privateuniverse Posted January 7, 2014 Share Posted January 7, 2014 (edited) Però non c'è scritto desiderare, c'è scritto avere la capacità e la volontà, sono cose diverse: io posso desiderare che tutti diventino ciò che vogliono essere, ma tra il semplice desiderarlo e la capacità di comprendere quali sono le vere aspirazioni di una persona per aiutarla affinché si realizzino, magari impegnandosi in prima persona, c'è di mezzo un oceano. L'errore è mio. Il caso limite di chi ama e desidera che il proprio amato possa amare chi veramente ama, cioè un altro, morde la contraddizione. E' un caso in cui io NON posso essere soddisfatto ( in punto di fatto ) Potrei essere soddisfatto che il mio partner si realizzi anche se questo implica per questioni di lavoro una frequentazione minore etc e questo fa di me un amante altruista, anche se magari potrei essere ripagato da un miglioramento qualitativo della relazione ( non può essere escluso il fatto che io potrei essere anche lungimirante...) Ma in questo caso limite la sua soddisfazione implica radicalmente la mia insoddisfazione, la mia insoddisfazione non può che generare emozioni negative e delle emozioni negative che trascendono il sé si diffida molto Tanto si diffida che da 20 anni a questa parte c'è una fioritura di libri su amori eccessivi ed in ispecie su donne che amano troppo ( viene tematizzato l'eccesso emotivo nelle donne perchè viene criticato il sacrificio femminile ) o su rapporti di dipendenza-codipendenza etc. in cui l'emozione d'amore attenta all'autostima, all'autonomia etc. Dubito che l'amore significhi, di per sé, "essere soddisfatti", nel senso di "avere qualcosa". Mi sembra una visione molto primitiva. Peraltro, non capisco per quale motivo il tuo esempio di "amante altruista", invece, venga fatto rientrare nella categoria di coloro che "perseguono la propria soddisfazione". Seguendo il tuo ragionamento, l'amante altruista del tuo esempio è, in base alle tue stesse considerazioni, un amante autolesionista, che non è neanche in grado di perseguire la propria soddisfazione. Edited January 7, 2014 by privateuniverse Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Mario1944 Posted January 7, 2014 Share Posted January 7, 2014 Dubito che l'amore significhi, di per sé, "essere soddisfatti", nel senso di "avere qualcosa". In effetti per Platone Eros è figlio dell'Indigenza e dell'Espediente e quindi sempre mancante dell'amato esempre alla ricerca di quello. Se è vero, allora non lo possiederemo mai. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted January 8, 2014 Share Posted January 8, 2014 Peraltro, non capisco per quale motivo il tuo esempio di "amante altruista", invece, venga fatto rientrare nella categoria di coloro che "perseguono la propria soddisfazione". C'è il condizionale però :potrei essere ripagato, potrei essere stato lungimirante Io sono "altruista" sostengo il mio partner nel suo avanzamento di carriera, anche se nell'immediato ne ricavo una soddisfazione indiretta ( sono felice per lui ) questo può portare un beneficio alla relazione, perchè se lui è più felice magari rende più felice me ( c'è anche la possibilità che si faccia l'amante "fuori sede" XD Cioè non è detto che questo capiti....) D'altronde questo è il prezzo della libertà. Non esistono più regole sociali di convivenza che ci dicono cosa fare o chi deve fare cosa ( per i gay mai sono esistite ) oramai la coppia è il costrutto fra due individui liberi di realizzarsi a livello individuale Io non sto ragionando per assoluti ( mettiamola così ) l'esempio fatto: amo al punto da desiderare che Lui possa amare il Terzo, mi pare invece un caso limite. Io posso rassegnarmi, poiché io sono già infelice ( lui non mi ama ) perchè devo augurargli il male? Che sia felice almeno lui....sono buono, capace di affetto. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
D. Posted January 8, 2014 Share Posted January 8, 2014 costringere l'amore in un guazzabuglio più o meno ordinato di parole.. strapparlo alla terra per farne concetto o - molto peggio - una presunta armonia di concetti la domanda che mi pongo dal mio piccolo, tutto sommato e più per pigrizia che per supponenza è: perché? lasciamo ai perspicaci scrittori di harmony il compito durissimo di trovare una definizione affinché si possa vivere per sempre felici e contenti.. per quanto mi riguarda, definire l'amore non è meno vano che andare a caccia di unicorni con un arco di carta.. perché? perché l'amore - esattamente come la vita - non ha un senso in sé e per sé, esso è null'altro che la carica che consente l'esperienza: in quanto è tramite del senso (ossia, in quanto lo conferisce all'esperire), non può averne uno suo. Così come l'energia non è nel movimento, quanto piuttosto la condizione che lo permette. L'amore incendia, avvampa e si riflette attraverso di noi in tutto il circostante, lo deforma a seconda di quanto e di come siamo capaci di amare: il mondo esterno è lo specchio fedele della nostra carica vitale (o amorosa, nel mio pensiero non fa differenza). questo per chiarire che, per quanto una definizione possa essere saggia, sarà sempre e necessariamente incompleta: una risposta esauriente sarebbe d'altra parte la fine del mondo, sarebbe la vittoria della razionalità sul lato più oscuro ed arcaico della bestialità. Fortunatamente non siamo fatti di spirito, e di fatti quest'ultimo non può che fallire eternamente di fronte ai prodigi della nuda materia. L'amore è lasciar essere gli altri quello che sono? Anche. Ma pure l'indifferenza si basa su un principio identico. Ma senza voler essere troppo retorico, ho idea che altruismo ed egoismo si applichino male all'esperienza amorosa, si può amare con egoismo spietato, così come per disperazione, e per quanto possa essere un sentimento viziato da incongruenze esistenziali, non è meno amore. Solo, non è sano. Vogliamo allora correggere il tiro dicendo che la libertà d'essere sia la condizione per un amore sano? E' probabile che sia un fattore concorrente, ma secondo non basta. Non è sufficiente che sia solo questo. Una relazione è una combinatoria vertiginosa di variabili così complesse che forse sarebbe più semplice scindere un atomo a mani nude, piuttosto che riuscire a districarle.. Né d'altra parte mi sento di poter offrire una conclusione definitiva, cadrei tragicamente in contraddizione.. l'amore è l'esperienza privilegiata proprio perché per essere perfetta non deve essere compresa; tutta la logica di questo mondo darà senz'altro conforto a chi cerca di trarne un esorcismo per le proprie ineccepibili ragioni: lo facciamo tutti quando le punte di cupido fanno parecchio male.. ciò non toglie che nessuno ci capirà mai più di quanto sia funzionale ad andare avanti. Si gratta la superficie sempre e ancora, forse perché banalmente non c'è altro che quella. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Amor-fati Posted January 8, 2014 Share Posted January 8, 2014 perché l'amore - esattamente come la vita - non ha un senso in sé e per sé, esso è null'altro che la carica che consente l'esperienza: in quanto è tramite del senso (ossia, in quanto lo conferisce all'esperire), non può averne uno suo. Concordo con quanto detto da D. :volevo dire un concetto simile, ma non essendo filosofo di professione mi mancavano certe parole. Offtopic D. se oltre che intelligente e maiale sei anche bono prima o poi si scopa Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted January 9, 2014 Share Posted January 9, 2014 la domanda che mi pongo dal mio piccolo, tutto sommato e più per pigrizia che per supponenza è: perché? L'amore rappresenta nella nostra società un ideale culturale? Si tende a farne un valore etico Questo mi pare abbastanza evidente nell'approccio di @privateuniverse o nel tentativo definitorio di questo psicologo americano Il problema è che questo scenario astratto, viene poi contraddetto dalla realtà ed ecco quindi fiorire tutta una letteratura sulle conseguenze emotive, prevalentemente negative di queste esperienze concrete Mentre i perspicaci scrittori di Harmony credo che in realtà mirino ad eccitare il proprio pubblico di lettrici, ma non trascuriamo le trasformazioni della società, oggi ciò che vende si chiama Chick lit ( Sex & City Il Diavolo veste Prada il diario di Bridget Jones I love shopping etc ) Le donne sono in carriera, indipendenti, hanno frequenti avventure sessuali mentre l'oggetto del loro desiderio è un uomo vero, tanto idolatrato quanto inaccessibile, che alla fine della storia "matura" consentendo un rapporto vero e duraturo ( in cui mancano figli ) Inutile dire che il genere Chick lit.....ai gay mediamente piace XD Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted January 9, 2014 Share Posted January 9, 2014 L'amore rappresenta nella nostra società un ideale culturale? Si tende a farne un valore etico Questo mi pare abbastanza evidente nell'approccio di @privateuniverse o nel tentativo definitorio di questo psicologo americano Non capisco bene la locuzione "valore etico" applicata a questa discussione. Certo, io ho sempre pensato che fosse importante, come l'amicizia, per esempio (o, almeno, l'ho pensato per molto tempo, ora non saprei più dire se è ancora così). Non saprei dire se questo ne faccia un "valore etico", allo stesso modo, per esempio, di concetti come "libertà" o "giustizia"; sono istintivamente restio a ritenerlo tale perché non credo se ne possa discutere prescindendo dalla sua natura di relazione. In ogni caso, che c'è di male nel parlarne da un punto di vista anche teorico? Lo faceva anche Fromm, per esempio. Certo, la realtà è un'altra cosa, e non è né saggio, né giusto, pretendere di trasporre un concetto in un ambito relazionale. Ma cosa c'è di sbagliato nel "pensarlo", con i dovuti caveat? Sarà pure necessario, almeno ogni tanto, chiedersi se ci sia un senso in quel che siamo e facciamo. O dobbiamo sempre restare schiacciati sul piano del contingente e della sensazione, del "mi piace/non mi piace"? C'è il condizionale però :potrei essere ripagato, potrei essere stato lungimirante Io sono "altruista" sostengo il mio partner nel suo avanzamento di carriera, anche se nell'immediato ne ricavo una soddisfazione indiretta ( sono felice per lui ) questo può portare un beneficio alla relazione, perchè se lui è più felice magari rende più felice me ( c'è anche la possibilità che si faccia l'amante "fuori sede" XD Cioè non è detto che questo capiti....) D'altronde questo è il prezzo della libertà. Non esistono più regole sociali di convivenza che ci dicono cosa fare o chi deve fare cosa ( per i gay mai sono esistite ) oramai la coppia è il costrutto fra due individui liberi di realizzarsi a livello individuale Io non sto ragionando per assoluti ( mettiamola così ) l'esempio fatto: amo al punto da desiderare che Lui possa amare il Terzo, mi pare invece un caso limite. Io posso rassegnarmi, poiché io sono già infelice ( lui non mi ama ) perchè devo augurargli il male? Che sia felice almeno lui....sono buono, capace di affetto. Io non condivido questo modo di pensare. Io non credo che, nell'ambito di una relazione interpersonale significativa, che non poggi, cioè, su una base di mera convenienza, si possa ragionare, sentire, agire in questi termini; nei termini di "cosa mi conviene". Credo peraltro che, in realtà, lo facciano ben pochi. Penso che questo sia ciò che non afferri dell'affermazione che ha originato questa discussione e che questo sia un tuo limite. Nei rapporti non si pensa sempre e soltanto in termini di "io", o del vantaggio che "io" posso "ottenere" da un rapporto, per cui se si apre un conflitto tra istanze diverse, come, per esempio, il mantenimento di una relazione amorosa e la realizzazione di aspirazioni professionali del/la partner, la MIA scelta è il frutto di un'analisi costi/benefici in cui si confrontano i pro e i contro, a breve e a lungo termine, delle varie opzioni. Ovviamente, "amo al punto di desiderare che Lui [ma perché "Lui con la maiuscola"?] possa amare il terzo" è un caso limite. Eppure, non è così irrealistico, da un punto di vista strettamente esperienziale e non teorico, che A, non potendo essere ricambiato da B, che invece desidera C, cerchi invece, magari, di favorire il nascere di una relazione tra B e C, in nome di ciò che prova per B. Ovviamente, questo non esaurisce il senso dell'affermazione iniziale, che è più ampio, come ha fatto rilevare @gardus; si potrebbero fare altri esempi, anche, e magari soprattutto, in ambiti diversi da quello strettamente sentimentale. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Sampei Posted January 9, 2014 Share Posted January 9, 2014 (edited) Molto bella la tesi di Hinzelmann sulla relatività storica dell'amore. Ogni epoca e ogni società crea il suo modello ideale senza che esista nulla di effettivo, ma solo l'esigenza di incanalare l'immaginario collettivo delle persone identificando l'approdo ultimo per la realizzazione sociale delle loro pulsioni sessuali. L'amore non è altro che la gestione socializzata del sesso. Il postcattolicesimo europeo impone di accomunarlo e fonderlo a forze benefiche che spingono l'umanità verso la salvezza, il postmetodismo americano impone uha rigida sequenza individualistica in climax che parte dal percorso formativo a base di sesso occasionale per culminare nella celebrazione dell'arrivo nella coppia stanca e matura, la società giapponese è sempre alle prese coi suoi problemi di autismo affettivo... Sì condivido molto questa sintesi. Fra l'altro si raccorda con ciò che avevo già pensato, ossia che l'amore nella realtà fattuale non è altro che un'autoconvinzione piuttosto complessa sugli obiettivi di realizzazione personale che va a costruirsi attorno al nucleo materiale dell'attrazione sessuale. Edited January 9, 2014 by Sampei Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted January 9, 2014 Share Posted January 9, 2014 Ma cosa c'è di sbagliato nel "pensarlo", con i dovuti caveat? Sarà pure necessario, almeno ogni tanto, chiedersi se ci sia un senso in quel che siamo e facciamo.O dobbiamo sempre restare schiacciati sul piano del contingente e della sensazione, del "mi piace/non mi piace"? Io queste cose mica le ho scritte però... Io ho registrato una contraddizione, che definisco "problema" fra quegli psicologi che dell'amore danno una definizione astratta ed etica ed i loro colleghi che poi però alluvionano il mercato editoriale di libri sui rimbalzi emotivi di amori che in concreto vanno a finire male ( dipendenza emotiva, codipendenza etc. etc. ) Peraltro non prendo parte a favore dei secondi contro i primi ( ammesso che non siano a volte pure gli stessi...anzi ho adombrato il pericolo di un "conformismo emotivo" ) Si può concordare o meno sia con la descrizione che faccio, che con la problematicità, che gli attribuisco....ma è un discorso diverso da quello che mi attribuisci Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted January 9, 2014 Share Posted January 9, 2014 (edited) Molto bella la tesi di Hinzelmann sulla relatività storica dell'amore. Ogni epoca e ogni società crea il suo modello ideale senza che esista nulla di effettivo, ma solo l'esigenza di incanalare l'immaginario collettivo delle persone identificando l'approdo ultimo per la realizzazione sociale delle loro pulsioni sessuali. L'amore non è altro che la gestione socializzata del sesso. Il postcattolicesimo europeo impone di accomunarlo e fonderlo a forze benefiche che spingono l'umanità verso la salvezza, il postmetodismo americano impone uha rigida sequenza individualistica in climax che parte dal percorso formativo a base di sesso occasionale per culminare nella celebrazione dell'arrivo nella coppia stanca e matura, la società giapponese è sempre alle prese coi suoi problemi di autismo affettivo... Sì condivido molto questa sintesi. Fra l'altro si raccorda con ciò che avevo già pensato, ossia che l'amore nella realtà fattuale non è altro che un'autoconvinzione piuttosto complessa sugli obiettivi di realizzazione personale che va a costruirsi attorno al nucleo materiale dell'attrazione sessuale. Tutto esiste in una realtà storica, ma questo non significa che si esaurisca in essa. Non esiste, per esempio, solo l'idea di libertà che è stata elaborata, o tradotta nelle leggi, nelle diverse realtà culturali e storiche; esiste anche la possibilità di teorizzare la libertà. E, sebbene queste teorizzazioni siano anche figlie del contesto storico nel quale vengono prodotte, esse non hanno una validità solo in quel contesto. E' ovvio che l'idea dell'amore non sia, e non sia stata, la stessa nel tempo e nello spazio, e che parimenti non lo siano state le forme istituzionali con cui la società ha regolato le relazioni amorose e sessuali tra le persone; ma questo non vuol dire che non si possa parlare di un concetto in termini generali. Se leggo un'opera di Shakespeare, per esempio, certe tematiche vi saranno trattate mediate dal contesto sociale, culturale, persino linguistico in cui Shakespeare visse; ma questo non priva le opere di Shakespeare di un contenuto universale, il cui significato supera quel contesto. La seconda parte del tuo intervento è, invece, di una rozzezza senza pari. Pensare che l'amore sia soltanto la sublimazione del sesso, il bel vestito dell'attrazione sessuale, significa non averne capito niente, neanche a partire dalla propria esperienza personale, quale che essa sia stata. Io queste cose mica le ho scritte però... Ne sei sicuro? Forse non era quel che intendevi dire. Ma io non direi che, in quel che hai scritto, non ci fossero anche le implicazioni che ho descritto. Edited January 9, 2014 by privateuniverse Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Sampei Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 Ma infatti l'amore E' rozzo, irrazionale, stupido, distruttivo. Ed è appunto per questo che DEVE imperativamente essere edulcorato e "ideologizzato" ad ogni costo in tutte le società e in tutte le epoche. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 Ne sei sicuro? Forse non era quel che intendevi dire. Ma io non direi che, in quel che hai scritto, non ci fossero anche le implicazioni che ho descritto. Possiamo parlare anche delle potenziali implicazioni di ciò che ho scritto saltando ciò che ho scritto...cioè non confrontandosi con il problema culturale che ritengo di individuare. Mi chiedi perchè ho scritto "Lui" al maiuscolo In realtà ho scritto anche Terzo con la maiuscola, o meglio "Lui possa amare il Terzo" Il motivo per il quale tu ti concentri su Lui e non sul Terzo mi sfugge, ma per me erano-sono pariordinati. Comunque mi ripeto Io mi rassegno alla mia infelicità ed auguro a Lui di avere successo con il Terzo....sono Buono, capace di affetto nonostante la frustrazione del mio desiderio, il mio dolore, il mio patimento. Ovviamente potrei essere Stronzo o Egoista ed augurare ad entrambi il Male, la Sventura ed una morte precoce e dolorosa....XD Ma non è questo il caso! La differenza fra il mio esempio ed il tuo sta nel fatto che tu dai per scontato che non soltanto io sia buono, ma mi dia da fare concretamente per favorire Lui ed il Terzo Certamente è un caso possibile, ma non necessario ; perchè io sia buono basta questa attitudine-capacità ma se voglio mantenere un legame, una relazione con Lui, non basta augurargli il bene, forse devo agire. Ma una relazione non è mai unilaterale ; se è veramente tale, vi dovrà essere una risposta, una qualche forma di ritorno ( ed è forse qui che non ci intendiamo ) che non è detto sia un corrispettivo o una ricompensa, ma dovrà pur essere qualcosa che mi consenta di ritenere vivo il rapporto fra queste due persone, anche se in forme impreviste e non desiderate. Altrimenti mi sembra, non saprei come meglio spiegarmi, una finzione o una sorta di proiezione di una nostalgia d'amore....qualcosa di non vivo, in senso effettuale. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Lavipera Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 Edgar Morin pense, lui, que l'amour n'est ni réductible à la libido, ni à un sentiment sui generis (3). Il le voit plutôt comme un « complexe » d'émotions, une alchimie de pulsions imbriquées. Comparable à un élixir, l'amour forme une mixture nouvelle, avec sa propre saveur, irréductible à celle de ses ingrédients. Io la penso come Morin! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
StevenRob Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 (edited) Ci sono talmente così tante forme di amore che relegarla in una sola definizione è impossibile. Io provo amore per mia madre ma non è lo stesso amore che provo per il mio compagno o per i miei gatti....o per me stesso Su tutte forse è: L'amore è rispetto! Edited January 10, 2014 by StevenRob Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
gardus Posted January 10, 2014 Author Share Posted January 10, 2014 (edited) Intanto vorrei purgare la frase in esame da qualunque significato religioso o teologico: chi ci vede un riflesso di questo tipo esaspera il suo significato. Nell'edizione originale in lingua inglese è questa: "Love is the ability and willingness to allow those that you care for to be what they choose for themselves, without any insistence that they satisfy you." Poi lasciamo stare, oltre agli animali domestici (?), anche tutti gli scenari apocalittici e drammatici di amori non corrisposti, chiedendoci come si dovrebbere comportare l'amante non amato alla luce di questa "definizione"... ma perché? Il soggetto è l'amore che proviamo verso un'altra persona, indipendentemente dal fatto che sia corrisposto o meno: questo non significa che dobbiamo amare chi non ci ama o che una relazione sia unilaterale. Forse può trarre in inganno la parte finale, ma "without any insistence that they satisfy you" non significa "anche senza speranza che ci ricambino". A me piace molto, l'ho detto, ma non perché ritengo che qualcuno abbia finalmente trovato la formula ideologica giusta o abbia risolto un problema filosofico-esistenziale. Sono d'accordo con tutti voi sul fatto che l'amore si manifesta in tantissime forme diverse e trovare una frase che le descriva tutte è impossibile: lo ripeto, quello che riesce a cogliere questa frase, secondo me, è la radice di un sentimento autenticamente rivolto verso un'altra persona e non verso noi stessi e questa radice comune è (dovrebbe essere...) presente sia nelle relazioni sentimentali che familiari. Edited January 10, 2014 by gardus Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
StevenRob Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 Poi lasciamo stare, oltre agli animali domestici (?) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Sampei Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 (edited) Rileggendo la frase di Gardus non può che venirmi in mente che essa sia esclusivamente riferita al significato n°2 del sostantivo love. E per di più non dice cosa è, ma cosa dovrebbe essere: ossia il contenuto della frase appare proprio l'indicazione del comportamento moralmente corretto da tenere nei confronti di un parente stretto. Non è la descrizione di un sentimento, ma piuttosto di un comportamento dovuto, per non essere di ostacolo agli altri. Edited January 10, 2014 by Sampei Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Mina Vagante Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 (edited) Vi siete spinti in una notevole analisi antropologica, sociologica e psicologica, prima ancora che ontologica, dell'Amore, e debbo dire di starvi leggendo con vivido interesse. Certamente, come già brevemente scrissi, siamo di fronte ad un concetto -e poscia sentimento- che permea così radicalmente la storia, dell'umanità e del singolo individuo, che mi risulta difficile credere che possa essere descritto seguendo canoni riconducibili alla dialettica e alla logica, secondo dunque delle categorie del pensiero che muovono, innanzitutto, dal principio di esclusione: sarebbe la scelta giusta se lo analizzassimo, come avete diversamente sottolineato, da un punto di visto storico, etico, psichico e financo fideistico, ma se ne cerchiamo una connotazione universalistica, penso che il metodo d'indagine debba essere "magmatico", come magmatico è l'oggetto dello studio. Provo a spiegarmi, ed in questo -pur condividendo la considerazione che non appartenga strettamente a quell'ambito della morale di cui fanno parte elementi primordiali quali libertà e giustizia- credo che, al pari di essi, si debba tratteggiare con poche pennellate, l'una più pura dell'altra, restie ad eccessive sovrastrutture e fedeli proprio agli atavici principi di identità e solidarietà dell'essere umano: l'Amore può essere inteso solo come esperienza individuale -sia univoca che reciproca- e, al contempo e per questo stesso motivo, su di esso agisce l'unico imperativo morale del rispetto della determinazione altrui. Cioè, l'amore -quando è amore, e qui risiede il principio di purezza&rispetto che lo distingue, ad esempio, dall'interesse, dalla prevaricazione, dal dominio e dal successo- è assolutamente IRRIDUCIBILE, perché -e qui c'è l'unica definizione che mi sento di postulare- è TOTALIZZANTE, e quindi ognuno lo avvertirà come saturo di colori e sapori intimamente propri, attribuendogli le sfumature che l'eventuale oggetto-soggetto su cui riversa questo amore più gli ispira. [Ed eventualmente scomponendolo nelle sue molteplici forme, destinando ad ognuna di esse un diverso "residuo" amoroso.] Pertanto, è un sentimento attivo, ed in quanto tale qualsiasi tentativo di scattarne un'istantanea -come per gli orbitali della chimica- ne altera la qualità: l'amore si può vivere, non certamente descrivere con intento assolutistico. La sua descrizione assume, però, come altrettanto giustamente notato prima di me, una duplice fondamentale valenza: -scientifica (ancor di più metodologica ed epistemologica), perché come tutta la filosofia insegna, il pensiero dell'oggetto, pur non permettendo sempre la comprensione dell'oggetto, certamente conferisce nuovi strumenti d'indagine con cui tentare una sempre superiore, seppure sempre più soggetta ad errori di misura, approssimazione allo stesso oggetto: risponde cioè al nostro afflato di Infinito, di continuo superamento, dalla doxa all'episteme; -contemplativa, perché dopo l'ontologia il secondo ambito in cui muove l'uomo è la gnoseologia, pertanto sforzarsi di raggiungere e comprendere è esperienza mistica e costruttiva quanto il vivere, se tali intenti si perseguono con cuore puro e rifuggendo da anacronistiche alienazioni: anzi la gnoseologia, come prima scritto, può scavare anche più a fondo dell'ontologia, individuando un senso, superiore, a cui teleologicamente votare le nostre vite. Per cui, cito di nuovo: Che l'Amore è tutto è tutto ciò che sappiamo dell'Amore. P.s.: Al netto della sincera constatazione che tutte le vostre definizioni-esperienze sono struggenti e pragmatiche allo stesso modo, in fin dei conti l'esaltazione dell'individualismo, quello buono, di un sentimento totalizzante che -canalizzato secondo i moti dell'anima- muove il mondo. O, come direbbe Dante, "move il sole e l'altre stelle". Edited January 10, 2014 by Mina Vagante Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
gardus Posted January 10, 2014 Author Share Posted January 10, 2014 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
ricciolone Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 Mi trovo a ripetere la stessa cosa che dico nel post sui Peanuts : quanta vita c'è in queste strisce? Io resto sempre sbalordito di fronte a queste perle firmate Shulz. E' la definizione in cui più mi riconosco, tra tutte quelle che ho letto Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 (edited) Il motivo per il quale tu ti concentri su Lui e non sul Terzo mi sfugge, ma per me erano-sono pariordinati. Ora non ho voglia di rileggerlo, ma se Lui (o Lei) sono quelli che noi amiamo, e il Terzo (o la Terza) sono, per l'appunto, il/la terzo/a, non capisco tanto questa cosa della pari ordinazione. Non che mi sembri un aspetto essenziale della discussione, quindi lo lascio da parte. Comunque mi ripeto Io mi rassegno alla mia infelicità ed auguro a Lui di avere successo con il Terzo....sono Buono, capace di affetto nonostante la frustrazione del mio desiderio, il mio dolore, il mio patimento. Ovviamente potrei essere Stronzo o Egoista ed augurare ad entrambi il Male, la Sventura ed una morte precoce e dolorosa....XD Ma non è questo il caso! La differenza fra il mio esempio ed il tuo sta nel fatto che tu dai per scontato che non soltanto io sia buono, ma mi dia da fare concretamente per favorire Lui ed il Terzo. Certamente è un caso possibile, ma non necessario ; perchè io sia buono basta questa attitudine-capacità ma se voglio mantenere un legame, una relazione con Lui, non basta augurargli il bene, forse devo agire. Ma una relazione non è mai unilaterale ; se è veramente tale, vi dovrà essere una risposta, una qualche forma di ritorno ( ed è forse qui che non ci intendiamo ) che non è detto sia un corrispettivo o una ricompensa, ma dovrà pur essere qualcosa che mi consenta di ritenere vivo il rapporto fra queste due persone, anche se in forme impreviste e non desiderate. Altrimenti mi sembra, non saprei come meglio spiegarmi, una finzione o una sorta di proiezione di una nostalgia d'amore....qualcosa di non vivo, in senso effettuale. Queste affermazioni le capisco meglio. A proposito del penultimo capoverso, mi viene in mente il film "Le lacrime amare di Petra von Kant", nel quale la protagonista, in effetti, è ferita non solo dal fatto di non essere corrisposta, ma anche, direi, dal fatto di essere umiliata dalla persona amata. Nel film, quando la stessa protagonista, del tutto abbandonata dal personaggio interpretato da Hanna Schygulla, perché questa non soltanto non la ricambia, ma la scarica completamente, anche come possibile amica (quindi viene a mancare anche la possibilità di quel rapporto di cui parli tu), infliggendole una sofferenza e un'umiliazione tremende; quando, dicevo, questo avviene, e il personaggio di Petra von Kant (Margit Carstensen) si volge con gentilezza alla sua cameriera (Irm Herrmann), che, a sua volta bistrattata e umiliata fino a quel momento, ha subito tacendo, in nome del suo amore silente, negato, verso la stessa Petra von Kant, la cameriera prende, fa le valigie e se ne va immediatamente. A volte l'amore si spinge persino a questo: a dare, e dare attivamente; agendo, pur senza alcuna speranza di ricevere neanche quella che tu chiami. giustamente, "una risposta...che...consenta di ritenere vivo il rapporto tra due persone". Sembra assurdo, quasi autolesionistico; eppure, io credo che non lo sia. E' la proiezione di una nostalgia? Secondo me sì. E no. Però, in effetti, il punto che sollevi è significativo. questo non significa che dobbiamo amare chi non ci ama o che una relazione sia unilaterale. Forse può trarre in inganno la parte finale, ma "without any insistence that they satisfy you" non significa "anche senza speranza che ci ricambino". No: significa "senza insistere sul fatto che essi ci soddisfino": quindi, per come lo capisco io, senza pretese, senza rivendicazioni; quel che manca è l'elemento della "pretesa". Quella pretesa che, per esempio, in inglese si direbbe "claim", una parola che significa anche "dichiarazione, affermazione"; anche di un diritto su una cosa, per esempio. Nel film che ho citato c'è una frase (ho dovuto cercare un'altra discussione per trovarne la citazione corretta, che è stata fornita da @Isher): "si deve imparare ad amare senza esigere". "Imparare", non a caso; perché questo potere non viene per caso. Poi, su questo tema mi viene sempre in mente questa: Edited January 10, 2014 by privateuniverse Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
conrad65 Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 il sotteso legame tra l'amore e il bello, l'amore e il buono, etc. che molti di voi (non tutti a dire il vero) date in una certa misura per scontato e come connotazione forte di questo sentimento... ma siamo davvero sicuri? io credo ci sia anche egoismo, prevaricazione... se non ci fossero anche queste cose la coppia non funzionerebbe, la coppia per funzionare deve oscillare (ok anche in quel senso ma non fraintendetemi XD) tra due polarità, è un dinamismo che si ricompone di continuo Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted January 10, 2014 Share Posted January 10, 2014 No: significa "senza insistere sul fatto che essi ci soddisfino" Volevo dire: "no, in effetti non significa amare senza essere ricambiati, ma etc. etc." E' saltato un pezzo causa stanchezza. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
D. Posted January 11, 2014 Share Posted January 11, 2014 D. se oltre che intelligente e maiale sei anche bono prima o poi si scopa sul bono ci sto lavorando.. figo invece ci sono nato L'amore rappresenta nella nostra società un ideale culturale? dopo tutto questo tempo fai ancora il retorico con me? ahahah che tenero sei solo che adesso, per spiegare come la penso, dovrò chiamare le cose col loro nome: che fatica! l'amore rappresenta un ideale culturale? dai un tempo finito, delle costanti antropologiche (o persino filogenetiche?) e prima o poi qualche 'ideale culturale' deve pur imporsi, e se l'amore a livello culturale, quindi come fenomeno sociologico prima ancora che privato, si è codificato come oggi siamo a discutere, una qualche ragione ci sarà.. ma in realtà non me ne importa granché sai bene che la mia arringa riguardava l'esperienza amorosa, ovvero l'esperire fenomenologicamente ciò che, prima di essere un ideale sublimato in forma di assonanza co-identitaria derivante dalla cultura, è uno stato di fatto ontologicamente consistente. Chi se ne importa come viene inteso oggi, o come lo era ieri, o come lo sarà tra 1500 anni? A me interessa solo che esista. Ma una volta appuratane l'esistenza, bisogna pur cercare di capire cosa diavolo è.. e per me non è altro che il kit di partenza natural-esistenziale che ci portiamo fin dalla nascita. Intendi, così come non possiamo fare a meno di essere vivi finché siamo vivi (mica un po' tautologico? XD), allo stesso modo non possiamo fare a meno di amare qualcosa o qualcuno (sempre finché siamo vivi).. tanto che il disamore generalizzato è stato censurato e relegato allo status di peccato capitale prima (accidia) e come malattia invalidante poi (depressione et similia). Se la vita è priva di senso per sua propria costituzione, ovvero bacino di possibilità da poter colmare attraverso ogni senso possibile che si voglia/possa scegliere, l'amore è il legante interstiziale che tiene insieme tutto quanto. Probabilmente proprio perché non è una possibilità, ma una dotazione anteriore: hai mai visto qualcuno scegliere consapevolmente di avere due occhi o un fegato solo piuttosto che due? L'amore non è senso, bensì ciò che lo conferisce, è il grande tramite che valida infiniti sensi possibili salvo poi obliterarne n-1. Così come il concetto etico della felicità, per l'amore nessuno si chiede perché si debba amare: è così e basta. E non lasciamoci ingannare dalle teorie di qualche filosofo (che pure notoriamente stimo) sulla vanità del sentimento, sulla prevaricazione della specie sull'individuo operata attraverso il sesso e quant'altro.. anche il più cinico degli uomini, il più disilluso o disperato non sarà mai contento di dormire da solo, o di passare le giornate senza un amico, un fratello che gli chieda mai come sta.. l'amore è dunque un fine non assoluto in quanto è necessario che si faccia esperienza per poter sussistere: ed è in questo sta il suo indicibile. Dacché affonda negli anfratti più remoti della natura umana, fuoriesce insieme all'essere dall'apertura originaria che de-termina ogni esistenza (non a caso quell'apertura i Greci la chiamarono Chaos).. esso è il ruggito arcaico pre-razionale, addirittura preumano. E' un mistero in ogni sua accezione, che sia propriamente fisica, esistenziale, spirituale, relazionale.. vai a sapere! tutto quel che possiamo dirne è, banalmente, che esiste ed in qualche modo ci governa, e non vuole un perché od un per come, non sa che farsene.. non ha bisogno di ragioni e non si pone problemi tornando infine all'ideale culturale, questo si declina continuamente in forme più o meno volgari, più o meno funzionali, a seconda che mutino le religioni, le economie, i valori correnti, quanto rimane invece immutato è proprio l'a priori descritto sopra. Se vogliamo dare una definizione dell'amore, credo sia più azzeccato darla dell'amore in sé, piuttosto che dell'amore oggi nel 2014. :p Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted January 11, 2014 Share Posted January 11, 2014 Le arringhe si ascoltano e basta Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
sarah vaughan Posted January 26, 2014 Share Posted January 26, 2014 Dell'amore esistono miliardi di definizioni, molte stupide, altre riduttive. In questo periodo sto rileggendo un libro scritto da un famoso psicologo americano ed in esso c'è forse una delle definizioni più belle sull'amore che abbia mai letto: "L'Amore è la capacità e la volontà di permettere alle persone a cui si vuole bene di essere ciò che vogliono essere, senza insistenza o pretesa alcuna che esse diano soddisfazione." Bella Gardus: questo è amore. Tutto il resto dovrebbe essere definito con altri nomi. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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