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Omosessualità e effemminatezza


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Esistono studi scientifici, dei quali ad onor del vero non è stata mai comprovata la veridicità, di una possibile correlazione statisticamente significativa tra le dimensioni medie dei corpi mammillari e della corteccia amigdaloidea e la propensione ad assumere un comportamento tipicamente femminile, o femmineo per meglio dire. L'estensione di queste strutture anatomiche, previo riscontro autoptico, pare essere leggermente inferiore nei soggetti omosessuali maschili rispetto agli eterosessuali, e questo spiegherebbe in parte la minor accentuazione del carattere mascolino nei gay, in quanto sia i corpi mammillari che il nucleo amigdaloideo sono strettamente coinvolti nella definizione del comportamento e dello stato emotivo (una loro ipertrofia si associa ad atteggiamenti di dominanza, di aggressività marcata e rabbia). Probabilmente, se la teoria dovesse poi trovare una conferma, non è la sola base genetica interindividuale a determinare queste differenze. Esistono processi complessi di maturazione e modificazione epigenetica che si instaurano durante la crescita, a livello encefalico. Questo consente di non escludere a priori da un punto di vista scientifico quella che potrebbe essere l'influenza dell'ambiente sociale in cui l'individuo cresce nella determinazione fenotipica dei caratteri 'tipicamente' omosessuali. In breve, potrebbe trattarsi di una prova ulteriore che spesso non si nasce omosessuali, ma lo si diventa in seguito.

E' interessante citare anche ciò che diceva Almadel circa i livelli aumentati di testosterone nei gay: l'effetto dell'ormone tuttavia, al contrario di quel che potrebbe sembrare, a livello cerebrale si esplica nella maniera opposta. Un eccesso di testosterone in sede intratecale (forse per un meccanismo di protezione, filogeneticamente piuttosto antico) viene convertito in estradiolo dall'aromatasi, enzima espresso diffusamente a livello delle cellule gliali. L'estradiolo è un ormone estrogeno, e come tale contribuisce all'espressione comportamentale in senso femminile.

Edited by storch910

Io ricordo uno studio svedese in cui sarebbe risultato che

il cervello dei gay e delle lesbiche sarebbe più simile a quello

delle donne quanto a risposta emotiva ed altri studi simili

in cui non entra in discussione la struttura anatomica ma l'uso

del cervello.

 

Questi sono gli studi più recenti...a me noti, mentre l'esistenza

di un cervello gay credo sia stata radicalmente smentita.

 

Ovviamente dire che un gay o una lesbica ha degli schemi

di risposta alla minaccia più simili a quelli di una donna che

a quelli di un uomo...è abbastanza poco significativo, nel senso

che è abbastanza ovvio in una società maschilista e eterosessista.

sarebbe ragionevolmente un mero risultato ambientale 

 

Ad ogni modo non avrebbe molto a che fare con l'effeminatezza

che in quanto tale espone il soggetto ad un pericolo

Io ricordo uno studio svedese in cui sarebbe risultato che

il cervello dei gay e delle lesbiche sarebbe più simile a quello

delle donne quanto a risposta emotiva ed altri studi simili

in cui non entra in discussione la struttura anatomica ma l'uso

del cervello.

 

Questi sono gli studi più recenti...a me noti, mentre l'esistenza

di un cervello gay credo sia stata radicalmente smentita.

 

Ovviamente dire che un gay o una lesbica ha degli schemi

di risposta alla minaccia più simili a quelli di una donna che

a quelli di un uomo...è abbastanza poco significativo, nel senso

che è abbastanza ovvio in una società maschilista e eterosessista.

sarebbe ragionevolmente un mero risultato ambientale 

 

Ad ogni modo non avrebbe molto a che fare con l'effeminatezza

che in quanto tale espone il soggetto ad un pericolo

Hinzelmann, io non mi riferivo ad un possibile atteggiamento di disagio o paura che potrebbe scaturire nel soggetto omosessuale nel confronto con una società sessista e omofoba. Il mio discorso (se è a quello che ti riferivi) era più volto a sottolineare quanto le esperienze di vita vissuta, episodi specifici nella crescita (quindi non eventi spiacevoli o disagevoli a prescindere) possano influenzare il carattere e finanche l'orientamento sessuale di una persona (un bambino adottato da una coppia gay percepirà fin da subito l'omosessualità in una maniera molto diversa, così come il ragazzino che studia in Svezia,dove già alle elementari l'omo e l'eterossesualità vengono poste sullo stesso piano, svilupperà una concezione della questione radicalmente differente da uno studente di una scuola coranica, ad esempio). E' ovvio che con questo non voglio dire che l'ambiente in cui una persona cresce sia l'unico determinante dello stato emotivo o comportamentale, sarebbe alquanto riduttivo. Tuttavia, potrebbe contribuire a delineare meglio personalità che, da un punto di vista della predisposizione a tali comportamenti, risultano in bilico, o comunque incerte nel manifestarsi.

 

Non sono convinto di un gene gay anche perché non è mai stato trovato. Non escludo la possibilità che esista, ma secondo me l'omosessualità è un orientamento innato determinato da una combinazione epigenetica.

.

Non avevo letto la risposta. Mi trovo assolutamente in accordo con quanto dici.

Edited by storch910

Appunto lo studio svedese registrerebbe un 

effetto dell'omosessualità e non la causa, cito

dal link

 

"Il cervello è plastico. Cambia a seconda di ciò che facciamo. Un musicista è diverso da un architetto. E

uno studio sui tassisti di Londra ha dimostrato che le capacità straordinarie di orientamento generano un

ippocampo più grande del normale. In un violinista l'asimmetria fra i due emisferi del cervello è accentuata,

la corteccia motoria si modifica grazie alla pratica costante e la rappresentazione della mano a livello dei

neuroni è più grande e ricca della media". 

Colpito. 

Mentre accetto la mia omosessualità e non vedo l'ora di vivermela appieno, non sopporto la mia effeminatezza e conto di sopprimerla o comunque addestrarla al più presto.

Infatti, in questo gioco socio genetico della formazione dell'individuo è poco ciò che si sceglie consapevolmente, almeno fino ad un certo punto.

In me fin da bambino di tre quattro anni erano visibili qualità e scelte che propendevano per ciò che è , secondo i poveri canoni sociali, prerogativa femminile.

Poi l'ambiente in cui sono cresciuto ha fatto il resto; Spesso nelle situazioni dove si ritrovavano gruppi di maschi e a fianco gruppi di femmine, io ero lì, tra le donne, tra lo star con mio padre o mia madre , stavo con lei, e spesso giocavo con le mie cugine e le loro bambole...

Verso i dieci anni è iniziata la mia tragedia, gruppi di ragazzini a urlarmi Femminuccia da gli angoli della strada, mi gridavano anche Dritto! (che in effetti potrebbe essere preso come un complimento: camminavo con perfetto portamento)

Li ho sempre ignorati, è un dolore che ho portato dentro...ma sempre, anche da parte dei maschi che mi hanno rispettato, ho vissuto la distanza: io stavo più a mio aglio con le donne.

Così ad un certo punto ho creduto che a farmi diventare o credere di essere gay è stato l'ambiente attorno a me, che non mi ha mai creduto un etero-gentile...

Forse ch'io sia un etero gentile è quello che sperano alcuni miei familiari del secolo scorso scorso, tipo mia zia o mio padre, ché loro non vogliono proprio figurarsi altro che un bel matrimonio.

Io , con la mia voce che detesto, perchè non ne ho consapevolezza e perchè adoro le voci morbide e basse , ma soprattutto perchè odio non averne il controllo, ho cercato tutta la vita di capire come fare a setacciare e selezionare di me ciò che realmente sono. ma so che questo lo dirà solo l'intera vita col suo infinito processo d'individuazione.

Per anni, in angoli privatissimi del mio cervello, ho coltivato il sogno di una possibile transessualità ,questo è il più bel epilogo di una frustrata effeminatezza, ma oggi so che non è quel che vorrei, invece vorrei essere me, gay, senza reprimere le mie energie femminili, ma allo stesso tempo coltivando e mettendo in campo tutte le energie maschili, riequilibrandomi, laddove possibile con la volontà, lasciando un margine molto breve al caso e agli eventi, oggi so quel che mi piace.

Ancora, scusate se sono sempre invadente nelle mie riflessioni, vorrei dire una cosa d'altro sull'effeminatezza: Ho potuto solo da poco sfatare la credenza che solo il gay è effeminato e solo l'effeminato è gay....! è sì, sono stato un po' fuori dal mondo.... E pure negli anni in cui ho vissuto a bologna non mi sono accostato all'ambiente gay (mentre un mio amico sì,eccome, risolvendosi alla grande) ,  io non l'ho fatto perché avevo paura, perché non ero pronto, ma soprattutto perché avevo questa imbecille idea che quel mondo era univoco e ripiegato in se stesso, non nutriva altrimenti ma nutriva se stesso. E ci vedevo solo una specie di esasperazione del femmineo maschio gay, che avrebbe potuto solo rendermi più debole nell'affrontare il mondo.

Oggi che ho patito tanto, posso sorridere o rattristarmi ma in generale non formulo un giudizio definitivo, e a momento debito sarò davvero sereno nel frequentare CHIUNQUE, che è quel che m'interessa raggiungere... 

La mia femminilità me la studio bene,prima che s'impossessi in toto di me, forse qualcuno la troverà un'operazione un po' balorda, e non priva di tristezza, ma io cerco solo il giusto equilibrio tra maschile e femminile, non voglio subirlo ma crearlo in me secondo il mio piacere.

unmondomigliore

Colpito. 

Mentre accetto la mia omosessualità e non vedo l'ora di vivermela appieno, non sopporto la mia effeminatezza e conto di sopprimerla o comunque addestrarla al più presto.

Infatti, in questo gioco socio genetico della formazione dell'individuo è poco ciò che si sceglie consapevolmente, almeno fino ad un certo punto.

In me fin da bambino di tre quattro anni erano visibili qualità e scelte che propendevano per ciò che è , secondo i poveri canoni sociali, prerogativa femminile.

Poi l'ambiente in cui sono cresciuto ha fatto il resto; Spesso nelle situazioni dove si ritrovavano gruppi di maschi e a fianco gruppi di femmine, io ero lì, tra le donne, tra lo star con mio padre o mia madre , stavo con lei, e spesso giocavo con le mie cugine e le loro bambole...

Verso i dieci anni è iniziata la mia tragedia, gruppi di ragazzini a urlarmi Femminuccia da gli angoli della strada, mi gridavano anche Dritto! (che in effetti potrebbe essere preso come un complimento: camminavo con perfetto portamento)

Li ho sempre ignorati, è un dolore che ho portato dentro...ma sempre, anche da parte dei maschi che mi hanno rispettato, ho vissuto la distanza: io stavo più a mio aglio con le donne.

Così ad un certo punto ho creduto che a farmi diventare o credere di essere gay è stato l'ambiente attorno a me, che non mi ha mai creduto un etero-gentile...

Forse ch'io sia un etero gentile è quello che sperano alcuni miei familiari del secolo scorso scorso, tipo mia zia o mio padre, ché loro non vogliono proprio figurarsi altro che un bel matrimonio.

Io , con la mia voce che detesto, perchè non ne ho consapevolezza e perchè adoro le voci morbide e basse , ma soprattutto perchè odio non averne il controllo, ho cercato tutta la vita di capire come fare a setacciare e selezionare di me ciò che realmente sono. ma so che questo lo dirà solo l'intera vita col suo infinito processo d'individuazione.

Per anni, in angoli privatissimi del mio cervello, ho coltivato il sogno di una possibile transessualità ,questo è il più bel epilogo di una frustrata effeminatezza, ma oggi so che non è quel che vorrei, invece vorrei essere me, gay, senza reprimere le mie energie femminili, ma allo stesso tempo coltivando e mettendo in campo tutte le energie maschili, riequilibrandomi, laddove possibile con la volontà, lasciando un margine molto breve al caso e agli eventi, oggi so quel che mi piace.

Ancora, scusate se sono sempre invadente nelle mie riflessioni, vorrei dire una cosa d'altro sull'effeminatezza: Ho potuto solo da poco sfatare la credenza che solo il gay è effeminato e solo l'effeminato è gay....! è sì, sono stato un po' fuori dal mondo.... E pure negli anni in cui ho vissuto a bologna non mi sono accostato all'ambiente gay (mentre un mio amico sì,eccome, risolvendosi alla grande) ,  io non l'ho fatto perché avevo paura, perché non ero pronto, ma soprattutto perché avevo questa imbecille idea che quel mondo era univoco e ripiegato in se stesso, non nutriva altrimenti ma nutriva se stesso. E ci vedevo solo una specie di esasperazione del femmineo maschio gay, che avrebbe potuto solo rendermi più debole nell'affrontare il mondo.

Oggi che ho patito tanto, posso sorridere o rattristarmi ma in generale non formulo un giudizio definitivo, e a momento debito sarò davvero sereno nel frequentare CHIUNQUE, che è quel che m'interessa raggiungere... 

La mia femminilità me la studio bene,prima che s'impossessi in toto di me, forse qualcuno la troverà un'operazione un po' balorda, e non priva di tristezza, ma io cerco solo il giusto equilibrio tra maschile e femminile, non voglio subirlo ma crearlo in me secondo il mio piacere.

senza offesa, ma ciò che scrivi è davvero assurdo!

 

non si può diventare gay!! L'ambiente non c'entra un emerito cavolo! Tu puoi crescere a Genova, Pisa, in Africa, in America, ma se sei gay lo sarai sempre!! Il fatto che avessi una propensione per i giochi femminili da piccolo non è la causa della tua omosessualità, bensì la conseguenza. Questa è la tua natura, la tua inclinazione naturale e non c'è nulla di male. L'effeminatezza è solo uno dei tanti aspetti, insieme all'omosessualità, della tua natura e nessuno ti deve far sentire inferiore o inutile. Spesso i maschi che urlano ''femminuccia'' per prendere in giro, sono loro stessi delle femminucce con il pannolone attaccato sulle brache, pronti ad assalire in gruppo, ma senza le palle di farlo quando sono soli.

Non tentare di sopprimere nulla che ti appartiene, perché equivale a sopprimere la tua natura.

Fregatene del giudizio altrui e vivi la tua sessualità senza condizionamenti sociali, senza avere paura. Lo so che è difficile da fare e facile da pensare, lo so perché lo vivo io stesso sulla mia pelle, ma questo è il consiglio che mi sento di darti dopo aver letto il tuo messaggio.

Esistono studi scientifici, dei quali ad onor del vero non è stata mai comprovata la veridicità, di una possibile correlazione statisticamente significativa tra le dimensioni medie dei corpi mammillari e della corteccia amigdaloidea e la propensione ad assumere un comportamento tipicamente femminile, o femmineo per meglio dire. L'estensione di queste strutture anatomiche, previo riscontro autoptico, pare essere leggermente inferiore nei soggetti omosessuali maschili rispetto agli eterosessuali, e questo spiegherebbe in parte la minor accentuazione del carattere mascolino nei gay, in quanto sia i corpi mammillari che il nucleo amigdaloideo sono strettamente coinvolti nella definizione del comportamento e dello stato emotivo (una loro ipertrofia si associa ad atteggiamenti di dominanza, di aggressività marcata e rabbia). Probabilmente, se la teoria dovesse poi trovare una conferma, non è la sola base genetica interindividuale a determinare queste differenze. Esistono processi complessi di maturazione e modificazione epigenetica che si instaurano durante la crescita, a livello encefalico. Questo consente di non escludere a priori da un punto di vista scientifico quella che potrebbe essere l'influenza dell'ambiente sociale in cui l'individuo cresce nella determinazione fenotipica dei caratteri 'tipicamente' omosessuali. In breve, potrebbe trattarsi di una prova ulteriore che spesso non si nasce omosessuali, ma lo si diventa in seguito.

 

Non ho capito bene la frase evidenziata. Se è vero che fattori presenti durante la crescita potrebbero portare ad una minore, rispetto alla media, estensione di queste strutture anatomiche cerebrali, e quindi all'assunzione di atteggiamenti, per così dire, femminei, cosa c'entra tutto ciò con la teoria per cui potrebbe essere che non si nasca omosessuali ma lo si diventi? Fino ad adesso si sa che l'atteggiamento che si assume non è collegato all'orientamento sessuale. Più che altro, se davvero effeminati ci si diventa, sarei curioso di sapere PERCHE' sono principalmente i gay a diventarlo (ovviamente faccio riferimento ad una valutazione strettamente personale e non statistica). 

Edited by Luca1919

se posso chiedere: come hai intenzione di sopprimerla ?

ho dovuto imparare molto bene a reprimere le manifestazioni poco "accettabili" dall'ambiente esterno. E' infelice lo so, ma succede, con l'osservazione su se stessi e sugli altri; Sopprimerla è la parola sbagliata, e forse è proprio questo tentativo di soppressione ad avermi reso così solo e infelice nella vita. Ma Io , < ho cercato tutta la vita di capire come fare a setacciare e selezionare di me ciò che realmente sono. ma so che questo lo dirà solo l'intera vita col suo infinito processo d'individuazione.>  Cerco di equilibrarmi, non so come.

In effetti concordo appieno

senza offesa, ma ciò che scrivi è davvero assurdo!

 

 

è davvero assurdo

@agam

 

io personalmente ti consiglio: lascia l'ambiente dove sei ora. trasferisciti e ricomincia a vivere vivendo te stesso come sei realmente.

 

non ti fa bene sopprimere o offuscare una parte di te a alla fine pagherai questa cosa con la tua salute.

 

per questo secondo me: ricomincia a vivere te stesso da un'altra parte.

Ancora se ne parla?

Invito chi ancora nutrisse dubbi in merito a porsi la domanda inversa: eterosessualità e virilità, sono elementi che coincidono sempre?

Un uomo virile è un uomo categoricamente etero?

 

Direi anche di no, e la risposta è valida anche per la domanda posta nel topic.

Un mio caro amico, etero, è il ragazzo più effeminato che conosca. 

Edited by Laen

Colpito. 

Mentre accetto la mia omosessualità e non vedo l'ora di vivermela appieno, non sopporto la mia effeminatezza e conto di sopprimerla o comunque addestrarla al più presto.

correggiti, mentre impari ad accettare te stesso, perchè l'omosessualità ed effeminatezza... sono caratteri che non hanno nessuna connotazione negativa, sono variabili di una persona che non peserebbero affatto se quella persona avesse al centro del cuore del proprio essere una "normale" autostima. Il problema sono le umiliazioni, le ferite, che ci portiamo dentro e che gli altri ci hanno provocato. Come diceva Luca, è la tua natura innata che si è scontrata con la durezza della realtà.

Non si può scindere la sessualità dalla personalità

La sessualità è un elemento della personalità, uno

fra più elementi che concorrono a definirla.

 

E' chiaro che una cosa è l'orientamento sessuale ed

altra cosa sono i ruoli di genere maschile e femminile

ciò che noi gay dovremmo dire è che possono esistere

modi diversi di essere maschili

 

La cosa più sbagliata che un giovane gay effeminato può

fare è non sfruttare l'unico vantaggio che l'effeminatezza

gli dà: tutti già lo prendono in giro....tanto vale esplorare

tutti gli aspetti sociali e sessuali della vita gay.

 

L'altro aspetto che dovrebbe essere coltivato è l'apprezzamento

per la diversità, l'anticonformismo...visto che la stigmatizzazione

del diverso serve ad alimentare paura e conformismo

 

A queste due condizioni l'effeminatezza può rendere un gay

più libero di altri gay, che con paura e conformismo possono

convivere....volendo per tutta la vita.

 

Se si subisce una "persecuzione", una "stigmatizzazione" il

proprio equilibrio può solo essere trovato dopo che a queste

due reazioni sociali, ci si è ribellati.

Non ho capito bene la frase evidenziata. Se è vero che fattori presenti durante la crescita potrebbero portare ad una minore, rispetto alla media, estensione di queste strutture anatomiche cerebrali, e quindi all'assunzione di atteggiamenti, per così dire, femminei, cosa c'entra tutto ciò con la teoria per cui potrebbe essere che non si nasca omosessuali ma lo si diventi? Fino ad adesso si sa che l'atteggiamento che si assume non è collegato all'orientamento sessuale. Più che altro, se davvero effeminati ci si diventa, sarei curioso di sapere PERCHE' sono principalmente i gay a diventarlo (ovviamente faccio riferimento ad una valutazione strettamente personale e non statistica). 

 

E' ovvio che non esiste un collegamento lapalissiano tra gli atteggiamenti che si adottano e il proprio orientamente sessuale (un etero può essere a volte più effeminato di un gay, anche se si tratta nella maggior parte dei casi di eccezioni). E' difficile dire, sempre facendo riferimento a questi studi (peraltro pubblicati su eminenti riviste scientifiche, invito a leggere l'edizione di marzo di due anni fa del Journal of Neurophysiology per trovarne conferma) se sia una questione prettamente congenita oppure una modificazione epigenetica successiva, un rimodellamento delle reti neurali, a causare la riduzione nell'individuo adulto omosessuale, delle strutture neuroanatomiche precedentemente citate. Ad oggi, tende a prevalere la seconda versione, e poichè le modificazioni epigenetiche nei processi di accrescimento sono, come noto, strettamente influenzate dall'interazione genotipo-ambiente (in ambito neurologico è fondamentale nella crescita la prevalenza di specifici neurotrasmettitori in alcune aree del cervello, dettata in massima parte dai comportamenti assunti dall'individuo), mi sembra corretto dire che sia plausibile, in alcuni casi, un condizionamento esterno nella genesi del proprio patrimonio emotivo-affettivo. Per quanto riguarda la seconda domanda, le aree coinvolte nella determinazione dell'orientamento sessuale a livello encefalico sono le stesse che determinano le caratteristiche caratteriali dell'individuo: è altamente probabile quindi che nei gay vi sia un'influenza reciproca dei due aspetti. In ogni caso, e questo vale come chiarimento, lungi da me di voler analizzare la questione sotto un profilo che esuli da quello scientifico-funzionale (potrebbe sembrare che nei miei interventi l'omosessualità abbia un che di sindromico o patologico, ma non era assolutamente questa la mia intenzione). Volevo solo tentare di arricchire, senza alcun tono polemico, la discussione con aspetti che sono recentemente emersi nell'ambito della ricerca neurofisiologica, nulla di più.

Edited by storch910

@agam

 

io personalmente ti consiglio: lascia l'ambiente dove sei ora. trasferisciti e ricomincia a vivere vivendo te stesso come sei realmente.

 

non ti fa bene sopprimere o offuscare una parte di te a alla fine pagherai questa cosa con la tua salute.

 

per questo secondo me: ricomincia a vivere te stesso da un'altra parte.

grazie hai ragione ma ho già provato a farlo ed ora come ora sono in una situazione in cui non sarei in grado di farcela, ovunque. ma lo farò, quando sarò più stabile , allora credo che andrò a roma , anche se il posto che sogno è la germania... Ma la cosa più bella sarà certamente riuscire a star bene qui , e nel mio cuore,

 

 


La cosa più sbagliata che un giovane gay effeminato può
fare è non sfruttare l'unico vantaggio che l'effeminatezza
gli dà: tutti già lo prendono in giro....tanto vale esplorare
tutti gli aspetti sociali e sessuali della vita gay.

come dimmi come hinzelmann

Però mi viene da chiedere un'altra cosa ancora, secondo voi ad esempio è possibile curare un 'indesiderata femminilità con ormoni??

Ad esempio, se potessero darmi degli ormoni per avere una voce più bassa, o per farmi diventare un po' più robusto, e meno emotivo...

Infondo ragazzi e ragazze che scelgono di cambiare sesso fanno anche questi tipi di cure..

Pensate che potrei chiedere a un endocrinologo ? O meglio Babbo Natale??

come dimmi come hinzelmann

 

 

Prima del "come" conta il "perchè"

 

Ed è esattamente il contrario di ciò che tu hai pensato, nel momento in cui

hai deciso di agire contro il tuo interesse a Bologna

 

Tu hai pensato da omofobo ed hai pensato che frequentando i gay saresti diventato

più debole ed effeminato.

 

Se l'identità di genere ha una sua componente psico-sociale, hai bisogno di

una interazione sociale in cui tu non venga discriminato e condannato ed in primo

luogo ciò è avvenuto per colpa degli eterosessuali.

 

Solo in questo modo puoi capire in quale misura il tuo modo di apparire

costituisca l'espressione di qualcosa di interiore, che non sia la mera paura

indotta dal disvalore che gli viene attribuito dalla percezione di altri.

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