Jump to content

Nuova Legge Elettorale


Recommended Posts

  • Replies 573
  • Created
  • Last Reply

Top Posters In This Topic

  • Sbuffo

    117

  • Hinzelmann

    94

  • Rotwang

    64

  • marco7

    62

Top Posters In This Topic

Posted Images

Hinzelmann

A dire il vero nessuno sa le vere motivazioni di Renzi, che sulla data

del voto ha cambiato idea già 4 o 5 volte da Dicembre ad ora

 

Il temperamento fumantino è quello di colui che dal 4 Dicembre cerca

vendetta, ma siamo ad un fattore caratteriale, da caricatura di Crozza

 

Ragionevolmente NON si dovrebbe votare, a meno che attuare una legge

elettorale che implicherebbe di ridisegnare ogni collegio elettorale etc sia

fatto nel giro di un mese quando per attuare una banale legge sulle unioni

civili in modo definitivo ci hanno messo 1 anno

 

Tuttavia pare abbiano messo una disposizione transitoria per la quale una tantum

si potrebbe votare con la legge nuova ed i vecchi collegi ( la qual cosa nessuno credo

abbia capito ancora come potrebbe essere tecnicamente possibile XD )

 

Quindi l'unica cosa che si può dire è che Renzi ha una fretta tremenda di votare, anche

a costo di fare l'ennesimo pasticcio, ma senza che - lui per primo - ci spieghi il perchè

( visto che la legislatura finirebbe pochi mesi dopo e si potrebbe approvare la finanziaria

e ridisegnare i collegi in contemporanea )

 

Non potendo attingere alle categorie della psicopatologia forense, il commentatore quindi

pensa che sia categorico evitare la Finanziaria e che vi debba essere un motivo ALTRO

che consigli fortemente di votare a quella data, che non può che essere qualcosa che succede

fuori d'Italia

La Repubblica

 

Un patto blindato, all’apparenza. Ma appena si entra nel dettaglio della legge elettorale che verrà – il famoso modello “tedesco” all’italiana – aumentano i dubbi e crescono le perplessità. Alcune tecniche, altre politiche. Ecco un breve elenco dei nodi che soltanto il confronto parlamentare potrà sciogliere.
 
Vinco il collegio, ma perdo il collegio
Al momento, la riforma elettorale prevede un voto unico. Vale a dire che la prossima volta che ci recheremo in un seggio elettorale per rinnovare il Parlamento ci vedremo consegnare una sola scheda: troveremo scritto il nome di un candidato in un collegio uninominale maggioritario per ciascun partito e una lista di partito bloccata per la quota proporzionale. Ma come si assegnano i seggi, una volta chiuse le urne?  In primo luogo si calcoleranno i voti delle liste di ogni singolo partito a livello nazionale, stabilendo il numero di seggi spettanti. Poi inizierà la ripartizione, dando la precedenza al capolista dei listini bloccati, quindi ai candidati che hanno primeggiato nei collegi uninominali, infine agli altri candidati del listino bloccati e, se necessario, a quelli perdenti nei collegi. Cosa significa? Che sulla carta chi conquista un collegio nell’uninominale, dopo un’aspra battaglia con gli altri concorrenti - non è certo di entrare in Parlamento.
 
Il voto disgiunto: a chi conviene e a chi no
Votare su una scheda unica ha anche un’altra conseguenza: chi sceglie il candidato nell’uninominale, sceglie automaticamente anche il simbolo del partito che lo sostiene (e viceversa). Il meccanismo rischia di favorire quelle forze politiche che possono contare su nomi radicati sul territorio, magari provenienti da esperienze amministrative locali. Il Partito democratico – che governa gran parte dei comuni e delle Regioni -  fa molto affidamento su questo effetto traino, mentre i cinquestelle potrebbero scontare l’essere forza politica recente, schierando volti poco noti sul territorio. Non a caso proprio ieri i grillini hanno espresso perplessità sull’assenza del voto disgiunto, cioè del meccanismo che rende possibile votare per un candidato all’uninominale, ma anche per un simbolo che non sostiene quel candidato nel proporzionale.
 
Troppi nominati?
Altro tema cruciale è quello dei nominati. La generazione “Porcellum” è abituata a non poter scegliere il proprio rappresentante, ma quella del “tedesco” cosa potrà decidere? Per i detrattori di questo sistema, un numero troppo alto di scranni parlamentari (il 50%) saranno decisi con i listini bloccati della quota proporzionale, da due a sei nomi per ciascun collegio. E per di più la “precedenza”, nel meccanismo di ripartizione dei seggi, va proprio ai capilista bloccati. Il sogno di Silvio Berlusconi, raccontano, che sondaggi alla mano attingerà quasi esclusivamente dalla quota proporzionale e potrà di conseguenza scegliere praticamente tutti i propri parlamentari.
 
Preferenze, no grazie
Si è tanto dibattuto sulla prossimità tra eletto ed elettore, immaginando la possibilità di blindare questo rapporto con il ricorso alle preferenze. Alla fine, però, si è optato per i collegi uninominali, già previsti dal Mattarellum con cui si votò dal 1994 al 2006. Il Partito democratico, sulla carta, non sarebbe ostile alle preferenze, mentre secondo molti osservatori un sistema del genere rischierebbe di sfavorire i cinquestelle.
 
Come ti disegno i collegi
 Deputati e senatori verranno eletti in 26 circoscrizioni elettorali e i collegi, almeno per il momento, saranno quelli del vecchio Mattarellum. Scelta temporanea e provvisoria, perché i sostenitori del “tedesco” hanno molta fretta di tornare alle urne. Ma il problema si porrà soprattutto quando verrà il momento di disegnare i nuovi collegi  
 
Soglia alta per semplificare
Il patto per la riforma è stato siglato dai principali leader delle forze politiche rappresentate in Parlamento: Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini. E la soglia di sbarramento è stata fissata al 5%. Alta, rispetto al passato. Protestano alcune delle forze più piccole, a partire da Ap di Angelino Alfano. Anche questo è uno scoglio, ma sul punto l’intesa dovrebbe reggere senza problemi alla prova del voto delle Camere.

Probabilmente perché vuole impedire agli altri partiti di organizzarsi, come ha fatto con i candidati PD alle Primarie.

Ma gli altri partiti finora dormivano che non hanno potuto organizzarsi ?

 

Come mai gli altri partiti cadrebbero in questa trappola di renzi ? Non si accorgono del vantaggio tattico di renzi e gli permettono di votare presto ?

L'Huffington Post

 

Giulio Marcon

 

Vedere in Commissione Affari Costituzionali (durante la discussione sulla legge elettorale) il Movimento 5 Stelle non votare a favore del voto disgiunto (tra candidato al collegio uninominale e lista proporzionale) come succede in Germania e non votare a favore delle preferenze (che a noi non piacciono, ma che sono state esaltate in questi anni dal movimento di Beppe Grillo) fa un certo effetto. E colpisce vedere i 5 Stelle dare il via libera al listino (che porterà in parlamento il 65% dei parlamentari), dopo avere sparato a palle incatenate contro i capilista bloccati. Dicono che "uno vale uno", ma per questa elegge elettorale "uno vale per tutti": il capo.

 

Dopo tante parole di condanna dei nominati dai partiti, 5 Stelle, PD e Forza Italia si ritrovano insieme a respingere tutti gli emendamenti (molti di Sinistra Italiana-Possibile) che provavano ad avvicinare il testo dell'on. Fiano del PD al modello tedesco (che molti a parole vogliono, ma nei fatti evitano): il voto disgiunto (al candidato e alla lista), l'accesso alla quota proporzionale a chi vince tre collegi, la "sfiducia costruttiva" ed altro ancora. Dopo tante parole sulla partecipazione popolare e l'apertura della politica ai cittadini, 5stelle e PD si ritrovano insieme in una disposizione vessatoria sulla presentazione delle liste alle elezioni: serviranno (per chi non è già presente in parlamento) non meno di 120mila firme per presentare i candidati in tutti i collegi. È una norma contro la partecipazione dei cittadini che non fanno parte dei partiti tradizionali. Speriamo che la norma cambi e che il PD, 5 Stelle e Forza Italia non boccino i nostri emendamenti per ridurre il numero di firme necessario.

 

Poi è stato approvato in Commissione un emendamento che è stato "venduto" da PD e 5Stelle come il superamento dei capilista bloccati. Falso. Certo, molto meglio partire per l'assegnazione dei seggi dai collegi uninominali e poi passare al listino bloccato che non viceversa (com'era all'inizio: uno sconcio), ma ciò non basta e non toglie che il 65% degli eletti siano comunque dei nominati (nei listini) e l'altro 35% (nei collegi) in parte pure (la croce si mette sul simbolo del partito e non sul candidato). Il sistema elettorale sembra sempre di più un fritto misto di modello tedesco e "provincellum" con qualche spruzzata di porcellum.

 

Quello che è certo, però, è che questo nuovo sistema in discussione in commissione decreta la fine del maggioritario (miseramente fallito in questi 25 anni e che ha distorto la politica e la democrazia in Italia) e apre le porte ad un impianto proporzionale della legge elettorale. E questo è un bene. Era ora: è questo un modo per ridare spazio ad una visione corretta della rappresentanza. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. E le prossime ore - con il dibattito in aula alla Camera - ci chiariranno se andiamo verso un modello accettabile di sistema proporzionale (che non sarà certamente il tedesco, di cui ha solo lo sbarramento al 5%) con garanzie, trasparenza e vero rispetto della rappresentanza o se il traguardo sarà quello di un pasticcio giuridico e politico con norme sbagliate e dagli esiti imprevedibili.

 

Di certo non ha aiutato la forzatura sui tempi. Abbiamo aspettato per 5 mesi il dibattito e le primarie del PD e ora in pochi giorni bisogna approvare con fretta compulsiva (solo per anticipare le elezioni di qualche mese) una legge fondamentale per la democrazia del nostro paese ed il funzionamento delle istituzioni. E questo è stato un grave errore.

Il Post

Come funziona la nuova legge?
La nuova legge elettorale sarà proporzionale, cioè attribuirà ai partiti un numero di seggi in parlamento proporzionale al numero di voti ricevuti, con qualche elasticità per via della soglia di sbarramento al 5 per cento. I partiti che non riusciranno a raggiungere questa soglia non entreranno in parlamento e i loro voti saranno redistribuiti tra le altre forze politiche. Quindi: se tre partiti otterranno il 30 per cento dei voti ciascuno e il restante 10 per cento verrà raccolto da partiti che non avranno raggiunto la soglia del 5 per cento, ognuno dei tre partiti più grandi riceverà circa il 33 per cento dei seggi parlamentari. Secondo gran parte delle simulazioni, con l’attuale distribuzione dell’elettorato, questo sistema non produrrà una chiara maggioranza parlamentare (per cui sarebbe necessario avere intorno al 45 per cento dei voti).

Il nuovo sistema, però, ha una grossa complicazione: che è anche l’elemento cosiddetto “tedesco” della legge. Il modo più semplice per spiegarlo è quello di descrivere come sarà la scheda elettorale. L’elettore avrà un solo voto a disposizione che potrà assegnare al suo partito preferito. Lo spazio dedicato ai vari partiti sarà diviso in due “parti”. Da un lato ci sarà il simbolo del partito con accanto una lista di nomi, il cosiddetto “listino”, la parte “proporzionale” della legge; accanto a questo listino ci sarà un altro nome, questo da solo: si tratta del candidato che sarà eletto con il sistema maggioritario, cioè sarà eletto soltanto se risulterà il candidato più votato in quel collegio.

Riassumendo: la nuova legge elettorale è proporzionale, ma ha un complicato meccanismo di distribuzione dei seggi. Dopo il voto, si contano tutti i voti dati (e ogni elettore può darne solo uno per la Camera e uno per il Senato), si guarda la percentuale ottenuta a livello nazionale da un partito e gli si assegna un numero proporzionale di seggi in parlamento, come spiegato prima. I primi a ricevere un seggio di quelli assegnati a un partito sono i candidati di quel partito che hanno ottenuto la maggioranza dei voti nei vari collegi maggioritari, quindi non quelli dei “listini”, ma quelli il cui nome era “a parte”. Una volta assegnato un seggio a tutti i vincitori dei vari collegi uninominali si assegnano seggi ai candidati dei listini, fino ad arrivare al numero di seggi totali che spetta a un certo partito in base al calcolo proporzionale dei voti. In teoria, il numero di collegi nominali è stato abbassato in modo che non si verifichi il caso opposto: ossia un partito che vince più seggi maggioritari del totale di seggi che gli spetterebbero in base alle quote proporzionali.

Infine, se avanzano ancora seggi – se cioè a un partito spettano ancora seggi in Parlamento dopo aver dato un seggio a tutti i candidati dei collegi uninominali e a tutti i candidati nei listini – vengono nominati i “migliori” perdenti dei collegi uninominali. Se una lista riesce ad eleggere dei candidati nei collegi uninominali, ma non raggiunge la soglia di sbarramento al 5 per cento – quindi se una lista va molto bene ma solo in pochi collegi – non elegge nessuno. In tutto alla Camera ci saranno 28 circoscrizioni, ognuna con il suo listino, e 225 collegi maggioritari, dove i candidati dovranno ottenere la maggioranza relativa dei voti in quel collegio per essere eletti. Ogni persona potrà candidarsi al massimo in un collegio e in una circoscrizione (non necessariamente quella relativa al collegio), oppure ci si potrà candidare solo in un collegio o solo in una circoscrizione.

E il sistema tedesco?
Questo significa che la nuova legge elettorale italiana non ha praticamente più nulla a che fare con quella tedesca. Il sistema in vigore in Germania si basa su due punti fondamentali. Il primo è la possibilità di mettere due voti diversi sulla scheda: uno al candidato e una alla lista (in Italia invece si vota automaticamente lista e candidato associato). In questo modo, un elettore può decidere di dare il voto a un candidato indipendente o al candidato di una lista, ma nel contempo di votare con il secondo voto il suo partito favorito. Il secondo pilastro del sistema elettorale tedesco è che il parlamento ha un numero di seggi variabile.

Il meccanismo fondamentale alla base del sistema tedesco è che i candidati eletti con il sistema uninominale – quello del primo voto – sono eletti in ogni caso, anche se sono in numero maggiore rispetto alla quota proporzionale che spetterebbe a un certo partito in base ai voti di lista. Quando si verifica questa circostanza, tutti gli altri partiti ricevono dei deputati in più, in modo da mantenere la corretta ripartizione proporzionale stabilita dal secondo voto. Questo è possibile in Germania perché il numero di parlamentari non è fisso: ed è sempre possibile aggiungere altri seggi in modo da rispettare le proporzioni dei vari partiti. Il Parlamento attuale, per esempio, è composto da 630 membri. Nel 2009 erano 622.

La nuova legge sarà approvata?
Per il momento sembra di sì. Dopo settimane di discussione in commissione Affari costituzionali le varie forze politiche sono arrivate a un accordo condiviso. A meno di improbabili sorprese nel corso della giornata di oggi, la commissione produrrà un testo su cui sono tutti d’accordo e che dovrebbe essere votato domani alla Camera da una larghissima maggioranza. In teoria, la legge dovrebbe essere approvata definitivamente entro la prima settimana di luglio.

Ci saranno elezioni anticipate?
Nessuno può dirlo con certezza, ma per il momento sembra molto probabile che in qualche modo si arriverà ad elezioni anticipate dopo l’approvazione della legge elettorale. I giornali parlano di una data possibile tra la fine di settembre e quella di ottobre. Tutte le forze politiche favorevoli alla nuova legge elettorale sembrano d’accordo sull’opportunità di elezioni anticipate, in particolare M5S e Lega Nord. Le maggiori resistenze al voto anticipato si trovano in alcune aree del PD, che invece vorrebbero tenere in piedi il governo e portare la legislatura a scadenza naturale.

Ma gli altri partiti finora dormivano che non hanno potuto organizzarsi ?

Come mai gli altri partiti cadrebbero in questa trappola di renzi ? Non si accorgono del vantaggio tattico di renzi e gli permettono di votare presto ?

Gli altri partiti sanno di non poter vincere. Solo il M5S può competere alle prossime elezioni, che in tutta probabilità consegneranno al Paese un Governo spaccato da due forze opposte.

Napolitano mi sembra uno dei pochissimi che in questo frangente abbia conservato una certa lucidità

 

«È semplicemente paradossale discutere se possa sprigionare incertezza politica attorno all'Italia di più l'andare a elezioni anticipate in autunno o all'inizio del prossimo anno», ha detto l'ex presidente della Repubblica bocciando decisamente l'intesa sulla legge elettorale e l'ipotesi di voto anticipato: «Vedremo i risultati di questa grande intesa di 4 leader di partito che agiscono solo calcolando le proprie convenienze...», ha aggiunto.

ora che la legge alla tedesca è stata affossata, mi auguro che Renzi torni a parlare di maggioritario

per me la soluzione migliore resta un ritorno integrale al Mattarellum, per chiudere questa pessima stagione di leggi elettorali trasformiste, aperta anni fa da Berlusconi

dato che le grandi intese sono evidentemente impossibili, al posto di Renzi farei un accordo con l'unica forza politica che può essere interessata al ritorno al Mattarellum, ovvero la Lega (qualche verdiniano si unirà al concerto e il voto al senato andrebbe a posto): Renzi farebbe un grande servizio a se stesso e al paese

per quanto riguarda le elezioni, meglio a scadenza naturale: resterebbe il problema di chi metterà la firma sulla prossima legge di stabilità, ma forse, proprio con la scusa delle elezioni nel 2018, ci sarà un qualche argomento in più per supportare lo "sconto" già chiesto da Padoan all'Europa

Renzi voleva cambiare la Carta costituzionale con dei criminali, ma per fortuna gli italiani gli hanno dato un bel calcio nel sedere...ma non è bastato, è tornato su come nuovo. Ovviamente non siamo in grado neppure di fare una legge elettorale che non sia viziata di incostituzionalità, per cui è molto probabile che andremo a votare con la legge elettorale come cassata dalla Consulta

 

 

Ma per fortuna gli italiani gli hanno dato un bel calcio nel sedere...ma non è bastato, è tornato su come nuovo.
 

Per 365 giorni l'anno gli Italiani calpestano la costituzione italiana senza saperlo, questo perché non sanno nemmeno cosa sia la costituzione, poi capita che in questi 365 giorni un popolo di caproni che non meriterebbe il diritto al voto viene chiamato appunto a votare su un referendum costituzionale, quel giorno la costituzione che calpestiamo ogni giorno diventa automaticamente patrimonio dell'umanità, la miglior costituzione al mondo, perfetta e intoccabile.

Ma sti cazzi, mentre c'era un 60% che festeggiava a dicembre c'era Renzi che durante le sue dimissioni aveva un sorriso stampato sulla faccia, ho seri dubbi su chi sia l'ebetino, lui o quel 60% ?.

Un politico che ha azzeccato quasi tutte le sue mosse che si va a mettere i bastoni tra le ruote mettendoci la propria poltrona sul referendum, una mossa senza senso, lui lo sapeva, si sapeva già che avrebbe perso, però lo ha fatto lo stesso.

Il perché di questa mossa è da capirlo, però è da quando si è dimesso che continuo a ripetere che si sarebbe sicuramente ripresentato prima o poi.

che la Costituzine venga disattesa a partire dal primo articolo ormai è un dato di fatto, ti do ragione. E poi nessuno dice che è intoccabile. Però per favore, riscritta da Verdini:ma anche no. Per il resto non saprei, lui ci teneva molto al referendum, col suo ego che si ritrova cambiare la carta sarebbe stato il top

  • 1 month later...

Next Quotidiano

La legge elettorale è il nodo di settembre. I partiti torneranno a sedersi intorno a un tavolo per quella data nella speranza di trovare un altro accordo dopo quello fallito sul modello tedesco. Oggi in vigore ci sono due sistemi diversi: alla Camera l’Italicum corretto, nel quale non sono previste coalizioni e si ripartiscono i seggi con metodo proporzionale, mentre il premio di maggioranza scatta solo se una formazione ottiene almeno il 40% dei voti: in quel caso alla lista vincitrice è assegnato il premio di maggioranza mentre si vota con le preferenze: il paese è diviso in 100 collegi che eleggono ciascuno da 3 a 9 deputati. I capilista sono bloccati, gli altri sono eletti con preferenze e la soglia di sbarramento è del 3%.

image.thumb.png.6cd020eda08a37ba85bd337a4ff3a48d.png

Al Senato invece è in vigore il Consultellum, sono previste le coalizioni e i 309 senatori sono eletti con metodo proporzionale su base regionale; anche qui sono previste le preferenze mentre le soglie di sbarramento sono dell’8% per la lista che corre da sola, del 20% per le coalizioni e del 3% per i partiti in coalizione. Come si vede chiaramente, visti i sondaggi di oggi ce n’è abbastanza per consegnare il paese all’ingovernabilità visto che nessuno riuscirebbe ad arrivare alla soglia di maggioranza necessaria alla Camera (al Senato i calcoli sono più difficili ma pare difficile anche lì).

image.png.5dc750ad2ec5c363d22b1f47f63a582a.png

La legislatura scade a marzo 2018: il Parlamento ha sei mesi per trovare l’accordo sfuggito a giugno, quando è saltato il patto tra Pd, 5 Stelle, FI e Lega sul modello tedesco. L’alternativa è il voto con un pareggio e un governo del presidente.
 

  • 4 weeks later...

Corriere della Sera

L’appuntamento è in commissione Affari costituzionali, ma i partiti ci arrivano decisamente in ordine sparso. Sulla legge elettorale, ufficialmente ma sembra anche ufficiosamente, nulla si è mosso durante la pausa agostana, ed è difficile che accada prima del 6 settembre, quando è convocata la Commissione per discuterne prima di approvare un testo base (entro il 12), emendarlo, votarlo e consegnarlo entro fine mese all’Aula.

Un’assenza di contatti e di trattative che non fa presagire nulla di buono, anche perché rispetto a tre mesi fa — quando Pd, FI, M5S e Lega raggiunsero un accordo sul sistema tedesco che poi naufragò alla Camera — le posizioni di molti sono cambiate. Con il rischio che davvero non si riesca a trovare una maggioranza per cambiare l’Italicum modificato, e si debba magari ricorrere ad un decreto per armonizzare i punti più dissonanti.

Il Pd, per cominciare, non si muove come una falange. Ettore Rosato, capogruppo alla Camera, avverte che i discorsi «non hanno alcun valore, come tutti quelli che si fanno sotto l’ombrellone: se ne riparlerà a settembre», ma è noto che nel partito esistono almeno due linee: quella di Renzi che non crede alla possibilità di metter su una coalizione e che dunque non ha interesse ad una legge che dia un premio a chi si coalizza (che invece metterebbe d’accordo tutto il centrodestra), e quella di Franceschini e Orlando che vedono ancora possibile una sorta di nuovo Ulivo.

Il Pd potrebbe anche riproporre come testo base il maggioritario — Mattarellum o Rosatellum — ma al Nazareno sono certi che «non ci sarebbero i voti al Senato». Sul tedesco invece, che resta di gran lunga il sistema preferito da Silvio Berlusconi e quello al quale, conferma il capogruppo a Montecitorio Renato Brunetta, «dovremmo ripartire perché si era registrato un largo accordo», Renzi potrebbe tornare convinto che le coalizioni possano nascere anche dopo il voto e non per forza prima, ma solo se ci fosse «un accordo super blindato», per non rischiare un altro flop.

Ma l’accordo blindato è possibile? Al momento, anche se appunto ancora i rapporti devono riprendere tra i partiti, non sembra. Sia nel Pd che in FI ci si chiede se il M5S abbia davvero interesse a cambiare una legge che, così com’è, difficilmente consentirebbe a chiunque di vincere mentre a Grillo permetterebbe comunque di massimizzare i voti. E la stessa Lega frena. Come spiega il capogruppo Massimiliano Fedriga, è vero che a giugno avevano votato il tedesco ma «lo accettavamo per andare a elezioni anticipate, cosa che oggi non è più. Oggi la nostra priorità è vedere in tempi rapidissimi se è possibile fare una nuova legge, altrimenti si comunichi a Mattarella che non c’è una maggioranza e si vada al voto». Senza un colpo d’ala, le speranze di un accordo sono minime.

Edited by Rotwang

La Stampa

Collaboratori molto stretti di Berlusconi rivelano che il Cav si è buttato a destra perché Renzi, quel cattivone, non gli ha dato la possibilità di fare diversamente. In altre parole, Matteo l’ha spinto di proposito nelle braccia dei «sovranisti». E per dimostrare che è andata proprio così, le stesse fonti rivelano un retroscena databile metà agosto, quando la politica sembrava chiusa per ferie. Ci sarebbero stati contatti per verificare se Renzi avesse cambiato idea sul modello tedesco, quello interamente proporzionale, l’unico in grado di «sganciare» Forza Italia dall’alleanza con Salvini e Meloni. La risposta renziana è stata «no», nessun ripensamento, il tedesco è morto sotto i colpi dei franchi tiratori grillini, pace all’anima sua. Ad Arcore non si sono dati per vinti e, tramite i soliti ambasciatori, hanno fatto recapitare a Rignano il seguente consiglio non richiesto: «Attento, Matteo, che se la normativa elettorale non cambierà, dopo le elezioni controllerai solo la minima parte del tuo gruppo parlamentare, perché con un Pd diviso e le preferenze potrà accadere di tutto. Il sistema tedesco ti permetterebbe invece, tramite i collegi, di scegliere gli eletti a uno a uno...». Pare che la risposta di Renzi alle sirene forziste sia stata netta, della serie: «Come farò le liste saranno affari miei, in ogni caso non avrò di questi problemi». Il Cav ne ha preso atto. E dal momento che unire le forze è l’unico modo di concorrere al premio (rimasto in vigore per chi supera alla Camera «quota 40») Berlusconi si è precipitato a gettare le basi del futuro listone di centrodestra senza nemmeno attendere che la Commissione affari costituzionali riapra, a Montecitorio, il dossier della riforma elettorale.  

«Game over»

Berlusconi non si attende più nulla e Renzi, a sua volta, ha piantato un paio di paletti. Il primo, segnala il toscano Dario Parrini, è «no a qualunque intesa che escluda uno dei quattro maggiori partiti». Con i grillini contrari non se ne fa più nulla. Ed ecco l’altro paletto: se il centrodestra desidera a tutti i costi cambiare la legge, si accomodi dunque sul «Mattarellum» nella versione aggiornata, detta «Rosatello» dal nome del capogruppo Pd che l’ha proposto. Cioè un sistema per metà maggioritario, per l’altra metà proporzionale. La Lega sarebbe entusiasta, e pure in questo caso ci sono stati contatti estivi mediati da Giancarlo Giorgetti, il padano più influente dopo Salvini. La novità degli ultimi giorni è che perfino gran parte della dirigenza berlusconiana sarebbe disposta a convergere sul «Rosatello», sul presupposto che «tanto vinceremmo comunque». Da Romani a Brunetta, da Gelmini a Ghedini, tutti ci vedono il male minore. Tutti, tranne uno: Berlusconi. Per motivi che sfuggono ai più. In fondo, col «Mattarellum» l’uomo vinse due volte, nel 1994 e nel 2001. Inoltre allearsi con Fratelli d’Italia e Lega nei collegi sarebbe mille volte più easy che mettere in piedi una lista unica nazionale. Eppure Silvio resiste, forse per dispetto nei confronti del «giovanotto». E così va in scena la solita pantomima. Renzi si dichiara «disponibile a cambiare sistema elettorale, se ci sono proposte». Salvini applaude «pronto domani mattina a dare i voti della Lega per una legge chiara e maggioritaria». Di Maio, intercettato a Cernobbio, replica sprezzante: «Ah sì? Allora se la facessero». Come nel gioco dell’oca, si ritorna sempre alla casella del via. 

Edited by Rotwang
  • 3 weeks later...

Il Pd sembra intenzionato a fare ancora un ultimo tentativo sulla legge elettorale.

Non più quindi il sistema alla tedesca (cioè sostanzialmente un proporzionale puro con sbarramento al 5%) e nemmeno il cosiddetto Rosatellum (un misto 50% dei seggi assegnati con sistema maggioritario e 50% con sistema proporzionale con sbarramento al 5%) ma la nuova proposta sembra più una via di mezzo o un Rosatellum bis cioè un sistema misto ma con una quota maggioritaria solo del 36% e il restante 64% dei seggi assegnati con il proporzionale.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-09-19/mattarellum-capovolto-nuova-proposta-pd-arriva-no-cinque-stelle-104404.shtml?uuid=AEqnFYVC

 

Perchè una legge elettorale con cui andare alle elezioni serve al paese.

 

Sennò andremmo con due leggi elettorali diverse per Camera e Senato, senza contare che sarebbero leggi elettorati ottenute da un taglia e cuci della Corte Costituzionale, un pasticcio in sostanza.

 

In ogni caso anche se si riuscisse ad approvare una legge elettorale sarebbe cmq un compromesso al ribasso, perchè nessuna di quelle leggi proposte garantisce un vincitore, quindi alle prossime elezioni nessuno vincerà e si giocherà tutto su forzate alleanze nella fase post-elettorale, questo nel migliore dei casi perchè nel peggiore potrebbe anche non esserci una maggioranza e dover quindi tornare nuovamente ad elezioni per un numero imprecisato di volte.

Edited by Sbuffo
1 hour ago, Sbuffo said:

Il Pd sembra intenzionato a fare ancora un ultimo tentativo sulla legge elettorale.

Non più quindi il sistema alla tedesca (cioè sostanzialmente un proporzionale puro con sbarramento al 5%) e nemmeno il cosiddetto Rosatellum (un misto 50% dei seggi assegnati con sistema maggioritario e 50% con sistema proporzionale con sbarramento al 5%) ma la nuova proposta sembra più una via di mezzo o un Rosatellum bis cioè un sistema misto ma con una quota maggioritaria solo del 36% e il restante 64% dei seggi assegnati con il proporzionale.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-09-19/mattarellum-capovolto-nuova-proposta-pd-arriva-no-cinque-stelle-104404.shtml?uuid=AEqnFYVC

 

E daiiiii!  magari con proporzionale al 71, 55%   e  maggioritario al  28, 45 riescono a trovare un accordo!  speriamo!  :D  :D  :D 

Just now, marco7 said:

Che politici altruisti avete in italia. Dovreste esportarli per il bene del pianeta.

ve ne mandiamo un pacchetto in svizzera; voi ci mandate un po' di cioccolata ( al latte, please..)  

@Sbuffo :  ma poi a bocce ferme, quali sarebbero le differenze tra legge elettorale Camera Senato?   Sono entrambi elettivi con un sistema ormai proporzionale, no?   il secondo è ancora su base regionale?  diverso lo sbarramento minimo per entrare ?

Alla Camera c'è un sistema proporzionale con sbarramento unico al 3%, non esistono le coalizioni e c'è un premio di maggioranza al partito che arriva al 40% dei voti.

Al Senato c'è un sistema proporzionale con doppio sbarramento all'8% per i partiti che si presentano da soli e al 3% per i partiti che si presentano in una coalizione che ottiene almeno il 20% dei voti, non c'è nessun premio di maggioranza.

Inoltre gli sbarramenti sono calcolati su base nazionale alla Camera e su base regionale al Senato.

Edited by Sbuffo

Create an account or sign in to comment

You need to be a member in order to leave a comment

Create an account

Sign up for a new account in our community. It's easy!

Register a new account

Sign in

Already have an account? Sign in here.

Sign In Now

×
×
  • Create New...