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L'omosessualità è una malattia


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@Thelema, intanto  - come ho già precisato sopra all'ingenuo Almadel - il genio bisogna averlo. Altrimenti puoi sublimare quello che vuoi ma non caverai un ragno dal buco, in termini di creatività. D'altra parte non è detto che occorra essere dei geni: una persona normale attraverso la sublimazione, anche se non ti scolpirà un David, potrà utilizzare il suo potenziale in altri ambiti utili alla società o semplicemente per se stessa.

 

C'è della verità nell'argomentazione di alcune religioni orientali riguardo alla dispersione dell'energia vitale. Ci sono dei rami del taoismo che si focalizzano in particolare sulla dispersione del flusso spermatico e su pratiche sessuali che evitano questo spreco - teorie, è bene precisarlo, nate in una cultura patriarcale ed eteronormativa.

 

Naturalmente la pregiudiziale omofobica che tende ad identificare il concetto stesso di religione con il cattolicesimo apostolico romano impedisce di cogliere gli aspetti positivi di sapienze che si sono depositate nei secoli.

 

Tuttavia no, non sono giunto a queste conclusioni attraverso le suggestioni taoistiche, che più che altro hanno suonato come una conferma dopo ricerche compiute nel campo della psicologia e della psicoanalisi. Suggestioni che non hanno nulla a che vedere con il kharma e le "chiarovisioni" (tra l'altro il kharma non "randella di sfighe" ma stabilisce solo un tuo diverso posizionamento nella ruota delle reincarnazioni - antica credenza indiana di cui il buddhismo ha fatto piazza pulita, intuendo genialmente quale fosse la vera causa dell'infelicità dell'uomo).

 

L'intelligenza di alcune persone può essere inversamente proporzionale alla morigeratezza nel caso che questa morigeratezza sia seguita ciecamente come regola imposta da una religione. Tuttavia bisognerebbe mettersi poi d'accordo sul significato di intelligenza: spesso nel lungo termine, un comportamento stupido rivela una logica superiore. Penso a quanti cattolici si sono salvati dall'aids per aver seguito "stupidamente" le prescrizioni sessuofobiche...

 

In generale, non occorre essere sessuofobici o credenti per osservare che l'importanza data al godimento sessuale diventa parossistica negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, secondo un modello consumistico che la cultura anglo-americana ha poi esportato in tutto il mondo attraverso il fenomeno pop. Un'intera generazione si è convinta che la liberazione sociale coincidesse con la liberazione sessuale. Su questo equivoco, la suddetta generazione ha giocato la sua carriera politica. Ma non c'è stata nessuna liberazione sociale, mi sembra. Nonostante ( o forse per questo) molti di questi ex "libertari radicali" occupino posizioni di potere nelle istituzioni e nei media.

Questo equivoco purtroppo è ancora radicato nella comunità omosessuale. Penso che si chiarirà man mano che i loro propugnatori acquisteranno un loro posto al sole nel sistema.

Edited by akinori
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Insomma: perché un dissoluto sarebbe meno facilitato ad esprimere il proprio genio?

 

Abbiamo un campione statistico molto interessante nella storia d'Occidente.

Un gruppo di persone che disponeva di cultura, tempo libero e praticava la castità:

il clero cristiano-cattolico.

 

Se vi fosse un rapporto tra repressione sessuale e creatività

questa categoria di persone avrebbe dovuto produrre

larga parte degli artisti e degli uomini di scienza.

E invece - tranne per Mendel e il Beato Angelico - ciò non è accaduto.

 

Tanto che - piuttosto - il sentire comune crede l'opposto

mettendo in relazione il genio piuttosto alla sregolatezza.

Abbiamo un campione statistico molto interessante nella storia d'Occidente.

 

Un gruppo di persone che disponeva di cultura, tempo libero e praticava la castità:

 

il clero cristiano-cattolico.

 

 

 

 

 

 

 

Che sciocchezza! E' ovvio che la sublimazione del clero era in genere la fede o il potere temporale: due tra gli investimenti libidici più potenti.

 

 

Tanto che - piuttosto - il sentire comune crede l'opposto

 

mettendo in relazione il genio piuttosto alla sregolatezza.

 

 

La relazione tra genio e sregolatezza è un luogo comune del romanticismo. Anche nella creatività artistica occorre metodo ed equilibrio. Gli sregolati sono morti spesso in giovane età, tra l'altro, e in qualche modo hanno sprecato il loro talento naturale.

 

 

Un altro luogo comune è che la creatività sia legata solo all'espressione artistica, mentre è fondamentale anche nella scienza, persino nella matematica. Inoltre la sublimazione non è legata esclusivamente alla creatività, ma a tutte le manifestazioni della cultura umana, anche quelle politiche, sociali, religiose (come dimostra l'esempio del clero cattolico).

 

Il punto fodamentale è che la sublimazione permette di sviluppare il proprio potenziale, anche nei più mediocri.

La genialità è solo un caso particolare del fenomeno della sublimazione.

Edited by akinori

Il punto fondamentale è che la sublimazione permette di sviluppare il proprio potenziale, anche nei più mediocri.

La genialità è solo un caso particolare del fenomeno della sublimazione.

Bah, credo c'entrino molti altri fattori, oltre alla sublimazione.

Se impiego le mie energie esclusivamente alla ricerca di un piacere sessuale probabilmente avrò meno tempo per dare il meglio di me in tanti altri ambiti...ma ché non si dia genialità senza castità è una cavolata...e probabilmente anche l'idea del genio sregolato è un po' approssimativa. Anche se tra i miei film preferiti c'è "Morte a Venezia", dove il protagonista fa amaramente i conti con la gratuità del genio, e con la sua "triste" medietà, cui si accompagna un'esistenza moralmente irreprensibile.

 

La genialità, la sublimazione...son nozioni che hanno un'estensione ampia, son prive di un riferimento preciso....insomma, se si tratta di far conversazione si possono sempre rovesciare come calzini.

@akinori, rispolverare la teiera di Russell fa sempre comodo, per mettere in ridicolo un pensatore che per alcuni, a dispetto di una vita mediamente promiscua, è stato davvero geniale  :sorriso:

Edited by schopy

Tuttavia no, non sono giunto a queste conclusioni attraverso le suggestioni taoistiche, che più che altro hanno suonato come una conferma dopo ricerche compiute nel campo della psicologia e della psicoanalisi.

 

Puoi spiegarci come hai condotto e i risultati a cui ti hanno portato queste ricerche?

Perché senza di ciò non possiamo capire da cosa trai la tua conclusione.

 

(Per tua conclusione intendo il fatto che essere morigerati "faccia bene")

Edited by Thelema 93

Bah, credo c'entrino molti altri fattori, oltre alla sublimazione.

 

Se impiego le mie energie esclusivamente alla ricerca di un piacere sessuale probabilmente avrò meno tempo per dare il meglio di me in tanti altri ambiti...ma ché non si dia genialità senza castità è una cavolata

-

 

La sublimazione non significa castità=non perdo tempo a fare sesso=ho più tempo per fare altre cose. La sublimazione è un indirizzamento libidico che può essere compatibile con aspetti sessuali inseriti in una dimensione omoaffettiva. Ma questa dimensione omoaffettiva non deve essere basata fondamentalmente su un'attrazione o una compatibilità sessuale. Cosa che difficilmente accade. L'orgasmo può essere salutare, talvolta, quando non si ha la possibilità di scaricare residui libidici in altro modo. Non sto propugnando l'astinenza totale come stile di vita, ma un uso intelligente dei principio del piacere.

Mai detto che "non si dia genialità senza castità", non ho mai posto la questione in termini così rozzi, non bere anche tu l'acqua torbida di Almadel - quando non sa più cosa dire, la sua tattica è blaterare delle sue ossessioni preferite: i preti e la religione cattolica. Del resto con qualcuno deve pur prendersela, altrimenti rispetto a chi o cosa potrebbe definire la sua identità? :nomention:

 

La genialità, la sublimazione...son nozioni che hanno un'estensione ampia, son prive di un riferimento preciso....insomma, se si tratta di far conversazione si possono sempre rovesciare come calzini.

 

@akinori, rispolverare la teiera di Russell fa sempre comodo, per mettere in ridicolo un pensatore che per alcuni, a dispetto di una vita mediamente promiscua, è stato davvero geniale

 

 

Il riferimento è invece molto preciso: si chiama libido. Se hai letto un po' Freud sai di che si tratta - dovrebbe essere una nozione comune ormai. L'unica cosa da rovesciare come un calzino è un'identità omosessuale fondata sul principio del piacere, cosa che io faccio regolarmente.

La teiera di Russell, veramente, su questo forum gay, mi pare che abbia fatto comodo a chi si prodigava nella negazione dell'esistenza di Dio, in modo da legittimare sull'inesistenza della morale la sua promiscuità. Sfortunatamente per lui, Kant ha spezzato da tanto tempo questo nodo gordiano che legava il Dio ebraico che distruggeva Sodoma con l'Etica.

L'Etica autonoma di Kant fa a meno dell'ipotesi Dio. Un contemporaneo non dovrebbe avere più bisogno dello spauracchio dell'inferno dantesco per svalutare la promiscuità sessuale, dunque. Ma senza nemmeno scomodare Kant, peraltro. Forse, dopo tanto inutile edonismo, l'argomentazione più cogente è quella empirica: la promiscuità è la causa maggiore dell'infelicità del gay contemporaneo.

 

Inviato Oggi, 22:21

akinori, on 24 Jun 2013 - 1:23 PM, said:snapback.png

Tuttavia no, non sono giunto a queste conclusioni attraverso le suggestioni taoistiche, che più che altro hanno suonato come una conferma dopo ricerche compiute nel campo della psicologia e della psicoanalisi.

 

Puoi spiegarci come hai condotto e i risultati a cui ti hanno portato queste ricerche?

Perché senza di ciò non possiamo capire da cosa trai la tua conclusione.

 

(Per tua conclusione intendo il fatto che essere morigerati "faccia bene")

 

In linea molto generale, mi sono formato filosoficamente su i "Maestri del sospetto" (Freud, Marx e Nietzsche) - ma non posso negare che anche la lettura di Heidegger è stata formativa.

Per quanto riguarda l'omosessualità, ho cominciato ad approfondirla leggendo Freud e poi tutti gli altri grandi della psicoanalisi (Adler, Jung,Lacan). Lacan mi ha illuminato sul Fallo come significante dispotico Quindi ho iniziato a praticare autoanalisi. Poi mi sono messo a studiare le dotttine orientali e le opere di chi cercava di integrare la sapienza orientale con la psicoanalisi. Dopodiché mi sono dedicato alla filosofia francese contemporanea e alla decostruzione della psicoanalisi. Grazie a Deleuze e a Guattari ho capito che i pazienti di Freud talvolta potevano insegnare sull'omosessualità più di colui che li curava (penso al caso del giudice Schroeber, per esempio).

Nel frattempo ho continuato a coltivare i gender studies e ad approfondire la conoscenza dell'omosessualità nelle varie culture mondiali e nelle varie epoche storiche.

Infine ho applicato nella mia vita quotidiana la teoria che ho elaborato in base ai miei studi. I risultati sono confortanti. Il mio non è stato solo un percorso culturale, ma esistenziale.

Non è che "essere morigerati" faccia sempre bene a tutti. La morigeratezza non deve essere intesa come una rinuncia, ma come un approdo naturale che corona un percorso di crescita interiore. Non è una regola assoluta, è semplicemente una regola nell'uso del principio del piacere. Non so se sia insegnabile. Ultimamente tendo a credere che possa essere insegnabile, ma solo in maniera diretta, attraverso un rapporto personale, non in forma mediata. Tendo anche a credere che l'autentica esperienza omosessuale non sia alla portata di tutti - specialmente del gay medio contemporaneo. E che la propaganda dell'omosessualità sia uno dei sintomi della decadenza dell'attuale civiltà.

Io accuso la società tardocapitalistica di aver mercificato un'esperienza che aveva un origine sacrale in un volgarissimo edonismo generalizzato, plastificando il desiderio e subordinandolo alla sua logica mercatale. Addebito al movimento lgbtqie di essersi appiattito su un mimetismo piccolo-borghese della società eteronormativa, perdendo ogni carica rivoluzionaria. Denuncio la promiscuità sessuale come libertà della falsa coscienza gay che è stata ghettizzata nel suo lattice sociopolitico di scarsissima qualità - ultima tappa della sua precipitosa deiezione.

Edited by akinori

Non ho mai avuto il tempo di dedicarmi seriamente a Freud, ma non mi pare d'essere il primo a dubitare delle nozioni di libido e di sublimazione...

probabilmente non condividiamo le stesse letture/la stessa formazione.

Credo invece d'essere piuttosto formato sulle letture kantiane...e, con un certo rammarico, tocca ammettere che nemmeno l'etica kantiana riesce a fare del tutto a meno di Dio...come saprai, perché il Sommo Bene sia oggetto di speranza occorre postulare l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio. Penso sia un cliché della letteratura critica kantiana che la pretesa autonomia della sua filosofia morale sia, appunto, pretesa.

Se mi scagliassi con la tua stessa veemenza contro i miei interlocutori, potrei ben affermare che il riferimento ad un'origine sacrale dell'esperienza omosessuale forse occorre a te per nobilitare il tuo stile di vita....e non commento la confusione che segue su coscienza, mimetismo borghese e rivoluzione.

Ah ok, allora ho capito. Diciamo che tu hai portato avanti uno studio approfondito su tutta una serie di autori e di pensieri dai quali hai tratto questa teoria. Poi hai sperimentato questa teoria su te stesso e hai notato che funziona. Non sarò certo io a rimproverarti l'a-scientificità di questo metodo, visto che sono il primo a pensare che la scienza sia solo uno dei possibili modi per conoscere il mondo. Però ti metterò davanti a quello che penso io, come specchio e come confronto.

 

Si tratta di un pensiero umile, il mio, che non deriva da studi filosofici o arzigogolii mentali, ma da esperienze e sensazioni personali. Non pretendo che siano idee universalmente valide, ma nel mio mondo funzionano molto bene, quindi potrebbe essere per te utile stare ad ascoltarle.

 

Secondo me tu dimentichi che la promiscuità sta insinuandosi nell'occidente contemporaneo intero, non solo nella sua parte gay. Il sesso come merce di consumo lo si vede suggerito in ogni giornale, nelle pubblicità, nella musica, in televisione. Questo comporta un atteggiamento molto più rilassato nei confronti di esso; cadono alcuni tabù, le persone diventano meno violente.

Io in questo non vedo un disegno per degenerare la razza umana, ma un semplice passaggio da un sistema di controllo ad un altro.

 

Voglio dire: controllare gli uomini fino a renderli delle formichine operose è un'opera monumentale. Forse all'inizio si è fatto leva sul carisma dello stregone del villaggio. Questo poteva funzionare finché gli uomini vivevano in gruppi di piccole dimensioni: sottomettere il tuo interesse a quello collettivo è più semplice quando verifichi di persona i vantaggi che ti porta il vivere in un gruppo. Questo però diventava sempre più difficile mano a mano che le persone aumentavano in numero e si formavano le prime gerarchie.

 

E' stato in quel preciso momento che chi stava a capo della società, per merito o per eredità che fosse, ha compreso la necessità di sottomettere gli altri. Forse per qualche secolo si è adoperata la forza bruta, la violenza, ma questo non poteva durare. La forza del numero alla lunga la ha sempre vinta e se gli umili si ribellano gli aristocratici tremano.

 

Allora c'è stato il primo colpo di genio. Si è capito che la soluzione per rendere inoffensive grandi moltitudini di individui, ognuno con i propri desideri, con le proprie forze, con la propria volontà, era quello di rivoltare la loro energia contro loro stessi.

Qui nacquero le religioni, i tabù, la sessuofobia. Sì, la sessuofobià. Perché quando un uomo associa ad una cosa sporca ciò che di più strettamente connesso al proprio essere vivo possiede, o l'associa a qualcosa che non si deve fare, che si deve controllare... ecco che inizia a diffidare di sè. Inizia a trovare qualcosa di sbagliato nel suo stesso esistere, si sente vagamente in colpa per la sua stessa esistenza. E perde potere.

Diventa impaurito, remissivo, pronto a farsi guidare da coloro che sanno bene cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è bene e cosa è male.

Buffo, ricorda un pò la genesi, non trovate? ;)

 

Poi... poi succede qualcosa. Gli uomini iniziano a comunicare sempre più velocemente. Aiutati dalle conquiste della cultura generalizzata, della radio, della televisione, tutti diventano più aperti al confronto con gli altri. E il confronto distrugge gli schemi. Alcune persone si incattiviscono come reazione, diventano estremisti, si aggrappano ai vecchi schemi, combattono le ideologie contrapposte. E' l'epoca dei grandi scontri culturali. E' l'epoca del nazismo e del comunismo. Ma questa crisi non può che portare ad un cambiamento al quale sarà difficile rispondere allo stesso millenario modo.

 

E' così evidente! Prendiamo il 68... gli uomini in quell'epoca stavano capendo. Capivano che erano stati derubati di qualcosa... e anche se non sapevano cosa erano determinati a riprenderselo. Come fare a sotterrare la questione e non rischiare l'esplosione del formicaio?

Ragazzi, ci hanno dato proprio quello che ci avevano sottratto! Libertà sessuale.

Improvvisamente fare sesso fa bruciare grassi e masturbarsi non rende ciechi! E tutti felici che hanno ottenuto quello che volevano, mentre tornavano al loro lavoro da operaio a mille euro al mese. Ok non c'erano gli euro ma insomma ci siamo capiti.

 

Ora la questione è semplice. Sono stati costretti a darci un mezzo. Sta a noi se usarlo per imborghesirci di nuovo e rinforzare gli schemi che non ci sono troppo scomodi e che ci fanno sentire sicuri, o se usarlo per rivoluzionare la nostra vita.

E attenzione, andare contro corrente non significa uscire dalla corrente e nuotare verso la libertà.

 

Intendo dire: è vero che un sesso consumistico svilisce se stesso e non apre nulla se non gli orifizi. Ma è altrettanto vero che la morigeratezza porta sempre, sempre a non accettarsi. Noi siamo sesso. Lo siamo fin dall'origine. Ogni nostro muscolo e neurone, in origine, era sperma, prendiamone atto.

 

Quello che dovremmo capire invece è che il sesso non è soltanto piacere, ma è fusione di anime (concedetemi questa espressione poetica e interpretatela metaforicamente, se non credete nell'anima; sempre che qualcosa si possa credere senza averne avuta esperienza, e viceversa).

Quando si fa sesso si rivelano gli altri a se stessi, se stessi agli altri e, soprattutto, riveliamo noi a noi stessi. E' la più sublime forma di comunicazione non verbale.

 

Ovviamente queste sono solo considerazioni e interpretazioni personali sulla realtà che mi circonda. Però ci tenevo a comunicarle perchè penso che se non altro come punto di vista esterno ed alieno, possano essere utili per lo sviluppo di chi ha interesse nel costruire un vero e proprio pensiero sulla sessualità.

Non ho mai avuto il tempo di dedicarmi seriamente a Freud, ma non mi pare d'essere il primo a dubitare delle nozioni di libido e di sublimazione...

 

La nozione di libido è usata correntemente in sessuologia, ma totalmente svuotata del significato originario freudiano e delle successive, fondamentali integrazioni junghiane che la collegano al devanagari dello shivaismo - ma con importanti differenze.

In psicologia, non mi risulta che la teoria della sublimazione e il concetto di libido siano messi in dubbio. Al massimo si rimprovera a Freud di non aver ulteriormente elaborato il primo.

 

 

 

Credo invece d'essere piuttosto formato sulle letture kantiane...e, con un certo rammarico, tocca ammettere che nemmeno l'etica kantiana riesce a fare del tutto a meno di Dio...come saprai, perché il Sommo Bene sia oggetto di speranza occorre postulare l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio. Penso sia un cliché della letteratura critica kantiana che la pretesa autonomia della sua filosofia morale sia, appunto, pretesa.

 

Gli assioni sull'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima sono le parti più deboli dell'edificio kantiano e non li prendo nemmeno in considerazione. Quello che di importante ha stabilito Kant sono l'imperativo categorico, il concetto di regno dei Fini, potente metafora etica, e la morale autonoma che non ha bisogno di Dio per il suo esercizio secondo la volontà umana.

Del resto il Dio di Kant è relegato in uno spazio ultraterreno e non interviene nelle vicende dei mortali. Mi sembra che sia stato messo nel suo sistema più che altro ad indorare la pillola di un nuovo concetto di etica ai credenti tradizionali - o forse è in residuo della sua educazione pietistica che non è riuscito ad elaborare.

Quindi, in base ad un argomento assolutamente razionale e ateologico, evitare di adoperare un uomo come mezzo anziché come fine, per esempio, è una condanna molto efficace della promiscuità sessuale.

 

 

 

Se mi scagliassi con la tua stessa veemenza contro i miei interlocutori, potrei ben affermare che il riferimento ad un'origine sacrale dell'esperienza omosessuale forse occorre a te per nobilitare il tuo stile di vita....e non commento la confusione che segue su coscienza, mimetismo borghese e rivoluzione.

 

Io questa veemenza non la vedo. Le mie opinioni possono essere urtanti perchè mettono in discussione tante false certezze acquisite, ma sono espresse pacificamente. Io non mi sognerei mai di dire che i sodomiti devono bruciare nelle fiamme dell'inferno perché sono dei peccarori perversi!

Sostengo semplicemente, laicamente, con argomenti razionali, che la causa dell'infelicità del gay contemporaneo è la mercificazione sessuale - tanto per dirne una. Oppure che la depatologizzazione o ripatologizzazione dell'omosessualità sono fenomeni dialettici.

Non ti pernettere di esprimere opinioni sul mio stile di vita che non conosci affatto, come ignori evidentemente tutto ciò che è nobile e quello che non lo è. Mi rifiuto di parlare con uno come te, visti i presupposti, del rapporto fra sacralità e omosessualità - e poi andrei OT.

Nessuna confusione tra coscienza, mimetismo borghese etero dei gay e rivoluzione: forse la confusione ce l'hai tu o hai le fette di prosciutto sugli occhi, se non ti rendi conto che le aspirazioni del gay medio coincidono con quelle dell'etero medio, cioè entrare a pieno titolo come consumatore della società tardo-capitalisitca e la sua organizzazione sociale basta sulla totale mercificazione degli stessi componenti - e forse di più, tanto che  per alcuni gay un utero può essere comprato come un forno a micro-onde e un bambino può essere gestito dando la priorità all'omogenitorialità piuttosto che alle sue esigenze reali...

Edited by akinori

Mi sa che t'ho dato troppa corda...

Tra il pene porcino, l'augurio di pseudo(in)felicità in coppia aperta, se mai avrò un ragazzo, il rifiuto di parlare con "uno come me", che ignora cos'è nobile..quando poi non ricordo nei precedenti post d'aver difeso la promiscuità sessuale, ma forse ricordo male...forse più che la promiscuità "criticavo" la dipendenza.

 

Su Kant rimango della mia opinione...non perché non conosca l'imperativo categorico, ma perché ne ho discusso a lungo e, nella misura in cui l'etica kantiana è anche un'etica eudemonista, Dio occorre eccome. Perciò o son deboli i due assiomi -come sostieni tu- o è debole l'aspetto eudemonico, perché necessità dei due assiomi.

Comunque, visto che sta diventando un gioco al massacro batto in ritirata.

Edited by schopy

Comunque, visto che sta diventando un gioco al massacro batto in ritirata.

 

Ma dài, erano un paio di battute per sdrammatizzare un po'! Poi anche tu  qualche stilla di acidità l'hai trasudata, non fare la vittima :nomention:

 

Riguardo a Kant: sì, indubbiamente è debole l'aspetto eudemonico - così come sono deboli i due assiomi sull'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima. Kant voleva che la sua morale fosse popolare. Ma una morale autentica non può prostituirsi al concetto di maggiore o minore ricezione. Kant aveva paura di essere troppo rigido, rifiutando l'aspetto eudaimonologico.

Ma non c'è nessuna ragione per la quale occorra credere che il fine ultimo del tutto sia la felicità dell'uomo. Un manicheo potrebbe obiettare che sia vero il contrario...

Quindi io sorvolo su queste debolezze dell'uomo Immanuel e le considero elementi spuri che sono entrati "alla portoghese" nella parte più alta e innovativa del suo pensiero filosofico. L'importante è tenere presente che il Regno dei Fini è su questa terra e che l'imperativo categorico non ti permette di usare un tuo simile  - cioè te stesso - come mezzo. Ne va della tua dignità di uomo; e l'imperativo categorico è parte della tua umanità, senza di esso non ti distingueresti dalla bestia.

 

 

 

E' così evidente! Prendiamo il 68... gli uomini in quell'epoca stavano capendo. Capivano che erano stati derubati di qualcosa... e anche se non sapevano cosa erano determinati a riprenderselo. Come fare a sotterrare la questione e non rischiare l'esplosione del formicaio?

 

Ragazzi, ci hanno dato proprio quello che ci avevano sottratto! Libertà sessuale.

 

Le tue convinzioni sono commoventi, e ci sta che un... ventenne? - presumo - ragioni in questi termini. Sarà la vita poi a disilluderti, purtroppo.

Però ho il dovere anche di metterti in guardia contro i falsi miti sessantottardi. Gli uomini non hanno capito proprio niente in quel periodo: l'idea che la rivoluzione sociale passasse attraverso la rivoluzione sessuale e l'uso delle sostanze stupefacenti è stato il più grosso equivoco degli ultimi 40 anni e uno dei modi più intelligenti che ha avuto il Potere per disinnescare tutto. Pasolini lo aveva capito, e per questo a Villa Borghese stava dalla parte dei poliziotti proletari contro i borghesi "rivoluzionari".

Sapeva benissimo che dopo la sbornia orgiastica della giovinezza, quella generazione velleitaria avrebbe perpetuato nuovamente il potere borghese dei padri sull'antagonista di classe, il popolo. E mentre i fricchettoni si davano al libero amore, il mondo continuava ad andare sempre nello stesso senso e sempre più velocemente: verso il consumismo e la mercificazione.

Al popolo fu fatto credere che consumando si sarebbe emancipato, mentre in realtà avrebbe continuato a svolgere la sua funzione storica: quella di mantenere in vita la classe che l'opprimeva.

 

La libertà sessuale è stata un arma di distrazione di massa.

Edited by akinori

Se faccio un po' di vittimismo lo faccio solo dopo aver dato retta alle tue prediche akinorocentriche...

Apprezza che t'ascolto, ché son l'unico che ti dà un po' di soddisfazione va'.

 

Guarda, più che altro sei l'unico che ha un minimo di spirito autocritico. Molti ascoltano, ma proprio non ce la fanno ad accettare. Sono troppo omonormativizzati :uhsi:

Ad ogni modo non è mio scopo essere popolare: amo scrivere per pochi spiriti liberi.

Per questo sto creando un mio blog dove potrò esprimermi senza peli sulla lingua e senza il timore di urtare la suscettibilità dei custodi dell'omonormatività che vi hanno rinchiuso nel ghetto delle loro convinzioni fallaci e delle loro speranze irrealizzate. Think queer! :yes:

Edited by akinori
  • 1 month later...

 

 


A casa mia si chiama relativismo culturale:
giustificare comportamenti sbagliati con la scusa della diversa cultura.

 

Il problema è che per considerarli sbagliati devi avere una cultura che li consideri sbagliati.

Ma se la tua cultura li considera giusti, come fai a capire che siano sbagliati?

Te le dice un altro di un'altra cultura?:  ma tu potresti rispondergli facilmente che è lui e la sua cultura che sono sbagliati!

@Mario1944, come si fa a sapere che quello che fanno i sauditi è gay è sbagliato?

Semplice: provi a immaginare cosa penseresti se fossi gay.

Come fai invece a sapere che essere un ladro è sbagliato?

Facile: a nessuno piace essere derubato.

 

Questa è la differenza tra i gay e i ladri, al di là 

delle singole culture che li mettono sullo stesso piano.

Se l'omosessualità è un reato è "senza vittime"

 

 


@Mario1944, come si fa a sapere che quello che fanno i sauditi è gay è sbagliato?

Semplice: provi a immaginare cosa penseresti se fossi gay.

Come fai invece a sapere che essere un ladro è sbagliato?

Facile: a nessuno piace essere derubato.

 

 

Il problema è che alcuni comportamenti (forse....) possono essere universalmente ritenuti sbagliati, molti altri invece sono creduti sbagliati o giusti a seconda dei tempi, dei luoghi, delle culture.

 

Per quanto riguarda i gay sauditi, è ovvio che per me, gay e per di più ateo (Cicero pro domo sua....), non sbagliano.

Il problema sono le leggi o meglio la religione e la cultura saudite.

 

Per quanto riguarda il furto, è noto che presso alcune culture anche prossime a noi, che non cito per evitare polemiche, è illecito e gravemente punito il furto entro il gruppo tribale, mentre è lecito e addirittura raccomandato il furto fuori di quel gruppo.

 

Per quanto infine riguarda l'omosessualità "senza vittime", ovviamente il tuo ragionamento è pienamente condivisibile da me, gay e per di più ateo (di nuovo: Cicero pro domo sua....), ma già un gay strettamente cattolico o ebreo o musulmano penso che non potrebbe non vedere la vittima, cioè dio e la sua legge!

PS:

 


Per quanto riguarda i gay sauditi, è ovvio che per me, gay e per di più ateo (Cicero pro domo sua....), non sbagliano.

 

Ovviamente volevo scrivere:

<Per quanto riguarda i gay sauditi, è ovvio che per me, gay e per di più ateo (Cicero pro domo sua....), sbagliano.>

Vabbè, dopo il siparietto Almadell-Mario1944, totalmente OT, forse è utile ricordare che qui si stava discutendo del rapporto fra omosessualità e malattia, e che il punto al quale si era giunti era la funzione della sublimazione come deterrente della dipendenza (dal Fallo, devo ancora scriverlo?). E' inutile che cercate di spostare la discussione. La patologizzazione dell'omosessualità è legata a questa dipendenza, affrontate la realtà! :music:  

Edited by akinori

 

 


La patologizzazione dell'omosessualità è legata a questa dipendenza, affrontate la realtà!

Dopo sei pagine siamo arrivati a dire che la fallo-dipendenza suscita nell'uomo comune il dubbio che essere gay è sottocategoria di essere malati?

Che dire a riguardo.. uau.

  • 1 month later...

Mio bel sognatore, dipendenza non significa malattia. Dipendenza significa dipendenza. Nessuna volontà di patologizzare. Dipendenza indica una mancanza essenziale. Appunto, quella dalla quale dipende il tuo essere. In questo caso il tuo essere gay.

La "fallo-dipendenza", che in realtà è, filosoficamente, fallocentrismo, non è una malattia, ma una mancanza.

Prendere consapevolezza di questa cosa, non significa rinnegare la propria omosessualità. Significa, ad un limite, prendere le distanze dall' essere gay, nella misura in cui questo essere gay è stato codificato dall'attuale società postcapitalistica.

Ovvero, un modello di omosessualità basato sul consumo del corpo, merce qualunque fra la miriade di merci.

Il cazzo come merce resta un'invenzione degna di un genio, oserei dire, pericleo. In realtà non è un'invenzione di un genio. E' solo l'indice, ovvero il sintomo, di una malattia universale. L'espressione della decadenza della civilizzazione occidentale.

forse per alcuni gay esiste la fallo-dipendenza, come per alcuni etero forse esiste la figa-dipendenza. e allora ?

 

io non credo sia una dipendenza vera perchè:

 

1. è causata dalla sessualità che tutti hanno più o meno per il semplice fatto che la sessualità è una condizione necessaria alla continuazione delle specie.

 

2. le dipendenza spesso sono caratterizzate dal fatto di poter sostituire una dipendenza con un'altra. si sostituisce l'eroina col metadone, le canne con l'alcool o viceversa... ma normalmente una "dipendenza" sessuale non entra in concorrenza con le sigarette o l'alcool per dire. conclusione: la figa o fallo-dipendenza non fa parte delle dipendenza di cui si fa volentieri a meno ma chi ce l'ha ci vive spesso contento e non desidera eliminarla secondo me, a differenza di un alcoolista o di un fumatore ad esempio.

@Marco7

 

Molto più semplicemente: ritenere i gay dipendenti dalla propria sessualità

è l'ossessione di chi cerca di mantenere la distanza dalla propria

 

Non esiste la figa-dipendenza perchè l'etero che tiene la distanza dalla

propria sessualità, in genere vive la cosa con un senso di sconfitta e di

fallimento, è-si sente, un impotente. In alternativa potrà darsi il caso che

questo maschio etero diventi misogino.

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