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Trentenni ( e oltre) perduti...


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. Forse la spiegazione sta nel fatto che quando sono lontano da casa, tendo a mettermi facilmente in gioco, a presentarmi per quello che sono in realta' (gay, con un carattere un po' pazzerello, etc...) senza preoccuparmi troppo di quello che pensano le persone che via via conosco

 

Queste due righe esauriscono il discorso...sei scappato dal paese, senza affrontarlo

 

Il problema è che avrebbe funzionato a condizione di non doverci tornare, se non per

brevi visite ai tuoi familiari

 

Io ho la vaga impressione che se già da piccolo ti prendevano in giro oggi che ad una

certa età sei ancora non sposato....la tua omosessualità sia un non detto, che molti però

sospettano

 

Di fatto tu vorresti affrontare questa situazione nello stesso modo, cioè scappando di nuovo

il ché implica però il fatto di trovare lavoro

 

In teoria dovrei dirti che non sei lo stesso ragazzino impaurito di allora, che hai le risorse

di esperienza e carattere per affrontare il paese prima di andartene, che cioè non devi

vedere questo ritorno come una regressione all'adolescenza, ma come l'occasione per

sbarazzartene

 

In pratica però so che non è affatto facile

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  • DivoAugusto

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  • wasabi

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  • Hinzelmann

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  • Ilromantico

    8

ma sì, io penso che nel 99% dei casi la gente sappia sempre che un gay è gay. Lo si intuisce sempre con facilita', e non è solo questione di essere o meno queer, effeminati o quant'altro... E' anche questione di attitudine, di comportamenti, etc... Non sono cosi sciocco da pensare che la gente non lo sospetti, a differenza di tutti quelli che rifiutano di guardarsi allo specchio, e che pensano che basti farsi crescere una lunga barba, avere i capelli rasati, vestire sportivo e andare a "farsi una birra"...basti a mimetizzarsi tra la folla degli etero... Quand'ero piccolo mi prendevano in giro, si, ma soprattutto per il mio essere diverso dagli altri in ogni cosa. Il problema è che, in una realta' tanto piccola, e non c'entra la latitudine, non c'e' posto per chi è diverso (qualsiasi sia la sua diversita')...

 

Queste due righe esauriscono il discorso...sei scappato dal paese, senza affrontarlo

 

Il problema è che avrebbe funzionato a condizione di non doverci tornare, se non per

brevi visite ai tuoi familiari

 

Io ho la vaga impressione che se già da piccolo ti prendevano in giro oggi che ad una

certa età sei ancora non sposato....la tua omosessualità sia un non detto, che molti però

sospettano

 

Di fatto tu vorresti affrontare questa situazione nello stesso modo, cioè scappando di nuovo

il ché implica però il fatto di trovare lavoro

 

In teoria dovrei dirti che non sei lo stesso ragazzino impaurito di allora, che hai le risorse

di esperienza e carattere per affrontare il paese prima di andartene, che cioè non devi

vedere questo ritorno come una regressione all'adolescenza, ma come l'occasione per

sbarazzartene

 

In pratica però so che non è affatto facile

Tornando a quanto ha scritto DivoAugusto all'inizio, anche a me di recente non riesce molto di crearmi (nuove) amicizie stabili. Anche io 31 anni e sono tornato a farmi casa al paesello/cittadina natale dopo essere vissuto qualche anno fuori, ma le difficoltà a crearmi nuovi rapporti non stanno tanto nel dove vivo, piuttosto mi pare che le persone siano poco interessate all'amicizia o troppo prese dal trovare il grande amore (in minoranza) depennandoti se non sei il loro principe azzurro nella prima mezzora di conoscenza :) Quanto alla maggioranza, i rapporti che cercano sono quelli che sapete...
Se gli anni a seguire il post adolescenza furono caotici e incasinati, i 30 mi sembrano comunque un buon limbo, si ha più sicurezza, si viene destabilizzati di meno, ma resta una confusione di fondo. Il lavoro rimane per molti, a quanto vedo, una bella gatta da pelare che dispensa stress e occupa una bella fetta di tempo, per chi ce l'ha. Il resto del tempo e energie sarebbe bello impiegarli a godere delle amicizie vecchie e nuove... ma nelle nuove non si riesce molto. Anche in chi si mostra inizialmente aperto e socievole, noto molta diffidenza di fondo. Il resto, sesso, sesso e di nuovo sesso. Niente di male nel divertirsi, ma mi sembra la fiera del consumismo fisico, della serie "ti vedo, mi ti faccio, ciao ciao". E'una mia impressione che qualche anno fa ci fosse piu' interesse umano nel conoscersi e stare insieme e adesso solo consumare? Oppure sbaglio io e si può essere appagati solo facendo questo, in caso provo anche io questo tipo di routine.
Non so, sono molto perplesso, magari l'anno prossimo sperimento qualcosa del genere, nel frattempo mi godo e tengo strette le amicizie che ho.

Inux,

si potrebbe aggiungere molto a quel che tu dici. Se per "persone poco interessate all'amicizia" ti riferisci ad altri ragazzi gay, beh questo è davvero un problema, tant'è che penso sempre più che fra gay l'amicizia vera non esista, perché siamo sempre più abituati ad una concezione "strumentale" ed interessata delle persone. Il "consumismo fisico" c'e', è impossibile negarlo, anzi è una cosa che a me sembra aumentare nei ragazzi più giovani, che tendono sempre più a trattare gli altri come se la vita reale fosse un grande gioco virtuale. Io posso fare la differenza, perché pur non essendo vecchio (come ho detto ho 34 anni), appartengo forse all'ultima generazione di quelli cresciuti senza internet né facebook, quando ancora fare amicizia obbediva a dei comportamenti e regole che oggi sembrano definitivamente scomparsi. I ventenni di oggi, secondo me hanno sempre più un'immagine appiattita e monodimensionale di chi li circonda, abituati a scegliere gli amici come se si trattasse di merce da un vecchio catalogo Postalmarket.

 

Noi trentenni siamo effettivamente una generazione che vive nel limbo, sospesi fra un'adolescenza prolungata, una giovinezza che ancora deve terminare, ed un'eta' adulta incombente ed incerta. Per questo, almeno nel mio caso, l'angustia di non riuscire a trovare un lavoro è schiacciante, giacche all'avere un lavoro attribuisco una certezza riguardo all'avere un posto nella società. In fondo, se fossi un po' più superficiale, potrebbe anche bastarmi quel che ho gia: 34 anni, non ho un lavoro, ma i miei comunque mi danno ancora i soldi per uscite, pizze, abbigliamento e piccoli viaggi.

 

 

Tornando a quanto ha scritto DivoAugusto all'inizio, anche a me di recente non riesce molto di crearmi (nuove) amicizie stabili. Anche io 31 anni e sono tornato a farmi casa al paesello/cittadina natale dopo essere vissuto qualche anno fuori, ma le difficoltà a crearmi nuovi rapporti non stanno tanto nel dove vivo, piuttosto mi pare che le persone siano poco interessate all'amicizia o troppo prese dal trovare il grande amore (in minoranza) depennandoti se non sei il loro principe azzurro nella prima mezzora di conoscenza :) Quanto alla maggioranza, i rapporti che cercano sono quelli che sapete...
Se gli anni a seguire il post adolescenza furono caotici e incasinati, i 30 mi sembrano comunque un buon limbo, si ha più sicurezza, si viene destabilizzati di meno, ma resta una confusione di fondo. Il lavoro rimane per molti, a quanto vedo, una bella gatta da pelare che dispensa stress e occupa una bella fetta di tempo, per chi ce l'ha. Il resto del tempo e energie sarebbe bello impiegarli a godere delle amicizie vecchie e nuove... ma nelle nuove non si riesce molto. Anche in chi si mostra inizialmente aperto e socievole, noto molta diffidenza di fondo. Il resto, sesso, sesso e di nuovo sesso. Niente di male nel divertirsi, ma mi sembra la fiera del consumismo fisico, della serie "ti vedo, mi ti faccio, ciao ciao". E'una mia impressione che qualche anno fa ci fosse piu' interesse umano nel conoscersi e stare insieme e adesso solo consumare? Oppure sbaglio io e si può essere appagati solo facendo questo, in caso provo anche io questo tipo di routine.
Non so, sono molto perplesso, magari l'anno prossimo sperimento qualcosa del genere, nel frattempo mi godo e tengo strette le amicizie che ho.

Io penso sinceramente che "si stava meglio quando si stava peggio".

Il mondo evolve e quindi anche il"mondo gay" è mutato.Certamente oggi ci sono più

possibilità per poter fare amicizia,meno paura di esporsi,oggi è un pò più facile

vivere la propria omosessualità ma......non uccidetemi per quello che sto per scrivere,

IO mi sentivo meno timoroso di rapportarmi con un ragazzo gay vent'anni fa piuttosto che oggi.

Anni fa' c'era più voglia di conoscersi, di capirsi e confrontarsi.Soprattutto c'era più voglia di aiutarsi.

Oggi ho come l'impressione che quasi tutti cerchino solo due cose:Sesso oppure il grande amore.

Non c'è quasi più voglia di IMPEGNARSI in una amicizia.

Sicuramente e GIUSTAMENTE i ventenni mi diranno che non è assolutamente vero;penso

anch'io che sia un " problema" della mia generazione.Anche se in Italia non vengono ancora riconosciuti i nostri diritti, la situazione rispetto a quando ero adolescente io è sicuramente molto migliorata.Ma io ancora faccio fatica a pensare di conoscere

qualcuno prima virtualmente e solo dopo di persona.Una volta si conoscevano meno persone ma quando si aveva questa fortuna

la" voglia di conoscersi veramente"era più vera.Oggi veramente gira tutto intorno al sesso.

Naturalmente questo discorso vale anche per gli eterosessuali.Penso che ci sia un appiattimento generale.

privateuniverse

Le considerazioni che ha fatto @DivoAugusto nel suo ultimo intervento e la risposta di @Inuxzero sono molto interessanti e in gran parte le condivido. Peraltro, è anche vero che internet consente di selezionare i rapporti. Prima, soprattutto chi abitava in una piccola città era costretto, se ci riusciva, ad adattarsi a ciò che trovava; internet consente, almeno potenzialmente, di costruirsi dei rapporti guidati dalle reali afffinità.

 

Faccio un esempio: quand'ero adolescente, tra i fattori che mi rendevano atipico rispetto ai miei coetanei c'erano l'interesse per la politica e i gusti musicali, due cose che non potevo condividere con le persone che, a fatica, avevo trovato per uscire. Se fossi un sedicenne ora non avrei di questi problemi.

 

Però anch'io ho le stesse impressioni che sono state descritte nei due interventi cui mi riferisco, solo che non riesco a capire fino a che punto esse siano reali o condizionate da fattori personali, dal fatto che sono invecchiato e che sono cambiato.

 

Sull'argomento della solitudine e del rapporto con le nuove modalità contemporanee di interazione sociale, fortemente mediate dalla tecnologia, linko due articoli, piuttosto interessanti, tratti dal sito della BBC:

 

http://www.bbc.co.uk/news/magazine-22012957

 

http://www.bbc.co.uk/news/uk-england-24522691

 

Detto questo, e riflettendo sulla situazione di @DivoAugusto, di sicuro è vero quel che dice @Hinzelmann; ma per chi è sempre vissuto in una grande città è difficile rendersi conto di quanto le dinamiche della vita in una città piccola, soprattutto in provincia (e, immagino, soprattutto al sud) possano essere soffocanti e opprimenti per coloro che, per tanti motivi, sono "non allineati"; e, tra i non allineati, gli omosessuali sono una componente importante.

 

 

Sulla questione del lavoro, che posso solo immaginare avendo beccato per un pelo la situazione precedente, già deteriorata ma comunque migliore dell'attuale, è difficile poter dare consigli senza conoscere una situazione particolare in maniera dettagliata.

 

C'è però un aspetto che mi ha molto colpito in quello che ha scritto @DivoAugusto; ci penso da giorni.

 

 

Sopportare gli sguardi interrogatori e incuriositi di gente che chiede, anche senza cattiveria, come mai alla mia eta' non abbia ancora una famiglia, mentre tutti i tuoi ex compagni di scuola ce l'hanno, o hanno un lavoro da anni, è complicato. Per questo mi rinchiudo in casa. E poi, più si va avanti più è peggio. Una donna non sposata è socialmente più accettata di un uomo, che viene spesso avvertito come ingombrante, anche nelle compagnie (specie quelle formate da coppie). Sono pieno di interessi (leggere, arte, musica di ogni genere, etc...), sono presentabile,  ho vissuto diversi anni all'estero, penso di saper stare tra la gente, anche se ho il mio carattere ed all'inizio ho bisogno di piu' tempo forse...purtroppo non sono gli interessi che posso trovare nelle persone del mio paesino (che potrebbe essere al nord, come al sud, non cambia): dove i ragazzi si interessano perlopiù a cose che non mi hanno mai attratto: il calcio, le macchine, le moto,le donne, etc... le tipiche cose da "etero", per intenderci.

 

Vorrei soffermarmi sulla parte sottolineata (il seguito è importante ma mi sembra più un dettaglio aggiuntivo rispetto al nodo centrale, che è quello espresso nella parte sottolineata).

 

E' molto importante, a mio avviso, distinguere tra il problema e la sua percezione, il modo in cui il problema retroagisce su di noi, su come percepiamo noi stessi e noi stessi in rapporto agli altri.

 

Non avere un lavoro, o un lavoro stabile, non intravedere la prospettiva di potersi mantenere ed essere finanziariamente autonomi, dover tornare in un posto nel quale si sta male, sono problemi; problemi gravi o, comunque, seri, che devono essere risolti e la cui soluzione può essere particolarmente difficile.

 

Ma bisogna impedire che, a questi problemi, si aggiunga la vergogna: la vergogna per i problemi che si hanno o per la propria incapacità di risolverli. Un conto è essere disoccupati, un altro è essere disoccupati e vergognarsi di esserlo; allo stesso modo in cui un conto è essere soli, e un altro è anche vergognarsi di essere soli, o essere brutti e anche vergognarsi del proprio aspetto.

 

Come diceva un mio ex amico, la paura e la vergogna sono dei brutti compagni di viaggio. Secondo me, è fondamentale evitare che un problema reale si ritorca contro di noi alimentando sentimenti improntati alla vergogna; non soltanto perché questo è controproducente, ma perché questo è spesso anche ingiusto. Responsabilità e colpa sono due concetti molto differenti. Per esempio: è possibile che, se avessi fatto altri studi, le tue prospettive lavorative sarebbero migliori, ma questo non deve indurti a pensare che tu debba vergognarti per il fatto di essere disoccupato, allo stesso modo in cui non hanno ragione di essere la vergogna e il disagio perché i propri coetanei sono accoppiati e tu, per esempio, no.

 

E' un circolo vizioso che va spezzato.

 

Vorrei sottolineare il fatto che il mio approccio non è di natura consolatoria: bisogna essere consapevoli di questo su un piano cognitivo, intellettuale, razionale.

Edited by privateuniverse

Naturalmente, la verità è sempre il tutto. Quel che descrive ospite74, è proprio quel che percepisco ed ho verificato anch'io: una certa diffusa "superficialità" in particolare nei ragazzi più giovani, la loro tendenza ad applicare ai rapporti reali, modalità di interazione tipicamente virtuali basate sul "usa e getta". D'altro canto, quel che dici tu PrivateUniverse, è verissimo: oggi internet consente tutta una serie di cose che durante la mia adolescenza erano semplicemente impossibili. Penso anch'io alle mie preferenze culturali e musicali, ed hai miei hobby "non allineati", che hanno ulteriormente contribuito a fare di me una persona diversa dalla massa che mi circondava.  

 

Più che la vergogna, è spesso una sensazione di disagio: sentirsi spesso fuori posto, la tessera di un mosaico che non incastra perfettamente con le altre, l'essere sempre nel posto spagliato.

 

Le considerazioni che ha fatto @DivoAugusto nel suo ultimo intervento e la risposta di @Inuxzero sono molto interessanti e in gran parte le condivido. Peraltro, è anche vero che internet consente di selezionare i rapporti. Prima, soprattutto chi abitava in una piccola città era costretto, se ci riusciva, ad adattarsi a ciò che trovava; internet consente, almeno potenzialmente, di costruirsi dei rapporti guidati dalle reali afffinità.

 

Faccio un esempio: quand'ero adolescente, tra i fattori che mi rendevano atipico rispetto ai miei coetanei c'erano l'interesse per la politica e i gusti musicali, due cose che non potevo condividere con le persone che, a fatica, avevo trovato per uscire. Se fossi un sedicenne ora non avrei di questi problemi.

 

Però anch'io ho le stesse impressioni che sono state descritte nei due interventi cui mi riferisco, solo che non riesco a capire fino a che punto esse siano reali o condizionate da fattori personali, dal fatto che sono invecchiato e che sono cambiato.

 

Sull'argomento della solitudine e del rapporto con le nuove modalità contemporanee di interazione sociale, fortemente mediate dalla tecnologia, linko due articoli, piuttosto interessanti, tratti dal sito della BBC:

 

http://www.bbc.co.uk/news/magazine-22012957

 

http://www.bbc.co.uk/news/uk-england-24522691

 

Detto questo, e riflettendo sulla situazione di @DivoAugusto, di sicuro è vero quel che dice @Hinzelmann; ma per chi è sempre vissuto in una grande città è difficile rendersi conto di quanto le dinamiche della vita in una città piccola, soprattutto in provincia (e, immagino, soprattutto al sud) possano essere soffocanti e opprimenti per coloro che, per tanti motivi, sono "non allineati"; e, tra i non allineati, gli omosessuali sono una componente importante.

 

 

Sulla questione del lavoro, che posso solo immaginare avendo beccato per un pelo la situazione precedente, già deteriorata ma comunque migliore dell'attuale, è difficile poter dare consigli senza conoscere una situazione particolare in maniera dettagliata.

 

C'è però un aspetto che mi ha molto colpito in quello che ha scritto @DivoAugusto; ci penso da giorni.

 

 

 

Vorrei soffermarmi sulla parte sottolineata (il seguito è importante ma mi sembra più un dettaglio aggiuntivo rispetto al nodo centrale, che è quello espresso nella parte sottolineata).

 

E' molto importante, a mio avviso, distinguere tra il problema e la sua percezione, il modo in cui il problema retroagisce su di noi, su come percepiamo noi stessi e noi stessi in rapporto agli altri.

 

Non avere un lavoro, o un lavoro stabile, non intravedere la prospettiva di potersi mantenere ed essere finanziariamente autonomi, dover tornare in un posto nel quale si sta male, sono problemi; problemi gravi o, comunque, seri, che devono essere risolti e la cui soluzione può essere particolarmente difficile.

 

Ma bisogna impedire che, a questi problemi, si aggiunga la vergogna: la vergogna per i problemi che si hanno o per la propria incapacità di risolverli. Un conto è essere disoccupati, un altro è essere disoccupati e vergognarsi di esserlo; allo stesso modo in cui un conto è essere soli, e un altro è anche vergognarsi di essere soli, o essere brutti e anche vergognarsi del proprio aspetto.

 

Come diceva un mio ex amico, la paura e la vergogna sono dei brutti compagni di viaggio. Secondo me, è fondamentale evitare che un problema reale si ritorca contro di noi alimentando sentimenti improntati alla vergogna; non soltanto perché questo è controproducente, ma perché questo è spesso anche ingiusto. Responsabilità e colpa sono due concetti molto differenti. Per esempio: è possibile che, se avessi fatto altri studi, le tue prospettive lavorative sarebbero migliori, ma questo non deve indurti a pensare che tu debba vergognarti per il fatto di essere disoccupato, allo stesso modo in cui non hanno ragione di essere la vergogna e il disagio perché i propri coetanei sono accoppiati e tu, per esempio, no.

 

E' un circolo vizioso che va spezzato.

 

Vorrei sottolineare il fatto che il mio approccio non è di natura consolatoria: bisogna essere consapevoli di questo su un piano cognitivo, intellettuale, razionale.

 

 

Io penso sinceramente che "si stava meglio quando si stava peggio".
Il mondo evolve e quindi anche il"mondo gay" è mutato.Certamente oggi ci sono più
possibilità per poter fare amicizia,meno paura di esporsi,oggi è un pò più facile
vivere la propria omosessualità ma......non uccidetemi per quello che sto per scrivere,
IO mi sentivo meno timoroso di rapportarmi con un ragazzo gay vent'anni fa piuttosto che oggi.
Anni fa' c'era più voglia di conoscersi, di capirsi e confrontarsi.Soprattutto c'era più voglia di aiutarsi.
Oggi ho come l'impressione che quasi tutti cerchino solo due cose:Sesso oppure il grande amore.
Non c'è quasi più voglia di IMPEGNARSI in una amicizia.
Sicuramente e GIUSTAMENTE i ventenni mi diranno che non è assolutamente vero;penso
anch'io che sia un " problema" della mia generazione.Anche se in Italia non vengono ancora riconosciuti i nostri diritti, la situazione rispetto a quando ero adolescente io è sicuramente molto migliorata.Ma io ancora faccio fatica a pensare di conoscere
qualcuno prima virtualmente e solo dopo di persona.Una volta si conoscevano meno persone ma quando si aveva questa fortuna
la" voglia di conoscersi veramente"era più vera.Oggi veramente gira tutto intorno al sesso.
Naturalmente questo discorso vale anche per gli eterosessuali.Penso che ci sia un appiattimento generale.

Mi accodo..

Fuggito ad una famiglia incasinata, ho fatto l'università in una grande città, dove mi sono dichiarato, vissuto esperienze, messo in gioco..

Da alcuni mesi sono dovuto tornare a vivere in famiglia, senza soldi, senza amici, senza sapere dove sbattere la testa.. soluzioni? non ne ho! Si va per tentativi, magari prima o poi qualcosa cambia.

Già trovare qualcun'altro con cui potersi confrontare grazie ad internet non è poco, significa che si è in cerca di una soluzione :)

Staralfur84, è esattamente quel che vivo io in questo periodo :)

Mi accodo..

Fuggito ad una famiglia incasinata, ho fatto l'università in una grande città, dove mi sono dichiarato, vissuto esperienze, messo in gioco..

Da alcuni mesi sono dovuto tornare a vivere in famiglia, senza soldi, senza amici, senza sapere dove sbattere la testa.. soluzioni? non ne ho! Si va per tentativi, magari prima o poi qualcosa cambia.

Già trovare qualcun'altro con cui potersi confrontare grazie ad internet non è poco, significa che si è in cerca di una soluzione :)

A me pare che tu stia scappando da te stesso. Semplice, banale e scontato, ma è la realtà. La mancanza di un lavoro, il paesino, le non-amicizie, l'età che avanza per quanto pesanti, non smettono di essere delle aggravanti. Per quanto pesanti come macigni, non smentono di essere delle mere aggravanti, ma non sono loro il vero problema della vicenda.

 

Internet non è nemmeno la soluzione, può essere un mezzo utile se usato con moderazione, ma un suo abuso rischia di essere fortemente alienante (ricordiamoci che per quanto sociale è pur sempre un mondo virtuale). Usarlo come se fosse un 'rifugio personale' non farà altro che non farti uscire dal guscio in cui sembri fortemente legato. E tu hai proprio bisogno del contrario, uscire dal guscio e fare conoscenze e amicizie reali. Insomma aprirti davvero con gli altri e imparare a socializzare.

 

Non capisco poi la "non-accettazione" che di fatto pratichi verso la tua omosessualità. Capisco lo scenario del paesino (Nord e Sud non cambia un cavolo, ficcatevelo in testa...), ma se tutti lo sanno o sospettano che ti cambia dirlo almeno in famiglia? Per evitare dei 'pettegolezzi'? Quali pettegolezzi se è vero che sei omosessuale?? Sei grandicello abbastanza ormai  per consentire alla gente e a te stesso di tenere in ostaggio la tua vita.

 

E una piccola parentesi arrogante. Capisco che ognuno ha la propria sensibilità e non reagisce allo stesso modo, ma trovo 'offensivo' come bisessuale tutte queste storie di gay "palesi" che fanno un dramma apocalittico della loro omosessualità. Qual è lo scopo di reprimersi se è una cosa che anche volendo non si può nemmeno nascondere e se l'orientamento sessuale risulta chiarissimo?

che interessante quel tuo "trovo offensivo come BISESSUALE"....sara', ma richiama alla mente quei gay "maskilissimi" (volutamente con la k) e insospettabili che si credono un tantino superiori alla massa informe degli altri gay...

A me pare che tu stia scappando da te stesso. Semplice, banale e scontato, ma è la realtà. La mancanza di un lavoro, il paesino, le non-amicizie, l'età che avanza per quanto pesanti, non smettono di essere delle aggravanti. Per quanto pesanti come macigni, non smentono di essere delle mere aggravanti, ma non sono loro il vero problema della vicenda.

 

Internet non è nemmeno la soluzione, può essere un mezzo utile se usato con moderazione, ma un suo abuso rischia di essere fortemente alienante (ricordiamoci che per quanto sociale è pur sempre un mondo virtuale). Usarlo come se fosse un 'rifugio personale' non farà altro che non farti uscire dal guscio in cui sembri fortemente legato. E tu hai proprio bisogno del contrario, uscire dal guscio e fare conoscenze e amicizie reali. Insomma aprirti davvero con gli altri e imparare a socializzare.

 

Non capisco poi la "non-accettazione" che di fatto pratichi verso la tua omosessualità. Capisco lo scenario del paesino (Nord e Sud non cambia un cavolo, ficcatevelo in testa...), ma se tutti lo sanno o sospettano che ti cambia dirlo almeno in famiglia? Per evitare dei 'pettegolezzi'? Quali pettegolezzi se è vero che sei omosessuale?? Sei grandicello abbastanza ormai  per consentire alla gente e a te stesso di tenere in ostaggio la tua vita.

 

E una piccola parentesi arrogante. Capisco che ognuno ha la propria sensibilità e non reagisce allo stesso modo, ma trovo 'offensivo' come bisessuale tutte queste storie di gay "palesi" che fanno un dramma apocalittico della loro omosessualità. Qual è lo scopo di reprimersi se è una cosa che anche volendo non si può nemmeno nascondere e se l'orientamento sessuale risulta chiarissimo?

Edited by DivoAugusto

 

 


Cosa vuol dire usare internet con "moderazione"? te che hai 1500 e passa messaggi su questo forum? no, spiegamelo
E poi, non è che anche tu sia uno che tanto tanto alla fine non si accetta, da "bisessuale"?

 

Che c'è da spiegare? Scrivere su un forum non richiede chissà quale tempo e non è certo alienante.

 

Stai parlando con la persona sbagliata. Sono bisex, sposato con marito e dichiarato con tutti, anche con i parenti e amici d'infanzia del mio luogo natale che non vedono l'ora di vederci non appena possiamo. Il segreto è semplice: se tu sei il primo a non farne un dramma, convinci anche gli altri che non lo sia. E io ho sempre avuto a che fare con gente omofobissima e ambienti poco 'aperti', eppure basta poco per cambiare le menti se ci si mette coraggio e autodeterminazione.

 

Ti auguro buona fortuna e impara a lottare.

ma sì, io penso che nel 99% dei casi la gente sappia sempre che un gay è gay. Lo si intuisce sempre con facilita', e non è solo questione di essere o meno queer, effeminati o quant'altro... E' anche questione di attitudine, di comportamenti, etc... Non sono cosi sciocco da pensare che la gente non lo sospetti

 

Questa permettimi è una stronzata, e tale negazione di una realtà esistente tradisce da parte tua un pizzico di astio verso i gay non riconoscibili come tali: ho conosciuto personalmente gay che nemmeno io, che sono gay, avrei potuto mai sgamare, se non me lo avessero detto o se non lo avessi scoperto casualmente, uno su tutti il mio migliore amico, col quale ho passato l'adolescenza senza minimamente intuire nulla, visto che era sia nell'aspetto che nei modi assolutamente non visibile.

Edited by ben81

in quel che dici c'e' del vero, ma il vero è spesso qualcosa di "soggettivo" che non puo applicarsi a tutti i casi e le situazioni.

 

Che c'è da spiegare? Scrivere su un forum non richiede chissà quale tempo e non è certo alienante.

 

Stai parlando con la persona sbagliata. Sono bisex, sposato con marito e dichiarato con tutti, anche con i parenti e amici d'infanzia del mio luogo natale che non vedono l'ora di vederci non appena possiamo. Il segreto è semplice: se tu sei il primo a non farne un dramma, convinci anche gli altri che non lo sia. E io ho sempre avuto a che fare con gente omofobissima e ambienti poco 'aperti', eppure basta poco per cambiare le menti se ci si mette coraggio e autodeterminazione.

 

Ti auguro buona fortuna e impara a lottare.

privateuniverse

Anni fa conoscevo un tizio.

 

Abitava nel capoluogo di provincia.

 

Era molto disinibito, si dava molto da fare (persino con me, doveva avere le manie di conquista), completamente visibile, non si faceva alcun problema, a differenza di molti che, nella mia zona, ci sono nati e cresciuti.

 

Anch'io avrei fatto la stessa cosa se avessi abitato a Chemnitz, la città da cui veniva lui.

 

Stai parlando con la persona sbagliata. Sono bisex, sposato con marito e dichiarato con tutti, anche con i parenti e amici d'infanzia del mio luogo natale che non vedono l'ora di vederci non appena possiamo.

 

Cioè, quando torni dalla Spagna.

 

Perché è lì che vivi e lavori; non nel tuo luogo natale.

Edited by privateuniverse

...mi sembra di aver scritto nel 99% dei casi, non nel 100%.... nessun astio, credimi...anche perché non penso di aver utilizzato termini riconducibili al campo semantico dell'avversione/odio/antipatia verso i gay "irriconoscibili". So che esistono, ne ho conosciuti tanti anch'io, ma quel che volevo dire è un'altra cosa, forse non hai afferrato

 

Questa permettimi è una stronzata, e tale negazione di una realtà esistente tradisce da parte tua un pizzico di astio verso i gay non riconoscibili come tali: ho conosciuto personalmente gay che nemmeno io, che sono gay, avrei potuto mai sgamare, se non me lo avessero detto o se non lo avessi scoperto casualmente, uno su tutti il mio migliore amico, col quale ho passato l'adolescenza senza minimamente intuire nulla, visto che era sia nell'aspetto che nei modi assolutamente non visibile.

Privateuniverse, grazie dei tuoi messaggi, sempre cosi equilibrati. Penso tu abbia afferrato quale sia il reale problema...

Ognuno ha, in fondo, una propria traiettoria di vita, difficilmente comparabile nella sua singolarita' a quella degli altri, che pur si trovano ad affrontare condizioni simili.

P.s.: grazie anche della canzone di Reed, che non conoscevo...mi ha fatto riflettere e sorridere al tempo stesso

Anni fa conoscevo un tizio.

 

Abitava nel capoluogo di provincia.

 

Era molto disinibito, si dava molto da fare (persino con me, doveva avere le manie di conquista), completamente visibile, non si faceva alcun problema, a differenza di molti che, nella mia zona, ci sono nati e cresciuti.

 

Anch'io avrei fatto la stessa cosa se avessi abitato a Chemnitz, la città da cui veniva lui.

 

 

Cioè, quando torni dalla Spagna.

 

Perché è lì che vivi e lavori; non nel tuo luogo natale.

Edited by DivoAugusto

@privateuniverse

E perché dovrei tornare?Lo sanno tutti, ma non mi preme di fare "la battaglia dei mulini a vento" in una società italiana e a prescindere non tornerei comunque in Italia, nemmeno se fosse gay-friendly, la mia Spagna non la cambio!:)

E sul lato "comodo", non è mica una scorciatoia, ma un puro e semplice fatto di intelligenza rendersi la vita piu facile. È un po' come il paesano iper-laureato che non trova lavoro nel suo paesino, l'occasione devi creartela tu spostandoti e mettendoti in gioco. Io trovo stupido rimanere bloccati in un paesino per mamma e papà e soffrire tenendosi tutto dentro per paura di rischiare e non viversi al pieno la propria vita.

Edited by Ilromantico

hmmm...forse dovresti leggere le discussioni con maggiore attenzione, prima di parteciparvi....se avessi potuto, sarei gia scappato a gambe levate, dal mio paesino....ma evidentemente, non posso....neanche a voler pensare di vivere sulla strada o sotto i ponti, cibandomi di radici...

 

@privateuniverse
E perché dovrei tornare?Lo sanno tutti, ma non mi preme di fare "la battaglia dei mulini a vento" in una società italiana e a prescindere non tornerei comunque in Italia, nemmeno se fosse gay-friendly, la mia Spagna non la cambio!:)
E sul lato "comodo", non è mica una scorciatoia, ma un puro e semplice fatto di intelligenza rendersi la vita piu facile. È un po' come il paesano iper-laureato che non trova lavoro nel suo paesino, l'occasione devi creartela tu spostandoti e mettendoti in gioco. Io trovo stupido rimanere bloccati in un paesino per mamma e papà e soffrire tenendosi tutto dentro per paura di rischiare e non viversi al pieno la propria vita.

privateuniverse

E perché dovrei tornare?Lo sanno tutti, ma non mi preme di fare "la battaglia dei mulini a vento" in una società italiana e a prescindere non tornerei comunque in Italia, nemmeno se fosse gay-friendly, la mia Spagna non la cambio!:)

E sul lato "comodo", non è mica una scorciatoia, ma un puro e semplice fatto di intelligenza rendersi la vita piu facile. È un po' come il paesano iper-laureato che non trova lavoro nel suo paesino, l'occasione devi creartela tu spostandoti e mettendoti in gioco. Io trovo stupido rimanere bloccati in un paesino per mamma e papà e soffrire tenendosi tutto dentro per paura di rischiare e non viversi al pieno la propria vita.

 

Sì, sei stato il più bravo, come al solito.

 

Del resto, non perdi occasione per ricordarcelo.

 

Ora, prova ad essere costruttivo: cosa consiglieresti di fare a @DivoAugusto? Cosa dovrebbe studiare? Quali competenze dovrebbe acquisire? Gli conviene imparare lo spagnolo? Può pensare di trasferirsi in Spagna? Per cercare che tipo di lavoro?

 

Oppure la via che hai percorso tu ora è impercorribile per lui? Sì, no, perché, a quali condizioni?

 

E cosa dovrebbe fare se questa strada non fosse comunque praticabile per lui, se ne hai idea?

 

Intervieni in una discussione, una volta tanto, non per parlare di te, o di quanto sei stato più bravo a ottenere ciò che altri non sono riusciti a procurarsi, ma come possono fare gli altri per stare bene come stai bene tu.

Penso che io e Ilromantico, abbiamo vite troppo differenti...i suoi consigli mal si adatterebbero al mio sentire ed alle mie convinzioni. Ho vissuto diversi anni all'estero anch'io, in Paesi che si potrebbero classificare sommariamente in più o meno friendly rispetto all'italia...personalmente, non ritengo che andare in un paese come la spagna potrebbe servirmi, non penso che a quelle latitudini il solo fatto di avere dispositivi legislativi ad hoc aiuti la gente a trovare amici gay più facilmente, etc etc... Saro' impopolare, ma non ho bisogno di queste cose: l'amore e l'amicizia, quando ci sono e sono vere, non hanno bisogno di essere sancite dall'esterno...basta il cuore.

 

Sì, sei stato il più bravo, come al solito.

 

Del resto, non perdi occasione per ricordarcelo.

 

Ora, prova ad essere costruttivo: cosa consiglieresti di fare a @DivoAugusto? Cosa dovrebbe studiare? Quali competenze dovrebbe acquisire? Gli conviene imparare lo spagnolo? Può pensare di trasferirsi in Spagna? Per cercare che tipo di lavoro?

 

Oppure la via che hai percorso tu ora è impercorribile per lui? Sì, no, perché, a quali condizioni?

 

E cosa dovrebbe fare se questa strada non fosse comunque praticabile per lui, se ne hai idea?

 

Intervieni in una discussione, una volta tanto, non per parlare di te, o di quanto sei stato più bravo a ottenere ciò che altri non sono riusciti a procurarsi, ma come possono fare gli altri per stare bene come stai bene tu.

Questo scagliarsi contro i ventenni in modo così superficiale racconta molto di chi fa certe affermazioni. Io non mi permetterei mai di dire, per esempio, che la generazione dei trentenni (specialmente gay) di oggi è fatta di falliti che non hanno le palle di prendere in mano la propria vita e di vivere per quello che sono con coraggio, anche a costo di rinunciare a qualche certezza e comodità e al quieto vivere familiare. Non mi permetterei di affermarlo perché sarebbe una generalizzazione becera ... anche se personalmente ho conosciuto soprattutto ventenni determinati a costruirsi una vita alla luce del sole e che li soddisfi e trenta/trentacinquenni persi, disorientati e impauriti che ti fanno dire: "vorrei essere così tra dieci anni?", "Santo cielo, no, sarebbe un fallimento totale". Se vuoi provare a conoscere ragazzi più giovani di te, ti sconsiglierei proprio di partire prevenuto ... questi discorsi hanno appeal solo su altre persone frustrate, incapaci di relazionarsi positivamente con chi ha abitudini diverse dalle proprie.

 

Come si fa a dire che una determinata generazione non vuole costruire relazioni interpersonali vere? E' un assurdo sotto tutti i punti di vista... L'uomo di qualunque età e di qualunque epoca cerca sempre relazioni umane. Questo è solo un modo per non dirsi la verità, cioè che questi ventenni non vogliono relazioni CON TE, perché tu (non tu in quanto tu, ma tu in quanto simbolo di un modo di vivere) sei l'immagine vivente del fallimento dei sogni di ogni ventenne, un'immagine che non attira, anzi fa venire voglia di scappare al giovane che è ancora entusiasta e ancora crede in un futuro di realizzazione personale piena.

Edited by wasabi

Non è che i ventenni siano da meno....quando descrivono trentenni

o quarantenni allupati ed interessati solo al sesso XD

 

Il problema  - al di là delle generalizzazioni sempre sgradevoli - è

che la sensazione è che ognuno o molti di noi cadano nella tentazione

di scaricare i problemi su categorie percepite più lontane da sé ( i giovani

se non ci si sente tali, i vecchi se ci si sente giovani, gli effeminati se si ritiene

di essere maschili etc etc )

 

Dentro internet c'è tutto...il battuage, il cruising, la sauna etc solo che

lo vediamo concentrato nello stesso non-luogo ( prima se io non lo volevo

vedere, bastava non andarci no ? Ora di fatto lo vedo per forza )

 

Il problema è che prima io rischiavo non andando in certi luoghi di non

vedere nessuno....di sentire di essere the only gay in the village e dopo

la situazione non era poi così diversa da ora

Per certi versi noi "vecchi" abbiamo il dovere di essere onesti: la cultura

del contatto per i gay c'era anche prima....anche se certo grindr ed altri

marchingegni la rendono palese, dichiarata e efficiente ( mirata alla

comodità-velocità )

 

Certamente esiste un problema "amicizia gay"....ma siamo realistici

vi vedete camminare nel corso principale del vostro paese con un

gruppo di amici gay? Andare al Bar a chiacchierare di cose frocie

invece che della partita dell'Inter?

 

Io ho premesso che ciò che dico sarebbe giusto fare in teoria, non

è affatto facile da realizzarsi in concreto

 

Detto questo se nessuno inizia a farlo, il gruppo di amici gay non farà

mai lo struscio nel vostro paese...siano gay ventenni, siano gay trentenni

o -più realisticamente in un piccolo centro- un mix intergenerazionale

 

A questa cancellazione - l'amicizia pubblica spontanea non impegnativa -

noi gay reagiamo cercando delle amicizie private o speciali  che compensino

questa mancanza di socialità....e qui il confine fra amico intimo e grande amore

diventa oggettivamente sottile.

Veramente io non ho mai letto qui sul forum o sentito dal vivo che un ventenne dicesse: "I trentenni o i quarantenni sono TUTTI allupati e pensano solo al sesso", questa piuttosto e' un'accusa che i gay che non hanno una vita sessuale serena rivolgono a tutta la categoria, senza distinzione di fascia d'età.

 

A parte questo, io mi chiedo che cosa vogliano o cosa cerchino certe persone ...

Vivono da non dichiarati, in un centro piccolo, quindi di possibilità di fare incontri casuali e dal vivo con altri gay ne hanno pochissime (per non dire nessuna). I locali gay non vanno bene perché fanno schifo, perché si cerca solo sesso, non parliamo neanche di saune, battuage etc ... perché sono squallidi ... A questo punto dovrebbero ringraziare il cielo che c'è internet, mezzo che favorisce tantissimo i velati, che possono conoscere persone che altrimenti non avrebbero mai visto neanche col binocolo. E qui ci si lamenta perché si incontra di tutto e non solo ciò che aggrada a lorsignori ... Se poi i ventenni non li vogliono, si raccontano che è per colpa dei rapporti virtuali, di una generazione che non vuole relazioni vere, quando sono LORO che non vogliono mettersi in gioco ed entrare finalmente nella vita reale e adulta.

Gente, il principe azzurro fatto su misura non verrà a cercarvi sotto casa, neanche se ritenete di essere persone super speciali e splendide. A tutti e' richiesto lo sforzo di aprirsi agli altri, possibilmente senza essere schizzinosi, prevenuti e giudicanti e, soprattutto, mettendo da parte quella paura di esporsi e di essere giudicati che soffoca, toglie energie e imbriglia l'esistenza.

Edited by wasabi

@wasabi Io credo di averlo letto una 50na di volte almeno...

Dal vivo meno...perchè dovrebbero dirmelo in faccia XD

 

Ma cambia poco, l'essenziale è evitare di proiettare le proprie

difficoltà e frustrazioni su chi percepiamo diverso da noi e questo

vale potenzialmente per tutti.

 

Qui stiamo parlando di una persona che sta vivendo un momento

di difficoltà e si trova forzata a vivere in un contesto da cui era scappato

Purtroppo quel contesto lo ritrova esattamente uguale a come lo aveva

lasciato, con l'aggravante dell'età 

 

In questo senso non credo neanche io che il problema sia internet e

la modernità, ma semmai il fatto che le moderne tecnologie non rendono

moderna una società statica...perchè sono solo mezzi tecnici

 

Perché in una società eteronormativa crescendo ci si "eterosessualizza"

sempre di più...nel senso che ci si sposa, si mette su famiglia etc. ed un

gay è predestinato a sentirsi sempre più fuori posto, ignorato, isolato.

 

Lui era cambiato ( gay pazzerello ) quindi ora vive una cosciente e deliberata

autocensura ( il ché è già in sé faticoso, suppongo ) ma non basta...perché anche

così il posto per lui non c'è.

E poi non dico che trentenni e quarantenni siano sempre più maturi, sinceri in quel che cercano, e quant'altro: anch'io ho esperienza di quarantenni-kidult, che pensano di essere aitanti e prestanti come ragazzini....

Questo scagliarsi contro i ventenni in modo così superficiale racconta molto di chi fa certe affermazioni. Io non mi permetterei mai di dire, per esempio, che la generazione dei trentenni (specialmente gay) di oggi è fatta di falliti che non hanno le palle di prendere in mano la propria vita e di vivere per quello che sono con coraggio, anche a costo di rinunciare a qualche certezza e comodità e al quieto vivere familiare. Non mi permetterei di affermarlo perché sarebbe una generalizzazione becera ... anche se personalmente ho conosciuto soprattutto ventenni determinati a costruirsi una vita alla luce del sole e che li soddisfi e trenta/trentacinquenni persi, disorientati e impauriti che ti fanno dire: "vorrei essere così tra dieci anni?", "Santo cielo, no, sarebbe un fallimento totale". Se vuoi provare a conoscere ragazzi più giovani di te, ti sconsiglierei proprio di partire prevenuto ... questi discorsi hanno appeal solo su altre persone frustrate, incapaci di relazionarsi positivamente con chi ha abitudini diverse dalle proprie.

Come si fa a dire che una determinata generazione non vuole costruire relazioni interpersonali vere? E' un assurdo sotto tutti i punti di vista... L'uomo di qualunque età e di qualunque epoca cerca sempre relazioni umane. Questo è solo un modo per non dirsi la verità, cioè che questi ventenni non vogliono relazioni CON TE, perché tu (non tu in quanto tu, ma tu in quanto simbolo di un modo di vivere) sei l'immagine vivente del fallimento dei sogni di ogni ventenne, un'immagine che non attira, anzi fa venire voglia di scappare al giovane che è ancora entusiasta e ancora crede in un futuro di realizzazione personale piena.

Edited by DivoAugusto

@wasabi Io credo di averlo letto una 50na di volte almeno...

Dal vivo meno...perchè dovrebbero dirmelo in faccia XD

 

Ma cambia poco, l'essenziale è evitare di proiettare le proprie

difficoltà e frustrazioni su chi percepiamo diverso da noi e questo

vale potenzialmente per tutti.

 

Qui stiamo parlando di una persona che sta vivendo un momento

di difficoltà e si trova forzata a vivere in un contesto da cui era scappato

Purtroppo quel contesto lo ritrova esattamente uguale a come lo aveva

lasciato, con l'aggravante dell'età 

 

In questo senso non credo neanche io che il problema sia internet e

la modernità, ma semmai il fatto che le moderne tecnologie non rendono

moderna una società statica...perchè sono solo mezzi tecnici

 

Perché in una società eteronormativa crescendo ci si "eterosessualizza"

sempre di più...nel senso che ci si sposa, si mette su famiglia etc. ed un

gay è predestinato a sentirsi sempre più fuori posto, ignorato, isolato.

 

Lui era cambiato ( gay pazzerello ) quindi ora vive una cosciente e deliberata

autocensura ( il ché è già in sé faticoso, suppongo ) ma non basta...perché anche

così il posto per lui non c'è.

Edited by DivoAugusto

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