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Le contraddizioni del Pride.


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Non so se è la sezione giusta, ho letto questo articolo http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2013/06/22/pinkwashing-omonazionalismo-e-normalizzazione-le-contraddizioni-dei-pride/ stamattina e sarei curiosa di sapere cosa ne pensate

 

Oggi è il giorno del Pride di Palermo, il Pride nazionale.
Questo Pride e tutti gli altri che si sono svolti e si svolgeranno nelle diverse città italiane sono carichi di contraddizioni politiche. Contraddizioni tra le legittime richieste di diritti, tra cui matrimonio e adozioni, e la necessaria istituzionalizzazione attraverso la quale si dovrebbe passare per veder riconosciuti tali diritti. Contraddizioni tra la partecipazione della segretaria Boldrini e della Ministra delle Pari Opportunità e dello Sport Idem, il patrocinio di comuni e regioni, e pure degli Stati Uniti, e la necessità di non farsi inglobare in un processo di normalizzazione, che il riconoscimento e i diritti te li fa pagare cari.

Molti collettivi e associazioni Gltbiq si sono dissociati o hanno previsto la presenza di spezzoni alternativi per la partecipazione ai Pride. È successo a Torino dove, un Pride fortemente incentrato sul tema della famiglia, è stato messo in discussione da diverse associazioni che hanno dato vita al Famolo-Pride proprio per la paura che, con il rapporto matrimoniale diventato norma, continuerebbero a essere escluse tutte quelle “marginalità” che non si riconoscono in quella istituzione. Che scenario per loro? I gay, le lesbiche, i/le trans single, i non monogami, coloro che non si vogliono sposare, quali diritti per loro?
Il riconoscimento dei diritti non può passare solo attraverso il riconoscimento dell’istituzione matrimoniale.

Appiattite le contraddizioni, fatte rientrare le “marginalità” nella norma, inglobate nel sistema di produzione e ri-produzione. Questo è il prezzo da pagare. Dentro se ti normalizzi, fuori se non ti sottoponi a questo processo di istituzionalizzazione della tua differenza che, inglobata nella massa, non sarà più tale.

Il Palermo Pride, oltre a questa, vive anche un’altra contraddizione, alla prima comunque collegata. Il patrocinio degli Stati Uniti d’America ha portato molti collettivi e associazioni locali a declinare l’invito al Pride nazionale perché il patrocinio americano è stato avvertito, su un territorio che sta combattendo contro il Muos e altre devastazioni del territorio per scopi militari, come una delegittimazione delle lotte.

Confindustria, Croce Rossa, Stati Uniti d’America finanziano il Pride per ripulirsi faccia e coscienza, in quell’operazione che prende il nome di pinkwashing.

Il termine Pinkwashing è nato per definire il comportamento dello stato di Israele nei confronti delle comunità Gltb.
Tel Aviv capitale del turismo gay, spot e campagne genderfriendly, finanziamenti a festival gay/lesbo/queer internazionali, tutto questo per ripulirsi la faccia e nascondere sotto il lenzuolo gltbiq friendly i crimini di guerra nei confronti dei palestinesi. Palestinesi e mondo arabo  che verranno fatti apparire come omofobi e incivili da un governo nazionalista che ha strumentalizzato le conquiste delle comunità gltbiq locali trasformandole in omonazionalismo razzista.
Il termine pinkwashing si è poi allargato a comprendere tutte quelle operazioni che con una “spruzzata di rosa” intendono lavare via i propri “crimini” usando in maniera strumentale le rivendicazioni e le richieste dei soggetti gltbiq.
A questo proposito lo spot del Palermo Pride mi sembra abbastanza evocativo.

Riporto la parte conclusiva di questo articolo del collettivo Le Ribellule, perché questo post ne condivide gli scopi. Pur riconoscendo l’importanza e la necessità di manifestazioni come i gaypride è necessario far emergere e far conoscere tutte le contraddizioni.

 


Abbiamo deciso di informare chi sta attraversando il Pride su quali sono i processi che si stanno verificando sui nostri corpi e di ripulire il Pride dal Pink Market che controlla i corpi e omologa i desideri e per spazzare via l’immagine gay-friendly che Confindustria, Ambasciata USA e anche la Croce Rossa utilizzano per distrarre dalle violazioni, violenze e i crimini che compiono.

 

Edited by Casper
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https://www.gay-forum.it/topic/23983-le-contraddizioni-del-pride/
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A Vicenza - per il Veneto Pride - non abbiamo certo avuto il problema

di incassare un eventuale politicamente scomodo appoggio,

ma il tema della "normalizzazione" è piuttosto sentito in ampi strati di militanza.

 

Noi abbiamo reagito con una piattaforma politica piuttosto complessa

(matrimoni, adozioni, coppie di fatto, diritti dei/delle single...)

e con alcune specifiche su pacifismo, antirazzismo e antifascismo.

 

Operazione che evidentemente a Torino non sono riusciti a fare

e che ha fatto "fuoriuscire" la parte più estrema del Movimento.

 

La questione del pinkwashing è ugualmente piuttosto dibattuta,

ma l'unica reazione sensata sarebbe stata dedicare a Palermo

una conferenza sull'argomento, perché è inutile polemizzare

se non tutti hanno gli strumenti per capire le tue critiche.

Avendo copiato parte (o completamente) un articolo, prego di citare la fonte, comunicandola ad un moderatore di sezione o globale, per farla inserire.

 

Venendo al tema, è ovvio che anche il/i Pride, come qualunque aspetto socio/economico/culturale, abbiano mille sfaccettature e questo possa ingenerare delle contrapposizioni o contraddizioni.

 

A Torino non è assolutamente successo nulla di rivoluzionario. Semplicemente, in occasione del Pride torinese, che quest'anno aveva come tema la famiglia in tutte le sue declinazioni (vedasi il Documento Politico), a cui hanno aderito queste persone e associazioni, alcune delle associazioni aderenti e altre estranee ma fortemente radicate sul territorio torinese come alcuni centri sociali, hanno posto l'accento sull'importanza di non dimenticare o far scivolare fuori da una coperta sempre troppo corta le esigenze di alcuni. 

Non mi pare nulla di stravolgente e che debba sminuire il valore simbolico (e non solo) di radunare ogni anno decine di migliaia di persone sotto una sola bandiera: quella dell'eguaglianza.

 

In merito alla conclusione dell'articolo e all'uso artificioso da parte di alcuni Stati della leva del consenso sui temi LGBT per apparire meno "sporchi", credo sia un argomento che poco ha a che spartire sulla necessità di continuare, ogni anno, a ricordare al mondo che, sì, esistiamo anche noi.

Ilromantico

Per quelli che non vogliano "normalizzarsi": che crescano! Gli etero non hanno diritti se sono single o altro, non vedo perché per i gay debba essere diverso. Vogliono certi diritti non assumendosi certe responsabilità?Non funziona così in società, fateli scendere sulla Terra.

 

Nessuno obbliga nessuno a sposarsi o a formare un unione civile quindi che la menino meno. E qualcuno gli ricordi che sono le famiglie omosessuali ad essere deboli e aver bisogno di essere maggiormente tutelate. Per altro la gente ormai vive e lascia vivere.

 

Se poi ciò viene detto per dedicarsi anche alla lotta all'omofobia o altro allora concordo, ma non penso si riferissero a questo.

 

Apprezzo l'iniziativa del Pride torinese tra l'altro. E per quanto riguarda il Pinkwashing, poco mi importa, alla fine è una cosa che torna utile alla comunità

Edited by Ilromantico

Questo articolo è pubblicato su un blog che io seguo molto, sulla comunicazione di genere, ed è venuto fuori nel forum che io seguo da 10 anni nel topic che io avevo messo sul RomaPride, dove avevo pubblicato le foto che avevo fatto.

Il post era iniziato evidenziando le differenze tra le foto che io avevo fatto al pride e quelle pubblicate dai vari giornali, mettendo in luce due facce diverse della stessa manifestazione. Il post era proseguito prendendo una piega che non mi convinceva del tutto, come se la "normalità" di quelle foto fosse presa a pretesto per edulcorare il pride e farlo quindi più digeribile agli etero, come se quindi le dragqueen fossero "un errore di marketing" non so come spiegarmi.

Quindi quando poi ho letto questo articolo, probabilmente travisandolo, c'ho letto proprio questo sentimento, cioè il rischio di normalizzare il pride per renderlo accettabile, violandolo in quello che è veramente, cioè la libertà e il diritto di essere ciò che si è.

 

Ora ovviamente queste sono mie riflessioni senza capo ne' coda, quello che a me ha dato fastidio nel forum che frequento abitualmente, è stata la sensazione che si dicesse "ah ma se il pride è questo allora va bene". Perchè allora se nelle foto ci fossero state le Dragqueen non andava più bene?

non so se riesco a spiegare il mio pensiero, per questo mi interessava una lettura "competente" di questo articolo.

@Viola77, sono due questioni diverse però.

 

Da un lato c'è che chi contesta la "carnevalata";

dall'altro lato c'è chi contesta la "normalizzazione".

 

Per fortuna la maggioranza le persone che vi partecipano

sono sufficientemente inclusive da non trovare fastidiosi

né le drag né i bambini.

Si, sono due questioni diverse, ma la "normalizzazione" che era venuta fuori sul quel post mi aveva infastidito (ovviamente è un forum "etero" altrimenti forse non si capisce), e quindi questo articolo mi era sembrato calzante, anche se probabilmente molte cose mi sfuggono e ne ho travisato alcuni lati.

 

Non era delle persone che erano al Pride che mi preoccupo, a me certo non danno fastidio le Drag e al Pride i miei figli hanno ricevuto un sacco di complimenti e carezze. E' di quelli che se vedono le foto del pride, dove ci sono ragazzi e ragazze che in effetti potresti trovare "in fila alla posta" dicono "ah beh se è così allora va bene". In questo senso mi ero trovata a leggere l'articolo pensando che se da una parte va combatutto il pregiudizio sui pride figlio dell'immagine che ne danno i giornali, si rischia anche a dare il messaggio opposto se si forza sull'aspetto "normale", non so se riesco a dare una forma decente a quello che penso.

Edited by Casper
Eliminazione citazione del post precedente
Ilromantico

Ah, ora mi è più chiara la domanda del topic.

 

Purtroppo sono posizioni che col tempo diverranno sempre più distanti. Più il movimento crescerà, e arriverà a certi traguardi, e più sarà inevitabile il cambio di esigenze e la distanza da certi gruppi e posizioni perché non sarà più necessario dipendere da quest'ultimi. A me fa pensare un po' alla logica di una guerra mondiale, molte nazioni si alleano per sconvolgere il cattivone di turno (l'omofobia, ecc.) e quando il grande nemico sarà sconfitto ognuno farà solo gli interessi della propria nazione (in soldoni "appoggio i gay, ma solo quelli simili a me" , "non sopporto i gay normalizzati",ecc)

 

Sono d'accordo con te, lo spirito del Pride dovrebbe essere un unanime "volemose tutti bene", ma in realtà è solo una convenienza reciproca perché si è pochi e bisogna unire tutti le forze per far numero. Ad ogni categoria di persone interessa solo tirare acqua al proprio mulino, è umano dopotutto. Gli "anti-normalizzazione", evidentemente avvertono il pericolo di passare in "secondo piano", visto che i gay "della porta accanto" sono più 'benvoluti' dalla società.

"normalizzazione" che era venuta fuori sul quel post mi aveva infastidito (ovviamente è un forum "etero" altrimenti forse non si capisce), e quindi questo articolo mi era sembrato calzante, anche se probabilmente molte cose mi sfuggono e ne ho travisato alcuni lati.

 

Secondo me sono due aspetti abbastanza distinti, il tema della "rappresentazione"

e dell'immagine in pubblico della "normalità" "sobrietà" che è proprio-specifico dei

gay ( basta leggere il forum ) ed i contenuti politici di una piattaforma ( che invece

richiedono una "adesione politica" )

 

Se noi leggiamo il contenuto del documento politico del pride di Torino c'è tutto

se noi leggiamo le critiche al documento politico del pride di Torino....c'è poco o

niente sul piano delle rivendicazioni.

 

La frizione si è determinata nella sostanza per la sostituzione di "gay pride" con

"family pride", da qui il giochino del "famolo pride". Per la prima volta degli etero

hanno posto un problema di rappresentazione-immagine a dei gay: se voi gay lo

chiamate family....escludete una serie di persone. E lo hanno posto nel senso

contrario: se esistono dei gay che hanno paura del carnevale...gli etero dei centri

sociali o anarchici etc hanno paura della normalità-normalizzazione.

 

Va detto che in realtà anche il termine "gay pride" è restrittivo, però simbolicamente

parlando è consolidato come il termine di tutti e forse...andrebbe conservato.

 

Sul discorso di Palermo 

 

Cioè come si fa...a non incassare l'adesione di chi sottoscrive un documento politico?

Non vogliamo gli USA ( perchè antiamericani )? Non vogliamo confindustria ( perchè

comunisti-anarchici ) ? Non vogliamo Israele ( perchè antisionisti-antisemiti ) ?

 

Beh...ma loro non ci chiedono né fanno dipendere la loro adesione dalla vostra presenza

quindi sono più friendly di voi, stop.

 

Né si può trasformare il pride nel palcoscenico per organizzazioni che lo strumentalizzano

per altri fini, che niente hanno a che vedere con la questione Lgbt e che in via preventiva

avrebbero pure la pretesa di dire che è la presenza di altri ad essere strumentale...

 

Perchè? Perchè si chiamano Croce Rossa, USA, confindustria...quindi devono avere un

secondo fine 

 

Beh però loro non ci chiedono mica di usare il pride per parlaredi altri temi

siete voi che ci chiedete di usare il pride per parlare contro Israele...inaccettabile.

 

Se si continua così, certi collettivi o centri sociali si autoescludono per

cecità ideologica, mi dispiace ma....non si può fare niente

Silverselfer

Io leggo queste "osservazioni" da un altro punto di vista: L'interesse individuale o di parte politica. Questo non solo a livello internazionale. Io vedo tanta gente che sgomita per raccogliere i favori di questi sponsor politici. Anche nelle ultime tornate elettorali mi sono veramente stupito nel vedere certi paladini della causa LGBTQ farsi reclutare da partiti che avevano come solo scopo esibire una patente di gay friendly. 

 

Piuttosto di preoccuparmi delle insidie esterne, io inizierei a puntare lo sguardo sul comportamento di quanti eleggiamo a nostri portavoce istituzionali. I quali troppo spesso ricorrono a bizantinismi per tradurre i nostri diritti in "normalizzazione sociale", che di per sé parrebbe inclusiva, ma nasconde la violenza strisciante che solo qualche mese fa ha spinto la Sig. Binetti a dire che con l'equiparazione dei figli illegittimi a quelli nati fuori dal matrimonio, si è legalizzato L'INCESTO. 

 

Normalizzare è una polpetta avvelenata. 

 

Purtroppo è innegabile che nel movimento c'è il desiderio taciuto di lasciare indietro "gli scomodi". 

La frizione si è determinata nella sostanza per la sostituzione di "gay pride" con

"family pride", da qui il giochino del "famolo pride".

... 

Va detto che in realtà anche il termine "gay pride" è restrittivo, però simbolicamente

parlando è consolidato come il termine di tutti e forse...andrebbe conservato.

E' da alcuni anni che a Torino non abbiamo il "Gay" Pride ma il "Torino" Pride, associato ad un messaggio.

 

Nel 2010 il tema fu "I diritti sono il nostro PRIDE", questo il documento politico di quell'anno:

 

Le minacce sempre più forti che si levano, nell'indifferenza quasi generale, contro i diritti di tutte e di tutti ci hanno spinto ad organizzare una grande manifestazione unitaria di tutto il movimento LGBT, delle donne, degli immigrati e delle immigrate, delle laiche e dei laici e di quante/i ritengono fondamentali i diritti per la loro vita a Torino, SABATO 19 GIUGNO 2010..

Il titolo della manifestazione sarà "I diritti sono il nostro PRIDE" e vogliamo che sia un grande momento per ritrovarci insieme intorno ad alcuni valori forti che non vogliamo siano mai messi in discussione: AUTODETERMINAZIONE, LAICITA´, ANTIRAZZISMO e ANTIFASCISMO.

Per la salvaguardia di questi valori, che appaiono sempre meno condivisi dalla classe politica locale e nazionale, non possono schierarsi in modo frammentario singole parti della società civile, ma è interesse di tutte e di tutti concentrare in modo unitario l'azione politica. Vogliamo manifestare per affermare diritti che riteniamo non negoziabili perché sono il fondamento delle libertà soggettive e collettive.

Diritto all’autodeterminazione su di sé e sul proprio corpo, che in concreto significa:

• esprimere liberamente il nostro orientamento sessuale e la nostra identità di genere

• libertà di amare e di scegliere come e con chi vivere

• scegliere se vogliamo essere o non essere madri

• scegliere come affrontare la malattia e anche la morte

Diritto a scegliere il luogo dove vivere, alla libertà di movimento e a non essere discriminati sulla base della nostra provenienza geografica

E anche

• diritto alla salute

• diritto ad una istruzione e a una formazione pubbliche e laiche per rimuovere le diseguaglianze

• diritto al lavoro e alla dignità di tutti i lavori senza discriminazioni e ricatti

• diritto ai beni comuni

Vogliamo che la manifestazione sia anche una festa, per esprimere con orgoglio le nostre molteplici differenze. Per questo abbiamo usato la parola PRIDE, che viene dalla storia del movimento LGBT, per estenderla a tutti i soggetti che oggi vedono messi in pericolo diritti che credevano acquisiti.

Invitiamo ad una straordinaria mobilitazione per far sentire la voce della società civile che vuole vivere in una Regione e in un Paese laici, antifascisti e che sostengono i diritti, la dignità e la libertà di tutte e di tutti.

Il Comitato 19 giugno
Promosso da: Donne di Torino per l’Autodeterminazione e Coordinamento Torino Pride LGBT

Nel 2011 il tema fu "Quanto dista il Piemonte dall'Europa?" volendosi riallacciare all'EuroPride di Roma e alla conferenza annuale di ILGA Europe (l'associazione che raggruppa gran parte delle realtà che si occupano dei diritti delle persone LGBT in Europa) che si sarebbe proprio tenuta a Torino.

 

Nel 2012 il tema fu "Non vogliamo mica la luna"

 

La scelta di intitolare il Pride 2013 "Family Pride" è stata dettata dalla volontà di spingere in direzione delle richieste inascoltate di adeguare la nostra legislazione sulla stessa linea che stanno seguendo ormai i maggiori Paesi del mondo.

Purtroppo è innegabile che nel movimento c'è il desiderio taciuto di lasciare indietro "gli scomodi". 

 

Però mi devi precisare chi sono o sarebbero, altrimenti non ci capiamo

 

Già è un desiderio "taciuto"....cioè non detto quindi è una supposizione

che potrebbe essere vera, ma anche no...poi se neanche individuiamo

chi potrebbe essere considerato scomodo non possiamo neanche verificare

se questa supposizione sia fondata o meno.

 

Insomma tutte le critiche sono bene accette, soprattutto se si ipotizza

che si possano realizzare esclusioni...però bisogna anche uscire da

queste indeterminatezze...chi sono "gli scomodi" ?

 

@casper hai ragione in effetti era già Torino Pride

 

Però un discorso è il tema, un discorso il nome

a mio avviso l'idea di cambiare il nome in Family pride

a livello di marketing e di comunicazione ha funzionato

( tanto è vero che è stata anche contestata da qualcuno

laddove nessuno ha contestato ovviamente "Torino Pride " )

Non so -politicamente-quanto sia generalizzabile....come idea.

Silverselfer

'equiparazione dei figli illegittimi a quelli nati fuori dal matrimonio

 

Piccola svista ... "equiparazione dei figli nati fuori dal matrimonio a quelli legittimi, cioè nati da marito e moglie" ..pardon. 

 

Purtroppo è innegabile che nel movimento c'è il desiderio taciuto di lasciare indietro "gli scomodi".

 

Però mi devi precisare chi sono o sarebbero, altrimenti non ci capiamo

 

Ancora non è propriamente uscito un nome che lo ha dichiarato. Per ora si sente sempre nelle discussioni, anche qui per esempio, c'è il partito dei conformisti che accusa gli altri di compromettere tutto con un comportamento dissoluto eccetera. Personalmente mi sono trovato sovente dinanzi a nomi "più o meno anonimi" sostenere anche in buona fede che "non si può ottenere tutto per tutti" o "bisogna andare avanti per gradi". 

 

Sono miei sentori e tant'è che invito a tenere d'occhio chi si va a sedere accanto alla Binetti in parlamento o ad accettare il consenso politico da qualsiasi parte arrivi, convinti che questo non comporti alcun mutamento nelle istanze di cui sono portavoce. Non faccio nomi perché ancora non ci sono dichiarazioni esplicite in tal senso ... ma "a mio avviso", il desiderio sta covando nella mente di qualcuno e all'occasione giusta o al pretesto giusto tenterà lo strappo, sicuro anche di poter contare su una quota del movimento "aperta" a questa interpretazione ... più da "realpolitik". 

 

Tutto qua.

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