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Asessualità


cambiapelle

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Mica è colpa mia (stavolta).

 

A me della sessualità in senso stretto non importa nulla.

A me sociopoliticamente interessa solo con chi vorreste vivere

e voglio solo badare che - con maschio, femmina o da soli -

non vengano lesi i vostri diritti individuali.

 

Se il sesso lo fate tre volte al giorno, alla settimana, al mese o all'anno;

se lo fate perché lo adorate, per dovere coniugale o per fare ginnastica;

che preferiate le seghe da soli, in compagnia di amici, col fidanzato

piuttosto che il sesso orale, quello anale o combinazioni varie:

giuro che proprio non riesco a ritenerlo importante.

 

Il motivo per cui esistono gli omosessuali e non i biondosessuali è sociale e politico. 

C'è una rivendicazione politica e una stigmatizzazione sociale, dietro.

Anche l'asessualità deve darsi un contenuto; perché se io domani divento un asessuale omoromantico

l'unica differenza nella mia vita sarà che scoperò meno e mi segherò di più;

mentre se diventerò etero ne uscirò radicalmente mutato. 

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SilverKitsune

Sophie Fontanel rivendica addirittura un significato rivoluzionario della scelta
di castità, proprio rispetto all'idea che il sesso debba essere un bisogno, una servitù,
perchè quindi opporsi alla castità volontaria?

 

Sia chiaro che quando dico "secondo me la castità volontaria è una cosa che non fa bene alle persone" non sto dicendo che sia sbagliata, che è un concetto diverso. Io sto dicendo che non è corretto confondere asessualità e castità, perché chi è soltanto casto lo fa per ragioni religiose, filosofiche, morali, politiche o quel che ti pare (come può essere il caso della Fontanel) ed è una scelta sua, quindi pace e bene e spero che sia felice così. Gli asessuali che decidono di non fare sesso non hanno motivazioni di quel tipo. Non remo contro chi sceglie la castità anche se è asessuale, assolutamente, ognuno della sua vita può e dovrebbe fare quel che vuole!

 

E se invece non fosse così?
Se identificarsi come asessuali fosse del tutto neutro ai fini della comprensione di sé stessi persino da parte di chi si identifica come tale?
 
[...]
 
Scusa, ma dove avrei scritto che un asessuale sia, ipso facto, un "caso clinico"?
Non credo affatto di averlo scritto.
Ci sono parecchi personaggi storici che sono forse identificabili come "asessuali". Qualcuno direbbe che Kant fosse un "caso clinico"? E Pascal, Newton, Kierkegaard, Händel?
 
[...]
 
Perché secondo me non ha un senso logico e credo che non sia utile neanche alla gran parte degli stessi asessuali.

 

Io invece risponderei di sì anche all'esempio da te citato sulla musica, perché se a una persona non piace la musica significa che comunque ha un gusto, ossia una preferenza, e la sua preferenza è "no".

E ti faccio notare che sono GLI STESSI ASESSUALI, non solo io, ithaca e Kevin, bensì quasi TUTTI GLI ASESSUALI DI AVEN, a volere che l'asessualità venga riconosciuta come orientamento, perché tu puoi anche non considerarci un caso clinico, ma ci sono tantissime persone là fuori che purtroppo lo fanno, e a nessuno piace essere considerato un caso clinico. Sono gli asessuali stessi a rivendicare, in tutti i topic di cui se ne parla (e ce ne sono diversi, sia sul forum italiano che su quello internazionale, cosa che sapresti se li avessi letti). Non è una cosa che ci siamo inventati noi admin. Noi admin siamo i rappresentanti del volere e del benessere della comunità intera, non solo dei nostri.

 


Ok chiariamo un po' di cose.
Innanzitutto per 'comunità' non intendo forum. Posso intendere un forum come il vostro come una parte, anche importantissima o fondamentale, della comunità asessuale, ma le due cose non penso sia giusto coincidano.
Capisco quello che dici sul tutti sono benvenuti. Se un etero si presenta su gay-forum, o in una sede arcigay, e dice che supporta le nostre lotte e vuole partecipare, ben venga. Penso che il dialogo con chi è "diverso" da noi sia importantissimo. Capisco anche che non si debba forzare tutti a identificarsi/definirsi.
Però se sei etero, è piuttosto inutile che tu ti definisca omosessuale (come vale anche il contrario ovvio). Per essere gay occorre come minimo provare attrazione per lo stesso sesso, desiderio e volontà di avere rapporti sessuali e/o romantici con lo stesso sesso. Se uno non ha questo minimo, non vedo il senso di definirsi gay.
Per questo ti chiedevo se per te ha senso accettare nella comunità questo tipo di persone, se cioè ha un senso che persone con quelle caratteristiche si definiscano nel tal modo.

 

Ah, ok, allora avevo frainteso la tua domanda; in quel caso la risposta è che, qualora un utente dovesse dichiararsi asessuale senza aver capito veramente cosa sia l'asessualità, gli faremmo presente che la definizione è diversa e gli spiegheremmo perché.Tuttavia, se anche dopo la nostra spiegazione volesse continuare a identificarsi come asessuale, nessuno glielo impedirebbe né lo caccerebbe via. Siamo sempre dell'idea che ogni individuo debba decidere per sé e ovviamente ci dispiace se le persone usano scorrettamente il termine "asessuale", ma siamo liberali e anche in quel caso glielo lasciamo fare.

 


Molto interessante. Cioè n pratica voi, per definirsi in maniera più completa, state proponendo due parole, sessuale e romantico, precedute da quattro (o più??) prefissi: a-  etero-  omo-  bi-
Che vanno a creare due categorie, la sessuale e la romantica, con quattro sottotipi:

asessuale                aromantico
eterosessuale          eteroromantico
omosessuale           omoromantico
bisessuale                biromantico

per un totale di sedici diverse combinazioni, tra cui per esempio l'eterosessuale biromantico o il bisessuale aromantico.
E' corretto?
Se sì, mi sembra una proposta molto interessante.

 

Sì, è esattamente questo il modo che usiamo di definire l'attrazione sessuale e romantica. Per esempio, una persona eterosessuale qualsiasi viene definita "eterosessuale eteroromantico/a", anche se l'orientamento romantico per convenzione viene omesso se combacia con l'orientamento sessuale. Ci sono anche altri termini tecnici che usiamo, come pansessuale/panromantico, ginesessuale/gineromantic*, androsessuale/androromantic*, e così via. I principali sottoinsiemi, quelli più comuni, sono esattamente quelli che hai citato.

 


Da fanatico della combinatoria e delle definizioni
devo dirvi che non tutto quello che esiste nella teoria, esiste realmente.
E non tutto quello che esiste realmente si adagia sulle nostre teorie.
 
L'asessuale aromantico in genere è un prete che ci odia tutti/e.
L'eterosessuale omoromantico è un normale etero che preferisce gli amici a quel buco della sua ragazza.
L'omosessuale eteroromantico è un normale gay che preferisce le amiche a quella nerchia che hanno i suoi amici.
Il bisessuale omoromantico semplicemente non esiste, perché nessuno ti dirà mai "Le femmine sono per il sesso, ma mi innamoro solo dei maschi"
Il bisessuale eteroromantico è un normale "Bisex dissociato". Quello stronzo, insomma.
L'omosessuale aromantico è "quello che va in dark" e asessuale non si definirà mai.
E così via.

 

Scusa, ma con quale diritto tu puoi dire che persone come queste non esistono? Io su AVEN ne ho viste alcune che dichiaravano che il loro orientamento sessuale e orientamento romantico non combaciavano, e non vedo cosa ci sia di strano. hai solo fatto un'infinità di generalizzazioni assolutamente non necessarie e le hai raggruppate in degli stereotipi che nella maggior parte dei casi sono falsi. Non è vero che tutti gli asessuali aromantici sono preti. Quanti preti sono pedofili? Di sicuro quei preti non sono asessuali. Non tutti gli asessuali sono religiosi (per la cronaca io nemmeno credo in Dio), tantomeno ecclesiasti. Non si tratta di "preferire" una compagnia piuttosto che un'altra o di "essere stronzi", si tratta di provare o non provare attrazione sessuale, anche qui.

 


Il motivo per cui esistono gli omosessuali e non i biondosessuali è sociale e politico. 
C'è una rivendicazione politica e una stigmatizzazione sociale, dietro.
Anche l'asessualità deve darsi un contenuto; perché se io domani divento un asessuale omoromantico
l'unica differenza nella mia vita sarà che scoperò meno e mi segherò di più;
mentre se diventerò etero ne uscirò radicalmente mutato. 

 

Apprezzo il fatto che accetti che a qualcuno il sesso non interessi, ma come mai non riesci a immaginare che anche noi abbiamo rivendicazioni sociali, proprio per le ragioni che ho espresso nei precedenti post? Non ne abbiamo di politiche, questo è vero, ma ciò non rende le nostre motivazioni meno importanti ai nostri occhi. La differenza tra sessuale e asessuale può essere poca o tanta, dipende dalla persona, ma sicuramente un asessuale avrà molte meno possibilità di sentirsi a suo agio in una società come questa, dove la maggior parte delle persone non riescono nemmeno a concepire una vita senza sesso. Ci sono profondissime implicazioni relazionali nell'essere asessuale, perché come puoi immaginare non tutti gli asessuali riuscirebbero a stare con una persona sessuale... quindi no, non penso proprio che la differenza sia trascurabile.

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Il punto è che le implicazioni dell'asessualità sono appunto personali.

 

Tutti noi abbiamo una gamma di appetiti sessuali piuttosto varia

e tutti noi saremmo a disagio con una persona in questi molto differente da noi.

Frustrante e difficile sia per chi ha una libido molto bassa e sta con chi ne ha molta,

sia - ovviamente - il viceversa.

 

I vostri problemi sono gli stessi di chi farebbe sesso in continuazione

e ha difficoltà a trovare un partner che lo soddisfi

o una società che accetti il suo bisogno di orge quotidiane.

Anzi semmai è questo satiro o questa ninfomane a sentire la peggiore stigmatizzazione sociale:

se non fai sesso con nessuno, di norma interessa solo al tuo partner.

 

Somiglia al dibattito sul Polyamory e alla recente pretesa dei polyamoristi

che alla loro condizione di poligamici venisse riconosciuta la stessa dignità che agli orientamenti.

C'è però il fatto che i Poligamici sono realmente discriminati, addirittura illegali

e hanno delle rivendicazioni politiche ben precise; non si tratta di "implicazioni personali".

Eppure neanche in quel caso mi sono schierato nettamente in loro favore

non perché consideri "sacra" la parola "orientamento", ma al contrario

perché la trovo una parola poco significativa in questo contesto.

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Insomma, mi pare che un punto focale sia che gli asessuali vogliono

che l'asessualità si definita come orientamento sessuale per poter dire:

 

1) che non hanno possibilità di scelta

 

cioè l'asessualità è-sarebbe una condizione biologica di fatto

e non una preferenza sessuale

 

2) che l'assenza di una possibilità di scelta non implica un disagio o un

     disturbo, ma una condizione fisiologica di una minoranza di persone

 

In ipotesi qualora si dimostrasse che certi soggetti per una bassa produzione

ormonale sono disinteressati al sesso, non dovrebbero essere costretti a delle

cure ormonali contro la propria volontà ( diritto che però già hanno )

 

Per analogia : mi pare quasi più un discorso sulle cause dell'omosessualità 

( si nasce-si diventa ) per non sentirsi in colpa, piuttosto che un discorso su

cosa effettivamente l'asessualità sia ( tanto è vero che fra 16 sottotipi e X

sfumature. c'è dentro potenzialmente chiunque si senta in colpa per ciò che fa

o non fa )

 

Ora a mio avviso.... poiché le cause dell'orientamento sessuale si ignorano

da gay che si è sorbito 1000 topic a riguardo vi avverto, capiterebbe anche

a voi : il giorno dopo l'ufficializzazione dell'orientamento il problema sarebbe

scoprirne la causa 

 

E non escludo affatto che anche scoprissimo le cause dell'omosessualità

come dell'asessualità, troveremmo altri motivi per poterci sentire in colpa

di qualcosa che riguarda i nostri comportamenti difformi dalla maggioranza

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SilverKitsune
E le rivendicazioni sociali in cosa consistono?

 

 

A far sì che la gente non ci riconosca come malati e che accetti che l'asessualità è un'orientamento, in modo tale che la conosca quanta più gente possibile (possibilmente tutti, direi) cosicché per ogni asessuale sia semplice capire come si sente, la sua sessualità e il fatto che nell'essere asessuale non c'è niente di male. Al livello attuale di visibilità, tutto ciò non è possibile.

 

 

I vostri problemi sono gli stessi di chi farebbe sesso in continuazione

e ha difficoltà a trovare un partner che lo soddisfi

o una società che accetti il suo bisogno di orge quotidiane.

Anzi semmai è questo satiro o questa ninfomane a sentire la peggiore stigmatizzazione sociale:

se non fai sesso con nessuno, di norma interessa solo al tuo partner.

 

Somiglia al dibattito sul Polyamory e alla recente pretesa dei polyamoristi

che alla loro condizione di poligamici venisse riconosciuta la stessa dignità che agli orientamenti.

 

 

Il punto è che un asessuale può decidere di fare o non fare coming out a chi vuole, e può anche decidere di non dire a nessuno oltre il proprio partner che lo è, ma l'informazione gli è necessaria per capire di essere egli stesso asessuale. Questo è il motivo per cui facciamo visibilità: vogliamo che il numero più alto possibile di asessuali trovi AVEN e capisca che non ha bisogno di "cure". Cosa fanno poi nella loro vita, a chi fanno coming out, con chi stanno e altre cose sono sempre affari della persona in questione; il nostro interesse è alimentare l'informazione, non il "pettegolezzo".

Il poliamore è una questione diversa: non è un orientamento nel senso stretto del termine. I poliamorosi hanno un loro orientamento sessuale (qualsiasi, perché anche gli asessuali possono essere poliamorosi, in una maniera ovviamente non sessuale), la differenza rispetto alle altre persone è che loro possono provare attrazione sessuale e/o romantica per più persone allo stesso momento e spesso desiderano anche formare delle "famiglie poly", costituite dal gruppo di persone facenti parte della relazione. C'è un'interessante intervista fatta da Le Iene in merito, ed è anche piuttosto seria, al contrario di molti degli exploits mediatici de Le Iene.

 

@Hinzelmann

 

Non è un discorso sulle cause. Non abbiamo strumenti sufficienti per dire da cosa dipenda l'asessualità, e neanche c'interessa in questo preciso momento. Magari in futuro ce ne preoccuperemo, magari no, ma non è una pretesa importante; ciò che conta piuttosto è far capire agli altri i due punti focali che hai evidenziato, ossia che non sono soli, e non devono sentirsi sbagliati. C'è di più del semplice non essere costretti a farsi curare; la pressione sociale esercitata sulle persone che si professano disinteressate al sesso ora come ora è grande ("Ma come, non vuoi fare sesso? E' la cosa più bella del mondo!", "E' solo questione di trovare la persona giusta, un giorno lo vorrai!", e altre risposte da facepalm su questi toni) e non è una cosa da sottovalutare. Ho letto le storie di vita di diversi asessuali approdati ad AVEN, e in tantissimi avevano ammesso di aver fatto sesso e finto piacere diverse volte, solo per sentirsi normali. Non è facile essere così "controcorrente" in termini di gusti sessuali, soprattutto se la legge non riconosce tale status in maniera ufficiale.

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Non credo che un asessuale possa incontrare l'odio come può capitare

ad un-a trans o ad un gay. Né mi pare esista qualcosa di analogo alla teoria 

dell'inversione sessuale o della degenerazione, alla fine dei conti risultate "strani" 

ma non criminali, invertiti o degenerati o perversi o malati etc.

 

Detto questo....non intendo sottovalutare lo stupore o l'incomprensione

che può suscitare il dire che non si è interessati al sesso.

 

E' facile immaginare un numero abbastanza variegato di battutine stupide

prese in giro, espressioni ironiche e/o sarcastiche.  

 

Tuttavia questo riguarda potenzialmente qualunque comportamento strano

e si risolve secondo me attraverso una educazione alla tolleranza ed al rispetto

reciproco

 

Se noi produciamo 10.000 norme su 10.000 nuove normalità, stiamo diventando

una società nel suo complesso più tollerante o una società sempre più ansiosa

di definire-autorizzare-legittimare? Col risultato che poi si autoproducono infiniti

parametri di giudizio...che producono insicurezze-paure ed in ultima analisi altra

intolleranza?

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SilverKitsune

@Hinzelmann

No, risultiamo eccome malati per buona parte delle persone, te lo posso assicurare. L'educazione al rispetto e alla tolleranza è proprio tra i nostri obiettivi principali nel far riconoscere l'asessualità come orientamento, perché altrimenti non verrà mai presa sul serio dalle (tante) persone che ora la considerano una malattia da curare. E l'asessualità è una cosa normale, e merita di essere riconosciuta come tale. Il proliferare della terminologia è segno di evoluzione, da che mondo è mondo l'ampliamento del dizionario di una data lingua è segno di progresso; e, al di là di questa parentesi linguistica, io penso che sia un DOVERE per ogni individuo considerare più parametri possibili prima di giudicare, perché tanti più parametri si hanno, tanto più il proprio giudizio è oggettivo.

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Io non sono del tutto sicuro che sia un segno di "evoluzione"

 

Potrebbe essere anche il sintomo di una "involuzione"

 

Ovviamente nel concreto per ciò che vi riguarda, voi sostenete

la prima, io ho il timore sia più la seconda

 

Anche perchè c'è il pericolo di definizioni inidonee che producono

una quantità tale di parametri e suddivisioni, da determinare l'effetto

paradosso di accrescere infiniti standard di giudizio

 

Questa parcellizzazione di piccole o piccolissime identità, non è un

fenomeno che riguarda solo l'asessualità certamente è un fenomeno

più vasto e più grande di voi.

 

Però quantomeno terrei presente il rischio

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SilverKitsune

Sinceramente non ho più voglia di ripetere per la quarta volta quanto sia stressante, denigrante e triste per un asessuale non avere un termine di riferimento, visto che non volete capire le vostre motivazioni e non vi dimostrate capaci di mettervi nelle nostre scarpe, e per di più avete anche la presunzione di sapere MEGLIO DI NOI ASESSUALI se l'asessualità è una "cosa più grande di noi" o meno. Ringrazio ancora tutte le persone che invece hanno avuto la pazienza e la bontà di sostenerci in questo thread, non ho intenzione di rispondere ulteriormente. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Cordialmente,

SilverKitsune

Edited by SilverKitsune
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privateuniverse
Sinceramente non ho più voglia di ripetere per la quarta volta quanto sia stressante, denigrante e triste per un asessuale non avere un termine di riferimento, visto che non volete capire le vostre motivazioni e non vi dimostrate capaci di mettervi nelle nostre scarpe, e per di più avete anche la presunzione di sapere MEGLIO DI NOI ASESSUALI se l'asessualità è una "cosa più grande di noi" o meno.

 

Cosa ti suggerisce che, per esempio, io non sia in grado di mettermi nei tuoi panni?

 

Quando si discute si può chiedere che gli altri lo facciano, ma non pretendere che giungano alle stesse conclusioni; altrimenti quel che si vuole non è un altro punto di vista con il quale confrontarsi, ma la validazione del proprio punto di vista.

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Non credo che un asessuale possa incontrare l'odio come può capitare
ad un-a trans o ad un gay. Né mi pare esista qualcosa di analogo alla teoria 
dell'inversione sessuale o della degenerazione, alla fine dei conti risultate "strani" 
ma non criminali, invertiti o degenerati o perversi o malati etc.

 

[...]

 

E quindi?

Scusami se te lo dico, ma questa frase è fuori luogo. Un orientamento sessuale si basa sulle preferenze delle persone, non da quanto odio riesce a generare. Dire che siamo soltanto "strani" e non malati è irrilevante, il discorso dove dovrebbe arrivare? Siamo queer come lo siete anche voi, ma esiste una differenza tra noi e voi. Quello che facciamo è soltanto renderla evidente attraverso la parola "asessuale".

 

Poi. il problema delle infinite categorizzazioni non ci riguarda. Non è affar nostro. E' il dramma dell'individualismo moderno, e non capisco perché dobbiamo essere noi il capro espiatorio. Se vuoi prendertela con qualcuno, prenditela con la società in cui viviamo, ma non con noi. Non abbiamo nessuna colpa se siamo asessuali.

Ricordiamoci, inoltre, che così come noi vogliamo utilizzare l'etichetta "asessuale", così voi queer ne utilizzate diverse ("omosessuale", "bisessuale", "pansessuale", et cetera). Il discorso allora dovrebbe essere esteso a tutte le etichette che esistono al mondo, e la domanda a questo punto è: perché a voi sì e a noi no? Non siamo l'ultima ruota del carro, quindi non ci comporteremo come se lo fossimo.

 

Noi ci vogliamo differenziare perché la società odierna non ci considera per quel che siamo. Se lo facesse, non avremmo alcun bisogno di definirci in tale maniera, ma potremo semplicemente dire di essere noi stessi.

Questo non può accadere però perché non tutti riescono ad accettare l'esistenza dell'asessualità, quindi ABBIAMO BISOGNO di definire l'asessualità per porre una differenza tra chi lo è e chi non lo è.

 

 

 

Io non sono del tutto sicuro che sia un segno di "evoluzione"
 
Potrebbe essere anche il sintomo di una "involuzione"

 

[...]

 

Evolverci vorrebbe dire che l'habitat in cui viviamo è inospitale rispetto alle nostre condizioni, e che quindi dobbiamo adattarci per sopravvivere. Ma, essendo 7 miliardi di persone nel mondo, forse il nostro habitat non è così inospitale. Quindi di che evoluzione parli? Ci dovremmo adattare a COSA esattamente?

 

E concedimelo, non ti permetto di parlare dell'asessualità (e quindi degli asessuali) in termini di "involuzione". Noi siamo esseri umani come voi, e la cosa è offensiva proprio come se ti riferissi a noi chiamandoci "malati". Ricordiamo che l'involuzione dell'Homo Sapiens Sapiens è l'Homo Sapiens, quindi ci stai paragonando a persone primitive. Mi sembra abbastanza fuori luogo, ci sono state già diverse offese in questo thread, non aggiungiamone altre.

 

Da notare come, sostituendo "asessualità" con "omosessualità" tutte queste frasi cadono in beceri luoghi comuni che tutti contrastano con ardore.

Perché, ovviamente, fino a quando è l'omosessualità va bene, quando si parla di asessualità invece no?

 

 


Quando si discute si può chiedere che gli altri lo facciano, ma non pretendere che giungano alle stesse conclusioni; altrimenti quel che si vuole non è un altro punto di vista con il quale confrontarsi, ma la validazione del proprio punto di vista.

 

Non possiamo dirvi "mettetevi nei nostri panni", perché è come chiedere ad un daltonico di descriverci l'arcobaleno. Ci darà SEMPRE un'opinione dell'arcobaleno diversa dalla nostra. Quello che vi stiamo chiedendo è il RISPETTO per il nostro orientamento, proprio come noi ne abbiamo per il vostro. 

E non sto dicendo di accettarlo, né tantomeno di condividerlo, ma di rispettarlo, che è una cosa diversa. Potete fare tutti i discorsi che volete, architettare tutte le teorie possibili ed immaginabili, ma ciò non toglie che l'asessualità ESISTE con o senza il vostro consenso.

Perché, con o senza il vostro consenso, noi non saremo in ogni caso interessati al sesso. E questo è un dato di fatto.

 

Se poi volete imputarlo a quale teoria, fate pure, ma dovete parlare con dati alla mano.

Senza di essi, le vostre sono soltanto opinioni soggettive, sicuramente diverse dall'oggettività dell'asessualità (altrimenti non esisterebbe).

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privateuniverse
Non possiamo dirvi "mettetevi nei nostri panni", perché è come chiedere ad un daltonico di descriverci l'arcobaleno. Ci darà SEMPRE un'opinione dell'arcobaleno diversa dalla nostra. Quello che vi stiamo chiedendo è il RISPETTO per il nostro orientamento, proprio come noi ne abbiamo per il vostro. 

E non sto dicendo di accettarlo, né tantomeno di condividerlo, ma di rispettarlo, che è una cosa diversa. Potete fare tutti i discorsi che volete, architettare tutte le teorie possibili ed immaginabili, ma ciò non toglie che l'asessualità ESISTE con o senza il vostro consenso.

Perché, con o senza il vostro consenso, noi non saremo in ogni caso interessati al sesso. E questo è un dato di fatto.

 

Se poi volete imputarlo a quale teoria, fate pure, ma dovete parlare con dati alla mano.

Senza di essi, le vostre sono soltanto opinioni soggettive, sicuramente diverse dall'oggettività dell'asessualità (altrimenti non esisterebbe).

 

Scusa @Kevin, ma come fai a sapere se un interlocutore non ci è passato, per quel che passate voi?

 

Può esserci passato ma non per questo arrivare necessariamente alle stesse conclusioni.

 

Rispetto, in una discussione, non significa dover arrivare alle stesse conclusioni. Io non posso parlare con qualcuno sostenendo il mio punto di vista e dire che, siccome non è d'accordo con me, "non mi rispetta".

 

Quanto al "dati alla mano", guarda che la questione se l'asessualità sia o no un orientamento sessuale non è (o, comunque, non è soltanto) una questione di "dati", ma è una questione teorica, concettuale; e tu ti contraddici quando sostieni, prima, che, quali che siano le nostre ("nostre" di chi?) opinioni, l'asessualità esiste, e poi per invocare dati a sostegno di una tesi del genere.

 

Infine, guarda che contestare che l'asessualità possa essere considerata un orientamento sessuale non significa affatto negare né che esistano gli asessuali, né che siano più o meno numerosi, né che siano malati, né che possano essere accomunati da stati d'animo o esperienze.

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Hinzelmann

Io intendevo riferirmi ad una involuzione culturale della società, non

ad una involuzione biologica degli esseri umani, tale per cui gli

asessuali sarebbero degli "uomini primitivi"

 

Suppongo che le persone facciano più o meno sesso da sempre

non è che nel 2010 o 2013 all'improvviso vengono al mondo gli

asessuali, devo presumere vi fossero anche prima e non intendevo

prendermela con nessuna di queste persone.

 

Ma rispettare una persona non può significare, ipso facto, dover

dargli ragione a prescindere: se mi rispetti come persona allora

devi rispettare anche il fatto che io voglio che l'asessualità sia un

orientamento è un discorso assurdo.

 

E se domani una trans aprisse un topic sostenendo che la transessualità

è un orientamento sessuale, io dovrei dirgli che ha ragione per dimostrare

che la rispetto come persona? Ovviamente no, gli dirò che la rispetto ma che

il suo discorso non mi torna, spiegandone i motivi.

 

Per rispettarvi come persone a me basta: prendere atto del fatto che non

siete interessati al sesso e del vostro diritto alla scelta di non praticarlo, che

non deve essere irriso o svalutato.

 

Tanto più che se domani incontro Caio-omoromantico, il fatto di avere due

identità distinte sulla base di due orientamenti distinti, può diventare il modo

facile per creare una distanza di rispetto che però fotografa una incomunicabilità

fra due persone. 

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Riguardo la discussione "è/non è un orientamento sessuale", offro io un po' di materiale (visto che ci manca, a quanto pare):

http://asexystuff.blogspot.it/2009/09/is-asexuality-sexual-orientation.html

http://asexystuff.blogspot.it/2009/10/is-asexuality-sexual-orientation-legal.html

http://archive.is/z19E

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Asexuality (da qui andando alle fonti potete trovare link a bizzeffe)

 

 

Quando, poi, parlavo di rispetto, non intendevo di certo "mi dovete rispettare e dovete prendere per vero tutto ciò che dico", anzi.

Il rispetto lo intendo quando leggo parole come "cazzate", "malati", "Preti_Che_Odiano_Tutti", e così via. Sarebbe facilissimo parlare per stereotipi.

Se vogliamo discutere, facciamolo con termini neutri.

 

Se non capite un aspetto dell'asessualità, siamo qui apposta per dialogare con voi.

Se poi, oltre il dialogo, avete ponderato la situazione e rimanete comunque della vostra opinione, allora ok, va benissimo!

Ma non potete aspettarvi che diciamo "quello che diciamo noi sono tutte baggianate, siamo dei bugiardi". Perché ciò che vi raccontiamo lo viviamo in prima persona sulla nostra pelle. E se non siete d'accordo neanche con questo, non so cos'altro dire.

 

 

 

E se domani una trans aprisse un topic sostenendo che la transessualità
è un orientamento sessuale, io dovrei dirgli che ha ragione per dimostrare
che la rispetto come persona? Ovviamente no, gli dirò che la rispetto ma che
il suo discorso non mi torna, spiegandone i motivi.

 

Per dire una cosa del genere dovrebbe avere del materiale da presentare per validare la veridicità di ciò che dice.

Potresti anche non esserne d'accordo, in fondo tanti psicologi prima non erano d'accordo sul fatto che l'omosessualità non fosse un disturbo mentale, poi abbiamo visto cosa è successo. Tutto può essere, se gli studi lo dimostrano.

 

 

EDIT: Per evitare incomprensioni, voi cosa intendete per "orientamento sessuale"?

Edited by Kevin
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privateuniverse

Correggo due piccoli refusi.

 

Quanto al "dati alla mano", guarda che la questione se l'asessualità sia o no un orientamento sessuale non è (o, comunque, non è soltanto) una questione di "dati", ma è una questione teorica, concettuale; e tu ti contraddici quando sostieni, prima, che, quali che siano le nostre ("nostre" di chi?) opinioni, l'asessualità esiste, e poi per invocare dati a sostegno di una tesi del genere.

 

Volevo dire:

 

"...quando sostieni, prima, che, quali che siano le nostre ("nostre" di chi?) opinioni, l'asessualità esiste, e poi invochi dati a sostegno di una tesi del genere."

 

Infine, guarda che contestare che l'asessualità possa essere considerata un orientamento sessuale non significa affatto negare né che esistano gli asessuali, né che siano più o meno numerosi, né che siano malati, né che possano essere accomunati da stati d'animo o esperienze.

 

Ovviamente, volevo dire "negare che non siano malati" (cioè, non significa affermare che gli asessuali siano malati).

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Hinzelmann

Mi pare dai link pubblicati si dica

 

che esistono tre usi del termine "orientamento sessuale"

1) scientifico 2) legale 3) sociale

 

Quanto al termine scientifico c'è scritto che la questione è aperta

in pratica - se capisco bene - si chiederebbe nella revisione del DSM

di inserire l'asessualità fra gli orientamenti sessuali ( il chè significa che 

attualmente non c'è ) o comunque una ridefinizione dei disturbi relativi

all'assenza di desiderio sessuale, che ne relativizzi la portata 

 

Non mi pare però che la comunità scientifica abbia accolto queste

rivendicazioni.

 

Per quanto riguarda la definizione legale, che è in certa misura autonoma

la dizione non compare praticamente in nessuna legge, si potrebbe comunque

arrivare ad una interpretazione analogica, ma in mancanza vuoi di un concetto

scientifico comunemente accettato, vuoi di un effettivo problema sociale di

discriminazioni subite, praticamente l'esito è attualmente il medesimo.

 

Residua l'uso sociale, che sicuramente non abbisogna né di comunità scientifica

né di leggi scritte o interpretate, ma può eventualmente precorrere i tempi o invece

produrre effetti più limitati, ma pur sempre rilevanti ( non mi ripeto sulle mie perplessità

circa il fatto che sia un effettivo progresso, ovviamente è un mio spunto di riflessione

personale che può anche non essere condiviso )

 

Materiale a sostegno della vostra tesi comunque non ne trovo, trovo una ricognizione

della situazione attuale, che in effetti è questa e mi torna.

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io credo che l'asessualità sia comunque,un problema,fisico o mentale.

non credo sia da riportare nelle sfumature quali lesbiche,gay ecc e parlo col senno della ragione.

io putroppo in passato (e non mi vergogno a dirlo) dovetti andare da una psicologa,perchè avevo forti dolori alle game per la quale,al culmine,non riuscii più a camminare.

beh per non soffermarmi troppo sulle gambe per farvi capire ero una sorta di dr. house,dolore perenne calmato con valium (si è un calmante) che mi dava almeno 2 ore di sonno al giorno,se no non dormivo dal dolore.

 

beh ne uscii,carandomiu per una crisi di nervi,che si riperquoteva poi come dolore fisico sulle gambe (dolore da piangere è).

 

concludo dicendo che in quel motivo ero asessuale,e lo rimasi per molto tempo,me lo confermò anche la psicologa.

non mi interessava in alcun modo ne il mio ne l'altro sesso.

in quel periodo stavo con una persona,vi dico solo che mi faceva pure schifo baciarla (e credetemi era davvero bella)

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Per evitare incomprensioni, voi cosa intendete per "orientamento sessuale"?

 

Per me orientamento sessuale significa: "le persone di cui mi innamoro sono di sesso femminile, maschile o entrambi i sessi?" dato che la mia risposta è "mi innamoro solo di donne" allora mi reputo lesbica.

 

Forse in molti non la penseranno come me, ma per me l'orientamento è determinato dalla nostra affettività, non tanto dal sesso con cui ci piace far sesso.

 

Per determinare l'orientamento io credo sia importante chiedersi "chi vedo al mio fianco in una relazione sentimentale?"

Se ho detto ai miei genitori di esser lesbica è perché loro non si stupissero il giorno che avessi portato a casa una ragazza.

Per me è importante che i miei genitori e i miei amici sappiano di me perché amo una donna e voglio costruire il mio futuro con lei.

Non sanno della nostra vita sessuale. Non sanno mica quanto spesso io e la mia ragazza facciamo l'amore e non sanno nemmeno se lo facciamo o meno (e non è niente di cui io senta la necessità di renderli partecipi).

 

Forse per questo mi risulta difficile intendere l'asessualità come orientamento.

Perché nella mia testa se un asessuale maschio ha solo relazioni sentimentali con altri uomini (anche senza farci mai sesso) io lo individuo come omosessuale (questo è solo un esempio di come la percepisco). E potrei fare altri esempi simili.

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Dal tono di numerosi interventi, mi sembra di percepire che il concetto di asessualità  faccia un po' paura a molti gay e lesbiche. Ma finalmente, dopo la grande sopravvalutazione della sessualità cominciata negli anni sessanta, sempre più persone sentono l'esigenza di liberarsi dal condizionamento sessuale. La crescita dell'esperienza dell'asessualità lo dimostra chiaramente. Personalmente sono approdato dalle pratiche queer all'asessualità attraverso un percorso autonomo (che ho sintetizzato nel thread sul Padre -  fantasma edipico che infesta l'inconscio collettivo).

In questo momento della mia vita, l'asessualità mi sembra l'esperienza più appagante, e non escludo che possa essere tale per sempre. Credo che ci sia un filo nascosto che in qualche modo collega le pratiche queer alla asessualità: in particolare, la non identificazione con il proprio orientamento sessuale. In qualche modo, un queer è già asessuale per definizione, basta intendere l'alfa etimologico della parola "asessuale" non come negativo, ma come co-implicativo. Alla fine, c'è sempre un punto in cui gli opposti finiscono per coincidere.

In parole povere, un queer sa che la sessualità, ad un livello superiore, è fondamentalmente un gioco di ruolo, di cui è master, semplicemente perché può rivestire ogni ruolo che vuole, non identificandosi con esso.

Ritengo allora che il concetto di asessualità faccia paura perchè dimostra la possibilità di costruirsi un'identità prescindendo dall'elemento sessuale. Da ogni ruolo a nessun ruolo, perché il gioco ha annoiato.

Da un puntio di vista sociopolitico, stimo che l'asessualità possa infliggere una condanna mortale a questa società che fonda il suo biopotere sulla mercificazione delle pulsioni sessuali, amplificate da tutti i media di cui dispone per colonizzare il nostro immaginario.

 

L'asessualità non è un orientamento, @@Madoka qui ci vede giusto. E', ancora una volta, il rifiuto di lasciarsi condizionare da un orientamento.

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@Madoka, il concetto di "orientamento sessuale" è pieno di "buchi".

Sia per le contraddizioni tra affettività e sessualità

(siamo d'accordo che un maschio che ami una donna sia etero anche se non vuole farci sesso,

solo nel caso lui non faccia sesso con dei maschi, altrimenti lo considereremo bi- od omosessuale represso)

che per le contraddizioni tra genere e genitalità

(come definire un uomo attratto solo dalle transessuali non operate?)

e per le contraddizioni tra le pratiche sessuali e l'autodefinizione

(come definiremo un sedicente etero che faccia sesso con maschi solo per "trasgredire"?)

 

Se aggiungiamo a questi problemi anche quello dell'asessualità

(come definiremo allora un maschio che non desidera nessuno

né carnalmente né sentimentalmente, se non asessuale?)

il concetto stesso di "orientamento sessuale" diventerà ancora più sfuggente.

 

L'orientamento sessuale è una categoria comoda nella maggioranza dei casi,

ma è una coperta troppo stretta per farci stare sotto tutte le possibilità

e il problema non si risolverà cucendoci semplicemente nuove definizioni a fare da pezza.

Accettiamo che il più delle volte sia "funzionale" e che in qualche caso non lo sia.

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Hinzelmann

In effetti l'omoaffettivo e l'omoromantico potrebbero

condividere la stessa preoccupazione individualistica

per un giudizio sociale riguardante il sesso.

 

L'omoaffettivo teme di essere visto come troppo sessuato

l'omoromantico come troppo poco sessuato 

 

Una stessa persona - gay - potrebbe essere omoaffettiva

quando parla agli etero e omoromantica quando parla ai gay.

 

Questo perchè sono due giudizi sociali differenti no?

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  • 2 years later...

un tempo si diceva affettivo e sessuale (o affettivo ed erotico).

ora la "dottrina" asessuale ha introdotto questo termine, romantico, che a me sembra un po' "Infantile"

ma mi rendo conto...sono giudicante, come lo sono magari gli esterni al mondo t col glossario t...

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