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Woland: Sono totalmente d'accordo con il concetto che hai precedentemente espresso.

L'idea di poter scindere la componente affettiva dell'omofobia
da quella cognitiva è su un piano culturale e sociale del tutto
perdente.

Per poter sconfiggere il razzismo quindi l'affetto non basta e lo
stesso vale per l'omofobia.


Sono d'accordo anche con te, Hinzelmann, sul concetto - Su mamy il mio giudizio però sarebbe parzialmente diverso, più sfumato.

Colgo proprio quest'occasione per precisare una cosa che non h forse detto esplicitamente, ma che è alla base del mio topic. È cioè il contrasto tra le due istanze, quella dei princìpi e quella affettiva. Se rispondiamo: assolutamente no, è indegno di essere mio amico; no, non è l'affetto che conta; io distinguo tra 'conoscenti' e 'amici, saltiamo completamente questo contrasto, che può essere un doloroso contrasto, e fingiamo in certo mondo un mondo moto più facile, e in questo senso più irreale, di quello che nella realtà sia.

Saltiamo cioè il fatto che, per mantenere i propri principi, a volte bisogna operare delle amputazioni. E le amputazioni costano, fanno male - anche se possono essere necessarie. Mi spiego?

Viceversa, alcuni di voi, a volta, parlano in modo troppo quasi asettico, ripeto, come se il problema (dell'amputazione, o del contrasto, o del conflitto) non esistesse. (Certo, bisogna che il côté affetto sia sia sviluppato con quella persona: non stiamo parlando di un rapporto bloccato sul nascere. Esempio: una madre, con la quale si hanno ottimi rapporti, ma contraria ai matrimoni gay: che fai, la butti nel secchio dell spazzatura?)

In questo senso, benché privateuniverse esprima nel complesso una posizione che non è mia, capisco che per lui, anche con quel quid di amarezza che talvolta esprime, contare sull'affetto, sulla concretezza giornaliera di certi rapporti, sia, rispetto alle difficoltà della vita, una questione molto seria, un fatto che non si lascia liquidare. Proprio perché, tra l'altro, non sempre si riesce ad avere tutto, si può ottenere 'tutto', in e da un rapporto.

Con queste osservazioni non disdico e non sfumo la mia tesi generale: insisto solo sul contrasto a volte doloroso, sulla presenza di un elemento affettivo, che può essere anche forte, che è anche io segno più evidente dell'ingiustizia - per gli omosessuali, avanti tutti, ma in certa misura anche per gli eterosessuali - della pressione culturale e sociale che genera l'omofobia.

Insomma una volta erano i marxisti che dicevano che nella realtà ci sono contraddizioni: contraddizioni, cioè contrasti irrisolvibili: ora lo devo dire io?
:-)

Edited by Isher
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@Isher Se sfumo....mi dicono che non sono

chiaro XD

 

Per tornare IT io credo che sia proprio il fatto che

un gay non ha scelto tutta una serie di persone a

partire dalla famiglia di origine, in cui l'affetto è in

ogni caso coinvolto ed il doloroso contrasto esiste

che induca o a cancellare l'omofobia o a farsene

carico sotto il profilo anche emotivo, sforzandosi

però di individuare delle tecniche di autotutela.

 

Per questo mi dispiace ( al di là del discorso sui

principi su razzismo, antisemitismo, omofobia ) il

senso di un "tornare indietro" che vedo nel discorso

di private.

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