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Non di rado mi capita di riflettere sul perché io sia tanto "diverso" - per mille motivi - dagli altri e su cosa mi rende alieno effettivamente, osservando dunque la stupida società in cui viviamo ho cominciato a capire e a fare chiarezza su uno di questi punti: la gente ha completamente dimenticato cosa significa essere "senensibili".

Molte volte non riesco a distinguere se ho a che fare con umani o con dei rinoceronti: non riesco piú a notare le differenze. Certuni hanno la sensibilità di un'elefante, di belve feroci che tutto distruggono e marciano dritto calpestando rose fresche di candida bellezza, così come fanno esattamente i rinoceronti.

Non è una quetione di avere "tatto" (anche perché sono contrario a quasi tutti i tipi di conformismi) ma di saper guardare oltre, di saper immaginare, creare , volare con la mente e fantasticare (non troppo certo). Non dico che dobbiamo essere esclusivamente dei sognatori, ovvio, perché bisogna avere comunque i piedi per terra, ma neanche dei vermi che si ammazzano tra di loro strisciando nella fossa melmosa.

Io forse sarò un po troppo sognatore ma sognare ,a volte, non fa male; è un bene che apre i nostri orizzonti, amplia le nostre prospettive, schioda dalla testa i nostri "paletti" mentali; quegli stessi paletti che ci portano a catalogare ogni cosa e a pregiudicare.

Capisco che la realtà è dura da affrontare che nella vita riceviamo più porte in faccia che trampolini di lancio. Non dobbiamo per questo diventare degli "animali".

Dov'è finito lo spirito romantico?

Non dico di essere romantici nel senso "usuale" del termine, ma in senso lato: saper aspirare all'infinito, non essere troppo razionali: classificatori e catalogatori

vivere in maniera più intima e sincera le cose

vivere in maniera spontanea

fermarsi a guardare per almeno un minuto l'orizzonte così: profonfo, immenso e sublime, saper immagginare altri mondi, essere dei veri viaggiatori (mentali e non) , avere spirito di avventura, essere CREATIVI- saper comprendere il linguaggio dei fiori- asseriva il mio caro Baudelaire...

Per non parlare dell'amore... Il massimo del "romanticismo" che io ho riscontrato adesso si riduce al semplice "che sei carina/o" in una serata in di un locale in con una festa in, in, in, in, in sempre in

(non parlo di tutti i ragazzi, ma per la maggior parte è così)

Non dico che desidero un amore stilnovistico, però suvvia... Un pò di

Inventiva.

E voi che ne pensate?

Vivo solo io questa società (anche se, ribadisco, non è tutta così) di stolti?

E voi la notte, volgete ancora lo sguardo alle stelle, sapete contemplare?

 

Sono ansioso delle vistre risposte, frattanto cito una delle poesie di Baudelaire che mi fa sognare....

 

 

Al di sopra degli stagni, al di sopra delle valli,

 

delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari,

 

oltre il sole e l'etere, al di là dei confini delle sfere stellate,

 

anima mia tu ti muovi con agilità,

 

e, come un bravo nuotatore che fende l' onda,

 

tu solchi gaiamente, l'immensità profonda

 

con indicibile e maschia voluttà.

 

Via da questi miasmi putridi, va' a purificarti nell'aria superiore,

 

e bevi come un puro e divin liquore

 

il fuoco chiaro che riempie i limpidi spazi.

 

Alle spalle le noie e i molti dispiaceri

 

che gravano col loro peso sulla grigia esistenza

 

felice chi può con un colpo d'ala vigoroso

 

slanciarsi verso campi luminosi e sereni;

 

colui i cui pensieri, come allodole,

 

verso i cieli al mattino spiccano un volo

 

- che plana sulla vita. e comprende senza sforzo

 

il linguaggio dei fiori e delle cose mute.

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https://www.gay-forum.it/topic/24477-abbiamo-perso-la-sensibilit%C3%A0/
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Parli con uno che si definisce da solo un sognatore.

Concordo con te, talvolta percepisci che negli altri possa mancare quella sensibilità che la notte ti fa pensare, che non ti lascia mai stare, che ti tormenta e ti sorprende, di stupisce e ti fa commuovere, anche solo in un piccolo gesto.

 

Certamente lo stile di vita moderno ha diversi ritmi che non lasciano alla mente il tempo giusto per navigare e farsi cullare dalle onde.

Solo ti dico: prova a dare una possibilità agli altri. Non focalizzarti sull'idea che siano tutti così. Condividi con loro i tuoi pensieri e ti stupirai di notare che non sei il solo ad essere sognatore di natura. Molti evitano di esprimere questa loro peculiarità.

 

Io per non reprimere tutto questo scrivo. Scrivo in un quadernino i miei pensieri più profondi. Con la speranza che qualcuno da essi possa riscoprire sensazioni che aveva dimenticato o abbandonato.

 

E già sento che qualcuno là fuori è più sensibile.

Capisco cio' che vuoi dire e mi ci riconosco nel tuo discorso.

Io trovo "magico" ritagliarm momenti i in cui poter essere totalmente me stesso.Ho

vissuto 15 anni in una citta' di mare e le notti in spiaggia ad osservare le luci riflesse

sull 'acqua aspettando l'alba sono senzazioni che ancora porto dentro.

Capisco cio' che vuoi dire e mi ci riconosco nel tuo discorso.

Io trovo "magico" ritagliarm momenti i in cui poter essere totalmente me stesso.Ho

vissuto 15 anni in una citta' di mare e le notti in spiaggia ad osservare le luci riflesse

sull 'acqua aspettando l'alba sono senzazioni che ancora porto dentro.

Io parlerei, piuttosto, di mancanza di empatia. Avvertire il patimento dell'altro è diventato qualcosa di impensabile, è lì il problema. Siamo portati sempre di più a disumanizzare chi abbiamo di fronte, arrivando a utilizzarlo come se fosse effettivamente un oggetto. Nessuno vuol comprendere i sentimenti di una sedia; questo perché, naturalmente, parte dalla presupposizione che un oggetto non possa averne. Il problema è quando questo stesso ragionamento viene applicato a un essere umano.

 

Usufruire di qualcuno è ben più comodo che comprenderlo. Nell'usufruire non c'è comprensione, si deve solo usare e gettare via. Nel comprendere si gettano delle radici per capire chi si ha di fronte, si va a fondo, si «scava» nell'altro. Ma ciò richiede tempo ed energia, cose che il mondo -per come lo vediamo oggi- ci fa investire solo se otteniamo un guadagno materiale; ce ne fottiamo altamente di ciò che acquisiamo dal punto di vista umano.

 

 


Io parlerei, piuttosto, di mancanza di empatia.

Concordo con tutto il post fatto da @Amor-fati

E' tanto facile parlar di sensibilità davanti ai tramonti, alle stelle e  a tutte realtà che il singolo da solo davanti al fenomeno a cui assiste, recitando la parte del pubblico passivo, se poi davanti ad un altro essere umano ci si comporta come degli automi privi di qualsiasi forma di empatia.

 

E di poeti sensibili con l'empatia di una pietra ce ne sono veramente troppi in giro.

Sono completamente d'accordo con nowhere. Di gente sensibile, che si commuoveva davanti a un tramonto o si faceva brillare le stelline negli occhi ne ho conosciuta tanta. Ma mai ho incontrato tizi in grado di scendere dal loro piedistallo e provare a spaziare con la mente per capire che non esiste solo il loro punto di vista, nessuno in grado d'immedesimarsi nelle reazioni di una persona di fronte a una nostra scelta ipotetica...insomma, l'empatia secondo me è un po' andata a quel paese, ragazzi che invece ne hanno sono molto rari...

Io parlerei, piuttosto, di mancanza di empatia. Avvertire il patimento dell'altro è diventato qualcosa di impensabile, è lì il problema. Siamo portati sempre di più a disumanizzare chi abbiamo di fronte, arrivando a utilizzarlo come se fosse effettivamente un oggetto. Nessuno vuol comprendere i sentimenti di una sedia; questo perché, naturalmente, parte dalla presupposizione che un oggetto non possa averne. Il problema è quando questo stesso ragionamento viene applicato a un essere umano.

 

Usufruire di qualcuno è ben più comodo che comprenderlo. Nell'usufruire non c'è comprensione, si deve solo usare e gettare via. Nel comprendere si gettano delle radici per capire chi si ha di fronte, si va a fondo, si «scava» nell'altro. Ma ciò richiede tempo ed energia, cose che il mondo -per come lo vediamo oggi- ci fa investire solo se otteniamo un guadagno materiale; ce ne fottiamo altamente di ciò che acquisiamo dal punto di vista umano.

Anche io concordo, La mancanza di empatia è abbastanza evidente oggi, dove non si guarda più al singolo individuo come una persona, ma come un oggetto (come hai appena detto tu) da sfruttare però la sensibilità è qualcosa che non tange solo la sfera delle relazioni personali, ma anche il nostro lato umano, artistico ed intellettuale.

Quello che io non riscontro più è una mancanza di sensibilità nel senso "romantico" o passionale del termine, in poche parole: La gente ha dimenticato di avere un lato sensibie... Es: non c'è bisogno di avere chissà quale patrimonio o chissà quanti soldi per fermarsi un attimo a contemplare davanti a un tramonto e a fantasticare, la gente infatti non sa più immaginare, non sa CREARE , non aveva forse ragione Leopardi?

La società odierna annega l'immaginazione, è sempre più dedita al lavoro (e mi sembra anche giusto, visto la crisi...) tuttavia... Non dobbiamo diventare delle macchine apatiche e prove di qualsiasi scrupolo.

Tutto è merce, tutto è in funzione del guadagno personale, Di persone quindi che sanno "guardare affondo" ce ne sono poche, e di sensibilità in questo senso ce n'è di bisogno.

Dovremmo invece imparare dagli antichi.... D'altronde si sa, la storia è maestra di vita.

Concordo con tutto il post fatto da @Amor-fati

E' tanto facile parlar di sensibilità davanti ai tramonti, alle stelle e  a tutte realtà che il singolo da solo davanti al fenomeno a cui assiste, recitando la parte del pubblico passivo, se poi davanti ad un altro essere umano ci si comporta come degli automi privi di qualsiasi forma di empatia.

 

E di poeti sensibili con l'empatia di una pietra ce ne sono veramente troppi in giro.

La gente tuttavia, oltre alla mancanza di empatia, non ha neanche la sensibilità romantica che porta l'uomo alla semplice contemplazione, non c'è più nemmeno della sensibilità artistica.

Per non parlare di quella, che concerne il lato umano e delle relazione fra uomini.

@Mike io di gente che contempla ne vedo pure troppa e altrettanta ne vedo con sensibilità e doti artistiche. Solo che la presenza di tali cose non rende automaticamente le persone empatiche verso il prossimo. Perché nella maggior parte dei casi questa contemplazione è qualcosa di meramente solitario.

 

Continuo a guardarmi dalle persone che si dichiarano sensibili all'arte e alla contemplazione ma empatici come una lastra di granito.

@Mike io di gente che contempla ne vedo pure troppa e altrettanta ne vedo con sensibilità e doti artistiche. Solo che la presenza di tali cose non rende automaticamente le persone empatiche verso il prossimo. Perché nella maggior parte dei casi questa contemplazione è qualcosa di meramente solitario.

 

Continuo a guardarmi dalle persone che si dichiarano sensibili all'arte e alla contemplazione ma empatici come una lastra di granito.

Bisogna essere sensibili in senso generale: empatici, avere sensibilità: intellettuale,Nel senso anche di apertura mentale (vedi la metafora del rinoceronte, che non è mia tra l'altro) artistica e umana. Questo era il motivo della mia discussione,non solo la sensibilità artistica che è comunque quella di cui io avverto più la mancanza.

Hai ragione quando dici che ci sono persone poco empatiche... Anzi, ce ne sono troppe.

Potete smettere di scrivere "oggi" o "ha dimenticato" o "società odierna"?

Non so di che passato andate vagheggiando...

No, nell'Ottocento non c'erano solo i poeti,

ma anche avvocati e fruttivendoli come oggi:

semplicemente sono i poeti quelli che adesso noi leggiamo.

 

 


Potete smettere di scrivere "oggi" o "ha dimenticato" o "società odierna"?
Non so di che passato andate vagheggiando...
No, nell'Ottocento non c'erano solo i poeti,
ma anche avvocati e fruttivendoli come oggi:
semplicemente sono i poeti quelli che adesso noi leggiamo.

 

Quando leggo questo genere di commenti nella mia testa parte a tutto volume l'Hallelujah dal Messiah di Handel.

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