso sesso, da qui la nascita anche di gruppi

esclusivi non bisessuali ; il secondo è che per altri bisogna distinguere i veri gay

da coloro che hanno dei problemi sessuali ma si dichiarano gay.

----

 

Credo che questo articolo sarebbe qui visto in maniera molto ostile.

 

 

 

 

edit: non posso correggere quindi faccio doppio post. Dove c'è scritto articolo, intendo post.

E in generale intendo che un discorso del genere sarebbe visto come "un chiaro esempio di come gli omofobi vedano tutto come una malattia senza accettare la diversità", come commento più gentile.

 

In teoria chi è discriminato dovrebbe essere più sensibile alla tolleranza. Non è così.

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Ma guarda che è un sondaggio fra gli iscritti ad AVEN. org

come dicevo il sito americano degli asessuali

 

se gli asessuali sono "asessualofobi", non può essere colpa mia

il sito è loro il sondaggio è loro....ah, korio, ma che stai a dì?

 

Prenditela con gli asessuali per i risultati del loro sondaggio

io mi sono limitato a pubblicarli.

 

Altro discorso se hai a che ridire coi miei commenti, o magari con 

quelli di Dream River che legge i risultati in modo molto negativo: pazzi

& segaioli.... ( cosa che però io non ho scritto )

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