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Una mia confutazione a uno scritto pro-sottomissione femminile (e anti-gay)


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Vorrei condividere con voi una mia confutazione, molto "pepata", su un orribile scritto teologico pro-sottomissione della donna al Maschio (Dio) e ovviamente, anti-come la chiamano loro- dilagare dell'omosessualità. I nostri novelli Torquemada (anzi, Miss Torquemada, perchè tale scritto reca firma femminile, purtroppo) si scagliano con tante belle parole adornate di rose e violette, contro la libertà della donna (niente di nuovo, del resto: è cristianesimo!) ma ho pensato potesse interessarvi perchè nello scritto della Signorina Costola Ritorta (usiamo un po' di galanteria cristiana!) viene associato il "dare diritti alle donne" con il "dilagare dell'omosessualità", come se "una pandemia portasse l'altra", secondo i nostri amorevoli figli di maria. Se leggete, c'è un passo specifico che collega l'emancipazione della donna - dal loro punto di vista - come il "dilagare" dell'omosessualità.

Uno scritto che mi ha davvero disgustato, e per il quale, anche se non serve a niente, ho voluto fare una confutazione flash, dove serve. L'ho anche inoltrata a Madame Costola Ritorta, anche se difficilmente risponderanno; comunque, pazienza. L'importante è che sappiano che c'è chi non si prostra a loro. Vi invito a leggerlo (e ringrazio ovviamente tutti), sperando che l'aver tentato di confutarlo (diciamo che me la cavo in teologia negli ultimi tempi sto facendo studi matti per appropriarmi delle loro armi) possa essere qualcosa di positivo, se non altro dal punto di vista "almeno ci provo, a castrarli!" in quell'orribile concentrato di misoginia, fallocrazia e omofobia. Lo riporto così, come l'ho messo sul blog, con le mie risposte (è tipo "botta e risposta") in rosso, per distinguerle a colpo d'occhio dalle frasi di tale Dorotea. Grazie ancora per l'interesse, per chi lo leggerà, per chi magari esprimerà il suo disgusto per queste orribili concezioni patriarcali: l'unica vera peste che dilaga, da secoli e secoli, purtroppo.

 

 

Una confutazione, a un disgustoso articolo pro-sottomissione della donna, apparso su questo
blog:


http://ilparadisoperduto.iobloggo.com/213/gesu-non-aveva-paura-delle-donne-ne-fu-mai-un-maschilis
ta-dossier-di-di-dorotea-lancellotti--fregato-dal-blog-papalepapale-

Gesù non aveva paura delle donne. Né fu mai un maschilista. Dossier di di Dorotea Lancellotti
( fregato dal blog PapalePapale).
06
gen
2014
16:27 - Koala - varie

 

LE MIE RISPOSTE IN ROSSO

Già, peccato che il dogma "cristo si è incarnato in un maschio" abbia stabilito in Graziano e Tommaso d'Aquino che la femmina non era a immagine di Dio (essendoci eccellenza solo nel maschio, avendo questo Dio scelto corpo maschile). Ecco perchè non esiste una salvatrice femminile, ecco perchè Dio è chiamato padre.



“Cari fratelli e sorelle, nel 1988, in occasione dell’Anno Mariano, il Venerabile Giovanni Paolo

II ha scritto una Lettera Apostolica intitolata Mulieris dignitatem, trattando del ruolo prezioso

che le donne hanno svolto e svolgono nella vita della Chiesa.


Nessun ruolo, visto che non sono sacerdotesse.


 “La Chiesa – vi si legge – ringrazia per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel

corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e a tutte le nazioni; ringrazia per tutti i carismi

che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del popolo di Dio, per tutte le vittorie

che essa deve alla loro fede, speranza e carità; ringrazia per tutti i frutti di santità

femminile”



Ringraziano così tanto il genio femminile, che hanno scannato Ipazia, Donna Scienziata e Filosofa,
uccisa dai cristiani.




(n. 31). Anche in quei secoli della storia che noi abitualmente chiamiamo Medioevo, diverse

figure femminili spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell’insegnamento”. (Benedetto

XVI Catechesi del 1.9.2010). 1. Come era la situazione ai tempi di Gesù: Nella preghiera degli

Ebrei e di altri popoli l’uomo ringraziava Dio per non essere nato infedele, donna, schiavo e

ignorante. Le donne ebree si limitavano a ringraziare il Signore per essere state “semplicemente

create”. Ma non bisogna generalizzare: in altri testi del giudaismo ci sono espressioni

bellissime che esaltano le virtù femminili e pongono la donna sopra un piedistallo. Gesù, uomo

tra gli uomini che ha insegnato con parole e atteggiamenti tipici del suo tempo, non si è posto

il problema della “dignità della donna”, ma la sua dottrina traluce dai fatti, di certo assai più

eloquenti e convincenti delle parole.

Come no, tanto è vero che avete mantenuto in vigore, fin dalla Patristica e anche oggi,
l'assunto che la donna è impura, a causa del ciclo mestruale. Lo avete scippato agli ebrei
quindi è in inutile che prendete le distanze dalla loro misoginia... quando voi cristiani
avete addirittura pontificato di un maschio divino venuto sulla terra...



Il Vangelo della Salvezza comincia e finisce con interventi al femminile: - Il primo annuncio è

affidato a Maria di Nazaret; - il primo miracolo alle nozze di Cana accade su richiesta della

Madre; - su richiesta di Marta, sua amica, risorge Lazzaro; - sotto la Croce chiede a Giovanni di

occuparsi della Madre e a lei affida l’umanità intera; - la notizia della Sua Risurrezione viene

affidata alle donne accorse al sepolcro per profumare il corpo di Gesù; - con la Pentecoste,

tutti i discepoli sono riuniti per dare inizio alla grande missione della Chiesa pellegrina sulla

terra: al centro di essi c’è Maria, Donna e Madre per eccellenza! -


Maria NON è DONNA. Le manca un Clitoride. Le manca volontà. Intelletto. Forza.
è stata utilizzata, come una mucca, per sgravare un figlio maschio-dio.
Eccola tutta la sua utilità! Una mucca, in attesa dello sperma del Dio Padre!




infine, la Chiesa stessa è immagine e figura della maternità divina, rigenera gli uomini mediante

il Battesimo, li nutre coi Sacramenti della salvezza, li accompagna per l’approdo finale nella

vita eterna. In nessun’altra “religione” o istituzione “sociale” il ruolo della donna ha avuto

uno sviluppo così forte, coerente al suo essere, e ha saputo dare alla società in ogni tempo il

proprio contributo spirituale e culturale, affettivo ed intellettivo.


Come no. Allora, la Wicca, che glorifica la Dea Madre e la sacerdotessa cos'è?!?


2. Dalle vergini sagge alla Samaritana, dall’adultera a Giovanna: immaginarie o reali, le donne

hanno un grande ruolo nel Vangelo Nel corso della sua vita, Gesù fa riferimento alle donne e al

loro mondo, riportando alla mente di chi lo ascolta la loro quotidianità e le loro emozioni: per

esempio la massaia intenta a preparare il pane; la donna ansiosa per una moneta smarrita e poi

ritrovata (Lc.13, 20-21/ 15, 8-10); la famosa parabola delle vergini sagge (Mt.25, 1-13), ma

anche della donna che non si stanca di pregare (Lc.18, 1-8). Gesù è stato il primo a dedicarsi

alla donna, nobilitandola e vedendola spesso protagonista del suo insegnamento di salvezza. Non

soltanto nelle parabole, anche nella vita reale Gesù propone la donna quale esempio per tutti,

come quando esalta la pietà e la generosità della vedova (Mc.12, 41-44).


Queste sono idiozie. Il fatto che questo gesù cristo non era "misogino" (talmente tanto

femminista, il signorino gesù, che però ha scelto corpo biologico maschile, eh? per la sua venuta al mondo...albergare in un corpo femminile non gli garbava proprio) non vuol dire
che il cristianesimo, come è venuto a formarsi, non sia stato e di fatto è, un culto fallico
di adorazione di questo fallo cosmico: un Dio Padre Fecondatore/un Figlio nato con corpo
maschile. Del resto, Giustino Martire chiamava Cristo "Logos Spermatikos". Molto chiaro, anche senza conoscere greco e "latinorum".




Anche per le donne compie i miracoli. Egli accoglie la donna, l’aiuta, l’incoraggia. Quando è a

Betania (Lc.10, 38-42); quando elogia la donna che gli unge il capo (Gv.12, 1-8). Ma Gesù osa di

più: una “peccatrice” diventa esempio e monito a un fariseo (Lc.7, 36-50). Egli non smentisce la

verità poiché è lui stesso la Verità, perciò non ha paura di andare contro la mentalità

dell’epoca, non teme di difendere la dignità, fino allora nascosta, della donna. “Osa” portare

cambiamenti, aprire i cuori, amare con cuore puro! Dall’episodio dell’adultera esce fuori tutto

il dramma della prostituzione femminile: “scaglia la tua pietra se sei senza peccato” (Gv.8,

1-11), invita quella donna a non peccare più, le sorride, lei comprende, non si sente più sola,

sfruttata, umiliata! Con questo gesto Gesù inchioda gli accusatori nella loro ipocrisia

portandoli ad un naturale riconoscimento del proprio stato di peccatori e sfruttatori, ed alla

donna che schiacciava con la prostituzione la sua dignità redenta, risolleva le sorti spingendola

a confidare in quel perdono, a seguire Gesù il suo Salvatore per “non peccare più”! Leggiamo il

brano della Samaritana e vediamo come Egli mette a nudo la mentalità superficiale di chi si crede

superiore: Gesù, contrariamente ai maestri che si rifiutavano di insegnare alle donne le Sacre

Scritture, discorre con una Donna, ma fa di più perché le confida uno dei più alti segreti della

nuova Rivelazione “il culto da rendere a Dio – in spirito e verità –” (Gv.4, 1-42).

Oh quanta poesia! Peccato che il sommo dottore della chiesa Tommaso d'Aquino definisca la donna

un maschio malriuscito, malformato, privo di pene divino... e di Sprenger e Kramer, gli autori

del Malleus Maleficarum, che sostengono di eliminare la donna, essendo la donna creatura del demonio? Donne perseguitate in virtù dell'assioma che dice che Cristo ha nobilitato la natura maschile, diventando maschio. Un maschio ben riuscito, si intende. Non aveva di certo la vagina.
Del resto, l'amabile Tertulliano - seguace di Cristo - definiva la femmina una cloaca su un tempio e Odon de Cluny - questa pecorella di Gesù - definiva la donna un sacco di letame.




Nella Mulieris Dignitatem, leggiamo: “Il modo di agire di Cristo, il Vangelo delle sue opere e

delle sue parole, è una coerente protesta contro ciò che offende la dignità della donna. Perciò

le donne che si trovano vicine a Cristo riscoprono se stesse nella verità che egli «insegna» e

che egli «fa», anche quando questa è la verità sulla loro «peccaminosità». Da questa verità esse

si sentono «liberate», restituite a se stesse: si sentono amate di «amore eterno», di un amore

che trova diretta espressione in Cristo stesso. Nel raggio d’azione di Cristo la loro posizione

sociale si trasforma. Sentono che Gesù parla con loro di questioni delle quali, a quei tempi, non

si discuteva con una donna.” Così come nel discorso sul matrimonio Gesù va a correggere quella

superba pretesa di voler ripudiare la propria moglie, spesso anche quando non fosse colpevole di

alcun reato, ma che l’uomo usava come pretesto (ipocrita) per cambiare moglie quando voleva (cfr

Mt.19).


Voi cristiani, insieme ai protestanti, riconoscete la moglie utile solo per sgravare figli.
è questa tutta la funzione dell'"amore coniugale", tanto più che non si può "fare l'amore"
per il solo piacere (peccato mortale! tuonerebbe Agostino, che aveva diaboliche erezioni e molto prima dei talebani, sosteneva che le femmine dovessero essere segregate, per evitare che i pii uomini, come lui, avessero erezioni...avesse chiesto a Lunaria Lady Femme Fatale di castrarlo una volta per tutte avrebbe risolto il problema del pisello eretto...)




Nella famosa testimonianza resa al popolo eletto ed ai sacerdoti, dice: “In verità vi dico: i

pubblicani e le prostitute vi precedono nel regno di Dio” (Mt.21, 31-32), scatenando tutto

l’orgoglio e la presunzione più nascosta. Sono così messi a confronto il meglio e il peggio

secondo la pubblica opinione dell’epoca e la sua bilancia precipita a favore del peggio che

diventa il meglio a motivo della loro disponibilità spirituale, a motivo della loro conversione!

A volte le donne, che Gesù incontrava e che da lui ricevevano tante grazie, lo accompagnavano,

mentre con gli Apostoli peregrinava attraverso città e paesi, annunciando il Vangelo del Regno di

Dio; e «li assistevano con i loro beni». Il Vangelo nomina tra loro Giovanna, moglie

dell’amministratore di Erode, Susanna e «molte altre» (cf. Lc 8, 1-3). In tutto l’insegnamento di

Gesù, come anche nel suo comportamento, nulla si incontra che rifletta la discriminazione,

propria del suo tempo, della donna. Al contrario, le sue parole e le sue opere esprimono sempre

il rispetto e l’onore dovuto alla donna. La donna ricurva viene chiamata «figlia di Abramo» (Lc

13, 16): mentre in tutta la Bibbia il titolo di «figlio di Abramo» è riferito solo agli uomini.

Percorrendo la via dolorosa verso il Golgota, Gesù dirà alle donne: «Figlie di Gerusalemme, non

piangete su di me» (Lc 23, 28).

Tanto è vero che non esiste alcuna sacerdotessa nel cristianesimo, perchè:

 

A) solo nel maschio c'è eccellenza essendosi Cristo-Logos-Phallus incarnato in corpo maschile.
B) Le femmine sono impure, per via del ciclo
C) Al momento della consacrazione dell'ostia, dev'esserci similitudine tra Cristo e l'officiante

in sua vece: avendo Cristo un corpo maschile, ecco che solo il maschio può essere sacerdote.



Questo modo di parlare delle donne e alle donne, nonché il modo di trattarle, costituisce una

chiara «novità» rispetto al costume allora dominante. Cristo parla con le donne delle cose di

Dio, ed esse le comprendono: un’autentica risonanza della mente e del cuore, una risposta di

fede. E Gesù per questa risposta spiccatamente «femminile» esprime apprezzamento e ammirazione…

Così tanta ammirazione che manco si rivolge a Dio come "Madre", ma solo padre (abba)


3. Celibato e verginità nelle parole di Gesù Scrive Giovanni Paolo II nella Mulieris Dignitatem:

“Nell’insegnamento di Cristo la maternità è collegata alla verginità, ma è anche distinta da

essa. Al riguardo, rimane fondamentale la frase detta da Gesù ed inserita nel colloquio

sull’indissolubilità del matrimonio. Sentita la risposta data ai farisei, i discepoli dicono a

Cristo: «Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi» (Mt 19,

10). Indipendentemente dal senso che quel «non conviene» aveva allora nella mente dei discepoli,

Cristo prende lo spunto dalla loro errata opinione per istruirli sul valore del celibato: egli

distingue il celibato per effetto di deficienze naturali, anche se causate dall’uomo, dal

«celibato per il Regno dei cieli». Cristo dice: «E vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il

Regno dei cieli» (cf. Mt 19, 12). Si tratta, dunque, di un celibato libero, scelto a motivo del

Regno dei cieli, in considerazione della vocazione escatologica dell’uomo all’unione con Dio.

Egli poi aggiunge: «Chi può capire, capisca», e queste parole sono una ripresa di ciò che aveva

detto all’inizio del discorso sul celibato (cf. Mt 19, 11). Pertanto il celibato per il Regno dei

cieli è frutto non solo di una libera scelta da parte dell’uomo, ma anche di una speciale grazia

da parte di Dio, che chiama una determinata persona a vivere il celibato. Se questo è un segno

speciale del Regno di Dio che deve venire, nello stesso tempo serve anche a dedicare in modo

esclusivo tutte le energie dell’anima e del corpo, durante la vita temporale, per il regno

escatologico. Le parole di Gesù sono la risposta alla domanda dei discepoli. Esse sono rivolte

direttamente a coloro che ponevano la domanda: in questo caso erano uomini. Nondimeno, la

risposta di Cristo, in se stessa, ha valore sia per gli uomini che per le donne. In questo

contesto essa indica l’ideale evangelico della verginità, ideale che costituisce una chiara

«novità» in rapporto alla tradizione dell’Antico Testamento”. E’ da questa realtà che si

sviluppa, fin dal primo secolo, la “Consacrazione delle Vergini”, definito a ragione il primo

nucleo comunitario della Chiesa sviluppando armoniosamente quella “maternità secondo lo spirito”

che tanti frutti ha portato alla Chiesa e al mondo.

No. Il motivo è che un maschio non può contaminarsi con donne, essendo le donne considerate

impure e cloache.



Lo spiega così Giovanni Paolo II: “Quelle donne, ed in seguito altre ancora, ebbero parte attiva

ed importante nella vita della Chiesa primitiva, nell’edificare sin dalle fondamenta la prima

comunità cristiana – e le comunità successive – mediante i propri carismi e il loro multiforme

servizio. Gli scritti apostolici annotano i loro nomi, come Febe, «diaconessa di Cencre» (cf. Rm

16, 1 ), Prisca col marito Aquila (cf. 2 Tim 4, 19), Evodia e Sintiche (cf. Fil 4, 2), Maria,

Trifena, Perside, Trifosa (cf. Rm 16, 6. 12). L’apostolo parla delle loro «fatiche» per Cristo, e

queste indicano i vari campi del servizio apostolico della Chiesa, iniziando dalla «chiesa

domestica». In essa, infatti, la «fede schietta» passa dalla madre nei figli e nei nipoti, come

appunto si verificò nella casa di Timoteo (cf. 2 Tm 1, 5)”.


Paolo di Tarso scacciò Tecla, una donna che battezzava e predicava. Troppo autonoma!



4. E Maria? Ha il posto d’onore…

La mucca. Priva di clitoride. L'ancella passiva fecondata dal Dio Padre Maschio.
Veramente il posto d'onore. Nella sottomissione prima al Dio Maschio, poi al Dio Figlio.
Al di sotto dei loro peni cosmici.
Non c'è che dire. Davvero, da applausi.




Possiamo concludere questo breve excursus affermando come nella dottrina e nella pratica del

Vangelo la donna ha nel mondo un posto privilegiato e caratteristico, non uguale a quello

dell’uomo né superiore, né inferiore ma suo proprio nel quale si manifesta tutta la sua natura e

nella quale viene rispettata al massimo la sua dignità. Gesù accoglie la Donna, l’aiuta, la

istruisce, la elogia, l’ammira, la propone come modello e intorno a sé ha voluto un gruppo

femminile stabile! Un gruppo ben diverso dai Dodici, una missione ben diversa, un ruolo che gli è

proprio così come il ruolo dei Dodici gli è proprio per il governo della Chiesa. Infine, diamo

uno sguardo a Maria, la Madre di Gesù, la “Donna” da cui è nato il “Figlio di Dio” (Gal.4, 4).

Maria apre le pagine più sorprendenti del Vangelo (Gv.2, 4), fino a splendere nel libro

dell’Apocalisse (12, 1). Sull’abisso della grandezza segreta e palese di Maria – Donna per

eccellenza – ci si può affacciare su questo mondo con gli occhi della fede ed ognuno di noi con

Lei, come nel giorno del cenacolo, in silenzioso raccoglimento, potrà essere cuore che pulsa

nella Chiesa, Chiesa sgorgata dal Sangue di Cristo!

NON è UNA DONNA, MARIA! è UNA FOGNA DI MISOGINIA, USATA PER OPPRIMERE LE DONNE E SOTTOMETTERLE
ALLE GRAVIDANZE! Maria è stata una mucca, un utero vuoto usato per questo "Seme del Padre" che la feconda per far nascere questo salvatore maschio fatto e finito!



Solo così potremmo dire anche noi, come S. Teresa: “Nel cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò

l’Amore”. 5. La donna nella vita della Chiesa: storia vera di una collaborazione appassionata.

Iniziata con Cristo (e mai passata di moda) Scrive Giovanni Paolo II: “Viene l’ora, l’ora è

venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l’ora in cui la donna acquista

nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. E’ per questo che,

in un momento in cui l’umanità conosce una così profonda trasformazione, le donne illuminate

dallo spirito evangelico possono tanto operare per aiutare l’umanità a non decadere. [...] il mio

predecessore Paolo VI ha esplicitato il significato di questo «segno dei tempi», attribuendo il

titolo di Dottore della Chiesa a santa Teresa di Gesù e a santa Caterina da Siena, ed istituendo,

altresì, su richiesta dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi nel 1971, un’apposita Commissione, il

cui scopo era lo studio dei problemi contemporanei riguardanti la «promozione effettiva della

dignità e della responsabilità delle donne». In uno dei suoi Discorsi Paolo VI disse tra l’altro:

“Nel cristianesimo, infatti, più che in ogni altra religione, la donna ha fin dalle origini uno

speciale statuto di dignità, di cui il Nuovo Testamento ci attesta non pochi e non piccoli

aspetti [...]; appare all’evidenza che la donna è posta a far parte della struttura vivente ed

operante del cristianesimo in modo così rilevante che non ne sono forse ancora state enucleate

tutte le virtualità.” (Mulieris Dignitatem n.1) Nella Lettera ai Vescovi sulla collaborazione fra

l’uomo e la donna nella Chiesa e nel mondo dell’allora cardinale Ratzinger, Prefetto della CdF,

così esordisce: “Esperta in umanità, la Chiesa è sempre interessata a ciò che riguarda l’uomo e

la donna.


Mettete sempre quelle luride mani nei Diritti Civili! Vietando Libera Ricerca, imponendo la
vostra moralità in fatto di sesso e matrimonio a tutti! T-U-T-T-I!
Le donne spagnole, ora saranno obbligate alla gravidanza, perchè, su modello di maria, questa
fogna disgustosa usata per sottomettere le donne, è stata varata una legge teocratica cattolica!


In uno stato che dovrebbe essere laico!


In questi ultimi tempi si è riflettuto molto sulla dignità della donna, sui suoi diritti e doveri

nei diversi settori della comunità civile ed ecclesiale. Avendo contribuito all’approfondimento

di questa fondamentale tematica, in particolare con l’insegnamento di Giovanni Paolo II, la

Chiesa è oggi interpellata da alcune correnti di pensiero, le cui tesi spesso non coincidono con

le finalità genuine della promozione della donna.” Quali sono queste “correnti di pensiero” che

non coincidono con l’autentica promozione della donna? Riportiamo i passi direttamente dalla

Lettera ai Vescovi sopracitata: “Una prima tendenza sottolinea fortemente la condizione di

subordinazione della donna, allo scopo di suscitare un atteggiamento di contestazione. La donna,

per essere se stessa, si costituisce quale antagonista dell’uomo. Agli abusi di potere, essa

risponde con una strategia di ricerca del potere. Questo processo porta ad una rivalità tra i

sessi, in cui l’identità ed il ruolo dell’uno sono assunti a svantaggio dell’altro, con la

conseguenza di introdurre nell’antropologia una confusione deleteria che ha il suo risvolto più

immediato e nefasto nella struttura della famiglia.

Appunto. Una femmina, come maria, è valida solo per partorire. Meglio ancora se un maschio,
perchè nel maschio c'è segno divino... solo nel Maschio, Dio si è incarnato... Un Dio Femmina non voleva proprio nascerci... La vostra orribile religione schizza sperma e misoginia
ad ogni riga.



Una seconda tendenza emerge sulla scia della prima. Per evitare ogni supremazia dell’uno o

dell’altro sesso, si tende a cancellare le loro differenze, considerate come semplici effetti di

un condizionamento storico-culturale. In questo livellamento, la differenza corporea, chiamata

sesso, viene minimizzata, mentre la dimensione strettamente culturale, chiamata genere, è

sottolineata al massimo e ritenuta primaria. L’oscurarsi della differenza o dualità dei sessi

produce conseguenze enormi a diversi livelli. Questa antropologia, che intendeva favorire

prospettive egualitarie per la donna, liberandola da ogni determinismo biologico, di fatto ha

ispirato ideologie che promuovono, ad esempio, la messa in questione della famiglia, per sua

indole naturale bi-parentale, e cioè composta di padre e di madre, l’equiparazione

dell’omosessualità all’eterosessualità,

Perchè mai l'omosessualità non dev'essere paritaria? Se Marco ama Claudio? Allo stesso modo che Luca ama Anna?


un modello nuovo di sessualità polimorfa.” Appare evidente che la crisi d’identità della donna e

del suo ruolo contribuisce inevitabilmente anche all’espandersi dell’omosessualità, alla crisi

d’identità dell’uomo, ripercuotendosi inevitabilmente sulla famiglia e sulla società.

Oh. Fino a prova contraria l'inquisizione (roghi, torture ecc.) l'avete creata voi. Non i Gay. E neppure le Femministe. Ma chissà. Forse Ipazia è stata scannata da Odifreddi e Bruno bruciato da Simone de Beauvoir.


6. Ma la donna è l’altra parte dell’uomo… La chiave di comprensione per affrontare e tentare di

risolvere il problema non può non tenere conto del fatto che i ruoli dell’uomo e della donna non

sono assolutamente concorrenziali o competitivi, ma “di collaborazione e completamento delle

risorse intellettive ed affettive”. La radice di questi problemi va ricercata in quel malsano

tentativo della persona umana di “liberarsi” dai propri “condizionamenti biologici”. Spiega

infatti l’allora cardinale Ratzinger: “Secondo questa prospettiva antropologica la natura umana

non avrebbe in se stessa caratteristiche che si imporrebbero in maniera assoluta: ogni persona

potrebbe o dovrebbe modellarsi a suo piacimento, dal momento che sarebbe libera da ogni

predeterminazione legata alla sua costituzione essenziale. Questa prospettiva ha molteplici

conseguenze. Anzitutto si rafforza l’idea che la liberazione della donna comporti una critica

alle Sacre Scritture che trasmetterebbero una concezione patriarcale di Dio, alimentata da una

cultura essenzialmente maschilista. In secondo luogo tale tendenza considererebbe privo di

importanza e ininfluente il fatto che il Figlio di Dio abbia assunto la natura umana nella sua

forma maschile.”

APPUNTO. DOTATO DI UN BEL FALLO. ALTRIMENTI COME POTEVATE SOTTOMETTERE LE DONNE?


“Il secondo racconto della creazione (Gn 2,4-25) conferma in modo inequivocabile l’importanza

della differenza sessuale. Una volta plasmato da Dio e collocato nel giardino di cui riceve la

gestione, colui che è designato, ancora con termine generico, come Adam, fa esperienza di una

solitudine che la presenza degli animali non riesce a colmare. Gli occorre un aiuto che gli sia

corrispondente. Il termine designa qui non un ruolo subalterno, ma un aiuto vitale. Lo scopo è

infatti di permettere che la vita di Adam non si inabissi in un confronto sterile e, alla fine,

mortale solamente con se stesso. È necessario che entri in relazione con un altro essere che sia

al suo livello. Soltanto la donna, creata dalla stessa «carne» ed avvolta dallo stesso mistero,

dà alla vita dell’uomo un avvenire. Ciò si verifica a livello ontologico, nel senso che la

creazione della donna da parte di Dio caratterizza l’umanità come realtà relazionale. In questo

incontro emerge anche la parola che dischiude per la prima volta la bocca dell’uomo in una

espressione di meraviglia: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa» (Gn

2,23). La donna è un altro “io” nella comune umanità. Sin dall’inizio essi [uomo e donna]

appaiono come “unità dei due”, e ciò significa il superamento dell’originaria solitudine, nella

quale l’uomo non trova “un aiuto che gli sia simile” (Gn 2,20). Si tratta qui solo dell’“aiuto”

nell’azione, nel “soggiogare la terra”? (cfr Gn 1,28). Certamente si tratta della compagna della

vita, con la quale, come con una moglie, l’uomo può unirsi divenendo con lei “una sola carne” e

abbandonando per questo “suo padre e sua madre” (cfr Gn 2,24).

Appunto. Utilizzata, come una mucca, solo per la gravidanza.


La differenza vitale è orientata alla comunione ed è vissuta in un modo pacifico espresso dal

tema della nudità: Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna»

(Gn 2,25). In tal modo, il corpo umano, contrassegnato dal sigillo della mascolinità o della

femminilità, «racchiude fin “dal principio” l’attributo “sponsale”, cioè la capacità di esprimere

l’amore: quell’amore appunto nel quale l’uomo-persona diventa dono e — mediante questo dono —

attua il senso stesso del suo essere ed esistere.

E questo chi lo dice, che sia questo il senso della vita? Altre filosofie ne indicano altri, di

sensi della vita.


E, sempre commentando questi versetti della Genesi, il Santo Padre Giovanni Paolo II continua:

«In questa sua particolarità, il corpo è l’espressione dello spirito ed è chiamato, nel mistero

stesso della creazione, ad esistere nella comunione delle persone, “ad immagine di Dio”». Nella

stessa prospettiva sponsale si comprende in che senso l’antico racconto della Genesi lasci

intendere come la donna, nel suo essere più profondo e originario, esista «per l’altro» (cfr 1Cor

11,9): è un’affermazione che, ben lungi dall’evocare alienazione, esprime un aspetto fondamentale

della somiglianza con la Santa Trinità le cui Persone, con l’avvento del Cristo, rivelano di

essere in comunione di amore, le une per le altre. «Nell’“unità dei due”, l’uomo e la donna sono

chiamati sin dall’inizio non solo ad esistere “uno accanto all’altra” oppure “insieme”, ma sono

anche chiamati ad esistere reciprocamente l’uno per l’altro… Il testo di Genesi 2,18-25 indica

che il matrimonio è la prima e, in un certo senso, la fondamentale dimensione di questa chiamata.

Però non è l’unica.

Per forza. Lo sfogo sessuale è ammissibile solo nel matrimonio, ovviamente, per fecondare la

femmina.



Tutta la storia dell’uomo sulla terra si realizza nell’ambito di questa chiamata. In base al

principio del reciproco essere “per” l’altro, nella “comunione” interpersonale, si sviluppa in

questa storia l’integrazione nell’umanità stessa, voluta da Dio, di ciò che è “maschile” e di ciò

che è “femminile”. Nella visione pacifica che conclude il secondo racconto di creazione

riecheggia quel «molto buono» che chiudeva, nel primo racconto, la creazione della prima coppia

umana. Qui sta il cuore del disegno originario di Dio e della verità più profonda dell’uomo e

della donna, così come Dio li ha voluti e creati. Per quanto sconvolte e oscurate dal peccato,

queste disposizioni originarie del Creatore non potranno mai essere annullate.” (Lettera ai

Vescovi sulla collaborazione fra l’uomo e la donna nella Chiesa e nel mondo 31.5.2004 card. J.

Ratzinger Congregazione per la Dottrina della Fede) 6.


Congregazione per la dottrina della fede = NUOVO NOME DELL'INQUISIZIONE NEL PHALLUS DOMINI 2014.


E su donne e sacerdozio non c’è manco da parlarne In questa chiarissima distinzione dei ruoli,

alle pretese di chi vorrebbe vedere le donne, uguali all’uomo e intraprendere per esempio la via

al sacerdozio, così risponde Giovanni Paolo II: “Benché la dottrina circa l’ordinazione

sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale

Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal Magistero nei documenti più recenti,

tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce

alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente

disciplinare. Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza,

che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di

confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle

donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da

tutti i fedeli della Chiesa.” (Ordinatio Sacerdotalis, 22 maggio 1994)

Appunto. Perchè il prodotto eccellente è solo il maschio. Dotato di fallo ovviamente.
Da notare come la tradizione della chiesa considerasse, con l'Aquino, la femmina
"un maschio malriuscito" e Lutero, per quanto riguarda Maria "un vaso".
Appunto. Fosse stata anche priva di testa, l'importante è che potesse sgravare questo
"immenso prodigio": un Dio Maschio in terra! Altro che Priapo!



7. Nella Genesi c’è Eva… ma c’è anche Maria. E’ possibile parlare del ruolo della donna e

dell’uomo senza infilarci sempre la Bibbia? In teoria sì, ma nella pratica e nelle risposte

necessarie a specificare l’autentica identità del maschio e della femmina, no. Esiste la verità

su questa identità e se si escludesse questa verità, la si andrebbe a sostituire con il

relativismo, le proprie opinioni, filosofie moderniste assunte a piccole verità intercambiabili a

seconda delle mode.

Eh già. Solo il FALLOCENTRISMO, L'ESALTAZIONE, LA GLORIFICAZIONE DEL FALLO è REALTà ETERNA VOLUTA DA DIO PADRE, IL FALLO SUPREMO...



L’identità e il ruolo della donna nel mondo è la realizzazione del proprio essere in funzione per

ciò che è stata creata, così è per l’uomo: le identità non sono affatto uguali, ma non sono

neppure competitive fra loro, piuttosto sono complementari, hanno bisogno l’una dell’altro:

“Adam, fa esperienza di una solitudine che la presenza degli animali non riesce a colmare. Gli

occorre un aiuto che gli sia corrispondente. Il termine designa qui non un ruolo subalterno, ma

un aiuto vitale.” (Lettera ai Vescovi) Scrive ancora Ratzinger nella Lettera sopracitata: “Il

Libro della Genesi attesta il peccato che è il male del «principio» dell’uomo, le sue conseguenze

che sin da allora gravano su tutto il genere umano, ed insieme contiene il primo annuncio della

vittoria sul male, sul peccato. Lo provano le parole che leggiamo in Genesi 3, 15 solitamente

dette «Protovangelo»: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe:

questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». E’ significativo che l’annuncio

del Redentore, del Salvatore del mondo,

OVVIAMENTE DOTATO DI FALLO, TESTICOLI, SCROTO.



contenuto in queste parole, riguardi «la donna». Questa è nominata al primo posto nel

Proto-vangelo come progenitrice di Colui che sarà il redentore dell’uomo.

OVVIAMENTE. LA FEMMINA, UN UTERO FECONDABILE, UNA VOLTA CHE HA SGRAVATO IL MASCHIO DIO BEN RIUSCITO, PUò ANCHE ESSERE GETTATA NEL C*SSO.


E, se la redenzione deve compiersi mediante la lotta contro il male, per mezzo dell’«inimicizia»

tra la stirpe della donna e la stirpe di colui che, come «padre della menzogna» (Gv 8, 44), è il

primo autore del peccato nella storia dell’uomo, questa sarà anche l’inimicizia tra lui e la

donna. In queste parole si schiude la prospettiva di tutta la Rivelazione, prima come

preparazione al Vangelo e poi come Vangelo stesso. In questa prospettiva si congiungono sotto il

nome della donna le due figure femminili: Eva e Maria.

CHE APPUNTO NON SONO DONNE.


Le parole del Protovangelo, rilette alla luce del Nuovo Testamento, esprimono adeguatamente la

missione della donna nella lotta salvifica del Redentore contro l’autore del male nella storia

dell’uomo.” 8. L’uomo e la donna siano alleati, e amici. Non controparti L’uomo – sia il maschio

che la femmina – è l’unico essere nel mondo che Dio abbia voluto per se stesso: è una persona, è

un soggetto che, senza dubbio, decide di sé, ma per decidere in bene e per essere veramente utile

alla società umana, ha bisogno di scoprire o riscoprire la sua identità, perché è stato creato,

perché questa distinzione “maschio e femmina”, quale utilità, e così via. L’uomo infatti non può

ritrovarsi pienamente se non mediante un dono sincero di sé, con tutto ciò che questo comporta. È

stato già detto che questa descrizione, anzi, in un certo senso, questa definizione della persona

corrisponde alla fondamentale verità biblica circa la creazione dell’uomo – uomo e donna – a

immagine e somiglianza di Dio.


Tanto è vero che nessuno di voi chiama Dio "Madre".
Non vi piace un Dio con seno e vagina, eh?



Questa non è un’interpretazione puramente teorica, o una definizione astratta, ideologica,

filosofica, poetica, intercambiabile a seconda delle mode dei tempi, poiché essa indica in modo

essenziale il senso dell’essere uomo, mettendo in rilievo il valore del dono di sé, della

persona, nella distinzione indiscutibile dell’essere maschio e femmina, entrambi con due ruoli

ben definiti e diversi fra loro, ma complementari e per lo sviluppo della società umana. “L’utero

è mio e lo gestisco io” di infelice memoria, nel cuore della protesta femminista degli anni ’60,

non ha fatto altro che offuscare il ruolo della donna facendola precipitare in una pietosa

solitudine sfociata in una ribellione contro l’uomo,


LURIDI SPORCHI FALLOCRATICI. LA DONNA è PADRONA DEL SUO CORPO, E SCEGLIE LEI, NON VOI! SE OFFRIRE IL SUO UTERO!


e la prima vittima di questa assurda ed incomprensibile rivendicazione è stata proprio la

famiglia, e poi la vita umana, i figli concepiti che vengono uccisi (per legge) per rivendicare

una libertà che è diventata una autentica schiavitù del nostro tempo, vittima di se stessa anche

la società che ha permesso la deriva dell’irragionevolezza, dell’irrazionalità sull’identità

dell’essere maschio e dell’essere femmina. Scrive Giovanni Paolo II nella Mulieris Dignitatem:

“Il reciproco dono della persona nel matrimonio si apre verso il dono di una nuova vita, di un

nuovo uomo, che è anche persona a somiglianza dei suoi genitori. La maternità implica sin

dall’inizio una speciale apertura verso la nuova persona: e proprio questa è la «parte» della

donna. In tale apertura, nel concepire e nel dare alla luce il figlio, la donna «si ritrova

mediante un dono sincero di sé».

OVVIO. S*OPARE PER IL GUSTO DI FARLO, è PROIBITO. Agostino Dixit!


Il dono dell’interiore disponibilità nell’accettare e nel mettere al mondo il figlio è collegato

all’unione matrimoniale, che – come è stato detto – dovrebbe costituire un momento particolare

del reciproco dono di sé da parte e della donna e dell’uomo. Il concepimento e la nascita del

nuovo uomo, secondo la Bibbia, sono accompagnati dalle seguenti parole della donna-genitrice: «Ho

acquistato un uomo dal Signore» (Gen 4, 1). L’esclamazione di Eva, «madre di tutti i viventi», si

ripete ogni volta che viene al mondo un nuovo uomo ed esprime la gioia e la consapevolezza della

donna di partecipare al grande mistero dell’eterno generare.


 

Gioia? Quando si è obbligate a forza, magari dopo uno stupro? Io dico di stuprare analmente i

vescovi, così vediamo se accolgono con gioia il dono del fallo trapanatore.





Gli sposi partecipano della potenza creatrice di Dio!(..) L’analisi scientifica conferma

pienamente come la stessa costituzione fisica della donna e il suo organismo contengano in sé la

disposizione naturale alla maternità, al concepimento, alla gravidanza e al parto del bambino, in

conseguenza dell’unione matrimoniale con l’uomo.

Allora una donna sterile cos'è? Non vale niente? Uccidiamola pure, tanto è inutile al Maschio

Fecondatore!



Al tempo stesso, tutto ciò corrisponde anche alla struttura psico-fisica della donna. Quanto i

diversi rami della scienza dicono su questo argomento è importante ed utile, purché non si

limitino ad un’interpretazione esclusivamente bio-fisiologica della donna e della maternità. Una

simile immagine «ridotta» andrebbe di pari passo con la concezione materialistica dell’uomo e del

mondo. In tal caso, andrebbe purtroppo smarrito ciò che è veramente essenziale: la maternità,

come fatto e fenomeno umano, si spiega pienamente in base alla verità sulla persona. La maternità

è legata con la struttura personale dell’essere donna e con la dimensione personale del dono: «Ho

acquistato un uomo dal Signore» (Gen 4, 1). Il Creatore fa ai genitori il dono del figlio. [...]

Alla luce del «principio» la madre accetta ed ama il figlio che porta in grembo come una persona.

Questo modo unico di contatto col nuovo uomo che si sta formando crea, a sua volta, un

atteggiamento verso l’uomo – non solo verso il proprio figlio, ma verso l’uomo in genere -, tale

da caratterizzare profondamente tutta la personalità della donna.

No, la verità è che non potete sopportare che una Donna sia padrona di se stessa.
Vagina-Utero-Clitoride-Seno. SUOI.
BHè VA*FANCULO. IO SONO MIA, CREDO NELLA DEA, E FACCIO QUELLO CHE VOGLIO.
NOn sono figlia di maria, la fogna scimmiesca di negazione della donna.
Io sono Figlia di Kali, che i vostri maschi, li decapita, danzando nuda e trionfale.

 

 

NOn sono figlia di maria, la fogna scimmiesca di negazione della donna.

Io sono Figlia di Kali, che i vostri maschi, li decapita, danzando nuda e trionfale.

ragazza mia, premetto che ho aperto sto topic un pò a muzzo e ho letto solo un pezzo dell'inizio e la fine giusto così, ma mi è bastata la frase finale per capire che c'è qualcosa che non va nella tua testolina bacata

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