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Il senso della vita


faby91

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1) L'esistenza dell'uomo non ha lo stesso significato di quella del paguro, perché l'autocoscienza dell'uomo, ossia la consapevolezza che ogni essere umano ha di sé, travalica i più circoscritti limiti di quella che il paguro può avere di sé.

 

Questo è il tuo giudizio, però inaudita altera parte (cioè il paguro).

 

 

 

 


L'esistenza del paguro non ha più o meno significato dell'esistenza dell'uomo, da un punto di vista religioso più che logico. L'argomento è esattamente quello che metti in gioco tu nel post 76: "Siamo un punto insignificante nel tempo e nello spazio di questo universo (figuriamoci poi se ne esistono altri!) noi come il paguro e tante altre specie animali, vegetali, minerali. (...) il paguro, se non è superiore perché la sua specie è più antica o più resistente o altro, certo non è inferiore a noi nell'economia universale". Che poi io faccia di questa "economia universale" un fatto religioso non invalida la coerenza del tuo discorso che, in linea di principio, approvo.

 

Veramente invece è proprio da un punto di vista logico che l'esistenza del paguro ha un significato pari a quella dell'uomo, mentre da un punto di vista religioso l'esistenza dell'uomo è incomparabilmente molto pù significante di quella di ogni altro animale, vegetale o animale, dato che le religioni, salvo eccezioni che non conosco, stabiliscono una relazione diretta ed esclusiva tra dio e uomo.

 

 

 


3) Sì, non attribuisco, in linea di principio, significati maggiori o minori all'esistenza di questo o di quel vivente. Ma se mi chiedi quale tra questi significati abbia più valore per me, essendo un essere umano, dico: la nostra esistenza

 

Quasi ovvio: Cicero pro domo sua.....

 

 

 

 


Il mio punto di vista è consapevolmente limitato: ovvio che non sono nel corpo di un paguro o di un altro essere vivente, bensì nel mio, ma penso che l'essere umano porti con sé una innegabile complessità che, a parer mio, nessun altra creatura del cielo, dell'acqua o della terra, ha.

 

Tutto stà nel vedere che cosa significhi complessità e, concesso che ci sia a nostro favore, se tale complessità sia un vantaggio nell'economia universale.

 

 

 

 


Il paguro non ha un punto di vista. Affermare il contrario è umanizzare il paguro. Il paguro sta nella sua conchiglia e non mi sembra che la sua preoccupazione sia altra da quella di mimetizzarsi nella sua conchiglia o cercarsene tutt'al più un'altra, quando questa non dovesse più fare al caso suo. Anche la considerazione della capacità del paguro o di altre specie viventi altre dall'uomo di sopravvivere dalla notte dei tempi non cambia di una virgola il fatto che l'uomo, ringraziando dio o chi per lui, nel bene o nel male, non fa della vita una questione di mera sopravvivenza, bensì appunto anche di senso.

 

Sono io che umanizzo il paguro o sei tu che sottovaluti le facoltà delle altre cose esistenti nell'universo?

Che vuol dire fare della vita una questione di mera sopravvivenza, ma non di senso?

In quanto t'affatichi a sopravvivere, dai un senso alla vita!

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@Mario1944

 

1) Scrivi: "Questo è il tuo giudizio, però inaudita altera parte (cioè il paguro)".

Rispondo: Francamente, non capisco "inaudita altera parte".

 

 

2)  Scrivi: "Veramente invece è proprio da un punto di vista logico che l'esistenza del paguro ha un significato pari a quella dell'uomo, mentre da un punto di vista religioso l'esistenza dell'uomo è incomparabilmente molto più significante di quella di ogni altro animale, vegetale o animale, dato che le religioni, salvo eccezioni che non conosco, stabiliscono una relazione diretta ed esclusiva tra dio e uomo".

Rispondo: Hai ragione. Ho usato superficialmente il termine "religioso". Nel caso, intendevo riferirmi a una visione religiosa del mondo ben precisa, ossia il panteismo.

Poiché credo che l'universo, la natura, anzi la Natura, ogni sua creatura, cosciente o non cosciente, sia una manifestazione di quello che chiamano Dio, ho dato erroneamente per scontato fosse chiaro quello che, invece, non ho adeguatamente espresso. Ossia, che definisco "religioso" un legame che comprende ogni cosa o creatura che è.

(Purtroppo, come potrai renderti conto, uno schermo ci divide e spiegare il proprio pensiero senza

guardarsi negli occhi a volte può rendere le cose decisamente più difficili).

 

3) Scrivi: "Quasi ovvio: Cicero pro domo sua".

Rispondo: Beh, anche Mario1944 pro domo sua, direi.

 

4) Scrivi: "Tutto stà nel vedere che cosa significhi complessità e, concesso che ci sia a nostro favore, se tale complessità sia un vantaggio nell'economia universale".

Rispondi. Questione di punti di vista. Io ho espresso il mio. E aggiungo a scanso di equivoci: la complessità è, per me, la qualità che fa dell'essere umano, innanzitutto, un essere tragico, un essere che vive, ha consapevolezza di sé, pensa e, pensando, immagina, inventa, crea come distrugge, tendendo sempre a trasformare la realtà che lo circonda.  Prometeo, per tagliare corto, sono certa che ti dirà sicuramente qualcosa...

Quanto alla considerazione della complessità come un vantaggio o meno nell'economia universale, non mi sembra di averla messa in gioco.

 

5) Scrivi: "Sono io che umanizzo il paguro o sei tu che sottovaluti le facoltà delle altre cose esistenti nell'universo?".

Rispondi: Sei tu che umanizzi il paguro.

 

6) Scrivi: "Che vuol dire fare della vita una questione di mera sopravvivenza, ma non di senso?

In quanto t'affatichi a sopravvivere, dai un senso alla vita!".

Rispondo: Non sono d'accordo. E non soltanto non sono d'accordo ma, pure, sono felice di non vivere pensando che affaticarsi a sopravvivere sia dare un senso alla vita.

Quali significato e valore attribuisco alla parola "senso"?

Giuro, sto facendo del mio meglio per comunicarlo proprio qui, nei vari post di questo topic.

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1) Scrivi: "Questo è il tuo giudizio, però inaudita altera parte (cioè il paguro)".
Rispondo: Francamente, non capisco "inaudita altera parte".

 

Mi riferivo al tuo giudizio trinciante:

"L'esistenza dell'uomo non ha lo stesso significato di quella del paguro, perché l'autocoscienza dell'uomo, ossia la consapevolezza che ogni essere umano ha di sé, travalica i più circoscritti limiti di quella che il paguro può avere di sé.".

 

Hai chiesto l'opinione del paguro?

 

 

 


3) Scrivi: "Quasi ovvio: Cicero pro domo sua".
Rispondo: Beh, anche Mario1944 pro domo sua, direi.

 

Certo, ma è appunto questo che ci impedisce di parlare equamente delle altre cose animate e inanimate presenti nell'universo:

parliamo sempre da uomini e ovviamente non possiamo fare altro, ma possiamo rendercene conto e non pensare quindi di parlare in nome di tutti e di tutto e tanto meno di parlare equamente in nome di tutti e di tutto.

 

 

 

 


Questione di punti di vista. Io ho espresso il mio. E aggiungo a scanso di equivoci: la complessità è, per me, la qualità che fa dell'essere umano, innanzitutto, un essere tragico, un essere che vive, ha consapevolezza di sé, pensa e, pensando, immagina, inventa, crea come distrugge, tendendo sempre a trasformare la realtà che lo circonda.

 

La tendenza a trasformare la realtà che li circonda non sembra sia assente negli altri animati e forse neppure negli inanimati:

pensiamo alle trasformazioni nella realtà che la circonda causate da una stella!

Quanto alla coscienza di sé ed al pensiero, è possibile che noi non riusciamo a percepire qualcosa di equivalente presente negli altri animati.

 

 

 


5) Scrivi: "Sono io che umanizzo il paguro o sei tu che sottovaluti le facoltà delle altre cose esistenti nell'universo?".
Rispondo: Sei tu che umanizzi il paguro.

 

Secondo me sei tu che sottovaluti le facoltà delle altre cose esistenti nell'universo e questo mi fa tanto più meraviglia perché ti sei appena dichiarata panteista!, infatti hai scritto:

 

 


Poiché credo che l'universo, la natura, anzi la Natura, ogni sua creatura, cosciente o non cosciente, sia una manifestazione di quello che chiamano Dio,

 

 

 

 


6) Scrivi: "Che vuol dire fare della vita una questione di mera sopravvivenza, ma non di senso?
In quanto t'affatichi a sopravvivere, dai un senso alla vita!".
Rispondo: Non sono d'accordo. E non soltanto non sono d'accordo ma, pure, sono felice di non vivere pensando che affaticarsi a sopravvivere sia dare un senso alla vita.

 

Ho inteso scrivendo "affaticarsi a sopravvivere" ogni attività anche meramente dilettevole:

solo chi se ne stesse fermo immobile senza neppure pensare o sognare non darebbe alcun senso alla sua vita e questo a ben considerare non mi pare accada a nessuna cosa animata o inanimata dell'universo, neppure agli uomini. 

La questione è semmai il giudizio che gran parte di noi danno al senso della vita di alcuni pochi umani e di molti, se non di tutti, i non umani, ma questo è appunto un giudizio iniquo, perché prende a misura del senso della vita solo il genere umano o gran parte di esso.

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@Mario1944, se insisti, potresti almeno insistere aggiungendo qualcosa di nuovo, o di inespresso prima, no? a che pro scrivermi un post, infatti, nel quale ripeti esattamente le stesse cose che mi hai già scritte? La pensiamo diversamente, tutto qua: non è che è una gara, che uno o l'altra è più forte, che uno o l'altra ha ragione, che uno o l'altra deve necessariamente piegarsi alla ragione dell'altro, e via dicendo.

 

Cercherò, ad ogni modo, di accontentarti.

 

1) Innanzitutto: "inaudita altera parte", al paese mio, vale quanto "sorda muta sezione". 

quanto all'ennesima difesa a spada tratta del povero paguro - "hai chiesto l'opinione del paguro?", domandi - rispondo: ma la sezione, scusa, è "il senso della vita" o "il senso della vita del paguro"?

 

2) Scrivi: "parliamo sempre da uomini e ovviamente non possiamo fare altro, ma possiamo rendercene conto e non pensare quindi di parlare in nome di tutti e di tutto e tanto meno di parlare equamente in nome di tutti e di tutto".

Perfetto, allora per cortesia vedi di non chiedermi più, magari, quale opinione abbia di sé e della sua vita un paguro, neanche te lo avesse sussurrato al telefono ieri, visto che siamo soltanto esseri umani.

 

3) Scrivi: "La tendenza a trasformare la realtà che li circonda non sembra sia assente negli altri animati e forse neppure negli inanimati: pensiamo alle trasformazioni nella realtà che la circonda causate da una stella!".

Non mi sembra di avere escluso gli altri esseri animali e gli esseri del mondo vegetale o minerale dalla capacità di trasformare la realtà. Ho parlato di "complessità" dell'essere umano, della sua prometeica tendenza a trasformare la realtà, a piegare la natura al suo volere, a costruire un mondo via via sempre più artificiale: città, macchine, stazioni, aerei, computer, ad esempio.

E per quanto una stella possa precipitare ora nel mio letto radendo me, questo letto e questa casa al suolo, dubito che una tale trasformazione possa avere lo stesso significato di quella operata o ricercata dagli uomini, ogni istante della loro vita. 

 

4) Scrivi: "Secondo me sei tu che sottovaluti le facoltà delle altre cose esistenti nell'universo e questo mi fa tanto più meraviglia perché ti sei appena dichiarata panteista!".

Infatti, è secondo te che io sottovaluto le loro facoltà. Io, piuttosto, affermo che sono portata a riconoscere nel panteismo una qualche verità.

 

5) Scrivi: "Ho inteso scrivendo 'affaticarsi a sopravvivere' ogni attività anche meramente dilettevole".

Come? La sopravvivenza? Dilettevole??? Ma sei un paguro? Dillo a un cassaintegrato sposato con una donna disoccupata e con uno due o tre figli a carico, va.

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- 'Figlioli' -

 

non e' cosi' 'bello il tutto'.

 

L-umano non e' creatura buona (Iraq, inquinamento, IMbrogli, sporcizie personali, etc).

 

Come tale non si puo' aspettare tanto da questo mondo - non soddisfa le condizioni di base . . . . .

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@Mario1944, se insisti, potresti almeno insistere aggiungendo qualcosa di nuovo, o di inespresso prima, no?

 

Potrei dire lo stesso io di te: o forse tu hai privilegi che io non ho?

 

 

 

ma la sezione, scusa, è "il senso della vita" o "il senso della vita del paguro"?

 

Sbaglio o il paguro è stato tirato in causa da te?

Comunque "il senso della vita" non ha lo stesso significato di "il senso della vita umana", salvo che per te vita e vita umana non siano la stessa cosa......

 

 

 

Perfetto, allora per cortesia vedi di non chiedermi più, magari, quale opinione abbia di sé e della sua vita un paguro, neanche te lo avesse sussurrato al telefono ieri, visto che siamo soltanto esseri umani.

 

Se me lo avesse sussurrato il paguro, non sarebbe necessario domandarlo a te.

Peraltro non mi sembra proprio d'avertelo domandato, se non altro perché non sembri affatto interessata a saperlo, a prescindere dalla possibilità che noi uomini possiamo sapere qualcosa in merito al senso della vita della nostra o delle altre specie.

 

 

 

Ho parlato di "complessità" dell'essere umano, della sua prometeica tendenza a trasformare la realtà, a piegare la natura al suo volere, a costruire un mondo via via sempre più artificiale: città, macchine, stazioni, aerei, computer, ad esempio.

 

Piegare la natura al nostro volere? Sì forse (forse) quella del giardino di casa......

Comunque anche gli altri animali costruiscono mondi artificiali: pensiamo agli alveari delle api, ai formicai delle formiche, alle dighe dei castori, ai nidi degli uccelli ecc. 

Non direi che siamo poi qualitativamente così esclusivi.....

 

 

 

 

E per quanto una stella possa precipitare ora nel mio letto radendo me, questo letto e questa casa al suolo, dubito che una tale trasformazione possa avere lo stesso significato di quella operata o ricercata dagli uomini, ogni istante della loro vita.

 

Infatti l'operazione della stella nel tuo letto avrebbe un significato ben maggiore di quella operata dagli uomini, non tanto forse per la stella, quanto per te, il tuo letto, la tua casa e la tua vita!

 

 

 

 

Infatti, è secondo te che io sottovaluto le loro facoltà. Io, piuttosto, affermo che sono portata a riconoscere nel panteismo una qualche verità.

 

Sembrerebbe che, stando all'etimologia, un panteista dovrebbe riconoscere una parità esistenzale a tutte le cose, essendo tutte parimenti manifestazione divina.

Ma forse dipende dalle sette panteiste......

 

 

 

Scrivi: "Ho inteso scrivendo 'affaticarsi a sopravvivere' ogni attività anche meramente dilettevole".

Come? La sopravvivenza? Dilettevole??? Ma sei un paguro? Dillo a un cassaintegrato sposato con una donna disoccupata e con uno due o tre figli a carico, va.

 

Il rimanere in vita implica sempre un sopravvivere, cioè un continuare a vivere superando con fatica (sopra-vivere) le avversità in cui ogni cosa nell'universo quotidianamente incorre, anche quella che appare più felicemente provvista di beni.

Edited by Mario1944
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Tu pensa che molti scomodano un dio eterno ed onnipotente per spiegare la formazione d'un microbo, al cui confronto un paguro è come il Giudizio Universale di Michelangelo rispetto al segno scarabocchiato da un bambino sulla sabbia!

Comunque non superi il gradino basso ma insormontabile per cui al paguro Leonardo e l'uomo vitruviano (o Michelangelo ed il suo Giudizio Universale) non interessano punto. 

 

Che all'uomo, a me compreso, interessino soprattutto le opere umane è pacifico, come è pacifico che le creda superiori a quelle d'ogni altra specie animata od inanimata.

Ma è difficile che tale giudizio sia condiviso dalle altre specie non umane dell'universo.

Potresti rispondermi: echissenefrega!  ed avresti anche ragione secondo una prospettiva umana, ma secondo una prospettiva universale, spazialmente e temporalmente sarebbero tutte le altre cose dell'universo che potrebbero ben più legittimamente risponderti: echissenefrega! di noi e delle nostre opere. 

 

Questo tanto per attenermi alla domanda in topic secondo la tua interpretazione, cioè:  qual è il senso della vita (umana)?

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Questo tanto per attenermi alla domanda in topic secondo la tua interpretazione, cioè:  qual è il senso della vita (umana)?

 

il senso della vita.

 

l'unico senso della vita del quale posso provare a dire qualcosa o a rispondere, Mario, è il senso della mia vita: ed è per umiltà, per consapevolezza dei miei limiti, e non per egoismo o chissà quale illuministica o super-umanistica esaltazione che lo penso e che, dunque, lo scrivo.

sono soltanto un essere umano e, anche se osservare e comprendere la formazione di un microbo fosse la mia principale e più appassionata occupazione, non smetterei di essere altro da un essere umano.

uno scienziato come te, certo, potrà anche farmi notare che il senso della vita non si limita a dare un senso soltanto alla vita dell'essere umano e potrà pure, così, cogliere in fallo la mia presunta visione umano-centrica tacciandola di ristrettezza mentale o di cieca indifferenza alle armonie della natura e di tutte le creature che la popolano e la abitano: me ne rendo conto, ma io non sono uno scienziato, né penso a un dio eterno e onnipotente quando vedo una doppia fila di formiche andare con una foglia sulla groppa in controsenso verso un buco sulla terra (rimango semplicemente a bocca aperta), io sono soltanto bastian, e sono qui che vago una tantum nel forum, sono qui che trovo un topic dal titolo "il senso della vita" e sono qui che per amore di confronto, umanamente, dico la mia.

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uno scienziato come te

 

Non sono uno scienziato.

 

 

 


né penso a un dio eterno e onnipotente quando (.......)

 

Neppure io.

 

 

 

 


dico la mia.

 

Anch'io.

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la questione, forse, più che il "significato", è il "valore".
e mi perdonerai se sono soltanto un essere umano e se, dunque, sono portata a comprendere più il mondo visto con gli occhi dei miei simili che non quello visto dagli occhi di qualsiasi altra meravigliosa creatura della Terra.

 

Se parliamo di "valore" sono d'accordissimo.

Anche le persone come me che non danno alla nostra esistenza

nessun significato "altro" riconoscono una differenza di "valore".

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@bastian

In realtâ l'esempio dell'operaio morto durante il terremoto in emilia

Era un pó diverso..

Nel senso che non c'entra ricostruire la fabbrica.

Lui avevano detto al tg che aveva passato tutta la vita a lavorare in quel posto

E farsi il culo per dare un futuro alla sua famiglia.

 

Taak. Morto. Missione fallita.

E non ha fallito solo lo scopo ma ha fallito proprio il concetto di vita (secondo me)

Perchè ha fatto una vita a non vivere.

Magari non era proprio il suo caso ma c'è gente che fa così davvero.

 

A parte il classismo che serpeggia nel tuo post...m...che male c'è a dedicare la propria vita al lavoro?

Io non lo faccio, sono un perdigiorno per ora, ma qualcuno la pagnotta a casa la dovrà portare o no?

La maggior parte della gente che conosco lavora 8 ore al giorno...di certo un operaio fa un lavoro più usurante, che ne so, rispetto a mio padre che di ore alla scrivania ne passa anche 10, o rispetto a qualche mio amico al dottorato che di ore sui libri ne passa 12....

Tu ritieni che quest'uomo dedicasse la sua vita solo a questo, perché è naturale che al tg non possano spendere qualche parola su quelle che erano le sue convinzioni, i suoi hobby, le sue amicizie...ma son tutte cose che non vanno sottovalutate.

Cosa avrebbe conferito, a tuo parere, maggior significato alla sua esistenza "automatizzata"? Un viaggio, l'aver cambiato lavoro, una relazione extraconiugale...?

Senza dimenticare poi che, eticamente, mi pare che ai suoi abbia fornito un esempio impeccabile.

Edited by schopy
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Che all'uomo, a me compreso, interessino soprattutto le opere umane è pacifico, come è pacifico che le creda superiori a quelle d'ogni altra specie animata od inanimata.

Ma è difficile che tale giudizio sia condiviso dalle altre specie non umane dell'universo.

Potresti rispondermi: echissenefrega!  ed avresti anche ragione secondo una prospettiva umana, ma secondo una prospettiva universale, spazialmente e temporalmente sarebbero tutte le altre cose dell'universo che potrebbero ben più legittimamente risponderti: echissenefrega! di noi e delle nostre opere. 

 

Secondo me vi fate dei gran viaggi senza chiarire il significato di alcuni termini.

Ora, non vorrei spacciare filosofia in pillole, ma che significa chiedersi se un giudizio è condiviso da specie non umane? Io non attribuisco una capacità di "giudizio", di "valutazione" a specie animali, vegetali...voi sì?

Edited by schopy
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Ora, non vorrei spacciare filosofia in pillole, ma che significa chiedersi se un giudizio è condiviso da specie non umane? Io non attribuisco una capacità di "giudizio", di "valutazione" a specie animali, vegetali...voi sì?

 

Inevitabilmente usiamo termini del nostro linguaggio per riferirci alle altre specie dell'universo, animate o no.

Quindi ogni termine nostro quando sia loro riferito è, se non errato, quanto meno incapace per definizione.

Comunque, dato che "giudizio" rimanda a "ius" e quindi a un istituto tipicamente umano, si può usare "valutazione" perché evidentemente anche le altre specie viventi hanno una facoltà di "valutazione" dei propri comportamenti sia come specie sia come individui, altrimenti nemmeno potrebbero sopravvivere, visto che il sopravvivere implica una valutazione degli atti necessari a procurarsi il cibo, a difendersi dai nemici, ad aggregarsi agli amici, a proteggersi dagli eventi dannosi ecc. 

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Inevitabilmente usiamo termini del nostro linguaggio per riferirci alle altre specie dell'universo, animate o no.

Quindi ogni termine nostro quando sia loro riferito è, se non errato, quanto meno incapace per definizione.

Anche se forse è inevitabile che regni un certo antropomorfismo anche quando si tratti di etologia, di solito si preferisce "istinto" a valutazione...comunque se si iniziasse ad adoperare termini meno antropomorficamente connotati forse si eviterebbero anche le "incapacità per definizione" di cui tu dici :)

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Anche se forse è inevitabile che regni un certo antropomorfismo anche quando si tratti di etologia, di solito si preferisce "istinto" a valutazione...

 

L'istinto, sia pure riferito ad una specie animata, implica comunque una valutazione dei comportamenti convenienti e di quelli non convenienti alle necessità della specie e degli individui che ne fanno parte e quindi, salvo che tu non presupponga che ogni specie sia stata creata da una provvidenza universale già provvista degli istinti innati necessari alla sopravvivenza, l'istinto è l'esito di esperienze e di valutazioni delle esperienze accumulate nei secoli dagli individui della stessa specie.

 

 

 


comunque se si iniziasse ad adoperare termini meno antropomorficamente connotati forse si eviterebbero anche le "incapacità per definizione" di cui tu dici :)

 

Dal che deduco che, secondo te, "istinto" non è un termine d'invenzione umana e significante in ambito culturale latino, ma esiste indipendentemente dalla nostra specie, forse inciso sulle pietre e ovviamente in tutte le lingue (nel senso di espressioni significanti per gli individui della stessa specie) animali.

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Mario, dubito che tu non possa convenire nel ritenere che "istinto" è un termine che applichiamo più agevolmente al comportamento animale...più del termine "valutazione". Il punto non è tanto -e solo- l'origine della parola (ti prego non affrontiamo poi la questione della traducibilità del termine in altre lingue), quanto la stratificazione semantica che ciascun termine reca con sé. Perciò non dedurre, please...

 

Comunque, era una quisquilia, non volevo farne argomento di dibbbbattito...

Edited by schopy
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Comunque, era una quisquilia, non volevo farne argomento di dibbbbattito...

 

(eh, @Schopy, ma non lo sai che Mario - non me ne vorrà - è il castigatore delle quisquilie?).

 

indi, un'osservazione: è paradossale che un topic intitolato a "il senso della vita" finisca puntualmente in un vicolo cieco, fuor di dibattito. il punto, forse, è che non si può arrivare a un dunque.

dunque, l'eterno ritorno, quasi mi viene da pensare...

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Io penso che la vita non abbia un senso di per sé: siamo noi che attribuiamo un senso ad essa a seconda delle nostre prospettive e di ciò in cui crediamo. In questa mia affermazione penso che abbia una grossa influenza il pensiero del buon Protagora (filosofo greco all'incirca contemporaneo di Socrate), per cui "l'uomo è misura di tutte le cose". In ogni caso trovo che ridurre la nostra esistenza ad applicare questa frase a tutto ciò in cui ci imbattiamo sia non solo banale, ma può anche portarci a vivere situazioni prive di punti di riferimento: mi spiego meglio, sebbene trovo che una verità assoluta non esista (purtroppo) nel nostro mondo, per la mia visione delle cose ci deve essere un appiglio in qualche maniera più grande di noi che ci tenga  ancorati alla realtà dei fatti; questo appiglio può essere rappresentato dalla fede in Dio  (anche se come ho detto dubito fortemente circa l'esistenza di una verità assoluta cui rapportarci e in funzione di cui viviamo) o da un qualsiasi altro tipo di convinzione che un individuo possa avere. Se non erro qualcuno ha precedentemente menzionato la passione come guida per le nostre azioni. 

Comunque penso che interrogarci di continuo sul significato della nostra esistenza sia di importanza fondamentale per distinguerci dagli animali (sì, l'esistenza di un essere umano è più importante di quella di un paguro): cosa abbiamo infatti di diverso da questi se non la nostra razionalità? Aristotele per primo nella storia della filosofia teorizzò questo concetto, e non a caso è secondo me considerato come uno dei padri (se non il padre in assoluto) del pensiero della nostra civiltà occidentale. 

Volevo infine ringraziare @faby91 per aver sollevato una questione tanto interessante, perché mi ha aiutato a pensare ancora una volta a proposito del senso della vita e a riconsiderare la mia posizione anche in base alle opinioni espresse da tutti nella discussione!

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...@bastian, secondo me non c'è nessun eterno ritorno.

Il problema della filosofia è che spesso viene spiegata male, ma per come la comprendo io è una disciplina che, se pure ha a che fare coll'uso di metafore, colla narrazione, anche colla poesia, dovrebbe aiutare chi la "pratica" a pensare in modo più chiaro alle cose, non più contorto.

A molti filosofi -specie quelli che scrivono sui giornali- piace giocare a fare i poser, scimmiottando la già tanto scimmiottata figura dell'intellettuale. Invece, non è che quando si adoperino le parole in filosofia le si possa lanciare in libertà, nel testo, o nel discorso, come fossero stelle filanti :D 

Poi ad essere sincero trovo che a domande come quella sul "senso della vita" il ragionamento ed il discorso possano cavare delle risposte sempre molto povere...in bilico tra il ridicolo e il grottesco.

 

Le mie critiche a @Mario1944, le quisquilie di cui sopra, occorrevano per (mi si perdoni l'arroganza) aiutarlo a riportare le sue riflessioni entro un modo, uno stile argomentativo che non debordasse troppo. E' molto interessante, e io trovo sia verace, autentica, la sua riflessione sui diversi "punti di vista" grazie cui ciascuno determina la propria prospettiva e aggiusta il suo sguardo sul mondo attorno. Ecco che lui si dice interessato alle opere umane e al contempo ne critica la vanità, la futilità, qualora il suo "punto di vista" sia raffrontato a quello di altre specie, di altri individui...io mi spingo pure un po' più in là, e credo che a pensar correttamente, si dovrebbe dedurre che è ciascun punto di vista a concretarsi in un individualità, in un'unità d'esistenza...la maggior parte delle quali è, ovviamente, priva di capacità di giudizio. Non è che al sasso non freghi nulla del fatto che io gli dia un calcio...è insensato credere che al sasso possa (e quindi non possa) fregar qualcosa del mio calcio. E' una differenza che non so se riesco ad esplicitare chiaramente...il sasso non ha l'abilità, la capacità, di formarsi un giudizio su di me. Rimango uno specista.

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  • 1 month later...

La vita un senso oggettivo, universale non ce l'ha e su questo praticamente, leggendo i commenti precedenti, sono d'accordo quasi tutti..

Per come la penso io però questa domanda una risposta non ce l'avrà mai... non perché non si riuscirà a trovarla, ma perché per me la vita non è una cosa che HA un senso, ma è una cosa alla quale si DA un senso.. è proprio per questo che il senso della vita è solo soggettivo perché è un immediata conseguenza delle scelte che compiamo (volutamente o forzatamente perché imposte dalla società) ogni giorno, ed è con le nostre azioni che definiamo questo senso

 

Poi se ti chiedi come fare ad andare avanti tutti i giorni, qual'è lo scopo finale.. a che serve oggettivamente fare tutto quello che facciamo?

ti dico sicuramente qualcosa servirà anche ai posteri... ma principalmente penso che serva a distrarci, per non pensare a come in realtà uno scopo vero e proprio non ci sia e la vita sia solo una successione infinita di matrioske

 

se poi invece vuoi la spiegazione "scientifica" (o meglio super ottimistica) penso che a ognuno di noi sia stata concessa la possibilità di vivere per compiere qualcosa di meraviglioso che renda il mondo e l'universo un posto migliore e sereno :)

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Probabilmente la vita un senso non ce l' ha, la qual consapevolezza ci lascia sgomenti e forse ci fa invidiare gli animali, quindi cerchiamo di attribuirgliene uno

Nonostante gli affanni, spesso effimeri, cui ci aggrappiamo per distrarci da questo smarrimento esistenziale che non conosce lenimento, di cui parla leon92, non vi affiora ogni tanto l' angosciosa lucidità che ogni momento bello vissuto o che state vivendo ha la sua scadenza e non si ripeterà mai più, fin quando saprete che i momenti ancora da scoprire volgono al termine?

...e avete mai pensato al vostro stato d'animo nell'ipotesi in cui doveste affrontare con consapevolezza il momento del trapasso?

Guardando una vecchia foto, pensate mai al fatto che la gente ritratta non esiste più? quel mondo di emozioni, ricordi e tormenti vivi nella loro coscienza.....dissolto

Scomparsi, nella realtà, anche quei luoghi, quegli odori, quei colori che stiamo contemplando o, magari, ricordando

Suppongo che, in chi non è riuscito a vivere come desiderava, tale cognizione sia ancora piu devastante, viceversa mia madre sostiene che lo sia per chi ha assaporato il piacere della vita, la felicità

Voi che ne pensate?

Edited by prefy
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Premetto che non ho letto le risposte precedenti.

 

Il senso della vita é la vita stessa. Ovvero tutta quella energia che ci mettiamo ogni giorno per andare avanti, per procreare nuovi individui e per far girare il mondo. E tutto questo perché la vita non si fermi.

Tutto secondo me é un caso. Il big beng che ha dato origine alle galassie, costellazioni,stelle, pianeti..... E la vita sulla terra e su altri pianeti. Un caso nato dal caos.

La vita sulla terra é l unica che conosciamo e la vediamo adattarsi nei millenni solo e soltanto per uno scopo: la sopravvivenza e la prosperità che garantisce lo sviluppo delle specie .

É incredibile come solo un singolo individuo riesca a sopravvivere in condizioni estreme. E la vita sulla terra fa lo stesso. Lotta, sopravvive, si modifica rendendosi più forte, si moltiplica.

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