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Costretto...?


aol

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mi unisco alla tua mestizia, @Krad77.

 

ovvio che l'argomento di una predisposizione genetica possa a ragione entrare in gioco quando si cerca di comprendere perché un uomo o una donna siano portati, differentemente dalla norma, a provare attrazione verso individui del proprio sesso.

esempio: per me, donna, amare una donna è stare nella mia pelle, è qualcosa che mi riesce naturale, che mi soddisfa, che mi rende in un certo senso a me stessa, nella più profonda pienezza di me stessa. mia sorella, però, per la quale, all'opposto, un uomo è il solo unico privilegiato termine del suo desiderio, non è omosessuale.

entrambe siamo state cresciute ed educate dai nostri genitori secondo le loro convinzioni: come spiegare che io mi sia rivelata lesbica forse già sui banchi delle elementari, mentre lei no?

 

sebbene nutra quasi un disprezzo nei confronti della categoria degli psicologi, mi riesce difficile pensare che a decidere del mio orientamento sessuale possa essere stata soltanto una predisposizione genetica; o, comunque, non è che la considerazione di questa ipotesi mi porti automaticamente ad escludere che, forse in misura ancora più decisiva, a decidere della mia omosessualità sia stata la "combinazione" di diversi fattori ambientali, familiari e culturali che, agendo sulla mia psiche, in maniera del tutto diversa da mia sorella che pure, dal medesimo ambiente proviene ed è cresciuta, mi hanno probabilmente indotta a ricercare nella mia omosessualità latente la strada per l'affermazione, più consapevole ed esplicita, della mia libertà.

 

non è l'attimo in cui viene al mondo a decidere dell'omosessualità di un essere umano.

non si giustifica che il razzismo degli omofobi, forse, a pensarla così.

alla stessa maniera per la quale c'è chi, per il solo colore della pelle, può giudicare un altro uomo dalla nascita inferiore a se stesso.

 

il fatto di essere attratti da individui del proprio sesso è comunque e sempre, secondo me, un fatto che va spiegato, qualora lo si voglia, inevitabilmente inquadrandolo in un contesto ambientale, sociale e culturale.

 

e aol è, forse, uno degli esempi più eclatanti del modo in cui il suo ambiente incide o decide sulla e della sua omosessualità.

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Posso capire questi discorsi. Però, se ci limitiamo al discorso delle violenze sessuali, gli studi esistono e mostrano una correlazione talmente bassa che sicuramente quasi tutti i gay che hanno subito abusi sarebbero stati gay comunque. So per certo che molti gay che hanno subito violenze pensano di esserlo diventati per quello. Non ho mai sentito nessuno in questa situazione dire il contrario. Ma non si può tener conto di questa opinione perché comunque non si può sapere come sarebbe stata la vita altrimenti.

In ogni caso deve accettare la propria omosessualità perché soffrire e non vivere la propria vita non porta niente di buono, non porta medaglie al miglior sofferente, ma solo perdita di tempo, di energie mentali e di tutte quelle cose positive che possono accadere solo vivendo bene.

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Il punto è che la convinzione che oltre a ciò che hai passato tuo fratello ti abbia quasi "strappato" l'eterosessualitá a mio parere ti fa più male che altro. Lungi dal giudicarti per questo (non mi permetterei mai, non avendo avuto simili esperienze) eh! Mi sembra di capire però che provieni da una mentalità che considera l'omosessualità qualcosa -se non di sbagliato- "da evitare".

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Penso che il modo più corretto per poter descrivere un'orientamento sessuale sia "fatticità". È un termine che non va a ricercare la causalità dell'evento, ma semplicemente lo definisce come fatto indipendente da chi lo esibisce come "essere italiano" "essere uomo" e così via. È un fatto che io sia gay, punto. Non posso liberarmene perché tentando di farlo entrerei in conflitto con me stesso.

 

Se mi devo muovere sul terreno della causalità, anche io penso che ci siano tantissimi fattori interrelati, e che siano talmente tanti che si fa fatica a descriverli singolarmente poiché è probabile che si implichino molto strettamente.

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Questa risposta prometto che sarà veloce.

Non lo so. Ecco. Eppure mi sento molto vicino a quello che ha descritto Rui... Non so precisamente il motivo per cui io non mi sia sottratto alle "avances" di mio fratello. Il problema è che non mi sento di dire che avessi un qualunque senso critico a quell'età... Passavo inoltre lunghi periodi di depressione, che non avevano mai fine, quindi la mia potenza effettivamente era debole.

E non so neppure se davvero fossi destinato ad essere gay sin dall'inizio ... Sono abbastanza confuso... L'unica cosa che adesso vorrei con tutto me stesso è essere fra le Sue braccia, di un tizio che fino a prima ha cercato di combinarmi un'uscita con una ragazza cob cui, dal profondo, non nutro nessuno interesse

Scusate il post delirante... oscillo tra il completo negazionismo e queste situazioni...

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