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Vi è mai capitato di capire che dovevate cambiare praticamente tutta la vostra vita?


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Vi è mai successo di superare un momento di cambiamento totale? Una completa rivoluzione di voi, della vostra vita, di ciò che fate e pensate, qualcosa che vi abbia fatto aprire gli occhi, stringere i pugni, rompere qualcosa per costruire qualcosa di nuovo?
Credo che per me sia capitato qualcosa di simile, o meglio, credo stia capitando ora. Ma non è qualcosa che è semplicemente successo in un istante, non è stato un fulmine, non un lampo che mi ha fatto sobbalzare e dire "ecco, ora". E' invece stato mesi e mesi di depressione, mesi di solitudine, mesi di inazione. Passavo le mie giornate sul divano, incapace di muovere un muscolo, incapace di non formulare un pensiero che mi incatenasse ancora più stretto a quel luogo, a quell'immobilità. Poi, senza tutti i dettagli del caso, forse la mia solitudine non era così assoluta, non ero così abbandonato, e qualcuno si è steso al mio fianco, e mi ha fatto alzare, camminare, parlando per metafore. Ed ora, anche se non è più qui e non lo sarà per mesi (come vi ho detto, tanti dettagli) vedo che riesco a stare in piedi da solo, a camminare per conto mio, e ho così voglia di correre. Ma so di non essere alla meta, so che il cambiamento comincia con una decisione, magari formulata in un istante, ma per me una decisione che deve essere ripetuta ogni giorno, ogni volta, all over again, perché faccia un altro passo, perché l'immobilità non m'incateni di nuovo. Ora sto cercando i miei contenitori, i luoghi dove riversare la mia nuova energia, la mia nuova - potrei chiamarla - "voglia di vivere". Questo è decisamente un cambiamento per me, o almeno il forte desiderio di vederne uno accadere.

Vi è mai capitato qualcosa di simile? Qualche evento, qualche catena di eventi magari, qualche pensiero vi ha mai portato ad un sostanziale cambiamento delle vostre azioni? Credete che anche le persone possano cambiare, o forse, in fondo, ogni volta che si cambia qualche cosa, ci si porta dietro se stessi?

PietroUomoDiPietra
Vi è mai capitato qualcosa di simile? Qualche evento, qualche catena di eventi magari, qualche pensiero vi ha mai portato ad un sostanziale cambiamento delle vostre azioni? Credete che anche le persone possano cambiare, o forse, in fondo, ogni volta che si cambia qualche cosa, ci si porta dietro se stessi?

 

A me è successo e succedono molto spesso come periodi di adattamento alla vita che cambia, che però finora sono sempre stati abbastanza graduali: è, piu che una serie rivolgimenti, una serie di continue messe a punto della rotta che si vuole seguire, su dove e come interessa arrivare.

E' uno strano processo in cui sul momento non ti sembra di avere alcun obiettivo o alcun progetto, salvo poi ritrovarti qualche tempo dopo a guardarti indietro e a "unire i puntini" come diceva Steve Jobs e a renderti conto che in realtà un progetto di fondo ce l'hai e in effetti non smetti mai di seguirlo anche se sul momento ti sembra di vivere alla giornata.

O forse sì vivi alla giornata... ma le occasioni che decidi di cogliere o lasciar perdere non sono affatto scelte "alla giornata". Tuttaltro. Poi ognuno, credo, ha i suoi modi per fare i conti con queste cose: c'è chi non sa fare in altro modo che fare il "ragioniere" lungo tutta la propria vita e chi invece va dove lo porta l'istinto, la curiosità e, perché no, anche la voglia di giocare e scoprire cose nuove (che alle volte sembrano "solo" un riscoprire cose vecchie in una luce nuova).

E c'è chi per affrontare i cambiamenti non può fare altro che passare di continuo dalle vette della gioia agli abissi della depressione. Ognuno ha le sue, definite in buona parte dalla chimica del cervello la quale è unica per ciascuno di noi: gli ingredienti sono sempre gli stessi (ormoni, neurotrasmettitori, sensibilità o torpidità verso gli stimoli ecc.) ma la ricetta è unica, personalizzata e probabilmente anche irripetibile. L'importante, alla fine, è andare sempre avanti fino alla prossima tappa o alla prossima cima di collina per vedere cosa c'è sull'altro versate... e decidere di conseguenza da che parte andare, se continuare a salire o cominciare a scendere.

Insomma, ognuno fa "cocktail" per conto suo e non mi preoccuperei troppo di quanto le proprie esperienze siano simili o dissimili a quelle degli altri. Alla fine tutto fa brodo, tutto fa vita... soprattutto nella propria!

Corri forest!!!! :lol:

Bravo mi fa piacere! Ma puoi dirci chi ti ha aiutato?

Un amico o il tuo raga o altro?

 

Io ho fatto una grandissima svolta a 15 anni quando

Sono andato a vivere con mia madree ho iniziato a uscire e farmi amici ecc..

 

Poi altra svolta a inizio 2013 ho deciso di allontanarmi dal ragazzo che amavo

Mai corrisposto (e ti assicuro è stata una grande svolta)

Ho mandato a fanculo i falsi amici quindi son rimasto solo..

E ho deciso di buttarmi nel mio lato attrattivo verso i ragazzi per provare..

 

Per ora questi..

Io ho una tendenza all'immobilità spaventosa. E per compensare questo stato d'animo sono esteriormente totalmente instabile e ho bisogno di muovermi continuamente. Non resisto nello stesso posto per più di quanto, un mese? Ho sempre bisogno di stare un po' qui e un po' li per salvarmi dall'immobilità in cui ovunque ricado, sempre. Mi rendo conto che con gli anni sono cambiata molto, ma capisco che ho ancora mooolta strada davanti per non appassire costantemente. Il grande cambiamento l'ho avuto quando finite le superiori ho cambiato città, regione, me ne sono andata di casa e ho iniziato a vivere sola. Odiavo dove vivevo, odiavo tutto e se ora sono così è in gran parte colpa di come ho vissuto tutto quel tempo fino al diploma. Ero costretta a vivere li, senza via di fuga, odiavo il mio paese, casa mia, le amiche abitavano lontane e l'unica via di fuga che trovavo era il rimanere ferma, a non fare nulla, per giorni, a spegnere il cervello con internet o la tv. Una volta che ho potuto liberarmi dalle catene di quel posto, si me ne sono andata, sono diventata una pallina sclerata che schizza da una parte all'altra, ma cambiare certi atteggiamenti dentro è la cosa più difficile. L'ho sentita spesso l'esigenza  di dover fare un cambiamento della mia vita, ma interno. Ma puntualmente parto bene e  convinta e poi puf. Si ricade nello stesso stato d'animo assente di prima. Mah. Non so quando mi deciderò a crescere e smetterla di cullarmi nella mia apatia.

 

 


Io ho una tendenza all'immobilità spaventosa. E per compensare questo stato d'animo sono esteriormente totalmente instabile e ho bisogno di muovermi continuamente.

 

Parto da qui, perché è una cosa in cui mi rivedo molto anche io. Io sono un sognatore per natura, uno che pensa, pensa, pensa e poi sospira con un po' di rassegnazione davanti alle difficoltà oggettive di realizzare certe cose. Ho passato e passo tutt'ora periodi di energia dirompente, alternati ad altri di vacuità, di inerzia, di "guardarsi vivere" in balia degli eventi come un albero che si piega al vento e fa di tutto almeno per non spezzarsi. Alle volte, mi sale un vero e proprio senso di inettitudine, mentre tutti intorno si muovono, ma poi me lo faccio passare e cerco semplicemente di trarre il meglio da ogni giorno e, quando possibile, di piantare un mattoncino per costruire una strada definita.

Io, per esempio, compenso certi "vuoti" interiori stando continuamente con le persone cui voglio bene, tanto che a casa mia, tra lavoro e amici, torno solo per dormirci (e poi e poi...).

Comunque, anche per me ci sono stati periodi di cambiamento, ma dipende poi dai casi, perché io sono uno che quando gli parte la molla, rivoluziona tutto dall'oggi al domani.

Per il discorso della voglia di vivere, o comunque del sentirsi vivi, io sto passando un po' una fase di "limbo", nel senso che sto pensando di attuare certi cambiamenti, ma debbo attendere prima il verificarsi di un evento in particolare... Ora come ora, se mi guardo indietro, vedo poco e niente, onestamente e se guardo avanti, vedo solo una coltre di nebbia. :/

A volte a me sembra di stare osservando la mia vita dall'esterno. C'era un periodo in cui non facevo altro che guardare i "successi" e le "realizzazioni" degli altri (non so se si capisce) e pensare "io non riuscirò mai a farlo" o, nei momenti di stizza e orgoglio, "be'? Anch'io potrei farlo se solo mi impegnassi" ma senza mai realmente provare, senza mai agire, senza mai fare NIENTE. Tutta la mia vita è praticamente un semplice "esistere", spesso non so neanche se ho voglia di fare qualcosa o no.. sono ben lungi dalla soluzione ma sento che un cambiamento, seppur lento, sia in atto.. non resta che vedere dove mi porterà!

PietroUomoDiPietra

A volte a me sembra di stare osservando la mia vita dall'esterno. C'era un periodo in cui non facevo altro che guardare i "successi" e le "realizzazioni" degli altri (non so se si capisce) e pensare "io non riuscirò mai a farlo" o, nei momenti di stizza e orgoglio, "be'? Anch'io potrei farlo se solo mi impegnassi" ma senza mai realmente provare, senza mai agire, senza mai fare NIENTE. Tutta la mia vita è praticamente un semplice "esistere", spesso non so neanche se ho voglia di fare qualcosa o no.. sono ben lungi dalla soluzione ma sento che un cambiamento, seppur lento, sia in atto.. non resta che vedere dove mi porterà!

 

Su questo ho da tempo avuto la fortuna di chiarirmi le cose una volta per tutte. Io ho sempre avuto, fino a circa una decina di anni fa, il rimpianto di non aver potuto completare gli studi delle superiori e arrivare a fare ingegneria all'università. E mi sono di conseguenza sentito sempre un po' "inferiore" a chi invece ci è riuscito. Poi ho avuto la fortuna di incontrare gente che, come ingegneri, erano arrivati in cima a tutto fino al punto di poterla realmente insegnare ad altri.

E lì finalmente,dopo essermi reso conto di persona che, a parte la loro notevole determinazione, sono persone DAVVERO come tutte le altre, mi si sono schiusi gli occhi: non esiste nessun limite intrinseco in nessuno che gli impedisca di essere quello che gli pare, dall'essere soltanto uno spazziino all'esstere un supertecnico che lavora sulla ISS. La sola cosa che differenzia l'essere gli uni o gli altri è semplicemente la possibilità e la volontà di rimboccarsi le maniche per il tempo e la quantità di lavoro che serve a raggiungere gli obiettivi che interessano. Nient'altro.

Per il resto l'unico vincolo è posto dalla durata limitata della nostra vita che, inevitabilmente pone un vincolo al NUMERO di cose che puoi fare... non alle cose che IN ASSOLUTO puoi fare. Vincolo che puoi riassumere più o meno così: puoi fare di tutto... ma non puoi fare tutto. Cioè devi scegliere, tra i possibili obiettivi da raggiungere quelli che ti interessa raggiungere prima degli altri... che ti riserverai per un secondo momento se avrai tempo per poterlo fare - Senza che questo ponga di per sé alcun limite alle cose che nel frattempo puoi "assaggiare": impadronirsi della musica o di una qualunque altra arte o interessarsi per passione ad altre cose diverse da quelle in cui hai deciso di eccellere per professione. L'unico ingrediente che serve veramente per farlo è semplicemente il volerlo fare... Per il resto, qualunque cosa viene fatta da un essere umano, può essere in linea di principio fatta da QUALSIASI altro essere umano purché in buona salute: basta solo darci dentro.

cambiare. ci vuole coraggio. e cervello.

 

io, tutte le volte che se ne parte altrove, la mia testa, forse per non vedere la realtà della cruda esistenza in cui si perdono spesso i miei giorni e le mie notti, io tutte le volte che questa capa mia picchia sul muro, che gli si sbatte contro, al punto da riuscire ad aprirsi un varco, un varco nell'al di là del muro, promesso dalle mie fumisterie, promesso soltanto dai miei vaneggiamenti, dalle mie elucubrazioni su me stessa, dal delirio partorito da uno dei tanti vortici del caos, tanto del caos fuori di me quanto del caos dentro di me, io tutte le volte che questa capa mia si apre un varco a suon di muro nell'al di là, mai mantenuto.

 

io tutte le volte che cerco di tracciare con i miei passi, su questa terra, un'altra direzione lungo la quale far avanzare il tragicomico carro della mia esistenza, io tutte le volte che respiro, che mi sento viva dopo ere di attese nel chiuso di una tana, io che torno a mettere la testa di fuori, fuori dal guscio, e stavolta per cambiare, e cambiare sul serio.

 

io tutte le volte che intravedo la possibilità di un'altra via o l'approssimarsi di un bivio e mi ci lancio a piè pari senza pensarci un istante, io tutte le volte che provo a farlo questo bel salto nel buio o che scelgo di andare lì, proprio lì dove non sono ancora stata, poi, non so, forse il coraggio non basta, forse non basta tutto il coraggio dei miei polmoni e tutta l'ostinazione dei miei passi, perché infatti corro, mi metto a correre a passo sempre più spedito, anzi, verso la via che ho intravisto, quella via che ho così tanto cercato e che adesso mi sembra a portata di mano, ma no, è facile invece, è facile invece che tutto sia nella mia testa, soltanto nella mia testa, è facile che io inciampi negli stessi errori di sempre, è facile che io debba indietreggiare, fare la strada a ritroso, per prendere di nuovo slancio e attraversare ciò che va attraversato per arrivare a essere quello che ho scelto di essere, ma non dimenticando il senso delle strade già attraversate.

bisogna riuscire a dirsi dove si vuole andare, dove si vuole arrivare e muoversi, persuasi, verso quella direzione.

 

cambiare, riconoscere con profonda onestà verso se stessi la necessità di cambiare, di crescere, senza rancore, ma voltare pagina, ricominciare. ci vuole cervello. e coraggio.

Molti di voi hanno detto cose con cui mi sento davvero familiare. La sensazione di vuoto, di nullità, l'incapacità di muovere un passo, di prendere un respiro e muovere queste dita addormentate; ma la consapevolezza, il bisogno di emergere da tutto quel dolore che l'immobilità contiene.. Questo è quello che mi accade ancora adesso: voglio, voglio davvero fare qualcosa per cambiare. Se devo vivere, se decido di giocare a questo giochi, lo voglio fare per davvero, voglio vedere le mie mani cambiare ciò con cui entrano in contatto, voglio vedere dei risultati ai miei sforzi, ai miei desideri. Ecco, voglio vedere dei desideri, e realizzarli.

La scuola mi aliena un sacco, mi fa sentire estraneo a tutto, estraneo alla storia, alla filosofia, alla biologia: mi sembrano fiabe che raccontano mondi lontani, mondi che non mi appartengono, mondi che non risolvono questo dolore.

E anche adesso, che per la prima volta nella mia vita voglio cambiare, mi sento imprigionato e ricado - è inesorabile? - nell'immobilità, nel vuoto.

Qualcuno diceva che Platone è meglio del Prozac...prova, magari funziona.

Lascia stare "certi " testi filosofici (eri tu che in un altro post parlavi di Heidegger e Camus?) e leggi delle cose che puoi comprendere e nelle quali ti puoi immedesimare. Con la tua natura "contemplativa" dovrai sempre farci i conti...almeno fa le letture giuste ;)

Mi sta succedendo proprio adesso e dopo anni di inazione sto maturando delle decisioni molto forti che spero possano portare qualche frutto da qui a un anno e mezzo diciamo... Sono stato troppo tempo fermo e ho bisogno di recuperare tutto quello che ho perduto.

  • 1 month later...

Io ho una tendenza all'immobilità spaventosa. E per compensare questo stato d'animo sono esteriormente totalmente instabile e ho bisogno di muovermi continuamente. Non resisto nello stesso posto per più di quanto, un mese? Ho sempre bisogno di stare un po' qui e un po' li per salvarmi dall'immobilità in cui ovunque ricado, sempre. Mi rendo conto che con gli anni sono cambiata molto, ma capisco che ho ancora mooolta strada davanti per non appassire costantemente. Il grande cambiamento l'ho avuto quando finite le superiori ho cambiato città, regione, me ne sono andata di casa e ho iniziato a vivere sola. Odiavo dove vivevo, odiavo tutto e se ora sono così è in gran parte colpa di come ho vissuto tutto quel tempo fino al diploma. Ero costretta a vivere li, senza via di fuga, odiavo il mio paese, casa mia, le amiche abitavano lontane e l'unica via di fuga che trovavo era il rimanere ferma, a non fare nulla, per giorni, a spegnere il cervello con internet o la tv. Una volta che ho potuto liberarmi dalle catene di quel posto, si me ne sono andata, sono diventata una pallina sclerata che schizza da una parte all'altra, ma cambiare certi atteggiamenti dentro è la cosa più difficile. L'ho sentita spesso l'esigenza  di dover fare un cambiamento della mia vita, ma interno. Ma puntualmente parto bene e  convinta e poi puf. Si ricade nello stesso stato d'animo assente di prima. Mah. Non so quando mi deciderò a crescere e smetterla di cullarmi nella mia apatia.

 

Ho sperimentato qualcosa di simile, e sto continuando a sperimentarlo, tanto che periodicamente, quasi fosse dettato dal ciclo circadiano degli eventi (un eterno ritorno dell'uguale, o qualcosa di simile) mi sento spaccata in mille frammenti diversi; e di nuovo migro, da una città all'altra, senza trovare quella stabilità emotiva che ritrovo solo parzialmente, nel viaggio.

Forse perché è il viaggio stesso la proiezione del cambiamento che vorremmo/dovremmo mettere in atto interiormente,

Ho sperimentato qualcosa di simile, e sto continuando a sperimentarlo, tanto che periodicamente, quasi fosse dettato dal ciclo circadiano degli eventi (un eterno ritorno dell'uguale, o qualcosa di simile) mi sento spaccata in mille frammenti diversi; e di nuovo migro, da una città all'altra, senza trovare quella stabilità emotiva che ritrovo solo parzialmente, nel viaggio.

Forse perché è il viaggio stesso la proiezione del cambiamento che vorremmo/dovremmo mettere in atto interiormente,

 

Si ti capisco perfettamente. A volte mi sembra di essere viva solo quando mi muovo, o almeno quando progetto di muovermi. Solo pensare che un cambiamento è imminente mi fa sentire sollevata, quasi che la mia vita potesse di nuovo avere un senso. E quando son costretta a fermarmi mi ritrovo li, seduta, ed è proprio più forte di me, non riesco a non mettermi già a progettare il prossimo cambiamento, il prossimo viaggio, il prossimo spostamento. Non so se diventerò mai una persona stabile. Rifuggo la stabilità, e allo stesso tempo la ricerco, muovendomi e rimanendo instabile. Mi sembra di avere tante vite diverse, una in ogni città in cui c'è un pezzo di me. E non mi riesco ad accontentare, ho sempre bisogno di crearne un'altra ancora, un'altra isola che mi offre la possibilità di trovare un altro rifugio ancora.

 

Quando ero alle superiori lessi una frase di Svevo in cui mi ero ritrovata un sacco. Non so se la mia interpretazione equivalga a ciò che davvero lui voleva dire, ma non fa niente, l'ho comunque eletta "frase della mia vita":

«Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi.  Bisogna muoversi. La vita ha dei veleni, ma poi anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri.»
 
In questo senso, forse, il bisogno di muoversi, di cambiare, di girare, di non fermarsi, e di continuare a non fermarsi, è ciò a cui si dovrebbe aspirare. Chissà, forse il cambiamento esteriore, riuscirà a portare, un giorno, anche a quello interiore. Forse arriverà il giorno in cui sarò in grado di essere felice fermandomi, e sarà quello il vero grande e unico cambiamento della mia vita. Nutro non pochi dubbi al riguardo. L'unica cosa che so è che quel giorno non è sicuramente adesso, e preferisco continuare a tenere i piedi fuori dalla porta, pronti per la prossima partenza.
  • 2 weeks later...

Ho sperimentato qualcosa di simile, e sto continuando a sperimentarlo, tanto che periodicamente, quasi fosse dettato dal ciclo circadiano degli eventi (un eterno ritorno dell'uguale, o qualcosa di simile) mi sento spaccata in mille frammenti diversi; e di nuovo migro, da una città all'altra, senza trovare quella stabilità emotiva che ritrovo solo parzialmente, nel viaggio.

Forse perché è il viaggio stesso la proiezione del cambiamento che vorremmo/dovremmo mettere in atto interiormente,

 

 

 

Si ti capisco perfettamente. A volte mi sembra di essere viva solo quando mi muovo, o almeno quando progetto di muovermi. Solo pensare che un cambiamento è imminente mi fa sentire sollevata, quasi che la mia vita potesse di nuovo avere un senso. E quando son costretta a fermarmi mi ritrovo li, seduta, ed è proprio più forte di me, non riesco a non mettermi già a progettare il prossimo cambiamento, il prossimo viaggio, il prossimo spostamento. Non so se diventerò mai una persona stabile. Rifuggo la stabilità, e allo stesso tempo la ricerco, muovendomi e rimanendo instabile. Mi sembra di avere tante vite diverse, una in ogni città in cui c'è un pezzo di me. E non mi riesco ad accontentare, ho sempre bisogno di crearne un'altra ancora, un'altra isola che mi offre la possibilità di trovare un altro rifugio ancora.

 

Quando ero alle superiori lessi una frase di Svevo in cui mi ero ritrovata un sacco. Non so se la mia interpretazione equivalga a ciò che davvero lui voleva dire, ma non fa niente, l'ho comunque eletta "frase della mia vita":

«Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi.  Bisogna muoversi. La vita ha dei veleni, ma poi anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri.»
 
In questo senso, forse, il bisogno di muoversi, di cambiare, di girare, di non fermarsi, e di continuare a non fermarsi, è ciò a cui si dovrebbe aspirare. Chissà, forse il cambiamento esteriore, riuscirà a portare, un giorno, anche a quello interiore. Forse arriverà il giorno in cui sarò in grado di essere felice fermandomi, e sarà quello il vero grande e unico cambiamento della mia vita. Nutro non pochi dubbi al riguardo. L'unica cosa che so è che quel giorno non è sicuramente adesso, e preferisco continuare a tenere i piedi fuori dalla porta, pronti per la prossima partenza.

 

 

Le vostre due risposte sono state tra le più belle che abbia letto negli ultimi tempi. Ho ancora 18 anni, quindi per me le possibilità di viaggiare, spostarmi, cambiare città e incontrare nuove persone e nuovi mondi sono molto poche. Ma ciononostante, sono molte le cose che cambio ogni giorno, anche impercettibilmente, anche cose del tutto insignificanti. Un po' di tempo fa, una mia amica mi chiese perché la mia camera fosse così "artisticamente disordinata", come ha detto lei, con vestiti un po' da tutte le parti, foto e immagini che pendono dalle pareti, mezzo staccate, il colore date a getti sui muri, libri che coprono metà delle superfici libere, fogli e scartafacci da tutte le parti... Ci ho pensato un po' e le ho risposto che quel disordine esteriore garantiva la mia stabilità interiore, faceva sì che il mio bisogno di mutamento si esprimesse in qualche modo, e quindi lasciavo che le foto si staccassero e i vestiti penzolassero qua e là. Poi, riesco difficilmente a seguire un'unica strada, un'unica passione o idea. Le ho sempre viste tutte come fuochi che bruciano troppo rapidamente, e quando mi accorgo che la fiamma s'è spenta, ed è rimasta cenere grigia, allora raccolgo nuovi ceppi e si creano nuovi fuochi. Anche quelli, però, sono in fondo già cenere.

Chissà perché. Forse il cambiamento a cui pensavo quando ho scritto quel post era un po' come la ricerca dei ceppi definitivi, come se quelle fiamme avessero illuminato un po' la stanza, ma ora vedessi che è nera, che ho bisogno di qualcosa di più, di una candela che non si sciolga fra le mie mani, troppo rapidamente, non appena accesa. Penso che mi riferissi al mio bisogno di affrontare le cose che non ho affrontato finora, ignorandole perché al buio o perché nascoste. 

Ho trascorso mesi di completa immobilità, sono stai i peggiori di tutta la mia vita, ma mi hanno fatto vedere in profondità, sebbene mai abbastanza, quanto tutti i miei movimenti fossero stati scomposti temporanei inutili, e destinati a portare proprio a quell'inazione.

Ora non so, è troppo presto anche solo per esprimere un pensiero propositivo di qualsiasi sorta.

Ma come ho detto, le vostre risposte mi sono piaciute molto, e mi hanno fatto riflettere. Grazie.

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