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Gay ripiegati su se stessi


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E' difficile però inquadrare Walter Siti nel cliché dell' omofobo eterosessuale, papista e fascista :-)

 

Non è Giuliano Ferrara, no? E' semplicemente un gay dichiarato, ex professore universitario e romanziere. Ed ha una sua opinione della cultura e della subcultura omosessuale. Non arriverete al punto di affermare che non faccia parte della cultura gay. per questo :-)

A proposito di immagini di sé, più o meno "sitiane" (nel senso di "punitive"),che avevano grandi artisti e intellettuali omosessuali: manteniamoci ora sulla modernità e la contemporaneità.

Vogliamo parlare di Pasolini? di Testori? di Tondelli? di Bellezza? Nella cultura francese vogliamo parlare di Peyrefitte? Dello stesso Gide? L'omosessualità di Gide (che a 47 anni, e dopo tanti viaggi in Algeria, tenta ancora di convertirsi al cattolicesimo :-) ), era più vicina a quella di Peyrefitte o a quella di Leavitt - per esempio? E non mi dite che tutti costoro non fanno parte della cultura omosessuale...certo, tranne l'ultimo, avrei grandi difficoltà a descriverli come scrittori gay, o facenti parte di una cultura gay. Sarebbe molto riduttivo - e anche mistificante, suvvia! Oltre che mortificante per molti di voi, presumo...

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Purtroppo ho trovato solo il link da Pierluigi Diaco ( che ovviamente la pensa come Siti )

http://www.diacoblog.com/tag/sanremo/

 

L'articolo su Povia è come dice Isher da brividi e se Walter Siti sostiene sulla Stampa che il testo di Povia

non è omofobo, ma "parziale" e ritiene di pubblicare un articolo del genere, peraltro attaccando Arcigay

nel mentre debolmente tentava di rintuzzare l'ondata omofoba....io non mi preoccuperei del carattere di Pezzana

( come al solito impegnato a scrivere la sua lettera di protesta )

 

Povia - ricordiamocelo - è stato ad un passo dal vincere Sanremo

 

Questo basta a definire Walter Siti al di là dei suoi discorsi sul desiderio che va verso l'alto ed il basso, ma è "assoluto" ( sono

stupidaggini che potremmo perdonargli...ma Povia no ! )

 

Non vi basta? Vogliamo fare il raddoppio? Ecco cosa dichiara Walter Siti sul Coming Out:

 

[...] A parte che non lo si chiede agli eterosessuali (se sono eterosessuali), quindi non si vede perché una minoranza deve porsi pure questo come problema in più, poi si rischia di fare dell’omosessualità una cosa come “off e on nei computer o nelle macchine”: (come se) uno o è omosessuale o è eterosessuale. Io ho l’impressione invece che quel che faciliterebbe anche per gli omosessuali un giusto coming out sarebbe se si spiegasse che l’omosessualità è una cosa da cui si si può entrare e uscire, si possono avere dei momenti in cui uno ha rapporti con un uomo e poi con una donna, non è una cosa per cui uno è marchiato e incasellato per sempre. Quindi è pure inutile chiederlo, perché chiedere se sei un omosessuale… …intanto, di che genere? Perché non vuol dire quasi niente ormai essere omosessuali, visto che ce ne sono venti tipologie diverse. E poi uno potrebbe rispondere: “beh, dipende da quando uno me lo chiede, magari lo ero prima e adesso non lo sono più“.

 

Walter Siti è la dimostrazione di come i gay italiani possono nuocere a se stessi ed ai loro consimili

praticamente un ragazzino gay di 16 anni riesce già ad andare oltre questo livello di argomentazioni

Momento momento
Che Siti non abbia mai scritto di omosessualità è falso
Io a suo tempo ho letto sia Scuola di nudo che Un dolore normale
Wikipedia mi viene incontro dicendomi che l'omosessualità è centrale anche in un terzo libro, Troppi paradisi
Sicuramente Siti avrà detto tante castronerie nelle varie interviste, io però di ciò che ho letto ricordo anche delle pagine dolci sul protagonista che si sforza di entrare in una relazione, nonostante un forte desiderio sessuale per i ragazzi muscolosi che lo porterebbe al tradimento.
Poi se con il passaggio a mondadori non abbia più fatto cenno alla tematica non saprei, visto che i libri da Il contagio in poi non li ho letti

No guarda...è lui che lo dichiara:

 

«Sono omosessuale, però nei miei romanzi non ho fatto un discorso sull’omosessualità, ma sul desiderio di un oggetto portatore sano di Assoluto, verso l’alto o verso il basso»

 

Lui pur essendo omosessuale - ritiene - di aver sempre e solo scritto di "portatori sani" di "Assoluto"

il chè non meraviglia affatto visto l'opinione miserrima che ha dell'omosessualità in generale e da sempre

diciamo pure che Walter Siti incarna l'omosessuale ripegato su se stesso di cui al titolo

Vogliamo dire allora che buona parte della cultura omosessuale e fatta da omosessuali ripiegati su se stessi?

E anche per questo, non esiste (ancora?) una cultura letteraria gay autentica?

Qualcuno mi sa citare un romanzo di formazione gay post Stonewall? E non ditemi che è troppo presto, avete sempre affermato che le famiglie arcobaleno sono ormai una realtà consolidata. Come mai non c'è una letteratura gay a riguardo?

In Italia certamente Walter Siti non è una eccezione,

ma il problema non è appunto la "follia" di un "intellettuale"

che ha ritenuto di potersi liberare grazie alla ortodossia

freudiana....da chi?

 

Dal Papa? Da sua madre? Da Andreotti? 

 

No, Walter Siti ha ritenuto che l'ortodossia freudiana potesse

liberarlo da Wilde e Proust!

 

Rispetto alla cultura gay

Preferiva essere nevrotico....

 

Il gay ripiegato su se stesso è "portatore sano di assoluti"

non di omosessualità...come Dalla, Renato Zero etc. 

 

Questa è la realtà italiana e spiega perchè siamo rimasti fermi al palo

Vabbè anche in Francia però...ho citato Gide, Peyrefitte...magari c'è una relazione con la religione cattolica :-)

Però non è che possiamo escludere tutti gli omosessuali cattolici dalla cultura gay, per il fatto che sono cattolici. Quello cattolico resta UNO dei venti modi di viversi l'omosessualità di cui parla Siti.

E certo, senza questo modo di viversi l'omosessualità, ci mancherebbero tanti capolavori letterari.

Io, da queer, li rispetto tutti, questi modi. Per quanto possano essere lontani dalla mia sensibilità.

Poi non è che se non riconosci la cultura gay sei nevrotico, dài.

Questa affermazione fa il pari con quella secondo la quale anche il gay che non si accetta può accettare la cultura gay :-)

Troppo facile ripiegar(si) sul solito ritornello delle omofobie interiorizzate ed esteriorizzate.

Che ognuno si viva la sua omosessualità come vuole! E' buffo che i gay cerchino di prendere il posto degli etero facendo i paladini di una qualche normatività assoluta in campo sessuale, no? :-)

Deleuze lo spiega chiaramente: c'è un desiderio di fascismo nelle masse, non è che il fascismo viene all'improvviso dall'alto come lo spirito santo. Non è possibile che ci sia un desiderio genuino di viversi l'omosessualità in senso punitivo, masochista, fascista? Certo che sì: è una macchina desiderante anche quella: Gide, i suoi viaggi, le sue estasi algerine, il ritorno nella Francia territorializzata dalle croci, tutta una macchina desiderante. E in tanti altri come lui, la macchina desiderante croce-peccato-godimento-perdono-estasi-caduta ha funzionato alla grande. In alcuni, come Pasolini, forse è stato il senso di colpa per questa consapevolezza che lo ha portato alla morte - o la ha facilitata. C'è una macchina desiderante specifica che lega la serie godimento-senso di colpa- malattia-morte (Foucault, Tondelli).

 

 


No guarda...è lui che lo dichiara:
«Sono omosessuale, però nei miei romanzi non ho fatto un discorso sull’omosessualità, ma sul desiderio di un oggetto portatore sano di Assoluto, verso l’alto o verso il basso»
Lui pur essendo omosessuale - ritiene - di aver sempre e solo scritto di "portatori sani" di "Assoluto"

Scusa ma perché questa non può essere un'altra delle fregnacce da lui dichiarate nelle interviste?
Se uno, come me, ha letto Siti, sa benissimo che parla di omosessualità, anche al di là dell'assoluto
Poi se lui dice che non ne parla è una fregnaccia, ma che qualcun altro lo dica da lettore mi pare assurdo
E' come se Potok dicesse "Sono ebreo, però nei miei romanzi non ho fatto un discorso sull'ebraismo, ma sul soggetto spirituale in ascesa dal popolo prediletto"

Qui dovrei chiedere il supporto di chi abbia letto Siti, tutte

le volte che ho visto un suo libro è stata la motivazione per

scegliere l'altro...quindi non lo conosco.

 

Suppongo che il fatto di essere gay contro la

propria volontà debba emergere in qualche modo,

ma posso solo supporlo. Certo si può essere omosessuali

contro la propria volontà o ferma la ferrea volontà di relativizzare

la propria omosessualità.

 

Per certi versi la verità si impone sull'autore che voglia

scrivere qualcosa di autentico, al di là del delirio intellettuale

o delle intellettualizzazioni che lo stesso autore può avere sulla

propria narrativa

 

Siti non mi pare che neghi l'esistenza della categoria

cultura gay, perchè nomina Proust e Wilde, solo che li

giudica dei miti negativi costitutivi di una separatezza

gay...

 

A mio avviso l'unica cosa che potesse giustificare un

rifugio in Freud erano degli enormi complessi di colpa

cioè non credo alla verità di ciò che dice.

 

Si fosse trattato di un giudizio solo estetico avrebbe potuto

rivolgersi altrove c'era solo l'imbarazzo della scelta, Rimbaud

Isherwood Auden Yourcenar...

Per me Siti non ha nessun senso di colpa: è una persona che ha una determinata concezione dell'omosessualità e un suo vissuto omosessuale conseguente. Entrambe le cose lo hanno determinato come intellettuale e come scrittore.

Discriminare Siti, senza capire la macchina desiderante cattolica di cui fa parte e che ho descritto sopra, è uno sterile esercizio di endo-omofobia che non porta a niente. Il Salò o le 120 giornate di Sodoma del marxista Pasolini, non potrà mai essere compreso se non si ha la consapevolezza che il fascismo è un investimento libidico. 

Walter Siti, nella "famigerata" intervista che Isher ci ha invitato a rintracciare, non esalta Povia, né lo condanna. La sua posizione è neutrale e la sua polemica è più contro l'Arci gay...

Egli dice semplicemente che Freud, per molti 60 enni e 70enni della sua generazione, è servito a liberarsi di quell'immagine proustiana e wildiana del gay come "maledetto" nel suo alone di romanticismo e decadenza; Siti non ripiega affatto sull'orotodossia freudiana!

Allo stesso tempo, infatti, prende le distanze da Freud in quanto espressione di una cultura borghese e patriarcale.

Quindi la sua posizione è abbastanza articolata e io la condivido: la psicoanalisi è importante,  anche se oggi nessun gay pensa di "risolvere" la sua omosessualità attraverso il superamento del complesso edipico (tranne Nicolosi e gli omosessuali egodistonici).

Quella che la generazione attuale di gay tende a vedere in maniera negativa, per la generazione di Siti è stata una liberazione. Così come gli scritti di Wilde e Proust, che Siti "condanna", per la generazione di omosessuali precedenti sicuramente saranno stati liberatori.

Per me sono liberatori gli scritti di Deleuze, rispetto ad una concezione contemporanea dell'omosessualità tutta ripiegata sulla triangolazione edipica e sulla cellula sociale che incessantemente la riproduce, ovvero la famiglia.

Quindi, ancora una volta dell'omosessualità è utile avere una visione diacronica.

Ed è importante accettare che le modalità di rapportarsi ad essa non possono essere univoche, ma cambiano da generazione a generazione, da paese a paese, da cultura a cultura. E in una stessa cultura, in uno stesso paese, in una stessa storia, cambiano da persona a persona.

 

Per chi volesse verificare, l'intervista è qui:

 

http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/sanremo/200902articoli/41200girata.asp

Edited by akinori
privateuniverse

Walter Siti, nella "famigerata" intervista che Isher ci ha invitato a rintracciare, non esalta Povia, né lo condanna. La sua posizione è neutrale e la sua polemica è più contro l'Arci gay...

 

[...]

 

http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/sanremo/200902articoli/41200girata.asp

 

Attento: ad arrampicarsi sugl specchi si rischia di cadere (e di farsi male).

Quindi, ancora una volta dell'omosessualità è utile avere una visione diacronica

questa direi che la condivido.

 

Ecco, adesso non vorrei tornare a far il rompiballe, ma nella mia ingenuità scopro che Siti -che conoscevo in quanto autore omosessuale, autore di romanzi dove compaiono storie d'amore omo, curatore dell'opera di Pasolini- ha fatto delle dichiarazioni per cui, chiarendo che ha un suo modo di vedere l'omosessualità, molti di voi, mi pare, si sentono di escluderlo dal novero degli autori che fanno cultura gay...ma questo perché, mi par di capire, intravedete una strisciante omofobia nelle sue dichiarazioni...che a me non pare così terribile; al termine di quell'intervista giustamente rimprovera ai presentatori di aver fatto le macchiette, e riconosce a Benigni la bravura e l'ottima scelta letteraria...magari il titolo dell'articolo non mi piace molto.

 

Però leggendo i vostri interventi qui sul forum ne cavo l'impressione che solo alcuni modi di vivere la propria sessualità e la propria omosessualità siano leciti; quello di Siti, che magari è più sofferto e "incasinato" per un sacco di paure sue, diventa retrogrado....al più trovo che farebbe meglio a parlare della sua esperienza di omosessuale, anziché allargarla all'omosessualità in genere...

 

Io non credo che Siti consideri Proust e Wilde dei miti negativi...credo che pensi al quattordicenne gay figlio del benzinaio o del panettiere che magari fatica a riconoscersi in un certo tipo di ideale dandystico alla Proust o alla Wilde...però è una mia opinione.

L'avevo già linkata e commentata io XD

 

Veramente, nel tuo link al blog di Diaco si parla del "nobile silenzio di Anna Oxa" dopo "Processo a me stessa"... :swoon:

Sarà un errore del browser?

 

 

Attento: ad arrampicarsi sugl specchi si rischia di cadere (e di farsi male).

 

Non capisco a quali specchi tu ti riferisca: io ho riportato la posizione di Siti; mi sembra peraltro di averlo fatto in maniera più oggettiva di quanto abbia fatto Hinzy, che su Walter ha i suoi pregiudizi. La mia posizione non è né quella di Siti, nè quella di Hinzelmann (come sapete, io sono contro la triangolazione edipica, quindi contro le conclusioni freudiane e contro l'istituto della famiglia in sé). Appartengo ad una generazione diversa, ma le rispetto tutte.

 

 

@schopy scrive: "Io non credo che Siti consideri Proust e Wilde dei miti negativi...credo che pensi al quattordicenne gay figlio del benzinaio o del panettiere che magari fatica a riconoscersi in un certo tipo di ideale dandystico alla Proust o alla Wilde...però è una mia opinione"

 

 

Non penso si riferisca al figlio del benzinaio: nell'intervista che ho riportato, Siti fa un riferimento preciso a sé stesso e alla sua generazione. Per il resto, mi fa piacere che almeno una persona, in questo sito, oltre a me, apprezzi una visione diacronica dell'omosessualità.

Edited by akinori

Bastava scorrere la pagina del blog verso il basso per trovare l'articolo...eh?

Comunque va bene lo stesso...XD

 

1) è Siti stesso che sostiene che i suoi libri, pur parlando essenzialmente

     di lui che va a marchette non sarebbero "omosessuali"

 

2) A me dà fastidio ciò che Siti dice su Povia, i suoi libri non li ho mai letti e l'ho già scritto

    

3) Nell'intervista che io ho linkato Siti dice espressamente che Wilde e Proust

    avrebbero generato un mito negativo di omosessuale decadente a cui lui si

    sarebbe sottratto grazie all'ortodossia freudiana, i benzinai non credo abbiano

   mai avuto problemi con Proust 

 

Fermi i punti 1-2-3 perchè Schopy invece di credere a ciò che Siti stesso dichiara a chiare

lettere, preferisce credere a cose che Siti non dice né scrive?

 

Siti ha sostituito i ragazzi di vita di Pasolini con gli Escort professionali di oggi

può piacere, non piacere...certo non sono io quello che trovate in giro a strombazzare

sulla vita sessuale degli altri gay ( semmai lo fa Akinori XD )  

 

Potremmo anche pensare che - come Pasolini rifiutò il movimento di liberazione

sessuale e omosessuale, così il suo ammiratore Siti...ma questo io non ho elementi

per poterlo affermare, per due ragioni essenziali. La prima è che Pasolini è morto nel

1975...e se è vero che non capì niente del 1968 che vedeva come qualcosa di "moderno"

e quindi in contrasto con la sua poetica, è anche vero che morì prematuramente. La

seconda è che Siti appartiene alla generazione che avrebbe dovuto farlo, il '68...

 

Quindi proprio a voler essere diacronici, ciò che è comprensibile in Pasolini nato

nel 1922 e morto nel 1975 è incomprensibile in Siti nato nel 1947 e scritto nel

2009...o meglio comprensibile lo è, ma solo dando una valutazione negativa di

ciò che ha scritto in difesa di Povia.

privateuniverse

Non capisco a quali specchi tu ti riferisca: io ho riportato la posizione di Siti

 

Eppure è così semplice.

 

Dire che "Siti non esalta Povia, né lo condanna" è fuorviante: lo difende. Lo difende con argomenti speciosi: che si può, in fasi diverse della vita, essere omosessuali o eterosessuali, e che l'omosessualità può dipendere dalla spiegazione di Freud etc. etc. Sono argomenti speciosi non perché siano falsi, ma perché sono usati in maniera ridicola, non c'entrano niente con la canzone di Povia e con il significato che aveva il presentarla a un festival. A me i piagnistei danno fastidio, ma non si può neanche essere più realisti del re.

 

Inoltre, Siti non ha "criticato" i siparietti di Bonolis e Laurenti: ha solo detto che erano peggio della canzone di Povia. E' il solito argomento del "ben altro", che serve per difendere qualunque causa indifendibile.

Vabbè, ho provato a difendere una causa persa si vede.

Nell'intervista che @Hinzelmann ha linkato non mi pare che di Wilde Siti proponga un'immagine negativa..."maledetto", "sublime", "esclusivo" e "separato" non sono aggettivi che a mio avviso abbiano una connotazione necessariamente negativa, casomai elitaria....i benzinai sono stati una scelta infelice...Ho ipotizzato che si riferisse a chi, gay, non volesse trovare nulla di eccezionalmente esclusivo in sé per il solo fatto d'essere gay.

Mo aspetto solo che mi diciate che il mio commento è offensivo per tutti i panettieri e i benzinai.

Lascio qui la conversazione.

Edited by schopy

 

 


Bastava scorrere la pagina del blog verso il basso per trovare l'articolo...eh?
Comunque va bene lo stesso...XD
 

 

 

Mi sarei aspettato un neh, anziché un eh  :-)  però hai ragione, scusa: ero in multitasking e non ho fatto scorrere la rotellina del mouse...per questo ho linkato direttamente l'articolo della Stampa (Torino) senza lasciarmi territorializzare da  coso...Diaco

 

 


Eppure è così semplice.
 
Dire che "Siti non esalta Povia, né lo condanna" è fuorviante: lo difende. Lo difende con argomenti speciosi: che si può, in fasi diverse della vita, essere omosessuali o eterosessuali, e che l'omosessualità può dipendere dalla spiegazione di Freud etc. etc. Sono argomenti speciosi non perché siano falsi, ma perché sono usati in maniera ridicola, non c'entrano niente con la canzone di Povia e con il significato che aveva il presentarla a un festival. A me i piagnistei danno fastidio, ma non si può neanche essere più realisti del re.

 

Siti non difende Povia: difende la libertà di un omosessuale, di essere quello che vuole, quando vuole e secondo i suoi tempi e la sua storia. Se l'Arci, puntellando il Benigni, non avesse fatto tutto 'sto casino, Siti non avrebbe parlato nemmeno - giusto per buttare un frammento di specchio sulle "dinamiche gay"...

Poi certo, i piagnistei dànno fastidio a tutti...ma chi regola la legge dei piagnistei? Evidentemente, ognuno si merita il pianto che si merita, scusa neh!

privateuniverse

Siti non difende Povia: difende la libertà di un omosessuale, di essere quello che vuole, quando vuole e secondo i suoi tempi e la sua storia.

 

Peccato che l'occasione scelta per difendere questa libertà, che non si vede chi contesti, sia stata sbagliata.

 

Perché la canzone di Povia non aveva quel significato; ne aveva, palesemente, un altro, e cioè che l'omosessualità è una risposta di per sé sbagliata, e deviante, a un'esigenza che può essere soddisfatta anche in altri modi. Nel modo "normale".

 

E, con la sua risposta, Siti, secondo me, quella tesi l'ha fatta un po' sua, come se questo valesse anche per lui.

Edited by privateuniverse

 

 


Mo aspetto solo che mi diciate che il mio commento è offensivo per tutti i panettieri e i benzinai.

 

No Schopy...semplicemente tu offendi la verità

 

Il mito decadente dell'omosessuale borghese è storicamente un topos

dell'omofobia comunista che sosteneva che il comunismo con le "magnifiche sorti

e progressive" avrebbe cancellato insieme alle classi sociali, l'omosessualità.

 

La verità è che anche qualora il marxismo fosse riuscito nell'impresa di

cancellare le classi sociali ed il capitalismo, noi sappiamo e diciamo che

l'omosessualità avrebbe continuato ad esistere. L'omosessuale borghese

e l'eterosessuale proletario sono due miti dell'omofobia marxista che crea

un immaginario eteronormativo a misura di ciò che un giovane marxista

desidera o dovrebbe desiderare.

 

Essere un vero uomo, essere un vero rivoluzionario, essere un eterosessuale

 

Quindi il giovane Siti è tormentato dall'omofobia marxista, ovviamente

molti scrittori gay del periodo 1870-1950, sono scrittori borghesi come

d'altro canto il 90% degli scrittori etero e certo Wilde lo era come Proust. 

 

Solo che Siti invece di leggerli ed empatizzare con loro nonostante fossero

borghesi, perchè gay ( come avrebbe dovuto fare ) invece di usare la

cultura gay per abbattere il mito omofobico marxista e costruire un ponte

fra gay borghesi e gay proletari ( magari leggendo Rimbaud e Verlaine

come suggeriva Almadel, ché loro certamente borghesi non erano )

 

Insomma invece di usare la cultura gay per riconoscere la natura

omofobica del mito marxista negativo...ci crede e credendoci pensa

veramente che lui in quanto gay abbia le caratteristiche morali di

carattere e di temperamento del borghese decadente e non dell'eroe

rivoluzionario e siccome questa idea da marxista lo colpevolizza, finisce

per preferire l'idea di essere un nevrotico ( anche se finisce per credere

che l'omosessualità sia determinata dal legame edipico con la madre il

ché lo porta dalla padella nella brace )

 

La domanda dovrebbe essere perchè Freud è meglio del mito omofobico

marxista? Per due ordini di ragioni, se l'omosessualità è una nevrosi puoi

praticarla senza sentirti in colpa e non devi sradicarla da te, inoltre se la

omosessualità è una nevrosi non ostacola l'idea di uguaglianza fra tutti

gli uomini ( che in senso idealistico, forse più italiano che marxista presuppone

una universalità dei modelli ) 

 

Questa è la situazione - tragica - di un ventenne nel 1968, che però al contrario

di Visconti e Pasolini avrebbe avuto gli strumenti della rivoluzione sessuale a sua

disposizione...per andare oltre.

 

 


Perché la canzone di Povia non aveva quel significato; ne aveva, palesemente, un altro, e cioè che l'omosessualità è una risposta di per sé sbagliata, e deviante, a un'esigenza che può essere soddisfatta anche in altri modi. Nel modo "normale".

 

Se ben ricordo, la canzone di Povia parlava, ispirandosi ad una caso reale, di un giovane che, disgustato da certi ambienti gay, decideva di ritornare eterosessuale, innamorandosi di una ragazza. Non trattava dell'omosessualità come risposta, ma piuttosto dell'omosessualità come un certo stile di vita.

L'Arci sollevò un polverone vedendoci degli spunti omofobi. Siti giustamente precisò che non si possono mettere in discussione delle scelte personali - o almeno, nessuno della sua generazione avrebbe stigmatizzato chi facesse un percorso di entrata e uscita dall'omosessualità e dall'eterosessualità. 

Oggi tutto questo sembra assurdo e si è arrivati al paradosso che la teoria queer, espressione genuina della cultura lgbtq, è ritenuta omofoba perché propugna la fluidità sessuale

privateuniverse

Aspettiamo che venga presentata una canzone in cui un eterosessuale, disgustato dall'eterosessualità come "stile di vita", che si estrinseca nel sessismo, nel dilagare della prostituzione, nella profusione di tette e culi in televisione e cose simili, opti per l'omosessualità.

 

Guarda caso, canzoni del genere non ce ne sono; e, se ce ne fossero, vorrei proprio vedere le reazioni, compresa quella di Siti.

 

E' ovvio che la "tesi" della canzone di Povia è parziale e riduttiva. Non credo che la maggioranza degli omosessuali frequenti saune e darkroom.

 

Resta da capire per quale motivo tu debba ostinarti a giustificare chiunque dia un giudizio negativo degli omosessuali e dell'omosessualità.

C'è una canzone di Franco Califano, che disgustato ad un certo punto dalla sua dongiovannesca eterosessualità, decide di passare all'altra sponda  :nyam:

Penso ve ne siano anche altre, al momento mi viene in mente solo questa.

La canzone di Povia non riguardava tutti gli omosessuali, ma solo il protagonista. Non si capisce perché tutti gli omosessuali siano stati punti sul vivo. E non è vero che io giustifico chiunque dia un giudizio negativo degli omosessuali. Semplicemente, mi sembra ingiusto definire omofobo chiunque esprima un'opinione contraria al mainstream gay.

Detto questo, la canzone di Povia era orribile, esteticamente parlando. Il tema si sarebbe potuto affrontare con maggiore maestria artistica. Ma c'è anche il limite che è difficile affrontare una tematica del genere nella forma "canzone", senza creare malintesi.

@Hinzelmann d'accordo, sono un ignorante che farebbe bene a tacere perché non ho gli strumenti per capire che Siti viveva un conflitto tra la sua omosessualità e il suo credo politico.

Sono troppo piccolo e individualista per cogliere questi riferimenti "al volo" come sicuramente saprai fare tu...e forse non mi rendo conto di quanto devo anche a chi, più grande di me, ha lottato contro l'omofobia in prima persona...chiudo qui la mia abiura.

@Hinzelmann d'accordo, sono un ignorante che farebbe bene a tacere perché non ho gli strumenti per capire che Siti viveva un conflitto tra la sua omosessualità e il suo credo politico.

 

Temo che questi strumenti possa averli solo Hinzelmann, infatti la sua è un'interpretazione molto personale.

Il link all'intervista c'è, riferimenti al "mito marxista negativo" non ne ho letti. Si evince invece che Siti, e la sua generazione, grazie al vilipeso (spesso a torto) Freud, hanno capito che l'omosessualità non era una diversità che isolava l'individuo dal consorzio umano, nel bene e nel male. Che non era legata necessariamente alla genialità artistica (Proust) o ad una concezione estetizzante e decadente (Wilde). Semplicemente, l'omosessualità è un orientamento come un altro. Freud infatti parla di perversità polimorfa del bambino, prima della sua eteronormativizzazione. Quindi, grazie a Freud, Siti e quelli della sua generazione hanno avuto quello che oggi definiremmo un mezzo per decostruire la concezione dell'omosessualità imperante nella loro epoca (nel loro contesto culturale, ovviamente).

 

Per il resto, posso condividere in linea generale ciò che Hinzelmann scrive a proposito delll'omofobia marxista, ma penso che il termine più corretto sia "omofobia dei partiti comunisti", dato che Marx non si è preoccupato minimamente di dare delle indicazioni sull'orientamento sessuale del rivoluzionario - come avrebbe potuto?

L'omosessuale è stato sicuramente quello che Deleuze definirebbe un "fantasma di gruppo" delle varie strutture comuniste organizzate. Nel defunto PCI, il caso di Pasolini, espulso per "immoralità", fu esemplare.

Edited by akinori

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