Ilromantico Posted December 11, 2013 Share Posted December 11, 2013 Qualche giorno fa sono stato a un grande evento teatrale e da lì sono partite le mie ennesime riflessioni. Anni fa pensavo che in Spagna i gay avessero un certo vantaggio sul tempo visto che qui certe situazioni sono state superate da tempo, eppure pare che nonostante il vantaggio le differenze con i gay internazionali(nostri connazionali inclusi) vadano ad appiattirsi. Se questo è un notevole dato positivo per gli 'svantaggiati' non lo è per chi aveva un certo vantaggio e si è in un certo senso 'arenato' e dorme sugli allori. Questo evento era sponsorizzato da un'impresa gay che si è preoccupata di invitare vip e personaggi. Nulla da dire sull'evento in sé (una specie di teatro alla Pippo Franco), ciò che mi ha lasciato perplesso è stata la parte successiva dove si celebrava l'impresa e il mondo gay. Il classico: un paio di cantanti con canzoni dance, gogo-dancers vestiti con gonnelline, un paio di trans/cabarettiste vestite alla lady gaga e un paio di sketch a favore del matrimonio gay e derisione di politici omofobi, il fashion e il glamour del mondo gay e poi basta... Sì lo so in fondo era uno spettacolo e va bene così. E sarà pure vero che anni fa lo si poteva con più novità e positività, ma rivedere più o meno le stesse cose e trattare gli stessi temi sempre con lo stesso stile (superficialità?Ironia?) mi ha dato troppo la sensazione che la comunità non vuole evolversi o non sa come farlo. Comprendo benissimo che uno spettacolo per quanto rivendicativo non può essere essere serio e noioso, ma spendere qualche parola sul "reale" (leggasi Russia, associazionismo, figli, omofobia, bullismo) anche solo 2 minuti, non sarebbe costato assolutamente nulla e avrebbe dato la sensazione di essere anche seri e non sempre e solo autoironici. Perché il ruolo delle trans dev'essere sempre goliardico?Non possono mettere anche le altre trans? L'attrazione sessuale dev'essere rappresentata davvero dai soliti gogo-dancers 'autoironici' che di sexy non hanno nulla? Intervengono solo trans e donne etero nei discorsi è così difficile far parlare i maschi etero o gli stessi gay? I temi devono essere sempre relativi a serate o auto-referenziali al mondo gay (così com'è ora)? Così difficile è andare avanti e rendersi conto che c'è ancora TANTISSIMO da fare? Non so se io sia riuscito a spiegarmi bene, ma ho avuto come la sensazione che si trattasse della solita 'minestra riscaldata' e che nell'ambiente comunque piaccia essere 'elitari'. La mia riflessione e rabbia è stata poi quella di pensare che in fondo la comunità gay è "ostaggio" e succube di ciò che organizzano i locali o le imprese gay(lobby?) che comunque puntano a vendere i loro 'prodotti' (la trans cabarettista per vederla ai locali o i gogò per organizzare addii al celibato/nubilato) e sono loro stesse vittime di un modo vecchio e limitante di vedere i differenti orientamenti sessuali. E' anche vero che le colpa principale è anche degli stessi gay che per poca organizzazione e svogliatezza non si mobilitano per i fatti loro e lasciano per comodità che la cultura e lo scenario gay lo creino esclusivamente le organizzazioni, i locali e/o le imprese. Non voglio demonizzare eccessivamente quest'ultime perché comunque hanno apportato tanto e sono state essenziali solo che mi chiedo se questo è tutto ciò che riescono ad offrire perché in tal caso siamo nel bel mezzo di un terribile punto morto... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Lavipera Posted December 11, 2013 Share Posted December 11, 2013 Il punto morto in questo clima post-guerra è come arrivare a fine mese/settimana o mettere un piatto sulla tavola, altro che autorefenzialismi checco-chic! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ilromantico Posted December 11, 2013 Author Share Posted December 11, 2013 Io qua di checco ci vedo solo la tua scheccata fuoriluogo. Se non hai nulla da dire non intervenire, non è il topic di "come arrivare a fine mese". Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
unmondomigliore Posted December 11, 2013 Share Posted December 11, 2013 beh io fosse per me organizzerei una manifestazione seria, non un pride finalizzato al divertimento. Vorrei esporre cartelloni tipo ''Combattiamo il bullismo omofobo'' ''La propaganda gay non esiste visto che l'omosessualità non è una moda che si diffonde'' ''l'omosessualità non è una perversione, l'ossessione verso chi ha un orientamento sessuale diverso lo è'' ''i bambini vanno tutelati, nel senso che vanno educati al rispetto verso gli altri, non alla repressione e all'intolleranza''. il problema è che se mi mettessi a fare questi discorsi anche con gente di tutti i giorni, non mi prenderebbero sul serio. Penso che sgranerebbero gli occhi e alla sola parola omosessualità si metterebbero a ridere. Perciò alla fine ho deciso che anch'io mi devo prendere in giro da solo, tanto non ci sono altri modi. Se la prendo seriamente, finisco solo per fallire e rimanerci di merda. L'unica soluzione è ridere di se stessi e far capire che del giudizio altrui non te ne frega un cazzo. E' per questo che esistono i gay pride : noi ci divertiamo, voi spendete tempo della vostra vita (irrecuperabile) a odiare gente che è felice e non vi ha fatto niente. E' questo il messaggio che mandano. Tu pensi che se l'organizzazione avesse un tono serio, molte persone si unirebbero? Alla gente non gliene frega letteralmente niente. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ilromantico Posted December 12, 2013 Author Share Posted December 12, 2013 Stiamo andando fuori binario, la riflessione non riguarda i Pride o il modo di manifestarsi bensì il "tea party" gay e le ambizioni e concezioni che vi sono nell'ambiente gay da parte degli stessi gay. Ci si può logicamente dissociare o pensare che sia una cosa meramente relegata a certi eventi o a un certo ambiente, ma alla fine dei giochi sono loro che materialmente gestiscono tutto ed essendo un ambiente piccolo è tutto alquanto rappresentativo. Non è come andare alla prima della Scala, dove all'evento va solo un certo tipo di pubblico (poco rappresentativo della maggioranza etero), essendo un'ambiente "piccolo" un evento gay riunisce molti personaggi chiave dell'ambiente gay, ma sono anche eventi dove partecipano molti gay "comuni" visto che giocoforza il giro di conoscenze è facilitato dall'ambiente e non ci sono barriere sociali strette quanto quelle degli etero. Questo per dire che il campione in sala era abbastanza rappresentativo della realtà attiva gay. Ovviamente rappresentare non fa rima con reale e probabilmente vi saranno molti più gay che la pensano in modo più evoluto su certi temi, ma il problema è che non partecipano attivamente ed le decisioni e le strade da intraprendere vengono 'suggerite' di fatto dagli impresari e dalle associazioni. Se in passato sono state abbastanza valide (la provocazione, l'autoironia ed il resto avevano un senso anni fa ed erano armi 'fresche' in un clima super-ostile) ai giorni nostri le trovo totalmente autoreferenziali ed incapaci di guardare oltre. Tu pensi che se l'organizzazione avesse un tono serio, molte persone si unirebbero? Alla gente non gliene frega letteralmente niente Io sinceramente NON vedo il problema. Capisco che l'atmosfera non può essere da sciopero sindacale, ma serio non fa rima con noioso. Ci sono mille modi per rendere appassionante un argomento serio, il problema è capire se i toni seri sono voluti noiosi da certi per giustificare l'efficacia dell'autoironia che diverte e "interessa" a tutti. Le cose serie possono essere dette con grinta ed energia, basterebbe mettere qualcuno con un po' di carisma, ma soprattutto rendere partecipe la gente con semplici cose. A me viene l'esempio banale di una "We will rock you" marciando, con frasi e cartelloni grintosi mentre tutti compatti alzano i pugni e battono le mani. Insomma si potrebbe pure cominciare da cose così semplici, scegliendo canzoni con messaggi più grintosi e soprattutto mostrando compattezza. Non so come spiegarlo, ma direi che è un'idea simile alle canzoni solidarie. Se le fai lente e con testi profondi la gente si annoia, ma se ci metti un po' di rap, ritmo e/o una melodia catchy la gente presterà attenzione. Insomma basta davvero poco... Perciò alla fine ho deciso che anch'io mi devo prendere in giro da solo, tanto non ci sono altri modi. Se la prendo seriamente, finisco solo per fallire e rimanerci di merda.L'unica soluzione è ridere di se stessi e far capire che del giudizio altrui non te ne frega un cazzo. E' per questo che esistono i gay pride : noi ci divertiamo, voi spendete tempo della vostra vita (irrecuperabile) a odiare gente che è felice e non vi ha fatto niente. E' questo il messaggio che mandano. Sono solo io a vederci una sconfitta??? Parli con una persona che vive di autoironia, eppure non mi sognerei mai di prenderla con ironia se le persone non mi prendessero mai sul serio. Non si può passare una vita nell'indorare una pillola e crearsi un mondo a parte nell'autoironia perché così è più "facile". L'autoironia è una valida arma ed è stata fondamentale nel passato, ma ora non esistono ragioni oggettive per autolimitarsi nell'autoironia e non ambire al pacchetto completo che sì comprende anche essere rispettati, amati ed essere presi sul serio. Che poi è la critica fondamentale che ho rinnovato a chi gestisce di fatto l'ambiente gay. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
unmondomigliore Posted December 12, 2013 Share Posted December 12, 2013 (edited) Sono d'accordo....ma ti faccio notare anche una cosa... l'altro giorno una mia coetanea ha scritto su facebook ''le adozioni gay sono contro natura , la famiglia si sta sfaldando, dio ci ha creati uomini e donne'' e ha ricevuto oltre 120 mi piace dai suoi coetanei di 15/16 anni. E' vero, c'è qualcuno che ha avuto il coraggio di ribattere, ma è stato cacciato poi a pedate. Certamente ammiro il suo coraggio, ma in queste situazioni è meglio non intervenire : tanto gli omofobi se la pensano in un modo, non cambieranno, neanche se li metti di fronte alla verità. E la TV si prende gioco di questa situazione, fuorviando la gente, riempiendo gli omosessuali di stereotipi e di falsità. Io vorrei combattere per i diritti omosessuali, incluse le adozioni, ma trovo stupido farlo in un paese che è ancora largamente retrogrado. Preferisco non esprimermi apertamente davanti agli altri. Per fortuna ci sono paesi molto più civili e evoluti dove le battaglie per i diritti hanno portato a qualcosa. cmq capisco il tuo discorso Edited December 12, 2013 by unmondomigliore Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ilromantico Posted December 12, 2013 Author Share Posted December 12, 2013 Ah ma sei adolescente, quella purtroppo è un'età complicata per essere omosessuale e in genere per un sacco di cose. Suppongo tu non sia intervenuto anche per evitare sospetti, ad ogni modo con i cretini è inutile discutere. Più in là col tempo (quando sarai almeno dichiarato) ti invito a cambiar tattica e rispondere per le rime. Non c'è assolutamente ragione nel dargliela vinta e un omofobo è semplice da zittire. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
unmondomigliore Posted December 12, 2013 Share Posted December 12, 2013 cmq capisco il discorso che fai, non volevo andare fuori argomento! Purtroppo noto anch' io molta superficialità, come se alla gente non importasse un bel nulla di niente, eccetto che di divertirsi! non è così che si conquistano i diritti certamente... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
akinori Posted February 13, 2014 Share Posted February 13, 2014 E' anche vero che le colpa principale è anche degli stessi gay che per poca organizzazione e svogliatezza non si mobilitano per i fatti loro e lasciano per comodità che la cultura e lo scenario gay lo creino esclusivamente le organizzazioni, i locali e/o le imprese. Non voglio demonizzare eccessivamente quest'ultime perché comunque hanno apportato tanto e sono state essenziali solo che mi chiedo se questo è tutto ciò che riescono ad offrire perché in tal caso siamo nel bel mezzo di un terribile punto morto... Sono perfettamente d'accordo! Un'ennesima prova di quello che tu definisci "punto morto" e che io ho definito, nel thread sul pride 2014, vera e propria crisi dell'associazionismo gay tradizionale, è il fatto che la prossima manifestazione non sarà più nazionale. Rimando a quel thread per la discussione collaterale. Qui mi preme far notare che dalla crisi "culturale" non c'è, purtroppo, una via d'uscita. Posto che esista una cultura (o meglio, una subcultura) gay, questa subcultura si è costruita avendo come specchio distorto (ma funzionante) la società consumistica del tardo capitalismo. La quale propone sostanzialmente il gay non come possessore di una nuova identità sociale e politica, ma come consumatore. E consumatore di merci che hanno a che fare con la sessualità e il porno, o, in genere con l'edonismo. Il consumo "elitario" invece si è limitato alla moda, all'arte contemporanea, alla cinematografia, soprattutto di ghetto, e, nella migliore delle ipotesi, a quella che Busi definisce "gay fiction" Si paga l'errore storico di aver fondato l'identità sessuale sul principio del piacere e sulla cultura contemporanea, totalmente asservita alla realtà postindustriale e alla fruizione di un'"immaterialità debole". In entrambi i casi, si è fondata l'identità omosessuale su quella totale mercificazione, che ha avuto la sua apoteosi nel fallocentrismo. In questa prospettiva, la gaia umanità si riduce al pene dell'altro da sé da consumare, come una merce qualunque. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted February 13, 2014 Share Posted February 13, 2014 Posto che esista una cultura (o meglio, una subcultura) gay, questa subcultura si è costruita avendo come specchio distorto (ma funzionante) la società consumistica del tardo capitalismo. La quale propone sostanzialmente il gay non come possessore di una nuova identità sociale e politica, ma come consumatore. E consumatore di merci che hanno a che fare con la sessualità e il porno, o, in genere con l'edonismo. Il consumo "elitario" invece si è limitato alla moda, all'arte contemporanea, alla cinematografia, soprattutto di ghetto, e, nella migliore delle ipotesi, a quella che Busi definisce "gay fiction" Tralascio volutamente le tue ultime deliranti righe sul "pene dell'altro", ma io credo che il punto sia proprio che pochi pochissimi gay del terzo millennio sentono l'esigenza di dotarsi di un'identità sociale e politica che li definisca come gay. La mia riflessione e rabbia è stata poi quella di pensare che in fondo la comunità gay è "ostaggio" e succube di ciò che organizzano i locali o le imprese gay(lobby?) che comunque puntano a vendere i loro 'prodotti' (la trans cabarettista per vederla ai locali o i gogò per organizzare addii al celibato/nubilato) e sono loro stesse vittime di un modo vecchio e limitante di vedere i differenti orientamenti sessuali. Bah secondo me sei solo andato a vedere uno spettacolo di cattivo gusto La cosa ridicola è che, che ne so, anche quando d'estate fanno il Pride Village a Padova gran parte dei frequentanti se ne lamentano. La verità è che a tanti gay non piacciono affatto le cose "gay", e frequentano locali gay per integrare l'esigenza di conoscere potenziali partner -che difficilmente soddisfano frequentando altri luoghi di ritrovo-. Comunque, non ne farei natraggggedia. Al solito, se hai del tempo e degli amici con cui organizzare qualcosa da proporre ad altri, anche a livello associazionistico, un filo riesci a riaggiustare il tiro (sia chiaro, io non mi son mai speso molto al riguardo ma conosco persone che l'han fatto) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ilromantico Posted February 13, 2014 Author Share Posted February 13, 2014 Bah secondo me sei solo andato a vedere uno spettacolo di cattivo gusto La cosa ridicola è che, che ne so, anche quando d'estate fanno il Pride Village a Padova gran parte dei frequentanti se ne lamentano. La verità è che a tanti gay non piacciono affatto le cose "gay", e frequentano locali gay per integrare l'esigenza di conoscere potenziali partner -che difficilmente soddisfano frequentando altri luoghi di ritrovo-. Comunque, non ne farei natraggggedia. Al solito, se hai del tempo e degli amici con cui organizzare qualcosa da proporre ad altri, anche a livello associazionistico, un filo riesci a riaggiustare il tiro (sia chiaro, io non mi son mai speso molto al riguardo ma conosco persone che l'han fatto) Ehm, penso che non hai capito un tubo! Mi costringi a rispondere in modo altezzoso e superbo. Non che la cosa mi aggradi, ma certe castronerie innervosiscono. Non era mica uno spettacolino drag o una festa in una disco gay, ho specificato che si trattava di un grande evento dove c'era la creme de la creme dell'ambiente gay nazionale. Lo spettacolo NON era per nulla di cattivo gusto visto che era una commedia teatrale vera e propria che andava in funzione a prescindere dall'evento gay in sé. La comunità gay e l'azienda gay ha deciso di invitare i suoi ospiti a questa funzione a prezzo ridotto, ma solo la parte che veniva dopo lo spettacolo vero e proprio era farina del sacco dell'azienda/comunità. In parole povere io critico il dopo-spettacolo che hanno organizzato effettivamente loro. Non capisco cosa c'entri il Pride village, qui si parlava di un evento in cui c'erano i pezzi grossi della comunità Lgbt spagnola. Fosse stato organizzato da un'associazione o da un determinato gruppo gay me ne sarei fatto una ragione, ma non parliamo della sagra della salsiccia, parliamo di gente che di fatto ha il potere, la posizione e i soldi per decidere sopra la comunità e in che modo si debba rivendicare. Ovviamente non è raro che la gente si organizzi e proponga altre cose, ma se non sei tra i capi della "lobby gay" c'è ben poco da fare. Alla fine per cambiare le cose ci si dovrebbe buttare a tempo pieno sull'associazionismo e raggiungere un certo livello di potere, ma la gente c'ha pure da lavorare direi. La critica va quindi per chi dovrebbe fare i nostri interessi, sta in posizioni privilegiate, ma continua a interessarsi di autoalimentare i propri giri di affari per arricchirsi. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted February 14, 2014 Share Posted February 14, 2014 (edited) Non capisco cosa c'entri il Pride village, qui si parlava di un evento in cui c'erano i pezzi grossi della comunità Lgbt spagnola. Fosse stato organizzato da un'associazione o da un determinato gruppo gay me ne sarei fatto una ragione, ma non parliamo della sagra della salsiccia, parliamo di gente che di fatto ha il potere, la posizione e i soldi per decidere sopra la comunità e in che modo si debba rivendicare. Ovviamente non è raro che la gente si organizzi e proponga altre cose, ma se non sei tra i capi della "lobby gay" c'è ben poco da fare. Alla fine per cambiare le cose ci si dovrebbe buttare a tempo pieno sull'associazionismo e raggiungere un certo livello di potere, ma la gente c'ha pure da lavorare direi. La critica va quindi per chi dovrebbe fare i nostri interessi, sta in posizioni privilegiate, ma continua a interessarsi di autoalimentare i propri giri di affari per arricchirsi. Se ho parlato di cattivo gusto era perché tu facevi un'analogia con Pippo Franco... Comunque, se ho menzionato il Pride Village padovano è perché si tratta di una...come chiamarla...kermesse patrocinata, qui a Pd, anche da persone che stanno "in alto" nella comunità LGBT locale e nazionale (poi non conosco tutti i giochi della cricca perché non frequento molto...). Però vabbè, non ne so un cazzo della comunità gay spagnola, quindi forse non ho capito un tubo. Edited February 14, 2014 by schopy Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
akinori Posted February 14, 2014 Share Posted February 14, 2014 Tralascio volutamente le tue ultime deliranti righe sul "pene dell'altro", ma io credo che il punto sia proprio che pochi pochissimi gay del terzo millennio sentono l'esigenza di dotarsi di un'identità sociale e politica che li definisca come gay. Il "pene dell'altro" come oggetto dispotico (in realtà soggetto assoluto) del desiderio omosessuale, sui tre livelli del conscio, dell'inconscio e del subconscio, è proprio la conseguenza della mancanza di un'identità sociale e politica autentica, che non si fondi su una sessualità fallocentrica, ma la decostruisca. Sfortunatamente questo è un discorso troppo queer, per un gay, e mi rendo conto di toccare un nervetto scoperto... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted February 14, 2014 Share Posted February 14, 2014 Ma non tocchi nessun nervo scoperto, è solo che mi sembrano delle cavolate Io non ce l'ho una ricetta mia comunque...posso dire che quando intrattenevo delle relazioni cercavo un po' di modellarle sulla falsariga di quelle dei miei amici/amiche eterosessuali. Sbagliando, nel senso che raffrontavo certe dinamiche da coppia etero alla mia situazione e mettevo in pratica delle strategie inadatte. Poi da quando non sto più a Padova non frequento molti gay...solo conversazioni qui sul forum direi. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
akinori Posted February 15, 2014 Share Posted February 15, 2014 (edited) Veramente ho parlato di nervetto, non di nervo. Non ti montare la testa Che sarà mai ammettere la verità del fallocentrismo? Certo, puoi dirmi che Lacan è una cavolata, la teoria queer pure etc. E io potrei dire: essere gay è una cavolata! Ma che cavoli di discorsi sono? Poi scusa, che cavolo c'entra il tuo modello di coppia eteromimetico, magari con lui, poverino, forzatamente attivo (per puntellare la sua virilità eteromimetica) che volevi costringere alla passività (per puntellare la tua virilità eteromimetica), semel in anno...sono dinamiche risapute quanto negate! Qui si parlava di cultura, e precisamente dell'impossibilità dell'evoluzione della subcultura gay, perché nasce come una subcultura di consumo basata su un'identità polimerica. Edited February 15, 2014 by akinori Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted February 15, 2014 Share Posted February 15, 2014 Bah secondo me sei solo andato a vedere uno spettacolo di cattivo gusto La cosa ridicola è che, che ne so, anche quando d'estate fanno il Pride Village a Padova gran parte dei frequentanti se ne lamentano. La verità è che a tanti gay non piacciono affatto le cose "gay", e frequentano locali gay per integrare l'esigenza di conoscere potenziali partner -che difficilmente soddisfano frequentando altri luoghi di ritrovo-. Ad occhio è croce è andato a vedere uno spettacolo camp, se sia di buono o cattivo gusto non saprei dire perchè non conosco lo spettacolo, ma per quanto conosco gli interventi de il Romantico ho il sospetto che per lui qualunque manifestazione camp sia di cattivo gusto. kitsch Tralascerei il solito discorso trito e ritrito sul gay consumatore di merce, fruitore passivo di un mercato capitalistico etc. Non c'entra niente con la discussione: qui si critica il "camp" come manifestazione tipica della cultura gay ( soprattutto se parliamo di spettacolo : ma non è un prodotto o un genere quanto un approccio, una sensibilità ) La novità degli anni 2000, direi sia la definitiva affermazione del camp in ambito eterosessuale siamo partiti da una fruizione ristretta ad un pubblico elitario ( Warhol,il teatro etc ) siamo poi transitati in una fase in cui da pop (-art ) si è prodotta una pop (-culture ) prima la discoteca, e la musica, poi la moda etc. ed infine siamo approdati alle serie TV generaliste ( Glee American Horror Story etc se ne parlava altrove ) La capacità del camp di transitare attraverso vari generi e varie espressioni ( alte o basse ) gli deriva per l'appunto dall'essere un approccio-gay, una sensibilità-gay in senso soggettivo più che un prodotto in senso oggettivo. Con la progressiva emancipazione dei gay la sua fruizione da parte di un pubblico eterosessuale si è estesa e forse oggi possiamo dire che - negli USA non in Italia dove è una fruizione "velata" dalla censura e quindi "inconsapevole" - sia definitivamente affermata nella società. Il primo errore è ritenere che non vi sia stata una evoluzione: perchè c'è stata eccome il secondo errore è ritenere che sia qualcosa di autoreferenziale, nel momento in cui i fatti ci dicono si è imposto - nelle società evolute - agli eterosessuali il terzo errore è ritenere che sia una sub-cultura, laddove è una cultura a tutto tondo Ovviamente è ben possibile che la definitiva affermazione proponga una trasformazione ma non è facile immaginarla perchè - come abbiamo detto - è un approccio soggettivo, una sensibilità....non designa quindi un genere ben specifico Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted February 15, 2014 Share Posted February 15, 2014 (edited) Tralascerei il solito discorso trito e ritrito sul gay consumatore di merce, fruitore passivo di un mercato capitalistico etc. Non c'entra niente con la discussione: qui si critica il "camp" come manifestazione tipica della cultura gay ( soprattutto se parliamo di spettacolo : ma non è un prodotto o un genere quanto un approccio, una sensibilità ) Sì, ma secondo me ci sta che ci siano gay a cui il camp non piace per nulla..,.e che si lamentino se eventi gay "a vocazione maggioritaria" continuino a proporlo, come fa il romantico. Perché magari piacerebbe di più vedere una contaminazione dei generi, un po' di casino che non somigli alla "minestra riscaldata"...però non so. In un certo senso ho come l'impressione che il romantico creda che l'evoluzione della "cultura gay alta" debba passare attraverso il gay in giacca e cravatta...ma non parlerei di "comunità gay" in ostaggio ecco. Edited February 15, 2014 by schopy Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted February 15, 2014 Share Posted February 15, 2014 Ci sta che ad un gay il camp non piaccia ( anche se è difficile definirlo-delimitarlo in senso oggettivo per cui sarebbe meglio specificare quale ) La "solita minestra riscaldata" in generale non è - se si accetta l'idea che invece è evoluto fino ad approdare alle serie-tv contaminando altri generi ( l'horror-camp ne è un esempio ) Non credo che il Romantico desideri una contaminazione, credo lo vorrebbe proprio vedere scomparire...ma è legittimo pure questo. Considerandolo uno dei tanti retaggi negativi....della cd autoghettizzazione gay ( e qui bisogna vedere se si sfocia nel cupio dissolvi....dell'omosessualità per cui quanlunque cosa gay, se gay...non dovrebbe proprio esistere in quanto tale ) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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