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Comportamenti omofobi dei gay


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@Hinzelmann, hai scritto che Montanelli pretendeva di non essere razzista nonostante avesse comprato una schiava di colore per farci sesso.
Naturalmente, sappiamo che questa compravendita avvenne durante il periodo dell'imperialismo fascista.
In questo caso il legame tra maschilismo, violenza, discriminazione e sessualità mi sembra eclatante: è difficile pensare che tu non discrimini un essere umano, se lo compri per il tuo uso personale. Probabilmente, con una bianca non lo avrebbe mai fatto - anche qualora fosse stata disponibile.

 

Però mi sembra difficile sostenere che i gay marchettari discirimino le marchette: non mi sembra facciano caso al colore della pelle, adoperano esclusivamente il de gustibus scegliendo tra rumeni e nigeriani, per esempio. Né ritengono che solo quelli di colore siano deputate a farle, le marchette, tant'è vero che numericamente prevalgono quelle dell'est europeo.

 

Ritornando alla discussione:
Il punto accessorio è che dietro il "de gustibus" si nasconde l'endo-omofobia. Ma il punto fondamentale è che in questa endo-omofobia agisce un fantasma maschilista, spesso inconscio, che porta a rifiutare il "femminino", in senso junghiano, e a identificarlo con un aspetto mistificante della femminilità, la quale viene intesa esclusivamente nei suoi aspetti negativi. Il risultato pratico: il vero (?) gay contemporaneo, per definirsi tale, deve vergognarsi della checca e cercare di costruire la sua identità in opposizione a ciò che la checca rappresenta, In un immaginario che non è costruito solo dagli etero, ma dagli stessi omosessuali. E deve vergognarsene, perché ha territorializzato il "femminino" esclusivamente sul corpo della checca, ovvero sulla proiezione maschilista di un concetto negativo di femminilità. Naturalmente, il gay più accorto non ammetterà mai di detestare la checca. Si limiterà a dire che "lui non è così", "non tutti sono così", oppure "la maggior parte dei gay non è così", o ancora "lo sono solo i gay di una determinata area geografica", "in Olanda non esistono checche, solo in Italia" - a seconda del grado di omofobia introiettata.

Edited by akinori
Hinzelmann

Non ho capito che c'entrano le marchette....mistero!

 

Quel che si può dire è semmai un'altra cosa, che esistono

vari tipi di discriminazione omofobica

 

Ma quella basica, istintiva...che non necessariamente produce

una discriminazione ideologica o razionale può limitarsi a quel

senso di "fastidio" e/o "schifo" che può essere tanto alla base

di un giudizio di mero gusto da parte di un gay, quanto alla base

del fatto che i ragazzini etero canzonano o scansano il ragazzino

effeminato e diverso da loro.

 

Ovviamente il fatto che questa reazione sia istintiva non significa

che abbia una ragione di esistere, è istintiva perchè arcaica e quindi

scatta in automatico e poi viene imitata etc.

 

Il ragazzino gay l'ha appresa prima di sapere di essere gay

perchè non soltanto è arcaica la sua origine, ma assolutamente

precoce è l'esordio della sua espressione ( direi fra i 5 ed i 9 anni )

 

L'identità gay non c'entra assolutamente niente è un problema

di identità maschile, solo che l'eterosessuale si conforma a questo

modello ( e maturando semmai imparerà la tolleranza ) il gay ha

l'intoppo di scoprirsi tale, da qui una serie di complessi...

 

E questa è interiorizzazione di omofobia

 

Ovviamente l'omofobia interiorizzata non produce tolleranza e

buoni sentimenti, ma disagi ed intolleranza...e certo potenzialmente

anche la discriminazione di un gay nei confronti dell'altro.

 

Tuttavia se questo atteggiamento viene razionalizzato in modo tale

da diventare tolleranti, questo ci basta ( riferito ad amor fati )

e avanza in ogni paese occidentale progredito, quindi ad

esclusione dell'Italia dove abbiamo i gay più complessati e tristi

d'Europa....per ovvie ragioni, che cioè la nostra identità è debole

e siamo i meno gay in senso contemporaneo.

 

Perchè altrove il pride non è una carnevalata, perchè altrove

se un calciatore che ha fatto CO  va a ballando sotto le stelle

la cosa viene vista come un duplice merito da parte di tutti i gay

perchè insomma si sta meglio che da noi.

 

Stop

c.v.d.

Facendo una sintesi della maggior parte delle controargomentazioni rispetto alla mia tesi abbiamo che:

1) le checche esistono solo in Italia

2)esistono solo in Italia perché l'Italia è un paese arretrato (l'Iran ci fa un baffo)

3) la checca non è un vero gay (?) e non rappresenta nulla dei gay

4)i gay non sono omofobi, sono le checche ad essere tali

5)tocco mulino rosa (arcobaleno dell'avvenire): quando gli Italiani diventeranno un altro popolo (uguale a quelli che ai gay Italiani sembrano "più avanti", tipo Spagna, Olanda etc.) la checca scomparirà anche dall'Italia

6) a questo punto esisterà un solo tipo di gay, bello, maschio, virile, insospettabile, eternamente giovane

7) questo gay vivrà con il suo simile felice e contento per l'eternità

8) i gay non sono omofobi, sono le checche ad essere tali (l'ho già scritto?)

9) magari la scienza dimostrerà che è l'eterosessualità ad essere una malattia, lo vogliamo aggiungere? :-)

10) varie ed eventuali...

 

Insomma, la solita banalizzazione endo-omofobica, che da sola spiega il provincialismo e l'arretratezza del movimento glbtqie italiano. Il fantasma della checca resta ben custodito nell'armadio del proprio inconscio, pregno di maschilismo interiorizzato e resistente ad ogni presunto. ideologico e insostanziale CO. Un abbraccio, pat, pat e :bye:

Io so leggere benissimo, quindi...

Poi sopra, come ho scritto, ho fatto una sintesi delle varie posizioni, non solo della tua. Meno egocasting, please :-)

Ad ogni buon conto, se proprio ci tieni a che io esprima un parere personale sulla tua, mi sembra che in questa atmosfera satura di omofobia interiorizzata inconscia tu cerchi di interpretare il femminino ancora una volta in termini riduttivistici, e quindi ancora una volta maschilisti. Tu intendi il "femminino" semplicemente come quella parte che l'etero deve rifiutare per definire se stesso nel processo di formazione della sua identità tra infanzia e fanciullezza (da qui il bullismo e l'omofobia). Al gay questo rifiuto non riuscirebbe, perché questa opposizione identitaria non c'è affatto. E quindi, banalizzando un po' a beneficio di tutti, mentre per un bambino gay, che sia effeminato o no, giocare con le bambole può essere la cosa più naturale di questo mondo, il coetaneo etero ha necessità di prendere le distanze dai giochi delle femminucce, per entrare nello status di maschietto, e per far questo si rivale contro il bambino gay, facendo il bullo e prendendolo in giro perché, giocando con le bambole, dimostra di essere una femminuccia nonostante abbia il pisello.

 

Io credo che ci sia una verità parziale in questa generalizzazione, non tutta la verità. La parzialità è nel fatto che il femminino non va analizzato solo in una logica oppositiva, come fai tu (femminino=tutto ciò che non è maschile). Il femminino preesiste all'elemento maschile e inizialmente lo comprende. Ha una sua autonomia. Definisce sé non necessariamente in opposizione all'elemento maschile, ma anche prescindendo da esso. Credo che quello che ho definito "fantasma della checca" abbia molto a che fare con questa dimensione pre-femminile del femminino. Credo che il timore di questo elemento pre-femminile del femminino, che fa parte dell'inconscio collettivo maschile, non derivi solo dall'esigenza di opporvisi per definire la propria identità. Non si tratta semplicemente di aver paura di diventare femminucce giocando con le bambole, o di giocare con le bambole perché ci si sente più in sintonia con le femminucce che con i maschietti. Anche perché la definizione della propria identità, come dico sempre da gender theorist,  è fondamentalmente una costruzione sociale, che avviluppa il processo di crescita del bambino ab origine... ma temo di essere andato abbondantemente OT.

Edited by akinori
AndrejMolov89

Scusa l'ot, ma @Akinori non studiavi giurisprudenza? e non avevi vent'anni. E' una cosa totalmente decontestualizzata, lo so, ma mi ricordo che lo dicevi e volevo capire se stessi facendo una seconda laurea in giurisprudenza (il che è strano data la tua età).(non è assolutamente una polemica, volevo precisare, è che odio ricordarmi male)

 

Ritornando in IT Io avevo un po' di omofobia, nel senso che avevo paura di frequentare persone effeminate per essere tacciato per gay. All'epoca lo sapevo, ma volevo rimanere nascosto e non farlo sapere a nessuno. Di fatto compivo l'associazione tra effeminatezza e gayezza, e volevo evitare di essere visto con gli effeminati per evitare di farmi scoprire. Parlo ovviamente di quando avevo 18-19 anni, cioè quando ho iniziato a sbocciare e a frequentare i primi omosessuali dichiarati :D
Ho avuto un percorso su questo fronte e diciamo che non ho problemi in senso assoluto. Credo che l'omofobia interiorizzata sia una brutta bestia, soprattutto quando riguardano questioni di questo genere e queste facili associazioni. A volte sento i miei compagni universitari ironizzare su questo fatto e vorrei vivamente fare coming out, ma ammetto che questa paura mi paralizza e tendo a non riuscire a confrontarmi face to face con queste persone con cui non ho altro che un rapporto superficiale di conoscenza...

@Greed89, quando avevo 18 anni (prima del mio coming out)

mio padre mi aveva scoperto in un parco a parlare con una coppia palesemente gay

e mi aveva chiesto se fossi omosessuale anche io.

Mi arrabbiai molto: ritenevo fosse mio diritto parlare con degli effeminati

senza che si pensasse che io ero gay (anche se era vero).

 

Più tardi dissi al mio ex che mi vergognavo di uscire col suo migliore amico

che era veramente effeminato ed eccentrico in modo inusuale.

Ero già ampiamente dichiarato, ma era troppo strano

rispetto agli altri miei amici omosessuali.

Si arrabbiò - giustamente - moltissimo con me.

Ripensandoci ora probabilmente il vero motivo era un altro.

 

L'ultima vera omofobata che ho fatto l'ho fatta a una festa universitaria recentemente.

Ho preso in giro un ragazzo di colore che si dichiarava etero perché scheccava molto.

Poi ho scoperto che si dichiarava etero perché si sentiva donna

e che non voleva cambiare sesso per non deludere i genitori adottivi.

Giustamente mi ha dato dell'ignorante (il mio sfottò era pure non velatamente razzista).

Pensavo di potermelo permettere in quanto gay dichiarato,

ma in realtà avrei voluto una pala per sotterrarmi. 

Ma dipende secondo me . . non è sempre omofobia quella che dite voi. Un conto è la femminilità, molti gay effeminati hanno però dei comportamenti disgustosi, parlo dell'acidità, cattiverie, invidia. . io conosco questo ragazzo che è molto effeminato, io non mi vergogno ad andare in giro con lui, ma mi da molto fastidio quando per manie di protagonismo insulta, spesso le ragazze, o ha atteggiamenti esasperati al limite del ridicolo, ma che se anche fosse donna sarebbe ridicola

 

 


Ma dipende secondo me . . non è sempre omofobia quella che dite voi. Un conto è la femminilità, molti gay effeminati hanno però dei comportamenti disgustosi, parlo dell'acidità, cattiverie, invidia.

 

E qui casca l'asino endo-omofobo: i comportamenti disgustosi, la cattiveria, l'invidia etc. del mondo gay, che tutti conosciamo ma che bisogna tacere per "carità di minoranza", non sono affatti legati all' effeminatezza e non hanno nulla a che vedere col femminino di cui ho parlato sopra! Chi afferma questo, è semplicemente un maschilista. Un maschilista egodistonico, essendo gay.

Ho visto gay molto autovirilizzati, con barba e atteggiamenti il più possibile maschili, controllatissimi tanto da sopprimere ogni motilità - come se avessero uno strap-on infilato su per il retto che gli arrivava sin sotto la laringe - proferire malignità gratuite e trasudare arsenica acidità da lasciare ammutolite le più sfrante delle checche :laugh:

C'ho vissuto vari anni e forse è un paradosso che vivo tutt'ora, insomma sono un'ex forzanovista, il fatto che mi piacciano le donne è stata una scoperta abbastanza crudele.

 

 

Esistono fenomeni cui si dà un nome per identificarli con più precisione: rimozione, negazione, scissione, proiezione, delirio. Non è una novità che tutti noi assumiamo difese intrapsichiche per difenderci da ciò che riteniamo possa danneggiarci. Nessun fenomeno è davvero strano se si hanno gli elementi giusti per guardarlo: un omosessuale che discrimini i gay non fa certo eccezione.

 

Consiglio la lettura di "La persecuzione del bambino" di Alice Miller, che al modico prezzo di un libro offre un lungo viaggio nella fucina dove si forgiano violenza e discriminazione.

  • 3 weeks later...

Prima di ammettere di essere un genderqueer, pensavo male del mondo LGTB ma solo con il pensiero, non con il cuore. Non ho mai parlato male di loro, mai fatto "propaganda" anti-gay, come fece mia mamma parlando con delle persone.

 

L'unica cosa di cui mi pento amaramente è il mio comportamento che ebbi in una situazione. Stavo in farmacia con mamma e notai una donna molto in tiro vicino alla bilancia pesa-persone. Aveva dei tacchi vertiginosi e capelli neri e molto lunghi. Vicino a lei c'era la tipa della farmacia che le spiegava come funzionava la bilancia. Quella donna si stupì di avere del peso in più e disse alla ragazza "Coma mai peso di più? Forse sono i tacchi, che pensi?"

 

Dalla voce capii che era una trans. La gente della farmacia era impaurita dalla sua presenza, manco fosse un mostro, e odio ammetterlo ma anche io provavo una sensazione simile alla paura. Ma in fondo al mio cuore sapevo che tra me e lei non c'era tutta sta differenza....

 

Mi sono ribellato da tutte le cazzate che mi hanno inculcato e rifletto con il mio cervello. E sono fiero di essere quello che sono, anche se non rientro nei criteri convenzionali della società. 

 

Lei non si accorse del mio atteggiamento, ma se si fosse accorta, le avrei chiesto scusa umilmente.

come molti di voi anche io all'inizio avevo una sorta di vergogna ad uscire con ragazzi molto effemminati, il perchè di questa mia vergogna non me lo sono mai chiesto, sapevo solo che se fossi riuscito ad "evitarli" era tanto di guadagnato. sto parlando degli esordi quando ancora non capivo una emerita mazza :D

adesso che è passatto un annetto abbondante, ho fatto le mie esperienze e sono diventato molto più sicuro di me,  non ho nessunissimo problema ad uscire con una donna mancata o con una sfranta..

forse all'inizio evitavo di uscire con ragazzi con quella personalità per "paura" di essere considerato come loro, e perchè forse in fondo il giudizio della gente mi influenzava un po... adesso me ne frego altamente...

Distortedmind

non è l'efebia che mi da sui nervi...gli effemminati non mi danno alcun fastidio...sono proprio questi soggetti che si conciano in modi improponibili che non sopporto...

C'è chi sta benissimo con la barba,i peli e i suoi modi virili e fa di tutto per enfatizzarli,c'è chi invece sta bene con la sua femminilità e si trucca,si depila e si rende ridicolo come dici tu e fa di tutto per enfatizzarlo.

Non si è ridicoli solo per ciò che si indossa,si può essere ridicoli per tante cose,ma di certo non perchè ci si veste e ci si concia in un certo modo,se io sto bene in un certo modo,chi sei tu (tu generale,occhio) per dirmi che io sono ridicolo?,si va sulla stessa lunghezza d'onda di chi dice "i gay fanno schifo,non meritano di vivere",chi sei tu per dire tutto ciò?.

Un po di comprensione,su!

Distortedmind

"caspita, non sembri gay",

 

e la colpa è dei gay che "fanno capire che noi omo siamo tutte checche e donne mancate" giusto?,io pensavo che la colpa è degli etero perchè sono troppo chiusi mentalmente e che quindi non vedono altro,parlando pure a coppola di minchia su argomenti che nemmeno conoscono.

ma l'omofobia la dobbiamo combattere o la dobbiamo giustificare?

BlaineAnd.

Secondo me quelli che provano tutta questa antipatia nei confronti degli effemminati o delle caricature perchè ricalcano alcune caratteristiche femminili sono esageratamente ridicoli: è inutile, puoi essere maschile quanto di pare, anche 100 volte più di un etero, ma ti piacciono gli uomini, esattamente come alle donne (etero). Negare e cercare di reprimere delle proprie tendenze femminili è del tutto inutile visto quella "principale" non può che rimanere.

Non è detto che un gay che "esagera" sia un effeminato represso, può

essere complessato, insicuro...magari senza delle ragioni

fondate. A stretto rigore un gay complessato potrebbe anche

rimuovere da sè ogni paura e/o avversione per gli effeminati

ma continuare a sentirsi poco maschile

 

Diciamo che questo tipo di gay potrebbe imparare dagli

effeminati a fregarsene del giudizio delle persone e dei

continui riferimenti a modelli precostituiti.

 

Ma per certi versi è anche ingeneroso parlare di "tipo" nel senso

che ci sono anche i normalissimi complessi legati all'adolescenza

che spesso i gay avvertono in maniera particolarmente pungente.

Infatti ci si può sentire in difetto - a livello personale - per mille

caratteristiche che poco hanno a che vedere con l'effeminatezza

( aspetto fisico poco virile, carattere poco volitivo, sessualità etc. )

Il fatto è che queste caratteristiche (aspetto fidico poco virile, passività, effeminatezza, carattere poco virile) tendono a coesistere nelle stesse persone, le vituperate checche - che poi rappresentano il gay nell'immaginario collettivo.

La cosa triste è il fenomeno contemporaneo degli omosessuali che definiscono se stessi in opposizione a questo modello, per non essere stereotipi viventi. E' una forma di autorepressione che, in un certo senso, rappresenta una vittoria sottile della società etronormativa: se non vuoi essere perturbante, come omosessuale, in una società etero-normativa, devi de-checchizzarti - non so se mi spiego. Questa è endo-omofobia indotta.

La teoria queer svela questo meccanismo subdolo dicendo che non è un problema essere una checca. E' il tuo dichiararti gay ad essere una costruzione sociale, non il fatto che sei effeminato. Parliamo ovviamente di un' "effeminatezza naturale", non di un' effeminatezza costruita - per quanto sicuramente anche l'effeminatezza costruita potrebbe essere un'esperienza di liberazione, per alcuni gay che non osano nemmeno immaginare quanto.

Edited by akinori
Silverselfer

.. non so se questa osservazione sia più o meno OT ... bah ..

 

Ci ho fatto caso dopo aver ascoltato un'intervento durante la presentazione di un libro ... credo che si trattasse "curare i gay?" , ma potrei anche sbagliarmi ... insomma, l'intervento verteva sul fatto che paradossalmente esiste un senso di conformismo gay per essere accettato dalla comunità LGBTQ. Del tipo che si assumono certi atteggiamenti "plateali" altrimenti noti come "scheccate" per ostentare un senso di appartenenza. 

 

L'effeminatezza di per sé io non trovo che si possa identificare con questo tipo di atteggiamenti. Certo si tratta di ragazzi chiaramente più delicati, spesso con gestualità assimilabili a un comportamento femminile; tuttavia scevri da esasperazioni parodiali, cui invece siamo abituati ad assistere in certi contesti. 

 

Ecco, io trovo urticanti queste "ritualità" da gran dame dell'ottocento. Sorrisetti col gridolino prima di sedersi e fare salotto sparlando di questo o quell'altro. Ma questo vuol dire effeminatezza? Io non credo e se permettete me ne sbatto di essere omofobo o cos'altro, ma di certa gente ne faccio volentieri a meno. 

L' "effeminatezza" costruita, di cui @Silverselfer dà un buon esempio, è appunto una forma di omonormatività (un neologismo da me coniato per esprimere concetti di questo ordine).

Una forma di omonormatività parallela è quella dei gay che ostentano trascuratezza o caratteristiche (percepite almeno da loro come tali) viriloidi. Un'altra forma ancora di omonormatività è proclamarsi "esclusivamente attivi". Confesso che avrei molta difficoltà a credere nell'omosessualità di un gay che si proclamasse "esclusivamente attivo". E se lo fosse davvero (la maggior parte si proclamano tali per scopi meramente sessuali, confidando nella maggioranza numerica dei passivi e sperando così di aumentare la probabilità di esiti positivi negli approcci), tenderei a pensare che in lui ci sia qualcosa d'irrisolto. Certo, lui potrebbe anche essere convinto di essere omosessuale, e magari essere accettato dal resto dei gay come tale conformandosi a tutti i diktat omonormativi, comvincendo anche loro. Ma non riuscirebbe a convincere me.

L'avversione nei confronti di queste pratiche omonormative non è una forma di endo-omofobia, questa cosa è bene precisarla.

E' un sentimento che sporge spontaneo in ogni persona equilibrata e in armonia con il proprio sé.

Edited by akinori
Mirrimaazduur

Ma il termine endo-omofobia è stato coniato da Soledamore o da Akinori. Sono confusa, leggendo le loro argomentazioni il 99% delle volte sembra di leggere lo stesso pensiero. Non si capisce di chi sia la paternità di queste interessanti teorie. Domando poi ai moderatori, se ne siano a conoscenza, perché fu bannato Soledamore. Sarebbe stato bello vederli insieme su questo forum.

http://www.gay.it/forum/viewtopic.php?f=43&t=29262

Ecco, io trovo urticanti queste "ritualità" da gran dame dell'ottocento. Sorrisetti col gridolino prima di sedersi e fare salotto sparlando di questo o quell'altro. Ma questo vuol dire effeminatezza? Io non credo e se permettete me ne sbatto di essere omofobo o cos'altro, ma di certa gente ne faccio volentieri a meno. 

 

No questa in sé non è effeminatezza, ovviamente possono partecipare

a questi "salotti" anche degli effeminati in senso stretto, ma anche no.

 

Hai presente Amici Miei e la cd. "zingarata" ?

 

Ecco, la scheccata, come la zingarata dovrebbe essere una "esplosione"

di finocchiaggine invece che di bischeraggine

 

Che poi le suddette persone un minuto dopo inizino anche a ciacolare

e fare gossip, è una dinamica diversa che ha a che vedere con tutte le

piccole comunità ( il gossip secondo me potrebbe tranquillamente esistere

senza la scheccata )

 

Questa esplosione di finocchiaggine è probabilmente una reazione

al conformismo della società esterna alla comunità ed anche un

meccanismo di riconoscimento reciproco ed in questa seconda parte

può contenere elementi anche conformistici interni

 

D'altronde va pur detto che fra la comunità e la società c'è in mezzo

un cerchio di "problematici"...anzi in origine erano più loro dei gay in

senso stretto 

Paucis verbis, la "scheccata" sucita la riprovazione dei gay più "equilibrati" perché non si riconoscono in questa "finocchiaggine" esibita, che poi, diciamo la verità, per alcuni è anche un modo di scaricare una femminilità vissuta in manuera distorta. Non si riconoscono perché questa femminilità distorta intacca quel concetto di femminino che è insito nella psicologia omosessuale e che non ha nulla a che vedere con la "finocchiaggine". Ma, ripeto, questa riprovazione non è una forma di endo-omofobia.

 

L'endo-omofobia è quella rivolta al queer, termine reso erroneamente con "checca", In italiano, dopo la traduzione del romanzo di Burrouighs Queer. Il termine "checca" introduce un elemento semantico femminile inesistente nella parola inglese originaria. Il queer infatti non ha nulla a che vedere con le sfinocchiate, basta leggere il romanzo di Burroughs per rendersene conto.

L'equivoco è nato qui. Allo stesso tempo, il concetto di queer, nell'omonima queer theory, non coincide esattamente con quello che si può evincere dal testo di Burroughs - anche se può essere un buon punto di partenza.

ho un ricordo strani di molto tempo fa, io ero davanti lo specchio del bagno e mi dicevo "non diventerò mai lesbica"; dopo di che non ricordo perchè l'ho detto, non ricorso se l'ho detto veramente eppure ho questo "ricordo" ,  e poi se l'ho detto non ricordo se aveva una concezione omofoba o meno boh.. 

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