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L'omosessualità è una malattia


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@akinori

ma quali esperimenti di biopotere...

e poi, questa visione manichea del mondo, etero vs. gay, mi fa proprio morir dal ridere :D

non capisco poi perché, tra queste ipotetiche lobby di poteri cui tu ti riferisci, non dovrebbe trovar posto anche una lobby gay....

a seguirti, i gay dovrebbero sempre e comunque rimanere minoranza perseguibile e perseguite...

Ormai odio, fortissimamente odio, ogni discorso retorico sulla diversità etero/gay.

Apprezzo, sempre più apprezzo, qualsiasi persona si sforzi di discorrere della specificità, di una relazione, di un sentimento, di una preferenza.

 

Spero che il ragazzo che si sta dedicando ad Heidegger cambi presto gusti, ché di letture più piacevoli ed intellettualmente illuminanti ce ne sono assai!

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Neanche l'omosessualità egodistonica è più una malattia, mi spiace.

Sarebbe come dire che è una malattia essere negri perché in una società razzista sei depresso :D

 

Dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali:

 

« Orientamento sessuale egodistonico: l'identità di genere o la preferenza sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o prepuberale) non è in dubbio, ma l'individuo desidererebbe che fosse diversa a causa di disordini psicologici e del comportamento associati, e potrebbe cercare un trattamento per cambiarla. »

Il 17 maggio 1990 è una data storica. In questa data fu presa la decisione di cancellare dal successivo DSM – IV (edito nel 1994) anche l’omosessualità egodistonica.

 

 

E - guarda un po' - è proprio la data in cui si festeggia la Giornata contro l'Omofobia.

Hinzelmann

Facciamo la precisazione....anche se è evidente che qui si scrive

per divertirsi male, a favore di coloro che magari leggono l'ennesimo topic

diseducativo del forum...e possono essere tratti in inganno

 

Non si può sostenere sulla base del DSM che i gay siano tutti malati

o tutti "distonici" perchè per evitare che qualche omofobo facesse una

generalizzazione talmente odiosa e stupida, si è stati attentissimi a formulare

la definizione precisando che si parla di "orientamento sessuale distonico"

cioè di un disagio che ogni individuo - e non una sola categoria- può provare

per la propria sessualità

 

Magari se vivi in una società molto omofoba, statisticamente è più facile che sia

un gay a farsi problemi per la propria sessualità....rispetto ad un etero

 

Ma questo è proprio il motivo per cui un insegnante non dovrebbe dire ai suoi

allievi che i gay sono dei malati : l'omofobia non è materia di insegnamento

 

In una società in cui i gay sono emancipati i gay che potranno avere problemi

con la propria sessualità, saranno tanti quanti gli etero, per il semplice fatto che

chiunque può farsi dei problemi e chiunque può farsene di sessuali...

 

L'omosessualità non è quindi una degenerazione, non è una inversione, non è

un disturbo della personalità, non è una deviazione sessuale ed è una variante

dell'orientamento sessuale esattamente come le altre

@akinori

 

ma quali esperimenti di biopotere...

 

e poi, questa visione manichea del mondo, etero vs. gay, mi fa proprio morir dal ridere :D

 

non capisco poi perché, tra queste ipotetiche lobby di poteri cui tu ti riferisci, non dovrebbe trovar posto anche una lobby gay....

 

a seguirti, i gay dovrebbero sempre e comunque rimanere minoranza perseguibile e perseguite...

 

1) Se non sai cos'è il biopotere preferisco non infierire: non hai gli strumenti filosofici adeguati per discutere con me di politica contemporanea, mi dispiace. Ne riparleremo qualdo li acquisirai, se vorrai  :-

 

2) Versione manichea cosa? Nella versione manichea Bene e Male sono due forze antagoniste dello stesso rango, si tratta di una visione religiosa che non ha nulla a che vedere con la sociologia dei gruppi e delle organizzazioni e con il rapporto tra una maggioranza e una minoranza storiche, rapporto che sarà sempre a favore della società eteronormativa, perché una società omonormativa che contenga gli etero come minoranza è omofantascienza davvero :-)

 

3) Mai negato che esista la lobby gay, anzi - come hai affermato anche tu in un post precedente, del quale ho sottoscritto la lucida e veritiera osservazione -  grazie a questa lobby l'omosessualità fu depennata dal DSM, ovvero dalla "bibbia psichiatrica americana" - che poi va relativizzata, con buona pace del non avvertito Almadel :-)

 

Io sostengo, semplicemente, come mi sembra tu stesso abbia già notato, che l'omosessualità è stata ritenuta una malattia psichiatrica, quindi una malattia che ha uno statuto medico particolare, in una disciplina (la psichiatria) la cui epistemologia non può essere regolata da leggi matematiche come la fisica, per esempio, e che soggiace al tanto adorato metodo scientifico, il quale, come ha dimostrato Popper, più che del principio di verificabilità (induttivo) deve dar conto del principio di falsificabilità.

 

Questo significa che, scientificamente, la definizione di omosessualità come non-malattia psichiatrica potrebbe benissimo essere falsificata!

 

Inoltre ho cercato di mettervi in guarda contro questa acritica esaltazione della scienza in salsa gay friendly, facendo presente che se anche il metodo scientifico può vestirsi di un'adeguata oggettività, la scienza non è mai neutrale: gli scienziati sono funzionari di uno stato, e devono indirizzare spesso le loro ricerche secondo gli interessi di chi li foraggia, che non sono quelli dei cittadini, ma quelli dei gruppi di potere. D'altra parte, la produzione di farmaci spesso legata alla formulazione di nuove malattie (soprattutto in ambito psichiatrico), è condizionata dagli interessi delle multinazionali farmaceutiche, essendo il farmaco una merce, ed essendo la nostra una società che si basa su merci.

 

Questo non è complottismo, questa è realtà. Da ciò ho dedotto che il destino della minoranza omosessuale, mi sembra tutt'altro che magnifico e progressivo, che la medicalizzazione dell'omosessualità non è un'ipotesi peregrina e che la condizione degli omosessuali è in rapporto allo stato economico e politico di una compagine sociale, la quale a sua volta è in perenne evoluzione. In questa perenne evoluzione è più ragionevole credere che ci siano derive antidemocratiche, piuttosto che il contrario. E che quindi, la condizione della minoranza omosessuale sia destinata a peggiorare.

 

Infine, un po' di obiettività scientifica riguardo all'omosessualità egodistonica, direttamente dall' ICD-10 (ultima revisione, si tratta dello standard di classificazione degli studi statistici ed epidemiologici - mettiamo pure da parte il contestatissimo DSM, bibbia più che della psichiatria, della psichiatria gay friendly, ormai :-)

 

F66.1

Egodystonic sexual orientation

The gender identity or sexual preference (heterosexual, homosexual, bisexual, or prepubertal) is not in doubt, but the individual wishes it were different because of associated psychological and behavioural disorders, and may seek treatment in order to change it.

 

La scienza dunque ammette che l'orientamento omosessuale possa essere associato a disordini psicologici e del comportamento, e colui il quale ritenga di esserne affetto ha la possibilità di accedere a trattamenti per mofidicare, cambiandolo, questo orientamento.

 

A ciò aggiungo (mio modesto contributo originale, al di là della cronaca scientifica e sociologica e dei conseguenti esercizi predittivi sopra esposti) che il concetto di presunzione di sieropositività, maturato nel mondo gay, di fatto ha medicalizzato un'intera minoranza sessuale, inducendo i suoi componenti ad agire come se fossero malati, anche se non lo sono. Se questo non è biopotere...

 

Penso sia più utile affrontare la verità, anche se fa un po' male, piuttosto che prodursi nei soliti, sterili esercizi di omodemagogia, no?

Seriamente.

Edited by akinori

Non credo di essere sprovvisto di adeguati strumenti filosofici per comprendere il concetto di "biopotere", solo trovo tu ne faccia un uso spropositato.

Se ho parlato di "manicheismo", l'ho fatto adoperando il termine in senso lato, riferendomi alla "tendenza a contrapporre principi ritenuti inconciliabili"; e di fatto, per quel che vedo nella società del 2013, nella sua fetta più giovane, non mi pare che, in Italia, la minoranza gay soffra di discriminazioni eclatanti...non più di altre minoranze almeno; né mi pare che i gay incontrino serie difficoltà ad inserirsi in un contesto sociale o lavorativo se messi a confronto coi loro coetanei eterosessuali, almeno in contesti mediamente urbanizzati.

 

Ché la scienza non sia mai "neutrale" è altrettanto un fatto...a me spiace che il termine scienza si applichi così indifferentemente ad aree del sapere tanto diverse.

Ma di qui a ritenere che la ricerca medica lavori esclusivamente al soldo di un manipolo di potenti riuniti negli uffici della Pfizer, loschi uomini d'affari che hanno di mira la nostra assuefazione a benzodiazepine et similia...ancora mi pare eccessivo.

 

Mi fa piacere che la medicina ammetta la possibilità che l'omosessualità egodistonica conduca a disagi psichici e comportamentali. Sono più guardingo se la cura prevista mira al tentativo di modificare l'orientamento sessuale del paziente...non per partigianeria, ma perché son convinto che l'orientamento sessuale sia una caratteristica molto più radicata di altre...nella pratica, riterrei molto temerario quel terapeuta che si proponesse di aiutare il paziente a modificare il proprio orientamento sessuale piuttosto che trovare altre soluzioni per risolverne il disagio.

 

Per quel che a tuo avviso sono le pratiche di "biopotere"  connesse alla medicalizzazione dell'omosessualità, devo ammettere, con piacere, che su di me hanno inciso positivamente. Se non avessi mantenuto una certa "presunzione di sieropositività" nei confronti di taluni partner sessuali, 9 su 10 mi sarei beccato l'HIV, giacché ho scoperto solo dopo averci scopato che erano ragazzi sieropositivi...se l'invito all'uso del preservativo è un dispositivo di biopotere, ben venga. Mediamente trovo tra i ragazzi gay più consapevolezza su quali siano le malattie sessualmente trasmissibili, a differenza dei coetanei eterosessuali...

consapevolezza che, a mio avviso, è una risorsa più che un limite.

In qualche modo, per un insana ragione, mi ricorda tanto quando donne venivano centinaia di anni fa, marchiate come STREGHE e gli uomini come STREGONI "che applicavano la magia nera e volavano sulle scope" per il sorprendente e semplice fatto che trovavano le prime cure a base di erbe e miseri medicinali ricavati sempre dalle piante e intrugli vari per far passare raffreddore, influenza ecc... 
In qualche modo, non so perchè, mi sento una strega non compresa nei giorni nostri. Una lesbica che fa cose strane perchè dettata da satana a farle. La cosa mette paura anche me.


Scherzi a parte, penso che gli anni, le culture, i popoli, l'evoluzioni possano pure passare e modificarsi, ma quel che non si cambia è la ristrettezza del cervello umano. A tal proposito penso che il mio prossimo slogan sarà quello del grande Maestro che disse: LA MENTE è COME UN PARACADUTE, FUNZIONA SOLO SE SI APRE".

@NewMarc  presumendo che tu non voglia restare malaticcio per il resto della tua life, vorresti cortesemente illustrare le cure che segui o intendi seguire per curarti?

 

Solo perchè (per ora) non esiste una cura non vuol dire che ci sia una malattia.

È un lapsus freudiano il fatto che tu abbia scritto "non vuol dire che ci sia una malattia" invece di "non vuol dire che NON ci sia una malattia?".

 

A parte questo se l'omosessualità fosse una malattia sarebbe sicuramente una malattia psichiatrica, non un virus infettivo, per cui ti basterebbe trovare uno dei tanti che promettono di riprogrammare gli omosessuali e risolvere.

 

Volendo eh?

Per quel che a tuo avviso sono le pratiche di "biopotere" connesse alla medicalizzazione dell'omosessualità, devo ammettere, con piacere, che su di me hanno inciso positivamente. Se non avessi mantenuto una certa "presunzione di sieropositività" nei confronti di taluni partner sessuali, 9 su 10 mi sarei beccato l'HIV, giacché ho scoperto solo dopo averci scopato che erano ragazzi sieropositivi...se l'invito all'uso del preservativo è un dispositivo di biopotere, ben venga.

 

Nessuno mette in discussione le pratiche profilattiche necessarie in un rapporto sessuale con uno sconosciuto, sia ben chiaro.

Bisogna però avere consapevolezza del fatto che l'aver trasformato la sessualità gay in una questione profilattica, è un effetto di biopotere. Se l'aids, malauguratamente, si fosse trasmesso per via area, tipo raffreddore, i gay sarebbero stati ghettizzati completamente e non solo nella loro appendice genitale...

Naturalmente, spesso di dimentica di mettere in risalto l'aspetto omoaffettivo, che è l'unica linea di fuga dal meccanismo biopolitico, sostenendo anzi che ci si può infettare anche nella coppia chiusa se uno dei due tradisce. Allo scopo di mettere sullo stesso piano promiscuità e monogamia, e fare ancora una volta il gioco del biopotere: "non fidarsi di nessuno, siamo tutti malati".

Questo perché la plastificazione della sessualità fa molto comodo a chi è incapace di costruire un rapporto di coppia maturo e responsabile, che comporta necessariamente la rinuncia alla promiscuità.

Ed il punto cruciale è proprio questo, la difesa ad oltranza della promiscuità. E quindi, la dipendenza sessuale.

La domanda potrebbe essere: è la dipendenza sessuale qualcosa di sano?

Badate bene, questa domanda non è affatto omofoba, dato che ad essa gli etero hanno già dato una risposta: penso sappiate che esistono da tempo cliniche dove si curano gli etero affetti da disturbo di sessualità compulsiva.

Edited by akinori

Io però continuo a non capire dove tu colga l'evidenza di questo "meccanismo biopolitico" all'opera: negli opuscoli editi dall'arcigay? Negli scambi d'opinione qui sui forum? Nella stampa; se sì, quale?

Che il sesso tra gay sia stato trasformato "in una questione profilattica" probabilmente è quanto ritengono ragazzi gay un po' più grandi di me...

Ribadisco, non mi pare una cattiva cosa, né uno spiacevole "effetto di biopotere"; mediamente, i ragazzi eterosessuali che conosco si preoccupano molto meno di me di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, fondamentalmente perché preoccupati solo dall'eventualità di una gravidanza.

Suggerire che "non si è mai al sicuro" occorre forse a disilludere qualche ragazzino alle prime armi...rompere quello schema di pensiero per cui "ti amo, mi fido e quindi non adopero il preservativo"...penso che dopo le prime esperienze, anche in una coppia monogama di tanto in tanto si dovrebbe informare il partner del proprio stato di salute...ma è una questione di correttezza, ci si può trasmettere tate altre cose oltre all'HIV...beccarsi un'epatite C non è meno carico di conseguenze. 

Questo sta alla cura di sé che ciascuna persona ha...non credo abbia direttamente a che vedere coll'essere promiscui.

 

Opererei una distinzione tra promiscuità e dipendenza; ritengo che una dipendenza si caratterizzi per una ricerca compulsiva, nel caso in esame, del sesso.

Si può talvolta essere promiscui senza necessariamente essere "dipendenti dal sesso".

Io non credo che la dipendenza sia mai qualcosa di sano; sulla promiscuità non mi pronuncio.

La "plastificazione della sessualità" cui tu ti riferisci, se intendo bene, farebbe il paio con comportamenti dipendenti, in cui la principale interazione tra ragazzi gay è la scopata...all'opposto del rapporto "maturo e responsabile" in coppia monogama.

Io tendo a vedere in questo, più che una difesa di comodo del libertinismo e del malcostume della società dei consumi, il sintomo di una carenza di modelli di comportamento per molti giovani ragazzi gay....esempio, se avessi conosciuto prima una realtà in cui essere gay non significava necessariamente doversi "nascondere", se avessi avuto qualche amico gay da adolescente, credo che sarei stato molto meno promiscuo di quanto effettivamente sono stato...

Essere gay per me ha sempre comportato un problema di organizzazione/integrazione delle due sfere (amici etero/amici gay)...perciò per non abbandonare le amicizie etero, spesso compensavo l'esigenza di frequentare altri ragazzi gay andando a scopare a caso...se fin da piccoli ci si sentisse un filino più integrati, credo ché di questi atteggiamenti, un po' anni '50, se ne vedrebbero meno.

Ciononstante, la tua critica in senso lato alla promiscuità mi pare malcelare un dispiacere personale...ho come l'impressione che tu ti sia sentito tradito/poco considerato da qualcuno a cui tenevi, più promiscuo di te.

Ma questa è una mia impressione OT...

Solo perchè (per ora) non esiste una cura non vuol dire che ci sia una malattia.

Ti capisco, cicci ;)  pensa a quanti sono ancora in attesa di una cura per la "castanite" che li renda finalmente biondi nature!  :D

Tuttavia mi sovviene or, ora che cure eterosessualizzanti esisterebbero pure, come ricorda povia (l'inetto canzonettista sanremese), basta farsi una chhiaccherata con lui per iniziare a nutrire eterno disgusto per il genere maschile  

Ma ci sono anche i terapisti nicolosiani con i loro..............clisteri all'acqua benedetta :rotfl:

Per le lesbiche che intendano eterosessualizzarsi risulta molto utile contemplare le nudità della Binetti!

Edited by prefy

@Schopy...non provare nemmeno a fare facili psicologismi su di me :music:

Può darsi che sia stato più promiscuo di te. E non sono mai stato tradito dal mio partner fisso, proprio perché me lo sono sempre scelto con determinate caratteristiche.
La mia critica alla promiscuità è totalmente disinteressata: non puoi impedire ad una persona di essere infelice, se lo vuole. E la promiscuità è una delle maggiori cause di infelicità nel mondo gay, nel medio e lungo termine, lo si sa molto bene.
 

Come intellettuale queer condivido la tua valutazione legata al consumismo, ma mi sembra fuorviante porre la differenza tra "promiscuità" e "dipendenza": infatti è proprio la promiscuità a favorire la dipendenza sessuale, insieme con lo stile di vita ad essa legato (e che a sua volta foraggia l'imprenditoria che lo propaga e costruisce su di esso la sua fortuna). Se non ci fosse dipendenza dalla sessualità, nel costrurie la propria identità, non ci sarebbe certo bisogno della promiscuità. Forse, non si avrebbe bisogno della sessualità tout court. Io sono convinto, per esempio, che la tanto conclamata omosessualità di Leonardo, fosse stata totalmente sublimata nella sua arte. Mi sono persuaso che con il Salai che gli ispirò sia il "Giocondo" che la "Gioconda", in realtà non ci sia mai stato alcun commercio carnale, altrimenti non sarebbe mai riuscito ad esprimere il suo genio.
E questo vale anche per tanti "grandi omosessuali" del mondo delle arti e della cultura in genere, dietro i quali molti gay si nascondono per essere patrocinati da figure importanti, usate motu proprio solo per giustificare uno stile di vita abbastanza squallido, spesso.

@akinori:

non voglio insistere con "facili psicologismi" ma almeno lasciati dire che stai facendo del moralismo  :cheesy:

A venti-ventidue anni credevo che il numero dei miei partner sessuali testimoniasse della mia capacità di piacere, di affascinare, ed ho abbracciato uno "stile" un po' aggressivo per quanto riguarda la sessualità...

a 26 posso dire di essere più infelice di 4 anni fa, ma non riesco davvero a capire se in ballo ci sia una maggior consapevolezza -ché l'esser promiscui non porta di per sé alla felicità- o solo un larvato sentimento di colpa per i miei trascorsi.

Sono un tipo un po' ambivalente.

 

Come scrivevo in un altro thread, son convinto che la possibilità di contrarre il matrimonio tra persone dello stesso sesso contribuirà a proporre modelli di coppie gay meno effimeri... son dell'opinione che la promiscuità si faccia largo in una coppia anche quando emerge consapevolmente una mancanza di progettualità nel rapporto a lungo termine...un vuoto che l'istituzionalizzazione della coppia potrebbe colmare.

Altro discorso è quando una coppia sceglie di "aprirsi" ad esperienze con terzi, che a volte è qualcosa di meno banale di quel che può sembrare a chi è rigidamente monogamo.

 

Se tengo a distinguere la promiscuità dalla dipendenza è perché ritengo che la promiscuità non sia per tutti, e che, fortunatamente, non apra, a chiunque la pratichi, le porte della dipendenza sessuale. 

Se la grande arte sia frutto o no di sublimazione, e prescinda dal rapporto carnale, non mi pronuncio, ché con Freud sono male in arnese.

Le biografie di letterati e artisti in genere ci consegnano comunque un Dostoevskji incallito giocatore d'azzardo, un Chaplin amante di bimbette...in senso lato ho quasi sempre ritenuto che la dipendenza sia d'ostacolo alla disciplina che la creazione di un'opera d'arte esige, ma questi come altri esempi provano ché forse sarebbero le nevrosi a bloccare l'atto poietico, più che le dipendenze per sé considerate.

 

Cogliere l'ethos di un'epoca e dei suoi protagonisti è sempre difficile; mi pare tu sostenga che, quando a dette operazioni culturali è sottesa un'ideologia gay che fa della promiscuità la propria bandiera, ne risulti una beatificazione delle "dipendenze".

Ma se pure fosse, credo basterebbe ricordare ai gay che, a tuo dire, si fanno patrocinare dai "grandi omosessuali" che, se pure quelli hanno avuto una vita sregolata, ciò non fa di ogni sregolato un genio; proprio perché dei "grandi omosessuali" si ricordano le opere, e solo marginalmente la -presunta- sregolatezza.

Edited by schopy

Ma se pure fosse, credo basterebbe ricordare ai gay che, a tuo dire, si fanno patrocinare dai "grandi omosessuali" che, se pure quelli hanno avuto una vita sregolata, ciò non fa di ogni sregolato un genio; proprio perché dei "grandi omosessuali" si ricordano le opere, e solo marginalmente la -presunta- sregolatezza.

 

No, non confondiamo i piani: molti gay tendono a ricordare dei grandi geni non la srelgoatezza, ma l'omosessualità, per accreditare storicamente un'identità che è stata costruita su una base fragilissima: la sessualità, appunto. Se ne fregano del vizio per il gioco di Dostoevskij, sono certamente più interessati a sapere se Leonardo era attivo o passivo, temo... :sarcastic:

 

In questo sito, ho notato addirittura che questa pratica di omosessualizzazione ha investito personaggi della letteratura antica: si è caduti nel ridicolo quando si è cominciato a discettare delle cosce di Patroclo e di Achille. Ho letto una lunga discussione fatta da alcuni "fanatici" (non saprei come definirli) proprio in questo forum...ad un certo punto Achille veniva definito "la più femmina di tutta l'Iliade", o qualcosa del genere. Persino l'isola di Sciro, era diventata "Scira"...ma vogliamo fare la permanente alle bambole, suvvia?! :bye:

Edited by akinori

A dire il vero dal tuo intervento si evinceva che, a tuo dire, di alcuni geni, molti gay ricordassero l'omosessualità e, nello specifico, la promiscuità/la dipendenza.

Ché io sia tanto poco interessato a scoprire le preferenze sessuali di Leonardo lo si evince dai riferimenti a personaggi eterosessuali...

ma appunto perché ho preso ad oggetto della discussione "l'artista e la dipendenza" - sessuale nello specifico.

 

Comunque, son d'accordo con te nel non voler "omosessualizzare" la realtà.

Ma perché muovo dal presupposto che ricostruire le pratiche sociali e i costumi sessuali di personaggi morti e sepolti da secoli richieda un impegno non indifferente. Comunque, ai lettori la facoltà di interpretare a proprio piacimento le pagine dell'epica.

Potremmo passare ore a cercar di convincere tutti che l'essere gay degli anni Duemila è un prodotto storico, ché l'omosessualità nell'antica Grecia non ha a che vedere con la pratica dell'omosessualità oggi...

ma ciascun adolescente ha anche diritto alle proprie fantasie...se sentirsi novelli Achille e Patroclo è d'aiuto, ben venga.

Nessuna sedicenne viene disillusa dai docenti di letteratura se introietta i turbamenti emotivi di un'eroina di Jane Austen :)

 

Quel che ne ricavo, in sintesi, è che i cosiddetti "gender studies" abbiano uno statuto spesso fragile, e possano venir ben condotti solo da chi conosca il metodo della propria disciplina...o scelga di disciplinare la propria ricerca cercando di non trarre esiti sconclusionati dal proprio lavoro.

Naturalmente la mia è una critica che, genericamente, si può estendere a gran parte della produzione letteraria/ storica/ filosofica.

Potremmo passare ore a cercar di convincere tutti che l'essere gay degli anni Duemila è un prodotto storico, ché l'omosessualità nell'antica Grecia non ha a che vedere con la pratica dell'omosessualità oggi...

 

ma ciascun adolescente ha anche diritto alle proprie fantasie...se sentirsi novelli Achille e Patroclo è d'aiuto, ben venga.

 

La cosa preoccupante è che coloro che "gayzzavano" Achille e Patroclo in quella discussione erano tutt'altro che adolescenti. Il più giovane era Almadel, se ben ricordo  :nomention:

 

 

Poi insomma, dalla libertà d'interpretazione a certi voli pindarici della fantasia...

 

Riguardo ai gender studies, io ritengo di esserne un profondo innovatore. Ho introdotto una nuova metodologia e una prospettiva multidisciplinare. Ho dato un nome e una sostanza a ciò che non si osava immaginare. Se oggi si parla, timidamente, di endo-omofobia è grazie a me. Ho introdotto io questo concetto (insieme con quelli di Fallocentrismo, superorgano perineale, de-triangolazione edipica). E tanti altri. La falsa modestia non s'addice al mio spirito.

L'idiosincrasia nei confronti dei risultati di discipline come gli studi di genere, è squisitamente politica.

Naturalmente, subisco l'ostracisimo dei pochissimi italiani che si occupano di questo campo di ricerca filosofica, che hanno pedissequamente copiato e propalato in restrittissime cerchie accademiche o pseudo-accademiche, idee apprese da pensatori d'oltralpe o d'oltreoceano. Spesso fraintendendole o mistificandole. Quasi mai apportando contributi innovativi, anzi.

Edited by akinori

Spezzo una lancia a favore di @Almadel perché son certo che quando affermava queste cose aveva in mente più l'aspetto performativo del suo intervento ché la filologia epica...

 

Non sono a conoscenza delle innovazioni che hai apportato agli studi di genere, ho qualche amico/a che se ne occupa, ma francamente dopo aver letto Foucault e la Butler mi pareva d'aver "colto il senso" di certi lavori e non mi sono interessato dei molti tecnicismi che poi finiscono per popolare anche questo tipo di ricerca -un modo carino per dire che così a naso non mi suonano bene i concetti di endo-omofobia, superorgano perineale e de-triangolazione edipica-  :sorriso:

Ma se potessi leggere qualcuno dei tuoi contributi forse potrei apprezzarne l'originalità...anche se di mio non amo molto il bricolage filosofico/ psichiatrico/ psicologico/ sociologico...

 

 


Ma se potessi leggere qualcuno dei tuoi contributi forse potrei apprezzarne l'originalità

 

Sarei già soddisfatto se riuscissi ad inquadrare il discorso della medicalizzazione dell'omosessualità attraverso la biopolitica, senza tacciare di complottismo delle conclusioni basate su una realtà di fatto.

Sfortunatamente, Foucault e Butler mi sembrano alquanto insufficienti per seguire elaborazioni teoriche nell'ambito dei gender studies.

...la tua saccenza prova che no, probabilmente non potrei apprezzare i tuoi contributi :)

Peccato...ma se pure qui, su di un forum gay, non trovi troppi consensi non credi che l'ambito dei gender studies, o almeno la tua posizione, siano un filino autoreferenziali?

Ma se a voi piace così, buon lavoro... 

Mi scuso per essere andato OT.

Anche se, diciamocelo, che noia non poter andare OT.

@Loup-garou volevo chiederti, non che sia mia intenzione, ma desiderandolo qual è il modo per cancellarsi dal gay-forum?

Non sono affatto saccente. Semplicemente so, e non lo nascondo per falsa modestia.

Stimo di avere più consensi di quanto tu presuma con la tua arroganza. Esiste nel mondo gay una maggioranza silenziosa e riflessiva dalla quale raccolgo tanta stima - stima che non ha bisogno di essere platealmente manifestata

Se vuoi agire sulla consapevolezza degli altri, devi avere il coraggio di scrivere quello che pensi, anche se vai controcorrente.

Molti gay si crogiolanio nella bambagia di una società gay-friendly che spesso è solo una gaia illusione, autoreggente liso su una gamba artritica di un modello economico ormai in crisi. Non hanno nemmeno idea di cosa potrebbe riservare loro il futuro quando il mutamento delle condizioni socio-economiche e politiche sarà più drastico di quanto non sia ora.

 

Anche se l'omosessualità non ego-distonica oggi non è ritenuta una malattia psichiatrica, questo non esclude che in futuro possa essere ritenuta tale. La medicalizzazione del desiderio omosessuale è invece una plastica realtà. Vedo quasi una simmetria tra profilattici e preservativi mentali...

Edited by akinori

Anche se l'omosessualità non ego-distonica oggi non è ritenuta una malattia psichiatrica, questo non esclude che in futuro possa essere ritenuta tale. La medicalizzazione del desiderio omosessuale è invece una plastica realtà. Vedo quasi una simmetria tra profilattici e preservativi mentali...

 

Si vede che le coordinate teoriche cui ci rifacciamo sono troppo dissimili, o che, anche a fronte delle medesime letture, traiamo conclusioni differenti.

Ad essere sincero non mi spaventa eccessivamente la possibilità che l'omosessualità egosintonica possa nuovamente venir "medicalizzata"...forse perché ad oggi lo ritengo francamente improbabile. Anzi, se potessi vivere con una pensione di disabilità perché gay, credo che mi farei in quattro per riceverla  :sorriso: provocazioni a parte, io non mi sento antropologicamente così diverso da molti coetanei eterosessuali, benché sì, il fatto d'essere gay mi spinga ad avere esigenze/aspettative/preoccupazioni che non sempre riesco a condividere.

 

Se il tuo lavoro di predicatore post-moderno ti fa sentir realizzato ben venga! Criticavo solo l'inopportunità di certi toni, ché mi parevano poco adatti ad una conversazione su di un forum...ciao!

Edited by schopy
AndrejMolov89

Non sono affatto saccente. Semplicemente so, e non lo nascondo per falsa modestia.

Stimo di avere più consensi di quanto tu presuma con la tua arroganza. Esiste nel mondo gay una maggioranza silenziosa e riflessiva dalla quale raccolgo tanta stima - stima che non ha bisogno di essere platealmente manifestata

Se vuoi agire sulla consapevolezza degli altri, devi avere il coraggio di scrivere quello che pensi, anche se vai controcorrente.

Molti gay si crogiolanio nella bambagia di una società gay-friendly che spesso è solo una gaia illusione, autoreggente liso su una gamba artritica di un modello economico ormai in crisi. Non hanno nemmeno idea di cosa potrebbe riservare loro il futuro quando il mutamento delle condizioni socio-economiche e politiche sarà più drastico di quanto non sia ora.

 

Anche se l'omosessualità non ego-distonica oggi non è ritenuta una malattia psichiatrica, questo non esclude che in futuro possa essere ritenuta tale. La medicalizzazione del desiderio omosessuale è invece una plastica realtà. Vedo quasi una simmetria tra profilattici e preservativi mentali...

 Sei arrogante e non è che se dimostri di sapere con un minimo di rispetto per il tuo interlocutore ci perda in carica retorica. Ah, mi ero dimenticato soledamore ops, akinori che tu sei qui solo per provocare con le tue molteplici identità e con le tue molteplici età :D

Io sono dell'idea che essere critici sia un sacrosanto dovere di ogni buon essere umano, domandarsi quali sono i limiti delle posizioni della comunità lgbtqi è doveroso, ma invece tu hai la tendenza di parlare per profezie e artefatti retorici, descrivendo una sorta di sodoma gay con tono moraleggiante da predicatore evangelista, ed è strano che tu denunci più l'aspetto peccaminoso della comunità lgbtqi e non denunci la borghesizzazione di quest'ultima, come fanno i veri queer :D

Scrivo questo messaggio perché ti reputo diseducativo, nel senso che i tuoi post non sono fatti per ragionare, ma per profetizzare una verità che a noi ciechi è nascosta, quindi sei poco disponibile al dialogo. Ritengo che una persona che si pone criticamente nei confronti del proprio orientamento o preferenza, leggendoti possa rimanere confuso o spaventato da questa sodoma-gomorra che vai descrivere sempre. Non dico che non bisogna essere critici, ma neanche profeti, soprattutto profeti deliranti.

 

 


tu denunci più l'aspetto peccaminoso della comunità lgbtqi e non denunci la borghesizzazione di quest'ultima, come fanno i veri queer

 

Giovanni Dall'Orto ha segnalato un interessante articolo

sull'utilizzo capzioso della teoria queer da parte della destra cristiana

http://www.touchstonemag.com/archives/article.php?id=18-10-036-f

 

Chiaramente chi la studia a livello accademico

(Hai conosciuto Busarello e Campolo,

se una volta vieni al Pink ti presento Bernini)

trovano questa impostazione ridicola

e - personalmente - mi dispiace 

che non le dedichino nessuna contro-argomentazione.

 

L'impostazione classica divide "gay mainstream" da "queer"

dicendo che i primi hanno assunto il ruolo di "nuovi tradizionalisti"

(la centralità del matrimonio nell'esistenza umana,

l'importanza dei figli per la realizzazione personale,

la paura dell'HIV come nuovo suggello della monogamia);

mentre i secondi rivendicano il portato rivoluzionario della loro condizione.

 

In Italia il vero momento in cui è maturato in termini chiari il dissidio

è recentissimo e riguarda il Pride torinese ribattezzato "Family Pride",

come se i nostri diritti di persone dipendessero unicamente 

dalla nostra disponibilità a "essere famiglia".

 

Se è una cosa che può andar bene per i gay, va certo meno bene

per i vari gruppi (etero) della Sinistra Radicale a cui era stato chiesto

di sottoscrivere la piattaforma del Pride torinese

e che hanno risposto con il "Famolo Pride".

(Fenomeno che avevo visto a Berlino quasi 10 anni fa con la "Fuck Parade"

contrapposta al normalizzante Pride delle famigliole, del sindaco e dei partiti).

 

Nel Movimento LGBTI non si può andare più a destra della "normalità":

quindi non si può parlare di "malattia" (come i famosi "gay in cerca di cura" di NewMarc).

Gli unici che parlano contro la promiscuità del mondo gay (nel Movimento)

sono alcuni esponenti di Famiglie Arcobaleno.

E l'insuccesso dei gay cristiani o di destra nasce proprio dal confronto con questa realtà.

 

Non si può essere più a destra del Mulino Bianco.

Scoparsi i ragazzetti nei locali lo può fare Haider

non può farlo Vendola, che deve desiderare un matrimonio e dei figli.

Nel momento in cui un Haider si dichiarasse gay

dovrebbe diventare anch'egli "mainstream".

Perché la doppia morale (come si evince da Akinori)

funziona solo quando si vive nascosti.

 

Con la visibilità i casi sono soltanto due.

Rivendicare la propria promiscuità come chiave di volta di una liberazione radicale della società (il queer)

o rivendicare la dignità della propria famiglia e chiedere la parità dei diritti e dei doveri (il gay)

La terza alternativa è rimanere chiusi nell'Armadio.

E cuocere pertanto nella propria irrilevanza

e nella propria incapacità di leggere il mondo.

@akinori

 

"F66.1
Egodystonic sexual orientation
The gender identity or sexual preference (heterosexual, homosexual, bisexual, or prepubertal) is not in doubt, but the individual wishes it were different because of associated psychological and behavioural disorders, and may seek treatment in order to change it.

 

La scienza dunque ammette che l'orientamento omosessuale possa essere associato a disordini psicologici e del comportamento, e colui il quale ritenga di esserne affetto ha la possibilità di accedere a trattamenti per mofidicare, cambiandolo, questo orientamento."

 

Secondo me la conclusione cui si deve giungere è esattamente l'opposto: la correlazione non è tra egodistonia ed uno specifico orientamento ma tra l'egodistonia ed il proprio orintamento, quale che esso sia, in relazione a come è percepito in uno specifico contesto.

 

La sottile violenza del messaggio sociale, secondo cui esiste una normalità, è indubbiamente l'origine dell'egodistonia: quando tutte le persone cui vuoi bene ti trattano con tolleranza, stai tranquillo che diventi egodistonico, per qualsiasi motivo lo facciano.

Una sorta di mobbing sociale...

 

L'obiettivo ultimo della scienza è puramente quello di diffondere la consapevolezza che non ci sono certezze e che il succo della vita sta nel cercare di farsi le giuste domande, non nel cercare di darsi le risposte giuste.

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