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L'ingombranza della sessualità (?)


Lucaluca

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Porrò la domanda in modo secco, evitando di fare preamboli sul perchè mi sia venuta in mente, così che voi non siate influenzati nel rispondere: quanto pesa la sessualità di una persona nella sua vita? non intendo domandare quanto aiuti/non aiuti a livello sociale, non intendo parlare di discriminazioni o vantaggi. Parlo proprio dell'individuo, del suo modo di percepirsi, del suo essere così e così: quanto cambia essere di un orientamento o di un altro? la sessualità è una prospettiva sulla vita e sul mondo o solo una caratteristica significativa solo in ambito affettivo?

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C'è chi della propria sessualità ne fa una ragione di vita, un modo di vivere e di presentarsi agli altri, c'è chi invece la usa come caratteristica del proprio essere come possono essere i capelli ricci o gli occhi verdi.

 

Nel primo caso ne può essere influenzato il modo di pensare, di porsi agli altri e di porsi verso se stessi.

Nel secondo assolutamente no.

 

Il secondo penso sia preferibile.

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Il peso che la propria sessualità (intesa come orientamento sessuale, credo di intuire dal tuo topic) ha verso ognuno di noi è inevitabilmente influenzato dalla società, è francamente inutile girarci intorno, secondo me.

 

Se le persone LGBT fossero considerate ovunque totalmente uguali a quelle etero, evitando che emergano confronti spesso ridicoli, il peso sarebbe credo minimo: avrebbe la stessa intensità che avere i capelli rossi e non mori, o essere alti 1,90 e non 1,65.

 

Dato che invece attualmente non è così, il peso aumenterà in base a quanta importanza diamo alle considerazioni esterne: più ce ne sbattiamo (come faccio io) meno il peso sarà oneroso, più invece diamo ascolto alle frivolezze, più sarà un qualcosa che condizionerà le nostre azioni.

 

La sessualità è poi così piena di sfaccettature, il ché la rende di fatto molto singolare e personalizzabile.

 

Io ritengo che il mio orientamento sessuale sia un dettaglio, un elemento che ha influenza in ambito affettivo ma non mi caratterizza in toto: siccome non ho motivo né di nasconderlo né di esaltarlo, lo porto con me dandogli la stessa importanza che do al mio taglio di capelli: piace? bene - non piace? AMEN

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In modo TOTALE.

Io sono gay molto prima di essere Italiano, disoccupato o nerd.

Ci sono poche cose che sono per me importanti quanto la mia sessualità

e sono (forse) le mie idee politiche (sono di Sinistra) e le mie idee religiose (sono Ateo):

ma - anche insieme - non valgono tanto quanto la mia omosessualità:

preferirei comunque essere governato dalla Merkel che da Stalin :) 

 

Non riesco a immaginare nessuna identità più fondante della mia vita affettiva.

Sono pronto a bestemmiare ogni Dio, a rinnegare ogni Stato, a rifiutare qualsiasi lavoro;

per lui sono disposto ad abiurare a qualsiasi sistema, ideologia e struttura:

a sputare sul mio cognome, sulla mia razza, sul mio credo e sul mio onore.

 

La sessualità non è qualcosa: essa è il centro stesso della mia vita,

perché è il primo mattone della mia affettività e quindi della mia etica,

il fulcro della mia famiglia, il pilastro della mia società, il cuore del mio Stato.

 

Senza sessualità siamo un guscio vuoto.

Siamo meno dei cani, abbiamo il valore delle piante.

Togliere all'Uomo la sessualità significa pretendere che sia Macchina.

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Mi domando  fossi stato etero se ti saresti posto lo stesso questa domanda

Cavolo, che ingegno si nasconde dietro al tuo nome per partorire questa chicca.

Sono davvero sconvolto.

Sei un genio.

E io un povero frocio rincoglionito.

Mi inchino.

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@Almadel

Credo che la tua percezione della sessualità sia quella più diffusa :asd:

 

Tuttavia nel topic non si comprende bene se è intesa come orientamento sessuale o come insieme di sfaccettature che investono svariate aree della nostra persona (i due termini vengono sovrapposti xD).

Edited by Laen
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@Laen, spiegami un po' cosa intendi per "sessualità" allora.

 

Tu dici "più diffusa" ma la maggior parte dei gay che conosco

piuttosto che dire di esserlo si farebbero tagliare un braccio.

Non ho detto "alcuni", ho detto la "maggior parte".

 

lA maggior parte dei gay che conosco mi dice:

"Sono un medico, cosa importa che io sia gay o etero?"

Per me è il contrario.

"Ami Mario? Cosa importa che tu sia un medico o un ingegnere?"

 

Per me è totalmente irrilevante cosa fai per il tuo stipendio.

Mi è irrilevante sapere se voti in Italia o in Canada.

Se sei mio amico o mio fratello voglio sapere se ami Mario oppure no.

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@Lucaluca

 

Prima di risponderti faccio una precisazione sul significato che do a parole e definizioni, al fine di evitare fraintendimenti.

 

L'orientamento sessuale di una persona è una caratteristica.

 

La sessualità è un sistema complesso e dinamico, che appartiene a una persona e la caratterizza.

 

L'orientamento sessuale non è la sessualità della persona: la sessualità include l'orientamento sessuale, assieme a molte altre caratteristiche e pulsioni.

 

Chiarito questo, se la tua domanda è "quanto essere di un orientamento sessuale piuttosto che di un altro ha un peso nella vita di una persona?", la risposta è "molto", ma trovo che tanto la domanda, quanto la risposta, siano riduttive e azzoppate.

Si potrebbe parlare per ore delle differenze qualitative di vita tra un etero e un gay, perché è un ottimo argomento per uno studio statistico, e si può sempre parlare per ore di quegli argomenti che sono ottimi per gli studi statistici, ma nel farlo, in questo caso, perderemmo l'occasione di parlare di qualcosa di molto più interessante.

 

Parliamo della sessualità.

 

Per come la intendo io, la sessualità coinvolge ed eventualmente include tonnellate di elementi: il mio sesso biologico, la mia identità di genere, il mio orientamento sessuale, le mie pulsioni sessuali, le cause di quelle pulsioni, i miei feticci, il mio masochismo, il mio sadismo, il mio desiderio di dominare, quello di essere dominato, il mio piacere, la mia curiosità verso gli altri e il loro mondo interiore, la mia curiosità verso me stesso e il mio mondo interiore, la masturbazione, il mio narcisismo, le mie dinamiche di innamoramento e disinnamoramento per me stesso, le mie dinamiche di innamoramento e disinnamoramento per gli altri, il mio amore per me stesso, il mio amore per gli altri, il mio pudore e la mia anti-pudore (non riesco a definire meglio la spinta ad essere spudorato), la mia estetica, le dinamiche delle mie conoscenze, amicizie e relazioni (includo anche conoscenze e amicizie perché oggettivamente non avverto una forte spinta a interessarmi a persone che trovo brutte, anche se donne o uomini etero, e quindi persone con cui di fatto non valuto concretamente di fare sesso), il mio rapporto con la solitudine, una serie di innumerevoli mie caratteristiche che, assieme ad altre dipendenti (anche) da, ma non incluse nella, sessualità, vanno a costituire il mio "modo d'essere" (per dirne una tendo ad essere un tipo particolarmente espansivo ed affettuoso con le persone con cui sono amico, ma questo dipende - anche - dal piacere sessuale che ottengo da quel mio modo d'essere), e per concludere tutte le relazioni tra gli elementi appena citati.

 

Il peso che la mia sessualità ha sulla mia vita, non è semplicemente grande, è enorme: la mia sessualità è pilastro e fulcro del mio essere e quindi del mio vivere.

 

Esistono in me elementi che non appartengono alla sessualità, senz'ombra di dubbio, ma che ne sono dipendenti in maniera diretta o indiretta: la mia etica è un esempio del primo caso.

Per quanto non appartenga alla mia sessualità, se avessi avuto una sessualità diversa la mia etica sarebbe stata diversa (mi basta pensare al possibile stravolgimento che avrebbe comportato l'essere etero, o l'essere un transgender ftm, o l'avere un forte senso del pudore magari associato a pulsioni sessuali molto più blande e a una totale assenza di feticci e di narcisismo).

 

Tutti gli elementi che non appartengono alla mia sessualità dipendono comunque (direttamente o indirettamente) congiuntamente da essa, dalla società che mi circonda, e dal mio pensiero critico.

 

La società che mi circonda, ovviamente, non è cosa che mi appartiene, mentre il pensiero critico credo sia l'unica eccezione di indipendenza dalla mia sessualità.

 

Anche questioni apparentemente "asettiche" come il mio ateismo, per quanto dipendano dal mio pensiero critico sono comunque dipendenti dalla mia sessualità: il mio rapporto con la fede era ottimo sino a quando soffrivo la solitudine più becera, si è incrinato con l'evoluzione radicale della mia sessualità durante l'adolescenza, quando ho iniziato a reagire alla solitudine scoprendo di fatto un intero un'universo di contatti fisici con me stesso e con altri, di desideri, di pulsioni; ovviamente il pensiero critico ha contribuito a sua volta nell'opera di abbattimento della fede e di produzione di un ateismo consapevole e coerente.

 

Il mio rapporto con le religioni, invece, dipende dal mio ateismo, dalla mia etica, dal mio pensiero critico e dalla società che mi circonda: e a ben vedere i primi due elementi dipendono entrambi direttamente dalla mia sessualità, sicché il mio rapporto con le religioni (pessimo) ne è dipendente in maniera indiretta.

 

Persino la mia passione per la scienza e la natura dipendono dalla mia sessualità: tanto per dirne una, quando mi interfaccio con una persona (dal semplice guardarla al farci sesso), ho un'attenzione e una vera e propria passione per guardarla dal punto di vista biologico, e mi rendo conto che questa mia passione non serve ad altro che ad accentuare il mio piacere, ad approfondire la mia fisicità e la forza dei miei impulsi sessuali.

Immagino sia difficile da rendere a parole, ma in buona sostanza quando guardo un corpo umano non vedo solo una persona, ma anche un'insieme di tessuti e organi e sistemi e apparati e flussi di umori e meccanismi, e questo non ha una radice scientifica da "esploriamo il corpo umano", ma una radice sessuale da "dio quanto adoro pensare ai meccanismi attraverso cui si è cicatrizzato questo tuo taglio" o da "il solo fatto di sapere che sei un essere vivente così dannatamente complesso ti rende cento volte più bello".

E poche cose mi danno piacere sessuale quanto conoscere le meccaniche biologiche che son dietro le sensazioni che provo dal contatto fisico (con una persona o con un oggetto), perché in buona sostanza alimentano la conoscenza del mio corpo, e quindi portano quelle sensazioni (anche) a un livello diverso, potenziandole. Qualcuno la definirebbe masturbazione mentale, e non avrebbe tutti i torti ^__^

 

Quindi sì, la sessualità, per come la intendo e vivo io, ha un peso enorme nel mio essere e nella mia vita.

 

Altri possono obbiettare che "tutte quelle cose non sono sessualità", ma per me e a me lo sono, che poi non lo siano per altri non ha importanza, perché il mio intendere e vivere sono limitati a me stesso ^__^

Edited by Woland_88
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Quoto assolutamente @Almadel, condivido pienamente la visione che ha descritto.

Chi ami non è un dettaglio, e' un pilastro fondante della tua vita, della tua personalità, dei tuoi sogni, delle tue prospettive, della tua vita quotidiana. Più ancora del lavoro che fai.

Quando parlo di me, quando mi descrivo agli altri, quando voglio spiegare chi sono, ritengo molto più importante dire che sono gay e chi è la persona che amo e con cui vivo, piuttosto che dire che studio giurisprudenza o spiegare le mie idee in ambito politico o religioso.

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Non credo che per me la sessualità abbia poi un significato così "pregnante".

 

Considero il sesso una gratificazione, da meritare quando ho fatto qualcos'altro di positivo per me stesso o altri.

In passato temevo le persone sessualmente troppo disinibite, mi sentivo inadeguato vicino a loro, così ho sperimentato anch'io un certo "libertinaggio" per un po', con piacere, anche se alla lunga non fa per me...

 

Forse le due cose più difficili da conciliare son state fede cattolica e sessualità...

dopo un po' ho "abbandonato" la chiesa...ma credo che se fossi stato eterosessuale avrei fatto lo stesso.

Dopo un certo entusiasmo giovanile ora anche l'anticlericalismo mi ha stancato.

 

Non credo che chi "amo" sia determinante nel definirmi; probabilmente perché ho un'idea un po' distorta dell'amore....e spesso non son stato corrisposto...che credo abbia un po' a che vedere con delle difficoltà relazionali più "profonde" del semplice fatto d'esser gay.

Edited by schopy
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@Laen, spiegami un po' cosa intendi per "sessualità" allora.

 

Sessualità io non credo che sia il mero orientamento sessuale, ma un insieme di caratteristiche che, pur ruotando intorno a ciò, interessano sfere più ampie e riguardano il modo in cui ognuno lo vive, non che cosa in sé.

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Anche io distinguerei l'orientamento sessuale dalla sessualità.

 

Il primo lo considererei una caratteristica di una persona, qualcosa che determina l'indirizzamento delle sue pulsioni, della sua dimensione emotiva e dei suoi pensieri. E' un elemento importante per comprendere cosa aspettarsi da qualcuno, perché ha maturato certe visioni del mondo (l'ateismo di Almadel, per esempio), ma non è ciò che vi sta alla base.

Alla base di tutto infatti (dell'orientamento sessuale, dei feticismi, dei tabù che la società riesce ad imporci e non, delle nostre simpatie ed antipatie) sta la nostra sessualità, intesa come la spinta nel darsi all'altro e nell'assorbire l'altro. La sessualità, così intesa, determina non solo con chi andiamo a letto, ma anche i nostri stessi modi di fare, il timbro della nostra voce, la reazione che abbiamo nei confronti dell'autorità, la nostra piena o parziale adesione ad uno stereotipo di genere (maschio o femmina).

E' da qui che secondo me bisogna partire per cercare di capire qualcosa di sè: cosa si è, cosa si vuole fare della propria vita. Io ho speso sette anni della mia nel tentativo di capire cosa fa sì che io sia come sono.

Ho visto che il mio orientamento sessuale è più fluido di quanto la mia educazione cattolica mi avesse permesso di notare, ho dissotterrato pulsioni sepolte dai tabù che ci mettono dentro sin da quando siamo bambini, ho accettato che io sono qualcosa che prima non mi sarei mai permesso di essere: mi avevano insegnato a ripudiare certe mie componenti e quindi a ripudiare me stesso.

E nonostante questi sette anni la mia sessualità è ancora nebulosa, non del tutto conosciuta, non del tutto venuta a galla. Chissà quanti altri censori stanno lì a vegliare perché certe porte non si aprano mai! L'opera che la nostra società esercita su di noi è sottile e diabolica.

Per questo non riesco ad accettare serenamente gli sproloqui moralisti di chi mi sta attorno.  

So bene che fino a che certi censori restano vivi nel nostro profondo, sono loro a parlare al posto nostro, però non riesco ad assistere al loro tentativo di proliferazione senza che un'aggressività istintiva mi monti dentro in pancia. Penso sia una sorta di meccanismo di autodifesa, d'altronde se penso a quanto certi punti di vista abbiano rovinato il rapporto con me stesso in passato (e nel presente quelli che non ho ancora visto!) mi rendo conto che nessuna persona avrebbe potuto distruggere così radicalmente la mia felicità.

Secondo me la scoperta della propria sessualità è il primo passo che l'uomo deve compiere per riappropiarsi di se stesso, un sè che è stato snaturato dai divieti che vivono attorno e dentro di lui. Solo che la scopertà della propria sessualità è qualcosa di ben più profondo e radicale della presa di visione di un orientamento. E la cosa più pericolosa per noi gay è l'aspirazione che abbiamo alla normalità.

Combattiamo le nostre battaglie per rendere il nostro orientamento universalmente accettato, non problematico, sociale. Tutto ciò sarebbe meraviglioso se non esaurissimo i nostri sforzi in questo. Perché la costrizione che la società esercita sul nostro essere è ben più profonda e, una volta ottenuta la normalizzazione a cui tanto aspiriamo, ci ridurremo come gli etero di adesso. Non avremo più una motivazione tanto forte per esplorarci, per farci delle domande, soffriremo senza capire perché, ci lamenteremo dei nostri rapporti di coppia noiosi, delle infedeltà, del nostro responsabile al lavoro che, frustrato, si rifarà su di noi.

Stiamo sprecando un'occasione insomma, perché la via per la felicità non è l'accettazione sociale di quello che vogliamo permetterci di essere, ma l'accettazione di ciò che siamo senza condizione alcuna.

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Concordo con tutti coloro che hanno distinto orientamento sessuale e sessualità.

 

Per come la intendo io, la sessualità fa parte della sfera più ampia del modo di relazionarsi con gli altri. Dal momento che l'uomo è un "animale sociale", relazionarsi con altre persone è una delle cose strettamente necessarie per il proprio benessere psicofisico. La sessualità è pertinente a quella sfaccettatura più intima e "animale" del nostro Io... Il bisogno di sentirsi amati e/o protetti, la compartecipazione più intima dell'unione di due corpi, o anche solo il bisogno di sentirsi apprezzati per quello che si è e non quello che si fa.

 

Quindi, l'orientamento sessuale può influenzare la sessualità? Per me si, ma non sono la stessa cosa. Ogni persona è un mondo a sè, ognuno vive e vede la sessualità in modo diverso e con bisogni diversi, ma reprimere la propria sessualità (che non vuol dire non fare sesso) porta inevitabilmente alla depressione per la maggior parte delle persone.

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 "dio quanto adoro pensare ai meccanismi attraverso cui si è cicatrizzato questo tuo taglio"

"il solo fatto di sapere che sei un essere vivente così dannatamente complesso ti rende cento volte più bello".

Dirottando il topic su un altro discorso, cioè la differenza sostanziale tra orientamento sessuale e sessualità di una persona, lo hai reso molto più interessante. Riformulerò allora la domanda scindendola ulteriormente:

1) quanto pesa la sessualità nella vita?

2) quanto pesa l'orientamento sessuale nella vita?

3) l'orientamento sessuale è inserito nella sessualità come centro focale insieme all'identità di genere (come due soli attorno a cui tutto ruota) o è uno dei tanti pianeti orbitanti? Questa domanda, apparentemente non adatta al topic, in realtà aiuterebbe a scoprire quale effettivamente è uno dei centri nevralgici del nostro agire.

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L'orientamento sessuale può essere visto

come il cardine che regge la porta.

 

Il movimento della porta è la sessualità intesa

come insieme di pratiche e comportamenti omo o

etero - sessuali

 

Se il cardine regge, è solido, la porta può muoversi

e la sessualità è fluida, nel senso che il movimento 

della porta è libero.Se sono contento di una certa

situazione la porta si ferma, ma potrebbe muoversi se

lo volessi...

 

Se il cardine è fragile la porta struscia sul pavimento e

si muove a fatica, se il cardine è rotto la porta è bloccata

nel punto in cui il cardine ha smesso di funzionare.

 

L'orientamento non è un peso, ma il sostegno della porta

e siccome la situazione dei gay è tendenzialmente più "pesante"

deve essere più forte.

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In modo TOTALE.

Io sono gay molto prima di essere Italiano, disoccupato o nerd.

Ci sono poche cose che sono per me importanti quanto la mia sessualità

e sono (forse) le mie idee politiche (sono di Sinistra) e le mie idee religiose (sono Ateo):

ma - anche insieme - non valgono tanto quanto la mia omosessualità:

preferirei comunque essere governato dalla Merkel che da Stalin :) 

 

Non riesco a immaginare nessuna identità più fondante della mia vita affettiva.

Sono pronto a bestemmiare ogni Dio, a rinnegare ogni Stato, a rifiutare qualsiasi lavoro;

per lui sono disposto ad abiurare a qualsiasi sistema, ideologia e struttura:

a sputare sul mio cognome, sulla mia razza, sul mio credo e sul mio onore.

 

La sessualità non è qualcosa: essa è il centro stesso della mia vita,

perché è il primo mattone della mia affettività e quindi della mia etica,

il fulcro della mia famiglia, il pilastro della mia società, il cuore del mio Stato.

 

Senza sessualità siamo un guscio vuoto.

Siamo meno dei cani, abbiamo il valore delle piante.

Togliere all'Uomo la sessualità significa pretendere che sia Macchina.

Io concordo con te. Questa cosa vale anche per gli etero, solo che loro non ci riflettono mai sopra. La nostra società è stata costruita sopra la normalizzazione dell'eterosessualità. Un etero non direbbe mai queste cose. Ma nel frattempo si fidanza, si sposa, fa dei figli. Mette al centro della sua vita la sua sessualità senza esserne consapevole(perché è così normale farlo che concetti derivati, come la famiglia, hanno preso vita propria)

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@AlanTuring, certo per un etero conta magari la "famiglia"

- che è semplicemente la sessualità domestica e le sue conseguenze-

ma un famoso etero (Freud) è andato ben oltre.

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Per ciò che mi riguarda la mia sessualità é come un fiume in piena che riempie ogni angolo del mio essere. Ho un ottimo rapporto col sesso e francamente non saprei vivere senza.

Non posso nemmeno rispondere se sia più importante l amore o il sesso perché possono essere talmente due cose separate che quando il destino vuole che si uniscano sono un esplosione di perfezione irrinunciabile.

L orientamento sessuale idem . Come dice almedel sono gay prima ancora di essere ateo e di sinistra. Perché é quello che sono senza condizionamenti esterni . É il mio desiderio sotto la pelle

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è palese che la sessualità (e la conseguente vita affettiva) ha un ruolo dominante e caratterizzante nella vita di ogni persona, se stiamo qui a metterne in discussione il peso è perché in quanto gay abbiamo subito una fase di repressione, dovuta all'assecondare le regole perverse degli antigay (vuoi i religiosi, omofobi o altro...) al punto di viverla come un peso... attenzione a non stare al loro gioco!

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