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Il partito politico e i suoi esponenti


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È da un po' che noto un comportamento che mi appare paradossale.

 

Da un lato sento forti critiche quando un partito è frammentato. Prendiamo per fare un esempio recente il PD durante la votazione per il Presidente della Repubblica. La critica in questo caso è che votare per un partito del genere è "sprecare il voto," visto che non si sa da un lato se riuscirà a mantenere le promesse elettorali fatte e dall'altro il programma di partito risulta contraddittorio.

Dall'altro sento forti critiche verso i partiti c.d. personalistici. Prendiamo sempre per fare un esempio recente l'espulsione degli "oppositori" di Grillo dal Movimento 5 Stelle. La critica in questo caso è che un partito che agisce così "non è democratico".

 

Ora, non ci troverei chiaramente niente di strano se queste opinioni fossero sostenute da persone diverse. Ma spessissimo noto che le persone che, per dire, criticano il PD perché non è unitario sono poi le stesse che criticano Berlusconi o Grillo quando un esponente dei loro partiti viene espulso per non pensarla come il capo.

 

Qual è quindi il giusto rapporto che dovrebbe esistere tra un partito politico e i suoi esponenti?

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https://www.gay-forum.it/topic/23958-il-partito-politico-e-i-suoi-esponenti/
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Eh post interessantissimo! :) L'avrei messo come traccia di un tema di attualità per la maturità :P

 

Secondo me oggi i partiti politici non esistono piu' o meglio essi esistono ma sono vuoti, non ci sono piu' i veri componenti. Oggi si naviga da un partito ad un altro perchè gli ideali sono subordinati al potere, qualunque esso sia, e al denaro. E poi, manca l'unità.  

Ci deve essere l'unità tra i vari componenti, ma questo non significa dittattura, come sta facendo Grillo e il suo pseudo movimento. Per quale motivo non deve essere possibile andare contro di lui?? Io non capisco questa cosa. Bho....

secondo me l'unità di un partito non si esprime nell'assenza di dialettica interna, ma nella compattezza dimostrata negli atti istituzionali

la dialettica interna è necessaria alla vita di un partito e può anche essere molto aspra, ma deve incanalarsi secondo le regole statutarie che il partito si è dato: altrimenti si è fuori

 

distinguerei tra due situazioni diverse:

 

la malattia di cui soffre il Movimento 5 stelle è la negazione della dialettica interna, sostituita da un approccio plebiscitario che può funzionare solo in presenza di un leader in grado di "riassumere" su di sè la complessità del dibattito interno, anche con azioni politicamente spregiudicate

questo leader non è Grillo, personaggio rigido e di scarse se non nulle capacità di mediazione; lo era ad esempio il primo Bossi, che nel suo agire spesso contraddittorio riusciva tuttavia ad appagare politicamente i variabili umori del suo elettorato

 

la malattia di cui soffre il PD è altra cosa: è lo sfaldamento dall'interno delle regole di confronto tra i suoi esponenti, sfaldamento che in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica è stato scaricato sulle istituzioni

Edited by conrad65

Mi sembra un'analisi giusta

 

Forse sul PD c'è da aggiungere qualcosa su pavidità e disonestà.

 

Come la vecchia DC, non c'è mai verso di sapere quale sia la decisione

vera del PD, chi ci mette la faccia etc.

 

Non possiamo dire con certezza cosa volesse veramente fare Bersani,

il confronto è anche falsato da reticenze, bugie tatticismi etc.

Secondo me un partito senza un leader non ha ragione di esistere, è per fare un esempio come la maglia per una squadra di calcio : avrebbe un radicamento nei tifosi una squadra che ogni stagione cambia colori e simboli? Io direi di no. Lo stesso vale per un partito, è ovvio che chi sceglie un determinato partito lo fa per un buon 50% per via del suo leader.

Anche il cambiarlo appena c'è un risultato elettorale negativo è assurdo, all'estero molti partiti hanno avuto lo stesso leader per 30-40 anni ed in quel periodo hanno guadagnato e perso voti.

Ma dov'è finito il buon vecchio caro centralismo democratico?

 

Volete un partito in cui ci sia dibattito interno,

ma che poi sia compatto attorno una linea?

Semplice: al Congresso ciascuno dice quello che vuole,

poi si vota e le minoranze se ne stanno zitte fino alla prossima volta.

 

Il problema del M5S è che non fanno nessun Congresso

e il problema del PD è che le minoranze non seguono la disciplina del Partito.

Formalmente tutti appoggiarono Veltroni,

salvo dire poi che "l'amalgama non era riuscito"

 

Formalmente con le ultime primarie una minoranza

c'era: Renzi. Ma non è stata quella minoranza che ha

fatto saltare Bersani...

 

E per dirla tutta la maggioranza di Bersani non poteva

essere fedele ad un progetto politico, che MAI è stato

precisato da Bersani quale fosse....se non per un atto

di fede in Bersani ( che però non è né Togliatti, né

Berlinguer )

 

Non vorrei che qui si replicasse contro le minoranze 

ciò che si è detto contro i partitini...il problema è il

patto consociativo delle maggioranze, che è un patto

di potere e basta

 

Anche oggi...Renzi dice: fedeli al governo Letta se fa le

cose che gli Italiani si aspettano...

 

Vorrei sapere chi potrebbe mai auspicare il sostegno

ad un governo che non fa...nè si dice cosa-quando-come

non significa niente

 

Al contempo nessuno ha capito cosa questo governo

dovrebbe fare, salvo aspettare i risultati elettorali tedeschi

 

E' un disastro...di vacuità

Quoto @Almadel

Perché alla fine di disciplina si tratta.

 

Se scegli di aderire ad un partito ci son alcune "regole" del gioco che occorrerebbe rispettare proprio per garantire continuità all'operato del partito in Parlamento.

Anche i Congressi dovrebbero esser caratterizzati da una maggior "solennità", diciamo così...nel Movimento 5 Stelle credo che davvero in pochi abbiano quest'idea ficcata in testa, né le -comprensibili- rimostranze di alcuni -vedi su interviste, esposizione mediatica- vengono discusse come si deve. I grillini vivono questa condizione ibrida, per cui si rifanno, per le decisioni importanti, ad una persona che di fatto non siede in Parlamento, e questo lo trovo ridicolo. Il PD deve quotidianamente affrontare la sfida di tenere unita una squadra i cui componenti hanno le provenienze politiche più disparate, e dove ciascuno si prende troppo sul serio per condividere le ragioni della maggioranza di partito. E' il guaio di chi vive di politica...

Edited by schopy

Io sono sicuramente una di quelle persone che si lamentano sia di come funziona il PD, sia di come funziona il M5S e non mi sembra un paradosso, perché sono due realtà che rappresentano due estremi secondo me entrambi molto sbagliati.

Il problema del PD non è la presenza di una discussione interna, il problema del PD è che i suoi componenti non sono mai d'accordo su NULLA. La discussione non è mai interna, si fa sempre alla luce del sole e l'elettore alla fine non riesce mai a capire come la pensa il PD su una determinata questione. Io del PD posso sapere il pensiero di tizio o caio, ma quale sia la posizione del PD non l'ho mai capito.

 

Di contro il M5S è un partito dove non si può criticare il leader per la sua fallimentare strategia elettorale (vedere come sono andate le elezioni nei comuni) che si viene espulsi: nemmeno Berlusconi è mai arrivato a tanto.

 

A me piacerebbe che in Italia esistesse un grande partito di sinistra che avesse un'accesa discussione interna (ai congressi) per decidere leader e programma (che sia chiaro). E una volta decise queste due cose vorrei che i suoi esponenti si mostrassero un po' più compatti nel difendere il programma e il leader. Questo non vuol dire che chiunque si esprima contro debba essere espulso, ma non si può nemmeno avere a che fare con un partito dove viene detto tutto e il contrario di tutto.

 

 


il problema del PD è che le minoranze non seguono la disciplina del Partito.

 

il problema del PD è che non si capisce cosa sia maggioranza. Il problema delle minoranze si pone nel momento in cui vi è una maggioranza.

 

In ogni caso,

 

 


Qual è quindi il giusto rapporto che dovrebbe esistere tra un partito politico e i suoi esponenti?

la Minoranza si adegua alla Maggioranza dopo un sano confronto interno, democratico e libero, su qualsiasi questione che non metta in dubbio la possibilità della/e minoranza/e stessa di esprimersi ed essere minoranza. Non credo si debba o si possa chiedere di più.

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