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Il senso della vita


faby91

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Credo sia inutile chiedersi quale sia il senso della vita è come chiedersi il senso dell'esistenza della materia..

Niente ha uno scopo preciso è tutta questione di probabilità ..

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  • 4 weeks later...
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Guarda, se non ho letto male, e se non era una boiata, esistono altre polimerasi in grado si catalizzare la reazione nel senso 3'---->5' :look:

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Guarda, se non ho letto male, e se non era una boiata, esistono altre polimerasi in grado si catalizzare la reazione nel senso 3'---->5' :look:

Qualcuno mi spiega cosa vuol dire 3'---->5' :look: ?

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@Rookie92

 

è la direzione di duplicazione del DNA nelle cellule, in questo schema vedi che sul DNA ci sono i numeri 5' e 3'. Il DNA ha una direzione, non è come uno spago senza direzione ma ha una direzione che viene caratterizzata da quei numeri.

 

3BEP1.jpg

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  • 3 weeks later...

Credo che un significato "ampio", onnicomprensivo, non esista. Che semplicemente, un giorno, abbiamo aperto gli occhi, abbiamo cominciato a respirare, ad esistere, che siamo caduti e ci siamo ritrovati qua, senza nessun significato. Non siamo stati progettati, non siamo un programma che ha in sé il suo senso, la sua direzione e il suo significato: siamo ciò che ci facciamo. Possiamo credere in Dio o non farlo, ma anche questa è una scelta, anche questo è un "fare". Non ci sono motivi esterni che ci impongano di vivere, potremmo cessare di esistere anche in questo momento, scegliere di smettere di respirare, di chiudere gli occhi; oppure potremmo decidere che accettiamo la sfida, per quanto "insignificante", per quanto priva di senso, ed essere noi a sceglierne un senso, una direzione, un significato, con la responsabilità che la consapevolezza di non essere soli comporta.

Credo che risponderei così alla tua domanda..

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Ragazzi, ho appena letto il topic e vorrei condividere con voi alcune osservazioni, ispiratemi dai vostri interventi – aggiungo, per alcuni, e senza ironia: illuminanti.

 

Innanzitutto, sono d’accordo con quelli, tra voi, che sostengono l’universalità della domanda circa il senso della vita. E questo non perché creda a un dio o professi una religione, piuttosto perché sono "re-ligiosa", riconosco cioè il fatto che la mia esistenza non possa non essere “legata”, sia a quella di coloro che mi sono hic et nunc contemporanei, sia a quella di quegli altri che ci hanno preceduti e di quegli altri ancora che, poi, ci seguiranno.

(Amen).

 

@Wasabi: E’ bello quello che scrivi sulla passione e a volte vivo provandolo anch’io.

Tuttavia, mettere l’anima in ogni cosa che si fa, temo non sia la risposta più adeguata alla domanda circa il senso della vita: semmai, potrebbe essere adeguata a quella circa il senso della mia vita, o della tua, o di quella di ciascuno tra noi. Ma, come premesso, sono portata a pensare che la domanda in questione sia la domanda filosofica per eccellenza e che, in quanto tale, vada dunque approfondita in direzione di una ricerca della risposta che possa essere tale o valere, ugualmente, per tutti, nella misura in cui la filosofia è proprio il sapere dell’UOMO – dell’uomo, così come proprio tu lo intendi – originato, appunto, dalle risposte che gli uomini hanno formulato storicamente, sin dalla notte dei tempi, in relazione alla domanda del topic.

 

 

@Faby91 scrivi: "... tu sei un operaio che si fa il culo in fabbrica

Otto ore al giorno e torni a casa sfatto..

Metti via un pô di soldi poi un bel giorno nella

Tua bella cittadina emiliana arriva un terremoto

E ti crolla la fabbrica addosso.

Sei morto.

Tu hai BUTTATO NEL CESSO 30 anni per niente.

Forse agli altri (fidanzata o genitori) vien data

Una somma di risarcimento ecc.. Ma a TE non

Rimane nulla. Anche se hai messo passione in

Tutto quello che hai fatto".

 

Ammiro la tua crudezza. Però credo che l’argomentazione abbia poco a che fare con la questione della “passione” - se mi passate il termine: wasabiana - alla quale tu, invece, la contrapponi.

Nell’esempio dell’operaio che si è fatto il culo in fabbrica otto ore al giorno, per poi vederla crollata a seguito di un terremoto, vedo in gioco infatti, non necessariamente una passione, ma di certo umiltà, sacrificio, dignità. Se è vero che il frutto o il guadagno dell’operaio che ha svolto in fabbrica il suo lavoro con umiltà, sacrificio, dignità, può andare in polvere o essere raso completamente al suolo, soltanto perché la terra per qualche breve o lungo attimo trema, è vero pure che se l’operaio avrà svolto il suo lavoro anche con passione, questa passione, la sua passione, lo aiuterà di certo anche a rimettere in piedi la fabbrica appena crollata.

Chi vive con passione se ne frega, persino, della morte: a chi mette l’anima in ogni cosa che fa importa poco, in fondo, di morire. Non c’è terremoto, tsunami, big bang che la tenga, o che possa trattenerla, metterle un freno, arginarla, la passione. Chi vive con passione, finché almeno riuscirà a spuntarla col fato, andrà avanti comunque.

(Il problema implicato dalla passione come "motore di ogni cosa", infatti, forse non sorge con l’idea del fato; piuttosto, con quella del tempo. Non so voi, ma io di anni ne ho trentotto e vi assicuro che, dopo non so quante cocentissime ustioni a furia di appassionarmi, comincio a meditare, ormai, intorno al senso di una molto più rassicurante quiete quale esito della - mia? nostra? dell'uomo? dell'UOMO wasabiano? - ricerca circa il fottuto senso della vita).

 

 

@Almadel scrivi: "L'esistenza dell'Uomo ha lo stesso significato che ha l'esistenza del Paguro,

pertanto l'esistenza del singolo uomo ha il significato che ha l'esistenza del singolo paguro...".

 

Giuro che se mi fai parlare con un paguro capace di dipingere come Van Gogh, brucio tutti i miei libri.

 

 

@Nowhere scrivi: "E' una di quelle domande che preferisco non pormi, dato che già è tosta andare avanti giorno per giorno con tutti i mille casini che ti ritrovi davanti che chiedersi pure se c'è un senso dietro a tutto questo sarebbe il colpo di grazia".

 

Il colpo di grazia, già: non potevi essere più onesta.

 

 

@Faby91 scrivi: "Ci danno un foglio da colorare

Ma vorrei vedere qualcuno che disegna oltre i bordi, sul tavolo".

 

Trovo le tue parole commoventi, nel senso più alto del termine.

Grazie.

 

 

 

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@Phyl cosa intendi per "consapevolezza di non esser soli"?

Quello che intendo dire è che c'è anche un certo livello di responsabilità, sia personale che interpersonale, quando si decide di agire, di fare per essere, per definirsi facendosi. Ma non è in fondo niente di troppo speciale quello che ho scritto, è tutta farina del sacco di Sartre, che però concordo.

E in quel senso, per quanto riguarda l'affermazione sul paguro che ha fatto Almadel, Sartre sarebbe d'accordo: il fatto che un uomo possa dipingere ed essere artistico non lo innalza dalla condizione esistenziale degli altri esistenti, un quadro non dà, in fondo, senso alla vita: è un'espressione, per quanto alta e sublime (amo sia l'arte che la letteratura, non le sto demolendo), di qualche cosa. Non trascende nulla, però: sono le parole giuste, i pensieri giusti, i colori giusti e tante altre cose. Ma visto che non si può affermare che Dio esiste se non per fede, allora non si può affermare che ci sia un Essere creatore che decida dei nostri destini, che dia un senso a tutto ciò, e da ciò consegue che a differenza del paguro, perché dotati della ragione, dotati di libertà, siamo noi a dare un senso. Noi siamo ciò che ci facciamo. In poche parole, un senso che precede l'esistenza, non credo che esista; un senso che la segue, un senso dato dalle nostre decisioni responsabili, quello sì.

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@bastian

In realtâ l'esempio dell'operaio morto durante il terremoto in emilia

Era un pó diverso..

Nel senso che non c'entra ricostruire la fabbrica.

Lui avevano detto al tg che aveva passato tutta la vita a lavorare in quel posto

E farsi il culo per dare un futuro alla sua famiglia.

 

Taak. Morto. Missione fallita.

E non ha fallito solo lo scopo ma ha fallito proprio il concetto di vita (secondo me)

Perchè ha fatto una vita a non vivere.

Magari non era proprio il suo caso ma c'è gente che fa cosí davvero.

 

E credo che si sia impostato un certo standard di vita automatica

Come una ricetta per la torta:

Il procedimento è quello e se non lo rispetti sbagli.

 

Vi giuro che ogni volta che vedo la pubblicitá della nutella sto male.

Siamo addestrati per fare la vita da consumatore medio e cito

"ci facciamo il culo per uno stipendio da spendere per cose che non ci servono"

(piú o meno era cosí da fight club).

Questo è IL SENSO DELLA VITA CHE CI IMPONGONO.

 

Per ora vi lascio commentare.. Siete d'accordo?

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@faby91: quella che hai descritto nel post precedente mi ricorda la società di cui parla Bauman quando scrive "Vita liquida", cioè la società del consumismo; ma in parte (e perdona tutti i riferimenti che faccio, mi vengono in mente così) ancora prima mi ricorda la società industriale dell'800, con il lavoro ripetitivo e monotono degli operai di fabbrica, che diventano un prolungamento della macchine, che compiono gli stessi gesti ore e ore tutti i giorni, che non vedono mai un risultato del loro lavoro ma sempre e soltanto dei pezzi che da soli non hanno nessun significato. Infatti, Marx (non c'è bisogno di essere socialisti per citarlo) scriveva che il lavoro in fabbrica privava l'uomo della sua umanità, lo alienava, estraniava da sé, così come Hegel.

E quello che ci circonda oggi è il risultato di tutto questo, e quindi è vero: la vita può non avere un senso, se non siamo noi a lottare per dargliene uno.

Edited by Phyl
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@Almadel scrivi: "L'esistenza dell'Uomo ha lo stesso significato che ha l'esistenza del Paguro,
pertanto l'esistenza del singolo uomo ha il significato che ha l'esistenza del singolo paguro...".

Giuro che se mi fai parlare con un paguro capace di dipingere come Van Gogh, brucio tutti i miei libri.

 

Be', avresti ragione da un punto di vista umano, anche se io sceglierei altri pittori invece di Van Gogh, ma non avresti ragione da un punto di vista paguriano o di altri animali, vegetali o minerali.

Certo, se poni l'uomo al centro del tutto, che sia un tutto creato o no, il paguro diventa irrilevante o quasi, ma se non poni l'uomo al centro, allora il paguro, se non è superiore perché la sua specie è più antica o più resistente o altro, certo non è inferiore a noi nell'economia universale.

Del resto ci sono specie animali o vegetali o minerali che sono sopravvissute a decine, centinaia ed anche migliaia di milioni d'anni e probabilmente sopravviveranno per molto dopo che perirà la nostra specie.

Ci sono specie animali tanto piccole ma resistenti che neppure possiamo debellare, benché vorremmo perché ci sono nocive.

Siamo un punto insignificante nel tempo e nello spazio di questo universo (figuriamoci poi se ne esistono altri!) noi come il paguro e tante altre specie animali, vegetali, minerali.

Il nostro intelletto, la nostra ragione, le nostre opere hanno un senso magnifico solo per noi:  sono irrilevanti per quasi tutti gli altri e soprattutto sono irrilevanti non dico per l'universo o per la nostra galassia o per il nostro sistema solare, ma anche solo per il nostro pianeta, del quale possiamo, con tutte le nostre energie atomiche, al massimo scalfire la crosta esterna, ma con danno nostro, più che suo!    

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Penso che per cercare il senso della vita bisogna capire cos'è la vita. Sinceramente dopo anni passati a scervellarmi sono giunto alla conclusione che tutto è vivo ma comunque non ho ancora trovato un senso alla vita. sono comunque convinto che un senso esista anche se forse non si potrà mai comprendere , questa mia convinzione mi da molta forza, penso che chi pensa che la vita non abbia senso o non ci ha ragionato su abbastanza o è una persona depressa ( rientrano in questa categoria fino a poco tempo fa)

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Dimenticavo di dire che non credo in nessuna divinità penso che ognuno dovrebbe cercare risposta ai propri perché utilizzando il ragionamento più che affidandosi ad una verità indimostrabile

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Un ragazzo del mio paese sto combattendo da piú di 2 anni col cancro..

Ha 23 anni ed è un miracolo se arriva a natale..

 

Anzi è un miracolo che sia ancora vivo

Grazie ai suoi che hannobi soldi e lo han portato nelle migliori cliniche..

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Però credo che l’argomentazione abbia poco a che fare con la questione della “passione” - se mi passate il termine: wasabiana

 

Oddio, che bello, non avevo visto :-)

"Passione wasabiana" è splendido, mi fai sentire un filosofo, ahahah.

 

Cer@bastian Certo che la mia risposta è soggettiva e, secondo me, non può esistere una risposta non soggettiva a tale domanda. E' vero che si tratta della "domanda filosofica" per eccellenza, ma (appunto per questo, mi verrebbe da dire) non è possibile trovare una risposta che vada bene per tutti. Mi sembrerebbe perfino pericoloso cercare di farlo, se si capisce cosa intendo ... La risposta universale non esiste e a me pare che il bello della domanda risieda proprio in questo :-)

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@Almadel scrivi: "L'esistenza dell'Uomo ha lo stesso significato che ha l'esistenza del Paguro,
pertanto l'esistenza del singolo uomo ha il significato che ha l'esistenza del singolo paguro...".
 
Giuro che se mi fai parlare con un paguro capace di dipingere come Van Gogh, brucio tutti i miei libri.

 

Eh? Quindi l'esistenza di un paguro per te "non ha significato" perché non sa dipingere come Van Gogh?

Ergo dovrei dedurre che per te l'esistenza di mia nonna ha il significato di quella di un paguro,

giacché anche lei non è affatto capace di dipingere (né compone versi o sinfonie). No?

 

Ovviamente non lo pensi.

Tu non valuti il "significato" di un essere vivente in base a quello che sa fare

e neppure in base a quello che sanno fare i suoi simili:

tu valuti questo significato in base a quello che esso significa per te

(Maddai! Merito la laurea honoris causa in Tautologia Applicata!)

 

Il tuo amato cane Bubi per te ha molto più "significato" di uno stupratore cinese...

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ops... vedo che hai già risposto al significato di 5 e 3

 

(credevo fosse il numero usato nel libro della guida galattica per autostoppisti)

Edited by nayoz
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Eh? Quindi l'esistenza di un paguro per te "non ha significato" perché non sa dipingere come Van Gogh?

Ergo dovrei dedurre che per te l'esistenza di mia nonna ha il significato di quella di un paguro,

giacché anche lei non è affatto capace di dipingere (né compone versi o sinfonie). No?

 

Ovviamente non lo pensi.

Tu non valuti il "significato" di un essere vivente in base a quello che sa fare

e neppure in base a quello che sanno fare i suoi simili:

tu valuti questo significato in base a quello che esso significa per te

(Maddai! Merito la laurea honoris causa in Tautologia Applicata!)

 

Il tuo amato cane Bubi per te ha molto più "significato" di uno stupratore cinese...

Io penso che l'esistenza dell'uomo non abbia lo stesso significato dell'esistenza di un paguro e viceversa, non che l'esistenza di un paguro abbia meno significato dell'esistenza dell'uomo.

se i paguri esistono, dio o chi per lui sa perché e non sarò certo io a potere, né tanto meno a volere, o a osare addirittura giudicare quale, tra l'esistenza di van gogh e quella di tua nonna o l'esistenza del mio amato cane bubi e quella di uno stupratore cinese, abbia più significato.

 

la questione, forse, più che il "significato", è il "valore".

e mi perdonerai se sono soltanto un essere umano e se, dunque, sono portata a comprendere più il mondo visto con gli occhi dei miei simili che non quello visto dagli occhi di qualsiasi altra meravigliosa creatura della Terra.

 

per quanto ritenga non dica il falso chi afferma che, qui, ognuno di noi, alla pari con qualsiasi altro essere vivente di ogni genere o regno, non è che una parte infinitesimale di quell'ignoto, di quel senso inconoscibile che è oltre di noi, credo che il fatto che un uomo, un mio simile, sia capace di vedere nel cielo o in un campo di grano quello che poi, dipingendo, ci ha fatto vedere, abbia un valore per me, un valore che, senza nulla togliere al significato dell'esistenza di un paguro, ha qualcosa a che fare con me, con un essere umano, con ogni essere umano... parlo di tutta la passione, l'amore l'odio la sete di potere l'avarizia l'invidia il genio la forza il coraggio la bellezza l'estasi i mille scoramenti e gli abissi del pensiero, che bruciamo, lungo la via. 

 

ovvio, poi, che non m'azzardo a considerare umani soltanto i cosiddetti "artisti". e che il mio era un estremo.

purtroppo non conosco tua nonna, altrimenti avrei potuto scrivere in cosa la sua esistenza, agli occhi del mio cuore, differisce da quella di un paguro.

 

infine: non ho un cane al mio fianco. ma ho avuto sul mio letto molti gatti, nutro una grande tenerezza nei confronti dei cammelli e guardare negli occhi un cavallo può commuovermi. nonostante, penso che l'esistenza di uno stupratore cinese non abbia lo stesso significato dei miei gatti, dei cammelli che mi inteneriscono e dei cavalli che mi commuovono, ma non che ne abbia di più o che ne abbia di meno

 

Significato lo ha ogni essere vivente: il valore che ciascuno di noi può dare a un significato piuttosto che ad un altro è, per me, la questione. una questione, appunto, umana.

il paguro, beato lui, se ne frega tanto del significato quanto del valore, e roba simile.

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@bastian

In realtâ l'esempio dell'operaio morto durante il terremoto in emilia

Era un pó diverso..

Nel senso che non c'entra ricostruire la fabbrica.

Lui avevano detto al tg che aveva passato tutta la vita a lavorare in quel posto

E farsi il culo per dare un futuro alla sua famiglia.

 

Taak. Morto. Missione fallita.

E non ha fallito solo lo scopo ma ha fallito proprio il concetto di vita (secondo me)

Perchè ha fatto una vita a non vivere.

Magari non era proprio il suo caso ma c'è gente che fa cosí davvero.

 

E credo che si sia impostato un certo standard di vita automatica

Come una ricetta per la torta:

Il procedimento è quello e se non lo rispetti sbagli.

 

Vi giuro che ogni volta che vedo la pubblicitá della nutella sto male.

Siamo addestrati per fare la vita da consumatore medio e cito

"ci facciamo il culo per uno stipendio da spendere per cose che non ci servono"

(piú o meno era cosí da fight club).

Questo è IL SENSO DELLA VITA CHE CI IMPONGONO.

 

Per ora vi lascio commentare.. Siete d'accordo?

ho frainteso il tuo post, ti ringrazio per avermelo fatto notare.

 

credo comunque che l'esempio dell'operaio da te citato per controbattere alla tesi di wasabi sulla passione quale motore di ogni cosa sposti la discussione su un altro piano.

"il senso della vita che ci impongono", scrivi appunto, non il senso della vita.

 

ho rabbia quanto te, nei confronti di un sistema che ci vuole schiavi (sembra una frase fatta, lo so, ma penso pure sia ben fatta).

e le vedo quotidianamente tutte le meschinità a cui ci può costringere.

ci è imposto un certo sistema che può rendere la nostra vita prigioniera di scelte non nostre, "una vita automatica", come scrivi tu: ma dubito che anche per chi ne cade, più o meno consapevolmente, vittima, si tratti di un "senso" della vita. dubito, cioè, che per un uomo che sacrifica la sua esistenza per nulla, limitandosi a mettersi in fila dietro uno che l'ha preceduto e avanti a un altro che poi lo seguirà, un uomo che sacrifica la sua esistenza per sopravvivere procreare crearsi su una famiglia una casa un lavoro, dubito che per un uomo così, come tanti, il senso della sua vita possa esaurirsi in quello che effettivamente fa.

Voglio dire: quest'uomo può prendere come unica la vita impostagli dal sistema e mettersi nei panni del caso, ma preserverà comunque un senso altro dentro sé, anche se drammaticamente al riparo dall'evidenza di ogni cosa reale.

 

Il processo di alienazione è proprio questo: da un lato dirsi "faccio una vita di merda, so di fare una vita di merda, ho scelto di fare una vita di merda perché non avevo altra scelta, dovevo mangiare, ho famiglia, non sono ricco, ho bisogno di lavorare"; dall'altro essere al tempo stesso altrove. con la testa, con questa nostra testa che, come la terra, non si ferma mai.

 

insomma, credo che nemmeno il sistema più bastardo o fottuto del pianeta Terra possa imporre un senso della vita a chi ne è vittima: credo sia possibile che il senso della vita sia, per chi ne è vittima, altro dalla vita che fa.

dunque parlerei di un sistema che ingabbia la vita di molti di noi, non perché agli occhi di questi molti questa vita abbia un senso, ma più semplicemente perché il nostro corpo ha bisogno di pane...

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Be', avresti ragione da un punto di vista umano, anche se io sceglierei altri pittori invece di Van Gogh, ma non avresti ragione da un punto di vista paguriano o di altri animali, vegetali o minerali.

 

 Il punto di vista umano è il solo punto di vista che ho.

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Io penso che l'esistenza dell'uomo non abbia lo stesso significato dell'esistenza di un paguro e viceversa, non che l'esistenza di un paguro abbia meno significato dell'esistenza dell'uomo

 

Allora, poiché secondo te:

1)  l'esistenza dell'uomo non ha lo stesso significato di quella del paguro,

2) ma l'esistenza del paguro non ha meno significato dell'esistenza dell'uomo,

 

deduco necessariamente che secondo te l'esistenza del paguro ha più significato di quella dell'uomo.

 

Però poi affermi:

 

 

 


se i paguri esistono, dio o chi per lui sa perché e non sarò certo io a potere, né tanto meno a volere, o a osare addirittura giudicare quale, tra l'esistenza di van gogh e quella di tua nonna o l'esistenza del mio amato cane bubi e quella di uno stupratore cinese, abbia più significato.

 

e quindi sembrerebbe che tu NON sappia o non voglia attribuire significati migliori o peggiori all'esistenza di questo o di quel vivente.....

 

 

 


Significato lo ha ogni essere vivente: il valore che ciascuno di noi può dare a un significato piuttosto che ad un altro è, per me, la questione. una questione, appunto, umana.
il paguro, beato lui, se ne frega tanto del significato quanto del valore, e roba simile.

 

Ne sei certa?

Perché non puoi pensare che anche gli altri animati (non solo gli animali) sia pure a  loro modo si freghino invece almeno quanto noi sia del significato sia del valore sia della "roba simile"?

 

 

 

 


Il punto di vista umano è il solo punto di vista che ho.

 

Questo è ovvio e la stessa affermazione potrebbe fare il paguro per quanto riguarda il punto di vista paguriano.....

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@Mario1944:

1) L'esistenza dell'uomo non ha lo stesso significato di quella del paguro, perché l'autocoscienza dell'uomo, ossia la consapevolezza che ogni essere umano ha di sé, travalica i più circoscritti limiti di quella che il paguro può avere di sé.

L'uomo sa di essere uomo o, comunque, dà un nome a ogni cosa concreta o vivente ed è capace di astrazione, ossia di concettualizzare, di dare un significato anche a qualcosa che di per sé non esiste (non è visibile, non lo si può toccare con mano): un sentimento, per esempio.

Per quanto si voglia credere nella sacralità di ogni creatura che viene al mondo, è nel linguaggio dell'uomo, attraverso il significato che il linguaggio dell'uomo conferisce alle cose, che noi comprendiamo questo mondo: alcuni potranno pure dire, a ragione, che questa prospettiva è umanocentrica, ma resta comunque un fatto che qualsiasi discorso tra noi non possa prescindere dal presupposto che la nostra specie ha nel pensiero, e nell'espressione linguistica del suo pensiero, un potere ché dà un valore, appunto, al semplice fatto di esistere. Detto altrimenti: diciamo "il paguro", ma non è il paguro a dire di sé che è un paguro, il paguro è un paguro innanzitutto per l'uomo, perché l'uomo lo nomina così. Il paguro si renderà certamente conto del fatto di esistere su questa terra e della singolarità della propria esistenza, ma sarà sempre per una questione di istinto che cercherà quello di cui abbisogna la sua specie per la sua conservazione.

 

2) L'esistenza del paguro non ha più o meno significato dell'esistenza dell'uomo, da un punto di vista religioso più che logico. L'argomento è esattamente quello che metti in gioco tu nel post 76: "Siamo un punto insignificante nel tempo e nello spazio di questo universo (figuriamoci poi se ne esistono altri!) noi come il paguro e tante altre specie animali, vegetali, minerali. (...) il paguro, se non è superiore perché la sua specie è più antica o più resistente o altro, certo non è inferiore a noi nell'economia universale". Che poi io faccia di questa "economia universale" un fatto religioso non invalida la coerenza del tuo discorso che, in linea di principio, approvo.  

 

3) Sì, non attribuisco, in linea di principio, significati maggiori o minori all'esistenza di questo o di quel vivente. Ma se mi chiedi quale tra questi significati abbia più valore per me, essendo un essere umano, dico: la nostra esistenza.

 

4) Il mio punto di vista è consapevolmente limitato: ovvio che non sono nel corpo di un paguro o di un altro essere vivente, bensì nel mio, ma penso che l'essere umano porti con sé una innegabile complessità che, a parer mio, nessun altra creatura del cielo, dell'acqua o della terra, ha. Un paguro potrà magari riconoscere in qualcosa un significato e forse persino un valore ma, se lo fa, non ne parla: e non ne parla perché il suo apprendimento è il frutto di un'esperienza sensibile, che al dato dei sensi si ferma e che, inserita dal paguro in un determinato schema, gli servirà poi alla sua conservazione. Se l'essere umano si fosse fermato al dato dei sensi, la nostra vita sarebbe ancora quella dei cacciatori che costruiscono capanne e accendono fuochi lungo sterminate distese di terra.

 

5) Il paguro non ha un punto di vista. Affermare il contrario è umanizzare il paguro. Il paguro sta nella sua conchiglia e non mi sembra che la sua preoccupazione sia altra da quella di mimetizzarsi nella sua conchiglia o cercarsene tutt'al più un'altra, quando questa non dovesse più fare al caso suo. Anche la considerazione della capacità del paguro o di altre specie viventi altre dall'uomo di sopravvivere dalla notte dei tempi non cambia di una virgola il fatto che l'uomo, ringraziando dio o chi per lui, nel bene o nel male, non fa della vita una questione di mera sopravvivenza, bensì appunto anche di senso.

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Non credo che la domanda di faby91 sia mal posta. Semplicemente, non ha una risposta a noi accessibile.
Platone diceva che il mistero della vita è come un immenso oceano che si perde all'orizzonte. L'uomo si trova in un estremo di questo oceano; gli dei, i depositari della Verità, si trovano nell'altro estremo. L'uomo può salpare alla volta della terra divina con una zattera mal ridotta, inevitabilmente destinata a perdersi tra i flutti del mistero. Non gli rimane quindi che aspettare che un dio gli offra generosamente un passaggio sulla sua solida imbarcazione.
Perché aspettare l'arrivo di un dio, o perché salpare col rischio di perdersi? Credo che si tratti di un'esigenza strutturale dell'uomo. Però "sentire che dio esiste" è diverso da "dio c'è". A mio avviso, non si può essere sicuri di una corrispondenza biunivoca tra mondo interiore e mondo esteriore: l'uomo parla della realtà per come essa gli appare, non per come essa è. E anche se così fosse, egli non potrebbe affermarlo con certezza.

Insomma, facciamo prima darlo noi il senso alla vita, sempre ammesso che ci si possa fidare del nostro sentire.
Io credo che dare un senso alla vita - e quindi darsi un senso -, serva a trovare la forza di alzarsi ogni mattino dal letto. Punto. Ciò che io vivo ogni giorno è la realtà circostante, non il senso stesso.
In altri termini, credo che sia molto più importante il viaggio, piuttosto che la meta.


Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.


- Itaca, Costantino Kavafis

Edited by Pensatore
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