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Il gay edipizzato (elementi di critica omosessuale)


akinori

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Parto dall'assunto che la struttura omonormativa eretta a sistema (quindi con il suo investimento giuridico, sociale, politico ed economico) si basi sulla mimesi della struttura eteronormativa. Nel caso essa si realizzasse, non potrebbe produrre che un gay edipizzato, così come la struttura eteronormativa serve a produrre etero edipizzati.
Deleuze e Guttari (1972, 1980) hanno dimostrato che Edipo è l'"immagine adescata in cui il desiderio si lascia prendere...Il desiderio infatti è anche questo, una trappola". La territorializzazione comporta infatti "tre istanze, il rappresentante rimosso, la rappresentazione rimovente, il rappresentato spostato". Senza soffermarci su queste rimozioni e questi spostamenti dell'ormai noto Significante Dispotico ($/D)1, vorrei invece focalizzare l'attenzione sulla figura del gay edipizzato, sorta di "pseudo-etero" ma diversamente orientato e totalmente prono, anzi ri-piegato, sull'assiomatica della rappresentazione capitalistica, in cui merce e denaro decodificano i flussi per astrazione. Il paradosso è che l'equivalenza simbolica dei flussi di denaro e dei flussi di sperma, sembra chiudere il gay edipizzato in un dispositivo di prostituzione oggettiva, là dove il consumismo sessuale si estrinsechi in forme di dissipazione non paragonanbili a quelle disgeneri etero. Cosa ne pensate?

 

 

 

1 Si legge "Soggetto doppiamente barrato su piano dispotico".

Edited by akinori
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Cosa ne pensate

 

che ho capito solo flussi di sperma! XD

 

Puoi traslare queste criptiche parole

in una sorta di discorso edipizzato

comprensibile ai piú?

Distinti ringraziamenti..

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Puoi traslare queste criptiche parole

in una sorta di discorso edipizzato

comprensibile ai piú?

Distinti ringraziamenti..

 

 

E' il discorso del capitalismo occidentale ad essere di per sé edipizzato, essendo una conseguenza dell'Edipo e della sua funzione assiomatizzante. Il gay edipizzato è un prodotto del tardo-capitalismo, e più che un autentico omosessuale, è uno pseudo-etero pietrificato nella fase narcisistica. Insomma, anche lui è bloccato in quel double bind, che Deleuze riprende dagli psichiatri che cercarono di indagare sull'origine della schizofrenia. In questo caso, il messaggio contraddittorio è: tu sei gay, ma non differisci in nulla da un etero, quindi sei etero, e da etero devi comportarti per avere un riconoscimento. Però allo stesso tempo sei gay, quindi allo stesso tempo resti per noi un diverso. Come dire ad uno di colore di dipingersi la faccia da bianco, se vuole effettuare il suo prelievo dallo stock di donne bianche che i dispositivi affiliativi sacrificano alla sua libido nel processo della sintesi congiuntiva. E di non togliersi questo trucco per il resto della sua esistenza.

 

Insomma, un messaggio contraddittorio. Ma politicamente normativo ed efficace, perché disinnesca ogni velleità rivoluzionaria nel soggetto omosessuale. Un equivalente simbolico di ciò che gli psicanalisti definiscono come castrazione.

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AndrejMolov89

Akinori non si capisce niente, anche volendo discutere sulla tua discutibile tesi, obbiettivamente non permetti alle persone di farti comprendere, introduci un glossario, utilizza discorsi ai non addetti ai lavori, oppure se non vuoi fare nessuna delle cose, non scrivere direttamente :D

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Praticamente vuoi dire che un gay, secondo Edipo, è un etero narcisista e omosessuale al tempo stesso? E per tale ragione deve fingersi etero ma sarebbe contraddittorio perché è come chiedere ad un nero di dipingersi di bianco?

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Praticamente vuoi dire che un gay, secondo Edipo, è un etero narcisista e omosessuale al tempo stesso? E per tale ragione deve fingersi etero ma sarebbe contraddittorio perché è come chiedere ad un nero di dipingersi di bianco?

 

Bisogna distinguere, tra Edipo personaggio della mitologia greca, Edipo in senso psicanalitico, fantasma di Freud che con il suo divano offre l'ultima territorializzazione al borghese decodificato dall'assiomatica capitalistica, ed Edipo come dogma o complesso nucleare che schiaccia, rimuove e forclude la produzione desiderante.

Non c'è una "traduzione pratica" di quello che ho scritto. Ogni traduzione pratica sarebbe un fraintendimento o una banalizzazione che offrirebbe un pre-testo diffamatorio a qualche vestale dell'omonormatività in servizio permanente effettivo.

Quello che ho scritto è l'applicazione della schizoanalisi a quell'unica espressione di pensiero omosessuale che possa elevarsi a dignità di cultura autentica con un suo grado di autonomia - e si tratta ovviamente di queer theory.

Questa volta non c'è Google che tenga.

Chi non vuole fare un salto negli abissi profondi della codificazione e della decodificazione dei flussi desideranti, si rilassi leggendo qualcosa di semplice e consolatorio e poi vada a dormire. Un elenco di gay dal primo Homo sapiens che indossò pelli muliebri fino a Tiziano Ferro, per esempio. O una considerazione sul gay pride che fra poco sarà come la festa di San Patrizio per gli Irlandesi. La vecchia favola di papà e mammà.

Io qui vorrei parlare di cose serie: dei due poli dell'investimento libidinale sociale, per esempio: il polo paranoico, reazionario e fascisteggiante (due cuori, una capanna arcobaleno e un po' di fisting) e il polo schizoide rivoluzionario (on the road, sempre. Senza pietà). Chi sa se ci sarà qualcuno all'altezza.

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Chi sa se ci sarà qualcuno all'altezza.

 

 

Se la smettessi di parlare uzbeko e decidessi di parlare italiano sarebbe meglio.

 

Siamo in un forum di gay, non in un comizio filosofico -.-'

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AndrejMolov89

No, Akinori, ti vuoi soltanto masturbare della tua incapacità di poter produrre una discussione reale. Se tu hai una preparazione specifica e vuoi aprire un dibattito su quello che sostieni, il primo prerequisito è rendersi comprensibili, oppure parlare con persone che si sono specializzate in merito. Visto che imposti la tua tesi con termini specifici, che implicano lo studio della materia, dovresti porlo a persone che sono in grado di capire cosa stai dicendo. Non è che se ti parlo del dilatancy hardening, ti devo fare uno scritto infinito con termini specifici e pretendere che tu possa decifrarlo e comprenderlo. Se non sei ingrado di spiegare questi concetti, al di là della scarsa padronanza del concetto in sé stesso che hai, contrariamente a quello che presupponi di avere, non scrivere direttamente.

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Come dire ad uno di colore di dipingersi la faccia da bianco, se vuole effettuare il suo prelievo dallo stock di donne bianche che i dispositivi affiliativi sacrificano alla sua libido nel processo della sintesi congiuntiva. E di non togliersi questo trucco per il resto della sua esistenza.

 

Insomma, un messaggio contraddittorio.

 

cambierei il tuo esempio altrimenti non emerge il doppio vincolo, che immagino fosse l'approdo del ragionamento: è come dire a uno di colore di dipingersi la faccia di bianco per accedere ai privilegi dei bianchi, e questo stesso suggerimento diventa la sua condanna a esiliarsi da se stesso e a vivere nella "colpa"

quindi se vuole essere nero la società lo incolperà di questa sua condizione; se vuole essere bianco sarà egli stesso a incolparsi, e sarà ancora peggio...

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AndrejMolov89

Il problema sostanziale, al di là degli orpelli dei termini, è che questo discorso disgrega l'essere omosessuale e assume che ogni tentativo di farsi assimilare dal modo di vivere normativo, sia di per sé un errore. 

 

il messaggio contraddittorio è: tu sei gay, ma non differisci in nulla da un etero, quindi sei etero, e da etero devi comportarti per avere un riconoscimento.

Questo è il concetto che porti avanti sostanzialmente tu, quando critichi il gay pride, guarda un po'. Qui c'è un problema di termini, perché per riconoscimento s'intende la semplice identificazione del soggetto omosessuale, e qui il tuo discorso non regge, oppure il riconoscimento giuridico degli omosessuali. Quindi non è tanto che l'omosessuale debba comportarsi da etero per venire riconosciuto dalla legge o da altri aspetti formali, ma è una richiesta da parte degli omosessuali di avere gli stessi riconoscimenti eterosessuali. L'utilizzo del termine riconoscimento è ambiguo, nel senso che va per due strade diverse, una letterale ovvero verso il riconoscimento dell'essere omosessuale in sé stesso, e l'altro dal riconoscimento sociale omosessuale che non implicita necessariamente una mimesi con il modello eterosessuale, bensì la possibilità che venga riconosciuto che il modello eterosessuale è valido anche per l'omosessuale. 

 

 

Come dire ad uno di colore di dipingersi la faccia da bianco, se vuole effettuare il suo prelievo dallo stock di donne bianche che i dispositivi affiliativi sacrificano alla sua libido nel processo della sintesi congiuntiva. E di non togliersi questo trucco per il resto della sua esistenza.
 

Al di là che non si capisce una bega del passaggio sottolineato, anche qui, al di là dell'esempio inappropriato. Qui non si capisce se il nero deve essere bianco, per frequentare una bianca, oppure se il nero sostanzialmente diverso dal bianco in tutto e per tutto, debba fingersi bianco per poter accedere a qualcosa dello status bianco. Visto l'inappropriato esempio che hai usato, si dovrebbe dedurre che il nero che vuole bere dalla stessa fontana del bianco ed essere eguale al bianco, sta semplicemente condannadosi ad uno sfruttamento capitalistico della propria libido?

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Supercazzole a non finire... Dio, quanto odio tecnicismi e latinorum vari... di solito servono solo a nascondere una grande ignoranza di base.

Dimostra che tutto ciò non è l'ennesima frittura d'aria e parla in un linguaggio consono al pubblico con cui ti rivolgi!

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Insomma, anche lui è bloccato in quel double bind, che Deleuze riprende dagli psichiatri che cercarono di indagare sull'origine della schizofrenia. In questo caso, il messaggio contraddittorio è: tu sei gay, ma non differisci in nulla da un etero, quindi sei etero, e da etero devi comportarti per avere un riconoscimento. Però allo stesso tempo sei gay, quindi allo stesso tempo resti per noi un diverso

 

Non tenterò analisi alcuna di quanto Akinori ha scritto per il semplice fatto che le mie conoscenze in materia sono troppo ridotte, e non vedo perché dovrei mettermi a commentare alla buona qualcosa per la quale non dispongo di un linguaggio e di un bagaglio di conoscenze adeguato. Tuttavia, essendo un «fun» della scuola di Palo Alto, ammetto che la questione del double bind è plausibile. Il che non significa che sia l'unica plausibile di quanto scritto da akinori, è solo che è l'unica cosa che ho potuto comprendere realmente, e sulla quale mi trovo parzialmente d'accordo.

 

Purtroppo però, criticando i modi di vivere di ogni gay esistente sulla terra -dal gay che vuol sembrare etero al gay cosiddetto «checca» al gay che non vuol nemmeno essere chiamato gay poiché termine politically incorrect- finiremmo, credo, col dover proporre un modo d'essere unico per ogni individuo gay. Ammetto l'esistenza del doppio legame di cui parla Akinori, ma trovo che altro sia un doppio legame che tende a farmi agire in un certo modo e condiziona il mio stile di vita, altro sia un doppio legame che, vincolandomi a mia madre, mi fa sviluppare una schizofrenia. Io ho persino notato che di questi doppi legami ne esistono a tutti i livelli tra gli omosessuali, e non sono nemmeno limitati al rapporto tra il sistema eteronormativo e il singolo gay. Infine, dal momento che non può esistere un modo univoco di vivere per un gay come non può esistere per un etero, la domanda più spontanea è: come dovremmo vivere, allora?

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@Conrad scrive: cambierei il tuo esempio altrimenti non emerge il doppio vincolo, che immagino fosse l'approdo del ragionamento: è come dire a uno di colore di dipingersi la faccia di bianco per accedere ai privilegi dei bianchi, e questo stesso suggerimento diventa la sua condanna a esiliarsi da se stesso e a vivere nella "colpa" quindi se vuole essere nero la società lo incolperà di questa sua condizione; se vuole essere bianco sarà egli stesso a incolparsi, e sarà ancora peggio... piccolo OT Naturalmente risponderò solo ad osservazioni intelligenti come questa, evitando di fomentare il complesso d'inferiorità e la volgarità gretta dello stalker che mi perseguita. Voglio che questa sia una discussione seria, e mi sembra che la moderazione abbia recepito il mio intento, cancellando il contenuto di alcuni messaggi trolleschi che non ho letto ma che certamente dovevano essere inadeguati per subire lo sbiancamento. Auspico che lo stesso trattamento venga riservato a personaggi similari, che io ho già messo fra gli interlocutori indesiderati fine OT @sì Conrad, se si volesse orientare esclusivamente il discorso sul doppio vincolo la tua osservazione sarebbe senz'altro pertinente, ma io lo volevo porre un piano non univoco. Certo, questa istanza sacrifica la comprensione di molti, ma cerco di fare una sorta di selezione degli interlocutori. Se semplificassi troppo banalizzerei, e come vedi, già cominciano a fioccare infantili tentativi di disturbo e patenti manifestazioni di pretestuosa frigidità cognitiva. Si intuisce vagamente ciò che voglio dire, Google risulta uno specchio della propria impotenza intellettuale a posizionarsi su certe schize, e ciò genera ansia e frustrazione. Quindi,che si eviti semplicemente di leggermi. Non ho fatto questo thread per arruffianarmi l'utenza gay, stile almadel, ma per dare un contributo culturale autentico, in qualità di teorico queer. Altro che il solito elenco delle checche storiche e il pat pat "in fondo Leonardo era gay, ed era un genio, quindi tutti gli omosessuali sono Einstein, il quale se fosse stato gay avrebbe fatto senz'altro la drag queen alla parade" :-) Mi scuso per eventuali errori, omissioni, correzioni non recepite, e per non aver risposto ancora a chi merita. Ma il sito non funziona bene, non mi permette di accedere a molte funzioni, di controllare la discussione in maniera decente, e a dirla tutta, non so nemmeno come sono riuscito a loggarmi, visto che c'è probabilmente un virus proveniente da un sito similare che mi dirotta nel suo forum quando tento di accedere a questo x0 Ci aggiorneremo, se vorrete. a quando la situazione sarà complessivamente migliorata. Il primo al quale risponderò sarà Amor Fati, per adesso non posso fare altro.

 

 

nn ne ho idea, ma credo che forse non sapendo cosa rispondere io vada a confermare il pensiero da te esposto XDXD

 

No, non ti preoccupare, non confermi proprio nulla perché non ti conosco. Inoltre non ritengo affatto che tutti i gay siano edipizzati, il mio è un discorso generale.

 

 

 

Ammetto l'esistenza del doppio legame di cui parla Akinori, ma trovo che altro sia un doppio legame che tende a farmi agire in un certo modo e condiziona il mio stile di vita, altro sia un doppio legame che, vincolandomi a mia madre, mi fa sviluppare una schizofrenia. Io ho persino notato che di questi doppi legami ne esistono a tutti i livelli tra gli omosessuali, e non sono nemmeno limitati al rapporto tra il sistema eteronormativo e il singolo gay. Infine, dal momento che non può esistere un modo univoco di vivere per un gay come non può esistere per un etero, la domanda più spontanea è: come dovremmo vivere, allora?

 

Amor-Fati, ognuno può vivere come meglio crede, questa discussione non vuole essere una tabula prescrittiva su come ci si debba comportare. Questa decisione ognuno la prende in base alla propria esperienza e alle proprie valutazioni. Io semplicemente dico: guardate che il capitalismo, secondo Deleuze, si basa su una surcodificazione edipica. E' un discorso che vale originariamente per la società eteronormativa. Infatti l'omosessualità era oggettivamente un flusso che sfuggiva alla decodificazione capitalistica. Ma nel momento in cui si ripiega sull'istituzione familiare facendone la sua entelechia, non fa altro che riproporre la triangolazione edipica. E quindi per essa vale lo stesso discorso che Deleuze fa per la scoietà eteronormativa.

Questa non è una mia affermazione priva di riscontri, è la conseguenza logica della schizoanalisi applicata ad un tipo di normatività.

 

 

 

 

Da quando le donne hanno il diritto di voto

 

sono diventate tutte puttane: eh sì, signora mia!

 

Questo è un tipico ragionamento da gay edipizzato! Anche se in questa discussione l'emancipazione femminile e la prostituzione non c'entrano niente, Forse non hai capito quello che io ho scritto nei vari post o forse ti sfugge il senso generale di questa discussione. Edipo, secondo Deleuze e Guattari (1972, 2.1) "è la figura del triangolo papà-mamma-io, la costellazione familiare in persona", e questo già l'avevamo scoperto con Freud. Deleuze e Guattari semplicemente enucleano "una struttura edipica come sistema di posti e funzioni che non si confondono con la figura variabile di quelli che vengono ad occuparli in una determinata formazione sociale o patologica: Edipo di struttura (3+1) che non si confonde con un triangolo ma che opera tutte le triangolazioni possibili distribuendo in un determinato campo il desiderio, il suo oggetto e la legge" (Deleuze e Guattari, 1972, 2.1)

Ora, Deleuze scopre, grazie al lavoro di Guattari, il macchinismo dell'inconscio: ovvero la produzione desiderante, fatta di connessioni senza fuine, disgiunzioni non esclusive etc.

E dice che c'è un rapporto tra produzione desiderante e produzione sociale .

In particolare c'è una repressione della macchina sociale che agisce sulle macchine desideranti.

Ma non è possibile cogliere tutto questo a causa dell'instaurazione dell'Edipo sovrano che biunivocizza e linearizza tutte le catene dell'inconscio sospendendole ad un significante dispotico. Di conseguenza la riproduzione del desiderio viene sostituita da una rappresentazione del desiderio stesso.

Questa rappresentazione si svolge sul lettino dell'analista.

La schizoanalisi "si propone di disfare l'inconscio espressivo edipico, sempre artificiale, repressivo e represso, mediato dalla famiglia (luogo, aggiungo io, della repressione originaria) per arrivare all'inconscio produttivo immediato" (1972, 2.5).

Per adesso mi fermo qui, perché il discorso è molto più complesso. Sarò lieto di dare chiarimenti a chi ne volesse.

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Dream_River

Visto che questa figura di gay non-edipizzato non si è mai vista (Perché l'emancipazione degli omosessuali è avvenuta in contesti quasi esclusovamente capitalisti), sembra più un mito psico-analitico. Anche se, aldilà del piano psico-analotico, sono convinto anch'io che il movimento LGBT non possa ridurre le sue battaglie al riconoscimento per gay e lesbiche di imitare con l'accordo dello stato i modelli borghesi.

 

Inviato dal mio GT-I9300 con Tapatalk 2

 

 

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trovo l'analisi di @akinori interessante, il che non vuol dire pienamente condivisibile

dopo aver letto l'analisi sorge spontanea anche a ma la domanda di @Amor-fati: dal momento che non può esistere un modo univoco di vivere per un gay come non può esistere per un etero, la domanda più spontanea è: come dovremmo vivere, allora?

 

Io qui vorrei parlare di cose serie: dei due poli dell'investimento libidinale sociale, per esempio: il polo paranoico, reazionario e fascisteggiante (due cuori, una capanna arcobaleno e un po' di fisting) e il polo schizoide rivoluzionario (on the road, sempre. Senza pietà).

 

i due poli sono gli estremi di un continuum per cui uno si trasforma nell'altro, generando in questo passaggio una molteplicità di situazioni e stili di vita che effettivamente, se ben capisco il punto centrale di quel che dice @akinori, sono tutti in una certa misura "eteronormati"

però questo approccio secondo me dimentica la lezione hegeliana/marxista e anche quella della scuola psicoanalitica junghiana

in realtà non esiste a mio avviso questa rigidità di una società eteronormata monolitica, immobile e radicata in un immodificabile modello edipico ancestrale che diventa addirittura il modello psicanalitico per eccellenza della società capitalistica (secondo un approccio, mi permetto, antiquato e vetero-freudiano)

io credo che la nascita del movimento gay abbia modificato il modello etero, e non poco, e ovviamente il movimento gay stesso ha assorbito, nel venire alla luce, alcune istanze e modalità di pensiero del modello etero

il rapporto è enantiodromico, dinamico, oscillante

e questo si comprende bene perché paradossalmente oggi il paladino del "matrimonio" come istituzione è diventato il gay, mentre il mondo etero sta affrontando una notevole crisi di "fluidità" sessuale che ha mutuato dal femminismo e dal movimento gay

insomma esiste una dialettica che sposta il punto focale continuamente e che secondo me non giustifica del tutto un'analisi così rigida come quella di Akinori, che infatti approda come esito del suo ragionamento a una sorta di palingenesi rivolzionaria che sia interamente gay, ossia in pratica apporda a un approccio che definirei "omosessual leninista" in una certa misura XD

 

Insomma, un messaggio contraddittorio. Ma politicamente normativo ed efficace, perché disinnesca ogni velleità rivoluzionaria nel soggetto omosessuale. Un equivalente simbolico di ciò che gli psicanalisti definiscono come castrazione.

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Visto che questa figura di gay non-edipizzato non si è mai vista (Perché l'emancipazione degli omosessuali è avvenuta in contesti quasi esclusovamente capitalisti), sembra più un mito psico-analitico

Infatti è difficile essere gay non edipizzati. Almadel, per esempio, ci ha provato. Ma non può che accartocciarsi sulle sue omagogie.

Almadel, insieme con Hinzelmann, riproduce, spero inconsapevolmente, il triangolo edipico su questo forum. Uno a sinistra e l'altro a destra, sono i genitori della famiglia edipica nuclearizzata. Chiunque non accetti questa figliolanza immeritata, deve essere bannato e rivestire la funzione di capro espiatorio del sito.

L'emancipazione degli omosessuali comincia con il rifiuto della società capitalistica e delle sue istituzioni (tra queste il matrimonio).

Non abbiamo bisogno di essere accettati da un Significante Dispotico. Dobbiamo creare noi la nostra Legge, se ne siamo capaci.

 

 

 


io credo che la nascita del movimento gay abbia modificato il modello etero, e non poco, e ovviamente il movimento gay stesso ha assorbito, nel venire alla luce, alcune istanze e modalità di pensiero del modello etero

il rapporto è enantiodromico, dinamico, oscillante

e questo si comprende bene perché paradossalmente oggi il paladino del "matrimonio" come istituzione è diventato il gay, mentre il mondo etero sta affrontando una notevole crisi di "fluidità" sessuale che ha mutuato dal femminismo e dal movimento gay

 

No, @Conrad. Il movimento gay è nato in un contesto edipico. Eravamo già al tempo dell'assiomatica capitalistica piena, quando si è formata questa identità alternativa.C'erano dei flussi da decodificare, come la serie: macchine/forza lavoro/accumulazione primitiva...C'erano già dall'800.

E' possibile fare un parallelo tra il concetto marxiano di caduta tendenziale del saggio di profitto e caduta tendenziale del saggio di godimento. Ma temo che nessuno mi seguirebbe su questa schize.

Il fatto che (alcun)i gay siano paladini del matrimonio dipende dalla circostanza che sono semplicemente gli ultimi ad essere stati edipizzati. Chi è stato edipizzato prima (come gli etero), ha maggiore possibilità di prendere le distanze da questo discorso - da questa grammatologia (Derrida parla di fallologocentrismo).

Discutiamo comunque in termini elitari, sia chiaro!

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Bullfighter4

 

 


sono convinto anch'io che il movimento LGBT non possa ridurre le sue battaglie al riconoscimento per gay e lesbiche di imitare con l'accordo dello stato i modelli borghesi.

 

Dream-river: guarda, forse io vedo il problema da un punto di vista differente, ma non mi sembra che le battaglie principali dei movimenti LGBT siano limitati ad un tentativo di imitare i modelli borghesi etrosessuali. Se mi avessero dato tutti gli stessi diritti del matrimonio ma lo avessero chiamato" unione fra due uomini", non me ne sarebbe fregato molto. Tra l'altro, sul mio contratto di matrimonio e' specificato " fra persone dello stesso sesso". 

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Dream_River

Che non abbiamo bisogno di essere accettati da un significante dispotico è vero, ma a molti piace, come alla maggioranza dei cittadini occidentali. E come biasimare chi cerca niente più che una ragionevole stabilità e sicurezza nelle forme borghesi di relazione come il matrimonio, piuttosto che il sovvertimento di un sistema politico, economico e culturale molto più grande di lui? Sono un po' scettico sulle teorie che distinguono gli individui fra coloro che perseguono un modello virtuoso e coloro che invece sono solo poveri disgraziati o vittime inconsapevoli (anche perché questo schema mi ricorda molto quello delle religioni), se non altro per il paterbalismo che legittimano.

 

Piuttosto, volendo continuare ad utilizzare strumenti teorici di ispirazione marxista, si può dire riprendendo Gramsci che ogni fenomeno è ambiguo sul piano dell'evoluzione politica, sia nel determinare nuove forme di rivoluzione che di reazione. Anche il movimento LGBT ha sicuramente questo carattere ambiguo, e penso che non ci sia bisogno di augurarsi che sia diversamente. Il movimento LGBT è di per sé interclassista, gli omosessuali sono una minoranza che può quasi caratterizzarsi per la sua distribuzione omogenea in ogni classe sociale, ed escludere o ostracizzare questi 'gay edipici' che aspirano a incarnare un modello borghese vorrebbe dire tentare di trasformare il movimento LGBT in un movimento di classe.

 

Il rischio è quello di trasformare l'azione di emancipazione omosessuale in uno strano esperimento in cui si mischiano politica e psico-analisi, alla ricerca di un 'pensiero originario, autentico e libero' o di un 'proletario non-alienato' che fino ad ora hanno avuto un'esistenza solo speculativa.

 

Inviato dal mio GT-I9300 con Tapatalk 2

 

 

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Il movimento LGBT è di per sé interclassista, gli omosessuali sono una minoranza che può quasi caratterizzarsi per la sua distribuzione omogenea in ogni classe sociale, ed escludere o ostracizzare questi 'gay edipici' che aspirano a incarnare un modello borghese vorrebbe dire tentare di trasformare il movimento LGBT in un movimento di classe.

 

La tua obiezione è ragionevole. Ma vorrei farti presente che il gay edipico dell'alta borghesia non ha bisogno dei diritti: grazie al denaro, persino se è italiano, può sposarsi (all'estero) e adottare figli affittando uteri di extracomunitarie.

 

Il dato sconfortante è che il modello edipico viene imposto a tanti gay piccolo-borghesi o proletarizzati dalla crisi economica, che poi costituiscono la base del movimento lgbtq. A questi si racconta la favola che la loro felicità consiste con l'eteroequiparazione.

 

Ma è difficile credere che la felicità e la realizzazione di un individuo consistano solo con il riconoscimento giuridico di un orientamento sessuale. Se ti concedono il matrimonio ma poi per sopravvivere sei costretto a ravanare nell'immondizia con il tuo compagno, non è che hai acquisito tutta questa dignità, come essere umano, per esempio.

 

@greed scrive:

 

Questo è il concetto che porti avanti sostanzialmente tu, quando critichi il gay pride, guarda un po'. Qui c'è un problema di termini, perché per riconoscimento s'intende la semplice identificazione del soggetto omosessuale, e qui il tuo discorso non regge, oppure il riconoscimento giuridico degli omosessuali. Quindi non è tanto che l'omosessuale debba comportarsi da etero per venire riconosciuto dalla legge o da altri aspetti formali, ma è una richiesta da parte degli omosessuali di avere gli stessi riconoscimenti eterosessuali. L'utilizzo del termine riconoscimento è ambiguo, nel senso che va per due strade diverse, una letterale ovvero verso il riconoscimento dell'essere omosessuale in sé stesso, e l'altro dal riconoscimento sociale omosessuale che non implicita necessariamente una mimesi con il modello eterosessuale, bensì la possibilità che venga riconosciuto che il modello eterosessuale è valido anche per l'omosessuale.

 

 rispondo: quando criticavo il gay pride, ne criticavo gli orpelli spettacolari che stereotipizzavano il gay nella drag queen e che politicamente rappresentavano una forma di masochismo strategico. Oltretutto, queste critiche, fatte da me e da altri, sembra siano state recepite: quindi forse è un discorso passatista. Gli ultimi gay pride ai quali ho partecipato sembravano puntare sui contenuti, più che sulle paillettes. Non posso che gioirne.

 

Il riconoscimento, seguendo Deleuze, è un riconoscimento sociale (e quindi giuridico) ma allo stesso tempo è una decodificazione. Il riconoscimento può aver luogo solo nella Sacra Famiglia, dove al posto della madonna c'è un "madonno", ma non cambia molto. Per questo Deleuze sostiene che la triangolazione edipica, in fondo, è un potente simbolo cattolico ["Una sorta di simbolo cattolico universale, al di là di tutte le modalità immaginarie" (1972, 2.1)].

 

Non è paradossale che il riconoscimento di una diversità appiattisca questa sullo standard familistico eteronormativo? Che a sua volta è un dispositivo di repressione sociale della società trado-capitalistica, anzi già della società borghese ai suoi albori, come avevano capito Marx ed Engels? In poche parole, un gay se vuole essere uguale, deve essere un represso. L'uguaglianza si misura su quella repressione di cui è già vittima l'eterosessuale edipizzato.: "Voglio il tuo Edipo per essere libero!".

 

La vera uguaglianza invece io la misurerei sulla differenza: "Tieniti pure il tuo Edipo, non ne ho bisogno! Non lascerò che il mio desiderio venga triangolato, perchè deborda. Non voglio che sia una rappresentazione o un rimosso spostato, voglio che fluisca. Non voglio che sia decodificato da un'assiomatica preesistente, voglio che funzioni!"

Edited by akinori
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Ecco un passo illuminante dell'Anti-Edipo [3.11.10]:

 

"Quando la famiglia cessa di essere un'unità di produzione [in seguito all'assiomatizzazione capitalistica dei flussi n.d.r.] e di riproduzione, quando la congiunzione, trova in essa il senso di una semplice unità di consumo, quel che consumiamo  in realtà è del papà-mamma [io definisco ciò cannibalismo edipico n.d.r]. Nell'insieme di partenza c'è il principale, il capo, il parroco, il poliziotto, l'esattore, il soldato, il lavoratore, tutte le macchine e territorialità, tutte le immagini sociali della nostra società; ma nell'insieme d'arrivo, al limite, non c'è più che papà, mamma ed io, il segno dispotico raccolto da papà, la territorialità residua assunta dalla mamma, e l'io diviso, tagliato, castrato".

La conseguenza è che "Per ogni uomo, per ogni donna, l'universo non è che ciò che circonda l'assoluta piccola immagine di se stesso o di se stessa...Un'immagine! Un'istantanea-Kodak in un film universale di istantanee". Qui Deleuze e Guattari citano il D.H. Lawrence di Arte e moralità (1925), non siamo ancora nell'era digitale, ma - cazzo! - questa  non è una descrizione ancora più vera della società contemporanea? "ciascuno come piccolo microcosmo triangolato...io narcisistico [che]  si confonde con il soggetto edipico"?

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Io qui vorrei parlare di cose serie: dei due poli dell'investimento libidinale sociale, per esempio: il polo paranoico, reazionario e fascisteggiante (due cuori, una capanna arcobaleno e un po' di fisting) e il polo schizoide rivoluzionario (on the road, sempre. Senza pietà). Chi sa se ci sarà qualcuno all'altezza.

 

M...ma perché essere necessariamente e sempre "contro", "on the road" significherebbe  necessariamente essere "rivoluzionari"?

Una rivoluzione intende modificare un ordine, non distruggerlo per vivere in una perenne fase anarcoide...

dal che segue, mi permetto, che forse questo secondo polo è più schizoide che rivoluzionario.

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Si tratta di sostituire la rappresentazione del desiderio (il teatrino edipico messo in scena sull'ultima territorializzazione della società capitalistica, il lettino dell'analista) con la produzione di desiderio (al posto di questo teatrino costruire una fabbrica).

Lo schizo è il soggetto rivoluzionario par excellence. Naturalmente, non si tratta dello schizo con un corpo senza organi vuoto, ovvero dello schizo decodificato dal potere psichiatrico sul quale ripiega la scienza capitalista, che dall'elettro-shock è passata alla più remunerativa cura farmacologica - con un'industria della medicina pronta ad offrire disinteressatamente tutta la sua tecnologia...

 

Lo schizo come soggetto rivoluzionario è caratterizzato da quello che D-G definiscono un "indice non figurativo": al posto delle persone, flussi decodificati di desiderio, linee di vibrazione dove i tagli d'immagine fanno posto a schize, punti singolari, punti-segno a più dimensioni che fanno passare i flussi invece di annullarli...

 

Banalizzando un po', non più la "pellicola kodak" di Lawrence - oggi i pixel che compongono le immagini prodotte dalla successione dei bit e il suo codice binario.

E' invece il flusso di sperma che non si lascia decodificare, che buca persino l'immagine pornografica...

 

"C'è infatti una rivoluzione sessuale, che non concerne né gli oggetti, né gli scopi, né le fonti, ma solo la forma e gli indici macchinici". E' la terza tesi della schizoanalisi (Anti-Edipo 4.5)

Edited by akinori
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