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Omosessualità negli anni '50 e '60 in Italia (e non)?


unmondomigliore

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unmondomigliore

in Italia, prima della rivoluzione del '68, che instaurò un clima di tolleranza (ma che rimaneva comunque molto conservatore), i gay semplicemente erano nascosti, quindi per la gente comune era come se non esistessero. Quelli dichiarati non avevano vita semplice, guardasi Pier paolo pasolini, che non solo racconta di essere stato espulso dal suo partito politico, ma anche di essersi sentito sempre ostracizzato ed escluso nell'Italia postfascista anni '40 e '50, e quindi di aver condotto una vita molto triste e solitaria.

Anche la cinematografia anni '50 vietava l'argomento omosessualità, che era visto come un tabù, e i primi personaggi omosessuali comparvero nei film solo a partire dalla fine degli anni 60, in genere pieni di stereotipi e di macchiette (da qui poi l'idea che gli omosessuali sono tutti effeminati).

Inoltre nonostante l'associazione degli psichiatrici declassificò l'omosessualità dalla lista dei disordini nel 1974,in Italia la convinzione che si trattasse di una patologia o comunque di un disturbo rimasero fino agli anni 90. 

 

Quindi che vita poteva avere un gay negli anni 40 e 50 nell'Italia post fascista e post guerra? (non vi chiedo che vita potesse avere negli anni 10 e 20 perché la morale sessuale in italia era come quella vittoriana inglese dell'800 all'epoca).

Tenete conto che in quegli anni :

- non c'era un'associazione omofila (che nacque solo negli anni 70)

- non c'erano bar o punti di incontri a tematica omosessuale oppure anche lontanamente gay friendly.

- due persone dello stesso sesso che si tenevano per mano pubblicamente facevano una brutta fine.

- se una coppia omosessuale si mostrava in pubblico, veniva denunciata per offese alla morale pubblica.

- i giornali non potevano parlare di omosessualità positivamente e così neanche gli insegnanti.

 

Io penso che se fossi nato a quell'epoca mi sarei trasferito a Parigi o ad Amsterdam, dove almeno - seppur sempre considerato come un malato - avrei potuto vivere in compagnia di qualcuno come me.

 

PS : ricordo di aver letto che il processo di accettazione dell'omosessualità iniziò negli anni '50 in Olanda. Quindi l'Olanda, anche 60 anni fa, era un paradiso omosessuale, solo che non lo era ufficialmente. C'erano sicuramente dei bar gay ad Amsterdam.

Edited by unmondomigliore
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Questo è un tema sui cui mi sono interrogato spesso,

i gay esistevano come oggi ma erano completamente invisibili, suppongo che tantissime tragedie umane si siano consumate nel piu assoluto riserbo (pensiamo al caso di un adolescente che si scoprisse gay), ci saranno stati sicuramente luoghi di ritrovo e battuage in particolari zone delle grandi città dove si consumavano rapporti fisici in modo furtivo, molti altri gay avranno vissuto senza neanche questi punti di riferimento arrangiandosi come potevano, quasi tutti avranno cercato di fingere una vita da etero o sfuggito il piu possibile i rapporti sociali per proteggere il loro "segreto", mi interrogo anche su come, prima della nascita dei movimenti e dell'autoscienza, gli omosessuali concepissero la propria sessualità, ovvero se accettassero l'idea (all' epoca maggiormente condivisa) di essere malati o peggio pervertiti e se convivessero con tale consapevolezza in modo piu o meno conflittuale, certo che non potevano esere sereni, sicuramente lo erano meno di oggi perchè l' omofobia sociale condizionava pesantemente la loro vita

aggiungo che i gay sono stati forse l'unca categoria sociale per cui le persecuzioni non sono terminate con la fine del fascismo o del nazismo

penso che Dall'Orto abbia approfondito questo periodo sorico dell'Italia anche la cinematografia ha cercato di raccontare queste realtà, ovviamente mi riferisco a film importanti con le commediole volgarotte degli anni '70 e '80 che hanno campato parecchio sulla macchietta gay

 

E' vero, l'Olanda è stato un paese antesignano rispetto all'emancipazione dei diritti glbt

Edited by prefy
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unmondomigliore

Anche a Berlino negli anni '20 i gay venivano ampiamente tollerati e c'erano vari bar. Prima che venisse Hitler a dettare legge e ad aprire i campi di internamento per omosessuali.
Diciamo che se non fosse stato per il nazismo e per la 2' guerra mondiale, la Germania (ma anche l'intera Europa) si sarebbero emancipate molto prima in fatto di diritti LGBT.

Io rabbrvidisco al pensiero di vivere in quell'epoca, che tanto lontana non è (e se poi andiamo ancora più indietro col tempo non oso pensare come fosse). Gli omosessuali hanno fatto la stessa fine degli indiani d'america : sono stati soggetti a sterminio e persecuzione e ritenuti inferiori da sempre. Per fortuna le cose stanno cambiando.

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C'è da dire che l'Italia non sono mai state previste pene specificche contro l'omosessualità, neanche durante il ventennio fascista, il che non significa che non ci sia stata una costante persecuzione anche da parte delle forze delll'ordine, anzi!

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unmondomigliore

C'è da dire che l'Italia non sono mai state previste pene specificche contro l'omosessualità, neanche durante il ventennio fascista, il che non significa che non ci sia stata una costante persecuzione anche da parte delle forze delll'ordine, anzi!

già lo stesso accadeva in Francia. Non c'erano legge contro l'omosessualità, eppure le forze dell'ordine perseguitavano comunque gli omosessuali o le coppie omosessuali, che generavano scandalo, perfino in grandi città come Parigi, dove l'omosessualità fino agli anni 80 era un'offesa alla morale pubblica.

In Francia l'omosessualità è legale dal 1790, ma gli omosessuali hanno avuto e continuano ad avere - a causa di una mentalità molto aristocratica e perbenista - vita dura. I francesi sono del motto ''vivi e lascia vivere'', ma sono contro qualsiasi esposizione di affetto omosessuale in pubblico.

 

comunque in Italia e anche in Francia c'erano delle leggi che colpivano ''indirettamente'' gli omosessuali. Per esempio in Sud Italia c'era il delitto d'onore quindi se un padre uccideva suo figlio omosessuale, lo faceva per non disonorare la sua famiglia e quindi  aveva una pena minore.

In francia negli anni 60 e 70 c'era una legge che vietava la propaganda omosessuale, più o meno simile a quella russa, cioè l'esposizione pubblica dell'omosessualità (doveva rimanere un fatto privato).

In Finlandia lo stesso fino al 1999. In Inghilterra, nonostante la legalizzazione fosse avvenuta nel 68, le insegnanti - per via di una legge di Margherita Thatcher - non potevano parlare bene dell'omosessualità ai loro alunni. 

Edited by unmondomigliore
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bisogna distinguere tra 

 

- essere perseguitati dalla legge o eventualmente dalla polizia anche se la legge non punisce i gay (come scritto da unmondomigliore sopra)

 

- esclusione sociale e perdere il lavoro, discriminazione da parte delle persone, ... 

 

più o meno avveniva in tutti i paesi e quei pochi posti dove non avveniva erano rare eccezioni magari limitate nel tempo.

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unmondomigliore

@Hinzelmann

Approfondimento al quanto scarno, non trovi?

ma tu fai il ruolo della vipera? ahahaahah

vabbè, io il libro linkato da Hinzellman lo leggerei, è solo che mi vergogno un po' a chiedere in biblioteca quel titolo e non so neanche se ce l'hanno.

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E' un paradosso che l'Italia che non riconosce nessun diritto ai gay sia stata la terza nazione in Europa a decriminalizzare l'omosessualità, già il codice penale del regno d'Italia del 1871 non prevedeva nessuna pena se non la condanna morale, strano ma vero nemmeno nel Codice Rocco del 1931 era prevista l'omosessualità come reato ( anche perchè sennò poveri noi dal momento che è ancora in vigore ) e la maggior parte degli omosessuali confinati furono accusati di atti osceni ( Mussolini non voleva che in Italia si ammettesse la presenza dell'omosessualità che considerava " roba da biondi " intendendo i tedeschi e gli inglesi ) e poi con la Costituzione del '48 tutte le barriere furono abolite sancendo costituzionalmente l'uguaglianza dei cittadini senza nessuna distinzione.

 

Nell'Italia degli anni '50 e '60 c'era soprattutto una stigmatizzazione dell'omosessualità in quanto veniva ancora vista da tutti come malattia, perversione, vergogna etc. ma c'è da dire che un po' sessuofobi gli italiani lo sono sempre stati, quindi si subiva ovviamente una forte discriminazione e si veniva messi al margine dalla società, quindi si rischiavano gli affetti ( le famiglie spesso non capivano e sbattevano i loro figli/e fuori casa ), il lavoro, la casa e tante altre cose, ma tutto senza avallo legislativo ma solo come comune senso della morale e del pudore di quel tempo...

 

La liberazione sessuale per i gay inizia verso gli anni '70 e '80 e si conclude solo da pochissimo ( almeno in Italia )

Edited by Gabry18
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Volete saperne di più? Guardatevi il lungometraggio del 1964 di Pier Paolo Pasolini Comizi d'amore, un interessantissimo documentario del regista che attraversa tutta l'Italia del 1963 per conoscerne costumi, culture ancestrali, prime forme di modernità contemporanea e pensieri su tabù come sesso, divorzio, prostituzione e perfino omosessualità. Ne emerge un quadro tutto sommato molto conservatore, rigido, intollerante e poco sapiente su tutti questi argomenti, specie sull'ultimo.

 

L'Italia è sempre stato un paese ultra-conservatore e sospettoso del cambiamento. Nonostante l'Italia depenalizzò l'omosessualità nel 1893, quindi ben prima di molti Stati del mondo occidentale, essa lo fece perché la riteneva un problema sociale non allarmante in realtà "latine e virili", non quanto si credeva negli ambienti del Nord Europa, quindi non costituiva un reato perseguibile. Ritornerà ad essere perseguibile sotto il Fascismo, ma non sotto forma di persecuzione e poi genocidio come in Germania, ma solo scoraggiamento, multe e a volte incarcerazione.

Qui i movimenti di liberazione omosessuale ebbero molto discredito da tutti gli ambienti politici (lo stesso Pasolini fu cacciato dal Partito Comunista Italiano in quanto gay), in particolare la Repubblica retta dalla Democrazia Cristiana cercò in tutti i modi di non lasciare spazio a movimenti che contemporaneamente in America e in altre zone dell'Europa chiedevano pressapoco visibilità, diritti e tolleranza. Infatti chi sente nostalgia di epoche passate spero non sia gay, solo un pazzo potrebbe voler vivere negli anni '60 o '70 o anche prima, certo si poteva vivere in clandestinità e lontano da sguardi indiscreti, ma se tutt'oggi persiste un'omofobia lacerante provate a pensare...che ne so...agli anni '30...

 

Qui il link su YouTube del documentario pasoliniano completo, buona visione amici.

 

http://youtu.be/QTID7o9v1Jo

Edited by Rotwang
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unmondomigliore

purtroppo non c'è da stupirsi : anche ora l'italia è molto conservatrice dal punto di vista della mentalità, figurati negli anni 50.

 

ecco un sondaggio degli anni 60

il termine invertito indica 'omosessuale''

  [a una donna] Ha mai sentito parlare di quella cosa terribile che sono le anormalità sessuali? No.

  [a un uomo] Tu saprai che nel campo sessuale esistono delle anomalie, delle anormalità. Sai cos’è il sadismo, per esempio? No, non lo so.

  Beh, un invertito, quello sai cos’è! Sì, quello sì, quello lo so. Penso in tutti i casi che si può trovare un invertito, che so, che sia anche una lesbica. Io sono uscito una volta con una lesbica [autocensura], forse perché gli piacevo, chi lo sa. In quel modo non trovo niente di strano. Ci sono questi anormali, uomini che sono... e donne.

  Provi ribrezzo? [con imbarazzo] ...è giusto, no? [...]

  [a un primo cliente] Tu non conosci, hai mai sentito parlare di inversioni sessuali, di perversioni sessuali, o no? Come come?

  Perché tu pensi che uno sia invertito sessualmente? [secondo cliente] Può essere di natura.

  Non c’è una ragione scientifica che te lo spieghi? Beh, io ritengo che sia un fatto naturale.

  E voi, verso le persone che sono così, che sentimenti provate? Lei, per esempio. Beh, io direi un sentimento di pietà.

  E lei? [quarto cliente] Un sentimento... eh, sono condannati propriamente a questa...

  E tu? [quinto cliente] Io, mi fa schifo lo stesso. Se ci vado [autocensura] perché lui c’ha bisogno, però mi fa schifo.

  Di fronte a certe anormalità, a certi eccessi, la gente si scandalizza o no? [...] [primo passeggero] In casi del genere io provo niente più che ribrezzo, orrore.

  Ma lo sa che la repressione è proprio la colpa delle cose che non devono essere? [secondo passeggero] Ci vuole la prevenzione più che la repressione; e la prevenzione può salvare la gioventù, specialmente da certi vizi e da certe inclinazioni non normali, a mio parere.

  Senta, saprebbe descrivermi in che cosa consiste questo suo scandalizzarsi? [terzo passeggero] In tutto ciò che esula dalla normalità.

  Ma questa repulsione come si manifesta Si manifesta innanzitutto nell’allontanarmi immediatamente da quel fenomeno immorale, e poi nell’aver disprezzo per le persone che lo presentano. [...] i problemi sessuali vanno considerati nella loro giusta misura, e cioé di riproduzione e di esaltazione della famiglia e della specie.

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unmondomigliore

Ovviamente nessun processo sociale si può considerare concluso e definitivo, non è mai così. Anche perché la storia e l’attualità ci insegnano che esistono sempre rischi di regressione sociale e politica, e forse proprio oggi siamo in una fase nella quale ci dobbiamo domandare se veramente i nostri nuovi stili di vita non corrano il rischio di essere percepiti come «pericolosi» dalle maggioranze, e in realtà di essere pericolosi per noi minoranze. L’attualità, sebbene forse si tratti solo di una fase di passaggio, ci presenta episodi, idee, proclami religiosi e politici di forte intolleranza di matrice omofobica, e questo non può lasciarci tranquilli. In particolare in questa nostra arretrata Italia del 2011, nella quale i cittadini omo e transessuali sono privi di ogni forma di riconoscimento delle relazioni di coppia e di qualsiasi tutela giuridica che li protegga dall’odio omofobico. Per quanto tempo ancora noi lesbiche, gay e trans dobbiamo essere privati della costituzionale possibilità di sposarci e di avere dei figli?

 

[cit. Quando eravamo froci]

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unmondomigliore

leggete qui,

secondo me c'è scritta una cosa molto interessante...

la violenza anti gay negli anni 50 o 60 era minima se paragonata a quella di oggi

 

"Che percezione avevi della violenza antigay negli anni cinquanta e sessanta?

Le aggressioni – se c’erano – avvenivano nei confronti dei gay particolarmente scheccanti e ancheggianti, ma penso che la violenza fosse meno diffusa di quanto lo sia adesso. A me, al massimo, è successo che mi abbiano rubato un portafogli mentre stavo in un pissoir. La mia sensazione è che le violenze fossero abbastanza sporadiche. Ho conosciuto persone che al peggio sono state derubate. Se facevi le tue cose in modo abbastanza riservato non c’era rischio, come racconta anche Pasolini negli Scritti corsari."
 
" nel 1970, era cominciata la violenza, il rischio, ma prima no! In quegli anni era tutto molto diverso, i cinquanta e anche i sessanta erano anni straordinari… Dopo la guerra e la violenza tutto si era pacificato, potevi andare in giro dappertutto senza timore. Anche nei giardini pubblici e nei parchi di notte non succedeva mai niente di sgradevole. Ricordo che lui ancora si divertiva in piena notte a portare una pistola con sé e poi con i ragazzotti"
 
" Nel ’45 Torino era piena di americani, avevano messo l’accampamento in riva al Po e quindi poco lontano da casa nostra… C’erano due fratelli del Texas, Bill e Paul, avevano un occhio azzurro e uno nero, io avevo perso la testa! Li avevo invitati anche a casa e la cosa era accettata perché erano i liberatori. Scopavo con tutti e due, andavamo in barca sul Po e scopavamo insieme! Non c’erano remore… Oggi la società è diventata molto più medievale e puritana di una volta. Il primo Novecento è stato l’esplosione della libertà erotica, con d’Annunzio e compagni… è stata un’esplosione che è durata fino alla fine della guerra. Ed è continuata ancora negli anni cinquanta e sessanta. Dopo è ritornata l’inquisizione! In realtà voi siete cresciuti e avete vissuto sempre in un periodo inquisitorio. Per fortuna a me non frega più niente, ho vissuto la mia vita, la racconto, non rimpiango nulla. Non ti ho raccontato dell’Egitto…"
Edited by unmondomigliore
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  • 3 weeks later...
Fabio Castorino

La violenza antigay negli anni 50 e 60 era meno diffusa semplicemente perché i gay allora erano completamente invisibili.

In realtà io credo che il ricorso alla violenza sia un segno dell'indebolimento dell'omofobia, in quanto gli omofobi sono costretti a ricorrere alla violenza per imporre qualcosa che prima veniva imposto dalla pressione sociale, senza nemmeno che ci fosse bisogno di arrivare alla violenza.

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La violenza antigay negli anni 50 e 60 era meno diffusa semplicemente perché i gay allora erano completamente invisibili.

In realtà io credo che il ricorso alla violenza sia un segno dell'indebolimento dell'omofobia, in quanto gli omofobi sono costretti a ricorrere alla violenza per imporre qualcosa che prima veniva imposto dalla pressione sociale, senza nemmeno che ci fosse bisogno di arrivare alla violenza.

Il tuo ragionamento è giusto.

 

Ma almeno possiamo dire di aver fatto qualche passo avanti rispetto ai '50. Siamo usciti allo scoperto, siamo fieri di noi, cominciamo a non aver più paura degli omofobi e molti stati ci stanno accettando. Il mondo cambia.

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Quindi che vita poteva avere un gay negli anni 40 e 50 nell'Italia post fascista e post guerra?

 

Nessuna vita normale:  o accettavi di fare parte dei mentecatti passibili di cure psichiatriche o dovevi simulare e dissimulare.

Le eccezioni riguardavano solo personaggi illustri, già affermati e comunque inseriti nel mondo dell'arte o dello spettacolo, dove genio e sregolatezza erano tollerati da secoli.

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unmondomigliore

Nessuna vita normale:  o accettavi di fare parte dei mentecatti passibili di cure psichiatriche o dovevi simulare e dissimulare.

Le eccezioni riguardavano solo personaggi illustri, già affermati e comunque inseriti nel mondo dell'arte o dello spettacolo, dove genio e sregolatezza erano tollerati da secoli.

Beh l'omosessualità inizia a essere considerata un ''disturbo'' nel 1952 se non sbaglio. Prima non era stata neanche presa in considerazione ed infatti negli anni '40 non erano ancora nate le terapie riparative. Negli anni '50 nascono le terapie alla Joseph nicolosi e l'omosessualità inizia a essere vista come una malattia. Detto ciò però non tutti gli psichiatri la ritenevano una malattia curabile (esattamente come le malattie mentali in generale) e quindi erano più propensi a lasciare ''liberi'' i loro pazienti anziché sottoporli a elettroshock o robe del genere (cosa che comunque succedeva aimè)

 

comunque senz'altro hai ragione quandi parli di impossibilità di condurre una vita normale. Anche solo il fatto di andare mano per mano era considerato un atto osceno in pubblico. L'omosessualità, come disse qualcuno, era invisibile a quei tempi, la gente non sapeva neanche cosa fosse e il termine non veniva mai utilizzato. Al massimo in qualche borgo romano si utilizzava ''frocio'' (con ovvia valenza dispregiativa).

 

Spesse volte capitava che un omosessuale dovesse fare un matrimonio di copertura (guarda ad es. pier paolo pasolini) oppure che dovesse trasferirsi in città più grandi, anche fuori dall'italia (come parigi) nel tentativo di condurre una vita più decente.

Edited by unmondomigliore
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unmondomigliore

@Mondomigliore, intendo "mentecatti" in senso lato, non strettamente medico.

beh anche in senso medico non hai tutti i torti, però ripeto dipendeva molto da omosessuale a omosessuale. Ci sono persone vissute a quei tempi che descrivono un'esperienza tutto sommato vivibile e anche bella e sono le stesse che furono accettate dalle famiglie. Gli altri o dovettero nascondersi oppure simulare una vita che non era loro.

Edited by unmondomigliore
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Non si può generalizzare, certo, ma se confronto quanti sono palesi oggi e quanti erano palesi ai miei tempi, per quanto almeno ne potessi sapere io, mi sembra che l'Italia ora sia popolata di persone con i miei stessi gusti in materia sessuale, mentre allora mi sembrava praticamente spopolata e che uno dei "rari nantes" fossi io.

Si tratta d'impressioni probabilmente sbagliate, ma certamente significative.

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Pasolini sposato? Ma quando?

 

La questione psichiatrica non è esattamente come la dici tu @unmondomigliore; ricordiamoci che prima dello sviluppo della psichiatria, la sodomia era reato.

Agli albori della psicanalisi lo stesso Freud ebbe un atteggiamento ambivalente nei confronti dell'omosessualità.

Ad ogni modo è sempre stata inserita nell'elenco delle perversioni, fino alla cancellazione da parte dell'American Psychiatric Association nel '73

 

Contesto anche l'ignoranza sull'omosessualità in quegli anni

Tutti i maschi sapevano cosa era un omosessuale, vigevano gli stereotipi dell'effeminato sempre e dell'assatanato che ti vuole solo entrare nei pantaloni

Le informazioni non erano trasmesse in famiglia ma di solito da alcuni adulti che si facevano carico di passare i concetti ai più giovani, che poi come sempre si confrontavano tra di loro

L'omosessuale visibile, che in quegli anni era solo l'effeminato (camminare insieme mano nella mano non si faceva, punto), era frequentemente deriso, e gli appellativi insultanti da frocio a finocchio a ricchione ad arruso non mancavano certo in nessuna parte d'italia

Edited by Krad77
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La questione psichiatrica non è esattamente come la dici tu @unmondomigliore; ricordiamoci che prima dello sviluppo della psichiatria, la sodomia era reato.

 

Sì ma questo è un altro paio di maniche.

Mondomigliore ha forse ragione a dire che l'omosessualità a rigore fu ufficialmente inserita tra  le malattie mentali nella metà del secolo scorso (lui ha scritto 1952):

è possibile che solo allora vi sia stato un catalogo ufficiale e mondiale delle malattie.

Ma ciò non toglie che l'omosessualità già verso la fine del secolo precedente, cioè dell'800, fosse spesso considerata in ambito medico malattia mentale e non semplice peccato, come era stato invece dalla tarda antichità fino ad allora.

Infatti questa attrazione dell'omosessualità nell'ambito dei disturbi mentali è testimoniata dall'opinione comune ai miei tempi che chi fosse attratto da un bel ragazzo invece che da una bella ragazza fosse un "matto" e non semplicemente un peccatore ma sano di mente.

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unmondomigliore

Sì ma questo è un altro paio di maniche.

Mondomigliore ha forse ragione a dire che l'omosessualità a rigore fu ufficialmente inserita tra  le malattie mentali nella metà del secolo scorso (lui ha scritto 1952):

è possibile che solo allora vi sia stato un catalogo ufficiale e mondiale delle malattie.

Ma ciò non toglie che l'omosessualità già verso la fine del secolo precedente, cioè dell'800, fosse spesso considerata in ambito medico malattia mentale e non semplice peccato, come era stato invece dalla tarda antichità fino ad allora.

Infatti questa attrazione dell'omosessualità nell'ambito dei disturbi mentali è testimoniata dall'opinione comune ai miei tempi che chi fosse attratto da un bel ragazzo invece che da una bella ragazza fosse un "matto" e non semplicemente un peccatore ma sano di mente.

sì questo è senz'altro vero, volevo dire che però ci sono casi di psichiatri prima degli anni '50 che non consideravano l'omosessualità una malattia mentale come era convinzione comune all'interno dell'ambiente.

 

ad esempio oggi l'omosessualità è considerata dalla scienza e dalla psichiatria una variante naturale del comportamento umano, non una patologia. Eppure anche oggi ci sono degli psichiatri (forse sarebbe meglio non chiamarli tali) che si ostinano a definirla un disturbo.

 

Allo stesso tempo in passato c'erano delle eccezioni  fra gli psichiatri....e anche dei punti di vista differenti, nonostante la posizione ufficiale fosse che era una malattia.

Ad esempio Alfred Kinsey..

 

ma tutto il merito va dato sicuramente a Evelyn Hooker

Edited by unmondomigliore
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Allora, gli atti sessuali tra maschi (e tra femmine) sono peccato per la chiesa cattolica forever and ever
Sono stati anche per lungo tempo reato, chi se ne intende più può scriverlo con tutte le date giuste
Poi l'omosessualità era inserita nell'elenco delle perversioni, o parafilie, come il feticismo o l'esibizionismo per intenderci,dagli albori della psichiatria (nonostante posizioni più progressiste di Freud espresse nella famosa lettera alla madre di un omosessuale, e di vari altri illuminati - Sigmund comunque non si spinse mai a pensare che potesse non essere una perversione) fino alla cancellazione del 1973 che ho già citato.

p.s. Kinsey NON era uno psichiatra! Principalmente biologo, aveva fatto anche studi di psicologia, per poi diventare uno dei sessuologi più importanti al mondo. Già che ci siamo, la scala Kinsey ha 8 valori, diversamente da come tu @unmondomigliore hai scritto altrove; i punteggi da 0 a 6 e poi la X
il tuo desiderio di approfondire la storia è lodevole ma fai un po' di confusione ^^

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Eppure anche oggi ci sono degli psichiatri (forse sarebbe meglio non chiamarli tali) che si ostinano a definirla un disturbo.

 

Vabbe' le eccezioni che confermano la regola ci sono sempre e in ogni campo, non solo in quello della medicina.

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