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Attivismo lgbt: dubbi e proposte.


Sherlock

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Questo è vero, ma c'è una cosa molto importante da dire. L'altro ieri come avrete letto si è suicidato un altro ragazzo. Stavolta non di 14 o 15 anni, ma 21, un'età molto più vicina alla mia.

Ho un po' riflettuto su questo ennesimo suicidio. Ho pensato che si, l'associazione per cui faccio volontariato deve assolutamente andare di più all'esterno, fare di più ecc ecc. Poi però mi sono reso conto di un'altra cosa. Fare attivismo non è solo entrare in qualche gruppo diciamo così "organizzato" con un paio di bandiere e manifestare o andare nelle scuole e così via. Certo, è anche questo. Fare attivismo però significa soprattutto esserci, ed esserci per gli altri. 

 

Un/una ragazzo/a gay può vivere la sua omosessualità come "questione privata". Ma se questo significa che, quando ad esempio ha un appuntamento, con gli amici nuovi magari ne parla in termini molto vaghi, senza specificare il sesso della persona con cui è uscito/a, quello temo che sia l'estremo opposto, e che faccia danni tanto quanto l'insulto omofobo.

 

Vivere apertamente la propria omosessualità non significa altro che far vivere  pienamente se stessi. Questo molti non lo fanno, non lo riescono a fare, vivono in circostanze difficili che glielo impediscono. E questo crea delle barriere.

Non occorre far parte del gay center, o del mario mieli, o di qualunque altra associazione, per rompere quelle barriere. Ma è questa la cosa più importante, l'unica che possa cambiare le cose a livello culturale. Parlare, essere liberi, ed essere se stessi. Quando si riesce in questo, allora si potrà anche vedere l'altro, capire i disagi degli altri. 

 

Come diceva John Donne: "Nessun uomo è un'isola a se stante;

                                            ognuno è parte di un continente".

 

Ecco, forse il ragazzo che ha lasciato il mondo due giorni fa aveva solo bisogno di sentirsi parte di un continente.

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Volevo raccontare la mia personalissima esperienza in ambito dell'associazionismo LGTB... Ho collaborato con il mio compagno per diversi mesi come volontario con la sede di ARCIGAY della mia provincia, cioe' quella di Pavia....e mi duole dirlo ma siamo fuggiti!

All'inizio eravamo colpitissimi dalla quantita' e dalla qualita' delle iniziative sia ludiche (serate drag, feste a tema) sia di divulgazione (seminari e collaborazioni con altre associazioni culturali del territorio e impegnate nel rispetto dei diritti delle minoranze) e su questo davvero nulla da dire ma.... L'organizzazione... Mio dio che incubo... Ci siamo avvicinati al presidente e all'inizio siamo stati accolti abbastanza bene anche se in maniera tiepida ma pensavo fosse perche' non ci conoscevano, perche' era poco che frequentavamo le serate...

Poi ci siamo accorti che in realta' il direttivo era piu' che altro una corte... C'erano quelle due o tre regine piuttosto dispotiche e poi tutti i cortigiani al loro servizio (in piu' sensi) e beh per farla breve quello che cercavano era gente che facesse la bassa manovalanza (spostare sedie e distribuire volantini) ma quando si trattava di decidere e proporre era sempre complicato farsi spazio... Erano sempre gli stessi ad avere le idee brillanti e il resto rimaneva ad aleggiare nell'aria come fumo qialche secondo e poi.... Pufff....

Edited by Andre_88mi
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Purtroppo le gerarchie c'è sempre il rischio che si creino, anche nelle associazioni di volontariato. Ma...si può sempre fare una piccola rivoluzione ;) 

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Essere attivista gay può voler dire metterci la faccia. 

Durante gli incontri di gruppo, nei video, sugli articoli, e a volte anche semplicemente di persona. 

A volte penso che il vero attivismo si fa portando il messaggio della propria libera gayezza a chi vive l'omosessualità ancora con problemi. 

 

L'idea di rivolgersi ai genitori è molto bella, consiglio in merito il documentario dell'agedo: Due volte genitori. 

Non te lo ha mai detto nessuno ma tuo figlio può nascere gay, etero, bisex e in qualsiasi altro modo lui potrà essere. 

 

Sono sicuro che volendo si potranno avere piacevoli scambi, un giorno o l'altro per esempio possiamo organizzare un bel confronto fra gruppi giovani Sherlok. E magari alla fine fare un piccolo progetto insieme! ;-)

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Su questa ultima cosa ci sarà molto da fare. A me interesserebbe lavorare molto con Agedo e Famiglie Arcobaleno ad esempio, però si anche una cosa tra i gruppi giovanili delle varie associazioni sarebbe bella! Come al solito, però, serve un'idea! :)

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Poi ci siamo accorti che in realta' il direttivo era piu' che altro una corte... C'erano quelle due o tre regine piuttosto dispotiche e poi tutti i cortigiani al loro servizio (in piu' sensi) e beh per farla breve quello che cercavano era gente che facesse la bassa manovalanza (spostare sedie e distribuire volantini) ma quando si trattava di decidere e proporre era sempre complicato farsi spazio... Erano sempre gli stessi ad avere le idee brillanti e il resto rimaneva ad aleggiare nell'aria come fumo qialche secondo e poi.... Pufff....

 

Idem alla situazione che riscontrai all'arci di Pg tanti anni fa... inoltre era un covo di serpi in cui tutti avevano scopato con tutti...

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Idem alla situazione che riscontrai all'arci di Pg tanti anni fa... inoltre era un covo di serpi in cui tutti avevano scopato con tutti...

Oooh siii.... ho sentito racconti da far accapponare la pelle! c'era qualcuno che si salvava ma erano troppo succubi del meccanismo...

Ho saputo poco fa che ora lo scettro della presidenza e' passato alla capo-drag queen braccio destro dell'ex presidente, eletto durante un congresso farsa... come se nessuno se l'aspettasse!!! mah...

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Mi dispiace che a voi sia andata in questo modo. Io mi trovo molto bene col Gay Center di Roma, le persone che lavorano in direttivo si impegnano molto e il gruppo di volontari è composto principalmente da ragazzi della mia età, tutti molto bravi e con tanta voglia di fare. Però è il minimo, in fondo Roma è la capitale e se nemmeno qui si riesce ad avere un associazione che funziona allora saremmo davvero nella merda. Alla gay help line chiamano molte persone che vivono in città di provincia dove queste realtà associative non esistono, o se esistono fanno poco e hanno i problemi di cui voi parlavate. Il punto è che sta alla singola realtà territoriale il compito di migliorarsi. Se voi avete trovato un ambiente sgradevole, potete cambiarlo. Io sono abbastanza contrario alle gerarchie, quello che conta è il lavoro che si fa e i contenuti, non chi dice cosa.

 

Creare un nuovo circolo, un nuovo  gruppo. è meno difficile di quanto pensiate. Io ho partecipato a un laboratorio di formazione intensivo e abbiamo simulato la creazione di un nuovo circolo. Serve un gruppo di persone con idee e valori comuni, e un progetto iniziale realizzabile sul territorio. Un progetto che può essere anche un semplice sit-in, o un banchetto con del materiale informativo, chessò, sulle malattie sessualmente trasmissibili. Basta avere un'identità, un nome. Il resto è solo progettare, decidere ogni singola azione. Si chiede il permesso alla questura, si va su una strada cittadina, e questo è quanto.

 

Sembrano cose superflue, ma in realtà sono importantissime!! Sono importantissime perché il ragazzo sedicenne, o ventunenne(tanto per richiamare l'ultimo triste caso di suicidio a Roma), che magari è gay e non lo dice a nessuno, si sente solo e non sa dove sbattere la testa, se un giorno passeggiando per la strada vede quattro persone sorridenti con un tavolino davanti, dei volantini colorati con scritta una cazzata qualunque tipo "l'omosessualità non è una malattia"(e cazzata fino a un certo punto perché purtroppo pure questo concetto ancora non è chiaro a un sacco di gente), ecco forse quel ragazzo ha una possibilità in più di sentirsi bene, o quantomeno di sentirsi meno solo. Ovviamente non occorre essere un associazione gay. Si può manifestare anche come libero cittadino. Il concetto è sempre lo stesso: parliamo. Dobbiamo raccontare per vincere le solitudini. Raccontare, ascoltare, comunicare. In tutti i modi possibili. 

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E' anche vero però che certe cose accadono perchè

non c'è partecipazione

hai senz'altro ragione ma la partecipazione dev'essere incentivata.... io ci ho provato con tutto me stesso e sono durato sei mesi, e in questo lasso di tempo, nonostante le tante belle parole ho visto solo comportamenti che dissuadevano dall'avvicinarsi... un esempio stupido, durante le serate dopo lo spettacolo c'e' il classico "momento social" dove si beve e si chiacchera quello e' il momento ideale per fare "proselitismo" ma invece loro stavano nel loro tavolo... tipo prive' vip e se ne allontanavano solo se c'era da "cuccure"...io per interessarmi alla cosa ho dovuto beccare il presidente in fila in bagno!!!

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Hinzelmann questo è stato un mio pensiero per molto tempo, l'esperienza mi ha aiutato a cambiarlo. Non occorre per forza essere in tanti per fare qualcosa, così come non occorre fare necessariamente qualcosa di "grande" per ottenere dei grandi risultati. Non mi stancherò mai di ripetere che anche il semplice gesto di gentilezza del cassiere del supermercato e un sorriso fatto a uno sconosciuto possono smuovere le montagne, e l'esperienza mi ha sempre confermato la forza anche dei piccoli gesti. 

 

Inoltre, pensare che o si è in tanti o non si fa niente è anche limitante, ahimè. Io non credo tanto nei leader, anche se servono e a conti fatti spesso sono utilissimi, e sono semplicemente persone che guidano altri in una certa direzione, riuscendo a coinvolgerli. Credo però, soprattutto, nelle buone idee e nella voglia di fare, anche di pochi. Perché quella roba lì è contagiosa. E se un giorno sono due le persone che raccolgono la cacca per terra, e queste due persone ci credono e lo raccontano agli altri, il giorno dopo saranno tre a raccogliere la cacca, e quello dopo ancora forse quattro, e un giorno l'umanità intera raccoglierà la merda invece di affogarci dentro(e se avete visto "Milk" di Gus Van Sant, che vi consiglio assolutamente, capirete perché faccio un esempio banale come quello della cacca!)!!

 

Galilei, nell'opera di Bertold Brecht, diceva "beato quel mondo che non ha bisogno di eroi". Purtroppo questo povero mondo ne ha bisogno, e anche Galileo se ne rende conto alla fine del dramma brechtiano("Vita di Galileo", un testo meraviglioso e illuminante, anche questo ve lo consiglio). Per essere eroi però non serve un armatura, e neanche un esercito che ti segue. Servono solo un po' di amore verso il prossimo e fiducia in quello che si fa.

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