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Un po' di storielle a caso


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BuonSalve a tutti! (Non so se esista come termine o.o però il BuonSalve mi piace troppo!, perché funziona sempre, mattina pomeriggio e sera va sempre bene!) 

 

Questa volta vi propongo un altro tipo di storia, che ai tempi scrissi ispirandomi ad un ragazzo etero che mi piaceva tantissimo, e che però, purtroppo, al di fuori dei miei racconti non ho mai potuto avere! Forse avrei dovuto dividerla in due parti, viste le dimensioni, però poi magari mi avreste voluto mettere al rogo per non aver messo tutta la storia in una volta! Quindi, spero di aver fatto bene a postarla così!

 

Buona lettura e spero vi piaccia :3

 

- Quell'assurdo Week-End -

 

< Venerdì - Ore 12.33 >

 

Le prime quattro ore di scuola oggi, erano trascorse veramente in fretta, non mi ero neppure reso conto che la quinta ora fosse proprio quella di educazione fisica, la mia materia preferita. 

 

"Mi devo assolutamente sedere un attimo, non ce la faccio più"

 

Non capisco perché il professore si era fissato sul fatto di volerci assolutamente far fare, ogni volta, per la prima mezz'ora, quei maledetti infiniti giri di campo, non basta riscaldarsi per cinque minuti come fanno le altre classi? Evidentemente a lui questo non basta. Però, in fondo, non riesco ad odiarlo seppur ci fa sgobbare come asini, anzi, penso di poter dire di essere attratto dl mio professore di educazione fisica.

 

"Può bastare così, adesso godetevi questi trenta minuti, ma non fate cazzate ragazzi, il primo che vedo, come l'ultima volta, rovinare i materassi, lo mando in presidenza e niente partita"

 

Adoro il suo tono rude e autoritario, ed anche il suo fenomenale fisico, quelle sue spalle larghe, gli addominali scolpiti, e veramente un bell'uomo, ma ahimè, rimarrà solo una mia fantasia, d'altra parte è sposato, con due figli, e seppur, per qualche miracolo divino, si decidesse a volermi frequentare, non me la sentirei proprio di rovinare una famiglia.

"Ancora a fantasticare ad occhi aperti?"

 

Ed ecco che arriva, a distruggere tutti i miei magnifici momenti atti ad ammirare il mio adorato professore, quel rompiscatole del mio miglior amico, Napo. Il suo nome, in realtà, è Stefano, ma tutti lo conosco come Napo, da Napoleone. Gli fu affibbiato questo nome, quando qualche hanno fa, al primo anno delle superiori, alla semplice domanda "Chi scoprì l'America?" lui, convinto della sua risposta, alzò la mano urlando "Napoleone professoressa! Lo sanno tutti!" facendo scoppiare la classe in una risata che durò per giorni, rovinandosi così a vita, ottenendo il nomignolo di Napoleone, per gli amici, Napo.

 

"Nah! Sono solo stanco.. Odio questi giri di campo, io voglio solo fare una partita!"

 

rispondo mentre mi rimetto in piedi, raccogliendo da terra il piccolo asciugamano su cui stavo seduto, e raggiungendo gli altri della classe che si preparavano per la partita. Intanto Napo fa la stessa cosa, seguendomi

 

"Hai preso tutto per domani? Io ho speso tutto quello che avevo in birra, sarà un Week-End da sballo!"

 

Tutto eccitato Napo si illuminava come un faro nella notte, praticamente non stava fermo, continua a dimenarsi e a discutere su quanto sarebbe stato fico il Week-End. Questo perché, io, Napo, alcuni suoi amici, che conosco solo di vista, e suo fratello, domani avremmo trascorso il fine settimana in vacanza nella casa al mare di mio zio, che dato che quest'anno non utilizzerà fin da inizio estate, ho chiesto se potevo trascorrerci io qualche giorno con degli amici, e lui ha accettato senza problemi, a patto di non rompergli nulla, altrimenti mi avrebbe fatto ripagare tutto fino all'ultimo soldo.

 

"Tranquillo Tranquillo, ho lasciato la lista con le cose da comprare a mia madre, vedrai che non mancherà nulla"

 

rispondo al caro Napo, mentre faccio cenno ad uno della mia classe che sta formando le squadre, di tenere in conto anche me.

 

"Ehi, tu! Che vi avevo detto nemmeno cinque minuti fa? Non bisogna utilizzare i materassini come scivoli! Visto che continuate a fregarvene, niente partita. Tutti a fare giri di campo fino alla fine della lezione"

 

Ed ecco che la mia armoniosa giornata va a farsi fottere, per colpa di uno dei soliti idioti della mia classe che non sa fare altro che rompere le palle. Dopo altri circa quindici minuti di giri di campo, il professore ci lascia andare negli spogliatoi, per poterci cambiare in vista della campanella. Come ho già spiegato, io adoro le ore di educazione fisica, però, detesto quando bisogna andare negli spogliatoi a fine lezione, o meglio, detesto me stesso negli spogliatoi, infatti tendo sempre ad arrivare per ultimo, quando tutti hanno già finito, per non incappare in qualcuno ancora nudo, o che si sta svestendo. So che non riuscirei a controllarmi, e non vorrei mai che si accorgessero che mi si drizza negli spogliatoi con altri ragazzi, non oso immaginare, dopo il nomignolo che hanno dato a Napo, cosa ne potrebbe mai venir fuori per me.

 

"Che ci fai ancora qui? Guarda che fra cinque minuti suona la campana, su su, muoviti"

 

la voce di Napo interrompe i miei pensieri contorti proprio mentre fingo di allacciarmi le scarpe per perdere tempo, e spingendomi per le spalle mi trascina senza troppi problemi negli spogliatoi. Ovviamente, le mie paure sono più che fondate. Molti dei miei compagni di classe sono già usciti, ma gran parte di loro sta ancora negli spogliatoi. Alcuni di loro sono seduti sulle panchine, intenti a cambiarsi, ancora sudati per colpa dell'allenamento. Uno di loro, Davide, sta proprio sulla panchina alla mia destra. Capelli corti, occhi chiari misti fra il verde e l'azzurro, carnagione scura, come fosse abbronzato, ma sopratutto, la sua parte migliore, il suo grosso pacco. Mentre con l'asciugamano si asciuga il sudore sul petto, il mio occhio cade proprio in mezzo alle sue gambe. Indossa degli slip chiari, non sono bianchi, ma nemmeno grigi, un miscuglio direi, e seppur con gli slip addosso, si possono scorgere benissimo la forme del suo arnese, come fosse nudo praticamente, l'asta curvata verso destra, il contorno della sua punta, nitide e ben definite. Seppur non ci fosse molto caldo negli spogliatoi, comincio a sentirne parecchio, e la mia bocca si asciuga. 

 

"Se non ti sbrighi non arriverai a farti la doccia"

 

Mentre io impegno gran parte dei miei neuroni a fare un analisi approfondita su ogni centimetro del corpo di Davide, la stanza si sta velocemente svuotando. Abbandonati i miei pensieri, anche aiutato dalle parole di Napo, mi siedo velocemente sulla panchina al lato opposto e cerco di far finta di dover trovare qualcosa dentro al mio zaino

 

"Si si tranquillo, tanto han finito tutti, tu vai pure"

 

Sorrido a Napo e riprendo a tirar fuori il mio ricambio d'abiti, il più lentamente possibile, ma senza cadere nel ridicolo, sperando che gli altri svaniscano da quella stanza. Inaspettatamente, però, accade qualcosa che fa sobbalzare i miei ormoni. Sollevando leggermente il capo per capire a che punto stiano gli altri, ad un centimetro o due di distanza dalla mia faccia, si trova proprio il pacco di Davide. Lui, sta tirando giù dalle mensole che stanno sopra le panchine, il suo zaino, e involontariamente, lo zaino in questione si trova proprio sopra dove mi sono seduto io, e questo costringe Davide ad allungarsi per prenderlo, sbattendomi in faccia il suo grosso pacco. Avrai voluto dargli un morso, mentre lui si allungava sopra di me, avrei voluto morderglielo, sentirlo fra le labbra, assaporarlo con la lingua. Trascorso qualche secondo, che per me risultò eterno, Davide recuperò il suo zaino, e senza tanti problemi, si allontanò da me. Il mio cuore batteva forte, sentivo come se mi dovesse saltar fuori dal petto, ed ovviamente, tutto quel pompare, aveva alimentato anche il mio arnese, che si era letteralmente impietrito. Nonostante la stanza si era pian piano svuotata, i miei boxer invece, inversamente ad essa, si erano vistosamente riempiti.

 

"Allora? Cristian muoviti! Sei sempre l'ultimo!"

 

Alla fine eravamo rimasti io e Napo. Per fortuna col tempo, essendomi affezionato molto a Napo, sono come diventato "immune" alla sua figura. Non dico che non sia un bel ragazzo, anzi, ma, lo vedo più come un mio fratellino, quindi difficilmente mi provoca imbarazzo, o almeno, riesco a non avere delle erezioni incontrollate, seppur entro certi umani limiti. Tolti via i vestiti, questa volta con molta fretta, rimango in boxer e mi avvio verso una delle docce libere.

 

"L'unico caso al mondo di ragazzo a cui suda anche l'uccello, Ah Ah Ah!"

 

Quel che dice Napo mentre mi avvicino ad una delle docce adiacenti a lui. Ad un primo momento non capisco, poi però, quando avvicino la mia mano ai boxer per sfilarmeli, realizzo il tutto. Non mi sono accorto, quando prima ero seduto sulla panchina. a causa dell'eccitazione, di essermi venuto nei boxer. Fra l'altro adesso, inizio anche a percepirne l'odore, il che mi fa letteralmente andare in panico. Per fortuna Napo non ha un grande cervello, e non avendo capito che non si tratta di sudore, e con l'odore mascherato dai diversi profumi di bagnoschiuma ancora in circolo nella stanza, faccio finta di nulla e entro nella doccia con i boxer ancora addosso. Mi giro di spalle, e facendo finta di niente, azionando il getto d'acqua, li sfilo ed inizio a lavarmi in tutta fretta.

 

< Sabato - Ore 21.05 >

 

Il viaggio verso la casa al mare sembra interminabile. Seppur la macchina di Napo è abbastanza spaziosa e comoda, dopo tre ore di macchina sfiderei chiunque a non volersi gettar fuori dal finestrino. Fra le altre cose, a rendere il viaggio insopportabile, c'era l'orrenda musica scelta dal guidatore, Luca, uno degli amici di Napo. Da quanto io ne possa capire, doveva essere qualcosa tipo Metal, Rock, Punk, insomma, una roba assordante da più di tre ore di viaggio, con lui che si fomenta come se fosse ad un suo concerto.

 

"Ehi Luca, visto che manca ancora qualche ora, potresti spegnere la radio, vorrei riposarmi"

 

L'intervento di Francis, il fratello maggiore di Napo, seduto alla mia sinistra sul sedile posteriore, mi fa capire che allora, nonostante tutto, qualcuno lassù esiste e mi vuole bene. Luca, seppur con la faccia abbastanza contrariata, che riesco a scorgere dallo specchietto, spegne la radio e facendo cenno di approvazione, continua a guidare. Trascorre un'altra mezz'ora di viaggio, e questa volta in totale tranquillità. Napo, che sta seduto davanti, dorme a bocca spalancata, con ancora qualcuna delle duecentomila patatine che ha ingurgitato durante il viaggio in orrenda vista. Alla mia destra, invece, c'è Mario, o come lo chiama Napo, il Cyborg, questo perché e pieno di aggeggi ultra-tecnologici che lui adora, computer, telefoni, orologi con tanto di Tv, radio satellitari, insomma, ogni sorta di diavoleria elettronica futurista, lui la possiede. E infatti, quasi per non voler smentire il suo buon nome, sta giocando con un affare portatile ad uno dei suoi tanti giochi. Ed infine, come aveva detto qualche tempo prima, alla mia sinistra dormiva Francis, con il capo poggiato sul finestrino. Incentivato dalla noia di quel momento, e non volendo intraprendere una conversazione con Cyborg, decido di scrutare un po' meglio Francis. In realtà non l'ho mai conosciuto a fondo come Napo, nonostante io abbia passato tantissimo tempo a casa loro, comprese tantissime cene con la sua famiglia e diverse notti trascorse a dormire con Napo. E qualche anno più grande del suo fratellino, e visto che i genitori di Napo non volevano che andassimo da soli in gita, lui si è proposto di farci da osservatore, salvando così la nostra vacanza. Ha i capelli corti, castani, e li porta quasi sempre a spazzola. Non ricordo il colore dei suoi occhi, credo siano verdi, o giù di li, e sono di un taglio strano, quasi asiatico. Porta "la barba del giorno dopo", ovvero, si rade spesso ma mai fino in fondo, quindi sembra quasi che la sua barba sia sempre cresciuta di qualche giorno. Ha un bel fisico, due grandi pettorali, le spalle larghe, dei bicipiti ben disegnati, e dato che indossa solo il costume, gli addominali sono in bella vista. Le sue gambe sono molto allenate, visto che lui adora correre. Solo qualche minuto dopo, nonostante stia scrutando Francis già da un po', mi accorgo che mentre lui riposa beato, fra le sue gambe invece, il suo arnese è tutt'altro che dormiente. Probabilmente è colpa della dormita, un po' come quando la mattina ci si sveglia con l'alza bandiera. Faccio finta di nulla, guardo verso destra per controllare che Cyborg non si sia accorto di niente, e non mi stupisco quando costato che quest'ultimo sembra appartenere ad un altra dimensione, mentre furiosamente pigia sui tasti del suo giocattolo elettronico. Con molta naturalezza, mi rigiro dall'altro lato. Francis non si è mosso di un millimetro, ed il suo pacco è ancora gonfio ed in bella vista, a pochi centimetri da me. La situazione, seppur pericolosa per me, inizia a diventare molto eccitante. Il costume che indossa Francis, fra l'altro, è uno striminzito Slip arancione, molto aderente, che lascia pochissimo all'immaginazione. I minuti passano, e la mia voglia aumenta. Vorrei tanto poterlo toccare, poter tastare con mano quel duro arnese, ma la paura lui stesso possa accorgersene mi blocca. Intanto anche il mio è diventato vistosamente duro, seppur nascosto dai miei larghi pantaloni. I miei occhi continuano a fissare quella sua turgida parte, e così, probabilmente spinto dall'eccitazione, decido di toccarglielo. Girandomi verso il finestrino di Francis, simulando un mio interesse a voler guardare fuori, avvicino la mia mano lentamente verso il suo costume, posizionando il mio corpo come fosse un muro per coprire la scena alle mie spalle. Lentamente, avvicino alcune dita verso la punta del suo arnese, e seppur molto spaventato, alla fine, le poggio sopra. Le mie dita fanno dei piccoli cerchietti per poter tastare il suo gioiello. Al tocco, quella sua parte risulta stranamente calda, piacevole, e leggermente bagnata. Poggio lentamente tutto il palmo della mia mano, per poi stringere lentamente come per volerglielo afferrare. Sento il cuore salirmi in gola, la paura che qualcuno da un momento all'altro possa urlare qualcosa mi assale, così, dopo averglielo tastato delicatamente per qualche secondo, saggiata la sua durezza, mi rimetto a sedere controllando che nessuno si sia accorto, e per fortuna tutto sembra normale. Mi sento come se fossi dentro ad un enorme stufa, sudo tantissimo, e faccio fatica a nascondere la mia erezione anche cercando di coprirla accavallando le gambe. Francis intanto, non accortosi di nulla, continua a dormire.

 

"Sveglia gente, siamo arrivati!"

 

Le parole improvvise di Luca, qualche attimo dopo, seppur non centrino nulla con quel che è successo poco fa, mi fanno quasi morire di infarto. Napo e Francis si svegliano, mentre Cyborg, che vive nel suo mondo, scende dall'auto e si incammina verso casa. Alla fine, io a tutti gli altri, dopo esserci stiracchiati gambe e braccia, una volta scesi, prendiamo la roba dal bagagliaio e la portiamo dentro.

 

< Domenica - Ore 11.27 >

 

Dopo un viaggio stancante come quello del giorno precedente, e la nottata trascorsa a bere birra e mangiare schifezze, la spiaggia era proprio quello che più ci voleva, ma col senno di poi, avrei dovuto forse rifletterci su un bel po', prima di finire in spiaggia con i miei amici.

 

"Non sei tu quello che rompe sempre le palle perché vuole giocare senza fare allenamenti? E mo non vuoi giocare! Dai Cristian!!"

 

Napo ovviamente non ha tutti i torti. Sono sdraiato a pancia in giù sul mio bel telo da mare, e nonostante io voglia unirmi a loro e giocare con il pallone, non posso alzarmi. Ed e per questo che, come dicevo prima, avrei dovuto riflettere a lungo sulla spiaggia.

 

"Tranquillo ho mal di stomaco, preferisco rimanere sdraiato ancora un po'"

 

Rispondo fingendo di stare male, e per fortuna riesco a convincerlo a non insistere oltre. Il problema, fondamentalmente, e che la mia erezione mi imbarazza tantissimo. Non avevo riflettuto sul fatto che venendo al mare con loro, sarebbero stati tutti in costume, sopratutto Francis. Lui, Napo e Luca stanno giocando poco lontano dal nostro ombrellone, mentre Cyborg, sta all'ombra a navigare su internet, totalmente estraneo al gruppo. Ignorando quest'ultimo, e osservando i miei amici, non riesco a fare a meno di ammirare Francis e quel suo magnifico corpo. Fra le altre cose, proprio non riesco a togliermi dalla mente la sensazione della mia mano sul suo pacco in tiro, ed ogni volta che la mia mente ci ripensa, la mia erezione si ripresenta tempestivamente. Disperato, non mi resta che fingere di avere mal di stomaco, e più tardi strisciare verso l'acqua sperando che un bagno freddo mi riesca a schiarire le idee. Intanto, con la faccia piantata sull'asciugamano per evitare di guardare oltre Francis, aumentando i miei danni, sento qualche gocciolina fredda bagnarmi le spalle, ed un tonfo vicino al mio orecchio

 

"Sicuro di stare bene?"

 

Alzo lentamente la testa alle parole di Francis, che si è seduto proprio accanto sul mio telo, a pochi palmi dal mio viso, accovacciato, con il busto leggermente curvo in avanti

 

"Scusa non volevo bagnarti"

 

Riprende a dire dopo essersi accorto di star gocciolando sulla mia schiena.

 

"Oh, tranquillo, qualche goccia non mi ucciderà mica, sto già meglio, grazie"

 

Il suo sorriso mi inebria, ed anche il suo interessamento nei miei confronti. Se prima fosse difficile allontanare la mia erezione, adesso, con lui seduto a pochi centimetri dalla mia faccia, era pressoché impossibile.

 

"Ti conviene girarti, il mal di stomaco peggiora se schiacci la pancia verso il basso"

 

Come faccio a spiegargli di non potermi voltare viste le condizioni del mio uccello? Questa situazione peggiora di minuto in minuto. Intanto, qualche attimo dopo, mi afferra per i fianchi e cerca di aiutarmi a girarmi su me stesso

 

"Tranquillo! Sto bene sto bene, non serve!" 

 

Dico io opponendo resistenza

 

"Guarda che studio medicina, ti puoi fidare, almeno mettiti su di un fianco"

 

E così, seppur sapevo a cosa potevo andare in contro, mi sdraio sul mio fianco, rimando col viso verso la sua direzione per poter discutere.

 

"Dove ti fa male?"

 

Mi dice lui, poggiando la sua mano, ancora fredda per via del bagno, sulla parte più bassa del mio stomaco. Il suo tocco, la sua mano così vicina al mio già duro arnese, non fa altro che alimentare la mia voglia

 

"Un po' tutto lo stomaco... Credo..."

 

Rispondo un po' confuso

 

"Uhm, forse tutte quelle schifezze mangiate ieri sera non hanno fatto granché bene"

 

La sua mano sale, facendo pressione sulla parte più in alto del mio stomaco, poi, lentamente, scende, e continuando a far pressione su diversi punti del mio stomaco, alla fine, avvicina le sue dita al mio inguine, facendo pressione anche su quest'ultimo. Data però, la mia erezione, nel far pressione su quest'ultima zona, la sua mano si infila proprio sotto il mio duro arnese. Sento il mio affare accarezzargli il dorso delle dita, anche se lui tasta solamente lo stomaco, per poi sfilare la mano

 

"Non credo sia nulla di grave, solo un po' di mal di pancia, passerà"

 

Mi dice sorridendo, mentre io mi sento ancora fortemente imbarazzato ed eccitato per quel che è appena successo.

 

"Ma adesso, pensiamo ad altro"

 

All'improvviso, si piega sulle ginocchia, verso di me, e afferrando il mio corpo e tirandolo su, su di una sua spalla, mi alza in aria avviandosi verso l'acqua

 

"Francis! Aspetta! Non voglio fare il bagno! Sento freddo! Ho appena mangiato! Ho mal di pancia!"

 

Nonostante le mie mille e più scuse, dopo pochi passi, ridendo e dopo avermi afferrato come fossi un vecchi sacco di farina, mi trascina in acqua, per poi scaricarmi dalle sue spalle.

 

"Francis! Non volevo fare il bagno! Sei un idiota!"

 

Gli dico innervosito mentre riemergo dall'acqua, cercando di asciugarmi gli occhi e stapparmi le orecchie. Poi però lui mi afferra per la mano ed inizia a trascinarmi verso la parte più al largo.

 

"Quante storie, smettila con questo mal di pancia, non hai nulla"

 

Mi dice sorridendo, mentre continua a trascinarmi. Non capisco cosa abbia in mente, ma sono come rapito dal suo sorriso, e dal fascino che lui ha su di me

 

"Direi che qui può andare"

 

Lasciata la mia mano, dopo aver constatato che, seppur abbastanza lontani dalla riva, si riuscisse ancora a stare in piedi toccando il fondo, si posiziona vicino a me, quasi addosso. 

 

"Non è troppo alta per organizzare i tuffi?"

 

chiedo io voltandomi per constatare quanto distanti fossimo dalla riva e dagli altri, ma è quando mi volto nuovamente verso Francis che rimango quasi basito da quel che vedo. Nonostante l'acqua offuschi abbastanza la mia vista, capisco con certezza che Francis, mentre mi sorride, stringe in mano il suo duro gioiello, tirato fuori dal suo costume. Non capisco quel momento, so solo che la mia voglia è alle stelle, non capisco se mi stia prendendo in giro o sia impazzito, ma non riesco a staccargli gli occhi di dosso.

 

"Mentre ti toccavo lo stomaco, prima.. ho sentito che eri molto eccitato, così ho pensato che avessi bisogno di.. insomma.. di fartene una, no?"

 

Nonostante le sue parole siano chiare e sembrino così facili pronunciate da lui, io non so cosa rispondere, ne quasi riesco a farlo

 

"Non ti devi mica vergognare, per questo l'ho tirato fuori io per primo, non c'è nulla di male"

 

riprende a dire lui, mentre comincia a masturbarsi ritmicamente. L'acqua è abbastanza ferma, e il suo movimento è costante ma lento, tutto ciò mi garantisce una visione limpida di quello che lui stia facendo, e del suo intero arnese. La sua mano scivola lentamente, e lo copre dalla punta fino alla base. Nonostante la mia voglia sia tanta, non riesco a sbloccarmi, mi sento rapito da quel suo movimento. Ad un tratto, Francis si avvicina ancora di più a me. Lasciando per qualche secondo il suo arnese, infila le mani nel mio costume, e afferrandomelo con una di quest'ultime, lo tira fuori. Mi sorride, cercando di aiutarmi a non essere imbarazzato, e lentamente, tirando la pelle verso il basso, inizia a segarmi. Mi sento in estasi. Lui e di fronte a me, sorride e si morde il labbro, e le sua mano mi sta dando piacere lentamente. Afferrata una delle mie mani con l'altro suo braccio, lentamente mi dirige verso il suo gioiello, e stretto il suo pugno sul mio sopra quest'ultimo, mi fa capire di partecipare a mia volta. E proprio la sua mano, a dare via al movimento, che dopo qualche secondo, riesco a far procedere da solo. Non riesco a credere a quel momento. Siamo rispettivamente di fronte, uno all'altro, e ci stiamo toccando a vicenda. Ogni tanto sento la sua mano stringermi forte, quasi a volermi sfidare, ed io faccio lo stesso. Lo stringo di più quando porto la mano verso la punta, per poi rilasciarlo lentamente scivolando all'indietro, e lui fa lo stesso. Sembra quasi una gara a chi sarà l'ultima a rimanere in gioco, e quasi sicuramente sarò io a perdere, visto che già, dopo qualche minuto, sento di non poter più resistere oltre a quei suoi colpi ben assestati. Nessuno dei due dice nulla, ed anche se io inizio ad essere al limite, sento che lui non è da meno. Quando lo stringo nella mia mano, lo sento pulsare, e sento il suo respiro farsi veloce e corto. Decido di aumentare il ritmo, e lui fa lo stesso. Un affondo dietro l'altro, il respiro affannato, finché non riesco più a resistere, e nemmeno lui. Sulla mia mano, sento qualcosa di caldo, contrapposto all'acqua fredda, e lui, intanto, mi sorride felice. Andiamo avanti ancora qualche attimo, per poi fermarci entrambi, il tutto senza mai esserci staccati lo sguardo reciproco. Nessuno dei due disse nulla fino a quando uscimmo dall'acqua, quasi come non fosse mai successo. Tornati dagli altri, vista anche l'ora di pranzo così vicina, decidemmo tutti di tornare a casa per preparare qualcosa da mangiare. Dopo quel che è successo in acqua, la giornata è trascorsa piuttosto normalmente. Il pranzo e la cena sono stati piacevoli, e abbiamo visitato una fiera del posto. La serata infine si è conclusa a bere birra e fare baldoria. L'alcool però, come sempre, non mi ha aiutato a dormire, e per questo sono rimasto sveglio quasi fino alle due notte.

 

< Lunedì - Ore 3.30 >

 

Napo dorme nel letto vicino al mio, come sempre dividiamo la camera, mentre Luca, Francis e Cyborg ne dividono un'altra. Nonostante abbia faticato a prendere sonno, alla fine mi sono addormentato. Qualcosa però, alla fine mi sveglia. Sento qualcosa vicino al mio viso, all'inizio penso sia Napo che come sempre, non sta mai fermo quando dorme e mi stia per buttare fuori dal letto, poi, però, capisco che non si tratta di quello.

 

Sento qualcosa di caldo e morbido spingere fra le mie labbra e farsi spazio nella mia bocca. Apro gli occhi, che fino a qualche attimo prima erano chiusi, e impiegando qualche attimo per riuscire a vedere, mi accorgo che Francis si trova vicino al mio letto, totalmente nudo, sudato e con il suo arnese che spinge nella mia bocca. La mia prima reazione e quella di voler urlare, ma così facendo avrei sicuramente svegliato Napo, che dormiva praticamente attaccato a me. Cercai di tirare indietro la testa, ma Francis me l'afferrò tenendomela ben salda, e prima che potessi nuovamente realizzare cosa fare o cosa poter dire, affondò il suo bagnato arnese nella mia bocca. Smisi di provare a capire cosa poter fare, e decisi di abbandonarmi a quel momento. Francis iniziò lentamente a muovere il bacino, ed io, seppur impotente ma estremamente eccitato, non opposi resistenza. Lo osservavo mentre mi teneva ben salda la testa e mi ficcava in gola ogni centimetro della sua durissima verga. Questa volta non guardava i miei occhi, bensì li aveva chiusi col capo rivolto verso l'alto, si stava letteralmente godendo il momento, ed io con lui. La paura che Napo potesse vederci, in un primo momento, fu tanta, ma dopo, coinvolto da quell'inaspettata possessione di Francis, fu quasi come se Napo non esistesse. La mia lingua continuava a muoversi mentre lui continuava ritmicamente a spingere sempre più in fondo. A tratti, sentivo di non poter respirare, quasi di soffocare, ma non volevo assolutamente smettere. Solo ogni tanto, lui, lo ritraeva, quasi per permettermi di riprendere fiato, per poi nuovamente tornare a circoscrivere ogni centimetri della mia bocca. Quando alcuni minuti furono trascorsi, Francis si mise a cavalcioni sopra il mio viso, ed io avevo già capito a cosa si stava preparando. Posizionatosi comodo sopra la mia faccia, strette quanto più possibile le gambe, quasi a non volermi permettere di sfuggirgli, questa volta i suoi occhi puntavano sui miei. Passarono solo pochi secondi, quando i suoi gemiti, seppur molto soffocati, mi fecero capire che non c'era più tempo. Senti la mia bocca inondarsi della sua parte più calda, quasi bollente, e mentre lui continuava a spingere, stringendo le sue stesse labbra per non svegliare il fratello, io, fui costretto a consumare, bevendo, tutta la sua copiosa e deliziosa bontà. Qualche attimo dopo, dopo aver leccato anche l'ultima goccia, il suo ormai gocciolante arnese, abbandono lentamente la mia bocca. Francis, cercando di non fare rumore, si alzò dalla sua posizione, e si chinò per leccarmi le labbra, per poi baciarmi.

 

"Grazie per questo Week-End"

 

Avvicinatosi ad un mio orecchio, mi sussurrò queste parole. Per poi sgattaiolare velocemente fuori dalla camera. 

 

Che dire... Avrei dovuto credere alle parole di Napo fin dall'inizio, quel Week-End... Fu veramente uno sballo.

  • 4 weeks later...

Ahhhh! Non trovo tempo! Per colpa di un casino di cose successe tutte assieme, e da 1 settimana che provo ad aggiungere una storia sul forum Y_Y ma anche il caldo non aiuta (e i 70 gradi in camera mia, esatto, 70)

 

@Karnaim mi scuso sopratutto con te >.< So che ci tenevi, farò in modo di pubblicare qualcosa!

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