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Fino a che punto incontrarsi fra omosex può essere paragonato all'incontrarsi fra eterosex?


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Mi spiego: finora ho sempre avuto la segreta speranza che il modo di incontrarsi dei ragazzi gay (e delle ragazze lesbiche) potesse in qualche modo essere basato sullo stesso meccanismo seguito dagli etero.

 

Ragazzi/e che si incontrano in università, fra amici, per conoscenze comuni, oppure un po' per caso in base ad attività in comune, si "studiano", si avvicinano, si conoscono, si frequentano un po' per vedere che cosa succede, se si trovano bene, se va o se e meglio lasciar stare.

 

Io sono una persona molto stupida e ingenua però finora non sono riuscito a trovare conferme di questa mia convinzione. Ho visto solo che esistono 1) le associazioni gay, che però si trovano solo nelle grandi città e comunque non sono luoghi di incontro ma finalizzate ad attività specifiche che chiaramente non c'entrano nulla con il fare da agenzie matrimoniali, o 2) i famigerati siti di incontri dove il buio e l'anonimato centuplicano magicamente e provvisoriamente il numero di omosessuali esistente rispetto alla realtà. Nient'altro, tutto qui.

 

Ho rischiato di fare delle pessime figure quando mi sono basato sulla mia convinzione. Mi sono sempre sbagliato. Nella realtà non trovo traccia di quello che penso nella mia testa.

 

Volevo quindi chiedervi se sono troppo sprovveduto se penso ad una perfetta equiparabilità dei due meccanismi, oppure c'è qualcos'altro che sbaglio, che non riguarda il meccanismo in sé ma è un mio altro difetto personale che non mi fa capire come stanno le cose.

 

Probabilmente sono troppo influenzato dalla televisione?

 

Grazie in anticipo per le opinioni

Edited by Sampei

Eh beh, la differenza e' che siamo molti meno degli etero, quindi la statistica vuole che sia più difficile incontrarci tra di noi in luoghi non "specifici".

 

Comunque ho conosciuto entrambi i ragazzi con cui ho avuto una storia duratura in contesti comuni (scuola e luoghi di ritrovo).

 

 


Ovviamente è da considerare che se uno non è dichiarato non usufruirà della rete sociale degli "amici degli amici".

Senza dubbio. Resta però da sperare di esser capace di non perdere tutti gli amici dopo il CO altrimenti siam punto e a capo!

Ovviamente per poter vivere al di fuori dei luoghi specifici, è necessario essere dichiarati.

Inoltre influisce molto il fatto di avere o meno un gruppo di amici gay.

Le associazioni, poi, non sempre hanno esclusivamente un fine politicizzato, spesso si limitano ad essere luogo d'aggregazione e (mai un male) d'informazione.

Infine ci sono i locali a tema, dalle discoteche ai pub, passando per le dark room.

E i siti.

 

Tutto sommato non abbiamo così poca scelta, tutto dipende da cosa vogliamo...

Se andiamo in giro a cercare solo l'anima gemella, tentando di rimanere sul confine del mondo omosessuale, beh, ovviamente le probabilità si riducono.

Se invece ci si butta in mezzo, le possibilità di conoscere gente interessante aumenta.

 

In fin dei conti non è troppo diverso dalla meccanica eterosessuale, ci sono quelli etero che rimangono sempre col gruppo di amici e che si fidanzano una volta ogni morte di papa quando incontrano (per sbaglio!) una persona interessante, e poi ci sono quelli che hanno una fitta rete di conoscenze che cambiano partner come fossero calzini.

Se, oltre ad essere gay, sei timido e "non ci sai fare", hai poche possibilità di conoscere qualcuno..A mio avviso in questo contesto storico e culturale, i rapporti omo non sono pari a quelli etero...

Sì è vero, timidezza e non saperci fare sono degli difetti gravi che hanno delle ripercussioni nette, fra l'altro lo sono tanto per un gay quanto per un etero. Non credo che si possano cambiare. Voglio dire io ci ho provato ma non migliora proprio niente, mi paiono non risolvibili, almeno per quanto mi riguarda. Il CO per parte sua risolve il problema di doversi tenere "ai margini" se hai la fortuna di avere amici non omofobi. Non riesce a risolvere gli altri due problemi.

uhm, guarda, in realtà il CO non risolve granché, da solo. È solo il primo passo
Io sono stato out per un annetto, ma comunque non frequentavo nessun locale e non avevo amici gay, ho iniziato a conoscere gente solo dopo essere entrato in un giro, come una catena... conosci uno, ti fa conoscere i suoi amici, gli amici degli amici, gli amici degli amici degli amici... alla fine ti fai pure un gruppetto tuo ;)

Non é che se non sei velato allora arrivano

tutti i gay d'italia a chiederti il numero..

 

Io le poche amicizie che ho son tutte etero..

E i gay che ho conosciuto mi sembravano

tutti troppo diversi da me caratterialmente e non

sono riuscito a mantenere le amicizie.. pian piano

mi sono distaccato..

 

Poi basta che vai su certi siti e hai subito molte

possibilitá.. Quindi non vedo questi problemi

nel trovare qualcuno..

Che poi siano tutti dei coglioni é un altro discorso..

 

 


Nella realtà non trovo traccia di quello che penso nella mia testa.

Amen. Lo stesso vale per me.

Per motivi legati ai grandi numeri dell'universo, è un dato di fatto che essendo in minoranza è assai più difficile "incontrarsi" in modo più spontaneo. Non impossibile eh, ma decisamente molto difficile

Di conseguenza mi sembra un dato di fatto che i due mondi non siano equiparabili.

Per carità, a livello di possibilità di "incontrarsi", come detto già da altri utenti, di possibilità volendo ce ne sono parecchie.

Ma a mio avviso rimane sempre meno spontaneo rispetto al mondo etero o almeno altamente più difficile.

 

E' una questione di probabilità, bisogna darne atto ed esserne ahimé consapevoli.

Ilromantico

 

 


A mio avviso in questo contesto storico e culturale, i rapporti omo non sono pari a quelli etero...

 

Purtroppo nella maggioranza dei casi sembra essere proprio così, in fondo ci troviamo in un'epoca di transizione.

 

Tecnicamente gli amori gay possono avere le stesse possibilità o logiche etero, ma nella realtà raramente sembra andare così. Vuoi per una società che non lo permette o il diffondersi di certe dinamiche negli ambienti gay. Io corteggiamenti "alla etero" fra gay non credo di averne visti molti e si finisce in tanti casi ad omologarsi a certe dinamiche. Romanticismo, sentimentalismo e corteggiamento sono elementi mediamente comuni fra etero, ma fra gay alcuni non sanno manco di cosa si stia parlando. E ripeto non è un "difetto di fabbrica" delle relazioni gay quanto che le motivazioni derivano da un contesto storico/culturale di transizione, infatti a testimonianza di ciò ho visto una manciata di ragazzini gay frequentarsi come i loro coetanei etero.

 

@Sampei tu comunque vai per la tua strada, non permettere a NESSUNO di modificare le tue aspettative e logiche e non ti omologare.

@Sampei

quel che scrivi rispecchia molto bene quel che temevo qualche anno fa... e cioè, che tra gay, sia tutto più incasinato perché manca quella spontaneità che contraddistingue gli incontri tra etero.

Vivere in città già risolve molti problemi, perché, associazioni o meno, si fa più vita sociale che in paese.

Questa è una cosa che chi in città c'è nato non la capisce, perché se si abita in un paesotto di campagna anche incontrare gente conosciuta in chat è complicato, bisogna prendere l'auto, costa...

C'è poi da dire che tra gay spesso manca quella progettualità anche un po' miope se vuoi, piccina, che c'è tra etero a proposito di fidanzarsi e "sistemarsi"...quel che posso consigliare è di cercare gente che faccia delle cose che piacciono anche a noi, che abbiano uno stile di vita più o meno "simile"...tanto poi succede che ti innamori di qualcuno che non c'entra un cazzo con te e tutti questi bei "progetti" vanno a puttane.

Attenzione non voglio dire che i meccanismi etero siano meravigliosi e perfetti, anzi; paradossalmente sto notando che le dinamiche "take away" che si trovano tradizionalmente nel mondo gay si stanno diffondendo molto rapidamente anche fra gli etero, che, a priori, non ne avrebbero bisogno: etero che si incontrano in chat, su facebook, nei siti di incontri, in locali "particolari" ecc. Buffo: forse la standardizzazione e l'inscatolamento virtuale portano troppi vantaggi in più per poter badare all'artificialità di questi metodi.

 

Però resta il fatto che le dinamiche di base per gli etero, salvo casi particolari, sono comunque quelle del conoscersi fra i banchi, fra un libro e l'altro, a casa di amici, al bar, in viaggio, a delle feste ecc. e questo in un certo senso lo vedo comunque come più "sano" perchè è un meccanismo che non "spezza" il fatto di ricercarsi un partner o un possibile partner dal resto delle proprie attività di vita. E' tutto molto più fluido, non ci sono scissioni, non ci sono barriere: amicizie, studio, lavoro, sport, passatempi, risultano tutti amalgamati e non settoriali, e ciò permette alla persona di gestire con maggiore serenità e spontaneità questo aspetto della propria vita, mentre invece un ragazzo gay deve interrompere ciò che fa, accendere il pc e preventivare diverse ore di connessione al giorno per poter cavare qualcosa di concreto.

La cosa che più mi ha stupito (e forse un po' preoccupato) è che questo limite l'ho notato non solo, ovviamente, per i ragazzi gay non dichiarati, ma anche per i ragazzi gay dichiarati... e - udite udite! - anche per i ragazzy gay all'estero.

 

Vi prego di non prendere quello che scrivo come un "giudizio" sui meccanismi, sono solo delle considerazioni che faccio per vedere qual è la vostra opinione e verificare se sono strano io o è strano l'oggetto della discussione.

Edited by Sampei
Ilromantico

 

 


La cosa che più mi ha stupito (e forse un po' preoccupato) è che questo limite l'ho notato non solo, ovviamente, per i ragazzi gay non dichiarati, ma anche per i ragazzi gay dichiarati... e - udite udite! - anche per i ragazzy gay all'estero.

Mah, insomma... forse ti stai affacciando da poco e giustamente vedi il mondo gay dalla tua prospettiva locale, ma non ti preoccupare la situazione NON è tanto disastrosa come credi. E' vero che per i gay è più facile rimorchiarsi nei locali o nel virtuale, ma nelle grandi città non è per nulla raro conoscersi in un luogo pubblico (bibilioteca, palestra, cinema, zona di una città, metro...) o tra amici di amici. Tieni presente che da queste parti ormai in ogni gruppo di amici ci sono almeno un paio di gay o più, poi può pur essere che è solo quello che vedo io ed è relativo, ma è la mia esperienza. A me è capitato di essere corteggiato (in modo elegante) al parco, in metro o un'altra manciata di luoghi pubblici, quindi non è che sia fantascienza.

 

Ti consiglio di lasciarti alle spalle un po' di queste paranoie ed investire sul tuo futuro (sei giovane no?). Indipendenza economica, una città gay-friendly e un bel gruppo di amici sono le chiavi per vivere una bella vita spensierata.

Diciamoci anche che "il contesto normale" non significa nulla.

La mia relazione più infelice l'ho cominciata alle Superiori

con un amico di amici e quella più felice in un sito hard.

 

So che l'erba del vicino è sempre più verde,

ma è assolutamente irrilevante dove conosci qualcuno.

C'è anche da dire che ci sono aspetti peculiari delle relazioni etero che rendono la questione "differente".

La maggioranza degli incontri etero si svolge nella quotidianità, segue una logica di incontro anche casuale che si avvale del vantaggio statistico e del fatto che si può palesare un interesse verso un potenziale obiettivo senza causare rogne.

D'altro canto, gli incontri etero hanno quel "sapore" un po' più ipocrita dell'incontro non finalizzato primariamente al sesso: è così lo stesso, ma "non si dice" e "si finge che non sia così". E gli etero evoluti che vogliono incontri primariamente finalizzati al sesso senza dover troppo lavorare su questa ipocrisia utilizzano siti incontri esattamente come i gay. O la prostituzione, sempre presente e abbondante.

 

I gay, i quali hanno generalmente un approccio alla sessualità più libero e meno "conformista", hanno anche un approccio mediamente più fisico. Il che non significa che non ci sia altro, e tuttavia è vero che con una persona con cui parli benissimo di cinema e di cucina ma che a letto non ti attizza, la storia proprio non può nascere, mentre con uno che a letto ti attizza ma inizialmente non ci sono molti elementi culturali in comune, può nascere una reciproca "contaminazione" culturale che può far accrescere entrambi e tenere la storia in piedi lo stesso.

 

Rimango dell'idea che il problema principale di un gay (soprattutto più giovane) rispetto alle relazioni gay, è l'aver acquisito una mentalità "femminile" di principi azzurri a cavallo e di baci e amore eterno a prima vista, tenendosi sempre un po' troppo distanti dalla realtà, perdendo invece il grande vantaggio delle relazioni gay rispetto a quelle etero: ovvero la possibilità di innescare una frequentazione molto più facilmente e molto più direttamente rispetto al contesto etero "normale", e quindi la possibiltà maggiore di trovare qualcuno con cui stare veramente bene.

 

Perchè ricordiamoci pure che la maggiorparte delle relazioni etero sono fra persone che alla lunga stanno insieme "per accordo", perchè stona essere single, perchè a una certa età bisogna pur avere una compagna e che fai, sei l'unico del tuo gruppo a non avere la ragazza (questo più verso l'adolescenza) o che fai, non hai ancora figli? (questo sui trenta).

 

Coppie etero che si amano veramente, non ne sono poi così tante. Statistiche alla mano.

Ilromantico

 

 


So che l'erba del vicino è sempre più verde,
ma è assolutamente irrilevante dove conosci qualcuno.

 

Chi ha parlato di rilevanza del luogo? Si denunciava solo il fatto che certi metodi e/o luoghi sono solo più rari. La correlazione del luogo->conoscenza->compatibilità poi può pure essere ragionevolmente logica o no, dipende dal luogo e dalle proprie aspettative. In chat o nei locali può conoscere la stessa gente che trovi in biblioteca, ma in un locale hard la vedo dura trovar un ragazzo adatto ad uno che cerca il ragazzo della 'porta accanto'. A te non è "che è andata bene", semplicemente sei in fondo più compatibile con i ragazzi da locale hard. Personalmente poi so di una manciata di coppie bravo ragazzo/hard che si sono innamorate in dark room, locali hard (e blah blah), inutile dire che si sono rivelate la personificazione del detto "il lupo perde il pelo, ma non il vizio". I pregiudizi in tal senso sono per pura logica, e realtà, più che giustificati.

 

 

 


D'altro canto, gli incontri etero hanno quel "sapore" un po' più ipocrita dell'incontro non finalizzato primariamente al sesso

 

SVEGLIA!:) Ti svelo un 'segreto', magari non c'è nessuna ipocrisia ed effettivamente l'incontro non è finalizzato solo al sesso. E' un concetto così difficile da capire

 

 

 


e tuttavia è vero che con una persona con cui parli benissimo di cinema e di cucina ma che a letto non ti attizza, la storia proprio non può nascere, mentre con uno che a letto ti attizza ma inizialmente non ci sono molti elementi culturali in comune, può nascere una reciproca "contaminazione" culturale che può far accrescere entrambi e tenere la storia in piedi lo stesso
?

 

E' relativo in entrambi i casi. Non vedo su quali basi con l'attraente, ma stupido, si possa poi contaminarlo con i propri interessi o tenere una storia (WTF?). Una persona che sia un minimo attraente (o meglio che non ci risulti brutta a priori) invece può avere più possibilità di rendersi interessante, sai quante volte è successo a me... :)

 

 

 


Rimango dell'idea che il problema principale di un gay (soprattutto più giovane) rispetto alle relazioni gay, è l'aver acquisito una mentalità "femminile" di principi azzurri a cavallo e di baci e amore eterno a prima vista, tenendosi sempre un po' troppo distanti dalla realtà

 

E chi stabilisce cosa sia realmente distante dalla realtà?Tu? Nulla è impossibile, basta volerlo ed avere le idee chiare. Questo fatto poi di insistere che sia una mentalità 'femminile' fa molto machismo, come se i sentimenti, i sogni o l'emozioni fossero una questione di sessi.

 

 

 


Perchè ricordiamoci pure che la maggiorparte delle relazioni etero sono fra persone che alla lunga stanno insieme "per accordo", perchè stona essere single, perchè a una certa età bisogna pur avere una compagna e che fai, sei l'unico del tuo gruppo a non avere la ragazza (questo più verso l'adolescenza) o che fai, non hai ancora figli? (questo sui trenta).

Coppie etero che si amano veramente, non ne sono poi così tante. Statistiche alla mano.

 

Che statistiche?Lavori all'Istat? La maggior parte delle relazioni saranno quello che sanno di essere, ma questo non spetta a te dirlo nell'ennesimo tentativo di autoconvincimento che tutto sia uguale. Le coppie non devono mica essere tutte Romeo e Giulietta, forse saranno molto meno le bellissime coppie, ma di coppie imperfette e comunque belle ne vedo a palate sinceramente. E pure triste tirare in ballo l'imperfezione di certe coppie per il solo ed unico motivo di autoconsolarsi.

Le persone poi con l'età cambiano esigenze e la coppia ne riflette. I bambini, la convivenza, passare dai 20 ai 30 anni, il mutuo, il ritmo quotidiano, il desiderio sessuale, tutto può farti crescere e farti cambiare ritmo ed esigenze nelle coppie, questo non vuol dire che la coppia di 40 sia più triste di una di 20, sono fattori naturali e di coppia già vissuta e blah blah. Il problema nasce quando per tutta la vita non si cambiano mai esigenze, si rimane uguali e non si va oltre al loop delle logiche 'adolescenziali'.

 

Singolare poi la critica sull'"accordo". Molte coppie gay hanno certi 'accordi' e mi pare che stiano assieme perché c'è un sentimento e vogliono stare assieme, ma di base c'è anche la tua tanta criticata 'comodità', perché in quel caso va bene e per gli etero no?:)

@Ilromantico, te hai trovato il tuo fidanzato cercando sesso in chat, no?

Quindi sei la dimostrazione vivente che non è affatto strano.

 

Mentre le varie storielle di "compagni di banco, amici etero o simili"

coi quali si "fa qualcosa" generalmente - almeno leggendo il forum -

finiscono quasi tutte malissimo.

 

Ovvio. Io ho un livello di compatibilità molto basso.

Non mi basta sapere che uno è gay per provare una relazione.

E sarebbe lo stesso pure se fossi etero: è parte della mia "esagerazione".

 

Un "ragazzo gay a caso" (tipo quelli del forum, per esempio)

generalmente mi ispira sentimenti di tipo paterno.

Se io conoscessi Sampei in biblioteca e scoprissi che è gay

probabilmente lo aiuterei a trovare qualcuno come lui...

E questa è appunto l'idea della Comunità, degli amici degli amici e via di seguito...

Il paragone regge con "incontro omosex da sito di incontri" e "incontro etero da sito di incontri". E in questo direi che i meccanismi sono simili. Poi gli etero hanno anche la possibilità di conoscenza da amici nella "vita quotidiana", possibile anche per i gay, ma la diversità di proporzioni porta spesso ai gay conosciutisi fuori dalle chat ad avere una percezione distorta della persona che conoscono (ragionamento più o meno conscio:mi piace tizio non tanto in sé, quanto perché non lo ho conosciuto in chat).

Per il resto del topic, le solite cose: conoscere una persona in chat falsa in parte i meccanismi e i rapporti che si creano, almeno all'inizio. Inoltre non sai mai che ti può capitare esattamente. Ma è anche il bello della cosa no? Quindi gambe in spalla e tanta pazienza ;)

 

 


(ragionamento più o meno conscio:mi piace tizio non tanto in sé, quanto perché non lo ho conosciuto in chat).

 

Ecco una bella jattura!

Ragazzi bellissimi, gay e disponibili conosciuti in chat

e si muore dietro al primo etero sfigato

conosciuto al supermercato che sembra darti retta!

:D

e si muore dietro al primo etero sfigato conosciuto al supermercato che sembra darti retta!

Ahah è tragicamente vero

 

 

 

Il paragone regge con "incontro omosex da sito di incontri" e "incontro etero da sito di incontri

Sì su una cosa gay e etero sono identici; ci sono le persone eternamente illuse che credono appunto alle favole ed esigono ferocemente di realizzarle ad ogni costo nella realtà "impadronendosi" della persona oggetto del loro desiderio, e persone che sono eternamente disilluse e non possono che limitarsi a utilizzare come momentaneo oggetto di sollazzo sessuale tutta la gente verso cui hanno un minimo di interesse.

 

La buona vecchia via di mezzo non sembra esser molto gettonata in nessuno dei due mondi... che sia un fattore culturale?

 

 

 

ma è assolutamente irrilevante dove conosci qualcuno

Ecco questo avevo bisogno che qualcuno me lo esplicitasse perchè mi tranquillizza... speriamo!

 

Secondo voi perchè il passaggio virtuale della conoscenza viene percepito con così forte diffidenza e falsatura (anche da me, ovviamente)? Sembra qualcosa di viscerale, non è poi così scontato da spiegare. Forse perché viene a mancare una gradualità nell'avvicinarsi? O perchè pesa l'effetto "catalogo"? O ancora perchè il faccia a faccia è a posteriori?

 

Personalmente se ci penso bene le due cose che più mi disturbano sono

1) dover stare al pc diverso tempo a "sfogliar cataloghi" e a dire banalità mentre vorrei parlare di cose più specifiche

2) perdere del tutto l'effetto "toh ci siamo incontrati per caso" che, confesso, farebbe molto figo

 

Per voi invece?

Edited by Sampei

Il virtuale è ancora visto con diffidenza da parte della stragrande maggioranza delle persone semplicemente perché paradossalmente è, secondo me, ancora poco diffuso nell'accezione di "fare conoscenza" e sono ancora numerosi i pregiudizi verso questi mezzi.

Alla fin fine viviamo nella cultura delle apparenze, sinceramente chi fa sfoggio di amare l'incontro personale e a pelle, fa opera di "sfogliar il catalogo" nel medesimo identico modo.

Basta pensare anche al mondo etero per vedere che questa opera di selezione dal macellaio avviene nell'esatto identico modo di come può avvenire online.

Che parlare dal vivo con una persona invece che online ti permette di avere un approccio più diretto e c'è maggior possibilità di capire chi si ha davanti?

...Assolutamente falso :asd:

Sul discorso dell'incontrarsi per caso... si, è vero, sarebbe assai romantico, ma tanto anche le cose romantiche possono tranquillamente finire a schifo in brevissimo tempo, quindi non ci vedo nulla di più vero o duraturo.

Certo, rimane più romantico anche per la sottoscritta :asd: ma non mi illudo che sia l'unico modo per vivere qualcosa di importante e assolutamente vero.

Guarda @Sampei condivido le tue medesime perplessità fin dall'inizio del topic, ma  dopo averci nuovamente riflettuto, mi rendo anche conto che questo mio desiderio di spontaneità e di romanticismo è semplicemente un semplice scudo mentale alzato a difesa per paura che, differenti mezzi, possano rendere meno reale le mie esperienze.

E forse capiterà davvero di venir stupiti da un qualche avvenimento che mai nella vita avresti dato per possibile o realizzabile secondo tale logica.

 

 


Ti consiglio di lasciarti alle spalle un po' di queste paranoie ed investire sul tuo futuro (sei giovane no?). Indipendenza economica, una città gay-friendly e un bel gruppo di amici sono le chiavi per vivere una bella vita spensierata.

 

Al di là del discorso contingente,

queste sono parole molto importanti, che condivido completamente.

Ti consiglio di prenderle come "un faro", un obiettivo a cui tendere.

Puoi anche conoscere le persone online, ma queste cose sono la base per costruirti una vita serena.

Ilromantico

@almadel mi chiedo se non capisci ciò che scrivo o ti 'diverti' a capovolgerne il significato.

 

Ho "conosciuto" mio marito in chat, ma ripensadoci il virtuale è servito solo per sapere della nostra esistenza, basti sapere che nel virtuale mi ero fatto un'idea positiva e nel reale questa idea è stata stravolta (in positivo). Abbiamo chattato per una manciata di settimane, ma solo col vederlo in carne e ossa è iniziata la vera conoscenza, quindi si grazie tanto alle chat, ma alla fin fine ti tocca ripartire quasi "da zero" all'incontro, con una conoscenza reale sin da subito ci saremmo risparmiati quel virtuale.

 

Il virtuale va preso come un semplice nuovo strumento di conoscenza dei nostri giorni, ma da lì a dire che è quasi alla pari di una conoscenza reale (ignorando la bellezza di quest'ultima) ce ne passa.

 

Inoltre il mio discorso era che in chat puoi conoscere (con fatica) persone della vita quotidiana o di qualsiasi tipo, mentre in luoghi specifici(locali hard e blah blah) il partner si trascinerà giocoforza determinate caratteristiche perché comunque sono luoghi specifici di un gusto o una mentalità. Ma tanto a te piace stravolgere sempre i pensieri altrui...

Secondo voi perchè il passaggio virtuale della conoscenza viene percepito con così forte diffidenza e falsatura (anche da me, ovviamente)? Sembra qualcosa di viscerale, non è poi così scontato da spiegare. Forse perché viene a mancare una gradualità nell'avvicinarsi? O perchè pesa l'effetto "catalogo"? O ancora perchè il faccia a faccia è a posteriori?

 

Se parliamo di "sfasatura" fra virtuale e reale non credo sia il catalogo in sè

quanto il fatto che la gente che soffre il catalogo inizia a far volare la testa

costruendo castelli in aria su una persona non ancora conosciuta.

 

Più c'è spazio-tempo fra il contatto e l'incontro, più si può fantasticare

 

Forse non è detto che questo sia un problema di mero romanticismo

quanto di "attesa". Un ragazzo di oggi che vive a Milano o a Roma

avrebbe la possibilità di fare CO e partire in quarta alla ricerca di

una realizzazione piena della propria omosessualità.

 

Potrebbe dirlo - costi quel che costi - all'intera scuola o facoltà

famiglia amici, realizzare completamente la propria omosessualità

e quindi cercare quella spontaneità che desidera.

 

Nella misura in cui tutto ciò lo espone a rischi, è "coraggioso" e potrebbe

essere anche "romantico"....

privateuniverse

Mi spiego: finora ho sempre avuto la segreta speranza che il modo di incontrarsi dei ragazzi gay (e delle ragazze lesbiche) potesse in qualche modo essere basato sullo stesso meccanismo seguito dagli etero.

 

Ragazzi/e che si incontrano in università, fra amici, per conoscenze comuni, oppure un po' per caso in base ad attività in comune, si "studiano", si avvicinano, si conoscono, si frequentano un po' per vedere che cosa succede, se si trovano bene, se va o se e meglio lasciar stare.

 

Io sono una persona molto stupida e ingenua però finora non sono riuscito a trovare conferme di questa mia convinzione. Ho visto solo che esistono 1) le associazioni gay, che però si trovano solo nelle grandi città e comunque non sono luoghi di incontro ma finalizzate ad attività specifiche che chiaramente non c'entrano nulla con il fare da agenzie matrimoniali, o 2) i famigerati siti di incontri dove il buio e l'anonimato centuplicano magicamente e provvisoriamente il numero di omosessuali esistente rispetto alla realtà. Nient'altro, tutto qui.

 

Ho rischiato di fare delle pessime figure quando mi sono basato sulla mia convinzione. Mi sono sempre sbagliato. Nella realtà non trovo traccia di quello che penso nella mia testa.

 

Volevo quindi chiedervi se sono troppo sprovveduto se penso ad una perfetta equiparabilità dei due meccanismi, oppure c'è qualcos'altro che sbaglio, che non riguarda il meccanismo in sé ma è un mio altro difetto personale che non mi fa capire come stanno le cose.

 

Probabilmente sono troppo influenzato dalla televisione?

 

 

Sì è vero, timidezza e non saperci fare sono degli difetti gravi che hanno delle ripercussioni nette, fra l'altro lo sono tanto per un gay quanto per un etero. Non credo che si possano cambiare. Voglio dire io ci ho provato ma non migliora proprio niente, mi paiono non risolvibili, almeno per quanto mi riguarda.

 

 

Attenzione non voglio dire che i meccanismi etero siano meravigliosi e perfetti, anzi; paradossalmente sto notando che le dinamiche "take away" che si trovano tradizionalmente nel mondo gay si stanno diffondendo molto rapidamente anche fra gli etero, che, a priori, non ne avrebbero bisogno: etero che si incontrano in chat, su facebook, nei siti di incontri, in locali "particolari" ecc. Buffo: forse la standardizzazione e l'inscatolamento virtuale portano troppi vantaggi in più per poter badare all'artificialità di questi metodi.

 

Però resta il fatto che le dinamiche di base per gli etero, salvo casi particolari, sono comunque quelle del conoscersi fra i banchi, fra un libro e l'altro, a casa di amici, al bar, in viaggio, a delle feste ecc. e questo in un certo senso lo vedo comunque come più "sano" perchè è un meccanismo che non "spezza" il fatto di ricercarsi un partner o un possibile partner dal resto delle proprie attività di vita. E' tutto molto più fluido, non ci sono scissioni, non ci sono barriere: amicizie, studio, lavoro, sport, passatempi, risultano tutti amalgamati e non settoriali, e ciò permette alla persona di gestire con maggiore serenità e spontaneità questo aspetto della propria vita, mentre invece un ragazzo gay deve interrompere ciò che fa, accendere il pc e preventivare diverse ore di connessione al giorno per poter cavare qualcosa di concreto.

La cosa che più mi ha stupito (e forse un po' preoccupato) è che questo limite l'ho notato non solo, ovviamente, per i ragazzi gay non dichiarati, ma anche per i ragazzi gay dichiarati... e - udite udite! - anche per i ragazzy gay all'estero.

 

Concordo con la diagnosi.

 

Premesso che la timidezza o il "non saperci fare" passano, con il tempo. Non sono dati di fatto ineludibili. E' vero che non tutti hanno la stessa capacità di rimorchiare, di sedurre o di avere relazioni, allo stesso modo in cui non tutti hanno la stessa propensione all'apprendimento delle lingue, per le attività sportive o per suonare uno strumento musicale. Questo vuol dire che chi non ha un talento naturale non potrà mai apprendere una lingua straniera, o non potrà mai fare sport, o non potrà mai apprezzare la musica a nessun livello? No. Significa solo che dovrà trovare delle strategie per imparare ciò che ad altri viene naturale, che ci metterà più tempo e che, magari, otterrà meno risultati e con più fatica; non che sia condannato a dover rinunciare.

 

Tutto questo, a una condizione: che non ci si ostini a sbattere la testa contro il muro. Che le dinamiche e le opportunità non siano quelle che hanno a disposizione gli etero è un dato di fatto; constatato questo dato di fatto, si tratta di rispondere adeguatamente. Se voglio muovermi in acqua o su una lastra di ghiaccio scivolosa, o ci sono costretto, ha ben poco senso pretendere di camminarci sopra, per poi accettare sconfortato il dato di fatto che l'acqua o la lastra di ghiaccio non sono come la terraferma: dovrò rendermi conto che, in entrambe le situazioni, la reazione intelligente è quella di riconoscere una situazione diversa per quello che è, e muovermi di conseguenza. Altrimenti, dopo aver accumulato una serie di frustrazioni, a seconda dei casi annegherò oppure mi romperò le ossa a furia di cadute.

 

A questo punto, che si fa?

 

Circa la timidezza o il "non saperci fare", bisogna cominciare a rendersi conto di alcune cose. Primo: la gran parte delle persone è timida quando deve avvicinarsi a chi non conosce; la differenza la fa, in parte, il saper superare questa paura. Secondo: i rifiuti sono sgradevoli, ma non sono la fine del mondo. Terzo: bisogna imparare a osservare le altre persone e a cogliere i segnali che inviano, basandosi anche sulle proprie reazioni. Cosa ci piace delle persone? Cosa le rende attraenti, e perché? Come ci comportiamo con le persone che ci piacciono? Cosa fa sì che gli altri ci trovino gradevoli, e cosa, invece, li allontana? Le persone che hanno "successo" queste cose le sanno per istinto; le altre no, ma possono impararle, almeno in parte, allo stesso modo in cui un giocatore di tennis che deve giocare un torneo su una superficie che non gli è congeniale cercherà di adattare il proprio gioco e di migliorarlo per avere delle chance. Non necessariamente ci si deve trasformare in qualcosa di diverso, ma imparare le regole del gioco, in modo da poter scegliere se starci, a quel gioco, oppure no.

 

Il secondo punto importante è quello dell'essere minoranza. E' una condizione ineludibile e tanto vale farci i conti. Una volta vidi un servizio televisivo che mostrava che, in Finlandia, nelle zone in cui la densità della popolazione è bassa e bisogna coprire grandi distanze per conoscere qualcuno, uomini e donne si ritrovano periodicamente a eventi sociali (balli etc.) per conoscersi (che è anche quello che accadeva nei nostri paesini qualche generazione fa, le feste servivano anche a questo, perché il resto del tempo la gente doveva lavorare e basta per sopravvivere). Quegli ebrei che cercano partner ebrei pure loro, come fanno? Fanno come facciamo noi: si iscrivono a siti in cui possono trovare persone con le caratteristiche desiderate. Certo, non sarà come scoprire di essere casualmente innamorati del proprio collega (come successe ai miei genitori) o di amici di amici (com'è successo alla stragrande maggioranza degli etero che conosco), ma così stanno le cose e tanto vale dimostrare quell'intelligenza che sta nel riconoscere i tratti fondamentali di una situazione e pensare a come muovercisi, modulando, di conseguenza, il proprio comportamento.

 

C'è un tempo per l'intransigenza e un tempo per la duttilità e, come dicono gli inglesi, che sono notoriamente pragmatici, "When in Rome, do as the Romans do".

Edited by privateuniverse

 

 


Se parliamo di "sfasatura" fra virtuale e reale non credo sia il catalogo in sè
quanto il fatto che la gente che soffre il catalogo inizia a far volare la testa
costruendo castelli in aria su una persona non ancora conosciuta.
 
Più c'è spazio-tempo fra il contatto e l'incontro, più si può fantasticare

 

Questo è molto vero.

Nel virtuale è facile lavorare di fantasia,

riempire ciò che non si conosce dell'altra persona con ciò che piace o che si vorrebbe.

 

E' sconsigliabile far passare troppo tempo prima dell'incontro di persona,

perchè questo comunque, nel bene e nel male, rappresenta uno scarto forte,

un impatto fondamentale che può cambiare, anche di molto, le carte in tavola.

 

Meglio non costruire troppi castelli in aria, diciamo, perchè poi la caduta può fare male ...

Premessa: l'essere out o meno influisce quasi nulla sul rimorchio: io sono out da tanti anni con gli amici etero, ma questo non mi ha mai agevolato nel farmi conoscere nessuno di interessante. Sul dover ricorrere a siti specifici o locali specifici per poter trovare un fidanzato il motivo e' scontato: eccezion fatta per i gay che sono come Solange e che cercano altri gay palesemente visibili come loro, per un gay maschile he cerca altri gay maschili e' difficilissimo conoscere gente fuori dai posti specifici, in quanto chiaramente provarci per strada piuttosto che a scuola o al lavoro diventa pericoloso, oltre che infruttuoso. Comunque ringraziate che esistono siti e locali dedicati; fino a 20 anni fa gli unici punti di incontro per i gay erano i parcheggi di battuage. p.s. come fa notare @Ilromantico il virtuale serve e deve servire solo come primo contatto, al quale deve necessariamente seguire un approccio reale. Ergo il virtuale non va inteso come sostitutivo di incontri reali.

Edited by ben81

@Sampei

 

Ti faccio un esempio diretto. Proprio un paio di ore fa ho incontrato un ragazzo che mi ha contattato in chat. Un ragazzo gradevole, due parole in chat, due foto per vedere che più o meno assomiglia a qualcosa che mi può piacere, la definizione di un incontro per un caffè.

 

Ci siamo visti per un caffè, abbiamo scambiato due chiacchiere, e ho conosciuto così una nuova persona, intelligente, caruccia, interessante. Il sito incontri è servito per dare una possibilità. Il caffè poi, ovvero l'incontro di persona, permette di instaurare un vero primo contatto che non può e non deve avvenire per inutili parole dette online. Da questo incontro cosa verrà fuori? una amicizia? una birra quando ricapita? nulla? una storia? Ad oggi non si sa, quello che è venuto fuori è intanto un inizio di tante possibilità.

 

Questo per dire che la chat è un mezzo, che deve essere utilizzato per quello che è. Non stereotipizzato, non esaltato, non demonizzato. Solo un mezzo comodo per generare nuove possibilità.

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