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Come rapportarsi alle diversità


Chris

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Prendo come esempio un caso di stretta attualità per porvi una domanda più generica.

La notizia è quella dell'On. Dall'Osso, preso in giro durante un suo discorso in Parlamento perché si era fermato per una pausa molto lunga. Il parlamentare in questione è però affetto da sclerosi multipla, il che ha suscitato molte polemiche, se le prese in giro erano consapevoli o meno della sua malattia, se la pausa fosse dovuta al testo e non (solo) alla sua malattia e simili (i video e la notizia in breve sul post, http://www.ilpost.it/2013/07/25/matteo-dall-osso/).

 

Io trovo che sul caso Dall'Osso ci sia una immensa ipocrisia. Proprio dal grande rispetto per chi ha una malattia io cerco in tutti i modi di trattarlo al pari di tutti gli altri, e non cedere a forme di squallido pietismo o di stucchevole perbenismo, quelli dell'applauso facile insomma. Se poi c'è da dare una mano a qualcuno in difficoltà, si offre aiuto senza problemi, ma secondo me riservare un'atteggiamento differenziato a queste persone non fa altro che peggiorare la situazione, si rimarca una volta in più la loro diversità e incapacità.

Nel primo caso è semplicemente successo che il discorso era scritto male e che lui gli aveva dato una intonazione errata, negli altri casi erano difficoltà sì dovute alla sclerosi, ma molto più marginali, infatti non sono stati quelli il "casus belli".

Ho trovato molto fastidioso anche il pavoneggiarsi del deputato stesso alla fine del secondo intervento, quasi come a rivendicare la sua straordinarietà e la colpa dei suoi colleghi per non essersi documentati su di lui, star mondiale. Se si fa della propria malattia/guarigione il tratto distintivo non puoi poi pretendere di esser trattato come tutti gli altri.

 

P.S.: cerchiamo di evitare le considerazioni politiche, che qui c'entrano poco, come di che partito è il tizio e da quali banchi sono arrivate le risatine e gli sbeffeggi.

 

Per allargare il discorso, voi come vi rapportate in genere con le disabilità, malattie, vecchiaia o diversità in generale? E, essendo noi stessi una minoranza e quindi diversità, come vorreste essere trattati? Sinceramente se uno mi dicesse frocio o simili amichevolmente lo apprezzerei molto di più che cercare in tutti i modi di evitare la parola o l'argomento. E anche nel caso in cui mi si voglia sbeffeggiare, molto meglio se fatto a viso aperto che quando viene bisbigliato alle spalle o lo pensano soltanto. Perché ho la possibilità di difendermi, nessuno fa la figura del vigliacco e ci si rapporta con franchezza.

Trovate più irritante il mormorio di chi ti circonda - al quale magari puoi provare a non far caso - o le offese che piovono addosso e che vanno comunque bene o male fronteggiate?

Edited by Chris
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Vale quello che ha detto Dall'Osso stesso:

era stanco per la notte in bianco e la sclerosi non c'entra.

Che i suoi colleghi intendano strumentalizzare l'accaduto è comprensibile.

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Io trovo che sul caso Dall'Osso ci sia una immensa ipocrisia. Proprio dal grande rispetto per chi ha una malattia io cerco in tutti i modi di trattarlo al pari di tutti gli altri, e non cedere a forme di squallido pietismo o di stucchevole perbenismo, quelli dell'applauso facile insomma. Se poi c'è da dare una mano a qualcuno in difficoltà, si offre aiuto senza problemi, ma secondo me riservare un'atteggiamento differenziato a queste persone non fa altro che peggiorare la situazione, si rimarca una volta in più la loro diversità e incapacità.

Nel primo caso è semplicemente successo che il discorso era scritto male e che lui gli aveva dato una intonazione errata, negli altri casi erano difficoltà sì dovute alla sclerosi, ma molto più marginali, infatti non sono stati quelli il "casus belli".

Ho trovato molto fastidioso anche il pavoneggiarsi del deputato stesso alla fine del secondo intervento, quasi come a rivendicare la sua straordinarietà e la colpa dei suoi colleghi per non essersi documentati su di lui, star mondiale. Se si fa della propria malattia/guarigione il tratto distintivo non puoi poi pretendere di esser trattato come tutti gli altri.

 

Be vedendo l'intervento si nota che è una persona con qualche difficoltà in più...

ma non s'è pavoneggiato, ha detto come stavano le cose, che doveva fà...!

Che poi non capisco, il Parlamento è pieno di gente che, con aria enfatica, spara sonore cazzate, almeno il suo intervento riguardava cose serie

 

Per allargare il discorso, voi come vi rapportate in genere con le disabilità, malattie, vecchiaia o diversità in generale? E, essendo noi stessi una minoranza e quindi diversità, come vorreste essere trattati? 

 

Essere gay mica comporta disabilità...comunque di fronte alle offese/gli insulti ho sempre delle difficoltà, non son praticamente mai riuscito a reagire quando ce ne sono stati...magari ho sbraitato un po', fatto la voce grossa, ma me ne son sempre tornato a casa molto triste.

.

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Non mi pongo il problema di come rapportarmi rispetto ai "diversi" ma, poi, che significa diversi? SIAMO TUTTI DIVERSI!!!

Anche due gemelli siamesi lo sono tra di loro

..e per fortuna!!!

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1) con gli amici mi piace scherzare e fare

battute cosí come riceverle! :-)

 

2) con conoscenti mi piace scherzare ma cerco

sempre di mettermi nei loro panni ed evitare

battute che potrebbero infastidire.. Non so

tipo dire ad uno paralizzato di essere fiero e

camminare a testa alta..

 

3) con chi non conosco o solo di vista non

faccio battute (forum a parte! XD) e non

gradisco battute su di me..

 

 

Ad esempio se bacio uno e mi dicono

frocio di merda..

1) ci rido su!

2) dico che si dice gay non frocio.. E che se ti

faccio schifo puoi girarti..

3) mando a fanculo e lucido la mazza da

baseball..

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Non mi pongo il problema di come rapportarmi rispetto ai "diversi" ma, poi, che significa diversi? SIAMO TUTTI DIVERSI!!!

Anche due gemelli siamesi lo sono tra di loro

..e per fortuna!!!

 

 

Uno che ha la sclerosi multipla è più diverso rispetto a una persona senza disabilità

di quanto possano essere diversi un biondo e un moro, un alto e un tappo, un gentile e un burbero.

 

Se non altro perché, socialmente, far parte dei Disabili ha un peso diverso che far parte dei Biondi.

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io ho una malattia cronica e per questo ho un'invalidità. faccio parte dei disabili anche se la gente non si accorge di ciò a vedermi e ogni tanto quando lo dico la gente cambia con me. o atteggiamento pietoso o non capiscono o non mi credono.... alla fine faccio prima a non raccontarlo.

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Uno che ha la sclerosi multipla è più diverso rispetto a una persona senza disabilità

di quanto possano essere diversi un biondo e un moro, un alto e un tappo, un gentile e un burbero.

 

Se non altro perché, socialmente, far parte dei Disabili ha un peso diverso che far parte dei Biondi.

Per come la vedo io è diverso da me per la sclerosi ma puo esser piu simile di altri per altre caratteristiche, così come puo essere simile ad un soggetto perchè ne condivide la stessa malattia ma allo stesso tempo dissimile per altre caratteristiche

I motivi di diversità sono infiniti, diciamo, piuttosto, che alcuni sono socialmente accettati, altri no e da quì nasce il problema ma, d'altra parte, anche queste valutazioni umane cambiano nel tempo e nei luoghi

Edited by prefy
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Per come la vedo io è diverso da me per la sclerosi ma puo esser piu simile di altri per altre caratteristiche, così come puo essere simile ad un soggetto perchè ne condivide la stessa malattia ma allo stesso tempo dissimile per altre caratteristiche

 

Naturalmente. Quel che intendo dire è che socialmente quella diversità pesa molto di più, viene percepita maggiormente, almeno al primo impatto, rispetto alle eventuali altre diversità o somiglianze; ed è poi la stessa cosa che precisi tu stesso, quindi direi che siamo d'accordo.

 

Ci tenevo però a sottolinearlo perché il discorso "siamo tutti diversi" è un'astrazione molto rassicurante, che ci fa sentire tutti migliori (ad esempio chiamando i disabili con patetiche espressioni quali "diversamente abili") ma nasconde il fatto che il problema rimane tale e quale: certe diversità sono più sentite di altre, mettono a disagio, hanno numerose conseguenze sull'identità e le relazioni sociali.

 

E penso fosse questo l'argomento di discussione - interessantissimo - che ha proposto @Chris .

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Finché non ci si abitua, io direi che tutte le diversità

creino inizialmente qualche imbarazzo.

 

A questo imbarazzo possiamo reagire in vari modi:

con un'ostentata indifferenza, con la pietà, con lo sberleffo

e persino col disgusto e con l'odio;

ma quello che normalizza davvero il rapporto

può essere soltanto la frequentazione.

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Sì, le diversità possono inzialmente creare imabarazzo se non le si è mai conosciute prima (non è scontato) ma, come dicevo, dipende molto dalle convenzioni umane che attribuiscono ed esse particolari significati

La conoscenza è la chiave: io che fin da piccolo sono stato abituato a rapportarmi con persone portartrici di handicap, vedo le differenze ma non mi fanno alcun effetto e, scevro da pregiudizi, mi rendo conto che possono essere carogne o meno come i c.d. normodotati, di conseguenze le tratto senza pietismo, accondiscendenza o disprezzo  ma semplicemente per come si pongono

Una volta un anziano collega disse: "lo so che oggi va di moda dire che siamo tutti uguali ma...", ecco per me non esiste alcun ma perchè non la considero una moda dettata dal politically correct

Edited by prefy
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  • 3 weeks later...

 

 


io ho una malattia cronica e per questo ho un'invalidità. faccio parte dei disabili anche se la gente non si accorge di ciò a vedermi e ogni tanto quando lo dico la gente cambia con me. o atteggiamento pietoso o non capiscono o non mi credono.... alla fine faccio prima a non raccontarlo.

 

Trovo nelle tue parole una verità assoluta. Io con le persone cerco di rapportarmi nel modo più discreto possibile sempre e comunque, evitando "cambi di umore" per notizie che sicuramente sorprendono, come una malattia o anche per dire una perdita in famiglia ecc...

Non amo chi si improvvisa la persona più caritatevole del momento, perché generalmente è un comportamento che tiene per poco tempo e soprattutto non giova la persona "presa di mira".

Presenza sì, eccessivo perbenismo no.

 

Per lo stesso motivo non amo chi si piange troppo addosso, perché dagli altri non otterrà altro che le succitate caratteristiche.

Certo è che non disprezzo un comportamento simile, ma cerco sempre di aiutare nei limiti del possibile.

Nella vita bisogna sempre combattere. Perché (e questa è un'altra verità assoluta) la  vita è bella. Bisogna solo avere il coraggio di viverla.

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